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Luglio 2010 - ANPI - Savona

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16 N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />

segue da pag. 1<br />

questa differenza significa<br />

percepire fino in fondo il<br />

rischio che oggi corriamo e<br />

sentire il bisogno di diffondere<br />

questa percezione di<br />

pericolo il più largamente<br />

possibile.<br />

E’ il pericolo che corre la democrazia<br />

italiana per mano<br />

della destra oggi al governo.<br />

Senza la violenza del fascismo<br />

di ieri, naturalmente, ma con<br />

altri mezzi forse più insidiosi<br />

della violenza stessa: con la<br />

forza del denaro che piega e<br />

corrompe, con il crescente<br />

monopolio dell’informazione<br />

e della formazione di massa,<br />

specie dei giovani da educare<br />

sempre di più con i luccichii<br />

della televisione e sempre meno<br />

con una scuola pubblica,<br />

seria ed efficiente che invece<br />

e marginalizzata, privata<br />

di risorse e avviata quindi al<br />

declino; e ancora con l’uso<br />

spregiudicato e strumentale<br />

della menzogna usata intenzionalmente<br />

come strumento per<br />

disorientare e avvilire l’opinione<br />

pubblica; con il tentativo<br />

per asservire i giudici ai voleri<br />

del governo invece che alla<br />

legge; con il sistematico uso<br />

di leggi e leggine per favorire<br />

chi vuole essere libero di fare<br />

quel che gli pare, in ogni campo<br />

e settore, senza vincoli ne<br />

limiti, pretendendo che venga<br />

considerata giusta e normale<br />

ogni illegalità e corruzione<br />

per i propri fini personali o<br />

di gruppo: cricca o cosca che<br />

sia; infine – ma bisognerebbe<br />

metterla all’inizio – con una<br />

politica economica che disprezza<br />

il lavoro, pretende che<br />

i lavoratori rinuncino alla loro<br />

dignità ed hai loro diritti, si<br />

disinteressa dei pensionati, dei<br />

poveri lasciati al loro destino,<br />

e realizza quel meccanismo<br />

perverso per cui i ricchi sono<br />

sempre più ricchi ed i poveri,<br />

sono sempre più tanti, e sempre<br />

più poveri.<br />

Il disegno di questa destra -<br />

che va chiamata con il suo<br />

nome, cioè eversiva della repubblica<br />

democratica - è un<br />

disegno di paese e di società<br />

totalmente e radicalmente<br />

opposto all’idea dell’Italia<br />

delineata dalla Resistenza.<br />

Se dall’antifascismo e dalla<br />

Resistenza è nata la repubblica<br />

democratica, deve essere chiaro<br />

a tutti che è proprio questa<br />

repubblica che la destra al governo<br />

vuole distruggere per<br />

sostituirla con un autoritarismo<br />

strisciante, ma pressante,<br />

da far accettare agli italiani<br />

rassegnati e passivi, con una<br />

nuova maggioranza silenziosa<br />

da manipolare e tener<br />

buona non con i valori ma con<br />

le mance, con un populismo<br />

plebiscitario di tipo sudamericano.<br />

In questo la destra è<br />

favorita da un processo di forte<br />

disgregazione e di divisione<br />

del Paese, che essa stessa alimenta<br />

anche attraverso il<br />

revisionismo storico: cioè il<br />

tentativo di scrivere un’altra<br />

storia, opposta alla verità. E le<br />

mistificazioni messe in campo,<br />

anche in modo spicciolo,<br />

hanno raggiunto circa la metà<br />

degli italiani che ignora o<br />

nega i valori della Resistenza<br />

consapevolmente o inconsapevolmente,<br />

per precisa volontà<br />

o per opportunismo e convenienza.<br />

Il rischio è grande. La corrosione<br />

del tessuto democratico<br />

e sociale è andata e va avanti;<br />

ed il revisionismo storico,<br />

anche quello spicciolo, va<br />

combattuto con maggiore<br />

decisione da parte di tutti e<br />

con precise scelte di campo,<br />

anche da parte dei partiti che<br />

sui valori dell’antifascismo<br />

e della Resistenza hanno<br />

costruito la loro ragione di<br />

essere.<br />

Chi vuole fare del revisionismo,<br />

magari ammantato di<br />

falso ossequio formale alla<br />

Resistenza, e, approfittando<br />

del ruolo di amministratore<br />

pubblico costruirsi una verità<br />

funzionale al proprio tornaconto<br />

politico, deve sapere<br />

che avrà contro tutto l’antifascismo.<br />

Certamente l’<strong>ANPI</strong>,<br />

senza pregiudizi politici ma<br />

con chiarezza sulla storia:<br />

gli alleati sono stati fondamentali<br />

per la liberazione<br />

dell’Italia dall’occupazione<br />

nazista, ma la democrazia è<br />

stata una conquista dell’antifascismo<br />

militante e della<br />

Resistenza, e l’art. 11 della<br />

Costituzione della Repubblica<br />

Italiana non autorizza nessuno<br />

ad “esportare” con le armi<br />

la democrazia. Ed inoltre deve<br />

essere chiaro che la Guerra di<br />

Liberazione non è stata guerra<br />

civile. Non ignoriamo gli<br />

episodi drammatici accaduti<br />

dopo il 25 Aprile - causati peraltro<br />

dalle enormi sofferenze<br />

