Libretto - Gregoriano - Io sono - Comune di Modena

GLI AMICI
DEL DUOMO
Cappella Musicale del Duomo di Modena
Anno di fondazione 1453
La Musica della Cattedrale
Anno 2010/2011
I musei
del duomo
X EDIZIONE
delle
SETTIMANE
della
CAPPELLA
MUSICALE
In memoria di Mons. Rino Annovi
Domenica 15 maggio:
IV Domenica di Pasqua.
inCanto Gregoriano
ore 10 S. Messa in latino e canto gregoriano
(secondo il Messale di Paolo VI)
ore 11.45 Ora sesta e Regina cœli
(secondo il LIBER USUALIS)
ore 17 Secondi Vespri Capitolari
(secondo il LIBER USUALIS)
presiede il can. Mons. Luigi Biagini, Maestro delle
Celebrazioni episcopali
ore 19
Compieta
(secondo il LIBER USUALIS)
N.B. In tutte le altre SS.Messe celebrate durante la
giornata sarà eseguito del repertorio gregoriano.
FONDAZIONE
CASSA DI RISPARMIO
DI MODENA
ANTICA FARMACEUTICA MODENESE
Gruppo Alleanza Salute Italia
- 1 -
Ufficio Scolastico
Provinciale di Modena
Comune
di Modena
Provincia
di Modena

TESTI DELLE PREGHIERE DI
1 - ORA SESTA
2 - REGINA CŒLI
3 - SECONDI VESPRI
4 - COMPIETA
• STORIA DEL CANTO GREGORIANO
- 2 -

X EDIZIONE DELLE SETTIMANE DELLA CAPPELLA MUSICALE
inCanto gregoriano
Domenica 15 maggio 2011
m
in memoria di Mons. Rino Annovi
m
Schola Gregoriana del Duomo di Modena
Daniele Bononcini, direttore
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DOMINICA AD SEXTAM
ORA SESTA DELLA DOMENICA
Pater noster. Ave Maria
In principio horae
Deus in ad jutórium méum intende.
Dómine ad adjuvàndum me festína.
Glória Pàtri, et Filio,et Spirítui Sancto. Sicut érat in princípio,
et nunc, et semper, et in saécula saeculórum. Amen.
Alle¬lúia.
HYMNUS
Rector pótens, vérax Déus,
qui térmperas rérum víces,
splendóre mane illúminas,
et ignibus meridiem :
Exstingue fiàmmas lítium,
Aufer calórern nóxium,
Cónfer salútem córporum,
Veramque pàcem córdium.
Praésta, Pàter piissime,
Patríque compar Unice,
Cum spiritu Paraclito,
Régnans per ómne saéculum. Amen.
Padre nostro. Ave Maria
All’inizio dell’ora
O Dio vieni in mio aiuto.
Signore, affrettati a soccorrermi.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio
e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
Alleluia
INNO
Signore potente e vero Dio,
che governi l’intero universo,
tu illumini di splendore il mattino
e avvampi di fuoco il mezzodì.
Spegni le fiamme delle discordie,
allontana la vampa delle passioni,
concedi la salute del corpo
e la vera pace del cuore.
Ascoltaci, o Padre piissimo,
e tu Figlio uguale al Padre
che con lo Spirito Paraclito
regni per tutti i secoli. Amen.
ANTIFONA
ALLELUIA, ALLEUIA, ALLELUIA
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ANTIFONA
ALLELUIA, ALLEUIA, ALLELUIA

Ps. 118. VI.
Defécit in salutàre túum anìma mé: * et in vérbum túum
supersperàvi.
Defecérunt óculi méi in elóquium úum,* dicéntes: Quando
consolàberis me?
Quia factus sum sicut úter in pruína: * justificatiónes túas
non súm oblitus.
Quot sunt díes sérvi túi? * quan¬do facies de persequéntibus
mé judicium ?
Narravérunt míhi iniqui fabulatiónes: * sed non ut lex túa.
Omnia mandàta túa véritas: *
inique persecúti sunt me, adjuva me.
Paulo minus consummavérunt mé in térra: * égo autem non
derelíqui mandata túa.
Secúndum misericórdiam túam
vivifica me: * et custódiam testi¬mónia óris túi.
In aetérnum, Dómine, * vérbum túum pérmanet in caélo.
In generatiónem et generatiónem veritas túa: * fundàsti
térram, et pérmanet.
Ordinatióne túa persevérat díes: * quóniam ómnia serviunt
tibi.
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Salmo 118. VI
Si è illanguidita la mia anima mentre anelava alla tua salvezza: *
ma io ho riposto la mia speranza nella tua parola.
Si sono stancati i miei occhi in attesa della tua parola, * dicendo:
Quando sarà che verrai a consolarmi?
Poiché sono divenuto simile a un otre coperto dalla brina: * non ho
dimenticato i tuoi precetti.
Quanti sono i giorni del tuo servo? *
Quando farai giudizio di coloro che mi perseguitano?
Gli iniqui mi raccontarono favole,* ma esse non erano la tua legge.
Tutti i tuoi precetti sono verità; * sono stato perseguitato iniquamente,
tu dammi aiuto!
Per poco non mi hanno consunto sopra la terra, * ma io non ho
abbandonato i tuoi comandi.
Fammi vivere per la tua misericordia * e custodirò i comandamenti
della tua bocca.
In eterno, o Signore, * la tua parola rimane stabile nel cielo.
La tua verità è per tutte le generazioni:*
tu fondasti la terra ed ella per te sussiste.
Per tuo comando i giorni si susseguono,*
poiché tutte le cose obbediscono a te.

Nisi quod lex túa meditatio méa est: * tunc forte periíssem in
humilitate méa.
In aetérnum non oblivíscar justi¬ficatiónes túas: * quia in
ipsis vivi¬ficasti me.
Túus sum égo, salvum mé fac: *
quóniam justificatiónes túas exquisivi.
Me exspectavérunt peccatóres ut
pérderent me: * testimónia túa intelléxi.
Omnis consummatiónis vidi fi¬nem: * latum mandútum
túum nímis.
Se mia meditazione non fosse stata la tua legge, * allora forse sarei
perito nella mia miseria.
Non scorderò in eterno le tue prescrizioni, * poiché in esse mi hai
dato la vita.
Io sono tuo, salvami tu, * poiché ho cercato con avidità i tuoi
precetti.
I peccatori mi hanno atteso per rovinarmi; * io ho cercato di comprendere
i tuoi insegnamenti.
Di ogni cosa perfetta io ho visto il termine: * ma il tuo comandamento
si estende oltre ogni termine.
Ps. 118. VII.
Quómodo diléxi légem túam Dómine! * tóta die meditàtio
méa, est.
Super inimicos méos prudéntem’, me fecísti mandato túo: *
quia in aetérnum míhi est.
Super ómnes docéntes me intel¬léxi: * quia testimónia túa
meditatio méa est.
Super sénes intelléxi: * quia mandata túa quaesivi.
Salmo 118. VII
Come ho amato la tua legge, o Signore! *
Per tutto il giorno essa è la mia meditazione.
Mi rendesti più prudente dei miei nemici, per mezzo dei tuoi
precetti * che io ho continuamente davanti.
Io ho capito più di tutti quelli che mi istruivano, * poiché i tuoi
precetti sono la mia meditazione.
Ho compreso più degli anziani, * poiché ho investigato i tuoi comandamenti.
Ab ómni via màla prohíbui pédes méos:* ut custódiam
vérba túa.
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Da ogni cattiva strada ho tenuto lontani i miei passi, * per osservare
i tuoi precetti.

