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M. Scalia - Il leone e l'acquario - fisica/mente

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La piattaforma deve anche prevedere un'Agenda per la ricerca e<br />

una strategia europea a lungo termine, inclusi programmi pilota<br />

e dimostrativi, per l'idrogeno e le pile a combustibile, che guidi la<br />

transizione, nell’arco di 20 - 30 anni, verso un'economia<br />

orientata all'idrogeno. <strong>Il</strong> rapporto presenta anche le “linee guida”<br />

per la piattaforma, indica le priorità di intervento e le possibili linee<br />

di finanziamento. Altre informazioni, e il loro aggiornamento, sono<br />

reperibili nel sito riportato nella nota bibliografica 8 .<br />

Questo è anche un modo con cui l’Unione europea può porsi come<br />

interlocutore credibile delle politiche energetiche planetarie,<br />

dopo l’esperienza negativa della guerra in Iraq e delle<br />

profonde divisioni che hanno attraversata l’UE, attuale e futura,<br />

nella speranza che il cammino della Convenzione rafforzi la sua<br />

credibilità politica.<br />

In Italia, ci troviamo di fronte alla depri<strong>mente</strong> la politica del<br />

Governo Berlusconi. Certo, l’Ulivo non aveva brillato, ma, se<br />

non altro, era stato emanato nel 2000 il decreto legislativo Bersani<br />

sulla promozione dell’impiego di fonti rinnovabili nella produzione<br />

elettrica, in sintonia con la direttiva europea - la già citata 2001/77<br />

- allora ancora in gestazione. Oggi, l’attuazione del decreto batte il<br />

passo, mentre l’azione del Governo consta di due provvedimenti,<br />

per non parlare della famigerata Ordinanza della Presidenza del<br />

Consiglio dei Ministri in materia di scorie nucleari del 7 marzo<br />

scorso, uno già preso e l’altro in itinere: il decreto<br />

“sbloccacentrali” e il d.d.l. Marzano sull’energia.<br />

Col primo, in nome di un liberismo pezzente, si dà licenza alle<br />

imprese costruttrici di centrali a turbogas e altro di far affari al di<br />

fuori di ogni programmazione e di ogni effettiva esigenza:<br />

100mila megawatt richiesti dalle aziende, circa ventimila già<br />

autorizzati, rispetto a una punta della domanda di 51.980 MW nel<br />

2002 e di un parco elettrico esistente di oltre 70mila MW. Un<br />

provvedimento così grossolano e miope da essere stato<br />

respinto dalla Regione Lazio, governata dalla CdL, che nel<br />

gennaio di quest’anno ha approvato all’unanimità, oltretutto<br />

in materia costituzional<strong>mente</strong> concorrente, la sua<br />

sospensione.<br />

L’altro, il “piano quinquennale”, disegna un programma per i<br />

prossimi cinque anni che definire low profile è ottimistico.<br />

Dovrebbe essere proprio uno strumento del genere a definire una<br />

strategia, gli obiettivi e gli investimenti per politiche energetiche

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