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“Ul Feron de Ugion” - Comune di Oggiono

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Nava: il termine è assai più antico <strong>de</strong>ll’età romana, preceltico e significa “pianura rasa, altipiano”. Questo toponimo in Brianza<br />

darà origine al cognome che, in epoca basso me<strong>di</strong>evale, hanno abitato in queste zone.<br />

Negri, Negrini, Negretti e Negroni: il primo nasce da un soprannome per un particolare attributo fisico, tipo il colore <strong>de</strong>lla pelle<br />

o <strong>de</strong>i capelli. Il cognome risente <strong>de</strong>ll’influenza <strong>de</strong>l <strong>di</strong>aletto: infatti per <strong>di</strong>re nero <strong>di</strong>ciamo “negher”.<br />

Oggioni e Oggionni: da <strong>Oggiono</strong>, sul lago omonimo, nome che <strong>de</strong>riva poi da Augionis, cioè luogo ricco d’acqua. La forma<br />

corretta dovrebbe essere la seconda, in <strong>di</strong>aletto si <strong>di</strong>ce Ugionn. Nomi in cui si ve<strong>de</strong> un composto <strong>de</strong>l nome gallico “dunno”,<br />

variante <strong>di</strong> “duno” col significato <strong>di</strong> monte e poi castello. Discepolo <strong>di</strong> Leonardo da Vinci: Marco d’<strong>Oggiono</strong>.<br />

Panzeri: <strong>de</strong>riva dal mestiere che esercitava l’artigiano che, nel me<strong>di</strong>oevo, costruiva quella parte <strong>di</strong> armatura che serviva a<br />

<strong>di</strong>fen<strong>de</strong>re il ventre. Le varianti sono parecchie: Panceri, Panzera, Pansera. In Brianza emergono nel Cinquecento a Sirtori.<br />

Pirovano: appartiene ad una nobile famiglia <strong>di</strong> capitanei che conta due arcivescovi milanesi: Oberti I (1146-1166) ed Oberto<br />

IV (1206-1211).<br />

Pozzi: è un cognome <strong>di</strong>ffusissimo dato che trae origine da toponimi che in<strong>di</strong>cano la presenza <strong>di</strong> pozzi che nei tempi antichi<br />

erano l’unico modo per attingere acqua potabile. Questo significa che i ceppi familiari sono numerosissimi.<br />

Ratti: è un soprannome <strong>di</strong>venuto col tempo cognome vero e proprio. Una caratteristica <strong>de</strong>l mus rattus (il topo casalingo per<br />

inten<strong>de</strong>rci) è quella <strong>de</strong>lla longevità.<br />

Ravasi e Ravasio: il nome <strong>di</strong> battesimo Ravasius compare in un documento cremonese <strong>de</strong>l 963. L’origine è alquanto incerta:<br />

secondo l’Olivieri è da collegare a rapa;<br />

Redaelli e Radaelli: il cognome <strong>de</strong>ve essere letto in modo separato e cioè Re da Ello, quin<strong>di</strong> un soprannome (Re) e la località<br />

<strong>di</strong> provenienza e cioè Ello.<br />

Rigamonti e Ripamonti: riconducibile al nome personale germanico Rigmund. Quin<strong>di</strong> Rigamonti è la forma primitiva; parallelamente<br />

a Tegnone si stabilisce la famiglia Rippa <strong>de</strong> Monti <strong>di</strong>ventata successivamente Ripamonti.<br />

Riva: è un cognome che <strong>de</strong>riva da un nome <strong>di</strong> luogo attestante la presenza <strong>di</strong> un lago o <strong>di</strong> un fiume e, pertanto, è molto <strong>di</strong>ffuso<br />

<strong>de</strong> Rippa <strong>de</strong> Uglono e <strong>de</strong> Galbiate)<br />

Rota e Rotta: da Rota d’Imagna, nella bergamasca. Il significato è comprensibile se si confronta con il francese route (strada<br />

dal tardo latino rupta) e con l’italiano rotta nel senso <strong>di</strong> percorso che compie una nave.<br />

Sala: dall’e<strong>di</strong>tto <strong>di</strong> re Rotari <strong>de</strong>l 643 (co<strong>di</strong>ce <strong>de</strong>lle leggi longobar<strong>de</strong>) sappiamo che con sala venivano in<strong>di</strong>cati: casa signorile,<br />

casa colonica e stalla.<br />

Spreafico: il cognome, <strong>di</strong>ffuso nel lecchese, è composto da due parole: sprea e fico. Occorre fare riferimento all’antico <strong>di</strong>aletto<br />

milanese ed in particolare all’espressione “no perà figh” – letteralmente non sbucciare i fichi: il Porta, scrive che ”i legg hin<br />

ciar e pelen minga figh”. Dunque “no perà figh” significava non fare complimenti.<br />

Vismara: è da ricondurre alle fome me<strong>di</strong>evali Vincimala, Vincimale, Vinzemara (colui che vince i mali). Compaiono negli elenchi<br />

<strong>de</strong>l 1237 <strong>de</strong>l Duomo <strong>di</strong> Monza <strong>di</strong>ffusi a Cologno Monzese, Brugherio, Concorrezzo, Contra. A Milano, compaiono già nel<br />

1100. Una famiglia Vismara accese un fuoco durante un matrimonio dando così origine ad un gran<strong>de</strong> incen<strong>di</strong>o: la famiglia<br />

venne esiliata.<br />

a cura <strong>di</strong> Giorgio Magni<br />

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Fiera <strong>di</strong> Sant’Andrea 2011

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