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Luglio 2010 - ANPI - Savona

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I RESISTENTI - PERIODICO DELLA RESISTENZA E DEI COMBATTENTI. - Editore: A.N.P.I. <strong>Savona</strong> - Redazione: Piazza Martiri della Libertà 26r.-Dir. Resp.: M. L. Paggi.<br />

Aut Trib. di <strong>Savona</strong> n° 587/07 - Poste Italiane spa - sped. abb. postale - DL 353/2003 (conv. in L.27/2/04 n°46) art. 1, comma 2 e 3, CNS Genova - n° 250 - anno 2008.<br />

Pubblichiamo un riassunto<br />

dell’intervento svolto da<br />

Giovanni Urbani la mattina<br />

del 25 Aprile <strong>2010</strong> presso le<br />

lapidi dei Martiri Partigiani<br />

dalle scuole di Legino.<br />

Lo riteniamo un contributo<br />

condivisibile ed importante<br />

al dibattito congressuale che<br />

si aprirà ufficialmente nel<br />

prossimo mese di settembre.<br />

“Forse per la prima volta<br />

sentiamo una certa difficoltà<br />

davanti alle lapidi dei Caduti<br />

Partigiani, nelle celebrazioni<br />

del 25 Aprile. Questo stato<br />

d’animo nasce dal divario<br />

profondo fra le ragioni che<br />

hanno portato tra il 1943 e il<br />

1945 tanti italiani a combattere<br />

fascisti oppressori e nazisti<br />

invasori, e la triste condizione,<br />

invece, in cui si trova oggi la<br />

vita pubblica italiana. La differenza<br />

è grandissima.<br />

Ed essere consapevoli di<br />

segue in ultima pagina<br />

<strong>Luglio</strong> 1960:<br />

la vittoria<br />

della<br />

democrazia<br />

Di: Franco Astengo<br />

Sono passati cinquant’anni.<br />

Era l’Italia del 1960. Il Paese<br />

si trovava in pieno miracolo<br />

economico, ma il benessere<br />

nascondeva profonde lacerazioni<br />

socio-politiche.<br />

Si stava provando, con fatica,<br />

ad uscire dagli anni’50 e a far<br />

nascere il centrosinistra.<br />

Un giovane democristiano,<br />

Fernando Tambroni esponente<br />

Romano Magnaldi<br />

Romano Magnaldi - Partigiano<br />

“Sandokan”del Distaccamento<br />

“Moroni” della Quinta Brigata<br />

Garibaldi - nasce a <strong>Savona</strong> il<br />

3 Gennaio 1928 da Giovanni e<br />

da Mazzucco Olimpia residenti<br />

in Corso A.Ricci, civico 28<br />

a <strong>Savona</strong>; studente del Liceo<br />

Classico “Gabriello Chiabrera”,<br />

appena diciassettenne decide di<br />

partecipare alla Resistenza.<br />

“EMULANDO GLI ANTICHI<br />

COMPAGNI//PURISSIMO<br />

EROE GIOVINETTO // DAI<br />

BANCHI DELLA PRIMA<br />

LICEALE //ACCORSE TRA<br />

LE SCHIERE PARTIGIANE //<br />

CADDE COMBATTENDO PER<br />

LA LIBERAZIONE D’ITALIA”<br />

Cade in combattimento il 5 Aprile<br />

1945 a Rocca de’ Murte’ presso<br />

Murialdo ; di seguito uno stralcio<br />

dalla relazione di “Boro” Panza<br />

Giovanni e “Nevada” GlatzAldo<br />

rispettivamente Comandante<br />

e Vice Commissario del<br />

Distaccamento “Revetria”:<br />

“…… i volontari Luna, Toni<br />

e Sandokan, quest’ultimo del<br />

Moroni, si erano appostati<br />

all’avvicinarsi di una squadra<br />

composta di 12 brigate nere per<br />

attaccarli, senonchè avvistati<br />

dal nemico a breve distanza,<br />

ricevevano in pieno raffiche di<br />

Breda e di altre armi automatiche<br />

leggere. Il volontario Luna<br />

rispondeva con il Brem, mentre<br />

cadeva per primo Sandokan<br />

Anno III - N° 4 - <strong>2010</strong><br />

ferito. Fu visto cadere anche Luna<br />

e poi o presi prigionieri o caduti<br />

in combattimento la realtà è che<br />

furono trovati in un fosso coperti<br />

di colpi. Luna, aveva tre colpi<br />

sulla testa e sul piede destro, Toni<br />

alla testa e delle lividure sulla<br />

schiena, Sandokan alla testa ed<br />

un colpo di calcio di fucile sul<br />

petto dove si vedeva un gran<br />

livido nero. Ieri sera - Venerdì<br />

6 - assieme ad una squadra<br />

del Moroni abbiamo portato i<br />

tre corpi al cimitero di Biestro,<br />

dove, in attesa delle casse che<br />

ci stiamo interessando di fare al<br />

più presto, verranno seppelliti. Il<br />

volontario Rosso ferito è sempre<br />

a Osiglia. Il Distaccamento a<br />

ripreso la sua normale attività.”<br />

(da “BALTERA… BALTERA!” di<br />

Maurizio Calvo).<br />

Nel 50° anniversario della<br />

Liberazione un gruppo di studenti<br />

e docenti del suo stesso Liceo<br />

avevano svolto un lavoro di<br />

ricerca, dedicato a Romano<br />

“Sandokan” Magnaldi, attraverso<br />

interviste filmate di ex Partigiani.<br />

Nel 65° anniversario quella<br />

ricerca è stata ripresa e “rivisitata”<br />

da studenti di oggi (Il Gruppo<br />

laboratoriale di ricerca storicofilosofica<br />

“Filmare la Storia”<br />

Pietro Dalmazzo, Federico<br />

Germano, Matteo Damele, Luca<br />

Pasquale, Oliver Sirello, Gael<br />

Sirello), da questo ne è nato<br />

un cortometraggio presentato al<br />

Concorso Nazionale “Filmare<br />

la Storia” indetto dall’Archivio<br />

Nazionale Cinematografico della<br />

Resistenza di Torino ed ha vinto<br />

il primo premio nazionale “XXV<br />

aprile”. Associazione Nazionale<br />

Partigiani d’Italia . “Filmare la<br />

Storia 7 edizione <strong>2010</strong> Scuole<br />

Superiori.<br />

Di seguito pubblichiamo la<br />

presentazione redatta dagli<br />

studenti e dal docente Riccardo<br />

Sirello.<br />

segue a pag. 4 segue a pag. 14<br />

“Io mi iscrivo all’<strong>ANPI</strong> perché la Resistenza non sia solo memoria del passato ma<br />

esercizio del presente” da un’idea di Dacia Maraini e Concita De Gregorio.<br />

Hanno dato la loro adesione: Andrea Camilleri, Oscar Luigi Scalfaro, Pietro Ingrao, Giuliano Montaldo, Gustavo<br />

Zagrebelski, Giovanni Bachelet, Giancarlo De Cataldo, Romano Petri, Rosetta Loy, Fabrizio Gifuni, Paolo Sorrentino,<br />

Roberto Benigni, Bice Biagi, Giorgio Bocca, Luciano Canfora, Nando Dalla Chiesa, Don Andrea Gallo, Giuseppe Giulietti,<br />

Michele Serra, Simonetta Marchini, Sandra Petrignani, Fabio Bussotti, Vincenzo Consolo, Simone Cristicchi, Fiorella<br />

Mannoia, Mario Monicelli, Neri Marcore’, Toni Servillo, Emma Dante, Marco Paolini, Gigi Proietti, Moni Ovadia, Ugo<br />

Gregoretti, Marco Bellocchio, Giorgia, Claudia Mori, Monica Guerritore, Sabrina Ferilli, Massimo Carlotto, Roberta<br />

Torre, Irene Grandi, Matteo Garrone, Francesca Archibugi, Nichi Nicolai, Dario Fo, Franca Rame, Valentina Carnelutti,<br />

Emanuela Giordano, Beppe Sebaste, Lidia Ravera, Silvia Nono, Flavia Gentili, Italo Spinelli, Francesca Comencini, Cristina<br />

Comencini, Ellekappa, Staino, Liliana Cavani, Serena Dandini, Riccardo Milani, Piera Degli Esposti, Vincenzo Cerami,<br />

Ascanio Celestini, Margherita Hack, Eugenio Finardi, Lucio Villari, Pierluigi Meneghetti, Mario Prosperi, Rossella Or,<br />

Lisa Ginzburg, Luca Archibugi, Nadia Urbinati, Roberto Citran, Michele Placido, … hanno preso la tessera dell’<strong>ANPI</strong><br />

ed invitano tanti altri a fare lo stesso.<br />

SAVONA<br />

DOVE SAREMO<br />

A LUGLIO E<br />

AGOSTO:<br />

dal 15 al 25 <strong>Luglio</strong> alla Festa<br />

provinciale del Partito<br />

Democratico al Prolungamento<br />

a Mare di <strong>Savona</strong><br />

dall’8 al 18 Agosto alla<br />

Festa provinciale di Rifondazione<br />

Comunista sul<br />

Lungomare di Zinola (<strong>Savona</strong>)<br />

con un nostro spazio<br />

autonomo dedicato alla Resistenza<br />

ed alla Costituzione<br />

con libri, giornali, mostre,<br />

divulgazione dell’iniziativa<br />

“addotta un articolo della<br />

Costituzione”, campagna<br />

di tesseramento per “la<br />

nuova stagione dell’<strong>ANPI</strong>:<br />

Italiani di Costituzione”.<br />

Domenica 1° Agosto, nel<br />

Comune di Alto (CN), in<br />

località Madonna del Lago,<br />

Raduno Partigiano<br />

interregionale in ricordo<br />

del Comandante Partigiano<br />

FELICE CASCIONE<br />

“u megu”; da <strong>Savona</strong> sarà<br />

organizzato un pullman per<br />

recarsi nella località della<br />

manifestazione dove sarà<br />

anche possibile consumare<br />

il pasto; prenotazioni<br />

presso la Segreteria provinciale<br />

<strong>ANPI</strong> entro e non<br />

oltre il 20 <strong>Luglio</strong>.<br />

Domenica 5 Settembre in<br />

località San Bernardo di<br />

Conio in provincia di Imperia<br />

Raduno Partigiano<br />

in ricordo della battaglia<br />

di Montegrande; da <strong>Savona</strong><br />

sarà organizzato un<br />

pullman per recarsi nella<br />

località della manifestazione<br />

dove sarà possibile<br />

anche consumare il pasto;<br />

prenotazioni presso la<br />

Segreteria provinciale<br />

<strong>ANPI</strong> entro e non oltre il<br />

10 Agosto.<br />

La sede del Comitato provinciale:<br />

nel mese di <strong>Luglio</strong><br />

sarà aperta solo al GIOVE-<br />

DÌ ore 9-12 mentre nel mese<br />

di Agosto resterà chiusa.<br />

anpisavona@alice.it<br />

www.anpisavona.it<br />

Anpi <strong>Savona</strong> Comitato Provinciale<br />

anche su facebook<br />

recapiti telefonici:<br />

fisso con segreteria<br />

019.821855<br />

mobile 349.5506184


2 N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />

TUTTO SULLE NOSTRE SPALLE<br />

Quella che il Governo ha varato è una manovra ingiusta, iniqua e con scelte che deprimono ancora di più l’economia.<br />