A judíciis túis non declinavi: *
quia tu légem posuisti míhi.
Quam dúlcia fàucibus méis eló¬quia túa! *
super mel óri méo.
A mandatis túis intelléxi: *
proptérea odivi ómnem víam iniquitatis.
Lucérna pédibus méis vérbum túum, *
et lúmen sémitis méis.
Juravi, et stútui * custodire judicia justítiae túae.
Humiliaitus sum usquequaque Dómine: *
vivifica me secúndum vérbum túum.
Voluntaria óris méi beneplàcita fac Dómine: *
et judícia túa dóce me.
Anima méa in manibus mis sémper: *
et légem túam non súm oblitus.
Posuérunt peccatóres laqueum mihi: *
et de mandatis túis non erravi.
Heaereditàte acquisivi testimónia túa in aeternum: *
quia exsultàtìo cordis mei sunt.
Non mi discostai dai tuoi giudizi,*
poiché per me tu hai stabilito una legge.
Quanto sono dolci al mio palato le tue parole! *
più del miele alla mia bocca.
Ho imparato dai tuoi comandamenti, *
per questo io odio ogni via di iniquità.
Lucerna ai miei passi è la tua parola, *
ed è luce ai miei sentieri.
Ho giurato e ho deciso * di osservare i giudizi della tua giustizia.
Io sono ovunque umiliato, o Signore, *
dammi vita secondo la tua parola.
Siano graditi a te, Signore, i sacrifici volontari della mia bocca *
ed insegnami i tuoi giudizi.
Porto sempre l’anima mia nelle mie mani *
e non ho dimenticato la tua legge.
I peccatori mi tesero il laccio, *
ma io non uscii dalla strada dei tuoi precetti.
Per mia eterna eredità ho acquistato i tuoi precetti, *
perché essi sono il gaudio del mio cuore.
Inclinàvi cor méum ad faciéndas justificatiónes túas in aeternum,*
propter retributiónem.
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Ho piegato il mio cuore ad eseguire i tuoi comandi in eterno, *
per desiderio della tua retribuzione.

Ps. 118. VIII.
Iníquos ódio habui: * et légem túam diléxi.
Adjútoret suscéptor meus es tu: * et in vérbum túum supersperavi.
Declinàte a mé maligni: * et scrutàbor mandàta Déi méi.
Súscipe, me secúndum eloquium tuum, et vivam: * et non
confúndas me ab expectatióne méa.
Adjuva me, et salvus éro: * et meditàbor in justificatiónibus
túis sémper.
Sprevistí ómnes discedéntes a ju¬diciis túis: * quia injústa
cogitatio eórum.
Praevaricantes reputàvi ómnes peccatores térrae: * ideo
diléxi te¬stimónia túa.
Confige timóre túo carnes méas: * a judíciis enim túis tímui.
Feci judícium et justítiam: *non tràdas me calumniúntibus
me.
Súscipesérvum túum in bónum: * non calumniantur mé
supérbi.
Oculi méi defecérunt in salutare túum: * et in elóquium
justítiae túae.
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Salmo 118. VIII
Ho odiato i malvagi * ed ho amato la tua legge.
Tu sei mio aiuto e mia difesa,* ed ho vivamente sperato nella tua
parola.
Allontanatevi da me, malvagi, * ed io osserverò i comandamenti
del mio Dio.
Accoglimi secondo la tua parola e fa’ che io viva, * non permettere
che nell’attesa io resti confuso!
Aiutami e sarò salvo * e mediterò sempre i tuoi precetti.
Hai disprezzato quanti si allontanavano dai tuoi precetti, * poiché
ingiusto era il loro pensiero.
Prevaricatori io ritenni tutti i peccatori della terra, * perché ho
amato i tuoi insegnamenti.
Inchioda col tuo timore le mie carni,* poiché ho temuto i tuoi giudizi.
Ho praticato la rettitudine e la giustizia:*
non consegnarmi ai miei calunniatori!
Aiuta il tuo servo a fare il bene, *
non mi calunnino i superbi!
Si sono stancati i miei occhi nell’attesa della tua salvezza * e delle
parole della tua giustizia.

Fac cum sérvo túo secúndum mi¬sericordiam túam: * et
justificatiónes túas dóce me.
Sérvus túus sum égo: * da míhi intelléctum, utscíam testimonia
túa.
Témpus faciéndi, Dómine: * issipavérunt légem túam.
Ideo diléxi mandata túa, * super àurum et topàzion.
Proptérea ad ómnia mandúta tua dirìgébar: * omnem viam
iniquam ódio habui.
ANTIFONA
ALLELUIA, ALLELUIA, ALLELUIA
Tratta il tuo servo secondo la tua misericordia * ed insegnami i
tuoi precetti!
Io sono tuo servo: *
dammi intelletto, affinché intenda i tuoi precetti!
È tempo di agire, Signore, * essi hanno rovinato la tua legge.
Per questo io ho amato i tuoi comandamenti,* più che l’oro e i topazi.
Per questo io mi incamminai verso l’osservanza dei tuoi comandamenti
* ed ebbi in odio tutte le vie di iniquità.
ANTIFONA
ALLELUIA, ALLELUIA, ALLELUIA
CAPITULUM
Scitis, fratres mei dilectissìmi. Sit autem omnis homo velox
ad audiendum: tardus autem ad loquendum et tardus ad
iram. * Ira enim viri justitiam Dei non operatur. Deo gratias
RESPONSORIUM BREVE
Surrexit Dominus vere:*
Alleluia, alleluia.
Et apparuit Simoni.
Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto.
VERSICULUS ET RESPONSORIUM
Gavisi sunt discipuli, alleluia
Viso Domino, alleluia.
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CAPITOLO
Voi siete consapevoli, fratelli miei dilettissimi. Ogni uomo, poi, sia veloce
nell’ascoltare, lento invece nel parlare e lento all’ira. *L’ira di un uomo,
infatti, non si preoccupa della giustizia di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
RESPONSORIO BREVE
Il Signore è veramente risorto
Alleluia, alleluia.
Ed è apparso a Simone.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
VERSETTO e RESPONSORIO
I discepoli gioirono, alleluia
Per aver visto il Signore, alleluia.

