Luglio 2010 - ANPI - Savona
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14 N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />
Romano Magnaldi segue da pag. 1<br />
Riflettere sui nessi storia e<br />
memoria non è una operazione<br />
semplice. Le scelte<br />
metodologiche coinvolgono<br />
o allontanano dalle questioni<br />
fondamentali che dovrebbero<br />
essere investigate con profondità<br />
e consapevolezza evitando<br />
tutta la retorica che come sappiamo<br />
pur usando i termini ne<br />
evita le definizioni.<br />
Il nostro approccio alla realizzazione<br />
del cortometraggio<br />
è iniziato, non attraverso le<br />
immagini spettacolari, di una<br />
storia fraintesa, carica di sole<br />
emozioni e sentimenti, ma recuperando<br />
contenuti espressi<br />
dai testimoni dell’epoca, ovvero,<br />
di una storia prodotto<br />
delle “soggettività”. Uomini<br />
che avevano una meta comune,<br />
quella di liberarsi da una<br />
dura repressione, da scelte non<br />
desiderate, che la vita stessa<br />
degli uomini ripudiavano: la<br />
dura Dittatura, la privazione<br />
delle Libertà.<br />
Le testimonianze realizzate<br />
dagli ex-studenti liceali del<br />
1995 del nostro liceo e riprese<br />
nel nostro cortometraggio,<br />
avevano fissato con dei ricordidei<br />
testimoni, quello che sono<br />
divenuti, oggi, dei documenti<br />
storici nei quali ricercare un<br />
filo conduttore. Molti protagonisti<br />
non sono, purtroppo,<br />
presenti tra di noi, pensiamo<br />
ai Resistenti: Moracchioli<br />
(Furetto), De Vincenzi ( Kid),<br />
Maria Morbello, ma la loro<br />
voce è motivo di storica riflessione.<br />
Il lavoro è iniziato con l’attenzione<br />
verso ciò che possiamo e<br />
dobbiamo definire: “Memoria”<br />
e come quest’ultima si interseca<br />
con i “Ricordi” e anche<br />
“l’Oblio”. Molto più complesso<br />
restava per noi indagare la<br />
profonda cesura generazionale<br />
tra la memoria individuale con<br />
quella collettiva. La filosofia<br />
del professor Riccardo Sirello<br />
ci ha stimolato alla ricerca ed<br />
i testi prodotti sono diventati<br />
una guida della coinvolgente<br />
voce narrante.<br />
Dietro le quinte sommerso,<br />
ma importante il gravoso lavoro<br />
tecnico,compositivo,<br />
documentativo attraverso<br />
immagini originali dell’epoca<br />
che dovevano intersecarsi<br />
con la narrazione filosofica, le<br />
testimonianze, i luoghi ed infine<br />
concludere con il richiamo<br />
al giovanissimo combattente<br />
liceale savonese: Romano<br />
Magnaldi.<br />
Ci appare importante, in questa<br />
sede, divulgare alcuni passi<br />
narrativi ,al fine che possano<br />
essere motivo di riflessione<br />
non solo sull’oblio, ma soprattutto<br />
su di una insidiosa e<br />
sempre più diffusa“ rimozione<br />
collettiva” intesa quasi come<br />
una forma di nuova liberazione,<br />
di ritorno ad un passato<br />
non pienamente compreso e,<br />
pertanto “rimosso”.<br />
Estratti del testo della voce<br />
narrante inserita nell’itinerario<br />
del cortometraggio “Ricordi,<br />
luoghi e memoria: un itinerario<br />
storico-filosofico”<br />
“Come viene presentata ai<br />
giovani , e al vasto pubblico,<br />
la costruzione storica?<br />
Potremo sinteticamente rispondere<br />
ricordando la<br />
spettacolarizzazione e la decontestualizzazione<br />
degli<br />
eventi, con immagini che evocano<br />
certamente emozioni e<br />
messaggi che, spesso però,<br />
non ricostruiscono la storia<br />