ALTRA GENTE: il nuovo<br />

Laboratorio politicoculturale<br />

di Quiliano-<br />

Vado Ligure<br />

Allo sciopero generale del 2 <strong>Luglio</strong><br />

di: Francesco Rossello*<br />

Oramai ci stiamo abituando<br />

ad un modello comunicativo<br />

che si basa su slogan,<br />

luoghi comuni facilmente<br />

comprensibili perché semplici<br />

ma che possono prestarsi a<br />

letture diverse.<br />

Il 2 luglio la CGIL ha<br />

scioperato contro la manovra<br />

finanziaria di Tremonti.<br />

I sostenitori del governo,<br />

attingendo dal prontuario<br />

dei luoghi comuni, possono<br />

ricorrere alla sempre valida<br />

definizione di “sciopero<br />

ideologico” proclamato da un<br />

Sindacato “che fa politica”.<br />

Ovviamente le cose non<br />

stanno così quindi proviamo<br />

a sviluppare i concetti che<br />

si nascondono dietro agli<br />

slogan.<br />

“Manovra di lacrime e sangue<br />

necessaria perché i Governi<br />

europei devono ridurre la<br />

spesa pubblica”<br />

Nessuno mette in dubbio la<br />

necessità di una manovra che<br />

riduca la spesa pubblica, ma<br />

a patto che si riducano gli<br />

sprechi reali, che ci sia una<br />

reale lotta all’evasione, che<br />

si colpiscano le rendite e i<br />

patrimoni, che si investa nella<br />

crescita. Tutto questo non<br />

avviene. Vediamo perché.<br />

“Sacrifici necessari che non<br />

ricadranno sui cittadini e sui<br />

lavoratori”.<br />

La finanziaria blocca fino al<br />

2014 gli aumenti contrattuali<br />

per i dipendenti pubblici.<br />

E’ impossibile ipotizzare<br />

un recupero attraverso il<br />

cosiddetto salario accessorio<br />

perché nel decreto è<br />

specificato che non possono<br />

esserci incrementi salariali<br />

rispetto a quanto percepito nel<br />

<strong>2010</strong>. Per fare un esempio tra<br />

paga base e salario accessorio<br />

un cantoniere guadagna<br />

circa 1200 €, un impiegato<br />

arriva a 1300 €. Si calcola<br />

che ogni lavoratore da qui<br />

al 2014 perderà mediamente<br />

3000 €.<br />

“Solo i lavoratori pubblici<br />

sono colpiti”<br />

Con la riduzione delle finestre<br />

pensionistiche ad una ci<br />

rimettono tutti i lavoratori.<br />

Ad esempio, un lavoratore<br />

che matura i requisiti per<br />

andare in pensione l’1/1/2011<br />

con il vecchio sistema<br />

sarebbe andato in pensione<br />

il 1/7/2011, con la finestra<br />

unica andrà il 1/2/2012.<br />

Con l’innalzamento della<br />

vecchiaia per le donne a<br />

65 anni, una lavoratrice che<br />

maturi i requisiti il 1/1/2011<br />

andrà in pensione il 1/2/2016<br />

anziché il 1/7/2011. Inoltre<br />

con il taglio agli enti locali.<br />

c’è il rischio che aumentino<br />

tasse e tariffe locali. Come<br />

compenserà i tagli la<br />

Regione? Non finanziando<br />

gli ammortizzatori in deroga,<br />

tagliando i servizi sociali o<br />

il contributo per il trasporto<br />

pubblico? A tutto questo si<br />

aggiunge il fatto che i gravi<br />

tagli alla scuola sono già<br />

compensati da interventi<br />

straordinari dei Comuni e,<br />

laddove non è possibile, da<br />

servizi pagati direttamente<br />

dai genitori.<br />

“E’ necessario avviare una<br />

grande stagione di lotta<br />

all’evasione”<br />

Poco credibile se da un lato<br />

si lotta l’evasione e dall’altra<br />

si incentiva attraverso i<br />

condoni. La manovra prevede<br />

un introito di 8 miliardi<br />

dalla lotta all’evasione. Ma<br />

come garantire un’azione<br />

di contrasto adeguata se<br />

contemporaneamente si<br />

riduce l’organico degli enti<br />

preposti e si limita il loro<br />

raggio d’azione? Mi limito ad<br />

un solo significativo esempio:<br />

la manovra prevede che gli<br />

ispettori non possano più<br />

utilizzare i mezzi propri per<br />

andare a fare le incursioni<br />

e le verifiche nelle aziende.<br />

A <strong>Savona</strong> (ma è così<br />

ovunque) gli enti preposti<br />

non hanno mezzi “aziendali”<br />

da mettere a disposizione,<br />

così l’unica possibilità che<br />

resta all’ispettore è quella di<br />

muoversi col mezzo pubblico.<br />

Per cavarsela con una triste<br />

battuta, se si vuole evitare<br />

l’ispezione è sufficiente avere<br />

la sede dell’azienda lontana<br />

dalla fermata dell’autobus.<br />

Per finire, i dati Eurostat ci<br />

dicono che il 6,14% della<br />

ricchezza si è trasferito dai<br />

salari ai profitti e solo l’1% si è<br />

tradotto in nuovi investimenti.<br />

Contemporaneamente<br />

diminuiscono i consumi e la<br />

produzione, perché chi paga<br />

questa crisi sono i redditi<br />

bassi (anche gli autonomi),<br />

il lavoro dipendente ed i<br />

pensionati. Se nella crisi ci<br />

sono persone che continuano<br />

ad arricchirsi, sono loro che<br />

devono pagare. Se nella<br />

crisi ci sono persone che<br />

continuano ad impoverirsi,<br />

sono loro che devono essere<br />

incentivate con politiche<br />

che sostengano la crescita,<br />

i consumi, l’occupazione.<br />

Credo che questo potrebbe<br />

essere uno slogan credibile<br />

perché sostenuto da un’idea<br />

forte.<br />

*Segretario generale della<br />

Camera del Lavoro - CGIL<br />

– di <strong>Savona</strong><br />

di: Rosanna Lavagna<br />

Il 10 maggio scorso, gli aderenti<br />

al progetto nazionale di<br />

Sinistra Ecologia Libertà di<br />

Quiliano e di Vado Ligure<br />

hanno fondato, a Quiliano,<br />

un Circolo territoriale con un<br />

Laboratorio politico - culturale<br />

inteso come luogo aperto<br />

ed orizzontale di riflessione e<br />

di confronto al quale possono<br />

aderire tutti coloro che, condividendo<br />

gli autentici valori<br />

della Sinistra, desiderino partecipare<br />

a questa proposta.<br />

L’esigenza da cui è nata tale<br />

iniziativa è stata la presa di coscienza<br />

del degrado culturale<br />

in cui si dibatte oggi la nostra<br />

società e, di conseguenza, la<br />

necessità di non rassegnarsi,<br />

ma di reagire e di intraprendere<br />

percorsi alternativi che,<br />

partendo dal territorio in cui<br />

viviamo, possano ridare alla<br />

società, e non solo a livello locale,<br />

un’ossatura, ricostruirne<br />

la spina dorsale, farla uscire<br />

dalla pericolosa mediocrità,<br />

restituirle speranza in un futuro<br />

migliore, prima che sia<br />

troppo tardi.<br />

Siamo infatti convinti che<br />

sia possibile, e assolutamente<br />

necessario, combattere<br />

lo strapotere dei media che<br />

ha facilitato lo sviluppo di<br />

un’egemonia culturale di<br />

infimo livello che, incontrastata,<br />

è diventata, giorno dopo<br />

giorno, modello di vita e di<br />

riferimento comportamentale<br />

dei cittadini e dei soggetti<br />

politici. Pensiamo anche che<br />

sia fondamentale opporsi al<br />

qualunquismo dell’indifferenza<br />

e del rifiuto, da parte di<br />

molti, nei confronti della cosa<br />

pubblica e che sia possibile,<br />

auspicabile ed urgente risvegliare<br />

l’interesse nella politica<br />

intesa come cultura, come<br />

ideazione e realizzazione di<br />

progetti attraverso lo strumento<br />

della partecipazione attiva.<br />

Per questi motivi, il “Laboratorio”<br />

pone al centro della sua<br />

azione il valore della politica<br />

come fattore di partecipazione<br />

collettiva, di confronto e<br />

di produzione di cultura, di<br />

idee e di azioni conseguenti;<br />

al suo interno si opera con spirito<br />

di solidarietà, di fiducia<br />

nell’altro e ognuno viene valorizzato<br />

per le sue competenze<br />

e la sua disponibilità. Siamo,<br />

infatti, un gruppo eterogeneo,<br />

intergenerazionale di persone<br />

che provengono da percorsi<br />

diversi e che hanno differenti<br />

esperienze, ma che sono<br />

unite dalla speranza di poter,<br />

almeno un poco, incidere sulla<br />

nostra società.<br />

Il “Laboratorio” vuole anche<br />

essere un luogo in cui divertirsi,<br />

provare il piacere dello<br />

stare insieme, promuovere<br />

la bellezza della vita e della<br />

sua condivisione. Infatti è<br />

nostra intenzione alternare a<br />

momenti di riflessione ed approfondimento<br />

sui temi della<br />

politica e dell’attualità, di<br />

realizzazione di progetti con<br />

valenza socio-culturale, altri in<br />

cui, semplicemente ci incontreremo,<br />

durante un’occasione<br />

conviviale, la proiezione di un<br />

film, la lettura di poesie o altro.<br />

Siamo, naturalmente, consapevoli<br />

di quanto questo<br />

progetto sia ambizioso e di<br />

quanto possa essere difficile<br />

la sua realizzazione; abbiamo<br />

pochi mezzi a disposizione,<br />

poche, pochissime risorse finanziare,<br />

ma abbiamo dalla<br />

nostra l’entusiasmo, la passione<br />

e l’energia e, soprattutto,<br />

la speranza che altri vogliano<br />

unirsi a noi.<br />

Per informazioni, adesioni<br />

e/o comunicazioni tel.<br />

346.3910314 (dalle ore 16,00<br />

alle ore 21,00), oppure mail:<br />

selcircoloquiliano@hotmail.<br />

it<br />

Hanno collaborato a questo numero<br />

in redazione: Rosanna Aramini, Doriana Morena, Samuele<br />

Rago;<br />

con articoli: Franco Astengo, Giovanni Burzio, Gianni Cazzola,<br />

Irma Dematteis, Giovanni Franco Ferro, Mariella Giari,<br />

Rosanna Lavagna, Sergio Leti, Cesare Oddera, Francesco<br />

Rossello, Patrizia Turchi, Giovanni Urbani,Marcello Zinola;<br />

da organizzazioni: A.N.E.D., Circolo Brandale, gruppo Emergency<br />

<strong>Savona</strong>, Unione Donne in Italia.<br />

Dal web: lettera Mandela.<br />

Chiuso in tipografia il 9 <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong> – tiratura 3500 copie.