ORATIO
Deus qui erràntibus, ut in viam possint rcdíre justítiae,
veritàtis tuae lumen osténdis: da cunctis qui christiana professióne
censéntur, et illa respúere quae huic inimica sunt
nomini; et ea quae sunt apta sectari. Per Dominum.
In fine horae
Benedicamus Domino!
Deo Gratias.
REGINA COELI
Regina caeli, laetare, alleluia:
Quia quem meruisti portare. alleluia,
Resurrexit, sicut dixit, alleluia,
Ora pro nobis Deum, alleluia.
V. Gaude et laetare, Virgo Maria, alleluia.
R. Quia surrexit Dominus vere, alleluia.
Oremus: Deus, qui per resurrectionem Filii tui Domini
nostri Jesu Christi mundum laetificare dignatus es: praesta,
quaesumus, ut per eius Genitricem Virginem Mariam
perpetuae capiamus gaudia vitae. Per eundem Christum
Dominum nostrum. Amen.
3 Gloria
Requiem aeternam
ORAZIONE
O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità, affinché
possano tornare sulla via della giustizia, concedi che tutti coloro
che si definiscono cristiani, disprezzino ciò che è in contrasto con
tale nome e seguano, invece, quanto con esso si accordi. Per il
nostro Signore.
Al termine dell’ora
Benediciamo il Signore!
Rendiamo grazie a Dio.
REGINA COELI
Regina del cielo, rallegrati, alleluia:
Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia,
è risorto, come aveva promesso, alleluia.
Prega il Signore per noi, alleluia.
V. Gioisci e rallegrati, Vergine Maria, alleluia.
R. Poiché il Signore è veramente risorto, alleluia.
Preghiamo: O Dio, che nella gloriosa risurrezione del tuo Figlio
hai ridato la gioia al mondo intero, per intercessione di Maria
Vergine concedi a noi di godere la gioia della vita senza fine. Per
Cristo nostro Signore. Amen.
3 Gloria
L’eterno riposo
m
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DOMNICA AD VESPERAS
SECONDI VESPRI DELLA DOMENICA
In principio horae
Deus in adjutórium méum inténde. Dómi¬ne ad adjuvàndum
me festína. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sàncto.
Sicut érat in principio, et nunc, et semper, et in saécula
saeculórum. Amen.
All1úia.
ANTIFONA
Alle1úia, alleluíia, alleluia.
Ps. 109
1. Díxit Dóminus Dómino méo: * Séde a déxtris mé-is.
2. Donec pónam inimicos túos, * scabéllum pédum tuórum.
3. Virgam virtútis túae emittet Dóminus ex Síon: * dominàre
in mé¬dio immicórum tuórum.
4. Técum princípium in die virtútis túae in splendóribus
sanctorum: * ex útero ante luciferum génuí te.
5. Juràvit Dóminus, et non paenitébit éum: * Tu es sacérdos
in aetérnum secúndum órdinem Melehisedech.
6. Dóminus a dextris túís, * confrégit in díe irae súae reges.
All’inizio dell’ora
O Dio vieni in mio aiuto. Signore, affrettati a soccorrermi.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
Alleluia
ANTIFONA
Alleluia, alleluia, alleluia.
Salmo 109
1. Disse il Signore al mio Signore: * Siedi alla mia destra!
2. Finché io ponga i tuoi nemici* a sgabello dei tuoi piedi.
3. Da Sion il Signore stenderà lo scettro della tua potenza: * esercita
il tuo dominio in mezzo ai tuoi nemici!
4. Con te è il principato nel giorno della tua potenza, tra gli splendori della
tua santità: * prima della stella del mattino io, dal mio seno, ti generai.
5. Il Signore ha giurato e non muterà la sua decisione:*Tu sei
sacerdote in eterno, secondo l’ordine di Melchisedech.
6. Il Signore sta alla tua destra: * nel giorno della sua ira egli ha atterrato i re.
7. Judicabit in natiónibus, implébit ruinas: * conquassabit
capita in terra multórum.
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7. Giudicherà le nazioni, moltiplicherà le rovine: * spezzerà sulla
terra le teste di molti.

8. De torrente in via bibet: * proptérea exaltabit eàput.
9. Glória Pútri, et Filio, * et Spiritui Súncto.
8. Egli nel suo viaggio berrà al torrente: * per questo solleverà la sua testa.
9. Gloria al padre e al Figlio* e allo Spirito Santo.
Ps 110
1.Confitébor tibi Dómine in tóto córde
méo * in consílio justórum et congregat.
2. Màgna ópera Dómini: * exquisíta in ómnes voluntates éjus.
3. Conféssio et magnificéntia ópus éjus: * et justítia éjus
mànet in saéculum saeculi.
4 Memóriam fécit mirabilium suórum, miséricors et miserator
Dóminus: * éscam dédít timéntibus se.
5. Mémor érit in saéculum testaménti súi: * virtútem óperum
suórum annuntiabit pópulo súo:
6. Ut det illis haereditatem géntium: * ópera manuum éjus
véritas et judicium.
7. Fidélia ómnia mandàta éjus: confirmàta in saéculum saéculi:
* facta in veritàte et aequitate.
8. Redemptiónem mísit pópulo súo: * mandàvit in aetérnum
testaméntum súum.
Salmo 110
1. Celebrerò le tue lodi, Signore, con tutto il mio cuore * nel consesso
dei giusti e nell’assemblea.
2. Grandi sono le opere del Signore,* appropriate a tutte le sue volontà.
3. Gloria e magnificenza sono le opere di lui,* e la sua giustizia è
stabile nei secoli.
4. Ha lasciato memoria di sue meraviglie il Signore, che è benigno
e misericordioso; * egli ha dato un cibo a quelli che lo temono.
5. Egli si ricorderà per sempre della sua alleanza, * rivelerà al
popolo le opere della sua potenza.
6. Ad essi darà l’eredità delle genti,*
le opere delle sue mani sono verità e giustizia.
7. Fedeli sono tutti i suoi comandi,*
perché confermati per tutti i secoli e fondati nella verità e nell’equità.
8. Ha mandato la redenzione al suo popolo, *
ha stabilito per l’eternità la sua alleanza.
9. Sanctum et terríbile nómen éjus: * inítium sapiéntiae timor
Dómini.
- 12 -
9. Santo e terribile è il suo nome,* principio della sapienza è il
timore del Signore.

10. Intelléctus bónus ómnibus faciéntibus éum: * laudàtio
éjus manet in saéculum saéculi.
11. Glória Patri, et Fílio, * et Spiritui Sa.ncto.
12. Sicut érat in principio, et núnc, et sémper,*et in saécula
saeculórum. Amen.
Ps 111
1.Beàtus vir qui timet Dóminum: *
in mandatis éjus vólet nímis.
2. Pótens in térra érit semen éjus: * generàtio rectórum
benedicetur.
3. Glória et dirvítiae in dómo éjus: * et justítia éjus mànet in
saéculum saéculi.
4. Exórtum est in ténebris lúmen recti: * miséricors, et miserator,
et jústus.
5. Jucúndus hómo qui miserétur et cómmodat, dispónet sermónes
súos in judicio: * quia in aetérnum non commovébitur.
6, In memória aetérna érit jústus: * ab auditióne màla non timébit.
7. Paràtum cor éjus sperare in Dómino, confirmatum ést cor
éjus: * non commovébitur donec despíciat inimicos súos.
10. Hanno buon intelletto quanti agiscono con tale timore, * egli
sarà lodato nei secoli dei secoli.
11. Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo,
12. Come era nel principio, ora e sempre* nei secoli dei secoli.
Amen.
Salmo 111
1. Beato l’uomo che teme il Signore *
ed avrà molto cari i suoi comandamenti.
2. La sua posterità sarà potente sulla terra, * la generazione dei
giusti sarà benedetta.
3. Gloria e ricchezza nella sua casa* e la sua giustizia dura nei
secoli.
4. È sorta nelle tenebre la luce per i giusti: * il misericordioso, il
benigno e il giusto.
5.Beato l’uomo che è compassionevole e dà in prestito; con sapienza
disporrà le sue parole: * egli non vacillerà in eterno.
6. Il giusto sarà ricordato in eterno, * non temerà di udire parole oltraggiose.
7. Il suo cuore è disposto a sperare nel Signore, il suo cuore è
costante, * non vacillerà alla vista dei suoi nemici.
8. Dispérsit, dédit paupéribus: justítia éjus mànet in saeculum
saeculi: * córnu éjus exaltabitur in glória.
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8. Ha dato a piene mani ai poveri, la sua giustizia dura per sempre,*
la sua virtù sarà esaltata nella gloria.

