Anno 0 â Numero 3 â Ottobre 2009 - Il Giullare
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32<br />
la bizona<br />
“Amo il calcio<br />
e Montecatini”<br />
Quella di Bruno Bolchi fu la prima figurina stampata della raccolta<br />
“Calciatori Panini”. Capelli perfettamente pettinati, zigomi forti, mascella<br />
pronunciata con quella maglia dell’ Inter a pari collo dai rigoni<br />
vistosi. Bruno, per tutti Maciste in virtù della stazza statuaria, nasce<br />
a Milano il 21 febbraio del 1940. Tempi duri, e non solo per i calciatori.<br />
Nel settore giovanile dell’ Internazionale tira i primi calci e a soli<br />
18 anni debutta in prima squadra. Alla fine della sua esperienza in<br />
nerazzurro saranno 109 le presenze, impreziosite da 10 reti. Verona<br />
, Atalanta, Torino e Pro Patria (dove gioca, ma anche allena) le tappe<br />
di un carriera chiusa alle soglie dei 32 anni. In Valdinievole arriva nel<br />
1972 per guidare la Pistoiese e quindi l’anno successivo l’Unione<br />
Valdinievole del lungimirante patron Marcello Melani. Si stabilisce a<br />
Montecatini, in Via Mascagni per trasferirsi successivamente nella<br />
quiete del complesso del Vergaiolo. E’ qui che ci riceve, in quella<br />
sorta di eremo che non ha più lasciato, pur girovagando per tutta<br />
l’Italia, isole comprese, nel suo pellegrinaggio da allenatore.<br />
Servizio di<br />
Roberto Grazzini<br />
Foto di Cristiano Bianchi<br />
ra me e la Valdinievole è stato amore<br />
a prima vista - dice guardando fuori<br />
dalla finestra dello studio -. Abituato ai<br />
frenetici ritmi meneghini, qui si arriva a sera<br />
quasi senza accorgersene, gustandoti<br />
ogni momento della giornata. Anche mia<br />
moglie Paola ne rimase colpita e così abbiamo<br />
deciso di far crescere qui i nostri figli<br />
Alessandro ed Andrea. Agli amici increduli al<br />
Nord raccontavo che per i divertimenti era<br />
come essere a Milano - prosegue Bolchi -<br />
al Kursall arrivavano le migliori compagnie,<br />
sia teatrali che musicali, e il Gambrinus era<br />
sempre gremito di gente, fuori e dentro i<br />
portici, per vedere i cantanti del momento. E<br />
non c’era il problema di far smettere la musica<br />
alla 23, 30. Era un piacere passegiare<br />
per i viali principali, tenuti come salotti di<br />
casa”. Una breve pausa, poi con un pizzico<br />
di amarezza aggiunge: Putroppo adesso le<br />
cose sono cambiate. La sera a Montecatini<br />
pare ci sia il coprifuoco. Le strutture ci sono<br />
e la natura fa il resto. Mancano le idee e le<br />
persone giuste al posto giusto”. A questo<br />
punto passiamo a parlare di calcio, il suo<br />
pane quotidiano. “Dalle vostre parti, che ormai<br />
per adozione, reputo pure le mie piace<br />
di più il basket e devo dire che mi sono fatto<br />
trascinare dalla passione per questo sport,<br />
anche perché uno dei miei figli è stato per<br />
diverso tempo il fisioterapista dell’ attuale<br />
Agricola Gloria. Che la gente ami la pallacanestro<br />
e i colori rossoblu ne ho avuto un<br />
esempio tangibile nello spareggio salvezza<br />
della scorsa stagione”. Maciste, tornando<br />
al calcio, parla di Marcello Melani. “Aveva<br />
provato a creare un club che riunisse l’intero<br />
comprensorio, ma probabilmente per<br />
troppo campanilismo, l’esperimento Unione<br />
Valdinievole fallì dopo pochi anni. Mi ricordo<br />
ancora una delle prime riunioni con i dirigenti<br />
di tutte le società. Melani parlò per un’ora<br />
spiegando il suo progetto e quando dette la<br />
parola a chi lo ascoltava la prima domanda<br />
fu: Ma di che colore le facciamo le maglie?<br />
Roba da farti cadere le braccia. A Montecatini<br />
il calcio non ha mai attecchito, a parte<br />
la gloriosa parentesi della serie C 2. La cittadina,<br />
che ha dato i natali a tanti campioni<br />
da tante stagioni vive nell’ anonimato delle<br />
serie inferiori”.