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2° parte - Udine Cultura

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Glyptobothrus alticola<br />

costituisce spesso un elemento<br />

caratteristico dei locali habitat rupestri<br />

montani. Individui più o meno isolati di<br />

parecchie altre specie orofile e<br />

xerotermofile si fanno peraltro<br />

sorprendere con una certa frequenza a<br />

“prendere il sole” a quote più o meno<br />

elevate su rocce e rupi bene esposte,<br />

come alcuni tettigoniidi decticini del<br />

genere Anonconotus e parecchi acrididi.<br />

● Eterotteri. Gli eterotteri, con regime<br />

trofico molto variabile, sono presenti<br />

con un discreto numero di specie negli<br />

ambienti rupestri montani, con una<br />

netta dominanza di<br />

specie fitofaghe tra<br />

quelle più<br />

rappresentative. Il<br />

reduviide Coranus<br />

subapterus (vedi<br />

disegno) è un<br />

predatore che vive sul<br />

terreno, negli<br />

interstizi tra pietre e<br />

rocce; è specie ad<br />

ampia distribuzione in<br />

Europa e nel<br />

Mediterraneo, che si<br />

rinviene in tutta Italia<br />

in zone montuose. Euryopicoris nitidus<br />

è invece un miride fitofago che si<br />

sviluppa su fabacee rupestri; si tratta di<br />

un elemento eurosibirico presente in<br />

Italia in poche località montane delle<br />

Alpi, dell’Appennino Emiliano, di<br />

Lucania e Calabria. Dimorphocoris<br />

poggii è un altro miride, endemico delle<br />

Alpi Liguri e scoperto solo<br />

recentemente; vive su poacee xerofile<br />

rupestri, a quote tra 1.600 e 2.000<br />

metri. Alla medesima famiglia<br />

appartiene anche Plagiotylus ruffoi,<br />

endemita siciliano che vive sui pulvini di<br />

Astragalus siculus (fabacee), una specie<br />

rupestre presente sui roccioni delle alte<br />

Madonie al di sopra del limite della<br />

vegetazione arborea. Un’altra specie<br />

abbastanza caratteristica è ancora il<br />

tingide Acalypta musci, specie tipica<br />

dei sistemi d’alta montagna di buona<br />

<strong>parte</strong> dell’Europa, in Italia lungo l’arco<br />

alpino e in alcune stazioni<br />

appenniniche, che si sviluppa sui<br />

muschi che crescono in alta montagna<br />

su roccioni e alla base di pareti<br />

rocciose, prediligendo i punti più<br />

ombreggiati e relativamente umidi, fino<br />

a circa 2300 m di quota; questa specie<br />

è peraltro presente anche a quote<br />

inferiori, in ambienti montani, su muschi<br />

arborei in sviluppo su ceppi e tronchi di<br />

conifere. Su rupi soleggiate e scoscese<br />

si rinvengono nelle aree montane di<br />

buona <strong>parte</strong> dell’Italia anche alcuni<br />

rappresentanti del curioso genere<br />

Copium, minuti tingidi fitofagi che<br />

producono galle su calici e corolle di<br />

piccole lamiacee rupestri del genere<br />

Teucrium, e caratteristici per gli ultimi<br />

due articoli delle antenne<br />

eccezionalmente sviluppati. Infine,<br />

ricordiamo ancora l’alidide Alydus<br />

rupestris, endemita alpino tipico della<br />

fascia altitudinale intorno a 2.000 m,<br />

raccolto alla base di roccioni montani<br />

su Vaccinum ed Empetrum.<br />

● Coleotteri. Insieme con i lepidotteri, i<br />

coleotteri sono di gran lunga la<br />

componente più significativa<br />

dell’entomofauna che colonizza<br />

stabilmente le rupi e le pareti rocciose.<br />

Carabidi. I carabidi, che pur<br />

comprendono in Italia oltre 1300<br />

specie, perlopiù predatrici di altri<br />

invertebrati, sono assai scarsamente<br />

rappresentati nell’entomofauna delle<br />

rupi e delle pareti rocciose montane.<br />

Risulta anzi perfino difficile individuarne<br />

qualcuno che sia anche solo<br />

regolarmente presente in questi habitat,<br />

molto ostili per i “camminatori”.<br />

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