9. Peccator videbit, et irascétur, déntibus súis frémet et
tabescet: * desidérium peccatórum peribit.
10. Glória Patri, et Filio, * et Spirítui Sàncto.
11. Sicut érat in principio, et núne, et sémper,*et in saécula
saeculórum. Amen.
9. Il peccatore lo vedrà e si adirerà, digrignerà i denti e si consumerà,*
il desiderio dei peccatori perirà.
10. Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo.
11. Come era nel principio, ora e sempre* nei secoli dei secoli.
Amen.
Ps 112
1. Laudate púeri Dòminu: * laudate nómen Dómini.
2. Sit nómen Dómini benedíctum, * ex hoc. nunc, et úsque in
saeculum.
3. A sólis órtu usque ad occasum, *
laudúbile nómen Dómini.
4. Excélsus super ómnes géntes Dóminus, *
et super caélos glótia éjus.
5. Quis sicut Dóminus Déus nóster, qui in altis habitat, *
et humlia réspicit in caélo et in térra.
6. Súscitans a térra ínopem, * et de stércore érigens pauperem
7. Ut cóllocet éum cum princípibus, * cum princípibus
pópuli sui.
Salmo 112
1. Lodate, fanciulli, il Signore,* lodate il nome del Signore!
2. Sia benedetto il nome del Signore * da questo momento e per
tutti i secoli!
3. Dall’oriente fino all’occidente * è degno di lode il nome del
Signore.
4. Il Signore è eccelso sopra tutte le genti* e la sua gloria si estende
al di sopra dei cieli.
5. Chi è come il Signore Dio nostro che abita nell’alto * e si cura
delle piccole cose in cielo ed in terra?
6. Egli dalla terra solleva il mendico * e il povero rialza dal fango,
7. Per metterlo a sedere tra i principi,*
tra i principi del suo popolo.
8. Qui habitare facit stérilem in domo, * màtrem filiórum
laetentem.
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8. Egli fa abitare la donna sterile nella sua casa,*
lieta madre di figli.

9. Glória Patri, et Fílio, * et Spiritui Sancto.
10. Sicut érat in principio, et núne, et sémper, * et in saécula
saeculórum. Amen.
9. Gloria al Padre e al Figlio* e allo Spirito Santo,
10. Come era nel principio, ora e sempre,* nei secoli dei secoli.
Amen.
Ps 113
1. In éxitu Isra-el de Aegy-pto, * dómus Jacob de pópuIo
barbaro.
2. Fàcta est Judaéa sanctificatio éjus, * Israel potestas éjus.
3. Màre vidit, et fúgit: * Jordànis convérsus ést retrórsum.
4. Montes exsultavérunt ut arietes: * et cólles sicut agni
óvium.
5. Quid est tíbi mare quod fugísti? * et tu Jordànis, quia
convérsus es retrórsum?
6. Móntes exsultastis sicut arietes, * et célles sicut agni ovium?
7. A fàcie Dómini móta est térra, * a fàcie Déi Jacob
8. Qui convértit pétram in stagna aquarum, * et rúpem in
fóntes aquarum.
9. Non nóbis Dómine, non nobis: * sed nómini túo da glóriam.
Salmo 113
1. Quando Israele uscì dall’Egitto * e la casa di Giacobbe si separò
da un popolo barbaro,
2. La Giudea venne consacrata a Dio* ed Israele divenne suo dominio.
3. Il mare vide e fuggì, * il Giordano si rivolse indietro.
4. I monti saltellarono come arieti * e i colli come gli agnelli delle
pecore.
5. Che hai tu, o mare, che sei fuggito * e tu, Giordano, che ti sei
rivolto indietro?
6. E voi, monti, che saltaste come arieti* e voi, colli, come gli agnelli delle pecore?
7. Dal volto del Signore fu scossa la terra,* dal volto del Dio di Giacobbe,
8. Il quale muta la roccia in stagni di acque * e la rupe in sorgenti
di acque.
9. Non a noi, Signore, non a noi,* ma al nome tuo da’ gloria!
10. Super misericórdia túa et veritate túa: * nequàndo dícant
géntes : Ubi est Déus eorum?
- 15 -
10. Per la tua misericordia e per la tua verità,* perché le nazioni
non dicano: Dov’è il loro Dio?

11. Déus autem nóster in caél: * ómnia quaecúmque vóluit, fécit.
12. Simulàcra géntium argéntum et eurum, * ópcra mànuum
hóminum.
13. Os habent, et non loquéntur: * óculos hàbent, et non
vidébunt
14. Aures habent, et non audient: * nàres habent, et non
odorabunt.
15. Mànus habent, et non palpabunt : pédes hàbent, et non
ambulabunt : * non clamabunt in gútture suo.
16. Símiles illis fíant qui faciunt éa: * et ómnes qui confidunt in éis.
17. Dómus Israel speravit in Dómino: * adjútor eórum et
protéctor eórum est.
18. Domus Aaron speravit in Dómino: * adjútor eórum et
protector eórum est.
19. Qui timent Dóminum speraverunt in Dómino: * adjútor
eórum et protéctor eórurn est.
20. Dóminus mémor fuit nóstri: * et benedixit nóbis.
21. Benedíxit domui Israel : * benedíxit dómui Aaron.
11. Il nostro Dio è nei cieli: * egli ha fatto tutte le cose che ha voluto.
12. I simulacri delle nazioni sono argento e oro, * lavoro delle
mani dell’uomo.
13. Hanno bocca, ma non parlano,* hanno occhi, ma non vedranno
mai.
14. Hanno orecchi, ma non udiranno, * hanno narici, ma sono senza odorato.
15. Hanno mani e non palperanno, hanno piedi e non cammineranno;
* non emetterà un grido la loro gola.
16. Siano simili ad essi coloro che li costruiscono * e tutti coloro
che in essi confidano.
17. Nel Signore ha sperato la casa d’Israele: * egli è loro aiuto e
loro protettore.
18. Nel Signore ha sperato la casa di Aronne:*egli è loro aiuto e
loro protettore.
19. Nel Signore hanno sperato quelli che lo temono: * egli è loro
aiuto e loro protettore.
20. Il Signore si è ricordato di noi * e ci ha benedetti.
21. Ha benedetto la casa d’Israele, * ha benedetto la casa di Aronne.
22. Benedíxit ómnibus qui timent Dóminum, * pusillis cum
majoribus.
- 16 -
22. Ha benedetto tutti coloro che temono il Signore: * i piccoli
insieme con i più grandi.