del Novecento secondo i parametri<br />
della documentazione<br />
e delle prove.<br />
Pertanto, i nodi concettuali<br />
della nostra indagine sono<br />
stati volutamente incentrati<br />
sul nesso memoria e storia,<br />
non attraverso un semplice<br />
immergersi nel passato dei<br />
ricordi, ma per riflettere su<br />
una dialettica che riguarda la<br />
testimonianza dei vissuti più<br />
lontani e vicini a noi.<br />
Come i nostri compagni liceali<br />
avevano recepito la Resistenza<br />
nel 50 esimo anniversario?<br />
In quali procedure avevano<br />
creduto per ricostruire e contestualizzare<br />
gli eventi in modo<br />
da giungere infine a coltivare<br />
una memoria collettiva?<br />
Con questo nostro lavoro<br />
prodotto nel <strong>2010</strong>, abbiamo<br />
pensato di ridiscutere, al termine<br />
del filmato, ciò che è<br />
possibile depositare attraverso<br />
approcci metodologicamente<br />
positivi, quegli intrecci della<br />
memoria e della storia che<br />
possano alimentare l’identità<br />
collettiva non dimenticando<br />
che “noi fummo da secoli<br />
calpesti e derisi, perché non<br />
siamo popolo, perché siam<br />
divisi. Raccolgaciun’unica<br />
bandiera, una speme di<br />
fonderci insieme. Già l’ora<br />
suonò” […]<br />
“Dalla oralità ai Luoghi della<br />
memoria”<br />
Ribadiamo l’innegabile inferenza<br />
della memoria con<br />
l’oralità ma ci appare anche<br />
innegabile legame della conservazione<br />
della memoria con<br />
la “spazialità”,soprattutto in<br />
un momento in cui l’insegnamento<br />
della storia si è sempre<br />
più, ingiustamente, dissociato<br />
dall’aspetto geografico.<br />
Crediamo che i luoghi storici<br />
siano spazi dove si conserva la<br />
memoria delle tragiche vicende,<br />
luoghi non da intendersi<br />
come semplice contemplazione<br />
e commemorazione del<br />
passato , ma luoghi per interrogarsi<br />
e porsi domande sul<br />
presente attuale.<br />
Abbiamo voluto colmare questo<br />
vuoto recandosi in alcuni<br />
luoghi a noi vicini, scoprendo<br />
anche le amarezze, l’infelicità<br />
di alcuni giovani che, non<br />
riuscendo, o non volendo,<br />
comunicare attraverso l’oralità,<br />
usano la loro manifesta<br />
ignoranza e deprivazione<br />
della memoria con terribili<br />
e violenti graffiti anonimi. Il<br />
presente attuale dichiara questa<br />
tremenda malattia mortale<br />
che insidia la collettività: la<br />
rimozione.<br />
“L’Oblio, la Memoria, la Rimozione”<br />
“Non dobbiamo intendere<br />
oblio esclusivamente attraverso<br />
una lettura psicologica<br />
perché si dovrebbe dire che<br />
i popoli possono solo dimenticare<br />
il presente e non il<br />
passato.<br />
Non si possono dimenticare i<br />
fatti che ci precedono, il singolo<br />
dimentica spesso alcuni<br />
stati del proprio vissuto.<br />
Quando affermiamo che un<br />
popolo ricorda ci riferiamo<br />
alla trasmissione, alla accettazione<br />
del passato come dotato<br />
di un senso. Al contrario un<br />
popolo dimentica quando la<br />
generazione che è in possesso<br />
del passato non lo comunica<br />
autenticamente alla successiva,<br />
o quando questo rifiuta<br />
quanto viene a ricevere ricordi<br />
e non ritiene doveroso ritrasmetterli<br />
a sua volta.<br />
La rottura può avvenire improvvisamente<br />
o attraverso<br />
una progressiva erosione<br />
circondata dall’indifferenza<br />
e dall’abbandono. Un popolo<br />
non si può dimenticare quanto<br />
non ha mai ed appropriatamente<br />
ricevuto.<br />