N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />

3<br />

GRUPPO<br />

VOLONTARI<br />

EMERGENCY<br />

DI SAVONA<br />

Foresteria della Croce di<br />

Castagnabuona<br />

VARAZZE<br />

Il ricavato della Festa sarà destinato<br />

al mantenimento del<br />

Centro Pediatrico dell’Ospedale<br />

di Goderich in Sierra<br />

Leone<br />

In preparazione ed in concomitanza<br />

con l’iniziativa “E…<br />

State in pace con Emergency”<br />

si terranno due mostre fotografiche<br />

dal titolo “SUDAN diritto al<br />

cuore” presso il Palazzo Beato<br />

Jacopo di Varazze, g.c., dal 9<br />

al 12 luglio <strong>2010</strong> e presso la<br />

Sala Consigliare del Comune<br />

di Celle Ligure, g.c., dal 21 al<br />

24 luglio <strong>2010</strong>: la mostra, opera<br />

del fotografo Marcello Bonfanti,<br />

ha ricevuto il patrocinio del<br />

Ministero degli Affari Esteri ed<br />

è stata realizzata presso il Centro<br />

di Cardiochirurgia di Karthoum,<br />

centro di eccellenza costruito e<br />

gestito dalla nostra associazione,<br />

che da aprile 2007 offre gratuitamente<br />

assistenza sanitaria a<br />

bambini ed adulti affetti da patologie<br />

cardiache (orari apertura<br />

mostra delle ore 10 alle ore 12 e<br />

dalle ore 18 alle ore 22)<br />

23 luglio <strong>2010</strong> venerdì<br />

- dalle ore 16 alle ore 18<br />

educazione ambientale in<br />

collaborazione con ”L’Ente<br />

Parco del Beigua” (a richiesta<br />

dei partecipanti è possibile<br />

effettuare una escursione sull’Alta<br />

Via dei Monti Liguri)<br />

- alle ore 18,30 osserviamo<br />

Venere a cura del Gruppo<br />

Astrofili Orione di <strong>Savona</strong><br />

- dalle 19.00 - APERITIVO:<br />

spritz.. iamo di gioia!<br />

- alle 20.00 - CENA DELLE<br />

LANTERNE passeggiata<br />

nella macchia mediterranea<br />

gustando piatti tipici della cucina<br />

ligure con intrattenimento<br />

da parte del Gruppo Kalafrica<br />

e Luca Repetto<br />

- dalle 21.30 Incontro con Emergency:<br />

sarà con noi il Dott.<br />

Marco GARATTI, chirurgo e<br />

coordinatore dei programmi<br />

di Emergency in Afganistan;<br />

poi PAROLE E MUSICA(<br />

Kalafrica, Luca REPETTO e<br />

spettacolo teatrale)<br />

- dalle 23.00/23.30 “Sotto lo<br />

stesso cielo” a cura del Gruppo<br />

Astrofili Orione<br />

INTRATTENIMENTO<br />

BIMBI<br />

- dalle 15.30 alle 19.00 con fiabe<br />

e giochi<br />

- dalle 22.00 alle 23.00 con gli<br />

astrofili<br />

24 luglio <strong>2010</strong> sabato<br />

La mattinata del sabato può<br />

prevedere tempo libero a disposizione<br />

- dalle ore 10 alle ore 12,30<br />

educazione ambientale in collaborazione<br />

con “L’Ente Parco<br />

del Beigua”<br />

- alle ore 13 pranzo a buffet<br />

- dalle ore 16 merenda<br />

- dalle ore 17 registrazione dei<br />

partecipanti alla camminata<br />

“Correndo e camminando per<br />

Emergency”(3 percorsi di diversa<br />

difficoltà e lunghezza:<br />

per bambini a famiglie 3 km,<br />

passeggiata da 7 Km e percorso<br />

competitivo da 7,5 Km)<br />

- premi per tutti – ricchi premi<br />

per il percorso competitivo<br />

- ore 18 partenza della camminata<br />

all’arrivo focaccette per tutti e<br />

premiazione degli atleti<br />

- dalle 19 alle 20 aperitivo con<br />

sorpresa!!<br />

- dalle ore 20 cena in corte con<br />

piatti tipici liguri e letture di<br />

M.A. Rossello<br />

- alle ore 21,30 estrazione dei<br />

biglietti vincenti della lotteria<br />

e premiazione<br />

- alle ore 21,45 Musiche occitane<br />

e balli con i Gruppi<br />

“CapLevat” e “Farandoulaires”<br />

- dalle ore 23 “sotto lo stesso<br />

cielo” osservazione del cielo<br />

in collaborazione con Gruppo<br />

Astrofili Orione<br />

INTRATTENIMENTO<br />

BIMBI<br />

- dalle 10.00 alle 12.30<br />

- dalle 15.30 alle 19.00<br />

- dalle 22.00 alle 23.00 con gli<br />

astrofili<br />

Dai comuni di Celle Ligure e<br />

Varazze sarà attivo un servizio<br />

di bus navetta<br />

Per informazioni e prenotazioni:<br />

emergencysavona@libero.it<br />

milli.ma@tiscali.it,<br />

tel. 3209225790.<br />

e negozio<br />

SCACCIAPENSIERI<br />

Via Aicardi n. 120<br />

Celle Ligure<br />

tel. 019/990552<br />

340.0658015<br />

“La riservatezza ai furfanti, il bavaglio a tutti quanti”<br />

di: Marcello Zinola*<br />

E’ questo lo slogan che<br />

compare sulle magliette che<br />

la Federazione Nazionale<br />

Stampa Italiana (il sindacato<br />

unitario dei giornalisti italiani)<br />

distribuisce alle manifestazioni<br />

che organizza da mesi ormai<br />

sul tema della legge bavaglio<br />

sulle intercettazioni. I giornalisti<br />

italiani, ma non solo loro,<br />

sono contrari a questa legge<br />

in discussione. Non perché<br />

amino la cronaca dello spiare<br />

dal buco della serratura,<br />

ma perché queste normative<br />

impedirebbero nei fatti sia lo<br />

svolgimento di molte indagini,<br />

sia la conoscenza che la cronaca<br />

porta alla valutazione dei<br />

lettori, degli ascoltatori, degli<br />

“internauti” che navigano in<br />

rete sui siti, blog e testate che<br />

sviluppano la loro informazione<br />

su internet.<br />

Questa legge non difende la<br />

riservatezza, ma garantisce<br />

al potere di varia espressione<br />

la garanzia se non della quasi<br />

totale impunità in caso di<br />

reati, che i loro misfatti siano<br />

nascosti e non divulgati, commentati,<br />

criticati.<br />

La Liguria e Genova sono stati<br />

in questi 9 anni il paradigma di<br />

questa “storia” con le indagini<br />

sul G8: la recente condanna in<br />

appello dei vertici della polizia<br />

per l’irruzione alla scuola<br />

Diaz, per il carcere provvisorio<br />

di Bolzaneto (realizzato, per la<br />

prima volta nella storia della<br />

repubblica, in una caserma<br />

della polizia), per le violenze<br />

di piazza (nessun vero black<br />

bloc è stato arrestato nei giorni<br />

del G8 del 2001) e dell’ex<br />

capo della polizia Gianni De<br />

Gennaro (gradito ai diversi<br />

governi di centrosinistra e<br />

centrodestra che si sono succeduti)<br />

per l’induzione alla falsa<br />

testimonianza dell’ex questore<br />

di Genova Colucci, rappresenta<br />

una sorta di caso pilota.<br />

Molte di quelle indagini con le<br />

normative che oggi si vogliono<br />

applicare non avrebbero mai<br />

potuto essere svolte e tantomeno<br />

avreste letto o ascoltato<br />

le intercettazioni che hanno<br />

consentito di smascherare come<br />

vertici di una istituzione<br />

verso la quale vogliamo avere<br />

fiducia (la polizia) avessero<br />

“lavorato” per nascondere la<br />

verità, dopo depistaggi di vario<br />

tipo e ostacoli frapposti al<br />

lavoro dei pm della procura di<br />

Genova.<br />

I giornalisti non sono un casta,<br />

non siamo senza macchia<br />

e senza colpa. La nostra deontologia<br />

e i vecchi (sì, vecchi)<br />

sistemi di sanzione verso chi<br />

sbaglia per superficialità o<br />

malafede, non consente l’uso<br />

pruriginoso delle intercettazioni,<br />

siamo spesso noi non<br />

a fare censura, ma a non pubblicare<br />

parti di atti di indagine<br />

che non hanno rilevanza col<br />

processo perché interessano<br />

persone estranee o fatti personali<br />

che non attengono alla<br />

indagine.<br />

Non vogliamo l’impunità,<br />

vogliamo la libertà del diritto<br />

dovere di fare e di ricevere informazione,<br />

impegno spesso<br />

arduo in un sistema informazione<br />

che attende in Italia da<br />

60 anni una legge di sistema<br />

(la Francia l’ha fatta e il governo<br />

è un governo conservatore)<br />

e dove gli editori al 90% non<br />

sono editori puri, ma potentati<br />

economici, finanziari, industriali<br />

che cercano di usare i<br />

loro media come mezzo a fine<br />

per orientare l’opinione pubblica<br />

o fornire una valutazione<br />

dei fatti a loro conveniente.<br />

Con queste normative gli spazi<br />

di lavoro si riducono pesantemente,<br />

gli stessi editori sono<br />

messi nelle condizioni di frenare<br />

a fronte del rischio di multe<br />

pesantissime e i giornalisti precari<br />

(la “proletarizzazione” del<br />

lavoro giornalistico è ormai un<br />

dato di fatto), quelli del lavoro<br />

autonomo male pagati e poco<br />

garantiti anche sul fronte delle<br />

tutele delle coperture assicurative<br />

legali, saranno sempre più<br />

costretti a non rischiare.<br />

Un tempo, sbeffeggiato da<br />

molti, Enrico Berlinguer pose<br />

il tema della questione morale.<br />

La battaglia per la libertà e i<br />

diritti alla informazione, è oggi<br />

una questione morale di grandissima<br />

portata e impegno.<br />

E passa trasversalmente alla<br />

società al di là delle opinioni,<br />

culture personali e politiche.<br />

Perché trasversale ai diversi<br />

orientamenti politici del potere<br />

passa, purtroppo, con sfumature<br />

diverse, la tendenza a<br />

restringere il campo del diritto<br />

dovere a fare e ricevere informazione.<br />

Le intercettazioni e<br />

la rivelazione di quanto accade<br />

dietro alle cortine del potere<br />

fanno paura a chi teme la vera<br />

essenza della democrazia.<br />

Oggi il progetto del ministro<br />

Alfano del governo Berlusconi<br />

affina e porta un colpo letale a<br />

questo diritto, concretizzando<br />

quanto purtroppo aveva iniziato<br />

un ministro di un governo<br />

Prodi (il ministro Mastella).<br />

Ecco perché questo diritto è<br />

un diritto di libertà per un bene<br />

inalienabile, senza prezzo.<br />

Come la battaglia per la non<br />

privatizzazione dell’acqua: la<br />

libertà non ha prezzo e non è<br />

commerciabile. Lo sapevano<br />

i nostri “vecchi” che per questo<br />

hanno lottato partendo da<br />

culture diverse, ma uniti dal<br />

raggiungimento di un bene<br />

comune. Concretizzato nella<br />

carta Costituzionale. Anche<br />

questa fa paura. E questa paura<br />

fa dire oggi che ci sono in<br />

Italia 7 milioni di intercettati<br />

quando basta andare sul sito<br />

del ministero della giustizia<br />

per capire che è falso: gli intercettati<br />

sono in realtà 24 mila<br />

e non corrispondono a singole<br />

persone fisiche, ma a numeri<br />

telefonici e circoscritti a indagini<br />

ben precise. Oggi non<br />

sapremmo nulla delle vicende<br />

del G8, dei furbetti del quartierino,<br />

dell’”abbiamo una<br />

banca”, dello sfregarsi le mani<br />

per gli affari della ricostruzione<br />

post terremoto quando<br />

appena si iniziavano i soccorsi<br />

alle vittime del terremoto.<br />

Ecco perché questa è una<br />

battaglia di libertà. E una<br />

questione morale che attiene<br />

a tutti noi, comunque siamo<br />

orientati politicamente. Perché<br />

se passa questa legge non ci<br />

sarà più nemmeno un giudice<br />

a Berlino.<br />

* Segretario regionale Associazione<br />

Ligure dei Giornalisti<br />

- FNSI


4 N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />

<strong>Luglio</strong> 1960… segue da pag. 1<br />

della corrente del presidente<br />

della Repubblica Gronchi,<br />

assumeva la Presidenza del<br />

Consiglio sostenuto da una<br />

maggioranza comprendente<br />

il partito neofascista, l’MSI.<br />

Quell’MSI che stava tornando<br />

alla ribalta con la sua<br />

ideologia e la sua iniziativa:<br />

quell’MSI che decise, alla fine<br />

del mese di Giugno, di tenere<br />

il suo congresso a Genova,<br />

Città medaglia d’oro della<br />

Resistenza.<br />

L’antifascismo, vecchio e nuovo,<br />

disse di no.<br />

Comparvero sulle piazze i<br />

giovani dalle magliette a strisce,<br />

i portuali, i partigiani.<br />

La Resistenza riuscì a sconfiggere<br />

il rigurgito fascista.<br />

Ma si trattò di una vittoria<br />

amara, a Reggio Emilia e in<br />

altre città la polizia sparò sulla<br />

folla causando numerose<br />

vittime.<br />

Questi i fatti , descritti per<br />

sommi capi, accaduti in quell’intenso<br />

e drammatico inizio<br />

d’estate di cinquant’anni fa:<br />

è necessario, però, tornarvi<br />

sopra per riflettere, partendo<br />

da un dato.<br />

Non si trattò semplicemente di<br />

un moto di piazza, di opposizione<br />

alla scelta provocatoria<br />

di una forza politica come<br />

quella compiuta dall’MSI di<br />

convocare il proprio congresso<br />

a Genova e di annunciare<br />

anche come quell’assise sarebbe<br />

stata presieduta da<br />

Basile, soltanto quindici anni<br />

prima, protagonista nella stessa<br />

Città di torture e massacri<br />

verso i partigiani e la popolazione.<br />

Si trattò, invece, di un punto<br />

di vero e proprio snodo della<br />

storia sociale e politica d’Italia.<br />

Erano ancora vivi ed attivi<br />

quasi tutti i protagonisti della<br />

vicenda che era parsa chiudersi<br />

nel 1945, ed è sempre<br />

necessario considerare come<br />

quei fatti si inserissero dentro<br />

una crisi gravissima degli<br />

equilibri politici:una crisi inserita<br />

anche in un mutamento<br />

profondo dello scenario internazionale,<br />

nel quale si<br />

muovevano i primi passi del<br />

processo di distensione ed<br />

era in atto il fenomeno della<br />

“decolonizzazione” , in<br />

particolare, in Africa, con la<br />

nascita del movimento dei<br />

“non allineati”.<br />

Prima ancora, però, dovrebbe<br />

essere valutato un elemento,<br />

a nostro avviso, di fondamentale<br />

importanza: abbiamo già<br />

accennato all’entrata in scena<br />

di quella che fu definita la<br />

generazione “dalle magliette<br />

a strisce”, i giovani che per<br />

motivi d’età non avevano<br />

fatto la Resistenza, ma ne<br />

avevano respirato l’aria entrando<br />

in fabbrica o studiando<br />

all’Università accanto ai fratelli<br />

maggiori; giovani che<br />

avevano vissuto il passaggio<br />

dall’Italia arretrata degli anni’40-’50<br />

all’Italia del boom,<br />

della modernizzazione, del<br />

consumismo, delle migrazioni<br />

bibliche dal Sud al Nord,<br />

di una difficile integrazione<br />

sociale e culturale.<br />

Allora i moti del <strong>Luglio</strong>’60<br />

non possono essere considerati<br />

semplicemente un punto<br />

di saldatura tra le generazioni,<br />

anzi rappresentavano un momento<br />

di conflitto, di richiesta<br />

di cambiamento profondo,<br />

non limitato agli equilibri<br />

politici.<br />

Un punto di analisi, questo,<br />

non ricordato di frequente: al<br />

riguardo del quale abbiamo<br />

pensato di presentare un testo,<br />

a nostro giudizio illuminante,<br />

scritto da Raniero Panzieri ed<br />

apparso, il 25 <strong>Luglio</strong> del 1960<br />

proprio nel momento in cui i<br />

nuovi equilibri politici si andavano<br />

formando ( il governo<br />

Tambroni si era dimesso ed<br />

Amintore Fanfani si apprestava<br />

a varare quel ministero che<br />

Aldo Moro avrebbe definito<br />

delle “convergenze parallele”:<br />

per la prima volta, infatti, il<br />

PSI si sarebbe astenuto, come<br />

i Monarchici, sull’altro versante.<br />

Si trattava del prodromo<br />

del governo organico di centrosinistra<br />

che poi lo stesso<br />

Moro avrebbe presieduto nel<br />

Dicembre del 1963).<br />

L’articolo di Panzieri (che non<br />

aveva ancora aperto la serie<br />

dei “Quaderni Rossi”) uscì<br />

sulla rivista della federazione<br />

torinese del PSI, “La Città” e<br />

ne riportiamo di seguito uno<br />

stralcio particolarmente significativo:<br />

“E’ dunque necessario conquistare,<br />

al livello delle forze<br />

politiche organizzate, una<br />

consapevolezza precisa e seria<br />

del movimento reale del<br />

Paese. E per questo occorre,<br />

innanzi tutto, riconoscere<br />

i tratti del processo democratico<br />

che da lungo tempo<br />

è andato maturando nella<br />

nostra società, al di fuori,in<br />

gran parte, dalle linee e dagli<br />

obiettivi perseguiti dai<br />

partiti di sinistra. Ciò che<br />

è caratteristico di questo<br />

processo è che, nonostante<br />

la sua estraneità ai partiti,<br />

non ha per nulla i connotati<br />

tipici della “spontaneità”:<br />

il suo grado di coscienza è<br />

fortemente sottolineato dalla<br />

capacità delle giovani leve<br />

operaie di “servirsi” del sindacato<br />

unitario (soprattutto)<br />

e anche dei partiti di classe,<br />

nella stretta misura in cui<br />

la partecipazione ed il sostegno<br />

delle organizzazioni<br />

operaie esistenti è necessario<br />

all’affermazione di uno schieramento<br />

unitario di classe.<br />

perciò l’estraneità organizzativa<br />

ai partiti di decine di<br />

migliaia di giovani operai, che<br />

sono state la punta avanzata<br />

del movimento, deve essere<br />

valutata come un rapporto di<br />

spinta, di azione critica esercitata<br />

da forze consapevoli,<br />

ora in modo chiaro, ora in<br />

forme incerte e travagliate,<br />

di rappresentare esigenze e<br />

scopi di lotta più complessi<br />

