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l’analisi matematica <strong>in</strong> italia fra le due guerre 293<br />

conducevano la ricerca dei m<strong>in</strong>imi e dei massimi dei classici funzionali del Calcolo delle<br />

variazioni alla soluzione della equazione variazionale (equazione di Eulero) relativa al funzionale.<br />

Si cercava poi di riconoscere se una soluzione di questa fornisse un m<strong>in</strong>imo<br />

oppure un massimo del funzionale o fosse soltanto un punto stazionario per il funzionale<br />

stesso. Tale procedimento <strong>in</strong>diretto occupò icultori di Calcolo delle variazioni nel<br />

XVIII e nel XIX secolo. L’analisi circa la natura della estremale (cioè della soluzione<br />

dell’equazione di Eulero) veniva condotta mediante l’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e della variazione seconda<br />

del funzionale o di formazioni analitiche a questa analoghe, pervenendo a condizioni<br />

sufficienti perché l’estremale fosse una estremante locale.<br />

Il metodo diretto del Calcolo delle variazioni consiste <strong>in</strong>vece nel dimostrare l’esistenza<br />

del m<strong>in</strong>imo assoluto o del massimo assoluto di un funzionale, <strong>in</strong> tutto un assegnato<br />

<strong>in</strong>sieme U , direttamente, senza cioè passare attraverso l’equazione di Eulero. Anzi, si<br />

cerca di dedurre l’esistenza di una soluzione per questa, dall’esistenza della estremante<br />

del funzionale.<br />

Questo metodo venne <strong>in</strong>augurato da Riemann, il quale cercò didimostrare l’esistenza di una funzione<br />

armonica v che sulla frontiera @A di un campo limitato A del piano co<strong>in</strong>cide con un’assegnata funzione f ,<br />

cont<strong>in</strong>ua su @A. Riemann pretese di dedurre l’esistenza di v dall’esistenza del m<strong>in</strong>imo del funzionale<br />

<br />

D(u) = (u<br />

A<br />

2 x + u2 y )dx dy<br />

nella classe U delle funzioni u che su @A co<strong>in</strong>cidono con f e per le quali D(u) < + ∞. Purtroppo, la sua<br />

deduzione è illusoria, dato che egli ammise implicitamente l’esistenza del m<strong>in</strong>imo di D(u) <strong>in</strong>U , esistenza<br />

che, <strong>in</strong>vece, era tutt’altro che evidente, come <strong>in</strong> seguito Weierstrass fece osservare. F. Prym (1841-1915),<br />

prima, e Hadamard, dopo, dimostrarono addirittura che per una generica f cont<strong>in</strong>ua su @A la classe U può<br />

anche essere vuota. Solo <strong>in</strong> tempi più recenti sono state date le condizioni su f perché U non sia vuota.<br />

Il primo a dimostrare l’esistenza del m<strong>in</strong>imo di D(u) <strong>in</strong>U fu Hilbert nel 1900. Tentativi <strong>in</strong>fruttuosi,<br />

ancorché d<strong>in</strong>otevole <strong>in</strong>teresse analitico, erano stati <strong>in</strong> precedenza compiuti da Cesare Arzelà (1847-1912).<br />

Successivamente i risultati di Hilbert vennero estesi a funzionali più generali, le cui euleriane sono equazioni<br />

a derivate parziali l<strong>in</strong>eari di tipo ellittico di ord<strong>in</strong>e 2m,daHenri Lebesgue, da Beppo Levi (1875-1961) e da<br />

Guido Fub<strong>in</strong>i. Queste ricerche, oltre all’<strong>in</strong>teresse <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seco, furono importanti per i contributi, contenuti<br />

<strong>in</strong> esse, relativi alla teoria delle funzioni di variabili reali. Ad esempio, nel lavoro di B. Levi venivano per la<br />

prima volta <strong>in</strong>trodotti casi particolari, assai significativi, di quegli spazi funzionali che, chiamati <strong>in</strong> seguito<br />

spazi di Sobolev, così grande importanza rivestono nell’Analisi contemporanea.<br />

Spetta a Leonida Tonelli (1885-1946) il merito di essere stato il primo ad <strong>in</strong>iziare<br />

lo studio sistematico dei funzionali del Calcolo delle variazioni con il metodo diretto.<br />

Il suo primo lavoro appare nel 1911 ed è relativo agli <strong>in</strong>tegrali semplici del Calcolo<br />

delle variazioni <strong>in</strong> forma parametrica. La sua opera ebbe, tuttavia, piena estensione nel<br />

periodo fra le due guerre. I due volumi del suo fondamentale Trattato di Calcolo delle<br />

variazioni apparvero, il primo nel 1921, il secondo nel 1923.<br />

Lo studio degli <strong>in</strong>tegrali semplici <strong>in</strong> forma parametrica si presenta, <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea di pr<strong>in</strong>cipio,<br />

meno astruso di quello degli <strong>in</strong>tegrali <strong>in</strong> forma ord<strong>in</strong>aria, dato che, ricercandosi<br />

l’estremante anche fra curve non rappresentabili <strong>in</strong> forma ord<strong>in</strong>aria, si amplia la classe<br />

dove cercare l’estremo. Diverso èildiscorso per gli <strong>in</strong>tegrali doppi, dato che, <strong>in</strong> questo<br />

caso, ammettendo anche le superficie date parametricamente, occorre, per garantire<br />

la completezza della classe <strong>in</strong> cui si cerca l’estremo, affrontare il formidabile problema

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