23. Adjiciat Dóminus súper vo: * super vos, et super filios
vestros.
24. Benedícti vos a Domino, * qui fécit caélum et térram.
25. Caélum caéli Domino: * térram autem dédit filiis hóminum.
26. Non mórtui laudabunt te Domine: * neque ómnes qui
descéndunt in inférnum.
27. Sed nos qui vivimus, benedicimus Dómino, * ex hoc
nunc, et úsque in saéculum.
28. Glória Patri, et Filio, * et Spiritui Sàncto.
29. Sicut érat in princípio, et núnc, et sémper, * et in saécula
saeculórum. Amen.
CAPITULUM
Carissimi: Onme datum optimum, et omne donum perfectum
desursum est, descendens a Patre luminum, apud
quem non est transmutatio, * necvicissitudinis obumbratio.
Deo gratias.
23. Aggiunga benedizioni su di voi il Signore, * su di voi e sui
vostri figli.
24. Siate benedetti voi dal Signore,* che ha fatto il cielo e la terra.
25. Il cielo altissimo è per il Signore,*la terra, invece, egli l’ha data
ai figli degli uomini.
26. Non i morti daranno lode a te, o Signore,* né tutti quelli che
scendono nel sepolcro,
27. Ma noi che viviamo benediciamo il Signore,* da questo momento
e fino al termine dei tempi.
28. Gloria al Padre e al Figlio* e allo Spirito Santo,
29. Come era nel principio, ora e sempre,* e nei secoli dei secoli.
Amen.
CAPITOLO
Carissimi, tutto ciò che è ottimo ed ogni dono perfetto viene
dall’alto e discende dal Padre di ogni splendore: in lui non c’è
cambiamento né ombra di alternanza.
Rendiamo grazie a Dio.
HYMNUS
1.Ad régias Agni dapes,
Stólis amícti candidis,
Post trànsitum maris Rúbri,
Chrísto canamus Principi.
- 17 -
INNO
1. Al banchetto regale dell’Agnello,
rivestiti di stole candide,
dopo il passaggio del mar Rosso,
intoniamo un inno a Cristo Re.

2. Divina cújus caritas
Sacrum propínat sànguinem,
Almíque mémbra córporis
Amor sacérdos ímmolat.
3. Spàrsum cruórem póstibus
Vastator hórret Angelus:
Fugitque divísum mare,
Mergúntur hóstes flúctibus.
4. Jar Pascha nostrum Christus est,
Paschalis idem victima
Et púra pú-is méntibus
Sinceritatis azyma.
5. O véra caéli víctima,
Subjécta cui sunt tartara,
Solúta mórtis víncula,
Recépta vítae praémìa.
6. Víctor subactis inferis
Trophaéa Chrfstus éxplicat,
Caelóque apérto, súbditum
Régem tenebràrum tràhit.
7. Ut sis perénne méntibus
Paschale Jesu gaudium,
A morte dira criminum
Vítae renàtos libera.
8. Déo Patri sit g1oria,
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2. La sua divina carità
ci porge il sacro Sangue;
le membra del santo Corpo
l’Amore Sacerdote immola.
3. Dal sangue sparso sulle porte
fugge l’angelo devastatore;
si ritira il mare diviso,
i nemici sono sommersi dalle acque.
4. La nostra Pasqua è Cristo,
che è anche Vittima pasquale
e puro e sincero pane azzimo
per le anime pure.
5. O vera celeste vittima,
dalla quale è stato sottomesso l’inferno,
sono stati sciolti i lacci della morte,
ed riconquistato il premio della vita.
6. Vincitore, sottomesso l’inferno,
Cristo dispiega i suoi trofei;
e, aperto il cielo,
trascina vinto il re delle tenebre.
7. Perché Tu, o Gesù, sia alle anime
perenne pasquale gaudio,
dalla orrenda morte del peccato
libera i rinati alla vita.
8. Sia gloria a Dio Padre,

Et Fílio, quia mórtuis
Surréxit, ac Paracli-to,
in sempitérna saécula. Amen.
e al Figlio, che dai morti
risuscitò e al Paraclito
per i secoli eterni. Amen.
RESPONSORIUM BREVE
Versiculus et Responsum
Mane nobiscum Domine, alleluía.
Quoniam advesperascit, alleluia.
RESPONSORIO BREVE
Versetto e Risposta
Resta con noi Signore, alleluia
Poiché si fa sera, alleluia.
ANTIPHONA ET MAGNIFICAT
Vado ad éum * qui misit me : sed quia haec locútus sum
vóbis, tristítia implévit cor véstrum, alleluia.
1. Magnifìcat * anima méa Dominum.
2. Et exsultavit spiritus meus * in Déo salutàri meo.
3. Quia respexit humilitàtem ancíllae súae: * ecce enim ex
hoc beatam me dícent ómnes generatiónes.
4. Quia fecit míhi màgna qui potens est: * et sanctum nómen ejus.
5. Et misericórdia éjus a progénie in progenies * timéntibus
eum.
ANTIFONA e MAGNIFICAT
Io vado da colui che mi ha mandato, ma poiché vi ho detto queste
cose, il vostro cuore si è riempito di tristezza. Alleluia.
1. Magnifica* l’anima mia il Signore;
2. E il mio spirito esulta* in Dio, mio salvatore.
3. Perché ha guardato l’umiltà della sua serva:* d’ora in poi tutte
le generazioni mi chiameranno beata.
4. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente* e santo è il suo nome.
5. Di generazione in generazione la sua misericordia* si stende su
quelli che lo temono.
6. Fécit poténtiam in bràchio súo: * dispérsit supérbos ménte
córdis súi.
- 19 -
6. Ha spiegato la potenza del suo braccio,* ha disperso i superbi
nei pensieri del loro cuore.

7. Depósuit poténtes de sóde, * et exaltavit húmiles
8. Esuriéntes implévit bónis : * et dívites dimisit inanes.
9. Suscépit Israel púerum súum, * recordatus misericórdiae
súae.
10. Sicut locútus est ad pàtres nóstros, * Abraham et semini
éjus in saécula.
11. Glória Patri, et Filio, * et Spirítuí Sancto.
12. Sicut érat in principio, et nunc, et sémper, * et in saécula
saeculórum. Amen.
7. Ha rovesciato i potenti dai troni,* ha innalzato gli umili.
8. Ha ricolmato di beni gli affamati,* ha rimandato i ricchi a mani vuote.
9. Ha soccorso Israele, suo servo,* ricordandosi della sua misericordia.
10. Come aveva promesso ai nostri padri,* ad Abramo e alla sua
discendenza, per sempre.
11. Gloria al Padre e al Figlio* e allo Spirito Santo.
12. Come era nel principio, ora e sempre,* nei secoli dei secoli.
Amen.
ORATIO
Deus, qui fidélium mentes únius éfficis voluntàtis da populis
tuis id amare quod praecipis, id desiderare quod promittis;
ut inter mundànas varietates, ibi nostra fixa sint corda, ubi
vera sunt gàudia. Per Dominum.
ORAZIONE
O Dio, che rendi le menti dei tuoi fedeli conformi ad una sola volontà,
concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi e di desiderare ciò
che prometti, affinché, tra le realtà del mondo, i nostri cuori siano
fissi là dov’è la vera gioia. Per il nostro Signore.
m
m
- 20 -