e più avanzati di quelli offerti<br />

dalle organizzazioni e di<br />

dover esercitare con la loro<br />

autonomia una pressione<br />

perché queste si adeguino ai<br />

rapporti di classe......<br />

.....Ma questi elementi possono<br />

prendere rilievo e consistenza<br />

durevole soltanto in una prospettiva<br />

politica generale. E<br />

proprio questa prospettiva è<br />

presente nell’azione dei partiti<br />

solo assai parzialmente<br />

e in modo deformato. Essa<br />

dovrebbe concretarsi nella<br />

rivendicazione di un mutamento<br />

profondo nelle strutture<br />

economiche e sociali, nella<br />

individuazione dei processi<br />

totalitari del potere, che dalla<br />

grande fabbrica si estendono<br />

a tutti i livelli del Paese,<br />

in un rifi uto del divario che<br />

l’azione capitalistica provoca<br />

e aggrava di continuo tra la<br />

realtà dei rapporti politici e<br />

le istituzioni...”<br />

Fin qui lo stralcio dell’articolo<br />

di Raniero Panzieri: un<br />

Panzieri quasi profetico ad<br />

indicare temi che poi sarebbero<br />

stati alla base delle lotte<br />

operaie del decennio, fino a<br />

sfociare nell’ “Autunno caldo”<br />

del 1969, nell’unità e<br />

nel sindacato dei “Consigli”<br />

(stava già, forse, nell’articolo<br />

citato quell’interrogativo suscitato<br />

da qualcuno, proprio a<br />

proposito del <strong>Luglio</strong>’60: ultimo<br />

episodio della Resistenza<br />

o primo vagito del ‘68?).<br />

E, ancora, quanto vale oggi<br />

il richiamo di Panzieri in<br />

un momento in cui sono attaccati<br />

direttamente i diritti<br />

fondamentali strappati con le<br />

lotte di quella stagione e che<br />

non appaiono difesi, se non<br />

soltanto da minoranze apparentemente<br />

isolate, in un dato<br />

complessivo di sfrangiamento<br />

sociale e di sostanziale atonia<br />

politica?<br />

Interrogativi che rimandiamo<br />

all’attualità: una complessa e<br />

difficile attualità.<br />

In quel <strong>Luglio</strong> ‘60, da non<br />

considerare - ripetiamo - soltanto<br />

per i fatti accaduti in<br />

quei giorni, ma nel complesso<br />

di una fase di cambiamento<br />

della società e della politica,<br />

si aprì, ancora, a sinistra, una<br />

discussione sulla natura della<br />

DC, fino a quel momento perno<br />

fondamentale del sistema<br />

politico italiano.<br />

Molti si chiesero, a quel<br />

momento, se dentro la DC<br />

covasse il “vero fascismo” italiano:<br />

non quello rumoroso e<br />

un poco patetico del MSI, ma<br />

quello vero; quello che poteva<br />

considerarsi il vero referente<br />

dei ceti dominanti, capace di<br />

portare al blocco sociale di<br />

potere l’apporto della piccola<br />

e media borghesia.<br />

Il partito democristiano appariva,<br />

dunque, ad una parte<br />

della sinistra, soprattutto nei<br />

giorni infuocati della repressione,<br />

come il partito che<br />

avrebbe potuto in qualunque<br />

momento rimettere in moto<br />

in Italia (ricordiamolo ancora<br />

una volta: eravamo a soli quindici<br />

anni dalla Liberazione) un<br />

meccanismo politico-socialerepressivo-autoritario<br />

tale da<br />

dar vita a nuove esperienze di<br />

tipo fascista.<br />

L’analisi sviluppata dal PCI<br />

togliattiano fu diversa.<br />

Nonostante le asprezze della<br />

polemica quotidiana il PCI<br />

aveva assunto come stella<br />

polare di tutta la sua strategia<br />

l’intesa con le masse cattoliche,<br />

da sottrarre al predominio<br />

moderato prevalente dal ‘47 in<br />

poi (grazie alla “guerra fredda”)<br />

al vertice della DC.<br />

Ma la prospettiva non era così<br />

ingenua: essa comportava<br />

il proposito di far emergere<br />

le forze presenti all’interno<br />

della DC, anche al vertice del<br />

partito.<br />

In quel <strong>Luglio</strong> ‘60 il PCI cercò<br />

di operare in quella direzione,<br />

ed il successo dello sciopero<br />

generale, pur macchiato<br />

di sangue, si rivelò efficace<br />

e significativo anche perché<br />

dall’interno della DC si aprì<br />

finalmente un varco a quella<br />

parte del gruppo dirigente che,<br />

sulle rovine dell’esperimento<br />

Tambroni, poté riproporre<br />

con maggiore efficacia e<br />

speranza di esito positivo una<br />

soluzione diversa: quella che<br />

abbiamo già richiamato delle<br />

“convergenze parallele” e,<br />

successivamente, del centrosinistra<br />

“organico”.<br />

Oggi,a cinquant’anni di distanza,<br />

possiamo meglio<br />

valutare l’esito di quei fatti: le<br />

contraddizioni che ne seguirono,<br />

il rattrappirsi progressivo<br />

della realtà riformatrice (a<br />

partire dal “tintinnar di<br />

sciabole” dell’estate 1964,<br />

fino alla disgraziata stagione<br />

del terrorismo, aperta nel<br />

1969 dalla bomba di Piazza<br />

Fontana), l’assunzione, in<br />

particolare da parte del PSI,<br />

via, via, di una vocazione<br />

“governista” sfociata nel decisionismo<br />

craxiano, nello<br />

sviluppo abnorme della partitocrazia<br />

(con il contributo di<br />

un complessivo “consociativismo”<br />

allargato all’intero arco<br />

parlamentare) e, infine, nella<br />

“questione morale” che segnò,<br />

all’inizio degli anni’90,<br />

lo sconquasso definitivo del<br />

quadro di governo.<br />

Ebbene, proprio in quella situazione,<br />

l’implosione della<br />

DC consentì di verificare la<br />

giustezza di certe analisi: le<br />

masse DC, la gran parte dell’elettorato<br />

democristiano,<br />

in quel momento di trasformazione<br />

del sistema politico<br />

trovarono, infatti, sede politica<br />

e dirigenti a cui affidarsi<br />

in Alleanza Nazionale (l’ex-<br />

MSI diventato ormai vero e<br />

proprio soggetto di massa) e<br />

in Forza Italia (diventato subito<br />

il maggior partito italiano,<br />

dal punto di vista dei risultati<br />

elettorali).<br />

Il che induce a pensare, anche<br />

oggi, come una analisi della<br />

DC di tipo “azionista” non risultasse<br />

del tutto errata: certo<br />

era schematica perché leggeva<br />

il presente di allora, quello<br />

degli anni’60, con le categorie<br />

del passato conosciuto negli<br />

anni’30 - ‘40 (il fascismo).<br />

Però introduceva un elemento<br />

che non andrebbe mai<br />

trascurato e che ci riporta all’attualità:<br />

mentre la sinistra<br />

non ha saputo rimanere tale,<br />

almeno nelle sue connotazioni<br />

di fondo, attraverso le<br />

trasformazioni dell’ultimo<br />

quindicennio, la destra non<br />

ha perso i suoi connotati di<br />

sempre.<br />

Non è questa la sede per una<br />

analisi approfondita, ma non<br />

crediamo di errare dicendo<br />

che quel “vero fascismo” che<br />

aveva tentato di emergere nel<br />

luglio ‘60 rappresentava un<br />

agglomerato di interessi-pregiudizi-istinti<br />

che continua ad<br />

esistere e che, al dissolversi<br />

del “grande ombrello” DC<br />

capace di tenere assieme pulsioni<br />

di destra con istanze di<br />

sinistra sociale vera e propria,<br />

ha trovato rapidamente la sua<br />

sede politica in formazioni<br />

che fanno del liberismo selvaggio,<br />

delle pulsioni razziste,<br />

dall’attacco indiscriminato<br />

ai diritti sociali e ai principi<br />

fondanti della Costituzione il<br />

loro architrave e la base di una<br />

pericolosa iniziativa politica.<br />

Nel <strong>Luglio</strong> ‘60 vinse la democrazia:<br />

e adesso?


N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />

5<br />

CRONOLOGIA DEI FATTI DEL LUGLIO ‘60<br />

24 Febbraio<br />

Il Presidente del Consiglio,<br />

Antonio Segni rassegna le dimissioni<br />

20 Marzo<br />

Segni rinuncia all’incarico<br />

di formare un governo con<br />

l’astensione dei socialisti per<br />

l’opposizione di settori democristiani,<br />

che minacciano la<br />

formazione di un secondo partito<br />

cattolico. Con una iniziativa<br />

personale il Presidente della<br />

Repubblica, Giovanni Gronchi,<br />

affida l’incarico a Fernando<br />

Tambroni.<br />

26 Marzo<br />

Il governo Tambroni giura nelle<br />

mani del Capo dello Stato. Si<br />

tratta di un monocolore democristiano.<br />

8 Aprile<br />

Il governo Tambroni ottiene la<br />

fiducia della Camera con 300 sì<br />

e 293 no. Votano a favore DC,<br />

MSI e 4 ex monarchici, contro i<br />

deputati di tutti gli altri partiti.<br />

I ministri Pastore e Bo e i sottosegretari<br />

Antonio Pecoraro,<br />

Nullo Biaggi e Lorenzo Spallino,<br />

tutti appartenenti alla<br />

sinistra della DC, si dimettono<br />

immediatamente per protesta,<br />

seguiti immediatamente anche<br />

dal ministro Sullo, della corrente<br />

di “base”.<br />

13 Aprile<br />

Fanfani che aveva ricevuto l’incarico<br />

il 14 per la formazione<br />

di un tripartito con l’appoggio<br />

del PSI, rinuncia per l’opposizione<br />

degli andreottiani e degli<br />

scelbiani, dei seguaci di Paolo<br />

Bonomi (Coldiretti) e di settori<br />

dorotei.<br />

23 Aprile<br />

Gronchi respinge le dimissioni<br />

di Tambroni anche su sollecitazione<br />

del segretario della DC<br />

Aldo Moro e lo invita a ripresentare<br />

il governo al Senato per<br />

completare la procedura del voto<br />

di fiducia.<br />

29 Aprile<br />

Tambroni ottiene la fiducia del<br />

Senato con 128 sì (DC, MSI, 1<br />

monarchico, Raffaele Cadorna<br />

e Giuseppe Paratore) e 110 no.<br />

La direzione della DC aveva, il<br />

giorno precedente, stabilito che<br />

il governo rimanesse in carica<br />

fino al 31 Ottobre per consentire<br />

l’approvazione dei bilanci,<br />

limitandosi quindi all’ordinaria<br />

amministrazione.<br />

21 Maggio<br />

Un comizio del deputato<br />

del PCI Giancarlo Pajetta è<br />

interrotto a Bologna da un commissario<br />

di polizia, provocando<br />

la protesta degli intervenuti. La<br />

“celere” ferisce il deputato comunista<br />

Giovanni Bottonelli.<br />

Pajetta aveva criticato la politica<br />

estera del governo ed il<br />

commissario lo aveva interrotto<br />

e aveva ingiunto di sciogliere la<br />

riunione.<br />

25 Giugno<br />

A Genova si tiene un comizio<br />

contro il congresso del MSI,<br />

autorizzato da tempo dal governo,<br />

che dovrebbe cominciare il<br />

2 <strong>Luglio</strong> al Teatro Margherita,<br />

a pochi metri dal sacrario dei<br />

caduti partigiani di via XX Settembre.<br />

La decisione del MSI di tenere<br />

il congresso a Genova è ritenuta<br />

provocatoria, anche perché se<br />

ne vuole affidare la presidenza<br />

a Carlo Emanuele Basile,<br />

prefetto della Città nel periodo<br />

della Repubblica Sociale Italiana<br />

e responsabile di arresti e<br />

torture di partigiani.<br />

27 Maggio<br />

A Palermo 30 persone rimangono<br />

ferite in conseguenza<br />

dell’intervento della “celere”<br />

contro lo sciopero generale proclamato<br />

da CGIL, CISL,UIL<br />

per sollecitare misure a favore<br />

dell’economia cittadina.<br />

28 Giugno<br />

Una grande manifestazione si<br />

tiene a Genova, organizzata da<br />

PCI, PSI, PSDI , PRI, PR e dalle<br />

associazioni partigiane per<br />

protestare contro il congresso<br />

del MSI.<br />

Parla Sandro Pertini che chiede<br />

il rispetto della norma<br />

costituzionale che vieta la<br />

riorganizzazione del disciolto<br />

Partito Fascista.<br />

La CGIL proclama lo sciopero<br />

generale, e si stabilisce che<br />

a partire dal 30 Giugno i capi<br />

delle formazioni partigiane,<br />

guidate dal Presidente onorario<br />

della Corte di Cassazione<br />

Domenico Peretti Griva montino<br />

la guardia al sacrario dei<br />

partigiani caduti.<br />

30 Giugno<br />

Un corteo antifascista che<br />

percorre il centro di Genova<br />

è bloccato dalla polizia con il<br />

lancio di bombe lacrimogene.<br />

Rimangono ferite 83 persone.<br />

A Genova è proclamato lo sciopero<br />

generale.<br />

Si verificano incidenti anche in<br />

altre città tra polizia e manifestanti<br />

antifascisti.<br />

1 <strong>Luglio</strong><br />

La questura di Genova, su sollecitazione<br />

del Governo, propone<br />

al MSI di spostare la sede del<br />

Congresso a Nervi. Il MSI prima<br />

rifiuta, poi accetta. Viene<br />

sospeso lo sciopero.<br />

5 <strong>Luglio</strong><br />

Un morto, il giovane Vincenzo<br />

Napoli e 24 feriti a Licata (AG)<br />

sono il bilancio degli scontri tra<br />

polizia e dimostranti nel corso<br />

dello sciopero generale contro<br />

la disoccupazione, guidato dal<br />

sindaco democristiano della<br />

Città.<br />

Il Ministro dell’Interno Giuseppe<br />

Spataro intervenendo<br />

sul bilancio del suo ministero,<br />

accusa i comunisti di aver fomentato<br />

le manifestazioni di<br />

Genova e di aver scientemente<br />

perseguito una azione di forza<br />

contro il Governo e le istituzioni<br />

dello Stato.<br />

Neofascisti incendiano a Ravenna<br />

l’abitazione del senatore<br />

Arrigo Boldrini, medaglia d’oro<br />

della Resistenza e presidente<br />

dell’<strong>ANPI</strong>.<br />

A Milano è devastata la sede<br />

del Partito Radicale, mentre a<br />

Roma vengono lanciate bombe<br />

contro una sezione del PCI.<br />

6 <strong>Luglio</strong><br />

A Roma una manifestazione<br />

antifascista a Porta San Paolo,<br />

organizzata dalle associazioni<br />

partigiane, in un primo momento<br />

autorizzata dalla questura, è<br />

proibita all’ultimo momento.<br />

La manifestazione si tiene<br />

egualmente ed è duramente repressa<br />

dalla polizia,c eh fa uso<br />

di idranti ed interviene con le<br />

jeep ed una carica a c avallo,<br />

guidata dal futuro campione<br />

olimpico Raimondo D’Inzeo,<br />

capitano dei carabinieri.<br />

Sono feriti diversi deputati, più<br />

gravemente il socialista Gian<br />

Guido Borghese e i comunisti<br />

Walter Audisio e Ambrogio<br />

Donini.<br />

Sono fermati numerosi deputati<br />

del PCI e del PSI.<br />

La DC rivolge un appello al<br />

Paese e dichiara “la sua fedeltà<br />

agli ideali della Resistenza e ai<br />

valori della libertà”.<br />

Sono proclamati scioperi a Bologna<br />

e a Roma.<br />

7 <strong>Luglio</strong><br />

A Reggio Emilia, nel corso della<br />

manifestazione di protesta<br />

che si svolge in contemporanea<br />

con tutte le altre piazze d’Italia,<br />

per i fatti di Roma la polizia uccide<br />

cinque dimostranti: Ovidio<br />

Franchi 19 anni, Lauro Ferioli<br />

21 anni, Marino Serri 40, Emilio<br />

Reverberi 21, Afro Tondelli<br />

20.<br />

A Parma, Modena, Castellamare<br />

di Stabia e Napoli si<br />

registrano feriti.<br />

Protagonisti degli scontri sono<br />

ovunque giovani che rimarranno<br />

nella memoria del Paese come “ i<br />

ragazzi delle magliette a strisce”.<br />

La CGIL indice uno sciopero<br />

generale, al quale non aderiscono<br />

CISL e UIL.<br />

8 <strong>Luglio</strong><br />

A Palermo e Catania rimangono<br />

uccise quattro persone<br />

nelle manifestazioni legate allo<br />

sciopero generale: sono Andrea<br />

Gangitano 20 anni, Francesco<br />

Vella 45, Rosi La Barbera 54,<br />

Salvatore Novembre 22<br />

9 <strong>Luglio</strong><br />

I funerali delle vittime di Reggio<br />

Emilia si svolgono alla<br />

presenza del senatore Ferruccio<br />

Parri e con la partecipazione<br />

di 80.000 persone, dopo che<br />

per tutto il giorno e per tutta la<br />

notte la cittadinanza era sfilata<br />

davanti alle salme, composte<br />

nell’atrio del Teatro Municipale.<br />

Il giorno dopo migliaia di persone<br />

presenzieranno a Palermo<br />

ai funerali delle vittime dell’8,<br />

vi parteciperanno il segretario<br />

generale della CGIL, Agostino<br />

Novella e il vicesegretario del<br />

PCI. Luigi Longo.<br />

19 <strong>Luglio</strong><br />

Tambroni rassegna le dimissioni<br />

dopo un colloquio con il<br />

Presidente della Repubblica<br />

27 <strong>Luglio</strong><br />

Fanfani costituisce il suo III<br />

governo,che giura al Quirinale,<br />

aveva ricevuto l’incarico il<br />

23: si tratta di un monocolore<br />

democristiano.<br />

Al 1° maggio <strong>2010</strong> a <strong>Savona</strong>.<br />

3 Agosto<br />

Il governo Fanfani ottiene la<br />

fi ducia dal Senato con 126 sì,<br />

58 no e 36 astensioni. Votano a<br />

favore DC, PSDI, PLI, contro<br />

PCI e MSI, si astengono monarchici<br />

e socialisti.<br />

Alla Camera si voterà la fiducia<br />

il 5, la maggioranza sarà composta<br />

anche dal PRI e Comunità<br />

non presenti al Senato; il governo<br />

otterrà 310 voti a favore, 156<br />

contro, 96 astensioni.<br />

L’astensione dei monarchici<br />

a destra e del PSI a sinistra<br />

indurrà Aldo Moro a definire<br />

quello di Fanfani il governo<br />

delle “convergenze parallele”<br />

intendendo con ciò che i contributi<br />

di monarchici e PSI,<br />

entrambi preziosi, sono tuttavia<br />

destinati a non incontrarsi,<br />

autonomi l’uno dall’altro.


