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2° parte - Udine Cultura

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e spingendosi ad alimentarsi anche nelle<br />

zone nivali. Mentre il gracchio alpino è<br />

ampiamente diffuso e piuttosto comune<br />

su tutto l’arco delle Alpi, il gracchio<br />

corallino è attualmente ristretto al solo<br />

settore occidentale, dopo essersi estinto<br />

dal resto della catena. Le due specie<br />

convivono anche lungo l’Appennino, ma<br />

solo il gracchio corallino vive anche nella<br />

<strong>parte</strong> meridionale della penisola italiana,<br />

in Sicilia e in Sardegna.<br />

Anfratti e cavità sulle rupi montane<br />

vengono spesso utilizzate per nidificare<br />

anche dal corvo imperiale (Corvus corax),<br />

diffuso sia sull’intero arco alpino sia sui<br />

rilievi montuosi della penisola e delle<br />

isole. In realtà si tratta di una specie<br />

opportunista e generalista<br />

nell’alimentazione e nella scelta dei siti<br />

riproduttivi. Nell’ambito del suo ampio<br />

areale, che comprende la maggior <strong>parte</strong><br />

dell’America settentrionale e dell’Eurasia,<br />

frequenta ambienti molto vari, non solo<br />

quelli rocciosi montani, e può costruire il<br />

nido anche sugli alberi. Nell’Italia<br />

Corvo imperiale (Corvus corax)<br />

settentrionale, comunque, probabilmente<br />

a causa del disturbo antropico, è<br />

attualmente relegato sulle pareti rocciose<br />

meno accessibili, ma verso Sud è<br />

frequente anche a bassa quota e<br />

colonizza pure le falesie sul mare.<br />

Piumaggio completante nero e lucido, ali<br />

ampie, becco robusto e coda cuneata: il<br />

suo aspetto è possente e il suo volo è<br />

solitamente accompagnato dalla voce<br />

cavernosa e, a breve distanza, dal rumore<br />

delle ali che fendono l’aria. Depone le<br />

uova già a febbraio, quando il territorio<br />

circostante è spesso ancora innevato. Il<br />

nido è grande e ha struttura complessa:<br />

una piattaforma di più di un metro di<br />

diametro, costituita da robusti rami<br />

intrecciati, viene coperta da materiale<br />

vegetale più fine ed è superiormente<br />

foderata di terra, muschio e altro<br />

materiale morbido. Si alimenta al suolo,<br />

anche lontano dai siti rupestri, cacciando<br />

genericamente piccoli animali, ma<br />

raccogliendo anche materiale vegetale e<br />

rifiuti organici di varia origine.<br />

Rondine montana (Ptyonoprogne rupestris) Gheppio (Falco tinnunculus)<br />

Sulle pareti meglio esposte e meno<br />

ventose può riprodursi anche la rondine<br />

montana (Ptyonoprogne rupestris).<br />

È una specie legata a condizioni<br />

climatiche temperate, anche<br />

relativamente calde e secche, ma che si è<br />

insediata diffusamente negli ambienti<br />

rocciosi montani della fascia prealpina e<br />

della dorsale appenninica. Negli ultimi<br />

decenni nell’Italia settentrionale si è<br />

assistito anche a una sua espansione<br />

negli ambienti urbani, dove edifici, ponti e<br />

altre opere in muratura offrono condizioni<br />

simili agli ambienti riproduttivi originari. Il<br />

suo nido è una coppa semisferica,<br />

interamente costituito di materiale<br />

argilloso che viene raccolto, trasportato e<br />

modellato con il becco minuto; viene<br />

costruito sotto a balze e sporgenze, in<br />

corrispondenza di piccoli anfratti su<br />

superfici nude pressoché verticali.<br />

Piccola, slanciata, con ali appuntite, la<br />

rondine montana è estremamente abile<br />

nella sua attività aerea: planate sicure,<br />

accelerate e virate acrobatiche le<br />

consentono di sfrecciare sfiorando pareti<br />

rocciose o muri, sorprendendo gli insetti<br />

che vi si trovano e catturandoli al volo.<br />

Cenge e nicchie offrono siti inaccessibili e<br />

indisturbati anche per la riproduzione di<br />

alcune specie di falchi. I più diffusi sui<br />

rilievi italiani sono il gheppio (Falco<br />

tinnunculus) e il falco pellegrino (Falco<br />

peregrinus). Non costruiscono nidi, ma<br />

depongono le uova direttamente sulla<br />

superficie rocciosa o sullo scarso detrito<br />

sabbioso che si accumula in qualche sito<br />

riparato; talvolta utilizzano nidi in disuso,<br />

precedentemente costruiti da corvidi o<br />

altri uccelli. Sono predatori dotati di<br />

notevole manovrabilità in aria e cacciano<br />

sopra territori per lo più aperti, sfruttando<br />

la loro vista acuta. Il gheppio, più piccolo<br />

e snello e dal profilo alare più falcato,<br />

perlustra solitamente la superficie<br />

dall’alto, a parecchi metri d’altezza,<br />

fermandosi spesso in volo librato per poi<br />

atterrare velocemente su animali che si<br />

muovono al suolo, come grossi insetti o<br />

piccoli roditori. Il falco pellegrino, invece,<br />

più robusto, con becco e artigli più<br />

potenti e con ali più larghe e appuntite,<br />

caccia più spesso uccelli in volo,<br />

inseguendoli o sorprendendoli grazie a<br />

notevoli accelerazioni e a veloci picchiate<br />

ad ali chiuse su traiettorie inclinate.<br />

Mentre il gheppio nidifica diffusamente<br />

dal piano fino a 2000 m di quota e oltre,<br />

frequentando regolarmente gli ambienti<br />

prativi circostanti alle pareti montane, il<br />

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