Maurizio Calvesi - Fondazione Internazionale Premio Balzan
Maurizio Calvesi - Fondazione Internazionale Premio Balzan
Maurizio Calvesi - Fondazione Internazionale Premio Balzan
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
<strong>Fondazione</strong> <strong>Internazionale</strong> <strong>Balzan</strong><br />
<strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong><br />
<strong>Premio</strong> <strong>Balzan</strong> 2008<br />
per le arti figurative dal 1700<br />
Estratto dal libro<br />
Premi <strong>Balzan</strong> 2008. Laudationes, discorsi, saggi, Milano, 2009<br />
LIBRI SCHEIWILLER
© 2009, <strong>Fondazione</strong> <strong>Internazionale</strong> <strong>Balzan</strong>, Milano [www.balzan.org]<br />
© 2009, 24 ORE Motta Cultura, Milano [www.mottaeditore.it]
SOMMARIO<br />
<strong>Premio</strong> <strong>Balzan</strong> 2008 per le arti figurative dal 1700<br />
Motivazione del <strong>Premio</strong> e laudatio 5<br />
Discorso di ringraziamento 7<br />
Sintesi panoramica 9<br />
Progetti di ricerca 18<br />
Dati biografici e bibliografici 20<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Internazionale</strong> <strong>Balzan</strong> 23
<strong>Premio</strong> <strong>Balzan</strong> 2008 per le arti figurative dal 1700<br />
Motivazione del <strong>Premio</strong> e laudatio<br />
5<br />
<strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong><br />
Per lo straordinario lavoro svolto nel campo della storia dell’arte visiva moderna<br />
e contemporanea, che ha contribuito sia a una migliore comprensione<br />
della natura e dello sviluppo del modernismo sia allo studio dell’origine delle<br />
nuove tendenze dell’arte contemporanea.<br />
<strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong>, uno dei più autorevoli storici dell’arte moderna in Italia, è nato<br />
a Roma nel 1927 e si è laureato in Lettere e filosofia nel 1949, presso l’Università<br />
di Roma “La Sapienza”.<br />
Studioso dall’ampio indirizzo storico, con particolare interesse per il ventesimo<br />
secolo, ha iniziato con l’arte della prima Europa moderna ma è rapidamente passato<br />
all’arte del diciannovesimo secolo e a quella contemporanea. Come storico,<br />
è famoso per gli studi su Il sogno di Polifilo di Francesco Colonna, a cui sono dedicati<br />
i suoi libri del 1980 e del 1996.<br />
Nel corso della sua brillante carriera è stato curatore di musei e docente di storia<br />
e critica d’arte. Dopo avere ricoperto la posizione di sovrintendente delle Gallerie<br />
di Bologna e dell’Emilia occidentale, nonché quella di direttore della Pinacoteca<br />
di Ferrara, è passato a Roma, alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea.<br />
È stato professore universitario in diverse città italiane e quindi titolare<br />
della cattedra di Storia dell’arte moderna presso l’Università di Roma “La<br />
Sapienza”, fino al 2002, dove ha diretto per molti anni il Museo-laboratorio per<br />
l’arte contemporanea. Vicepresidente e poi presidente del Comitato per i beni<br />
artistici e storici nell’ambito del Consiglio nazionale per i beni culturali, è rinomato<br />
critico d’arte, nonché direttore di riviste accademiche.<br />
Il lavoro di maggior rilievo di <strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong> è rappresentato dagli studi sulla<br />
storia dell’arte del ventesimo secolo. Nel 1985 ha pubblicato Storia dell’arte contemporanea,<br />
di cui è coautore, testo in cui si analizzano le tendenze dell’arte eu-
<strong>Premio</strong> <strong>Balzan</strong> 2008 per le arti figurative<br />
ropea e italiana dal 1960 fino agli anni Ottanta. Particolarmente significativa è<br />
stata l’edizione di capitoli fondamentali dell’importantissimo Novecento. Arte e<br />
Storia in Italia (2000), un catalogo che non solo documenta le opere ma pone le<br />
basi per la ricerca sulla formazione della tarda arte moderna e dell’arte contemporanea<br />
in Italia.<br />
Le due avanguardie. Dal Futurismo alla Pop Art (1966), ripubblicato più volte fino<br />
al 2001, è considerata la più importante antologia di teoria dell’arte per i movimenti<br />
futuristi, dalle origini fino al cosiddetto secondo futurismo dell’arte contemporanea.<br />
<strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong> ha anche contribuito ampiamente allo studio dell’arte<br />
metafisica, del dadaismo e del surrealismo. Il suo saggio Storia della seduzione<br />
(1999), inteso a rilevare le origini dell’arte contemporanea fin dall’età dell’Illuminismo,<br />
ha dato luogo alla mostra Da Boucher a Warhol.<br />
<strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong>, studioso fecondo e figura fondamentale nello sviluppo dell’arte<br />
contemporanea, può essere definito il decano degli studi nel campo dell’arte moderna<br />
e dell’arte contemporanea nell’Italia attuale.<br />
6
Discorso di ringraziamento<br />
Auditorium, Accademia Nazionale dei Lincei, Roma – 21 novembre 2008<br />
Signor Presidente della Repubblica,<br />
Signori membri della <strong>Fondazione</strong> <strong>Balzan</strong>,<br />
Signori membri del Comitato Generale Premi,<br />
Signore e Signori,<br />
<strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong><br />
Non solo la gratitudine mia personale, vivissima, ma anche la gratitudine di tutti<br />
gli storici dell’arte, porgo e porgiamo alla <strong>Fondazione</strong> <strong>Balzan</strong>, per aver inserito<br />
tra quelle suscettibili di premio anche una materia nobilissima e fondamentale,<br />
come, appunto, la storia e la critica dell’arte, altrimenti troppo spesso<br />
dimenticata nel calendario di grandi e piccoli premi. “Istituzione che ha acquisito<br />
benemerenza assoluta nei confronti della cultura universale”: riprendo parole<br />
pronunciate, qui, per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Balzan</strong>, da Giovanni Conso, nostro<br />
presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei di cui mi onoro di far parte da<br />
lunghi anni. Mi è difficile, peraltro, esprimere quanto il premio attribuitomi dalla<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Balzan</strong> appaghi non la mia vanità ma la fiducia nel mio stesso lavoro<br />
e lo incoraggi a consolidarsi nelle sue fasi conclusive. È un riconoscimento<br />
che va al di là di ogni riconoscimento che io possa aver ottenuto nella mia ormai<br />
lunga vita. Infatti il <strong>Premio</strong> <strong>Balzan</strong>, come è stato detto a giusto e inconfutabile<br />
titolo, è il riconoscimento più prestigioso che il cultore di una disciplina<br />
umanistica possa conseguire.<br />
Questo riconoscimento mi ha raggiunto in quell’età il cui numero viene definito<br />
nella lingua francese quatre-vingts, quattro volte venti anni, in quell’età cioè a<br />
cui difficilmente fa seguito la quinta frazione. Tuttavia ho la buona sorte di poter<br />
contare ancora su molte energie lavorative, e questo premio, rendendomi anche<br />