6 N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />

LA SCUOLA PUBBLICA<br />

ITALIANA: umiliata e offesa<br />

di Gianni Cazzola*<br />

Quello che si è appena concluso<br />

è stato un armo scolastico<br />

orribile per la scuola italiana.<br />

I pesanti tagli agli organici<br />

del personale docente ed ATA<br />

(non docente), insieme alla<br />

sempre maggiore ristrettezza<br />

ed incertezza delle risorse<br />

finanziarie a disposizione<br />

delle scuole, hanno prodotto<br />

i devastanti effetti facilmente<br />

immaginabili.<br />

A parte il problema dei molti<br />

precari che hanno perso il<br />

posto di lavoro e degli altri<br />

che lo perderanno nei prossimi<br />

anni (ma di questa grave<br />

problematica sociale – stranamente<br />

– si parla pochissimo),<br />

far funzionare dignitosamente<br />

le scuole, quest’anno, è stato<br />

assai difficoltoso:<br />

• classi sovraffollate,<br />

spesso in ambienti non<br />

idonei e qualche volta –<br />

inevitabilmente – in dubbie<br />

condizioni di sicurezza;<br />

• impossibilità o quasi di<br />

sostituire gli insegnanti<br />

ammalati, ed i ragazzi<br />

spesso smistati “come pacchi”<br />

in altre classi, con le<br />

evidenti conseguenze negative<br />

sulla didattica;<br />

• riduzione del tempo scuola,<br />

tendenziale scomparsa del<br />

tempo pieno e del tempo<br />

prolungato o loro riduzione<br />

a “parcheggio” per gli<br />

alunni;<br />

• problematicità nella gestione<br />

“quotidiana” delle<br />

scuole: dalla mancanza<br />

di risorse per l’acquisto<br />

di materiale e sussidi didattici,<br />

della carta per le<br />

fotocopie… al fatto – di<br />

cui si narra – della carta<br />

igienica portata da casa;<br />

• difficoltà nel garantire le<br />

mense scolastiche e le attività<br />

integrative;<br />

• riduzione (gravissimo!) del<br />

sostegno all’handicap …<br />

ed anche i tagli di risorse agli<br />

Enti Locali rendono sempre<br />

più problematici gli interventi<br />

di supporto ed integrativi<br />

che potrebbero provenire da<br />

quella parte.<br />

È appena il caso di ricordare<br />

che il piano di tagli e risparmi<br />

ha durata triennale e che quelli<br />

sopra brevemente descritti<br />

sono solo gli effetti del primo<br />

anno di applicazione: è perfino<br />

difficile immaginare in<br />

quali condizioni sarà ridotta<br />

la scuola italiana alla fine della<br />

“cura”!<br />

Con la recente “manovra<br />

finanziaria” – poi – il Governo<br />

ha ritenuto di inferire un<br />

ulteriore colpo ai lavoratori<br />

della scuola, bloccandone il<br />

rinnovo contrattuale e, quel<br />

che è peggio, congelandone<br />

le progressioni di carriera:<br />

provvedimenti di notevole<br />

pesantezza in un comparto<br />

caratterizzato da livelli retributivi<br />

non particolarmente<br />

elevati quando non (si pensi<br />

allo stipendio di un collaboratore<br />

scolastico, il vecchio<br />

“bidello”) ai limiti della sussistenza.<br />

Quali conseguenze possono<br />

scaturire da un contesto di<br />

questo genere? Una – del tutto<br />

evidentemente – è quella<br />

del drastico peggioramento<br />

delle condizioni professionali<br />

di chi nella scuola ci lavora<br />

(insegnanti, personale ATA).<br />

L’altra – ancora più grave<br />

– l’inevitabile scadimento<br />

della qualità della scuola,<br />

dell’offerta formativa, dell’insegnamento<br />

impartito ai<br />

bambini ed ai ragazzi.<br />

Viene da chiedersi: com’è<br />

possibile che un Governo<br />

possa scegliere di puntare sul<br />

sostanziale impoverimento<br />

culturale delle nuove generazioni?<br />

E com’è possibile che non<br />

ci si renda conto delle conseguenze<br />

devastanti di tali<br />

politiche sulle prospettive di<br />

sviluppo e sulla qualità della<br />

crescita del Paese?<br />

Ma anche: com’è stato possibile<br />

che questa “riforma”<br />

e queste politiche di “tagli”<br />

abbiano potuto riscontrare<br />

– almeno in una fase iniziale<br />

– anche forti elementi di<br />

consenso nell’opinione pubblica?<br />

Certo, molto hanno contato<br />

l’opera di disinformazione e<br />

di mistificazione metodicamente<br />

condotta da parte delle<br />

forze governative e dagli organi<br />

di stampa e – soprattutto<br />

– televisivi compiacenti. Ma<br />

non bisogna nascondersi che<br />

fosse – ed in parte sia ancora<br />

– diffusa una percezione della<br />

scuola come luogo di sprechi,<br />

di poca efficienza, di scarso<br />

impegno. Così come non ci si<br />

può esimere dalla considerazione<br />

che chi ha concepito un<br />

attacco così forsennato contro<br />

la scuola pubblica statale, lo<br />

abbia fatto ritenendo di poter<br />

puntare su di una scarsa<br />

considerazione sociale degli<br />

insegnanti. Su questi temi<br />

non sarà possibile evitare una<br />

riflessione seria e, se necessario,<br />

autocritica.<br />

Oggi, fortunatamente, le cose<br />

stanno cambiando. A fronte<br />

dell’evidenza dei disastri della<br />

“riforma” e dei “tagli” - ma<br />

anche grazie alla determinazione<br />

di chi ha “resistito” alla<br />

“riforma” e ne ha sempre denunciato,<br />

coerentemente, gli<br />

effetti - crescono di giorno in<br />

giorno la presa di coscienza<br />

e di consapevolezza da parte<br />

non solo degli insegnanti e del<br />

personale scolastico ma anche<br />

da parte delle famiglie.<br />

La partita – che ha come posta<br />

la salvezza della scuola<br />

pubblica – è però difficoltosissima<br />

ed avrà ancora bisogno<br />

di molta determinazione, pazienza,<br />

intelligenza.<br />

*Segretario Sindacato Scuola<br />

FLC - CGIL di <strong>Savona</strong>.<br />

LA SOLIDARIETÀ AL<br />

PARTIGIANO “ROSSANO”<br />

CLAUDIO BOTTELLI.<br />

Il Comitato provinciale dell’<strong>ANPI</strong> di <strong>Savona</strong> esprime la<br />

propria solidarietà, la stima e l’affetto di sempre all’avvocato<br />

Claudio Bottelli – Presidente della Sezione <strong>ANPI</strong> di<br />

Alassio e Laigueglia e membro della presidenza provinciale<br />

– colpito dalle gravi, ed oltre modo offensive, affermazioni<br />

rese alla stampa dal Consigliere regionale Marco Melgrati.<br />

Claudio Bottelli, Partigiano Combattente, uomo di grande<br />

solidarietà con i ceti meno abbienti anche nell’esercizio<br />

della professione forense, con la sua tenacia, dettata dai<br />

convincimenti ideali maturati nell’antifascismo e nella Resistenza,<br />

è riuscito a riportare alla luce i crimini del nazista<br />

Dosse – 111 condanne a morte pronunciate nei confronti<br />

di Partigiani e Patrioti del ponente savonese – condannato<br />

recentemente, in contumacia, alla pena dell’ergastolo in un<br />

processo in cui l’avvocato Bottelli stesso rappresentava le<br />

parti civili. Marco Melgrati, non nuovo a certi, esecrabili,<br />

atteggiamenti, mal sopporta la denuncia, fatta dal Partigiano<br />

Bottelli in occasione della manifestazione tenuta il 2 Giugno<br />

a Casanova Lerrone alla stele di “Fischia il Vento”, del<br />

revisionismo storico che la destra usa per gettare discredito<br />

sulla Resistenza e sul suo frutto migliore: la Costituzione<br />

della Repubblica Italiana.<br />

<strong>Savona</strong> li 9 Giugno <strong>2010</strong><br />

I GIOVANI<br />

E L’ADESIONE ALL’<strong>ANPI</strong>:<br />

una ipotesi di analisi<br />

del fenomeno<br />

“L’Associazione nazionale partigiani aumenta, negli ultimi anni, il numero<br />

di iscritti al di sotto dei trenta anni. Perché questa tendenza? Una possibile<br />

ragione sta nel bisogno costante degli individui di avere dei gruppi sociali<br />

di riferimento che interpretino la realtà e favoriscano identificazioni di<br />

lungo termine. Quello che non fanno i partiti, che diventano sempre più<br />

comitati elettorali”<br />

di: Patrizia Turchi<br />

È un fenomeno che si registra<br />

ormai dal 2009: l’<strong>ANPI</strong><br />

aumenta il proprio numero<br />

di iscritti, ed in particolare<br />

di giovani “partigiani” sotto<br />

i trenta anni.<br />

Questo flusso di nuovi “volontari<br />

per la democrazia”<br />

approda nell’Associazione<br />

nazionale dei partigiani,<br />

grazie alla possibilità resa<br />

maggiormente evidente negli<br />

ultimi anni, di aprire le porte<br />

anche a chi la Resistenza non<br />

l’ha vissuta, per continuare a<br />

far vivere la memoria della<br />

lotta per la democrazia, messa<br />

a rischio dalla graduale<br />

scomparsa dei protagonisti e<br />

dal revisionismo di regime.<br />

Un revisionismo così audace<br />

e violento che mette in discussione<br />

spazi e movimenti<br />

democratici, in modo formale<br />

e materiale la Costituzione repubblicana,<br />

e - per cogliere i<br />

gravi segnali di queste ultime<br />

settimane - persino i fatti di<br />

Genova del 1960.<br />

L’avvicinamento così importante<br />

delle tante migliaia<br />

di giovani che si avvicinano<br />

Il Comitato provinciale dell’<strong>ANPI</strong> di <strong>Savona</strong>.<br />

