Spiritualità 104 Nel Segno del Sangue con la sua infinita misericordia è sempre pronto ad accoglierci e darci il suo paterno perdono. Questo è il cammino del sacramento della penitenza o riconciliazione, comunemente detto “confessione”, che ci porta ad accusare le nostre colpe con sincero pentimento e a fare forte proposito di non peccare più in avvenire, per ristabilire, con Dio e i fratelli, quel circuito d’amore interrotto dal peccato. E è proprio a questo riguardo che vogliamo fare qui una riflessione: nel rimedio che la Chiesa ci offre contro il peccato, appunto il sacramento della riconciliazione, noi verifichiamo attentamente se con esso riusciamo sempre a ristabilire con i fratelli quel rapporto d’amore interrotto. Ciò perché dalla nostra personale esperienza, e non solo, emerge che alcune persone, le quali per vari motivi si sono contrastate con un loro simile fino a rompere definitivamente il loro rapporto di amicizia, di fratellanza, pur animate da buona volontà, si accostano al sacramento della riconciliazione confessando la loro colpa anche col cuore contrito, ma poi rimangono ugualmente lontani da quella persona, e neppure si sentono minimamente in dovere di adoperarsi in qualche modo per ripristinare quel rapporto spezzato. Per queste persone, il fatto di aver provveduto a confessare il proprio peccato, significa aver adempiuto la ”prescrizione”, aver fatto il proprio “compito”, e perciò sentirsi liberate da tutto. Ma non è così. Non basta essere pentiti, poiché il senso vero del sacramento della penitenza è mettere fine ai nostri atteggiamenti peccaminosi, con forte volontà e impegno. Ecco allora la necessità di riparare le nostre colpe, e farlo riportando la nostra condotta ad essere nell’amore, nella comunione, nella carità. Solo così il peccato che aveva ferito il cuore di Dio può trovare rimedio, e il peccatore sentirsi rinato e ricondotto alla grazia. In tal modo ci si riconcilia con Dio e allo stesso tempo con la Chiesa, giacché, come sappiamo, il peccato rompe l’armonia esistente nel Corpo Mistico di Cristo. E è la stessa Chiesa che poi aiuta il peccatore a ritornare alla comunione interiore con essa e a restituirlo alla grazia di Dio. La riconciliazione, però, va fatta con sincerità, con umiltà, senza recriminazione, senza rancore, col cuore libero e aperto all’altro, poiché essa implica un ritrovarsi nella propria interiorità, per portare all’altro l’amore di Cristo con la propria persona, in un vincolo di carità e di collaborazione, compreso il desiderio di correggersi e educarsi vicendevolmente, al fine di compiere il bene. Tuttavia bisogna convenire che non è sempre facile ricomporre situazioni difficili, soprattutto quando siamo stati noi ad essere offesi, maltrattati o fortemente danneggiati. Per “ricucire”, riaprirsi cioè all’effettiva comunione con l’altro, occorre, a volte, procedere con molta cautela e discrezione, essere soprattutto umili e pazienti nel fare quei passi necessari e utili allo scopo. Non possiamo, quindi, ottenere il perdono di Dio se a nostra volta non perdoniamo e non ci apriamo alla riconciliazione fraterna. Gesù stesso ci ha insegnato nella preghiera del Padre nostro, a dire: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori, volendoci con ciò significare che siamo nell’amore del Si - gnore se siamo in amicizia con i fratelli. E san Giovanni ci dice che chi non ama il prossimo non ama Dio (cfr 1 Gv 4, 20). Quindi, solo se perdoniamo totalmente e con amore possiamo sentirci riammessi alla grazia di Dio. È così che possiamo partecipare e condividere la Pasqua del Signore. Gesù ha detto: Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono (Mt 5, 23-24). Pertanto occorre ve - dere se siamo degni di unirci a Gesù Cristo mangiando il suo Corpo e bevendo il suo Sangue, perché se non lo siamo, mangiamo e beviamo la nostra condanna (1 Cor 11, 27-29). Vinto così il nostro male con la vittoria di Cristo sul peccato, e, quindi, irrobustiti nella fede e informati al vero spirito di carità, possiamo incamminarci per il mondo sempre più pronti a tenere una condotta ispirata a quell’amore, fiduciosi che la presenza di Cristo in noi sarà continuo stimolo per feconde azioni di bene.
Nel Segno del Sangue 105 L’angolo della poesia Lʼangolo della poesia Sabato Santo Senza più il Verbo dov'è la Tua Parola? Nel grido di dolore del tuo Figlio la creazione trova il suo riscatto, ma il Tuo silenzio... Sabato Santo! Si strugge nell'attesa la carezza di Maria, e nel Tuo mutismo anche l'ateo incontra il suo Dio. Ferdinando Battaglia O armonia O armonia del cuore non mi lasci mai: è un canto la tua voce su ali d’usignolo. Vibri come una stella più della sua luce e con un sol respiro l’Universo sei. O armonia del cuore non mi lasci mai. Maria Caterina Scandàle