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10 Ferraglio.pdf - BOLbusiness

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19] Dalle anticaglie d’archivio all’Istoria<br />

325<br />

stesso Mazzuchelli fu, infine, testimone di una tardiva riconciliazione<br />

fra i due contendenti.<br />

Quali conclusioni si possono trarre dalla lezione muratoriana<br />

e dall’influenza che questa ebbe sull’ambiente culturale<br />

bresciano della prima metà del Settecento? La risposta è difficilmente<br />

sintetizzabile. C’è però un fatto abbastanza chiaro:<br />

l’ambiente culturale bresciano di inizio secolo era attraversato<br />

da fermenti di rinnovamento, di svecchiamento pur<br />

nel rispetto di una tradizione che in passato aveva prodotto<br />

molto di buono e che poi pareva aver subito un’eclissi lunga<br />

tutto un secolo.<br />

La ripresa dell’attività editoriale di alto livello – dopo una<br />

lunga parentesi di editoria locale corriva per buona parte del<br />

Seicento – unitamente al risveglio dell’interesse per le radici<br />

della storia bresciana sono testimonianze dirette della vitalità<br />

della lezione muratoriana e degli indubbi benefici che questa<br />

apportò all’interno della nostra città. A riprova di ciò emerge<br />

un fatto non trascurabile: se è vero che molte opere muratoriane<br />

andarono ad arricchire le collezioni librarie pubbliche,<br />

monastiche e private di Brescia, è anche vero che molte opere<br />

uscite dalla penna di autori bresciani e qui prodotte, andarono<br />

ad arricchire la libreria privata del modenese e, grazie al<br />

tramite rappresentato dalla sua persona, anche di molti corrispondenti<br />

in altre località d’Italia.<br />

Nel corso del Settecento in Lombardia si assiste all’affermazione<br />

di un nuovo spirito che propugna la scoperta dei documenti<br />

e l’analisi del contenuti degli archivi e che procede attraverso<br />

l’eliminazione sistematica dalla produzione storiografica<br />

delle ricostruzioni di fantasia e il deciso abbandono<br />

delle fonti narrative, terreno prediletto degli storici del Sei-<br />

to di chiedere la riforma delle feste. Il tanto strepitare d’esso eminentissimo<br />

ha fatto abortire la conceputa idea, e sturbato chiunque formava di sì fatti<br />

desiderii. I poveri hanno a lui questa obbligazione e Dio sa quando verrà<br />

più un Papa di tanta benignità...». Ibidem, XI, p. 5167, lettera n. 5561 e p.<br />

5183, lettera n. 5584.

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