a questa associazione, e che<br />

può far ben sperare nella crescita<br />

culturale e politica delle<br />

nuove generazioni, può però<br />

essere analizzato cominciando<br />

a collocarlo nel contesto storico<br />

che si va realizzando.<br />

Negli ultimi anni abbiamo<br />

visto una profonda trasformazione<br />

dei processi sociali e<br />

politici nel nostro Paese.<br />

Da una parte la frammentazione<br />

del mondo del lavoro,<br />

con l’erosione dei diritti dei<br />

lavoratori sommata a nuovi<br />

modelli di produzione, con<br />

una valorizzazione - surrettiziamente<br />

propagandata come<br />

elemento progressivo - della<br />

individualità e della capacità<br />

di poter superare sistemi<br />

contrattuali complessivi di<br />

categoria, ha sciolto potenzialità<br />

prima ben individuate<br />

in serbatoi molto ampi, dove<br />

la percezione individuale dei<br />

propri bisogni e delle proprie<br />

rivendicazioni formavano un<br />

collettivo, e soddisfacevano al<br />

contempo una appartenenza ed<br />

una identificazione sociale.<br />

Dall’altra il cambiamento<br />

segue a pag. 7


N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />

7<br />

Giovani e <strong>ANPI</strong>… segue da pag. 6<br />

politico e istituzionale, con la<br />

scelta maggioritaria in campo<br />

elettorale, ha confermato una<br />

trasformazione radicale delle<br />

organizzazioni politiche, i partiti,<br />

che con maggior efficacia<br />

(che riguardava nella sostanza<br />

l’intero arco parlamentare)<br />

avevano sino a quel momento<br />

avuto la prerogativa principe<br />

della rappresentanza politica.<br />

I Partiti, nella loro trasformazione,<br />

sono sempre più<br />

diventati altro, più “fluidi”,<br />

“liquidi”, ”leggeri” procedendo<br />

spediti verso una esasperata<br />

personalizzazione, o ad una<br />

professionalizzazione dell’agire<br />

e dell’interpretare<br />

la politica, al punto da rendere<br />

difficile una adesione<br />

popolare che dovrebbe agire<br />

grazie ad una identificazione<br />

e partecipazione a tutto tondo,<br />

stimolando invece una appartenenza<br />

di opinione o di scelta<br />

temporanea.<br />

Ma cos’è l’identificazione in<br />

un Partito se non una predisposizione<br />

politica di lungo<br />

periodo, che ha un ruolo di<br />

mediatore, di “filtro” interpretativo<br />

nel guidare il<br />

comportamento dei cittadini?<br />

Essa consiste nell’identificazione<br />

costante, affettiva,<br />

psicologica dell’individuo<br />

con il proprio partito politico<br />

preferito.<br />

Deriva dal processo di socializzazione<br />

politica, che<br />

avviene quando un individuo<br />

inizia ad avere contatti e a ricevere<br />

informazioni sul mondo<br />

politico; in questo processo è<br />

fondamentale il ruolo della<br />

famiglia, il contesto storico e<br />

la fase sociale che viene percorsa.<br />

Secondo la Scuola di Chicago,<br />

che combina elementi sociologici<br />

e psicologici di analisi del<br />

senso di appartenenza ad un<br />

partito politico, esistono fattori<br />

come la socializzazione<br />

politica, l’identificazione di<br />

partito, il sistema valoriale di<br />

riferimento: questi vengono<br />

definiti di “lungo termine”, e<br />

sono costanti perché appunto<br />

hanno a che fare con la storia<br />

personale, sempre presenti<br />

nella razionalità dell’individuo,<br />

dalla nascita al momento<br />

del voto.<br />

Tale identificazione è diversa<br />

dalla preferenza di voto, che<br />

può essere condizionata anche<br />

da fattori di “breve termine”,<br />

dove prevalgono elementi<br />

come la campagna elettorale,<br />

temi prevalenti (ad es. la<br />

sicurezza nazionale, il sistema<br />

sanitario…), leader, condizioni<br />

individuali (economiche o<br />

sociali dell’individuo). Sono<br />

fattori che mutano da un’elezione<br />

all’altra, ecco perché si<br />

chiamano di breve periodo,<br />

che portano a spostare il voto<br />

su un partito in cui l’individuo<br />

può anche non identificarsi.<br />

La radicale trasformazione<br />

dei ruoli e dell’organizzazione<br />

della maggior parte dei<br />

partiti politici italiani, il ripensamento<br />

o l’abbandono delle<br />

ideologie, la loro trasforma-<br />

zione in comitati elettorali ha<br />

disgregato i fattori a lungo<br />

termine, esasperando invece<br />

la predominanza dei fattori<br />

di breve termine, creando un<br />

profondo vuoto rispetto al bisogno<br />

sociale di appartenenza<br />

e di identificazione.<br />

Se le organizzazioni sociali<br />

- dove i rapporti tra i membri<br />

sono interdipendenti (uno influenza<br />

l’altro) ed i membri<br />

che le compongono hanno una<br />

ideologia comune, una serie di<br />

credenze, di norme, di valori<br />

che regolano la loro condotta,<br />

in vista di compiti comuni che<br />

sono peculiari a quel gruppo,<br />

tali da renderli distinti da altri<br />

gruppi - includevano nel passato<br />

il ruolo e la funzione di<br />

un partito politico, oggi nel<br />

panorama odierno chi rappresenta<br />

meglio questo bisogno di<br />

affiliazione, identificazione?<br />

Alle nuove generazioni, che si<br />

affacciano in questo caotico<br />

mondo iper frazionato, dove<br />

agli individui non viene più<br />

concesso di sentirsi “classe”,<br />

“massa lavoratrice o precaria”<br />

ma vengono indotti a percepirsi<br />

come “consumatori” o<br />

opinionisti, quando viene<br />

richiesto un parere sulla scelta<br />

di un candidato premier<br />

o segretario, che non hanno<br />

fatto l’esperienza di grandi<br />

organizzazioni sociali, le<br />

prospettive e i contenitori atti<br />

all’identificazione sociale,<br />

utile alla crescita collettiva,<br />

democratica e civile, si assottigliano<br />

pericolosamente.<br />

Eppure la tendenza a costituire<br />

gruppi, a sentirsene parte, è<br />

spontanea e imprescindibile.<br />

L’identità sociale si fonda su<br />

tre processi tra loro collegati<br />

che nascono nel gruppo:<br />

la categorizzazione<br />

(costruzione di categorie discriminanti<br />

che massimizzano<br />

le somiglianze tra i soggetti<br />

all’interno della categoria, e<br />

massimizzando le differenze<br />

con le categorie contrapposte),<br />

l’identificazione (le appartenenze<br />

ai gruppi forniscono la<br />

base psicologica per la costruzione<br />

della propria identità<br />

sociale), il confronto sociale<br />

(con condotte marcatamente<br />

segnate da atteggiamenti a<br />

favore del proprio gruppo di<br />

appartenenza). Questi meccanismi<br />

sono spontanei e sono<br />

rintracciabili in qualunque<br />

comportamento gruppale (dalla<br />

tifoseria di calcio al circolo<br />

musicale).<br />

Infatti uno degli aspetti che<br />

caratterizza maggiormente la<br />

situazione giovanile (ma, ahinoi,<br />

non solo) è, senza dubbio,<br />

costituito dall’esposizione alle<br />

conseguenze di un massiccio<br />

incremento della complessità<br />

sociale, da una miriade di<br />

sollecitazioni e stimoli, in assenza<br />

di riti e percorsi capaci<br />

di dare ordine all’esistenza e<br />

di contenere in modo rassicurante<br />

l’espansione illimitata<br />

dei desideri “provocati”, soffocando,<br />

travestendo o deviando<br />

quelli “reali”.<br />

Sembra che la cultura occidentale<br />

sia incapace di adempiere<br />

al suo scopo: fornire reti di significati<br />

capaci di modellare<br />

la maniera con cui le persone<br />

vedono il mondo, trovano al<br />

suo interno la propria collocazione<br />

ed agiscono, sia in modo<br />

individuale che collettivo.<br />

A ben guardare i “marchi”<br />

(per usare un termine caro<br />

al “mercato”), ovvero i soggetti<br />

che parrebbero aver<br />

attraversato indenni questa<br />

trasformazione sociale e politica<br />

della nostra società sono<br />

davvero molto pochi. Uno di<br />

questi, per chi condivide un<br />

certo tipo di valori, come l’antifascismo,<br />

la necessità della<br />

valorizzazione della Costituzione,<br />

la laicità, la vigilanza<br />

costante dell’applicazione dei<br />

principi democratici, è proprio<br />

L’<strong>ANPI</strong>.<br />

Ecco allora che l’<strong>ANPI</strong> fornisce,<br />

del tutto inaspettatamente,<br />

un ruolo suppletivo se non addirittura<br />

sostitutivo di identità<br />

sociale, la cui ricerca di soddisfazione<br />

è messa in difficoltà<br />

nel panorama sociale e politico<br />

attuale a cogliere riferimenti<br />

e sistemi valoriali comprensibili,<br />

concreti, facilmente<br />

distinguibili e soprattutto non<br />

scambiabili.<br />

È un ruolo importante che<br />

deve trovare nell’alveo della<br />

maggiore acculturazione e<br />

comprensione dei processi<br />

sociali e storici, che abbiamo<br />

e stiamo attraversando, il suo<br />

percorso naturale.<br />

L’afflusso di nuove risorse<br />

soggettive, appunto i giovani,<br />

e di nuove storie di ordinaria<br />

ma irriconosciuta comunanza<br />

sociale, coese sotto l’insegna<br />

culturale della Liberazione<br />

non può che accrescere lo<br />

scambio e il livello non solo<br />

dell’Associazione ma della<br />

Società intera.<br />

NON DIMENTICHIAMO LE VITTIME DI CEFALONIA<br />

di: Ferro Giovanni<br />

Il 27 febbraio di quest’anno,<br />

dopo lunga e sofferta malattia,<br />

è mancato all’affetto dei suoi<br />

cari Genta Ercole, classe 1921,<br />

persona molto conosciuta ed<br />

apprezzata soprattutto tra le<br />

maestranze della Scarpa &<br />

Magnano dove ha lavorato per<br />

molti anni.<br />

Pochi però conoscono alcuni<br />

aspetti della sua vita risalenti<br />

al periodo della 2° Guerra<br />

Mondiale quando, arruolato<br />

nella Marina Militare, ricevette<br />

ben 2 encomi solenni.<br />

Uno di questi gli fu assegnato<br />

in seguito ad un fatto di<br />

guerra accaduto nel luglio<br />

del 1942 quando, nelle acque<br />

della Grecia, la nave, “VettorPisani”,<br />

fu attaccata da<br />

bombardieri e aerosiluranti .<br />

Pur colpita, riuscirono a farla<br />

arenare nell’avamporto di Argostolie<br />

nella battaglia che ne<br />

seguì furono abbattuti ben 6<br />

aerei nemici.<br />

Proprio per aver partecipato<br />

a questa battaglia Ercole ricevette<br />

il suo primo encomio<br />

solenne con la seguente motivazione:<br />

”Imbarcato di scorta<br />

a convoglio attaccato da aerosiluranti<br />

e bombardieri nemici,<br />

contribuiva effi cacemente con<br />

le armi di bordo all’abbattimento<br />

di 2 aerei e si prodigava<br />

con elevato cameratismo nelle<br />

operazioni di salvataggio di<br />

numerosi naufraghi.”<br />

L’altro encomio riguarda invece<br />

la sua lunga e gloriosa<br />

permanenza nella Marina<br />

Militare e recita testualmente:<br />

“imbarcato su motosilurante<br />

partecipante a numerose<br />

missioni speciali di guerra in<br />

acque strettamente sorvegliate<br />

dal nemico, dimostrando in<br />

ogni circostanza alto sentimento<br />

del dovere, serenità e<br />

sprezzo del pericolo.”<br />

Con le stesse motivazioni<br />

ricevette anche due Croci al<br />

Merito di Guerra, una per il<br />

’43 e l’altra per il terzo ciclo.<br />

Buona parte del suo servizio<br />

militare si svolse in Grecia<br />

e precisamente nell’isola di<br />

Cefalonia a presidio del porto<br />

e a controllo del movimento<br />

navale.<br />

Fu lì che la sera dell’8<br />

settembre 1943, tramite radio-comunicato,<br />

Ercole e i<br />

suoi compagni appresero la<br />

notizia dell’armistizio italoanglo-americano.<br />

La notizia si sparse in un battibaleno<br />

per tutta l’isola dando<br />

luogo a grandi manifestazioni<br />

di gioia, sia tra le truppe italiane<br />

che tra quelle tedesche, ma<br />

soprattutto tra la popolazione<br />

civile.<br />

Tutti infatti avevano pensato<br />

che l’armistizio significasse<br />

senz’altro la pace.<br />

In breve tempo i militari Italiani<br />

e Tedeschi avrebbero potuto<br />

essere rimpatriati e ritornare<br />

alle proprie famiglie, mentre<br />

per i Greci ciò significava la<br />

sconfitta dell’invasore, la liberazione<br />

della loro patria e il<br />

ritorno alla libertà.<br />

Invece, come tutti sanno, le<br />

Gattatico (Reggio Emilia) alla Casa Museo dei Fratelli Cervi secondo ciclo della guerra ‘40-<br />

segue a pag. 8


8 N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />

Cefalonia… segue da pag. 7<br />

prime notizie erano state tragicamente<br />

fraintese in quanto,<br />

con l’armistizio, i reparti<br />

militari italiani erano tenuti<br />

a cessare ogni ostilità contro<br />

le truppe anglo-americane,<br />

ma avrebbero dovuto invece<br />

rispondere contro chiunque<br />

prendesse iniziative belliche<br />

contro di loro, e cioè in pratica<br />

contro i Tedeschi che erano di<br />

stanza sull’isola assieme a loro<br />

ma che non avevano firmato<br />

nessun armistizio, quegli stessi<br />

Tedeschi alleati fino al giorno<br />

prima e ora improvvisamente<br />

e inopinatamente trasformati<br />

in nemici.<br />

Quella sera Ercole fu testimone<br />

di quella strana euforia … e<br />

del suo brusco risveglio.<br />

Udì numerosi colpi di moschetto<br />

e di pistola sparati in aria in<br />

segno di gioia, vide militari<br />

italiani fraternizzare e cantare<br />

con quelli tedeschi, vide i civili<br />

greci abbracciarsi nelle strade<br />

mentre le campane delle chiese<br />

suonavano a distesa.... ma già a<br />

tarda notte numerose pattuglie<br />

di soldati armati, sia italiani<br />

che tedeschi, perlustravano le<br />

strade riportando in breve tempo<br />

tutto alla “normalità”.<br />

Il giorno seguente il Generale<br />

Antonio Gaudin, comandante<br />

militare dell’isola di Cefalonia<br />

e della Divisione Acqui, attese<br />

invano ulteriori notizie, ordini<br />

precisi sul comportamento da<br />

tenere.<br />

Da varie stazioni radio<br />

giungeva invece la voce dell’ammiragliato<br />

britannico che<br />

invitava la nostra marina a<br />

mettersi subito in salvo raggiungendo<br />

immediatamente i<br />

porti dell’Egitto, della Libia o<br />

della Sicilia.<br />

Il comandante del reparto di<br />

cui faceva parte Ercole radunò<br />

i suoi uomini e spiegò loro<br />

quale era la situazione e cosa<br />

sarebbe potuto succedere nei<br />

giorni seguenti. Praticamente li<br />

consigliò di abbandonare l’isola<br />

approfittando dell’appello<br />

dell’ammiragliato britannico.<br />

Quella stessa notte Ercole e numerosi<br />

altri compagni, a bordo<br />

di alcuni MAS e col favore del<br />

buio, abbandonarono l’isola<br />

per destinazione ignota.<br />

Durante il viaggio, nella prime<br />

ore dell’alba, incrociarono una<br />

nave tedesca. Presi alla sprovvista<br />

pensarono che cambiando<br />

rotta li avrebbero insospettiti<br />

spingendoli a reagire. Decisero<br />

quindi di sfidare la sorte<br />

passando a fianco della nave<br />

tutti sul ponte, irrigiditi in un<br />

perfetto saluto militare.<br />

Quel comportamento probabilmente<br />

colse di sorpresa i<br />

marinai tedeschi che in un<br />

primo momento non reagirono,<br />

ma quando ormai il MAS<br />

si stava allontanando esplosero<br />

alcuni colpi contro di loro che<br />

per fortuna andarono a vuoto.<br />

Non ricordo in quale porto<br />

greco attraccassero alla fine<br />

della loro personale odissea.<br />

So solo che dopo varie peripezie<br />

Ercole riuscì a rientrare<br />

in Italia e a raggiungere la sua<br />

famiglia portando con sé una<br />

lattina di olio da cui non si separava<br />

mai.<br />

Ricordo bene invece i sentimenti<br />

di devozione che<br />

manifestava verso il suo comandante<br />

quando raccontava<br />

questo episodio.<br />

Da uomo esperto qual era aveva<br />

intuito quello che stava per<br />

succedere e aveva dato loro un<br />

consiglio paterno.<br />

Considerando i suoi soldati<br />

come figli, da persona che ha<br />

sulle spalle la responsabilità di<br />

molte vite, diede loro la possibilità<br />

di salvarsi, pur restando,<br />

lui, al suo posto, a morire in<br />

nome della sua patria.<br />

Come tutti sappiamo, infatti,<br />

(anche se per molto tempo ciò<br />

ci fu tenuto nascosto), la guarnigione<br />

di Cefalonia rifiutò di<br />

arrendersi e fu massacrata dai<br />

Tedeschi, furiosi per il nostro<br />

(ai loro occhi) “tradimento”.<br />

Da quel giorno non vi fu mattino<br />

che al suo risveglio Ercole<br />

non rivolgesse un pensiero riconoscente<br />

al suo comandante,<br />

che era rimasto sull’isola ed<br />

era stato fucilato assieme agli<br />

altri ufficiali.<br />

Certamente, (lo si capiva da<br />

come raccontava questo episodio),<br />

era contento di essersi<br />

salvato ma il ricordo di tutti<br />

quegli italiani massacrati a<br />

Cefalonia lo turbava.<br />

Avrebbe voluto che il loro<br />

sacrificio non venisse dimenticato<br />

ma che avesse anzi una<br />

risonanza ben maggiore e che,<br />

come per altre categorie di<br />

combattenti, vi fosse un riconoscimento<br />

specifico, sia per<br />

i pochi che riuscirono a salvarsi,<br />

ma anche, e soprattutto,<br />

per quelli che in circostanze<br />

così difficili si comportarono<br />

da eroi.<br />

Finalmente qualcosa è stato<br />

fatto nel 2001, quando, il<br />

1° marzo, l’allora Presidente<br />

della Repubblica Italiana<br />

Carlo Azeglio Ciampi ha visitato<br />

Cefalonia pronunciando<br />

un importante discorso che<br />

sottolineava come la “scelta<br />

consapevole” della Divisione<br />

Acquifosse da considerarsi<br />

come “il primo atto della Resistenza,<br />

di un’Italia libera dal<br />

fascismo”.<br />

Nel 2005 Rai Uno ha trasmesso<br />

una serie televisiva<br />

sull’eccidio intitolata Cefalonia,<br />

con la regia di Riccardo<br />

Milani e la colonna sonora di<br />

Ennio Morricone.<br />

Infine il 25 aprile 2007 l’attuale<br />

Presidente della Repubblica<br />

Italiana Giorgio Napolitano,<br />

dicendo di “ispirarsi al suo<br />

predecessore” Ciampi, ha<br />

voluto festeggiare il 62° anniversario<br />

della Liberazione<br />

anche a Cefalonia: si è trat-<br />

Pietra Ligure 25 Aprile <strong>2010</strong>. Celebrazione della Liberazione.<br />

tato, oltre che di un omaggio<br />

dal notevole valore simbolico,<br />

anche della prima volta in assoluto<br />

che la ricorrenza del 25<br />

aprile è stata festeggiata da un<br />

Presidente della Repubblica in<br />

carica al di fuori dei confini<br />

nazionali.<br />

Tutto sommato penso che a<br />

Ercole ciò abbia fatto piacere<br />

anche se ci sono voluti più di<br />

50 perché l’eroico sacrificio<br />

dei suoi compagni fosse riconosciuto.<br />

Ed è significativo e sintomatico<br />

del grande senso dell’onore<br />

e della generosità e modestia<br />

di Ercole il fatto che ricordasse<br />

soprattutto un evento<br />

che lo aveva visto “salvato”<br />

dall’eroismo altrui, invece di<br />

quelli in cui lui si era distinto<br />

per il suo coraggio e per<br />

il suo altruismo nel salvare<br />

i compagni come i due Encomi<br />

Solenni e le due Croci<br />

al Merito di Guerra sono lì a<br />

ricordarci.<br />

Ma Ercole Genta era un uomo<br />

d’altri tempi.<br />

Tempi più poveri ma più felici<br />

perché più morali e civili,<br />

tempi in cui il bene si fa ma<br />

non si dice, mentre i debiti di<br />

riconoscenza durano in eterno.<br />

Speriamo che il suo esempio<br />

duri a lungo nella memoria<br />

di chi ha avuto la fortuna di<br />

conoscerlo e che sia ancora<br />

di ispirazione e di stimolo per<br />

molti.<br />

A.N.E.D. ASSOCIAZIONE NAZIONALE EX DEPORTATI Sezione di Imperia e <strong>Savona</strong><br />