più libero da eventuali occupazioni di sussistenza, interviene come una scossa<br />
salutare a stimolare vieppiù queste energie, offrendomi la speranza di portare<br />
a termine almeno alcuni dei lavori scientifici che avrei ancora in serbo, e anche<br />
di poter continuare a trovare un contatto con i giovani, coordinando ricerche<br />
di studiosi, che di quelle ventine di anni ne hanno vissuto (i più) meno di<br />
due: alcuni dei quali, peraltro, sono miei ex allievi, ma tra gli ultimi ovvero i più<br />
recenti dei tantissimi che ho avuto, e che come tali non ho potuto assistere nel-<br />
7
<strong>Premio</strong> <strong>Balzan</strong> 2008 per le arti figurative<br />
la ricerca di una stabile occupazione. È questa del drammatico calo dei posti di<br />
ricercatori, una dolorosa realtà, purtroppo, particolarmente italiana, che, signor<br />
Presidente della Repubblica, rischia di paralizzare quelle attività di ricerca che<br />
nei secoli hanno fatto dell’Italia non soltanto un Paese eccellente nell’arte, ma<br />
anche all’avanguardia nelle scienze.<br />
Oltre che, naturalmente, agli illustri componenti della commissione giudicatrice,<br />
il mio ringraziamento va ai presidenti dei diversi Consigli e Comitati della<br />
<strong>Fondazione</strong>, Bruno Bottai, Achille Casanova e Sergio Romano, e anche alla dott.ssa<br />
Suzanne Werder, Segretaria Generale della <strong>Fondazione</strong> <strong>Balzan</strong> “<strong>Premio</strong>”, che<br />
con estrema gentilezza e, mi permetto di dire, ricambiata simpatia mi ha assistito<br />
con opportune informazioni sulle agenda del caso. Un grazie all’amico e collega<br />
storico dell’arte Roberto Ciardi, che ha voluto coadiuvarmi nella presentazione<br />
del vasto materiale documentario.<br />
Soltanto otto personalità di nazionalità italiana, tra più di cento premiati negli<br />
ultimi trent’anni, hanno ricevuto prima di me un <strong>Balzan</strong>. Questo fatto è ulteriore<br />
motivo di orgoglio e di soddisfazione, e più in generale io lo leggo come<br />
un riconoscimento a tutta la disciplina italiana della storia dell’arte, che ha avuto<br />
così tanti insigni protagonisti, a cominciare dal mio maestro-padre, Lionello<br />
Venturi, uno dei pochissimi docenti italiani che preferì l’esilio all’umiliazione di<br />
giurare fedeltà al fascismo, e per poi richiamare quello che è stato un po’ il nonno,<br />
non soltanto mio essendo il padre di Lionello, ma di tutti gli storici dell’arte<br />
italiani, intendo dire il grande Adolfo Venturi. E ancora debbo ricordare i<br />
miei “secondi maestri” Giulio Carlo Argan e Francesco Arcangeli; il mio maestro,<br />
dai libri, di cultura umanistica, Eugenio Garin, che mi ha introdotto a quella<br />
cultura dell’ermetismo che è stata una delle postazioni avanzate dei miei studi<br />
sul Rinascimento, e ancora quell’autentico genio delle avanguardie, forse ancora<br />
misconosciuto, Filippo Tommaso Marinetti, che poco prima di morire,<br />
avendo io quattordici anni, mi introdusse al Futurismo e quindi, di lì, allo studio<br />
dell’arte contemporanea, che ho sempre ritenuto essenziale coltivare anche<br />
per meglio comprendere l’arte più antica. Compiti tutti nei quali sono stato sempre<br />
amorevolmente assistito da mia moglie Augusta, storica dell’arte ella stessa<br />
e animatrice, oggi, della rivista che curo avendola ereditata da Argan, ovvero la<br />
rivista Storia dell’arte.<br />
8
Sintesi panoramica<br />
di <strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong><br />
Professore emerito, Università di Roma “La Sapienza”<br />
<strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong><br />
I miei studi di storia dell’arte occupano sessanta anni, a partire dalla tesi discussa<br />
nel 1949 all’Universita di Roma “La Sapienza” con Lionello Venturi, che riguardava<br />
Simone Peterzano maestro del Caravaggio, mentre la mia prima pubblicazione,<br />
riguardante un altro manierista lombardo, Gian Paolo Lomazzo, è del 1951.<br />
Pertanto l’elenco dei temi trattati è molto lungo e non posso che limitarmi a ricordare<br />
quegli argomenti su cui credo di aver portato i contributi più interessanti.<br />
Di Simone Peterzano ho trovato alcuni inediti tra cui un autoritratto, che ci permette<br />
di conoscere il volto del maestro del Caravaggio, che si dichiara, nella firma<br />
Titiani alumnus. Dalla tesi in poi ho sempre continuato a studiare il Caravaggio,<br />
cui ho dedicato un lungo saggio nel 1971, una monografia nel 1990 e diversi<br />
studi anche in seguito. Accenno brevemente alle novità da me introdotte<br />
negli studi sul Caravaggio, in una radicale revisione della sua poetica e della sua<br />
stessa personalità, revisione che è stata a lungo avversata, ma che ormai è largamente<br />
condivisa. Intanto ho potuto fissare il luogo di nascita del pittore a Milano<br />
e non nella cittadina da cui prende nome, modificando in 29 settembre 1571<br />
la data di nascita, precedentemente creduta risalire al 28 settembre 1573. Rumorosamente<br />
contestati specie dai fans caravaggini del maestro, data e luogo sono<br />
stati confermati dal successivo ritrovamento dell’atto di battesimo.<br />
Le proposte che ho avanzato sulla lettura del Caravaggio (non più visto come<br />
“pittore maledetto” ma come esponente di una sofferta religiosità borromaica,<br />
proposte fin dall’inizio condivise e approfondite dai miei allievi oggi in cattedra,<br />
come Alessandro Zuccari, Stefania Macioce e Caterina Volpi) sono poi di tre ordini:<br />
indicazione di contenuti iconologici e simbolismi (a cominciare da quello<br />
della luce) nelle opere dell’artista, anche in quelle giovanili, e individuazione di<br />
un alto livello culturale, tutt’altro che rozzo, popolano o spontaneistico; segnalazione<br />
di una sua vicinanza all’ambiente oratoriano (già ipotizzata dal Friedländer),<br />
e spiegazione dell’accesso a tale ambiente grazie a un’originaria adesione<br />
alla religiosità di Carlo Borromeo, nonché alla presenza a Roma di Federico Bor-<br />
9
<strong>Premio</strong> <strong>Balzan</strong> 2008 per le arti figurative<br />
romeo, anche in quanto parente della marchesa di Caravaggio e a lei vicino; costante<br />
protezione nei confronti del pittore da parte della stessa marchesa (dato<br />
poi confermato documentariamente) e dei suoi fratelli e nipoti; relazione del pauperismo<br />
caravaggesco con ben precise inclinazioni e ideali o indirizzi dalle connessioni<br />
anche socio-politiche che collegano un certo versante filo-francese della<br />
nobiltà italiana, lo schieramento di “sinistra” della Controriforma e lo stesso<br />
circuito degli ordini mendicanti; centralità infine, in questo quadro, dell’ambiente<br />
oratoriano, e dimostrazione che intorno a esso gravitavano tutti o quasi i collezionisti<br />
e committenti del Caravaggio, dal Vittrice ai Crescenzi, ai Massimo, ai<br />
Medici e a Federico Borromeo stesso, oltre ai Mattei e ai Giustiniani. Un esempio<br />
