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Speciale: SPORT E "STATO DI SALUTE" - Sport Medicina

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neuropatia clinica periferica o autonomica, il medico diabetologo dovrà in linea<br />

di massima sconsigliare l'attività sportiva agonistica in particolare gli sport<br />

isometrici durante i quali si osservano elevati incrementi della pressione<br />

arteriosa (6, 7).<br />

Numerosi studi hanno dimostrato una correlazione fra sforzo fisico, aumento<br />

della pressione arteriosa, incremento della proteinuria (tale fenomeno sembra<br />

essere dovuto all'incapacità da parte della membrana basale di trattenere<br />

l'albumina quando è presente un aumento della pressione di filtrazione durante<br />

l'esercizio fisico) e aggravamento del danno a carico dei capillari retinici.<br />

Le alterazioni del sistema nervoso autonomico sono responsabili di un mancato<br />

adeguamento della frequenza cardiaca alle esigenze cardiocircolatorie durante<br />

esercizio fisico e in rari casi in presenza di una documentata grave sofferenza<br />

neurovegetativa, di infarto miocardico silente (8).<br />

Indipendentemente dal controllo metabolico e dalla presenza o assenza di<br />

eventuali complicanze a carico dei diversi apparati, l'idoneità all'attività<br />

sportiva agonistica per taluni sport che espongono il praticante a difficili<br />

situazioni ambientali e a rischio, connesse all'uso di mezzi meccanici o a<br />

importanti traumatismi, potrà essere autorizzata solo dopo un'attenta<br />

valutazione del singolo caso e in collaborazione con il medico dello sport: sport<br />

subacquei e nuoto in mare, lotta greco-romana, arti marziali e pugilato, bob,<br />

slittino, discesa libera, salto con sci da trampolino, motociclismo, vela (in<br />

solitaria), motonautica, canoa fluviale, volo a motore, volo a vela, deltaplano,<br />

paracadutismo. In caso di diabete mellito insulino-dipendente, non si potrà<br />

praticare l'automobilismo.<br />

Chiaramente la certificazione di idoneità sarà possibile solo per quei pazienti<br />

che abbiano dimostrato da mesi una sufficiente stabilità nel controllo della<br />

malattia, soprattutto siano culturalmente in grado di adeguare la posologia<br />

insulinica al diminuito fabbisogno cui andranno incontro col progredire<br />

dell'allenamento.<br />

Mentre in condizioni fisiologiche l'esercizio fisico inibisce e sopprime la<br />

produzione endogena di insulina prevenendo l'ipoglicemia che potrebbe<br />

manifestarsi di mano a mano che il muscolo consuma le sue scorte ed utilizza il<br />

glucosio in circolo, un tale meccanismo non può funzionare per l'insulina<br />

somministrata.<br />

Se da un lato il rischio di episodi ipoglicemici durante la pratica sportive è<br />

minimizzabile riducendo la posologia dell'insulina e facendo precedere la<br />

prestazione da un pasto ipercalorico 2-3 ore prima, d'altra parte è vero che<br />

l'atleta diabetico che inizi l'esercizio fisico intenso in condizioni di iperglicemia<br />

marcata o di iniziale ketonemia andrà incontro a serie complicanze con<br />

deterioramento metabolico e ketoacidosi.<br />

Dunque il percorso da seguire dovrebbe essere quello di individuare dei<br />

pazienti con uno stato metabolico sufficientemente stabile, che abbiano<br />

dimostrato di essere affidabili nel seguire le raccomandazioni e che siano<br />

disposti ad andare incontro ad un programma di graduale aumento del carico<br />

di allenamento e di saper adeguare , sotto la guida dello specialista, la terapia<br />

insulinica alle prevedibili minori richieste dell'organismo.<br />

È prevedibile che la diffusione, ora appena agli inizi, delle minipompe per<br />

l'infusione sottocutanea continua di insulina, possa facilitare nell'atleta

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