maggio 2013 - Comune di Arluno

More documents

Recommendations

Info

24 La nostra storia Al Bruétt Questo cortile, posto al centro di Arluno, chiamato popolarmente “Bruétt”, Broletto, che negli antichi comuni lombardi era il centro vitale degli scambi e dell’Amministrazione locale, venne costruito probabilmente nel primo Rinascimento dalla famiglia Litta, che amministrò il paese con altri proprietari dopo il 1300. Era la famiglia più potente del paese e, fino al 1570, fu quella che maggiormente influì sul suo sviluppo. In qualità di feudatari avevano il diritto di amministrare la giustizia e di riscuotere le tasse e il dazio, versando una parte del ricavato alla Signoria di Milano. Il caseggiato era un grande quadrilatero posto su due piani, con un porticato retto da colonne in granito nella parte sud del cortile, laddove esisteva un passaggio verso l’ampio giardino di cui ogni villa nobiliare era dotata, come si evince da una mappa catastale del 1722. Alcune colonne sono ancora visibili ai lati dell’ingresso verso sud e in qualche abitazione. Arrivando ad Arluno, nel 1648, il Marchese Giovanni Pozzobonelli, anch’egli regio feudatario, abitò nell’antico palazzo dei Litta, il Bruétt, al numero civico 45, che aveva acquistato dai Pallavicini. Il nipote, Giuseppe Pozzobonelli, diventerà Arcivescovo di Milano e donerà alla comunità arlunese la splendida chiesa dedicata ai Santi Pietro e Paolo. Nel XIX° secolo, in alcune sale del cortile, allora di proprietà dei Conti Porro-Lambertenghi, ebbero sede gli uffici del Comune e la prima scuola elementare gratuita, istituita allora secondo le direttive del Regno Lombardo-Veneto, dominato dall’Impero Austriaco. Il 23 febbraio 1824, per la prima volta 110 alunni di sesso maschile, compresi tra i 6 e gli 11 anni, sotto la guida del maestro Flaminio Zanoni, iniziarono a frequentare la scuola elementare. Nel 1840, la frequenza alla scuola fu estesa anche alle femmine. Una sezione di 135 fanciulle fu affidata alla maestra Regina Zanoni, figlia di Flaminio. Fu dopo la seconda metà del 1800 che, probabilmente, il fabbricato cominciò ad essere frazionato e acquistato da diversi proprietari: contadini e artigiani che introdussero nella struttura migliorie e cambiamenti funzionali alla vita del nucleo familiare. Ne sono una testimonianza i ballatoi, la scala comune, la pompa dell’acqua nel cortile, i gabinetti, gli orti e i pollai, i cascinali e le stalle costruite nella parte retrostante il cortile principale. In genere, ogni proprietà era costituita, come per tutte le corti rurali del paese, da un locale posto al piano terra, che fungeva da cucina, e da un vano al piano superiore che fungeva da camera da letto, cui si accedeva dal ballatoio a ringhiera e da scale comuni, in legno. Da un rogito dell’epoca risultano proprietari, almeno di una parte consistente del cortile, i fratelli Carlo e Giannino Radice-Fossati, residenti a Milano, che avevano acquistato lo stabile dalla signora Teresa Legnani, maritata con l’avvocato Luigi Gerli, già padrone di una filanda in Arluno. Nel 1914, i fratelli Radice-Fossati cedettero al signor Ceriani Ambrogio, proprietario del cortile attiguo e di un caseggiato affacciato sulla via Vittorio Emanuele al N° 28, un corpo di stallette basse e parte di corte denominata Brolettino, dove esisteva un pozzo d’acqua viva. In cambio, il Ceriani si impegnava a far realizzare dal capomastro Pravettoni una serie di opere murarie, tra cui la costruzione di “quattro campate di stalla con cascina e pozzi neri, con soffitto in poutrelles e volterranee ed esalatori”, nella zona degli orti. Nel corso del 1900, si sono avvicendati diversi proprietari, con le rispettive famiglie, che creavano una piccola comunità e si contarono fino a 120 persone, tra cui numerosi bambini. Tante famiglie dai nomi e cognomi tipicamente arlunesi che condividevano la vita nelle sue varie dimensioni, con qualche inevitabile conflitto, ma sicuramente con tanta reciproca solidarietà; Salerio, Gambini, Verini, Rossi, Frantini, Losa, Colombini, Fossati, Peri, Antonini, per citarne alcune. Agli estremi dell’edificio, nella parte lungo il Cor- Momento di festa in occasione della celebrazione della prima Santa Messa di Don Martino Antonini, nel giugno del 1968. so, furono avviate due attività commerciali: una per la vendita di pentolame e chincaglieria, l’altra come osteria, detta “la Biö”, di proprietà di Maria Morazzoni ed Enrico Calcaterra, trasferitasi nel 1915 in via Roma, dove si trova attualmente. Il Bruétt può considerarsi un vero cortile storico per l’attaccamento alla tradizione e per la vivace partecipazione ad ogni evento cultural-popolare locale; una vera gara di generosità da parte dei suoi abitanti che hanno mantenuto forte il senso di identità, avvertendo l’orgoglio di abitare in questo cortile. Alcuni abitanti storici ricordano che sopra il portale d’ingresso del cortile era collocato uno stemma che poteva essere l’emblema della famiglia Litta o dei Visconti-Sforza che fu abbattuto durante i lavori di ristrutturazione. La fantasia popolare sosteneva, nel passato, l’esistenza di un passaggio segreto il cui accesso si trovava in una cantina e da cui aveva inizio un lungo cunicolo sotterraneo che, sembra, sbucasse in mezzo ai boschi. Si racconta che era una via di fuga per i nobili durante i conflitti, se non addirittura luogo di prigionia per qualche nemico.
