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308 g. fichera<br />
blema, concluse scrivendo: « ::: Vielleicht hätte Riemann auch die Ideen zur Ueberw<strong>in</strong>dung<br />
dieser Schwierigkeiten gehabt » [28].<br />
Il problema venne ripreso da Francesco Severi nel 1931, il quale determ<strong>in</strong>ò prima<br />
la condizione perché W assegnata su @Ω (@Ω e W analitiche) fosse la traccia di una<br />
funzione w(z 1 ;z 2 ) olomorfa <strong>in</strong> Ω e successivamente dimostrò che le due equazioni<br />
differenziali di Amoroso sono necessarie e sufficienti a caratterizzare U , provando, <strong>in</strong> tal<br />
modo, la ridondanza della terza condizione <strong>in</strong>tegro-differenziale imposta da Amoroso.<br />
Per scendere più nel dettaglio di questa importante ricerca di Severi (Severi, 1931) [19], diremo che,<br />
supposto @Ω ∈ C ω elafunzione W ∈ C ω (@Ω), è assai facile dimostrare (Wirt<strong>in</strong>ger, 1926) [28] che la<br />
condizione<br />
(9.1) det @(W; z 1 ;z 2 )<br />
@(t 1 ;t 2 ;t 3 ) =0;<br />
essendo t 1 , t 2 , t 3 parametri locali su @Ω, è necessaria perché W sia la traccia su @Ω di una w olomorfa<br />
<strong>in</strong> un campo che contiene @Ω. Severi, con geniale quanto semplice idea, date le ipotesi assunte su @Ω e<br />
W , considerò, nell’<strong>in</strong>torno di ogni punto di @Ω, t 1 , t 2 , t 3 come variabili complesse e W , z 1 e z 2 come<br />
funzioni olomorfe di esse <strong>in</strong> tale <strong>in</strong>torno. La (9.1) esprime allora la dipendenza funzionale di W da z 1 e<br />
z 2 : W = w(z 1 ;z 2 )<strong>in</strong>un<strong>in</strong>torno complesso di ogni punto arbitrariamente fissato su @Ω. Naturalmente<br />
la dipendenza funzionale va <strong>in</strong>tesa <strong>in</strong> senso analitico rispetto alle variabili complesse z 1 e z 2 . Ciò portò<br />
Severi a dovere estendere il teorema dello jacobiano, relativo alla dipendenza funzionale C 1 rispetto a variabili<br />
reali, ad uno relativo alla dipendenza funzionale analitica rispetto a variabili complesse. Cosa che egli,<br />
sostanzialmente, fece. La w(z 1 ;z 2 ) olomorfa <strong>in</strong> un campo A ⊃ @Ω e tale che w = W su @Ω, riesce def<strong>in</strong>ita<br />
<strong>in</strong> tutto Ω <strong>in</strong> virtùdiunfondamentale teorema di Hartogs (1874-1933) nella Teoria delle funzioni analitiche<br />
di più variabili complesse, teorema il quale afferma, appunto, la prolungabilità <strong>in</strong>tutto un campo limitato<br />
Ω di una funzione olomorfa def<strong>in</strong>ita <strong>in</strong> un <strong>in</strong>torno aperto A della frontiera @Ω di Ω. F<strong>in</strong>o a questo punto<br />
Severi non fa alcuna ipotesi concernente L(ρ) su@Ω. Posto W = U + iV , Severi scrive la (9.1) al modo<br />
seguente: L 1 V = L 2 U , L 2 V = − L 1 U , essendo L 1 e L 2 operatori differenziali del primo ord<strong>in</strong>e def<strong>in</strong>iti su<br />
@Ω. Supposto L(ρ) = 0 su @Ω, egli dimostra, usando la teoria delle parentesi di Poisson (1781-1840), che,<br />
data U , esiste V verificante le equazioni considerate se e solo se U verifica due equazioni differenziali del<br />
terz’ord<strong>in</strong>e K 1 U =0,K 2 U =0.Sono queste le due equazioni differenziali già trovate da Amoroso, le quali,<br />
qu<strong>in</strong>di, da sole, sono sufficienti a dimostrare l’esistenza <strong>in</strong> Ω della funzione u = Rw che co<strong>in</strong>cide con U su<br />
@Ω.<br />
Tale lavoro di Severi è, oggi, purtroppo, pressoché ignorato nella letteratura ed il teorema sulla traccia<br />
di una funzione olomorfa w su @Ω è, con notevole superficialità, attribuito, per un equivoco, a S. Bochner<br />
(1899-1982), che mai dimostrò unteorema del genere.<br />
Severi estese i suoi risultati a funzioni di n variabili complesse. Ma, mentre quelli relativi alle funzioni<br />
olomorfe w(z 1 ;::: ;z n ) sono esaurienti, quelli relativi alle funzioni n-armoniche u = Rw sono solo <strong>in</strong>dicativi<br />
e lungi dall’essere conclusivi. Va anche notato che le ipotesi assunte da Severi di analiticitàdi@Ω edi<br />
W sono, <strong>in</strong> un certo senso, mislead<strong>in</strong>g. Infatti, <strong>in</strong> tali ipotesi, la w, che su @Ω subord<strong>in</strong>a W , è prolungabile,<br />
quale si sia L(ρ) su @Ω, <strong>in</strong>uncampo Ω ′ = Ω ∪ A che contiene all’<strong>in</strong>terno Ω. Mase@Ω non è analitica, ma<br />
solo C 2 ,edè: L(ρ) ≤ 0su@Ω, ρ > 0<strong>in</strong>Ω, allora per il teorema di Oka esiste qualche w non prolungabile<br />
<strong>in</strong> Ω ′ ⊃ Ω. Neviene che nel caso @Ω ∈ C 2 non può più esser vero il risultato che èilpunto di partenza<br />
della teoria di Severi: l’esistenza, <strong>in</strong> un <strong>in</strong>torno completo I (<strong>in</strong> C 2 ) del punto z 0 di @Ω,diuna w olomorfa<br />
<strong>in</strong> I che su I ∩ @Ω co<strong>in</strong>cide con la W verificante (9.1). In effetti venne, nel 1936, dimostrato da H. Kneser<br />
(1898-1973) che, se è @Ω ∈ C 2 ,law esiste solo <strong>in</strong> I ∩ Ω se è L(ρ) < 0 <strong>in</strong> I ∩ @Ω. Ingenere, questa w non<br />
è prolungabile a tutto I .<br />
Tale risultato fu per lungo tempo attribuito ad Hans Lewy (1904-1988) che lo aveva riscoperto nel<br />
1956 (Fichera, 1985) [10].<br />
Altro contributo importante recato da Severi nel 1931 alla teoria delle funzioni w<br />
di due variabili complesse è l’avere egli, per primo, esteso a siffatte funzioni il classico