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Storia del Teatro dei Piccoli - Il Rossetti

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furono programmate la Cenerentola di Massenet, I Promessi Sposi di Enrico Petrella, L’occasione fa il ladro di<br />

Rossini, La pianella perduta nella neve, oltre ai vari numeri di acrobazie e di varietà.<br />

Offrendo agli spettatori la possibilità di acquistare abbonamenti per venti spettacoli, i <strong>Piccoli</strong> tornarono a Roma. <strong>Il</strong><br />

20 novembre si riaprì l’Odescalchi e fu inaugurata la stagione 1919-1920, con Cenerentola di Massenet e, quasi a<br />

ruota, con I Promessi Sposi e <strong>Il</strong> barbiere di Siviglia, rappresentato il 15 dicembre. Sei giorni dopo, i <strong>Piccoli</strong><br />

diedero vita ad Alì Babà, opera fantastica in quattro atti e sette quadri, con musica di Giovanni Bottesini, scene<br />

e costumi di Marco Montedoro. <strong>Il</strong> lavoro, al 26 gennaio <strong>del</strong> 1920, era già arrivato alla sua 85° replica. Seguirono<br />

varie opere di repertorio, fin quando, il 12 marzo, insieme con Livietta e Tracollo di Pergolesi e L’occasione fa il<br />

ladro di Rossini, fu rappresentata per la prima volta una scena lirica moderna, Pierrot e la luna, scritta da<br />

Fraschetti e musicata da Giovanni Giannetti.<br />

<strong>Il</strong> 7 aprile, con Cenerentola venne dato l’ultimo spettacolo di marionette <strong>del</strong>la stagione all’Odescalchi che fu<br />

“occupato” dai burattini, con le varie avventure di Fagiolino e Sandrone, protratte fino al 3 luglio per la pausa<br />

estiva. <strong>Il</strong> 25 maggio, i burattini recitarono la commedia di Giuseppe Adami Fagiolino, mago per forza.<br />

Nel frattempo, le marionette ripresero la loro tournée italiana: aprile al <strong>Teatro</strong> Sociale di Rovigo; maggio al Verdi<br />

di Bologna e al Politeama di Piacenza; giugno al Sociale di Brescia e al Paganini di Genova; luglio al Politeama<br />

Ariosto di Reggio Emilia e al Reinach di Parma; agosto al Marini di Alessandria, al Carignano di Torino, al Lirico di<br />

Milano; settembre al Politeama <strong>Rossetti</strong> di Trieste. <strong>Il</strong> programma comprendeva i pezzi forti <strong>del</strong>la Compagnia, con<br />

due novità: Le furie di Arlecchino di Adriano Lualdi e I due golosi, scena comica di Silvio Zambaldi. Ogni<br />

spettacolo era preceduto dal Prologo di Testoni, quasi un marchio di fabbrica <strong>dei</strong> <strong>Piccoli</strong>, recitato da una<br />

marionetta in abiti settecenteschi. Facevano parte <strong>del</strong>la compagnia il soprano Colombi che, cieca, veniva<br />

accompagnata dalla madre, il soprano Debora Coletti, il tenore Zacchia, il basso Sabbi e il baritono Vergé,<br />

specializzato nelle parti buffe. L’orchestra era diretta dal maestro Zuccarini.<br />

Si sarà notato, intanto, che ad ogni stagione i <strong>Piccoli</strong>, pur facendo tesoro <strong>del</strong> repertorio via via sperimentato,<br />

presentavano nuovi allestimenti e sempre impegnativi. Non tutte le compagnie di giro facevano lo stesso, in<br />

quegli anni, tanto che si lamentò spesso la loro immobilità artistica e lo scarso interesse per le novità e i giovani<br />

drammaturghi. Nel <strong>Teatro</strong> <strong>dei</strong> <strong>Piccoli</strong> è visibile, invece, quasi in continua gara con se stesso e sempre su un piano<br />

di severa scelta artistica, l’incontro continuo con tutte le forze innovatrici <strong>del</strong>lo spettacolo, <strong>del</strong>la musica e<br />

<strong>del</strong>l’arte <strong>del</strong>la messa in scena. Da qui, l’importanza <strong>dei</strong> <strong>Piccoli</strong> di Podrecca nel rinnovamento <strong>del</strong>l’intero teatro<br />

italiano di prosa e di musica.<br />

L’Odescalchi aveva aperto la stagione 1920-1921, il 30 ottobre, offrendo spettacoli eseguiti dai bambini <strong>del</strong>la<br />

scuola di recitazione di Matilde Brancaleoni. <strong>Il</strong> 10 novembre le marionette ripresero il loro straordinario lavoro,<br />

riproponendo la leggenda eroi-comica Guerrin Meschino di Giovanni Cavicchioli, musicata da Adriano Lualdi.<br />

L’opera venne replicata fino al 4 dicembre, giorno in cui fu rappresentata per la prima volta la commedia lirica<br />

Giovanni da Parigi di Gaetano Donizetti, con scene e costumi di Marco Montedoro, direttore d’orchestra Aldo<br />

Cantarini. Alberto Gasco, pur esaltando su “La Tribuna” la perfetta esecuzione e soprattutto la regia e la<br />

scenografia, ebbe ad osservare che «la vecchia opera giocosa donizettiana, che iersera è stata rimessa in gamba,<br />

si regge precisamente come uno scheletrino retto dai fili di un abile marionettista. Finché i fili non si<br />

consumano… va bene, ma poi? Una caduta sicura fra macabri scricchiolii…». Eppure le repliche durarono fino al 21<br />

dicembre.<br />

<strong>Il</strong> 23, fu messa in scena, con pieno successo, Ventimila leghe sotto i mari, commedia di avventure tratta dal<br />

romanzo di Jules Verne, con commenti musicali di Giovanni Giannetti. La stampa <strong>del</strong>l’epoca, oltre ad approvare<br />

l’esecuzione musicale e le scenografie, lodò particolarmente per la loro opera di animazione i marionettisti<br />

Gorno, Carlo e Anita Geirola, Morchio, Giovanni Pavero, Nicolò Corsi e Ferrari. Ventimila leghe sotto i mari<br />

continuò così le sue «trionfali repliche» e il 9 gennaio furono date due rappresentazioni per il genetliaco <strong>del</strong>la<br />

Regina Elena.<br />

<strong>Il</strong> 20 gennaio <strong>del</strong> 1921, fu la volta di una <strong>del</strong>le più importanti imprese <strong>del</strong> <strong>Teatro</strong> <strong>dei</strong> <strong>Piccoli</strong>: La tempesta di<br />

Shakespeare, con scene di Caramba, ispirate all’illustratore inglese Mackam. In questa occasione non fu

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