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Storia del Teatro dei Piccoli - Il Rossetti

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eretto un doppio palcoscenico sul tipo esatto di quello <strong>del</strong> Palazzo Odescalchi. Tanto la Compagnia di Giovanni<br />

Santoro, quanto il burattinaio Ugo Campogalliani si produssero in uno <strong>dei</strong> loro migliori programmi, comprendenti<br />

La fata Morgana di Yorick, per burattini, ed alcuni «graziosissimi» Numeri di Varietà per marionette. Successo<br />

pieno.<br />

Vittorio Podrecca non era presente. In quanto collaboratore de “L’Asino”, rivista diretta dal fratello Guido, astro<br />

<strong>del</strong> socialismo, non gli era permesso di entrare a Corte.<br />

Santoro decise di tornare a lavorare in proprio, e venne sostituito dal marionettista Ottorino Gorno Dall’Acqua,<br />

che approdò al <strong>Teatro</strong> <strong>dei</strong> <strong>Piccoli</strong> con il suo repertorio.<br />

In questo periodo, per le novità, Podrecca puntò sui burattini, mentre le marionette vennero riservate ai soli<br />

spettacoli di varietà.<br />

Dopo la pausa estiva, il <strong>Teatro</strong> <strong>dei</strong> <strong>Piccoli</strong> riaprì per la stagione 1914-1915, il 28 ottobre, con lo spettacolo di<br />

marionette Crispino e la comare, opera comica in tre atti di Francesco Maria Piave, musica di Luigi e Federico<br />

Ricci (1850). Fu con questa stagione che ebbe inizio l’abitudine a dare, nel periodo invernale, solo spettacoli di<br />

marionette (quali Arlecchino sui letti volanti, La pianella perduta nella neve, Guerrin Meschino con Arlecchino suo<br />

scudiero fino a L’amore <strong>del</strong>le tre melarance di Carlo Gozzi, con la musica <strong>del</strong> giovane direttore d’orchestra <strong>del</strong><br />

<strong>Teatro</strong> <strong>dei</strong> <strong>Piccoli</strong>, maestro Francesco Ticciati) e di riservare ai burattini gli ultimi mesi prima <strong>del</strong>le ferie. <strong>Il</strong><br />

Duetto di Miss Legnetti e Facanapa iniziò la serie marionettistica <strong>dei</strong> cantanti, accompagnati da un pianista, fino<br />

alla versione che rese famoso il pianista Piccolowsky, creato in Spagna nel 1924 da Mario Gorno, mentre il<br />

maestro Renzo Massarini suonava al pianoforte “La preghiera <strong>del</strong>la vergine”. Un altro lavoro <strong>del</strong> repertorio Gorno<br />

fu assorbito dai <strong>Piccoli</strong>: <strong>Il</strong> barbiere di Siviglia, opera comica in due atti di Paisiello (1780), che debuttò il 4<br />

dicembre.<br />

Nel gennaio 1915, vennero replicate più e più volte La gran via di Valverde e Crispino e la comare <strong>dei</strong> fratelli<br />

Ricci, finché verso il 20 gennaio, fu la volta <strong>del</strong>l’Elisir d’amore, opera comica di Donizetti, che segnò l’inizio <strong>del</strong>la<br />

collaborazione al <strong>Teatro</strong> <strong>dei</strong> <strong>Piccoli</strong> <strong>del</strong> pittore Mario Pompei, creatore <strong>del</strong>le scene e <strong>dei</strong> costumi. <strong>Il</strong> 10 aprile,<br />

nell’atrio <strong>del</strong> <strong>Teatro</strong>, venne ordinata da Arpinolo Porcella una mostra d’arte infantile, in cui figurarono disegni,<br />

dipinti, xilografie e sculture di ragazzi dai 4 ai 13 anni. La mostra ebbe tale successo che il <strong>Teatro</strong> fu costretto a<br />

rimandare di una settimana la messa in scena <strong>del</strong> Don Giovanni ai Filodrammatici di Milano, che avvenne il 29<br />

aprile, preceduta dal Prologo di Alfredo Testoni.<br />

Era la prima volta che il <strong>Teatro</strong> <strong>dei</strong> <strong>Piccoli</strong> debuttava fuori Roma.<br />

Avrebbe dovuto essere la prima tappa di una tournée in tutte le maggiori città <strong>del</strong> nord. Ma il 24 maggio, mentre<br />

la Compagnia stava rappresentando L’amore <strong>del</strong>le tre melarance di Gozzi, giunse la notizia <strong>del</strong>l’entrata in guerra<br />

<strong>del</strong>l’Italia. <strong>Il</strong> <strong>Teatro</strong> <strong>dei</strong> <strong>Piccoli</strong>, come tutti gli altri, cessò gli spettacoli e Vittorio Podrecca, tenente di<br />

complemento degli alpini, partì per il fronte. Ma fu una breve pausa.<br />

La realtà di questo teatro, creato in poco più di un anno di lavoro, affiatato ed attento, e l’entusiasmo che<br />

l’aveva animato erano ormai tali che, in ottobre, all’inizio <strong>del</strong>la stagione teatrale 1915-1916, anche i <strong>Piccoli</strong><br />

poterono riprendere la loro avventura, annunciando <strong>Il</strong> gatto con gli stivali, fiaba di Carlo Perrault, musicata da<br />

Cesare Cui.<br />

Lo spettacolo offriva uno speciale interesse, oltre che per la bellezza <strong>del</strong>la fiaba, per il fatto che alcuni brani<br />

musicali erano stati già eseguiti, e con vivo successo, nei concerti <strong>del</strong>l’Augusteo. I bozzetti e figurini per le scene<br />

e i costumi erano di Vittorio Grassi. L’incasso <strong>del</strong>la “prima”, il 5 ottobre, andò a beneficio <strong>dei</strong> figli <strong>dei</strong><br />

richiamati. Vittorio Podrecca, sempre al fronte, non era presente: e non lo sarà più fino al 1919. Questo non<br />

significa, naturalmente, che non seguisse assiduamente l’attività <strong>del</strong> suo teatro dedicandogli il costante pensiero<br />

e i momenti liberi, come dimostra la lettera a Trilussa già citata, e organizzando altresì, al fronte, spettacoli di<br />

burattini per i soldati. Durante questo periodo, vennero a sostituire alcuni elementi <strong>del</strong>la compagnia Gorno,<br />

anch’essi al fronte, i Morchio di Genova.<br />

Alle molte riprese de <strong>Il</strong> Gatto con gli stivali e di altre opere di repertorio seguì, il 19 novembre, una nuova<br />

edizione de L’amore <strong>del</strong>le tre melarance di Carlo Gozzi.

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