di analisi iconologica dei dipinti del Caravaggio può riguardare la celebre Vocazione<br />
di S. Matteo della Cappella Contarelli in San Luigi de’ Francesi a Roma.<br />
Buona parte dei miei studi è dedicata alla pittura del Rinascimento e penso siano<br />
particolarmente rilevanti quelli dedicati alla Cappella Sistina, i cui affreschi<br />
ho esplorato sotto il profilo iconologico, riuscendo a mettere in luce, attraverso<br />
il commento di Sant’Agostino e della Patristica, i nessi che collegano le scene<br />
quattrocentesche, tra loro affrontate, della vita di Gesù e della vita di Mosè. Ho<br />
poi individuato, sempre attraverso i testi dei Padri della Chiesa, i precisi rapporti<br />
che legano le coppie di scene quattrocentesche con le soprastanti figurazioni della<br />
volta affrescata da Michelangelo, in modo che l’intera decorazione, non ben<br />
compresa nella parte quattrocentesca e giudicata comunque del tutto priva di<br />
collegamenti con gli affreschi di Michelangelo che sono posteriori di trent’anni,<br />
è risultata invece essere un tutto ben collegato nelle tematiche.<br />
Mi sono attivamente interessato anche della cultura antiquariale a Roma, dal<br />
Quattrocento al Piranesi, e ho portato avanti uno studio radicalmente innovativo<br />
sul più importante testo dell’antiquaria quattrocentesca, ovvero la Hypnerotomachia<br />
Poliphili o battaglia di amore in sogno. Si tratta del più bel libro illustrato<br />
del Rinascimento, pubblicato a Venezia da Aldo Manuzio nel dicembre<br />
del 1499, ricco di riferimenti alla storia dell’arte non solo attraverso le splendide<br />
xilografie che illustrano il singolare romanzo, ma anche attraverso i continui<br />
rimandi a monumenti e sculture, nonché alle frequenti allegorie che ne fanno un<br />
testo fondamentale per penetrare nell’iconologia dell’arte rinascimentale. Le iniziali<br />
dei capitoli, lette l’una di seguito all’altra, danno il seguente acrostico: Poliam<br />
frater Franciscus Columna peramavit, cioè frate Francesco Colonna amò im-<br />
10
<strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong><br />
mensamente Polia. Il libro, sull’indicazione di una nota di Apostolo Zeno che ho<br />
dimostrato essere falsa, era attribuito al frate Francesco Colonna del convento<br />
veneziano dei Santi Giovanni e Paolo. Ho potuto invece restituirlo al vero autore,<br />
il nobile romano Francesco Colonna signore di Palestrina, riconoscendo, nel<br />
tempio che il romanzo descrive, il Tempio della Fortuna Primigenia in Palestrina<br />
sia pure trasfigurato nella fantasia, tempio restaurato dallo stesso Francesco<br />
Colonna che nel 1493 eresse alla sommità del grande Tempio il proprio palazzo;<br />
ho poi individuato diversi riferimenti a monumenti e complessi plastici romani<br />
e decifrato le allegorie di cui il romanzo è ricchissimo, così come è ricco anche<br />
di geroglifici pseudo egiziani. Dal contesto si ricava che il nobile Colonna faceva<br />
parte della celebre Accademia romana di Pomponio Leto, di cui in seguito alle<br />
persecuzioni pontificie si sono perse le tracce, e da tale contesto si ricavano<br />
anche suggerimenti su quella che doveva essere la dottrina, fervidamente devota<br />
all’Antichità, dell’Accademia pomponiana.<br />
È stata questa una delle battaglie più dure della mia carriera di studioso (e da essa<br />
ha preso spunto un recente romanzo americano di grande successo, Il codice<br />
del Quattro, nel quale io sono ricordato come il “noto studioso del Rinascimento”<br />
che scopre la vera identità di Francesco Colonna, subendo attacchi di ogni genere<br />
da un suo rivale accademico). In effetti i fautori della paternità veneziana si<br />
ostinarono a lungo ad attribuire il prezioso libro al frate veneziano. Questi peraltro<br />
era un personaggio sconosciuto, mentre sul nobile romano Francesco Colonna<br />
esistono epigrammi elogiativi che lo paragonano addirittura a Cicerone e a Virgilio.<br />
Ormai tutti i maggiori studiosi (da Salvatore Battaglia e Eugenio Garin a<br />
Carlo Ossola, da Antonio Maria Adorisio a Phillis Pray Bober, da Lamberto Donati<br />
a Silvia Danesi Squarzina, da Francesco Barbieri a Stefano Borsi, da Stefano<br />
Colonna ad Armando Petrucci) hanno accettato la mia attribuzione e la mia interpretazione<br />
del romanzo, nonché i collegamenti con la cultura antiquariale romana.<br />
Tra le tante polemiche risoltesi poi a mio favore ricorderò quella relativa al<br />
celebre mosaico del Nilo, che si trovava e si trova appunto nel santuario di Palestrina<br />
di cui era proprietario Francesco Colonna romano, e che è ricordato nel romanzo.<br />
I fautori della tesi veneziana sostennero che questa citazione dipendeva<br />
semplicemente da un passo di Plinio nel quale il mosaico era ricordato, e non da<br />
una impossibile conoscenza del mosaico stesso, che sarebbe stato scoperto solo<br />
nel Seicento. Io però ho rintracciato citazioni cinquecentesche del mosaico e la<br />
mia allieva Claudia La Malfa ha dimostrato in modo documentario che il mosai-<br />
11
<strong>Premio</strong> <strong>Balzan</strong> 2008 per le arti figurative<br />
co era conosciuto già all’epoca di Francesco Colonna, e certamente ben noto a<br />
lui. Il titolo di frater ricordato nell’acrostico, che tanti equivoci ha causato, dipendeva<br />
dalla qualità, rivestita dal nobile romano, di protonotario apostolico e di<br />
canonico di San Pietro e di San Giovanni in Laterano, ma adombrava allo stesso<br />
tempo la sua appartenenza alla fraternitas dell’Accademia romana.<br />
Accennerò ancora ai miei studi su Giorgione, la cui poetica ho dimostrato essere<br />
influenzata dai Dialoghi d’Amore di Leone Ebreo, presente a Venezia agli inizi<br />
del Cinquecento. Di qui la mia ricerca si è spinta fino a riconoscere l’ebraismo<br />
di Giorgione, il quale dovette essere ebreo, appunto, sia pure forse convertito, o<br />
fortemente vicino, comunque, alla cultura ebraica. Anche questa tesi, inizialmente<br />
non recepita, ha in anni recenti trovato ampia accoglienza e conferme. L’ebraismo<br />
di Giorgione consente di mettere meglio a fuoco la singolare figura di<br />
questo grande pittore, la cui produzione è relativamente ristretta, e costituita in<br />
larga parte da dipinti che illustrano storie del Vecchio Testamento, o da soggetti<br />
profani di non facile interpretazione.<br />
A Piero della Francesca ho dedicato alcuni saggi e una grande monografia (1998,<br />
seconda edizione 2001); ho inquadrato la sua produzione dal punto di vista stilistico,<br />
ma ho approfondito l’esame della sua produzione soprattutto dal punto<br />
di vista iconologico. Non potendo riferire nel dettaglio, anche in questo caso mi<br />
limiterò a ricordare la mia analisi di un’opera affascinante come la Madonna del<br />
Parto di Monterchi.<br />
Anche a Tiziano, Raffaello, Botticelli, Correggio, Bronzino, Annibale Carracci<br />