IL CANTO GREGORIANO
Il canto gregoriano è IL canto della Chiesa
I Papi del XX secolo che hanno parlato di canto gregoriano in documenti
ufficiali
• Motu proprio “Tra le sollecitudini” di San Pio X (1903): Le qualità
che deve avere la musica sacra “si riscontrano in grado sommo
nel canto gregoriano, che è per conseguenza, il canto proprio della
Chiesa Romana, il solo canto ch’essa ha ereditato dagli antichi padri…(…)
Il canto gregoriano fu sempre considerato come il supremo
modello della musica sacra”.
• Enciclica “Musicæ sacræ disciplina”di Pio XII (1955): “Se in
tutte le chiese cattoliche del mondo risonerà incorrotto e
integro il canto gregoriano, esso pure, come la liturgia romana,
avrà la nota di universalità, in modo che i fedeli in qualunque parte
del mondo sentano come familiari e quasi di casa propria quelle armonie,
sperimentando così con spirituale conforto la mirabile unità
della chiesa. È questo uno dei motivi principali per cui la chiesa
mostra così vivo desiderio che il canto gregoriano sia intimamente
legato con le parole latine della sacra liturgia”.
• Costituzione apostolica “Veterum sapientia” del beato Giovanni
XXIII (1962): Il canto gregoriano è necessariamente in
latino, poiché sgorga dalla musicalità e dalla nobiltà della
parola.“È necessario che la Chiesa usi una lingua non solo universale,
ma anche immutabile” … “È sommamente conveniente che la
Chiesa Cattolica usi una lingua non popolare, ma ricca di maestà
e di nobiltà”.
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• Costituzione “Sacrosanctum Concilium” del Concilio Vaticano
II di Paolo VI (1963), “La Chiesa riconosce il canto gregoriano
come canto proprio della liturgia romana; perciò nelle azioni
liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale”.
STORIA DEL CANTO GREGORIANO: DALLA SINAGO-
GA ALL’ANNO 1000
Le origini del canto della chiesa nei primi tre secoli di cristianesimo
“Cantate a Dio salmi, inni e canti spirituali, volentieri e con
riconoscenza” (Col. 3,16)
Questa ed altre citazioni in San Paolo fanno ritenere che l’assemblea
cristiana, fin dalle origini, sia stata caratterizzata dal
canto. Con ogni probabilità la base di questi canti era una forma
di salmodia, varia per lingua e melodie, da luogo a luogo,
con forme ereditate dai canti della sinagoga. Si ipotizza un
susseguirsi di forme salmodiche giudaiche, greche e latine,
col prevalere di queste ultime per il primato di Roma.
Il canto gregoriano dal IV secolo a Gregorio Magno
Dal IV secolo in poi si sviluppa in Occidente una varietà liturgica
accompagnata da canti propri per ogni regione.
Si vanno così formando dei repertori musicali in lingua latina,
classificati dagli studiosi come segue:
• repertorio beneventano (liturgia dell’Italia meridionale,
conservato nei libri dell’XI e XII secolo)
• repertorio ispanico (liturgia spagnola detta anche
visigotica o mozarabica, in libri del X e XI secolo
• repertorio romano (liturgia romana antica in libri

ancora in uso a Roma nei secoli XI, XII, XIII)
• repertorio milanese (unico ancora sopravvivente,
liturgia propria detta anche ambrosiana, a partire dal XII secolo
in libri dell’Italia settentrionale)
• repertorio gallicano (liturgia dei Galli, VIII e IX secolo)
• repertorio romano-franco
Sappiamo che prima della notazione il canto era ritenuto a
memoria. Il direttore della scuola aiutava visivamente i cantori,
disegnando nell’aria con la mano, i neumi; oppure veniva
curato l’apprendimento di formule musicali da comporsi
e riunire secondo norme precise per adattarle ai vari testi,
semplificando così l’apprendimento.
Per la formazione di un cantore padrone del repertorio si ipotizza
un periodo di circa dieci anni.
Gregorio e la colomba:
immagine tratta
dal ‘Codice Hartker’
(St. Gallen 390,13)
Il canto gregoriano da Gregorio Magno alla fine del primo
millennio
Dall’incontro tra canto liturgico romano antico e
repertorio locale (gallicano antico) sarebbe nato, attraverso
la rielaborazione dei cantori franchi, l’attuale canto gregoriano
e nell’adattamento del repertorio da parte dei Franchi
potrebbero essere nati i neumi, dunque di origine carolingia.
Questa pare essere la tesi più verosimile.
L’aggettivo “gregoriano” associato al canto fa esplicito riferimento
a Papa Gregorio Magno (n. nel 540 e papa dal 590
al 604) quale autore di un Antiphonario e fondatore di una
Schola Cantorum, come riferisce Giovanni Diacono.
Alcuni studiosi propongono il riferimento dell’aggettivo
“gregoriano” a Papa Gregorio II (n. nel 669, papa dal
715 al 731).
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Nel medioevo è stata tanto autorevole la figura di Papa Gregorio
che si diffuse ampiamente la leggenda dello Spirito
Santo che sotto forma di colomba suggerisce al Papa i canti,
come si vede nel Codice San Gallo, 390-391
L’unificazione di tanta parte d’Europa sotto l’impero carolingio
favorì la diffusione non solo delle medesime istituzioni
politiche e sociali ma anche l’uniformità ecclesiastico-liturgica,
volute da Carlo Magno.
In questo modo anche la musica liturgica trovò le condizioni
favorevoli alla sua espansione nei vari centri religiosi dell’impero.

Il repertorio gregoriano, che si è formato a partire dal secolo
VIII, si caratterizza per:
* la monodia (canto a una sola voce: solista, un coro, due cori)
* l’assenza di accompagnamento strumentale
* la specificità dei canti (salmi, antifone, responsori, …) propri
per ogni momento liturgico (Messa o Ufficio)
* l’uso del tonus rectus o canto fermo che, nel rispetto del
testo, evita modi personali di porgere la Parola
IL CANTO GREGORIANO: DALL’ANNO 1000 ALLA RI-
NASCITA DEL XX SECOLO
Tra l’XI e il XIII secolo si raggiunge l’apice della produzione
melodica gregoriana, favorita da nuovi impulsi spirituali ed
artistici. I codici si abbelliscono per l’impaginazione elegante
che sfocerà nei fogli ornati e miniati. Successivamente il repertorio
si arricchisce di forme metriche nuove su testi non
solo biblici ma anche poetici e s’incontrano interventi arbitrari
sui canti della tradizione.
Durante il Rinascimento l’affermarsi della polifonia e l’uso di
strumenti musicali producono un mutamento del gusto che
coinvolge, e talora altera profondamente, la cultura musicale
gregoriana, intaccando anche le modalità esecutive.
Nel XVIII secolo lo spirito del tempo, volto alla raccolta enciclopedica
dello scibile, favorisce anche l’erudizione musicologica
benedettina, con la pubblicazione dei principali trattati
della teoria musicale medievale monastica.
Da qui partono gli studi sul mondo gregoriano nel
XIX-XX secolo. Si può parlare di una Restaurazione gregoriana
che, accanto alla riscoperta di manoscritti, favorisce
fra l’altro la pubblicazione del Liber usualis Missae et Officii
- 23 -
(1896 e successive edizioni), in notazione quadrata, corredata
di segni ritmici (episemi e puntini), secondo il metodo di Solesmes.
Nel 1913 la Santa Sede affida a Solesmes l’incarico di proseguire
i lavori. L’autorità ed affidabilità di questo centro monastico
vengono ulteriormente accreditate quando nel 1935
due monaci di Solemses, Hesbert e Cardine, pubblicano l’Antifonale
Missarum Sextuplex, opera di basilare importanza
per gli studi successivi.
I lavori, interrotti dalla seconda guerra mondiale, riprendono
dopo il 1950 (Seconda Restaurazione) quando, oltre al Graduale
triplex, vedono la luce nel 1965 il Kyriale simplex e nel
1967-1975 il Graduale simplex, su esplicita indicazione del
Concilio Vaticano II.

