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8 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 10 FEBBRAIO 2013<br />
Orizzonti Società<br />
Gastropolitica Due ristoranti, tre negozi<br />
di specialità e una storia di dialogo<br />
di VIVIANA MAZZA<br />
Q<br />
uando Yotam e Sami uscivano<br />
da scuola, sapevano bene che<br />
cosa non avrebbero dovuto fare:<br />
comprare e divorare una pita<br />
zeppa di felafel cinque minuti<br />
prima di pranzo. Ma la tentazione era<br />
troppo forte e, immancabilmente, arrivavano<br />
a casa con la maglietta macchiata di salsa<br />
tahina e così pieni da non poter più<br />
mangiare a tavola. Il ricordo è lo stesso, inclusa<br />
la mamma arrabbiata. Identica la città,<br />
Gerusalemme, dove entrambi sono nati<br />
nel 1968, l’anno dopo la guerra dei Sei Giorni<br />
in cui Israele occupò Gerusalemme Est,<br />
insieme con la Cisgiordania, Gaza, il Sinai<br />
e le Alture del Golan. Yotam Ottolenghi e<br />
Sami Tamimi però non si conoscevano a<br />
quei tempi. L’uno ebreo di origini italiane<br />
e tedesche, l’altro palestinese, vivevano rispettivamente<br />
nella zona occidentale di Ramat<br />
Denya e nel quartiere musulmano della<br />
Città Vecchia, due realtà geograficamente<br />
prossime ma culturalmente lontane. Eppure,<br />
nell’inconscio infantile di entrambi,<br />
non sono le divisioni religiose e politiche a<br />
prevalere ma le memorie di un Giardino<br />
dell’Eden culinario, con pile infinite di verdure,<br />
di dolci, di spezie esposte nei mercati,<br />
quasi a compensare l’incertezza e le paure.<br />
Era un mondo di meraviglie come il polpettone<br />
di nonna Luciana Ottolenghi o la<br />
pasta al forno che il papà di Yotam riscalda-<br />
Punto d’incontro «Quella pasta di ceci<br />
è amatissima da tutti, ebrei e arabi»<br />
Ricette di pace in cucina<br />
Il piatto di Gerusalemme<br />
Stessa educazione al cibo, con l’hummus nel cuore<br />
Così uno chef israeliano e uno palestinese<br />
hanno conquistato Londra (e qualcosa di più)<br />
va ricoprendola con uno strato extra di<br />
mozzarella. Come le angurie che il padre di<br />
Sami metteva nel torrente a raffreddare o i<br />
fichi sul tetto a seccare dalla madre del suo<br />
amico Jabbar e che i bambini rubavano.<br />
Quarantaquattro anni dopo, Yotam Ottolenghi<br />
e Sami Tamimi sono due chef famosi<br />
a Londra. Gestiscono insieme due ristoranti<br />
e tre negozi di specialità gastronomiche<br />
frequentati da clienti chic e adorati dai<br />
critici avidi di sapori e colori mediterranei.<br />
Marchio: «Ottolenghi», anche se Tamimi è<br />
co-fondatore e capocuoco. Ma è Yotam<br />
quello più a suo agio sotto i riflettori: da<br />
poco conduce un programma in tv e scrive<br />
dal 2006 una rubrica sul «Guardian». Intri-<br />
Illustrazione di Stefania<br />
Cavatorta. Nella foto, da<br />
sinistra: Yotam Ottolenghi,<br />
ebreo israeliano di origini<br />
italiane e tedesche, e Sami<br />
Tamimi, palestinese<br />
gato dalla loro armonia in cucina, un reporter<br />
del «Telegraph» s’è informato pure sulla<br />
loro vita sentimentale, scoprendo che<br />
non stanno insieme ma entrambi hanno relazioni<br />
stabili con altri uomini.<br />
Dall’anno scorso, però, quando hanno<br />
pubblicato un libro di ricette israeliane e<br />
palestinesi (sia autentiche che «rivisitate»)<br />
intitolato Jerusalem, i due chef non vengono<br />
più interrogati solo sull’onnipresenza<br />
di limone, melograno, aglio e za’atar nei