ho dedicato diversi studi incentrati quasi tutti sull’analisi iconologica e sono in<br />
procinto di pubblicare una raccolta di oltre cinquanta saggi sull’arte italiana del<br />
Rinascimento.<br />
Uno dei miei studi iniziali, relativi al Sacro Bosco di Bomarzo, il cosiddetto Bosco<br />
dei Mostri, è stato da me approfondito in un libro che è uscito nel 2001. Le<br />
sculture del giardino di Vicino Orsini, ricavate nella roccia con risultati in alcuni<br />
casi di una forza straordinaria, erano considerate come il capriccio di un nobile<br />
che, nella seconda metà del Cinquecento, aveva inserito nel proprio parco<br />
delle figurazioni di vario genere, prive di nesso l’una con l’altra, e commentate<br />
in più casi da versi scolpiti nella pietra, versi che erano giudicati divertenti ma<br />
12
<strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong><br />
grossolani. Attraverso la mia analisi, ho inquadrato Bomarzo nel mondo dei poemi<br />
cavallereschi, soprattutto di Bernardo Tasso (Amadigi) e del figlio Torquato,<br />
leggendo il tutto nella chiave delle selva incantata della Gerusalemme Liberata<br />
dove Lucifero si era trasferito con i suoi demoni per sconfiggere l’esercito cristiano,<br />
e ho confortato questa analisi con il ritrovamento delle fonti di quasi tutte<br />
le iscrizioni in versi del giardino che, lungi dall’essere grossolane, riprendono<br />
versi del Petrarca, del Bembo, dell’Ariosto e di Bernardo Tasso.<br />
Un ramo particolare dei miei studi è dedicato al rapporto tra arte e alchimia, tema<br />
inedito non solo in Italia. Come noto, Gustav Jung aveva riconosciuto nei sogni<br />
dei propri pazienti alcune figure del repertorio alchemico, emergenti nel sonno<br />
come forme dell’inconscio collettivo; io ho esteso questo confronto all’arte,<br />
ma non in chiave inconscia bensì di consapevole cultura alchemica, rintracciandone<br />
tracce inconfondibili lungo un arco dell’arte che va dal Rinascimento al Novecento,<br />
da Dürer, soprattutto, a Marcel Duchamp. In chiave alchemica ho potuto<br />
così decifrare la nota incisione düreriana intitolata Melencolia I, riconoscendo<br />
diversi strumenti e immagini proprie dell’opus alchemico e dimostrando<br />
come la parola Melanconia, nel gergo alchimistico, equivalga a Melanosi, ovvero<br />
Nigredo, vale a dire la prima fase del processo.<br />
Negli scritti su Duchamp e nel volume che ho dedicato al maestro francese nel<br />
1975, ho potuto spiegare la sua arte e i suoi presunti non sense alla luce della dottrina<br />
alchemica, rivisitata con sottile ironia dal pittore: il titolo dell’opera principale<br />
di Duchamp (Il Grande Vetro) è il seguente: La mariée mise à nu par ses<br />
célibataires, même, ovvero la sposa messa a nudo dai suoi celibi, idem. Mi sono<br />
reso conto che questo titolo si presta a una seconda lettura, secondo le tecniche<br />
in voga negli ambienti dadaisti dell’epoca. Il secondo titolo è: La Marie est mise<br />
à nue par ses celi-batteurs, seguito dal même che invita alla ripetizione. Sia la sposa<br />
spogliata la sera delle nozze, sia la Vergine Maria assunta in cielo (o messa nella<br />
nuvola) dai suoi battitori o trebbiatori celesti, sono figure della Pietra filosofale;<br />
sia la spoliazione sia la trebbiatura sono infatti processi di purificazione e<br />
vengono adottati come metafore nei trattati di alchimia. Tutta l’opera di Duchamp<br />
è spiegabile in base a giochi anche linguistici del genere.<br />
Siamo con ciò alla parte della mia produzione di studioso che è stata oggetto del<br />
premio (le arti figurative dal 1700). Per quanto riguarda il Settecento, ricorderò<br />
13
<strong>Premio</strong> <strong>Balzan</strong> 2008 per le arti figurative<br />
soprattutto i miei numerosi studi su Giovan Battista Piranesi. Come direttore<br />
della Calcografia Nazionale, nel 1967, ritrovai e pubblicai una stupenda incisione<br />
del Piranesi, che era stata da lui rifiutata per difetti di morsura, e abbandonata<br />
nel retro di due lastre invece utilizzate. In una revisione dei retro di tutte le<br />
lastre, ho scoperto una bellissima Caduta di Fetonte, che appartiene al momento<br />
più felice e celebre del Piranesi visionario, cioè quello delle Carceri e dei Capricci,<br />
oltre ad alcuni rovesci inediti del figlio di Giovan Battista, Francesco. Ho<br />
poi esposte, nei miei scritti sull’incisore, tesi radicalmente innovative, ambientandone<br />
la visione non più in un precoce e delirante romanticismo ma nella tradizione<br />
antiquaria (le Carceri come rievocazione immaginaria del carcere Mamertino<br />
e delle funeste scale Gemonie) e nella cultura illuminista di Vico e di<br />
Montesquieu, intrisa di sentori giansenisti e massonici. Anche la tesi di Piranesi<br />
massone o vicino alla cultura massonica fu ovviamente contestata vivacemente,<br />
ma è stata poi riconosciuta e accettata senza più obiezioni, e la scoperta è diventata<br />
res nullius ma ne sono ugualmente soddisfatto.<br />
Molti architetti e archeologi o scultori tra Sette e Ottocento si sono rivelati massoni,<br />
e tra questi il siciliano Valerio Villareale, morto nel 1854, sul quale affidai<br />
una ricerca a due mie allieve palermitane, Diana Malignaggi e Dora Favatello,<br />
che hanno ritrovato i documenti attestanti l’appartenenza del Villareale alla massoneria,<br />
pubblicandoli in un quaderno da me introdotto. Altri artisti siciliani dell’Ottocento<br />
di cui ho promosso lo studio e introdotto le relative pubblicazioni<br />
monografiche, sono Michele Catti e Antonio Sciuti. Di quest’ultimo peraltro ho<br />
scoperto una bellissima volta affrescata in un palazzo nobiliare di Arpino, che ho<br />
in corso di pubblicazione. Altri ritrovamenti di affreschi di una certa rilevanza<br />
da me effettuati sono quelli dell’Oratorio della Concezione a Ferrara, di Baldassarre<br />
d’Este e collaboratori, che tornarono in luce durante un restauro da me diretto<br />
nel 1957, e gli affreschi di Galileo Chini del 1911 da me scoperti, riportati<br />
in luce e restaurati sotto a una calotta posticcia nella cupola del padiglione centrale<br />
della Biennale di Venezia, Biennale da me diretta per le edizioni del 1984 e<br />
1986.<br />
Oltre ad articoli su Cézanne e Antonio Mancini, un argomento ottocentesco da<br />
me trattato è stato, recentemente, quello di Costantino Simonidis, il noto falsario<br />
ottocentesco di testi antichi, cui Luciano Canfora ha restituito il presunto papiro<br />
di Artemidoro recentemente esposto a Torino. Questo papiro, che dovreb-<br />
14
<strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong><br />
be tramandare l’opera geografica del greco Artemidoro (I secolo a. C.), contiene<br />
una premessa di cui ho potuto ritrovare la chiarissima traccia in un volume<br />
ottocentesco del grande geografo tedesco Carl Ritter e contribuire così a confermare<br />
la clamorosa scoperta di Luciano Canfora.<br />