Dal 06 al 10 maggio si è svolto<br />

il tradizionale viaggio studio ai<br />

campi di sterminio nazisti di<br />

Dachau, Gusen e Mauthausen<br />

organizzato dall’Associazione<br />

A.N.E.D.sezione di <strong>Savona</strong> Imperia<br />

con la partecipazione di<br />

38 studenti, selezionati in base<br />

ad un concorso che ha coinvolto<br />

le scuole delle due province,<br />

sul tema della deportazione.<br />

La scelta degli elaborati è stata<br />

difficile e sofferta per l’elevato<br />

numero di partecipanti e per la<br />

qualità, mettendo in evidenza<br />

l’interesse che l’argomento ha<br />

suscitato nei giovani. La presidente<br />

Maria Bolla Cesarini ha<br />

espresso la volontà di premiare<br />

gli esclusi con il viaggio al<br />

campo di Natzweiler-Struthof<br />

che si effettuerà nel prossimo<br />

mese di ottobre che prevede<br />

anche una tappa a Strasburgo<br />

per una visita al Parlamento<br />

Europeo.<br />

Ringraziamo sentitamente tutti<br />

coloro (Enti locali, Fondazioni,<br />

insegnanti, volontari) che contribuiscono<br />

alla realizzazione<br />

di queste e altre iniziative volte<br />

alla divulgazione della nostra<br />

storia recente. Auspichiamo<br />

che non finiscano nell’oblio,<br />

come vorrebbero alcuni esponenti<br />

del negazionismo, le<br />

immagini toccanti e il racconto<br />

di questa grande tragedia che<br />

ha colpito così ferocemente<br />

uomini, donne e bambini: una<br />

testimonianza che ha avuto un<br />

grande impatto sulle coscienze<br />

delle nuove generazioni.<br />

Riportiamo qui di seguito<br />

stralci di alcune delle numerose<br />

impressioni espresse dagli<br />

studenti dei vari istituti e che<br />

per motivi di spazio non possono<br />

essere citate ma non per<br />

questo meno importanti.<br />

L’esperienza di questi cinque<br />

giorni è stata molto positiva<br />

e costruttiva. Visitando questi<br />

luoghi ho pensato a quei muri<br />

di cemento, a quelle stanze<br />

che hanno visto compiersi tutte<br />

quelle atrocità e che in quel<br />

momento stavano osservando<br />

anche me, visitatore. All’interno<br />

della baracca dormitorio di<br />

Dachau, ho ammirato da una<br />

finestra il paesaggio circostante<br />

e il mio pensiero è andato<br />

ai prigionieri che guardavano<br />

quello stesso paesaggio ma<br />

con il desiderio della libertà e<br />

di riacquistare la propria identità.<br />

Giunto a Mauthausen non<br />

riuscivo a capacitarmi come<br />

un luogo geograficamente così<br />

splendido abbia potuto essere<br />

teatro della bestialità dell’uomo.<br />

Ho trovato interessanti i<br />

musei e le testimonianze video<br />

delle sofferenze subite rese<br />

degli ex deportati. Alla manifestazione<br />

di domenica mattina a<br />

Mauthausen sono rimasto colpito<br />

da alcuni ex deportati che<br />

indossando le loro casacche<br />

a righe riuscivano a ritornare<br />

in quei luoghi: penso che<br />

siano degni di lode per la loro<br />

forza. Ammiro anche tutti gli<br />

altri ex prigionieri che scavano<br />

continuamente nel loro<br />

doloroso passato per lasciarci<br />

una memoria, un’eredità di<br />

cui abbiamo bisogno per non<br />

dimenticare mai.<br />

(Alessandro Sannino)<br />

Un’esperienza unica, che<br />

toglie il fiato. Ci sono sensazioni<br />

che non si possono<br />

spiegare, questo è quello che<br />

si prova entrando in un campo<br />

di sterminio come quello di<br />

Mauthausen. Si cerca di immaginare<br />

quello che possono aver<br />

provato i prigionieri e si viene<br />

assaliti da una sottile angoscia<br />

che colpisce il cuore. Tutto è<br />

come allora, le stesse stanze,<br />

gli stessi tubi, gli stessi forni.<br />

Un luogo bellissimo, immerso<br />

nel verde con un paesaggio<br />

invidiabile, ma sovrastato da<br />

un’aria tetra e angosciante.<br />

Ogni parte del campo evoca<br />

una sensazione diversa a noi<br />

semplici visitatori: terrore,<br />

ansia, claustrofobia, non oso<br />

immaginare cosa potevano<br />

provare i prigionieri. Un’esperienza<br />

unica e indimenticabile<br />

che segna ogni persona di fronte<br />

alla quale non si può restare<br />

indifferenti.<br />

(Eugenia Dottino)<br />

(n.d.r. ci scusiamo con<br />

l’ANED e con gli studenti ma<br />

per ragioni di spazio possiamo<br />

pubblicare solo due degli interventi<br />

inviatici, impegnandoci a<br />

pubblicare gli altri nel prossimo<br />

numero).


N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />

LE PORTE LIGURI<br />

DELL’UNIVERSO<br />

CONCENTRAZIONARIO<br />

Con il contributo delle Sezioni<br />

dell’<strong>ANPI</strong> di Cairo<br />

Montenotte, delle Albissole<br />

e di Stella è stato pubblicato<br />

il primo libro che analizza il<br />

sistema concentrazionario<br />

prendendo in considerazione<br />

un territorio omogeneo,<br />

la regione Liguria.<br />

La ricerca d’archivio e di<br />

memoria individua due<br />

diversi sistemi: quello monarchico<br />

fascista che in<br />

Liguria venne utilizzato per<br />

perseguitare la minoranza<br />

italoslovena presente sul<br />

confine orientale e quello<br />

nazifascista finalizzato allo<br />

sterminio del popolo ebraico,<br />

alla repressione della<br />

Resistenzaed alla deportazione<br />

di “materiale umano”<br />

da utilizzare nel sistema<br />

produttivo tedesco. L’autunno<br />

del ‘43 divide i due<br />

sistemi criminali; il campo<br />

di Cairo appartiene al primo<br />

(‘41-’43) mentre quelli di<br />

Bergeggi, Celle, Vallecrosia<br />

e Coreglia (Chiavari) erano<br />

attivi nel secondo periodo.<br />

Il merito principale di questo<br />

testo è quello d’aver<br />

ridato vita ad una parte della<br />

storia sino ad ora “censurata”.<br />

Il libro “Campi di<br />

concentramento in Liguria”<br />

è importante perché ricorda<br />

le vicende dei deportati<br />

ma anche quelle di coloro<br />

i quali subirono identico<br />

trattamento per esser poi<br />

liberati in quanto giudicati<br />

inutilizzabili dal circuito<br />

concentrazionario.<br />

La verità storica riportata<br />

nel testo si oppone<br />

indirettamente alla propaganda<br />

che approfitta della<br />

giornata del Ricordo per trasformare<br />

la ricorrenza nel<br />

riconoscimento di coloro<br />

che combatterono a fianco<br />

dei nazisti. I mille deportati<br />

italosloveni partiti dal<br />

campo di Cairo per quello<br />

di Muthausen si rivoltano<br />

nella tomba assistendo alla<br />

premiazione dei fascisti che<br />

operarono in Friuli.<br />

Tutti dovremmo rammentare<br />

il gran numero di vittime<br />

causate dall’aggressione nazifascista<br />

alla Jugoslavia in<br />

applicazione del principio<br />

proclamato dal Generale<br />

Mario Roatta: “non dente<br />

per dente ma piuttosto testa<br />

per dente”.<br />

Oggi si vorrebbe scordare<br />

che il tacer sulle foibe<br />

era dovuto all’impossibile<br />

paragone tra crimini perpetrati<br />

dall’esercito fascista<br />

ed i singoli comportamenti<br />

riconducibili a reazioni individuali.<br />

Lo stesso Maresciallo Tito<br />

intervenne per raccomandare<br />

la correttezza ai suoi<br />

uomini ma come avvenne<br />

in altre zone, tra la fuga dei<br />

nazifascisti ed il ripristino<br />

della normalità, l’impulsività<br />

individuale creò episodi<br />

rimarchevoli. Nettamente<br />

diversa è la responsabilità<br />

del governo italiano del<br />

dopoguerra che volle, con i<br />

suoi silenzi, salvare i criminali<br />

appartenuti al proprio<br />

esercito che avrebbero dovuto<br />

essere processati per<br />

le stragi compiute sulla popolazione<br />

civile.<br />

Se inizialmente i propositi<br />

della legge sulla giornata<br />

del Ricordo erano quelli<br />

di riconoscere il sacrificio<br />

delle persone tumulate nelle<br />

foibe oggi possiamo osservare<br />

come la ricorrenza sia<br />

trasformata in occasione<br />

per far riemergere l’ideologia<br />

fascista. Questo non<br />

succede nelle rievocazioni<br />

locali in cui gli esuli ed i loro<br />

discendenti s’incontrano<br />

per celebrare la ricorrenza,<br />

ma a livello centrale e nelle<br />

zone d’interesse strategico<br />

come in Friuli. Qui la legge<br />

viene applicata per liberare<br />

dalla vergogna gli italiani<br />

che hanno collaborato con<br />

l’esercito nazista, concedendo<br />

loro la medaglia<br />

d’onore “La Repubblica italiana<br />

ricorda”. La gravità<br />

dell’azione è tale da costringere<br />

gli estensori delle liste<br />

dei premiati a nasconderle<br />

per evitare similitudini con<br />

il passato regime. Una ricerca<br />

svolta dalla sezione<br />

storica della Biblioteca Nazionale<br />

Slovena di Trieste<br />

ha permesso di scoprire i<br />

nomi di 100 tra i premiati:<br />

molti di loro si sono macchiati<br />

di azioni repressive<br />

contro Partigiani e popolazione<br />

civile Slovena.<br />

Chiaro come la legge venga<br />

utilizzata per riconoscer<br />

meriti ai fascisti del tempo,<br />

una legge contraria ai<br />

principi della Repubblica in<br />

specialemodo perché gli italiani<br />

arruolatisi nelle milizie<br />

o nelle esse esse dopo il ‘43<br />

erano tutti volontari.<br />

In linea con quanto sopra<br />

il governo di destra ha approvato<br />

il 19 febbraio <strong>2010</strong><br />

una risoluzione che intende<br />

vietare la parola agli storici<br />

indipendenti. Il provvedimento<br />

è motivato dal fatto<br />

che si “arriva addirittura a<br />

colpevolizzare gli italiani”<br />

per i fatti scaturiti dalla<br />

seconda guerra mondiale<br />

sul confine italo-iugoslavo.<br />

Alla seconda Festa nazionale dell’<strong>ANPI</strong> ad Ancona<br />

Una ragione chiaramente<br />

nazionalista. Con il provvedimento<br />

si pretende di<br />

vietare riferimenti alle<br />

carneficine effettuate<br />

dall’esercito fascista, alla<br />

decennale persecuzione<br />

della minoranza slovena per<br />

isolare il fenomeno delle<br />

foibe dal contesto storico e<br />

dalle equivalenti responsabilità.<br />

Si è giunti ad infamare<br />

gli storici non governativi<br />

con il termine “negazionista”<br />

equiparandoli a chi<br />

pretende di ignorare l’olocausto.<br />

Nella risoluzione odierna<br />

ogni azione viene attribuita<br />

esclusivamente alle “bande<br />

comuniste”.<br />

Inizialmente il provvedimento<br />

voleva istituire una<br />

corporazione di storici<br />

9<br />

nelle mani del Ministero<br />

dell’Istruzione ma l’opposizione<br />

è riuscita a impedirne<br />

l’ufficializzazione in cambio<br />

dell’approvazione all’unanimità<br />

del provvedimento<br />

(sic).<br />

Circolo Brandale<br />

<strong>Savona</strong><br />

brandale@tiscalinet.it<br />

RICORDI PARTIGIANI<br />

di: Sergio Leti*<br />

parte. Vorrei ricordare don<br />

Emilio Effler, Parroco a Bardineto,<br />

nell’alta Val Bormida,<br />

Ci sono momenti in cui il<br />

pensiero ti porta indietro nel che in occasione di quei giorni<br />

difficili disse durante un’<br />

tempo, e un passato lontano<br />

torna alla mente quasi volesse omelia, ricordando quei sette<br />

ricordarti le difficoltà che hai ragazzi caduti “….. hanno pagato<br />

con la vita un loro ideale<br />

dovuto superare. Ricordi di<br />

guerra, con tutte le sue rovine, di pace”.<br />

le sue tragiche conseguenze Queste parole ci furono riportate<br />

frammentariamente da<br />

di cui l’umanità intera è stata<br />

vittima e anche responsabile. alcuni abitanti del Paese.<br />

Quel lontano Novembre 1944 Non avevo mai avuto occasione<br />

di parlare con quel<br />

per la Resistenza italiana fu<br />

uno dei momenti più difficili,<br />

e non fu il solo: un grande trai e al mio saluto rispose con<br />

sacerdote, una volta lo incon-<br />

rastrellamento che voleva distruggere<br />

le forze partigiane vidi dall’altro lato della stra-<br />

un sorriso; altre due volte lo<br />

era stato organizzato dai nazifascisti.<br />

saluto fu un cenno del capo.<br />

da ed entrambe le volte il suo<br />

Facevo parte del Distaccamento<br />

“Ines Negri” della 3^ tuglia ricevettero lo stesso<br />

Anche altri partigiani di pat-<br />

Brigata Garibaldina “Libero saluto.<br />

Briganti”, Distaccamento Durante i funerali, accompagnando<br />

le salme al cimitero,<br />

che subì l’attacco più consistente.<br />

Dopo due giorni di don Effler non mancava mai<br />

combattimento, il primo per di benedire quelle povere<br />

noi vittorioso poiché avevamo<br />

respinto l’attacco, fummo le croci dei nostri partigiani<br />

croci di legno senza nome:<br />

presi alle spalle e costretti a caduti.<br />

ritirarci. Ormai con poche Quelle parole dette in chiesa,<br />

quel gesto di omaggio e<br />

munizioni, senza mangiare,<br />

giù di morale, avevamo perso di riconoscenza fatto al cimitero,<br />

per noi erano di grande<br />

sette partigiani, cari ragazzi<br />

che come noi credevano in un conforto. Così come lo era il<br />

domani migliore.<br />

saluto degli abitanti del paese<br />

Vorrei ricordare un episodio che incontravano andando a<br />

che non fa la storia, ma ne fa prendere posizione nei crocevia<br />

o nei posti di osservazione.<br />

Un sorriso o un rapido gesto<br />

della testa, erano per noi un<br />

incoraggiamento, sembrava<br />

volessero dirci “coraggio ragazzi<br />

siamo con voi”.<br />

Quando nel 1946 don Effler<br />

morì ci sentimmo in dovere,<br />

anche se ormai ex partigiani,<br />

di partecipare al suo funerale.<br />

Durante quel momento di<br />

omaggio uno dei nostri mi<br />

disse perché non dicevo due<br />

parole. Rimasi sorpreso e non<br />

seppi dire nulla.<br />

Ho voluto ricordare a distanza<br />

di anni don Emilio Effler che<br />

materialmente non ci aveva<br />

dato nulla - e come avrebbe<br />

potuto, viveva nella più<br />

assoluta povertà! – ma moralmente<br />

con le sue parole, il<br />

suo omaggio e la benedizione<br />

impartita ai nostri compagni<br />

caduti ci aveva veramente dato<br />

molto.<br />

Perché durante quella dura<br />

lotta anche un saluto, un<br />

sorriso amico erano davvero<br />

importanti, non erano affatto<br />

cosa da poco.<br />

*Partigiano “Gin” - Commissario<br />

del Distaccamento<br />

“Ines Negri” della Terza Brigata<br />

Garibaldi.<br />

Insignito di Medaglia d’argento<br />

al valor militare.


