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e tutto fu…diverso. Quando era
presente lui arrivava la luce e l’allegria,
perché sapeva vivere tutto
con la gioia di un bimbo.
Era un amico: quando tornava da
qualche viaggio veniva a cena e ci
mostrava le foto che aveva scattato
…portava le foto, portava il
suo umorismo, portava la Parola
di Dio e portava anche il gelato
o qualche altra prelibatezza. A
tavola amava servirsi da solo: lo
chiamava il piatto della libertà! E
noi lasciavamo che lui si sentisse
a casa sua e potesse prendere e
fare ciò che voleva.
Era un fratello: durante gli anni
per me molto duri, in cui non sapevo
come sistemare la mia mamma,
bastò una telefonata a Monsignore
perché mi risolvesse in
qualche modo la delicata situazione.
Non passava sera senza che
mi chiamasse per sentire come
andava o soltanto per augurarmi
la buona notte.
E appena mia madre si spense, lui
era al mio fianco con la tenerezza
La notizia non ci ha colto di sorpresa
ma ci ferisce come un colpo
che spegne la consapevolezza che
un punto di riferimento forte per
la nostra difficile attività se ne è
andato.
La morte di Mons. Simone Scatizzi,
ora Vescovo emerito della nostra
Diocesi, ci riempie di dolore
e rimuove in noi un groviglio di
sentimenti che ci lasciano attoniti
ma anche consapevoli di non
averlo perduto, ora che si colloca
nell’economia di una Fede che
trascende la quotidianità con le
sue innumerevoli difficoltà, per
inserirsi definitivamente nel mistero
infinito di una vita che non
e la delicatezza di fratello, di padre.
Ma la cosa più bella del nostro
rapporto è stata la stima che aveva
della Comunità.
L’aveva soprannominata la “Comunità
della Cuccagna.”
Durante una riunione, ci stavamo
verificando sul nostro stare
insieme e talvolta mettevamo in
evidenza degli aspetti negativi.
Una di noi, arrivata in comunità
da poco, esplose dicendo che non
sapevamo cosa fosse vivere altrove
e che la nostra comunità era
una vera “ cuccagna”…
Quando Monsignore venne a
cena, ridendo gli riferimmo l’episodio;
lui spalancò la sua grande
bocca con un sorriso che gli andava
da un orecchio all’altro: era
felice di sentire che nella nostra
Comunità si stava bene, perché
gli era capitato proprio da poco,
che una suora gli avesse confidato
piangendo, che la sua comunità
era un inferno.
Da allora ogni cartolina che ci
ha fine.
La vita del Ce.is di Pistoia si mescola
fino dalla sua nascita con la
responsabilità pastorale assunta
da Mons. Scatizzi nella Diocesi.
Fu il giorno 13 luglio 1981, il
giorno dopo il suo arrivo a Pistoia
– è lui a ricordarlo – che per primo
ricevette un gruppo di giovani
guidato da una religiosa delle
Suore Mantellate, che volevano
iniziare “un’attività di prevenzione
nei confronti del grave problema
della tossicodipendenza”. La
temerarietà dell’impresa, correlata
con la giovane età degli studenti
guidati dalla loro insegnante,
avrebbe indotto chiunque a,
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ANNO XXXI N° 3 - 2010
inviava portava l’indirizzo: “Alla
cara comunità della cuccagna”…
e quando ci incontrava ci salutava
con quelle parole.
Una giornalista ha scritto che era
appassionato di archeologia e che
è stato per molti un vero archeologo
dei cuori, perché sapeva
scavare in profondità per trovare
il bene in ogni persona e in ogni
situazione. E’ vero, lui ha scavato
nei nostri cuori e ha portato alla
luce immensi tesori che forse non
avremmo mai conosciuto.
Ha lasciato un segno nel nostro
Istituto, nella nostra Comunità,
ma soprattutto nel nostro cuore…
Sono certa che da lassù avrà
un occhio di riguardo per la sua
tanto amata comunità della cuccagna,
che grazie a lui, tenta di
amare con piccoli gesti e di pedalare
non solo quando c’è il sole,
ma anche quando tira un forte
libeccio
Suor M. Letizia Lunghi
Una vicinanza portatrice di una grande fede in Dio e nell’uomo
UN SOStegNO NeL NOStrO CAMMINO A FIANCO DeI PIÙ DebOLI
Il Ce.I.S di Pistoia, espressione del carisma di servizio delle Suore Mantellate nell’ ambito del recupero dei
tossicodipendenti, così ricorda Mons. Simone Scatizzi,