Tra i numerosissimi studi da me dedicati al XX secolo, ricorderò, oltre quelli già<br />
citati su Marcel Duchamp la monografia su Roberto Melli del 1954 e particolarmente<br />
gli studi sul Futurismo.<br />
A partire dagli anni Cinquanta ho intrapreso una serie di pubblicazioni finalizzate<br />
alla rivalutazione del Futurismo, ottenendo un risultato positivo sia in Italia<br />
sia fuori d’Italia sia pure, nei primi anni, molto faticosamente.<br />
Nel 1953 ho organizzato per conto di Giulio Carlo Argan una grande mostra di<br />
Umberto Boccioni nel Palazzo delle Esposizioni a Roma, e ho curato gli apparati<br />
illustrativi e filologici della monografia di G.C. Argan e M. <strong>Calvesi</strong> su Umberto<br />
Boccioni del 1953, pubblicando una grande quantità di inediti, ristabilendo<br />
in base a documenti rinvenuti presso la sorella del pittore a Verona le date dei<br />
suoi dipinti, fino ad allora per lo più errate, delineandone una prima biografia<br />
completa e curandone un’antologia degli scritti. Comincia da qui la rivalutazione<br />
del Futurismo da me intrapresa, con libri e saggi sull’insieme del movimento,<br />
su Marinetti, Boccioni, Balla, Carrà, Severini, sui rapporti con il Futurismo russo<br />
e le avanguardie europee.<br />
Il mio libro Le due avanguardie. Dal Futurismo alla Pop Art, pubblicato a Milano<br />
da Lerici editore nel 1966 e ristampato da Laterza (Bari) nel 1971, nel 1981,<br />
nel 1991, nel 2001 e nel 2008, contiene gli scritti da me pubblicati su Boccioni e<br />
su altri maestri e aspetti del Futurismo, dal 1958 al 1966.<br />
I miei contributi allo studio del Futurismo sono poi continuati con altri saggi,<br />
volumi e mostre, in una vastissima bibliografia scientifica.<br />
Ho affrontato la poetica del Futurismo sotto vari aspetti, sia pure privilegiando<br />
la forte figura di Umberto Boccioni. Ho tra l’altro contestato radicalmente la tesi<br />
che vorrebbe il movimento legato al fascismo, fascismo che è decisamente posteriore<br />
alla fioritura del movimento stesso, il cui apporto fondamentale si in-<br />
15
<strong>Premio</strong> <strong>Balzan</strong> 2008 per le arti figurative<br />
quadra con coloriture nazionaliste ma anche anarchico-socialiste e radicaleggianti,<br />
nel secondo decennio del XX secolo, pur trovando in seguito in Marinetti,<br />
acceso nazionalista, interventista (come però molti altri intellettuali) e indubbiamente<br />
“esteta della guerra” (da lui sentita come equivalente della rivoluzione),<br />
un adepto del fascismo tuttavia autonomo e problematico (ho rivisitato anche<br />
il manifesto politico del Futurismo, che espone un pensiero schiettamente<br />
“radicale”. Marinetti fu comunque l’unico intellettuale italiano a protestare vivacemente<br />
sulla stampa per i provvedimenti razziali contro gli ebrei). Ho inoltre<br />
messo in luce, attraverso un’attenta analisi dei “Manifesti”, gli apporti indubitabili<br />
dei manifesti marinettiani al dadaismo del Cabaret Voltaire, alla scrittura automatica<br />
del Surrealismo, all’uso di materiali extrapittorici attraverso il “polimaterismo”<br />
boccioniano e prampoliniano e su una serie di anticipazioni fino a<br />
Burri e, a mio avviso, alla Pop Art. Quest’ultima discendenza è stata confermata<br />
da una dichiarazione di Georges Segal.<br />
In sostanza il Futurismo italiano è stato radicalmente da me rivisitato, approfondito<br />
nelle sue motivazioni e poetiche, chiarito nelle sue date, nel suo dare<br />
e nel suo avere, e consegnato così, totalmente ristrutturato criticamente, alla<br />
grande mostra Futurismo e Futurismi curata da Pontus Hulten nel 1986 in Palazzo<br />
Grassi a Venezia, che ha segnato il forte attenuarsi della caparbia ostilità al<br />
Futurismo nella cultura italiana.<br />
Ho ampiamente rivalutato e indagato anche la personalità di De Chirico e i rapporti<br />
tra De Chirico e Carrà all’interno della “Metafisica”, portando inediti contributi<br />
con il libro La Metafisica schiarita. Da De Chirico a Carrà, da Morandi a<br />
Savinio, del 1982. Un terzo blocco della mia bibliografia relativa alle avanguardie<br />
della prima metà del XX secolo è il libro su Duchamp già ricordato, e corredato<br />
di molti altri scritti.<br />
L’arte della seconda metà del XX secolo è stata tempestivamente accompagnata<br />
nel suo farsi dalla mia partecipazione critica, con indicazioni spesso in notevole<br />
anticipo, dall’astrattismo del secondo dopoguerra all’informale, alla Pop Art americana,<br />
agli anni Sessanta in Italia e all’arte povera, all’arte concettuale, e alle avanguardie<br />
extrapittoriche degli anni Settanta, fino al ritorno alla pittura che parte<br />
dagli inizi degli anni Ottanta.<br />
16
<strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong><br />
Sono stato peraltro lo studioso che può vantare il più lungo e assiduo rapporto<br />
di collaborazione con la Biennale di Venezia Arti Visive, dal 1954 al 1997, come<br />
critico, membro delle giurie di premiazione, e delle commissioni di invito, membro<br />
del Consiglio direttivo nonché direttore del settore Arti visive.<br />
Sono stato tra i primi a registrare l’importanza di Alberto Burri, fin dal 1956 e<br />
della Pop Art, fin dal 1963. Attualmente presiedo la <strong>Fondazione</strong> intitolata a Burri<br />
in Città di Castello, mentre dirigo la <strong>Fondazione</strong> intitolata a Umberto Mastroianni<br />
ad Arpino. Sono stato inoltre il primo o tra i primi a segnalare artisti<br />
come Schifano, Ceroli, Festa, Pascali, Kounellis, De Dominicis, Vittor Pisani, Di<br />
Stasio, Mariani. Di recente (anno 2000) ho curato la grande mostra Novecento.<br />
Arte e Storia in Italia nelle Scuderie Papali al Quirinale.<br />
17
<strong>Premio</strong> <strong>Balzan</strong> 2008 per le arti figurative<br />
Progetti di ricerca<br />
Tre ricerche sulle arti figurative in Italia<br />
<strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong> ha destinato la seconda metà del <strong>Premio</strong> <strong>Balzan</strong> 2008 a tre<br />
ricerche, che saranno seguite in prima persona dal premiato e coinvolgeranno<br />
sei giovani studiosi, per due o tre anni a seconda dei casi.<br />
Ricerca A. La cultura antiquaria a Roma da Biondo Flavio a Piranesi. Si tratta di un<br />
filone già frequentato dagli studi ma non sufficientemente approfondito. Dalle opere<br />
degli “antiquari” quattrocenteschi, al problema del Polifilo, al Cartari e al Pignoria,<br />
a Cassiano dal Pozzo, al Kircher, al Venuti e al Piranesi, per ricordare solo<br />
alcuni dei nomi emergenti, si sviluppa una tradizione compatta e ricca di rimandi<br />
interni che ovviamente interessa molto da vicino la storia delle arti figurative, dal<br />
ciclo vaticano del Pinturicchio alle opere stesse del Piranesi. La ricerca dovrà svilupparsi<br />
in tre anni e sarà affidata a tre studiosi: Stefano Colonna (responsabile<br />
della ricerca), Camilla Fiori e Jacopo Curzietti. Sarà seguita in prima persona dal<br />
