L'uscita dalla crisi? Di qua... Tre assi per una ... - Confindustria Trieste
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<strong>Confindustria</strong><br />
L’uscita <strong>dalla</strong> <strong>crisi</strong>?<br />
<strong>Di</strong> <strong>qua</strong>...<br />
Stralci dell’intervista al Presidente della Piccola Industria di<br />
<strong>Confindustria</strong> Giuseppe Morandini a firma di Emanuela<br />
Cherubini, pubblicata su “L’Imprenditore”<br />
Vorrei camminare <strong>per</strong> strada con un<br />
cartello grosso come <strong>una</strong> casa con su<br />
scritto: volete uscire <strong>dalla</strong> <strong>crisi</strong>? Prego<br />
seguire la piccola impresa. Perché, vede, volendo<br />
fare la cronaca di <strong>una</strong> <strong>crisi</strong> così complessa, la<br />
prima osservazione che mi viene in mente è che<br />
vorrei capire, a <strong>qua</strong>lsiasi livello, se c’è e <strong>qua</strong>l è<br />
l’esatta <strong>per</strong>cezione di quella che è la realtà. Da<br />
tempo, sostengo che l’istantanea della situazione<br />
economica di questo paese è racchiusa in due<br />
numeri -30, +30. Il meno sta <strong>per</strong> la riduzione<br />
di ordini. Il più <strong>per</strong> l’incremento degli insoluti.<br />
E se guardo agli ultimi dieci giorni mi rendo<br />
conto che purtroppo, come sempre, sono stato<br />
un inguaribile ottimista. <strong>Di</strong> ora in ora, ai<br />
segnali di allarme già presenti, si aggiungono<br />
ulteriori elementi di criticità. Non è <strong>per</strong> fare il<br />
pessimista: registro solo l’andamento della <strong>crisi</strong><br />
in tempo reale. Ed è altrettanto reale la volontà di<br />
reagire dei nostri imprenditori che non mollano.<br />
Stanno lottando con le unghie e i denti e più si<br />
arrabbiano, più vuol dire che lottano. (…)<br />
Mi chiedo se chi deve assumersi la responsabilità<br />
di decidere abbia fatto ultimamente un giro nelle<br />
zone industriali di questo paese. Ne dubito. Se<br />
l’avesse fatto di certo avrebbe incontrato <strong>per</strong>sone<br />
(…) che dicono la stessa identica cosa: “non<br />
abbiamo mai passato un <strong>per</strong>iodo così, non si<br />
era mai vista un’evoluzione tanto profonda di<br />
<strong>una</strong> <strong>crisi</strong>, in un lasso di tempo così breve. E ogni<br />
giorno, ogni ora che passa va peggio”. Ora, non<br />
credo sia possibile pensare che i <strong>qua</strong>si 5 milioni di<br />
imprenditori che costituiscono il patrimonio più<br />
forte di questo paese, si siano improvvisamente<br />
rimbambiti, tanto da disimparare d’un colpo<br />
a fare il proprio mestiere. La <strong>crisi</strong> c’è. (…) Ma<br />
c’è pure la responsabilità di accettare la sfida di<br />
ripensare la struttura delle nostre aziende <strong>per</strong><br />
non <strong>per</strong>dere la ricchezza di impresa e lavoro, che<br />
abbiamo costruito da generazioni. Dobbiamo<br />
essere consapevoli che da questa <strong>crisi</strong> si esce<br />
solo con <strong>una</strong> nuova piccola industria, <strong>una</strong> nuova<br />
classe dirigente, un nuovo sistema paese. È il<br />
momento di richiamare ognuno alle proprie<br />
responsabilità: imprenditori, banche, sindacato<br />
e politica. (…)<br />
Si deve recu<strong>per</strong>are la quotidianità o<strong>per</strong>ativa delle<br />
banche, che va espressa con un grande ritorno<br />
al territorio di tutti gli istituti di credito, dai più<br />
grandi a quelli che già in questi momenti difficili<br />
stanno dimostrando maggiore vicinanza alle<br />
esigenze delle imprese della nostra dimensione.<br />
Il sistema produttivo ha bisogno di<br />
patrimonializzarsi e di <strong>una</strong> forte iniezione di<br />
liquidità.<br />
Al m<strong>assi</strong>mo nel giro delle prossime tre settimane<br />
va definito un grande progetto che coinvolga tutti<br />
e <strong>qua</strong>ttro questi attori. (…)<br />
Il progetto, come lo chiamo io, delle “<strong>qua</strong>ttro