Partecipazione riflessiva: il possibile contributo dell≈etica della ...
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Roberto Franzini Tibaldeo<br />
senso pieno. Ciò non può prescindere dall’assunzione preliminare del carattere<br />
intrinsecamente complesso, articolato e ambivalente di tale impresa.<br />
Ciò premesso, interroghiamoci più da vicino sul senso <strong>della</strong> “f<strong>il</strong>osofia in<br />
quanto pratica sociale”. Per come si configurano, da un lato, <strong>il</strong> dibattito teorico-culturale<br />
e, dall’altro, quello suscitato in sede sperimentale a partire dalla<br />
concreta esperienza del “f<strong>il</strong>osofare”, 3 quest’ultimo evidenzia un duplice volto.<br />
Per un verso (pars destruens), si presenta come esperienza decostruttiva in grado<br />
di scardinare automatismi, comportamenti e abitudini individuali e sociali<br />
consolidati e assunti in maniera irriflessa. Sotto questo aspetto, <strong>il</strong> primo passo<br />
del f<strong>il</strong>osofare non consiste in un “fare” o in una “strategia” da reperire, quanto<br />
piuttosto in un “lasciar essere”, un “sospendere” e un “dubitare”; operazione<br />
che la natura in quanto tale interrogativa dell’atteggiamento f<strong>il</strong>osofico consente<br />
di realizzare con relativa fac<strong>il</strong>ità. Il secondo aspetto mi sembra invece<br />
più arduo da esplorare. Si tratta di vedere se e come la pratica f<strong>il</strong>osofica possa<br />
anche dirsi “construens”, vale a dire in che modo si configuri come prassi di ricerca<br />
interessata e orientata a un prodotto. 4 Significa interrogarsi anche sullo<br />
specifico del f<strong>il</strong>osofare rispetto a una prassi non-f<strong>il</strong>osofica, e interrogarsi sulla<br />
riconoscib<strong>il</strong>ità o meno di tale specificità, così come sulla possib<strong>il</strong>ità di oggettivare<br />
e istituzionalizzare la ricerca f<strong>il</strong>osofica, o sulla replicab<strong>il</strong>ità, valutab<strong>il</strong>ità e<br />
prevedib<strong>il</strong>ità dei suoi risultati, ecc. Sempre che, circa la prassi f<strong>il</strong>osofica, abbia<br />
senso porre questi quesiti, che attengono tradizionalmente al fare umano. 5<br />
Mi pare che l’interrogativo circa questo secondo aspetto vada affrontato in<br />
tutta la sua serietà, al fine di allontanare dalla pratica sociale <strong>della</strong> f<strong>il</strong>osofia <strong>il</strong><br />
sospetto di ridursi a una forma di spontaneismo fine a se stesso. Riflettere su<br />
questo aspetto significa, credo, ragionare non solo sulla questione <strong>della</strong> “forma”<br />
che tale pratica può assumere, ma anche sul suo carattere intrinsecamente<br />
etico. La pratica <strong>della</strong> f<strong>il</strong>osofia è infatti pratica <strong>riflessiva</strong> di libertà, una pratica<br />
che peraltro si esercita “con-altri”. Come tale pratica si rivela potenzialmente<br />
feconda per la propria formazione personale e per <strong>il</strong> surplus di capacità critica,<br />
autocritica e auto<strong>riflessiva</strong> ut<strong>il</strong>e a “mettere in forma” la propria esistenza, così<br />
potrebbe accadere anche a livello di una “Comunità di Ricerca” (CdR) che si<br />
fosse consapevolmente assunta un sim<strong>il</strong>e compito f<strong>il</strong>osofico. In questo senso,<br />
la pratica del “con-f<strong>il</strong>osofare” si presenterebbe come un processo autoriflessivo<br />
di “messa in forma” <strong>della</strong> CdR stessa. Ritengo che questi aspetti eticamente<br />
r<strong>il</strong>evanti <strong>della</strong> pratica sociale del f<strong>il</strong>osofare possano esplicitarsi a partire da una<br />
sua lettura nei termini di una teoria etica <strong>della</strong> responsab<strong>il</strong>ità.<br />
3 In merito al primo, si veda la disputa suscitata a livello pubblico dalle pratiche f<strong>il</strong>osofiche, in<br />
primis, dalla consulenza f<strong>il</strong>osofica (cfr. ad es. A. DAL LAGO, Il business del pensiero. La consulenza<br />
f<strong>il</strong>osofica tra cura di Sé e terapia degli altri, Manifesto Libri, Roma 2007). In merito a discussioni<br />
e approfondimenti a partire dalla sperimentazione <strong>della</strong> pratica sociale <strong>della</strong> f<strong>il</strong>osofia in svariati<br />
contesti (scolastico, comunitario, socio-assistenziale, culturale, ecc.), è proprio l’aspetto su cui si<br />
sono concentrati gli sforzi dei ricercatori coinvolti nel progetto “Pensiero in formazione”.<br />
4 Per <strong>il</strong> “prodotto <strong>della</strong> ricerca”, cfr. M. LIPMAN, Educare al pensiero, Vita e Pensiero, M<strong>il</strong>ano<br />
2005, p. 97.<br />
5<br />
La questione teorica di fondo è la legittimità <strong>della</strong> specificità <strong>della</strong> prassi rispetto a ciò che<br />
si può denominare fare.