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WATERMARKS – Three Letters From China<br />
16<br />
«Seit <strong>de</strong>r Nie<strong>de</strong>rsch<strong>la</strong>gung <strong>de</strong>r Demokratiebewegung im Jahr 1989 verfolge ich <strong>de</strong>n Umbruch Chinas<br />
so erstaunt wie irritiert: Das Land gleicht einer Grossbaustelle und scheint sich auf <strong>de</strong>r überstürzten<br />
Suche nach sich selbst zu befin<strong>de</strong>n. In dieser vertrackten Gegenwart unternehmen die Protagonisten<br />
zaghafte und zugleich mutige Schritte in die Zukunft.» (Luc Schaedler)<br />
L’acqua è il bene più prezioso: nelle «Tre lettere dal<strong>la</strong> Cina» di Luc Schaedler, così riflessive e sensibili,<br />
diventa evi<strong>de</strong>nte. Dove l’acqua si è esaurita, dove viene inquinata, <strong>la</strong> vita si sfascia. Sul suolo <strong>de</strong>sertificato<br />
di Minqin, nel vil<strong>la</strong>ggio abbandonato di Gansu, il contadino Wei Guanzei può ancora allevare<br />
solo qualche pecora e ven<strong>de</strong>re sementi di finocchio. La maggior parte <strong>de</strong>gli abitanti di quel<strong>la</strong> che una<br />
volta era un’oasi, se ne è andata: Wei dice che avrebbe dovuto farlo anche lui.<br />
Cambio di scena, siamo a Sud: dietro le pittoresche montagne carsiche <strong>de</strong>l vil<strong>la</strong>ggio di Jiuxiaocu, nei<br />
pressi <strong>de</strong>l polo turistico di Yanshuo, l’acqua scen<strong>de</strong> p<strong>la</strong>cidamente verso i campi di riso. Le scritte rosse<br />
<strong>de</strong>lle guardie <strong>de</strong>l<strong>la</strong> rivoluzione maoista non sono scomparse <strong>de</strong>l tutto dai muri. Si capisce quanto<br />
sia difficile e penoso, per <strong>la</strong> comunità <strong>de</strong>l vil<strong>la</strong>ggio, guarire dalle ferite provocate dal terrore <strong>de</strong>l passato.<br />
Sempre che un giorno possano guarire. Li Yuming, figlio di un ex proprietario terriero, ricorda.<br />
Nuovo cambio di scena: ci immaginiamo controvoglia il sapore <strong>de</strong>i pesci che Chen Zaifu raccoglie con<br />
<strong>la</strong> rete sul<strong>la</strong> sua barca nel<strong>la</strong> megalopoli Chongqin. Il professor Wu, un vecchio ambientalista, li compra<br />
ancora e intona instancabile una vecchia canzone. Chen dice: se fossi andato a scuo<strong>la</strong>, non farei<br />
il pescatore.<br />
Tre, quattro regioni <strong>de</strong>ll’Impero di Mezzo e il <strong>de</strong>stino di due generazioni. Lo scorrere <strong>de</strong>ll’acqua e <strong>de</strong>l<br />
tempo legano le storie. La filigrana, «watermarks» <strong>de</strong>l titolo, stigmatizza <strong>la</strong> situazione odierna <strong>de</strong>l<strong>la</strong><br />
Cina, caratterizzata dal<strong>la</strong> fragilità e dall’incertezza. Nel 2011 il regista Luc Schaedler, che è anche dietro<br />
<strong>la</strong> cinepresa, e il suo co-autore e intervistatore Markus Schiesser, che vive in Cina, hanno seguito<br />
per mesi <strong>la</strong> gente nel<strong>la</strong> loro vita quotidiana, hanno vissuto con loro, mangiato, fumato, fino a farsi raccontare<br />
quietamente <strong>la</strong> loro vita.<br />
Ecco il figlio <strong>de</strong>l contadino Wei, attaccato al<strong>la</strong> sua terra natale di Minqin, accompagnato dal<strong>la</strong> moglie.<br />
Una volta l’anno viene ad aiutare il padre nel raccolto e poi torna a guadagnarsi <strong>la</strong> vita a Wusutu, a<br />
600 km di distanza, come <strong>la</strong>voratore stagionale, autista di escavatrice nelle polverose miniere di carbone.<br />
È qui che <strong>la</strong> sua giovane moglie si sente a casa, non presso i suoceri. Un piccolo gesto brusco,<br />
una <strong>la</strong>crima trattenuta dal<strong>la</strong> moglie, o lo sguardo <strong>de</strong>ll’uomo sul pavimento <strong>de</strong>l<strong>la</strong> cucina, entrando nel<strong>la</strong><br />
stanzina che hanno affittato, <strong>la</strong> dicono lunga. Riusciranno a sopravvivere, giovane coppia con un<br />
bambino?<br />
Riuscirà Li Yunchuang, segretario di partito in pensione a Jiuxiancun, nel mezzo di una sequenza ingannevolmente<br />
bel<strong>la</strong>, a mantenere le tradizioni e il senso di comunità che unisce gli abitanti <strong>de</strong>l vil<strong>la</strong>ggio?<br />
E infine, ecco Chaomei, trovatel<strong>la</strong>, con atteggiamenti da maschiaccio, adottando<strong>la</strong> il pescatore<br />
Chen e sua moglie a Chongqin hanno vio<strong>la</strong>to <strong>la</strong> legge che permette di avere solo un figlio e<br />
pertanto vanno incontro a problemi: Chaomei che preferisce essere uomo piuttosto che femmina<br />
nel<strong>la</strong> Cina di oggi e conquista subito i nostri cuori con <strong>la</strong> sua tenera fiducia di sé, riuscirà a sopravvivere<br />
nel<strong>la</strong> «libertà» <strong>de</strong>l<strong>la</strong> megalopoli?<br />
«Mi interessano le persone che stanno dietro le strutture» dice Luc Schaedler. All’inizio questo doveva<br />
essere un film sull’acqua, ne è venuta fuori una storia di vite rimaste in sospeso, storie commuoventi.<br />
Storie fra speranze e occasioni perse in tempi di violenti cambiamenti. (Martin Wal<strong>de</strong>r)<br />
Luc Schaedler<br />
Nato nel 1963 a Zurigo. Studi di Etnologia e Cinema. Dottorato in Etnologia. Col<strong>la</strong>boratore <strong>de</strong>l cinema<br />
Xenix e fra i fondatori <strong>de</strong>l cineclub per bambini Lanterna Magica. Dirige il dipartimento di antropologia<br />
visiva al Völkerkun<strong>de</strong>museum <strong>de</strong>ll’Università di Zurigo (dal 2006 fino al 2008). Dal 1996 regista e<br />
produttore – go btween films zürich; 1997 Ma<strong>de</strong> in Hong Kong (Leipzig, in concorso), 2005 Angry<br />
Monk (Sundance, in concorso), 2013 Watermarks.