che il fascismo, durante il ventennio,<br />

ed il nazifascismo, dal<br />

Settembre del 43’ all’Aprile<br />

del 45’, aveva provocato al<br />

popolo italiano - non li giustifichiamo,<br />

e li condanniamo.<br />

Ma sia ben chiaro una volta<br />

per tutte che sono episodi; gravi<br />

ma episodi e che il sangue<br />

dei vinti non riuscirà mai ad<br />

oscurare l’epopea della Lotta<br />

di Liberazione.<br />

La Resistenza l’abbiamo<br />

fatta non soltanto noi partigiani<br />

combattenti, 400.000<br />

combattenti nelle montagne<br />

e nelle città, ma tanti altri: i<br />

600.000 soldati italiani che in<br />

Germania rifiutarono di aderire<br />

alla Repubblica di Salò e<br />

furono internati nei campi di<br />

concentramento; i deportati<br />

nei campi di sterminio ebrei,<br />

comunisti, socialisti, cattolici,<br />

liberali, antifascisti, cittadini<br />

italiani; i soldati e gli ufficiali<br />

che a Cefalonia iniziarono<br />

eroicamente per primi, il 23<br />

settembre del ’43, la resistenza<br />

contro i tedeschi, e furono<br />

tutti massacrati perché rifiutarono<br />

di consegnare le armi; e<br />

ci sono stati gli operai - unico<br />

Paese d’Europa - che osarono<br />

scioperare malgrado il feroce<br />

dominio nazista; e ci sono stati<br />

i contadini, gli intellettuali, le<br />

donne, i giovani, i giovanissimi:<br />

un popolo che ha visto<br />

concludersi vittoriosamente<br />

il 25 Aprile il più grande moto<br />

della nostra storia, dal Risorgimento<br />

alla Resistenza.<br />

Il 25 Aprile è lo spartiacque<br />

della nostra storia contemporanea;<br />

da lì si dipanano i<br />

grandi mutamenti del secolo:<br />

2 giugno 1946, dopo un solo<br />

anno, nasce la Repubblica;<br />

fine ’47, dopo due soli anni,<br />

nasce la Costituzione; la attuazione<br />

in così breve tempo di<br />

tali mutamenti – da monarchia<br />

a repubblica, da dittatura a democrazia<br />

- sta nella forza della<br />

loro ispirazione unitaria.<br />

Già sotto la dittatura<br />

fascista era affiorato un processo<br />

unitario volto a cercare<br />

le condizioni culturali, morali,<br />

politiche della futura costruzione<br />

di un nuovo Stato. E<br />

nella Resistenza tale processo<br />

ha preso le ali, si è cementato<br />

, è venuto fieramente alla luce<br />

con la Liberazione del 25<br />

aprile ‘45.<br />

Ma oggi quella unità che, sui<br />

principi fondanti dello Stato<br />

democratico, aveva retto anche<br />

nei momenti più difficili<br />

della nostra storia recente<br />

STAMPA: COOP TIPOGRAF / SAVONA<br />

si è interrotta per la mancata<br />

condivisione dei valori<br />

repubblicani da parte dell’attuale<br />

coalizione di destra<br />

che governa il paese e molti<br />

enti locali.<br />

Sarebbe un grave errore, tuttavia,<br />

non avere chiaro il fatto<br />

che ildisegno della destra non<br />

si è realizzato ancora. E’ sempre<br />

un rischio grave da evitare<br />

e che può essere evitato. Ciò<br />

dipende da noi. Da tutti i democratici<br />

e gli antifascisti<br />

uniti, così come 65 anni fa<br />

la salvezza del Paese dipese<br />

da quei giovani che seppero<br />

compiere un grande gesto di<br />

responsabilità: di cui oggi c’è<br />

ancora bisogno. L’ottimismo in<br />

questo caso non è solo volontà,<br />

ma anche ragione. Le ragioni<br />

dell’ottimismo nascono soprattutto<br />

dalla constatazione<br />

che resta ancora sostanzialmente<br />

intatta la Costituzione:<br />

quel programma ideale, politico,<br />

economico, sociale,<br />

culturale di società in cui si<br />

sono travasate l’esperienza, la<br />

sofferenza, le speranze, le idee<br />

della Resistenza.<br />

La Costituzione è lo scudo<br />

più forte della democrazia<br />

.Hanno fatto di tutto per demolirla,<br />

ma fin’ora non ci<br />

sono riusciti. Qui ci sarà lo<br />

scontro decisivo nei prossimi<br />

mesi.<br />

Per questo va abbandonata<br />

ogni idea di partecipare<br />

a percorsi parlamentari per<br />

modificarla. La Costituzione,<br />

questa Costituzione, invece<br />

và difesa, denunciando e<br />

contrastando in ogni modo il<br />

tentativo di imporre una Costituzione<br />

di fatto opposta a<br />

quella di diritto, tentativo subdolo<br />

portato avanti dalla destra<br />

con modifiche ai regolamenti<br />

parlamentari, continuo ricorso<br />

alla decretazione d’urgenza e<br />

al voto di fiducia, leggi che<br />

violano i principi costituzionali.<br />

E l’esito dello scontro dipenderà,<br />

in grandissima misura,<br />

dalla volontà e dalla capacità<br />

dei partiti che si richiamano<br />

ai valori democratici e antifascisti<br />

nati dalla Resistenza,<br />

di recuperare il ruolo a loro<br />

assegnato dalla Costituzione<br />

e lo spirito ed il metodo che<br />

fu dei partiti del periodo Resistenziale<br />

e Costituente.<br />

Giovanni Urbani<br />

Partigiano “Candido”<br />

commissario della Divisione<br />

Garibaldi “Gin Bevilacqua”

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