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DIE HÜTER DER TUNDRA<br />

20<br />

«Als Filmemacher interessieren mich Menschen, die schwierigen Lebensumstän<strong>de</strong>n mit Lei<strong>de</strong>nschaft<br />

und Humor begegnen. Ihrem Blick will ich folgen und damit durch seine poetischen Motive einen<br />

letztlich politischen Film schaffen.» (René Har<strong>de</strong>r)<br />

All’inizio <strong>la</strong> nonna sie<strong>de</strong> nel soggiorno, vestita pesante, i capelli racchiusi in un fazzoletto colorato.<br />

Carda <strong>la</strong> <strong>la</strong>na con due tavolette di legno dai ferri appuntiti, per ren<strong>de</strong>r<strong>la</strong> sottile e morbida per il fuso.<br />

Par<strong>la</strong>: «Vorrei raccontarvi una storia, che mi tornava sempre al<strong>la</strong> mente. Ma a<strong>de</strong>sso non me <strong>la</strong> ricordo<br />

più.» Probabilmente <strong>la</strong> storia avrebbe raccontato <strong>de</strong>i bei vecchi tempi, prima <strong>de</strong>l crollo <strong>de</strong>ll’Unione<br />

Sovietica, quando i Sami vivevano in molti vil<strong>la</strong>ggi, quando i kolchoz garantivano un’esistenza sicura<br />

e gli allevatori di renne su al nord, potevano coltivare le loro antiche tradizioni.<br />

La luce che filtra attraverso le nuvole illumina <strong>la</strong> tundra sterminata e le mandrie di renne: queste immagini<br />

ci portano nel presente, nel<strong>la</strong> vita quotidiana <strong>de</strong>gli ultimi Sami che combattono per <strong>la</strong> loro sopravvivenza<br />

sul<strong>la</strong> peniso<strong>la</strong> russa di Ko<strong>la</strong>. Appartengono a quell’etnia che abita nel vasto territorio che<br />

si esten<strong>de</strong> a nord <strong>de</strong>l circolo po<strong>la</strong>re artico, dal<strong>la</strong> Norvegia attraverso Svezia, Fin<strong>la</strong>ndia, fino al<strong>la</strong> Russia.<br />

Al centro <strong>de</strong>l documentario c’è Krasnoschtschelje, un vil<strong>la</strong>ggio in un altro mondo. La vita <strong>de</strong>i 500 abitanti<br />

rimasti è molto dura, specialmente in inverno. La soglia <strong>de</strong>l<strong>la</strong> povertà è vicina, l’aspettativa di vita<br />

breve. Non ci sono stra<strong>de</strong>, il servizio medico è stato cancel<strong>la</strong>to, l’unico collegamento con il mondo è<br />

un elicottero che trasporta merci e persone a Murmansk. La gran<strong>de</strong> minaccia è rappresentata dall’esplorazione<br />

<strong>de</strong>l<strong>la</strong> tundra da parte <strong>de</strong>lle multinazionali minerarie. I loro grossi macchinari stanno scavando<br />

nelle vicinanze <strong>de</strong>l vil<strong>la</strong>ggio: i pascoli <strong>de</strong>lle renne nascondono nelle loro viscere oro, p<strong>la</strong>tino e<br />

alluminio.<br />

Non vengono condotte trattative. La terra appartiene al<strong>la</strong> Russia. Nel vil<strong>la</strong>ggio c’è preoccupazione, ma<br />

<strong>la</strong> gente è pronta a combattere per <strong>la</strong> sua esistenza e per le sue tradizioni ancestrali. La maggior parte<br />

<strong>de</strong>gli abitanti non pren<strong>de</strong> in consi<strong>de</strong>razione una vita alternativa in città, a Murmanks. Non vogliono<br />

vivere da nessuna altra parte e alcuni non possono vivere da nessuna altra parte.<br />

Il documentario ci mostra come i Sami sanno ribel<strong>la</strong>rsi, con <strong>de</strong>terminazione, per esempio fondando<br />

un proprio par<strong>la</strong>mento. Sascha, trent’anni, madre di famiglia e <strong>de</strong>putata, si impegna per dare un futuro<br />

al vil<strong>la</strong>ggio. Il senso di appartenenza tiene uniti gli abitanti. Questo si riflette anche durante le gare<br />

annuali di slitte trainate da renne, dove si spera negli spettatori provenienti da lontano. Le istanze <strong>de</strong>vono<br />

essere portate a conoscenza di tutti. Ne va <strong>de</strong>l<strong>la</strong> sopravvivenza <strong>de</strong>l popolo Sami e <strong>de</strong>lle renne,<br />

che <strong>de</strong>vono potersi muovere su un territorio di 1'000 km. La terra <strong>de</strong>ve diventare proprietà <strong>de</strong>i Sami.<br />

Il regista René Har<strong>de</strong>r, che si è dovuto confrontare anche con malintesi culturali, è riuscito in quattro<br />

anni a creare uno stretto contatto con i Sami. Con una picco<strong>la</strong> squadra di tecnici ha fatto riprese per<br />

6 mesi. Contenuto e immagini si fondono. Attraverso ritratti personali e le riprese straordinarie <strong>de</strong>i<br />

pae saggi naturali, il film documenta gli interessi economici di un mondo globalizzato, e sta dal<strong>la</strong> parte<br />

<strong>de</strong>l <strong>de</strong>stino di tutti i popoli indigeni incalzati dallo sfruttamento <strong>de</strong>lle risorse naturali, minacciati e<br />

al<strong>la</strong> fine <strong>de</strong>stinati all’estinzione. (Ma<strong>de</strong>leine Hirsiger)<br />

René Har<strong>de</strong>r<br />

Nato nel 1971 a Costanza. Ha studiato regia e teatro. Dal 1999 <strong>la</strong>vora come regista, autore e attore<br />

nei teatri di Amburgo, Görlitz, Lipsia e Costanza e al<strong>la</strong> TV (ZDF/NRD/arte). Vive ad Amburgo ed è padre<br />

di quattro figli. Ha realizzato diversi cortometraggi come regista e sceneggiatore. Herr Pilipenko und<br />

sein U-Boot (2007), con <strong>la</strong> co-regia di Jan Hinrik Drevs. Dal 2008 insegna recitazione e dirige <strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong><br />

Superiore di Recitazione A<strong>la</strong>nus a Alfter (Bonn). Dal 2007 al 2012 ricerche e riprese per Die Hüter <strong>de</strong>r<br />

Tundra.

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