Ciò che definiamo oblio collettivo<br />
si presenta quando<br />
i gruppi umani non sanno<br />
trasmettere, o non hanno più<br />
desiderio di trasmettere, sia<br />
per intenzionalità, sia per<br />
rigetto, sia ancora per indolenza<br />
o ancor peggio perché<br />
non hanno fornito ai giovani<br />
materiale per elaborare una<br />
“loro”rielaborata memoria<br />
travasata nei vissuti.<br />
La sola storia monumentale,<br />
una storia della fredda mnemotecnica,<br />
non è sempre una<br />
strada maestra se non si riflette<br />
a fondo sui codici linguistici e<br />
soprattutto comunicativi.<br />
In tal contesto i ricordi hanno<br />
perduto nel tempo la capacità<br />
di essere rielaborati i travasati<br />
nella memoria divenendo un<br />
processo incessante di ridefinizione<br />
delle identità collettive.<br />
In tal senso è iniziata una lunga<br />
fase, probabilmente anche<br />
inconscia, della rimozione<br />
collettiva.”<br />
L’approdo finale è un richiamo<br />
ad una rinnovato ricordo attraverso<br />
la soggettività dei nostri<br />
vissuti. Romano Magnaldi, il<br />
giovane Sandokan liceale è<br />
presente ritratto in una fotografia<br />
d’epoca nel corridoio<br />
del piano terra che osserva le<br />
nuove generazioni che passano<br />
talvolta indifferenti. Una<br />
lapide in sua memoria era stata<br />
nel dopoguerra volutamente<br />
posizionata dai protagonisti e<br />
dagli amici.<br />
“All’eterna memoria”<br />
“Lo chiamiamo amichevolmente<br />
anche noi, studenti<br />
liceali del <strong>2010</strong>, Sandokan,<br />
così crediamo avrebbe voluto<br />
sentirsi anche chiamare ed è<br />
così che piace anche a noi.<br />
Irriducibile perché non volle<br />
neppure dare ascolto al suo<br />
comandante che lo avrebbe<br />
voluto nelle salmerie, lontano<br />
dai luoghi di azioni di guerra<br />
contro i nemici della Libertà.<br />
Sandokan protestò molte volte<br />
per essere accettato e per<br />
superare caparbiamente i sui<br />
luoghi dove Ubaldo Pastorino,<br />
giovane studente di medicina<br />
ed ex studente del nostro Liceo,<br />
era stato catturato verso<br />
Baltera e Ronco di Maglio.<br />
Una guerra che si faceva sempre<br />
più disumana che dall’8<br />
settembre al 25 aprile dava via<br />
libera alle squadre scelte con<br />
l’ordine di attaccare l’aggressivo<br />
nemico in fuga.<br />
Sandokan, aveva abbandonato<br />
gli studi per inseguire gli<br />
ideali umanistici insegnati dal<br />
suoi maestri.<br />
Lo immaginiamo, a distanza,<br />
con quelle linee solo accennate<br />
dal suo giovanissimo sorriso<br />
osservando il ritratto che tutti i<br />
giorni ci accompagna , visibile<br />
nel corridoio del Liceo.<br />
Sandokan cadde dopo un<br />
durissimo combattimento.<br />
Noi lo ricordiamo come lo<br />
hanno ricordato per molti anni<br />
nel dopoguerra i suoi compagni<br />
di classe, oggi anziani.<br />
Dal 2009 abbiamo deciso di<br />
rinnovare ed elevare il ricordo<br />
a memoria. Non desideriamo<br />
che il ricordo possa coniugarsi<br />
in oblio.<br />
Il suo glorioso nome era finito<br />
nel gelido marmo che oggi abbiamo<br />
rigenerato e restaurato<br />
con le nostre giovani mani di<br />
artisti ricordandoci che il filosofo<br />
non dispera dell’avvenire<br />
della umanità e non considera<br />
la sua esigenza morale una<br />
generosa illusione fondata<br />
sull’ignoranza della vera natura<br />
dell’uomo.<br />
Abbiamo compreso come<br />
affermava, il Prof. Bruno<br />
Musso, filosofo e resistente,<br />
che tutti gli uomini che hanno<br />