Curiosità... sul tetto Piccolo elogio dei mestieri degli Arlunesi Le vicissitudini della vita quotidiana mi hanno portato a dovermi dedicare, insieme agli altri miei parenti interessati, al rifacimento della copertura del tetto della casa paterna, dove ho abitato prima di sposarmi. Siamo partiti dall’idea della semplice sostituzione delle vecchie tegole marsigliesi e dei vecchi listelli (orditura secondaria) con nuove tegole portoghesi e con nuovi listelli, chiedendo preventivi a diverse imprese edili. L’incontro fortunoso (o provvidenziale?) con un mio compagno di classe delle elementari, titolare di una nota lattoneria di Arluno, ci ha fatto però cambiare idea ed abbiamo scelto, previa verifica della fattibilità presso l’Ufficio Tecnico comunale, di far costruire la copertura in lamiera di alluminio. Il costo non superiore a quello del manto tradizionale in tegole, la maggior durata nel tempo, la migliore resistenza agli eventi atmosferici, l’isolamento termico e acustico e la leggerezza della struttura ci hanno convinto della bontà della scelta. La soluzione proposta dalla Ditta fornitrice consiste nella realizzazione di un assito completo con fodere di 2,5 cm di spessore, fissate ai travetti esistenti. Sull’assito viene steso un telo (barriera vapore) traspirante verso l’esterno ed impermeabile verso l’interno. Vengono poi fissati dei listelli di legno di cm 6x4 con funzioni di distanziali per i pannelli isolanti di polistirene, di 4 cm di spessore, che rivestono tutta la superficie. A questo punto il tetto è pronto per la posa delle lastre di alluminio verniciate, di spessore 1 mm, profilate a disegno e fissate ai listelli sottostanti. Saputo tutto questo, di solito ci si ferma qui e si aspetta che l’opera venga realizzata. Nel mio caso, vuoi per la novità della cosa, vuoi perché, mancando ad Arluno le montagne, non mi dispiace, quando capita, di salire sui tetti, mi sono spinto oltre e ho approfittato dell’occasione per studiarci un po’ sopra, ricavando dati e curiosità che, se conosciuti, potrebbero servire magari anche ad altri. La prima idea che mi è venuta è stata quella di calcolare la differenza di peso tra la copertura in tegole e quella in alluminio e questo è stato possibile dopo aver determinato lo sviluppo della superficie delle falde del tetto. È risultato che il tetto tradizionale (tenendo conto solo delle tegole) pesa 3,4 volte di più della copertura in alluminio (lastre di metallo + legname). Ho determinato poi lo spessore dello strato di neve, distribuita sul tetto, di peso corrispondente alla differenza dei pesi calcolata, che è risultato di circa 30 cm. Ho completato questo semplice studio calcolando la spinta prodotta sulla falda più estesa (ovest) da un vento forte, con velocità di 50 km/h e direzione orizzontale. Ho riassunto il tutto nella tabellina ed ho eseguito qualche schizzo illustrativo. Avendo seguito l’opera da vicino, ho Curiosità 25 avuto modo di apprezzare il lavoro svolto sul tetto da Fabio, da Enzo, da Kofi e l’esuberante intraprendenza di Mario che racconta di essere stato promosso agli esami di terza media per aver dato assicurazione ai professori che non avrebbe continuato gli studi. Adriano Vismara STUDIO NOTARILE IN ARLUNO E’ APERTO IN ARLUNO IN VIA ROMA N. 18 UNO STUDIO NOTARILE NOTAI: DOTT. UMBERTO AJELLO E DOTT. PAOLO SETTI TEL. 02/84962438 – FAX 02/84962439 uajello@notariato.it – psetti@notariato.it notaiarluno@gmail.com APERTO TUTTI I GIORNI DAL LUNEDI’ AL VENERDI’
Page 1 and 2: il notiziario Arluno Maggio 2013 -
Page 3 and 4: Tutto il discorso, infine, è stato
Page 5 and 6: Albi Giudici Popolari Si avvisa che
Page 7 and 8: Fiori d’arancio... in Municipio A
Page 9 and 10: cativo e nel volontariato, in parti
Page 11 and 12: A Nicoletta Rondina la “Stella al
Page 13 and 14: Le classi prime... a teatro “Comi
Page 15 and 16: • Interventi per i disabili che f
Page 17 and 18: Ancora tutti a… Pedibus Continua
Page 19 and 20: Nell’ultimo incontro di aprile, i
Page 21 and 22: Il nostro Comune ha aderito all’i
Page 23: Interno del cortile prima della ris
Page 27 and 28: successivi una serie di serate ad a
Page 29 and 30: Assemblea Ordinaria e rinnovo del D
Page 31 and 32: C.I.F. Arluno La chiesa ambrosiana
Page 33 and 34: Girovacando... con le Associazioni
Page 35 and 36: Due gare: due vittorie! Papà Serse
Page 37 and 38: “1° Torneo dell’Amicizia” Sp
Page 39 and 40: Anniversario: 30 anni con voi La "C

maggio 2013 - Comune di Arluno

Create successful ePaper yourself

Delete template?

Save as template?