Luigi Di Ruscio - Biagio Cepollaro, poesia
Luigi Di Ruscio - Biagio Cepollaro, poesia
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Milano agosto 1963<br />
Sto a pentirmi dei peccati che non ho commesso<br />
questa morra senza più l'urlo dei numeri<br />
a controllare tutte le visioni<br />
e per ogni oggetto metto da parte una immagine<br />
quale Iddio dovrò abbracciare<br />
per starmene in armonia con me stesso<br />
per staccarmi da dosso questi accanimenti<br />
in delirio in queste strade con gente ultimo modello<br />
la natura in cinerama gli uccelli tutti accordati<br />
bacio la mia donna e sulla bocca mi rimane la<br />
marca<br />
e tu Cristo ingessato ora dovevi venire a fare il<br />
messia<br />
la tua voce l'avremmo udita girando la manopola<br />
della radio<br />
il tuo supplizio l'avremmo visto nei programmi di<br />
Eurovisione<br />
non posso più vivere in quest'aria che accieca<br />
in queste strade massacrate al di là del mio prossimo<br />
nella mia camera che confonderei con tutte le altre<br />
se nella tasca non avessi il nome della via e il numero<br />
col mio viso che confondo in tutti questi visi<br />
ormai sono poche le cose che mi fanno rimanere<br />
vivo in me stesso<br />
ma a costo di vivere in perfetto rancore<br />
lotto con odio per la irripetibilità di questa mia vita<br />
questa macchia d'acqua sul muro della mia camera<br />
che è figura solo per me di stupende battaglie<br />
d'angeli.<br />
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