combattuto per la causa<br />
della Libertà, hanno sovente<br />
provato l’impressione di una<br />
solitudine desolata e tutti<br />
quelli che hanno consacrato<br />
la vita a qualcosa di alto, in un<br />
modo o nell’altro, prima del<br />
termine dei loro giorni, hanno<br />
constatato con amarezza la vanità<br />
dei loro sforzi, in quanto<br />
diretti verso l’elevazione dei<br />
loro simili.<br />
Non bisogna, dunque, perdersi<br />
di coraggio e neppure ritenere<br />
che il sacrificio per la Giustizia<br />
sia impossibile.<br />
Anche noi giovani del Duemila<br />
ci appelliamo all’unione<br />
salda e fraterna, per la difesa<br />
di questa condizione suprema<br />
della nostra coscienza morale<br />
e religiosa e, quindi della nostra<br />
esistenza.<br />
Questo sia Ora, questo sia per<br />
SEMPRE”<br />
Così termina il nostro viaggio<br />
dove immagini, suoni, storia<br />
e fi losofi a si intersecano in un<br />
linguaggio vivo dei giovani<br />
del duemila.<br />
“Il primo Premio Nazionale”<br />
il nostro gruppo lo dedica all’eterna<br />
e rinnovata memoria<br />
di Romano Magnaldi<br />
Il cortometraggio presentato<br />
al Concorso Nazionale<br />
“Filmare la Storia” indetto<br />
dall’Archivio Nazionale Cinematografico<br />
della Resistenza<br />
di Torino ha vinto il primo<br />
premio nazionale “XXV aprile”.<br />
Associazione Nazionale<br />
Partigiani d’Italia . “Filmare<br />
la Storia 7 edizione <strong>2010</strong><br />
Scuole Superiori.<br />
Questo ci onora e soprattutto<br />
ravviva la speranza che il nostro<br />
messaggio possa essere<br />
uno dei tanti punti di partenza<br />
per lo studio della Storia e<br />
della Filosofia. Possa, infine,<br />
nella Nazione, nelle Regioni,<br />
nelle Province e nei Comuni<br />
diffondersi il nostro messaggio<br />
di Speranza, di Amicizia,<br />
di Solidarietà e di Pace.<br />
Concludiamo con la motivazione<br />
scritta che la Giuria del<br />
Concorso “Filmare la Storia”.<br />
Ricordi, luoghi e memoria: un<br />
itinerario storico-filosofico .<br />
Liceo Classico e Linguistico<br />
“Chiabrera” di <strong>Savona</strong>. Laboratorio<br />
storico-filosofico “E.<br />
Carando”<br />
La rivisitazione di testimonianze<br />
raccolte da studenti<br />
liceali savonesi nel 1995 è<br />
l’occasione per una meditata<br />
riflessione-condotta con<br />
tecnica particolarmente valida-<br />
sull’intreccio fra memoria<br />
e ricerca storico-fi losofi ca. Il<br />
lavoro rappresenta un’interessante<br />
e stimolante analisi<br />
dell’insidia presente nella rimozione<br />
collettiva, da evitarsi<br />
attraverso la conservazione<br />
della memoria delle vicende<br />
e dei luoghi come elemento<br />
fondamentale di un’identità<br />
collettiva.<br />
Torino, 22-23 aprile <strong>2010</strong><br />
Associazione Nazionale Partigiani<br />
d’Italia<br />
Bruno Gambarotta il Presidente<br />
dell’Archivio Nazionale<br />
Cinematografico della Resistenza.<br />
Il Gruppo laboratoriale di<br />
ricerca storico-filosofica “Filmare<br />
la Storia”<br />
Pietro Dalmazzo, Federico<br />
Germano, Matteo Damele,<br />
Luca Pasquale, Oliver Sirello,<br />
Gael Sirello.<br />
Il gruppo “Filmare la Storia”<br />
<strong>2010</strong>, ad esperienza acquisita,<br />
si è recentemente ricostituito<br />
con il contributo di altri liceali<br />
che con passione e competenza<br />
continueranno nell’opera<br />
di ricerca storica e filosofica;<br />
una speranza per mantenere<br />
sempre vivi l’interesse e la<br />
partecipazione.