LA NOTAZIONE GREGORIANA
I NEUMI
Per notazione s’intende la rappresentazione grafica dei suoni.
Nel medioevo questa avvenne mediante segni, detti neumi
(cenni) che si trasformarono dal IX al XIII secolo: questi
indicavano una certa flessione della linea melodica o una
modalità di esecuzione. Non ci è pervenuto alcun codice antecedente
il IX secolo che riporti indicazioni musicali, ma solo
codici con testi liturgici. Necessariamente il cantore doveva
conoscere a memoria le melodie che eseguiva durante l’azione
liturgica.
E’ solo dalla fine del IX-inizi X secolo che appaiono i primi
segni neumatici, posti sopra le parole del testo, indicanti il
numero delle note cantate su ciascuna sillaba.
I CODICI ADIASTEMATICI
Poiché questa notazione veniva fatta senza un rigo di riferimento,
cioè “in campo aperto” non era possibile stabilire con
certezza l’intervallo (diàstema) tra le note, i codici così notati
sono detti codici adiastematici: era ancora affidata al cantore
l’altezza e la durata del suono di ciascuna nota.
I CODICI DIASTEMATICI
Per fissare con maggior esattezza l’andamento melodico e le
modalità di esecuzione, dalla fine del X secolo, viene introdotta
una linea che sarà di riferimento per i neumi posti ad
altezze diverse, così l’intervallo risultava meno approssimativo:
questi sono i codici diastematici.
IL TETRAGRAMMA
In seguito furono aggiunte altre linee fino al tetragramma
(rigo musicale formato da quattro linee) di Guido d’Arezzo
(997-1050) su cui vengono collocati i neumi e indicati in rosso
la linea del fa in giallo quella del do. Per meglio suggerire
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le caratteristiche espressive e ritmiche si aggiungono talora
delle lettere: a= altius, c=celeriter, e= aequaliter
Mappa delle più importanti famiglie neumatiche europee
Non veniva comunque risolto il problema della durata precisa
del suono di ciascuna nota e per questo si dovrà attendere
il secolo XVII secolo, quando verrà introdotta la notazione
moderna.
Le notazioni neumatiche subiscono trasformazioni grafiche
fino al XIII secolo, assumendo grafie proprie di ciascun centro
di produzione: gli Scriptoria annessi per lo più a grandi
centri monastici, quali S. Gallo o Nonantola. Si parla infatti
di notazione sangallese, forse la più antica, e di notazione
nonantolana.

L’Abbazia di Nonantola e la notazione nonantolana
L’abbazia di Nonantola, fondata da Sant’Anselmo nel 753, divenne
un centro culturale benedettino che si distinse per lo
studio della musica sacra gregoriana. Si conserva ancora nel
Tesoro dell’abbazia un codice del XI secolo che contiene i Graduali
e gli altri versetti soliti a cantarsi nelle Messe solenni.
I monaci solesmensi esaminarono il codice nonantolano e,
nel pubblicare la loro opera monumentale sulla musica sacra,
riconobbero che la musica nonantolana è una variazione
felice, quasi una riforma di quella di Solesmes: sono tolte le
asprezze e le melodie sono addolcite. Essi, non trovando alcun
confronto in altri codici né in altre scuole gregoriane, la
chiamarono “musica nonantulensis”
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IL REPERTORIO GREGORIANO
Premessa
IL CANTO GREGORIANO E’ ESCLUSIVAMENTE CAN-
TO LITURGICO
Il canto gregoriano è destinato ad accompagnare la liturgia,
anzi, è esso stesso parte integrante della liturgia.
La liturgia delle chiese cristiane occidentali si articola – e ciò
vale tanto per l’età medioevale quanto per quella odierna –
attorno a due poli fondamentali, che sono la Messa, memoriale
dell’ultima cena del Signore, e l’Ufficio divino (o Liturgia
delle Ore).
TECNICHE COMPOSITIVE E STILI
Le melodie gregoriane sono sempre strettamente aderenti al
testo, nel senso che esse sono costruite rispettando gli accenti
verbali e fraseologici (grosso modo possiamo dire che le note
più acute si trovano sulle sillabe accentate, e i melismi più
notevoli si trovano sulle parole più importanti del testo).
Le tipologie melodiche che s’incontrano nel repertorio sono
le seguenti: melodie originali, melodie cicliche, melodie
tipo e melodie centoniche.
Le melodie originali sono melodie utilizzate per un unico
canto, e che quindi si incontrano una sola volta in tutto il repertorio.
Se ne incontrano ad es. nei canti dell’Ordinario della
messa, nelle antifone di Introito e di Comunione, negli Offertori
e nelle antifone dell’Ufficio.
Le melodie cicliche sono quelle in cui un’unica frase musicale
è ripetuta tante volte quante ne richiede la lunghezza del
testo. Tipici brani a melodia ciclica sono gli inni dell’Ufficio e
gli inni processionali.

Le melodie tipo sono brani che fungono da modello melodico
adattato a diversi testi. Questo procedimento compositivo
si incontra soprattutto in alcune antifone dell’Ufficio, negli
Alleluia e nei graduali di II modo scritti in la.
Le melodie centoniche sono costituite da formule melodiche
che s’incontrano, combinate in vario modo, in diversi pezzi
appartenenti al medesimo genere e alla stessa modalità. A
questa categoria appartengono alcune antifone delle Ore, i
responsori prolissi del Mattutino, i responsori graduali e i
tratti.
Il repertorio gregoriano presenta una notevole varietà di stili;
tuttavia gli stili utilizzati possono essere ricondotti a tre
grandi categorie: stile sillabico, stile fiorito o neumatico,
stile melismatico.
Lo stile sillabico è caratterizzato dalla presenza esclusiva o
prevalente di note singole su ogni sillaba., tipico delle antifone,
dei salmi dell’Ufficio,degli inni e delle sequenze.
Lo stile fiorito o neumatico presenta, nella maggior parte
delle sillabe, abbellimenti costituiti da piccoli gruppi di note
(fino a 5-6). come nelle antifone dei cantici evangelici dell’Ufficio,
di introito e di comunione.
Vi sono poi melodie che, pur essendo nel complesso in stile
fiorito, presentano con una certa frequenza vocalizzi piuttosto
estesi (anche 10-20 note) su singole sillabe. Per la loro
complessità questi canti in stile melismatico sono riservati
al solista o alla schola, tra essi sono i responsori prolissi del
Mattutino, i responsori graduali, gli alleluia, i tratti e gli offertori.
Esempio di tono di recita (orazione della Messa)
nella Messa vanno annoverati le formule di cantillazione, i
recitativi liturgici e la salmodia.
La cantillazione è il tipo di canto utilizzato per la proclamazione
della Parola, che avviene su una corda piuttosto acuta
(generalmente la o do), con formule melodiche ad hoc. Esistono
diverse formule di cantillazione, che variano in funzione
della solennità della celebrazione e della tipologia di testo
proclamato.
Cantillazione, recitativi liturgici e salmodia
Tra i tipi di canto che s’incontrano tanto nell’Ufficio quanto
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I recitativi liturgici sono quelli proclamati dal celebrante o
dal diacono per le orazioni della Messa e dell’Ufficio e per