prof. <strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong> che ha già prodotto diversi studi su queste tematiche.<br />
Ricerca B. Raccolta critica delle fonti e dei documenti relativi ai pittori caravaggeschi<br />
e ricerca di nuovi documenti sugli stessi. La prof.ssa Stefania Macioce, che seguirà<br />
questa ricerca insieme al prof. <strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong>, al prof. Alessandro Zuccari<br />
e alla prof.ssa Caterina Volpi, ha già pubblicato una fondamentale raccolta<br />
dei documenti riguardanti il Caravaggio (S. Macioce, Michelangelo Merisi da Caravaggio.<br />
Fonti e documenti 1532-1724, Roma, 2003). La ricerca intende creare<br />
un corpus analogo per i maggiori pittori caravaggeschi, mettendo insieme una<br />
raccolta criticamente ragionata dei numerosissimi e sparsi documenti già noti e<br />
di altri che potranno venire in luce. Nel corso della ricerca è possibile che emergano<br />
anche nuovi documenti sul Caravaggio stesso, che in tal caso saranno inseriti<br />
nella pubblicazione. Saranno impiegati: Marco Pupillo (responsabile della<br />
ricerca) e Maria Celeste Cola.<br />
Ricerca C. Catalogo completo delle opere di Umberto Boccioni. Esiste già un catalogo<br />
delle opere di Boccioni, compilato dalla dott.ssa Ester Coen con l’assistenza<br />
del prof. <strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong>, che ne ha firmato il saggio introduttivo, e pub-<br />
18
<strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong><br />
blicato nel 1982. Considerate alcune imprecisioni contenute in questo catalogo,<br />
le novità documentarie emerse sul pittore e soprattutto il grande numero di inediti<br />
resi noti in questi ultimi 26 anni, si rende necessario un nuovo catalogo delle<br />
opere, che sarà curato da Alberto D’Ambruoso, con l’assistenza del prof. <strong>Maurizio</strong><br />
<strong>Calvesi</strong>. La ricerca dovrà svilupparsi in due anni.<br />
19
<strong>Premio</strong> <strong>Balzan</strong> 2008 per le arti figurative<br />
Dati biografici e bibliografici<br />
MAURIZIO CALVESI, nato a Roma il 18 settembre 1927, è attualmente Professore<br />
emerito nell’Università di Roma “La Sapienza”; socio nazionale dell’Accademia<br />
Nazionale dei Lincei e socio dell’Accademia Clementina di Bologna.<br />
Si è laureato presso l’Università di Roma “La Sapienza” nel 1949 con Lionello<br />
Venturi. Nel 1955 è entrato nell’amministrazione delle Belle Arti come ispettore,<br />
prestando servizio nella Soprintendenza di Bologna (dove ha diretto la Pinacoteca<br />
Nazionale di Ferrara) e successivamente nella Galleria nazionale d’arte<br />
moderna di Roma, passando poi a dirigere la Calcografia Nazionale di Roma.<br />
Dal 1970 al 1976 professore prima straordinario poi ordinario di Storia dell’arte<br />
nell’Università di Palermo (dove ha avviato importanti studi sull’Ottocento siciliano)<br />
e dall’anno accademico 1976-77 ordinario di Storia dell’arte moderna<br />
nell’Università di Roma “La Sapienza”, dove ha diretto dapprima l’Istituto di<br />
storia dell’arte, poi il Dipartimento dalla sua costituzione fino all’ottobre 2002.<br />
Ha fatto parte (1979-82) del Consiglio direttivo della Biennale di Venezia, di cui<br />
ha poi diretto il settore Arti visive, curando le Biennali del 1984 e del 1986. Dal<br />
1983 al 1988 e dal 1992 al 2001 è stato dapprima vice-presidente, poi presidente<br />
del Comitato per i beni artistici e storici, nell’ambito del Consiglio nazionale<br />
per i beni culturali. Dal 1993 al 2000 ha diretto il Museo-laboratorio per l’arte<br />
contemporanea nell’Università di Roma “La Sapienza”.<br />
Dirige la rivista Storia dell’Arte. Tra il 1986 e il 2001 è stato direttore della rivista Art<br />
e Dossier e poi della rivista Ars. È stato titolare della critica d’arte del Corriere della Sera<br />
tra il 1972 e il 1978, e precedentemente del settimanale L’Espresso.<br />
Dal 2001 presiede la <strong>Fondazione</strong> Burri di Città di Castello e dal 2005 è direttore<br />
dalla <strong>Fondazione</strong> Mastroianni ad Arpino. Dal 2001 cura e dirige la raccolta di<br />
arte del XX secolo presso il Ministero per gli Affari Esteri.<br />
Nel 1953 ha vinto il <strong>Premio</strong> Salento per una monografia sul Barocco Leccese.<br />
Nel 1990 ha vinto il <strong>Premio</strong> Viareggio per la saggistica con il libro Le realtà del<br />
Caravaggio e nel 2002 il <strong>Premio</strong> Morassi per la storia dell’arte con il libro Gli incantesimi<br />
di Bomarzo.<br />
20
<strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong><br />
La produzione scientifica e divulgativa di <strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong> ammonta a circa<br />
duemilacinquecento voci. Tra le numerose esposizioni da lui curate o coordinate,<br />
oltre alla serie di rassegne su Il Quattrocento a Roma e nel Lazio (1981-<br />
82) concluse con la mostra Da Pisanello alla nascita dei Musei Capitolini: l’antico<br />
a Roma alla vigilia del Rinascimento (1988, Roma Musei Capitolini) e alle<br />
varie mostre tenute nell’ambito della Biennale di Venezia (Arte allo specchio,<br />
1984, Arte ambiente scena, 1984, Secessione viennese, 1984, Arte e Scienza,<br />
1986, composta di sette sezioni), si ricordano: De Chirico nel centenario della<br />
nascita (Venezia, Museo Correr, 1988), Giorgio de Chirico pictor optimus (Roma,<br />
Palazzo delle Esposizioni, 1993), Roma anni Sessanta (Roma, Palazzo delle<br />
Esposizioni, 1990), Renato Guttuso (Kunsthalle Tübingen, Kunstmuseum<br />
Düsseldorf, 1991-92), Tamara de Lempicka, (Roma, Villa Medici, 1994), infine<br />
la sezione Arte della mostra Novecento. Arte e Storia in Italia (Roma, Scuderie<br />
del Quirinale, 2001) e La scultura italiana del XX secolo (Yokohama Museum<br />
of Art, 2001).<br />
Come funzionario della Soprintendenza di Bologna ha partecipato all’organizzazione<br />
e alla redazione dei cataloghi della mostra sui Carracci presso l’Archiginnasio,<br />
e di quella sui pittori emiliani del Seicento nella stessa sede. Come<br />
funzionario della Galleria nazionale d’arte moderna ha curato mostre su<br />
Henri Moore, Ben Shan, Enrico Prampolini e altri, e come direttore della Calcografia<br />
mostre di incisioni di Morandi, Carrà, Giovan Battista e Francesco Piranesi.<br />
Ha preso parte ai comitati scientifici di numerose altre mostre, diverse<br />
delle quali relative al Caravaggio, nonché ai Carracci.<br />
Tra i suoi principali libri, ricordiamo: Roberto Melli (De Luca 1954), Le arti in<br />
Vaticano (Skira 1961), Le incisioni dei Carracci (C.E.A.C. 1965), Le due avanguardie<br />
(Lerici 1966 e successive edizioni Laterza a partire dal 1970 fino alla settima<br />
del 2008), Dinamismo e simultaneità nella poetica futurista (Fabbri 1967;<br />
vol. V de L’Arte Moderna), Il Futurismo (Fabbri 1969), Architettura barocca in<br />
Terra d’Otranto (con M. Manieri Elia, Bestetti 1972), Duchamp invisibile (Officina,<br />
