DELL - Camera dei Deputati
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nità di lettere, sulla coperta delle quali vi era Nizza di Provenza.<br />
Credete voi che, se Nizza fosse veramente una città italiana (1\;[ormorìo),<br />
questa locuzione si sarebbe usata, sarebbe diventata volgare<br />
e popolare? No certamente.<br />
lVIa, o signori, qual è l'indizio più forte della nazionalità di una<br />
popolazione? Egli è la lingua. Or bene, la lingua che si parla a Nizza<br />
non ha che lontanissima analogia colla lingua italiana, ed è identica<br />
a quella che si parla a Marsiglia, a Tolone, a Grasse. Chi ha viaggiato<br />
nella Liguria trova serbata la lingua italiana nelle sue modificazioni e<br />
ne'suoi vernacoli fino a Ventimiglia. Al di là vi è come un cambiamento<br />
di scena; si trova assolutamente un'altra lingua.<br />
lo non contesto che a Nizza quasi tutte le persone civili avessero<br />
l'abitudine di imparare l'italiano, e potessero far uso di questa lingua;<br />
ma nell'uso comune, o signori, i Nicesi non si valgono dell'italiano;<br />
essi parlano o provenzale o francese.<br />
lVli si opporrà che molti degli antichi nostri colleghi deputati di<br />
Nizza e Nicesi parlavano italiano. :Ma se voi ponete mente chi fossero<br />
questi deputati, dovrete riconoscere che erano o antichi impiegati,<br />
o membri della magistratura e del foro, a cui la lingua italiana doveva<br />
essere per necessità famigliare. l\1a quando Nizza mandò al<br />
Parlatnento persone non appartenenti a queste due categorie, cioè<br />
mandò proprietari o commercianti, questi furono obbligati a far uso<br />
della lingua francese. Infatti i signori Avigdor e Leotardi, entrambi<br />
deputati di Nizza, parlavano sempre in questa <strong>Camera</strong> in francese<br />
Vi è di più: io vi chieggo facoltà di porvi sott'occhio un fatto<br />
famigliare, che perciò appunto ha molta autorità, ed è il fatto che<br />
quegli stessi deputati di Nizza che in seno alla <strong>Camera</strong> peroravano<br />
in lingua italiana, quando scendevano in famigliare colloquio parlavano<br />
invece o il provenzale o il francese.<br />
lo posso assicurare la <strong>Camera</strong> che tutti i deputati nicesi coi quali<br />
mi sono trovato a contatto in famigliare colloquio, tutti, non escluso<br />
il signor Laurenti-Roubaudi, si servirono sempre della lingua francese.<br />
Ho tuttavia un'eccezione a fare per il deputato Bottero; debbo<br />
convenire che, quando egli mi fa l'onore di parlarmi famigliarmente,<br />
si vale o del vernacolo o della lingua italiana: ma se la memoria non<br />
m'inganna, in una circostanza in cui il signor Bottero, adempiendo<br />
al suo uffizio di deputato di Nizza, condusse a me una deputazione<br />
<strong>dei</strong> negozianti di quella città (ricordo volentieri quella circostanza,<br />
perchè il deputato Bottero, che allora sedeva sui banchi di una ricisa<br />
opposizione, fu con me molto cortese, e mi rese un non lieve servizio;<br />
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