altri testi particolari (ad esempio il prefazio della Messa). Essi
presentano una corda di recita con formule cadenzali particolari
in corrispondenza delle cesure significative del testo
La salmodia è la forma musicale utilizzata per i salmi ed i
cantici biblici ed evangelici. Tali testi sono suddivisi in versetti
a loro volta ripartiti in due metà chiamate ‘emistichi’.
Le formule salmodiche sono normalmente costituite da a)
un’intonazione, b) una corda di recita, c) una cadenza mediana
situata alla fine del primo emistichio, d) una (eventuale)
formula di reintonazione, e) una corda di recita e f) una cadenza
finale (o terminazione). Nel caso di versetto molto lunghi
il primo emistichio è diviso in due parti da una cadenza
semplice (la quale prevede solamente un abbassamento della
voce sull’ultima sillaba) chiamata flexa.
Modalità di esecuzione dei salmi:
- salmodia direttanea: un solista od un gruppo ristretto di
cantori canta tutto il salmo senza aggiunta di altri elementi.
- salmodia responsoriale: il salmo è cantato per intero da un
solista, e l’assemblea interviene con brevi frasi o acclamazioni
che intercalano le strofe o i versetti del salmo
- salmodia antifonata: due gruppi si alternano nel canto di
singoli versetti del salmo. L’antifona viene cantata prima e
dopo di esso
La salmodia può poi essere classificata come semplice (quella
dei salmi nelle ore dell’Ufficio), semiornata (quella dei
cantici evangelici delle Ore, del salmo invitatorio, degli introiti
e dei communio), oppure ornata (quella dei versetti dei
responsori prolissi).
IL CANTO GREGORIANO NELLA MESSA
I canti della messa si possono ulteriormente classificare come
segue:
I. Canti dell’Ordinario (in latino, ordinarium missæ). Si tratta
dei canti in cui il testo è sempre il medesimo, indipendentemente
dalla celebrazione, ma la melodia può variare:
• Kyrie
• Gloria
• Credo
• Sanctus
• Agnus Dei
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II. Canti del Proprio (in latino,
proprium missæ): sono canti in cui il
testo e la melodia variano da festa a
festa. Essi sono:
• l’antifona di introito
• il responsorio graduale
• l’alleluia o il tractus
• l’antifona d’offertorio
• l’antifona di comunione
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Inizio del graduale Christus factus est dal cod. St. Gallen 359,96 (c.d.
Cantatorio di san Gallo).
I canti del proprium possono essere classificati come segue:
*canti processionali (o che accompagnano un’azione):
l’antifona d’introito accompagna la processione del celebrante
e dei ministri dalla sacrestia fino all’altare
l’antifona d’offertorio accompagna l’offerta dei doni durante
la liturgia eucaristica
l’antifona di comunione accompagna il rito della comunione.
La sua durata varia in funzione del numero dei fedeli.
A tal fine si è adottata la forma della salmodia antifonica:
all’antifona, brano relativamente breve in stile neumatico, si
accompagna uno o più versetti salmodici; dopo ogni versetto
l’antifona viene ripetuta.
* canti interlezionali a commento o introduzione delle letture
bibliche:
il reponsorio graduale nell’età più antica era cantato dai gradini
(gradus) della zona in cui si trovavano i cantori che è
oggi sostituito dal salmo responsoriale;
l’Alleluia è il canto interlezionale che si esegue prima della
proclamazione del Vangelo, cantato una prima volta dal solista
e poi ripetuto dalla schola, con il proprio versetto eseguito
dal solista;
il tractus, che sostituisce l’Alleluia durante il tempo di Quaresima.

IL CANTO GREGORIANO NELL’UFFICIO
La Liturgia delle Ore prende corpo nelle Ore canoniche della
preghiera individuale o comunitaria ed i canti che la animano
sono: inni, antifone, la salmodia, responsori, toni di recita
per le letture e le preghiere.
Gli inni sono canti composti su testi normalmente poetici; si tratta
di melodie cicliche, in cui, cioè, la medesima melodia si ripete per
un numero variabile di volte, corrispondenti al numero delle strofe
dell’inno.
Esempio di salmodia semplice per l’Ufficio (I tono)
Le antifone sono brevi canti, di stile per lo più sillabico, che precedono
e seguono il canto dei salmi. Dal modo dell’antifona dipende il
tono salmodico con cui il salmo deve essere cantato; e, all’interno di
ogni singolo tono salmodico, la terminazione (cioè la cadenza finale)
è stabilita in modo da consentire ai cantori un agevole passaggio alla
nota iniziale dell’antifona.
La prassi comune è di cantare per intero l’antifona prima e dopo il
salmo, che si conclude normalmente con la dossologia.
La forma più consueta è quella della salmodia semplice, adottata per
i salmi e i cantici dell’Antico Testamento nelle Ore canoniche. Essa
ha stile sillabico e non presenta reintonazione all’inizio del secondo
emistichio. Normalmente l’intonazione si fa solo al primo versetto,
mentre dal secondo versetto si attacca direttamente dalla corda di
recita.
Dei toni salmodici otto corrispondono ai modi; si aggiungono il‘tono
peregrino’ (che presenta la particolarità di avere due diverse corde di
recita nei due emistichi del versetto) ed alcuni toni.
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Esempio di antifona per l’Ufficio: l’antifona al Magnificat ‘O Sapientia’,
prevista per il 17 dicembre.
I responsori sono canti interlezionali a struttura bipartita: iniziano
con un responso, cantato dal coro, e proseguono con un versetto,
normalmente intonato dal solista o da un gruppo ristretto di cantori.
Dopo il versetto il coro ripete una parte del responso (talvolta
tutto il responso), che si collega, dal punto di vista del significato
del testo, con il versetto stesso.
IL CANTO GREGORIANO OGGI NEL MONDO E NEL DUO-
MO DI MODENA
La riscoperta del canto gregoriano, negli ultimi decenni, ha avuto
uno sviluppo significativo sia grazie agli studi scientifici che alla
diffusione della discografia ad esso dedicati. Numerosi sono i convegni
e i corsi di canto gregoriano promossi e innumerevoli sono le

egistrazioni discografiche, che incontrano la risposta di un pubblico
che si fa sempre più giovane.
Assistiamo ad un fenomeno paradossale: se per secoli sono stati proprio
i monaci benedettini a fare, produrre, studiare e promuovere
il canto gregoriano, ora il testimone sembrerebbe passato in buona
misura ai laici.
Benedetto XVI è il papa che, dopo il Concilio Vaticano II, esorta con
più incisività a riscoprire la bellezza del canto gregoriano, affermando
che esso, assieme alla polifonia, non è cosa del passato, ma “vive
della vitalità della liturgia e della nostra fede”.
Il Motu Proprio “Summorum Pontificum” (2007) costituisce un evento
dalla portata storica: riabilitando la celebrazione della Messa col
messale antico, Benedetto XVI ridona implicitamente slancio anche
al canto gregoriano, indissolubilmente legato a questo augusto rito.
Nel duomo di Modena, dopo alcuni decenni di smarrimento postconciliare,
all’inizio degli anni ’90, quando era Arcivescovo Metropolita
Mons. Santo Quadri, è stata ripristinata la plurisecolare Cappella
Musicale, da subito articolata nelle due compagini corali principali:
una Schola Polifonica e, appunto, una Schola Gregoriana. Contestualmente
è stata ripristinata la celebrazione della S.Messa solenne
in latino e canto gregoriano delle ore 10, in tutte le domeniche e nelle
altre Solennità dell’anno. Una trentina di laici volontari prestano servizio
cantando tra le fila del coro gregoriano, che, ad esclusione dei
mesi di luglio ed agosto, fa riecheggiare, tra le suggestive volte del
nostro duomo romanico, il canto più antico e sempre nuovo della
Chiesa Cattolica.
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foto di Mauro Terzi

coordinatore: Daniele Bononcini - ricerche: Rosaria Mingo - foto: Mauro Terzi - impaginazione: Alfonso Baiano
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