1975), Avanguardia di massa (Feltrinelli 1978), Il sogno di Polifilo prenestino<br />
(Officina 1980), La Metafisica schiarita (Feltrinelli 1982), Le realtà del Caravaggio<br />
(Einaudi 1990), La Melanconia di Albrecht Dürer (Einaudi 1993), Piero<br />
della Francesca (RCS Libri, 1998), La “Pugna d’amore in sogno” di Francesco Colonna<br />
romano (Lithos Editrice, 1996), Storia della seduzione (Sellerio 2000), Gli<br />
incantesimi di Bomarzo. Il Sacro Bosco tra arte e letteratura (Bompiani 2001).<br />
21
<strong>Fondazione</strong> <strong>Internazionale</strong> <strong>Balzan</strong><br />
23<br />
<strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong><br />
La <strong>Fondazione</strong> <strong>Internazionale</strong> <strong>Balzan</strong> nasce a Lugano nel 1956 grazie alla generosità di<br />
Lina <strong>Balzan</strong> che, alla morte del padre Eugenio e ispirandosi ai suoi propositi, destina il<br />
cospicuo patrimonio ereditato a un’opera per onorarne la memoria.<br />
Eugenio Francesco <strong>Balzan</strong>, nato a Badia Polesine (Rovigo) il 20 aprile 1874 da famiglia<br />
di proprietari terrieri decaduti, aveva passato quasi tutta la vita lavorativa al Corriere della<br />
Sera di Milano. Entrato al giornale nel 1897, era diventato in pochi anni redattore, capocronaca<br />
e inviato speciale. Nel 1903 il direttore Luigi Albertini gli affidava la gestione<br />
amministrativa della società editrice del Corriere della quale diventava comproprietario<br />
con una piccola partecipazione azionaria. Amministratore abile e oculato, ma anche<br />
personaggio di spicco nella Milano del suo tempo, lasciava l’Italia nel 1933 per l’opposizione<br />
di ambienti ostili all’indipendenza del Corriere. Si trasferiva allora in Svizzera,<br />
tra Zurigo e Lugano, dove si era fatto accreditare da anni le proprie rendite, collocate<br />
con successo, e proseguiva l’intensa attività benefica verso enti e singoli. Rientrato<br />
ufficialmente in Italia nel 1950, Eugenio <strong>Balzan</strong> moriva a Lugano, nella Svizzera italiana,<br />
il 15 luglio 1953.*<br />
La <strong>Fondazione</strong> <strong>Balzan</strong> ha carattere internazionale e agisce attraverso due sedi: una di diritto<br />
italiano e l’altra di diritto svizzero.<br />
La <strong>Fondazione</strong> <strong>Internazionale</strong> <strong>Premio</strong> E. <strong>Balzan</strong> - “<strong>Premio</strong>”, con sede a Milano, ha lo scopo<br />
di incoraggiare, senza distinzioni di nazionalità, di razza e di religione, la cultura, le<br />
scienze e le più meritevoli iniziative umanitarie, di pace e di fratellanza tra i popoli. Vi<br />
provvede attraverso l’assegnazione annuale di quattro premi nelle categorie “lettere, scienze<br />
morali e arti” e “scienze fisiche, matematiche, naturali e medicina”.<br />
Le candidature per i premi nei campi scientifici e umanistici provengono da tutto il mondo,<br />
da enti culturali appositamente interpellati, e sono selezionate dal Comitato Generale<br />
Premi a composizione europea. Dal 2001 l’ammontare di ciascun premio è di un milione<br />
di franchi svizzeri, di cui la metà dovrà essere destinata dal premiato a un lavoro di<br />
ricerca, favorendo preferibilmente i giovani.<br />
Con un intervallo non inferiore a un triennio, la <strong>Fondazione</strong> <strong>Balzan</strong> assegna anche un<br />
“<strong>Premio</strong> per l’umanità, la pace e la fratellanza tra i popoli”, di entità variabile.<br />
La <strong>Fondazione</strong> <strong>Internazionale</strong> <strong>Premio</strong> E. <strong>Balzan</strong> - “Fondo”, con sede a Zurigo, amministra<br />
il patrimonio lasciato da Eugenio <strong>Balzan</strong>.<br />
* Renata Broggini, Eugenio <strong>Balzan</strong> 1874-1953. Una vita per il “Corriere”, un progetto per l’umanità, Milano, 2001;<br />
Renata Broggini, Eugenio <strong>Balzan</strong> 1874-1953. A Biography, Milano, 2007.
<strong>Premio</strong> <strong>Balzan</strong> 2008 per le arti figurative<br />
Organi della <strong>Fondazione</strong> <strong>Internazionale</strong> <strong>Balzan</strong><br />
(dal 1° gennaio 2009)<br />
Consiglio di <strong>Fondazione</strong> “<strong>Premio</strong>”<br />
Bruno Bottai (Italia), Presidente<br />
Carlo Fontana (Italia), Vicepresidente<br />
Marco Cameroni (Svizzera)<br />
Achille Casanova (Svizzera)<br />
Enrico Decleva (Italia)<br />
Paolo Matthiae (Italia)<br />
Alberto Quadrio Curzio (Italia)<br />
Comitato Generale Premi<br />
Salvatore Veca (Italia), Presidente<br />
M.E.H. Nicolette Mout (Paesi Bassi), Vicepresidente<br />
Enric Banda (Spagna)<br />
Giovanni Busino (Italia/Svizzera)<br />
Nicola Cabibbo (Italia)<br />
Bengt Gustafsson (Svezia)<br />
John Richard Krebs (Regno Unito)<br />
Nicole Le Douarin (Francia)<br />
Paolo Matthiae (Italia)<br />
Erwin Neher (Germania)<br />
Antonio Padoa Schioppa (Italia)<br />
Dominique Schnapper (Francia)<br />
Gottfried Scholz (Austria)<br />
Dmitry O. Shvidkovsky (Russia)<br />
Quentin Skinner (Regno Unito)<br />
Werner Stauffacher (Svizzera)<br />
Karlheinz Stierle (Germania)<br />
Marc Van Montagu (Belgio)<br />
Luzius Wildhaber (Svizzera)<br />
Suzanne Werder (Italia), Segretario Generale<br />
Consiglio di <strong>Fondazione</strong> “Fondo”<br />
Achille Casanova (Svizzera), Presidente<br />
Bruno Bottai (Italia)<br />
Luisa Bürkler-Giussani (Svizzera)<br />
Maria Casutt Dietrich (Svizzera)<br />
Carlo Fontana (Italia)<br />
Claudio Generali (Svizzera)<br />
Arina Kowner (Svizzera)<br />
24
I Premi <strong>Balzan</strong> per le lettere, scienze morali, arti,<br />
per le scienze fisiche, matematiche, naturali e la medicina<br />
2008 WALLACE S. BROECKER (USA) scienza del mutamento climatico<br />
MAURIZIO CALVESI (Italia) arti figurative dal 1700<br />
IAN H. FRAZER (Australia/Regno Unito) medicina preventiva, inclusa<br />
la vaccinazione<br />
THOMAS NAGEL (USA/Serbia) filosofia morale<br />
25<br />
<strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong><br />
2007 ROSALYN HIGGINS (Regno Unito) diritto internazionale dopo il 1945<br />
SUMIO IIJIMA (Giappone) nanoscienza<br />
MICHEL ZINK (Francia) letteratura europea (1000-1500)<br />
JULES HOFFMANN (Francia) e<br />
BRUCE BEUTLER (USA)<br />
immunità innata<br />
2006 LUDWIG FINSCHER (Germania) storia della musica occidentale<br />
dal XVII secolo<br />
QUENTIN SKINNER (Regno Unito) storia e teoria del pensiero politico<br />
PAOLO DE BERNARDIS (Italia) e<br />
ANDREW LANGE (USA)<br />
astronomia e astrofisica osservative<br />
ELLIOT MEYEROWITZ (USA) e genetica molecolare delle piante<br />
CHRISTOPHER SOMERVILLE<br />
(USA/Canada)<br />
2005 PETER HALL (Regno Unito) storia sociale e culturale delle città<br />
dall’inizio del XVI secolo<br />
LOTHAR LEDDEROSE (Germania) storia dell’arte dell’Asia<br />
PETER e ROSEMARY GRANT biologia delle popolazioni<br />
(USA/Regno Unito)<br />
RUSSELL HEMLEY (USA) e fisica dei minerali<br />
HO-KWANG MAO (USA/Cina)
<strong>Premio</strong> <strong>Balzan</strong> 2008 per le arti figurative<br />
2004 PIERRE DELIGNE (USA/Belgio) matematica<br />
NIKKI RAGOZIN KEDDIE (USA) il mondo islamico dalla fine del XIX<br />
alla fine del XX secolo<br />
MICHAEL MARMOT (Regno Unito) epidemiologia<br />
COLIN RENFREW (Regno Unito) archeologia preistorica<br />
2003 REINHARD GENZEL (Germania) astronomia infrarossa<br />
ERIC HOBSBAWM (Regno Unito/Egitto) storia europea dal 1900<br />
WEN-HSIUNG LI (USA/Taiwan) genetica e evoluzione<br />
SERGE MOSCOVICI (Francia/Romania) psicologia sociale<br />
2002 WALTER JAKOB GEHRING (Svizzera) biologia dello sviluppo<br />
ANTHONY THOMAS GRAFTON (USA) storia degli studi umanistici<br />
XAVIER LE PICHON (Francia/Vietnam) geologia<br />
DOMINIQUE SCHNAPPER (Francia) sociologia<br />
2001 JAMES SLOSS ACKERMAN (USA) storia dell’architettura (compresa<br />
l’urbanistica e l’architettura del paesaggio)<br />
JEAN-PIERRE CHANGEUX (Francia) neuroscienze cognitive<br />
MARC FUMAROLI (Francia) storia e critica letteraria dal XVI secolo<br />
ad oggi<br />
CLAUDE LORIUS (Francia) climatologia<br />
2000 ILKKA HANSKI (Finlandia) scienze ecologiche<br />
MICHEL MAYOR (Svizzera) strumentazione e tecniche in astronomia<br />
e astrofisica<br />
MICHAEL STOLLEIS (Germania) storia del diritto dal XVI secolo ad oggi<br />
MARTIN LITCHFIELD WEST<br />
(Regno Unito)<br />
antichità classica<br />
26
27<br />
<strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong><br />
1999 LUIGI LUCA CAVALLI-SFORZA<br />
(USA/Italia)<br />
scienza delle origini dell’uomo<br />
JOHN ELLIOTT (Regno Unito) storia moderna dal XVI al XVIII secolo<br />
MIKHAEL GROMOV (Francia/Russia) matematica<br />
PAUL RICŒUR (Francia) filosofia<br />
1998 HARMON CRAIG (USA) geochimica<br />
ROBERT MCCREDIE MAY<br />
(Regno Unito/Australia)<br />
biodiversità<br />
ANDRZEJ WALICKI (USA/Polonia) storia: storia culturale e sociale del mondo<br />
slavo dal regno della Grande Caterina<br />
alle rivoluzioni russe del 1917<br />
1997 CHARLES COULSTON GILLISPIE (USA) storia e filosofia delle scienze<br />
THOMAS WILSON MEADE epidemiologia<br />
(Regno Unito)<br />
STANLEY JEYARAJA TAMBIAH scienze sociali: antropologia sociale<br />
(USA/Sri Lanka)<br />
1996 ARNO BORST (Germania) storia: culture medievali<br />
ARNT ELIASSEN (Norvegia) meteorologia<br />
STANLEY HOFFMANN scienza politica: relazioni internazionali<br />
(USA/Francia/Austria) dei nostri giorni<br />
1995 YVES BONNEFOY (Francia) storia e critica delle belle arti in Europa<br />
dal Medioevo ai giorni nostri<br />
CARLO M. CIPOLLA (Italia) storia economica<br />
ALAN J. HEEGER (USA) scienza dei nuovi materiali non biologici
<strong>Premio</strong> <strong>Balzan</strong> 2008 per le arti figurative<br />
1994 NORBERTO BOBBIO (Italia) diritto e scienza delle politiche<br />
(governo dei sistemi democratici)<br />
RENÉ COUTEAUX (Francia) biologia (struttura della cellula con<br />
particolare riferimento al sistema nervoso)<br />
FRED HOYLE (Regno Unito) e astrofisica (evoluzione delle stelle)<br />
MARTIN SCHWARZSCHILD<br />
(USA/Germania)<br />
1993 WOLFGANG H. BERGER paleontologia, con particolare riferimento<br />
(USA/Germania) all’oceanografia<br />
LOTHAR GALL (Germania) storia: società del XIX e XX secolo<br />
JEAN LECLANT (Francia) arte e archeologia dell’antichità<br />
1992 ARMAND BOREL (USA/Svizzera) matematica<br />
GIOVANNI MACCHIA (Italia) storia e critica delle letterature<br />
EBRAHIM M. SAMBA (Gambia) medicina preventiva<br />
1991 GYÖRGY LIGETI musica<br />
(Austria/Ungheria/Romania)<br />
VITORINO MAGALHÃES GODINHO storia: nascita e sviluppo dell’Europa<br />
(Portogallo) nel XV e XVI secolo<br />
JOHN MAYNARD SMITH (Regno Unito) genetica e evoluzione<br />
1990 WALTER BURKERT (Germania) scienze dell’antichità (bacino mediterraneo)<br />
JAMES FREEMAN GILBERT (USA) geofisica (terra solida)<br />
PIERRE LALIVE D’EPINAY (Svizzera) diritto internazionale privato<br />
1989 EMMANUEL LÉVINAS (Francia/Lituania) filosofia<br />
LEO PARDI (Italia) etologia<br />
MARTIN JOHN REES (Regno Unito) astrofisica delle alte energie<br />
28
29<br />
<strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong><br />
1988 SHMUEL NOAH EISENSTADT<br />
(Israele/Polonia)<br />
sociologia<br />
RENÉ ETIEMBLE (Francia) letteratura comparata<br />
MICHAEL EVENARI (Israele/Francia) e botanica applicata<br />
OTTO LUDWIG LANGE (Germania) (ivi compresi gli aspetti ecologici)<br />
1987 JEROME SEYMOUR BRUNER (USA) psicologia umana<br />
RICHARD W. SOUTHERN<br />
(Regno Unito)<br />
storia medievale<br />
PHILLIP V. TOBIAS (Sud Africa) antropologia fisica<br />
1986 OTTO NEUGEBAUER (USA/Austria) storia della scienza<br />
ROGER REVELLE (USA) oceanografia/climatologia<br />
JEAN RIVERO (Francia) diritti fondamentali della persona<br />
1985 ERNST H.J. GOMBRICH<br />
(Regno Unito/Austria)<br />
storia dell’arte occidentale<br />
JEAN-PIERRE SERRE (Francia) matematica<br />
1984 JAN HENDRIK OORT (Paesi Bassi) astrofisica<br />
JEAN STAROBINSKI (Svizzera) storia e critica delle letterature<br />
SEWALL WRIGHT (USA) genetica<br />
1983 FRANCESCO GABRIELI (Italia) orientalistica<br />
ERNST MAYR (USA/Germania) zoologia<br />
EDWARD SHILS (USA) sociologia<br />
1982 JEAN-BAPTISTE DUROSELLE (Francia) scienze sociali<br />
MASSIMO PALLOTTINO (Italia) scienze dell’antichità<br />
KENNETH VIVIAN THIMANN botanica pura e applicata<br />
(USA/Regno Unito)
<strong>Premio</strong> <strong>Balzan</strong> 2008 per le arti figurative<br />
1981 JOSEF PIEPER (Germania) filosofia<br />
PAUL REUTER (Francia) diritto internazionale pubblico<br />
DAN PETER MCKENZIE, geologia e geofisica<br />
DRUMMOND HOYLE MATTHEWS e<br />
FREDERICK JOHN VINE<br />
(Regno Unito)<br />
1980 ENRICO BOMBIERI (USA/Italia) matematica<br />
JORGE LUIS BORGES (Argentina) filologia, linguistica e critica letteraria<br />
HASSAN FATHY (Egitto) architettura e urbanistica<br />
1979 TORBJÖRN CASPERSSON (Svezia) biologia<br />
JEAN PIAGET (Svizzera) scienze sociali e politiche<br />
ERNEST LABROUSSE (Francia) e<br />
GIUSEPPE TUCCI (Italia)<br />
storia<br />
1962 PAUL HINDEMITH (Germania) musica<br />
ANDREJ KOLMOGOROV (Russia) matematica<br />
SAMUEL ELIOT MORISON (USA) storia<br />
KARL VON FRISCH (Austria) biologia<br />
30
I Premi <strong>Balzan</strong> per l’umanità, la pace e la fratellanza tra i popoli<br />
2007 KARLHEINZ BÖHM (Austria)<br />
2004 COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO<br />
2000 ABDUL SATTAR EDHI (Pakistan/India)<br />
1996 COMITATO INTERNAZIONALE DELLA CROCE ROSSA<br />
1991 ABBÉ PIERRE (Francia)<br />
1986 ALTO COMMISSARIATO O.N.U. PER I RIFUGIATI<br />
1978 MADRE TERESA DI CALCUTTA (India/Macedonia)<br />
1962 S.S. GIOVANNI XXIII (Città del Vaticano/Italia)<br />
1961 FONDAZIONE NOBEL<br />
31<br />
<strong>Maurizio</strong> <strong>Calvesi</strong>
Finito di stampare<br />
nel mese di marzo 2009<br />
a cura di 24 ORE Motta Cultura, Milano<br />
Printed in Italy