10 N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />

ITALIANI,<br />

di COSTITUZIONE<br />

Dalla 2^ Festa Nazionale dell’<br />

<strong>ANPI</strong>, prendiamo in prestito<br />

due espressioni: “Italiani, di<br />

Costituzione” e “La Costituzione<br />

non è un optional: il<br />

dovere dell’insegnamento”<br />

per ribadire la nostra attenzione<br />

nei confronti della Carta<br />

Costituzionale e, nel contempo,<br />

fornire notizie ai lettori<br />

circa l’iniziativa promossa dal<br />

Comitato Provinciale.<br />

Il bando promosso dall’<strong>ANPI</strong><br />

di <strong>Savona</strong> “Adotta un articolo<br />

della Costituzione per<br />

conoscerla e praticarla”, le<br />

cui motivazioni e modalità di<br />

adesione sono ampiamente<br />

riportate nel n° 2 /<strong>2010</strong> del<br />

giornale “ I RESISTENTI”<br />

e sul nostro sito web, sta<br />

ottenendo consensi da Associazioni,<br />

Partiti, Istituzioni,<br />

Sindacati, Società sportive,<br />

Scuole e singoli Cittadini,<br />

a dimostrazione che non si<br />

tratta di una improvvisazione;<br />

il nostro impegno arriva<br />

da lontano. Basti pensare<br />

alle attività degli ultimi tempi:<br />

dall’appello a sostegno e<br />

difesa della Costituzione che<br />

ha raccolto circa un migliaio<br />

di firme, alla manifestazione<br />

del 6 Febbraio al Teatro<br />

Chiabrera; dagli interventi<br />

dei rappresentanti dell’<strong>ANPI</strong><br />

alle celebrazioni del 25 Aprile<br />

e del 2 Giugno alla partecipazione<br />

alle manifestazioni per<br />

salvaguardare i diritti sanciti<br />

dalla Carta Costituzionale.<br />

L’iniziativa ha suscitato un interesse<br />

considerato il momento<br />

politico superiore alle nostre<br />

aspettative; molte adesione<br />

sono ancora in via di definizione<br />

, pertanto la segreteria<br />

organizzativa ha accolto la<br />

richiesta di prorogare il termine<br />

di adozione dell’articolo<br />

al 30 ottobre (termine fissato<br />

in precedenza esclusivamente<br />

per le Scuole).<br />

Alla scadenza del termine del<br />

“ bando”, la segreteria avrà<br />

cura di fissare un incontro tra<br />

tutti coloro che avranno aderito.<br />

Anticipiamo che oltre alle<br />

iniziative sviluppate dalle<br />

Organizzazioni e dai Singoli,<br />

l’<strong>ANPI</strong> promuoverà una<br />

manifestazione conclusiva al<br />

Teatro Chiabrera di <strong>Savona</strong><br />

entro aprile 2011<br />

Riportiamo a lato una tabella<br />

sullo stato attuale delle adesioni,<br />

visibili sul sito www.<br />

anpisavona.it<br />

A.N.P.I. ASSOCIAZIONE<br />

NAZIONALE<br />

PARTIGIANI D’ITALIA<br />

Comitato Nazionale<br />

Il Ddl sulle intercettazioni, approvato al Senato, è un provvedimento<br />

assolutamente inaccettabile, perché in profondo<br />

contrasto con la Costituzione della Repubblica.<br />

L’<strong>ANPI</strong> denuncia con forza l’atteggiamento del Governo<br />

che mentre da una parte proclama la volontà di perseguire la<br />

corruzione attribuendosi oltretutto meriti – che sono invece<br />

tutti della magistratura e delle forze dell’ordine – nella lotta<br />

alla criminalità organizzata, dall’altra priva gli operatori della<br />

giustizia di indispensabili mezzi di indagine, ponendo, allo<br />

stesso tempo, inedite e assurde limitazioni al diritto-dovere<br />

della stampa di fare libera informazione e del cittadino<br />

di riceverla come espressamente sancito dall’art. 21 della<br />

Costituzione:<br />

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio<br />

pensiero con la parola lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.<br />

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni<br />

o censure”.<br />

L’<strong>ANPI</strong> rivolge inoltre un appello per una mobilitazione<br />

unitaria e civile a tutte le coscienze democratiche, ai partiti,<br />

alle forze sindacali, agli studenti, all’associazionismo per<br />

lanciare un no forte, responsabile, massiccio a chi intende<br />

cancellare la democrazia dal Paese.<br />

Roma, 11 Giugno <strong>2010</strong>.<br />

Il Presidente nazionale, Raimondo Ricci<br />

La firma della Carta Costituzionale da parte del Presidente De Nicola<br />

COSTITUZIONE<br />

PRINCIPI FONDAMENTALI artt. 1… 12<br />

Parte I<br />

Diritti e doveri del cittadino<br />

Tit. I - RAPPORTI CIVILI<br />

Tit. II - RAPP. ETICO-SOCIALI<br />

Tit. III - RAPP. ECONOMICI<br />

Tit. IV - RAPP. POLITICI<br />

Parte II<br />

Ordinamento della Repubblica<br />

Tit. I - IL PARLAMENTO<br />

Tit. II - IL PRES. DELLA REPUBB.<br />

Tit. III - IL GOVERNO<br />

Tit. IV - LA MAGISTRATURA<br />

Tit. IV - REGIONI,PROV., COMUNI<br />

Tit. V - LE GARANZ.COSTITUZIONE<br />

artt. 13… 28<br />

artt. 29… 34<br />

artt. 35… 47<br />

artt. 48… 54<br />

artt. 55… 82<br />

artt. 83… 91<br />

artt. 92… 100<br />

artt 101… 113<br />

artt. 114… 133<br />

artt. 134… 139<br />

ARTICOLI ADOTTATI<br />

Art. 1 - CGIL SV<br />

Art. 3 - Comune Millesimo<br />

Art. 3 - Assoc. “Gli Amici del Mediterraneo” SV<br />

Art. 3 - Gruppo Scout <strong>Savona</strong>3 Agesci<br />

Art. 4 - Amministrazione Provinciale <strong>Savona</strong><br />

Art. 8 - Chiesa Evangelica Metodista-<strong>Savona</strong> (con<br />

riferimento artt. 2-3, 1° comma -19-20-21, 1°<br />

comma)<br />

Art. 8 - Comune Noli.<br />

Art. 9 - Assoc. Culturale Renzo AIOLFI<br />

Art. 9 - Marco Caviglione – Cons. IDV Provincia SV<br />

Art. 9 –Comune Cairo Montenotte<br />

Art. 10 - Assoc. “Gli Amici del Mediterraneo” SV<br />

Art. 11 - Emergency SV<br />

Art. 11 - Donne in nero contro la guerra SV<br />

Art. 11 - Gr. Alpini Cengio Sez. SV “C.M. TRENTAROSSI” M.D.<br />

Art. 11 - Sezione <strong>ANPI</strong> Orco Feglino<br />

Art. 21 - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTÀ Circolo territoriale<br />

Quiliano-Vado Lig.<br />

Art. 21 - Simone Falco<br />

Art. 27 - E.L.FO. Ente Ligure di Formazione Albenga<br />

Art. 32 - IPASVI SV<br />

Art. 32 - Pagine RibelliAngolo culturale del Circolo P.R.C.<br />

Adriano Zunino – Carcare<br />

Art. 32 - Marco Caviglione – Cons. IDV Provincia SV<br />

Art. 32 - Gruppo Cons. “PARTECIPA” Comune Quiliano<br />

Art. 32 - A.S.D. <strong>Savona</strong> Hockey Club<br />

Art. 34 - Gruppo Scuola e Laicità-<strong>Savona</strong> (con riferimento<br />

art.33 ,1°-2°-3°comma)<br />

Art. 34- Comune Quiliano<br />

Art. 35 - CGIL SV<br />

Art. 36 - CGIL SV<br />

Art. 36 - P.R.C. Federazione Prov. <strong>Savona</strong><br />

Art. 37 - CGIL SV<br />

Art. 37 - IAL Carcare Classe 1° Ristorazione<br />

Art. 37 - U.D.I. SV<br />

Art. 38 - CGIL SV<br />

Art. 39 - CGIL SV<br />

Art. 40 - CGIL SV<br />

Art. 41 - Comune Vado Ligure<br />

Art. 49 - Gruppo consiliare di <strong>Savona</strong> “ A sinistra per<br />

<strong>Savona</strong>”<br />

Art. 53- Gruppo Cons. PD Provincia <strong>Savona</strong><br />

Art. 54 - Comune Tovo San Giacomo<br />

Art. 114 - Comune <strong>Savona</strong><br />

Art. 118 - AUSER SV<br />

Art. 138 - Sezione Anpi di Sassello<br />

Disposizioni Transitorie e finali I… XVIII XII - Astengo Francesco e Burzio Giovanni


N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />

Da dove veniamo<br />

e cosa vogliamo<br />

La Campagna nasce dalle proposte<br />

dell’Assemblea Udi di Pesaro di<br />

gennaio <strong>2010</strong>.<br />

Un documento Udi del 2008<br />

dal titolo città libere riprendeva<br />

intuizioni di un precedente documento<br />

che poneva l’accento sulla<br />

parola moratoria in riferimento<br />

alla pubblicità lesiva. Sulla parola<br />

moratoria però molte donne non<br />

si erano riconosciute. Udi fa molta<br />

attenzione alle parole. Da qui la<br />

scelta di soffermarsi sul concetto<br />

di città libere per chiedere ai<br />

Comuni di applicare la Risoluzione<br />

del Parlamento europeo del<br />

3.11.08 sull’impatto del marketing<br />

e della pubblicità sulla parità tra<br />

donne e uomini e che scadrà quest’anno.<br />

La Campagna fa tesoro anche di<br />

ogni esito avuto dall’iniziativa Udi<br />

Staffetta di donne contro la violenza<br />

sulle donne 2008/2009.<br />

La Campagna si pone l’obiettivo<br />

di dare organicità e senso politico<br />

complessivo a molte azioni già<br />

avviate e l’Udi ha deciso di chiamarla<br />

Immagini amiche perché<br />

non vogliamo fermarci alla denuncia<br />

e alla condanna, né puntiamo<br />

alla censura o alla demonizzazione<br />

della pubblicità in quanto tale come<br />

strumento di comunicazione.<br />

Vogliamo una Campagna ampia e<br />

semplice, con poche ma rigorose<br />

regole, come è nella tradizione<br />

dell’Udi. La vogliamo aperta a<br />

tutte le donne, alle commissioni<br />

pari opportunità come alle insegnanti,<br />

alle associazioni femminili<br />

ovunque sul territorio come alle<br />

tante ragazze nelle scuole, alle<br />

casalinghe come alle operaie, alle<br />

imprenditrici come alle tante<br />

donne giovani e meno giovani che<br />

hanno un lavoro precario.<br />

Perché ovunque c’è bisogno di<br />

immagini amiche.<br />

Adesione<br />

Tutte le donne in Italia, italiane e<br />

… e voi imparate e<br />

agite, perche…<br />

di:Mariella Giari*<br />

Deboli raggi di luce dopo la<br />

pioggia insistente su Dakau,<br />

quella mattina del 9 maggio,<br />

accompagnavano le delegazioni<br />

dell’A.N.E.D. di <strong>Savona</strong><br />

e dell’A.N.P.I. di Cairo M.tte<br />

che salivano alla collina di<br />

Mauthausen varcando il vecchio<br />

limen presidiato da teschi<br />

di pietra, moderni testimoni<br />

della passata Crudeltà.<br />

Erano ammutoliti anche i ragazzi,<br />

gli studenti delle scuole<br />

superiori delle province di<br />

<strong>Savona</strong> e Imperia che hanno<br />

vinto il viaggio di istruzione,<br />

premio al concorso A.N.E.D<br />

sulla deportazione nei campi<br />

di sterminio di antifascisii e<br />

resistenti; ascoltavano attenti<br />

le ulteriori notizie dalla prof.<br />

Renata Rusca che li accompagnava.<br />

Pareva regnasse il silenzio<br />

nel lager di Mauthusen, ma<br />

avvicinandoci giungevano<br />

sussurri e canti sommessi in<br />

tutte le lingue: le delegazioni<br />

di tanti Paesi erano là a rileggere<br />

quei nomi, a deporre una<br />

corona, a ricordare quell’immane<br />

Sacrificio con accorate<br />

parole. Anche noi eravamo là,<br />

commossi e orgogliosi, accanto<br />

all’assessore del Comune<br />

di <strong>Savona</strong>, dott.ssa Isabella<br />

Sorgini, alla dott.ssa Rosanna<br />

Cervone e al giovane Simone<br />

Falco, rappresentanti dell’<br />

A.N.E.D, a Irma Dematteis,<br />

presidente dell’A.N.P.I. di<br />

Cairo M.tte.<br />

E più tardi abbiamo percorso<br />

la via principale del Lager<br />

col nodo in gola, mentre intonavamo<br />

all’unisono “Bella<br />

Ciao”, tra le ali di folla di<br />

quanti vengono ogni anno<br />

perché vogliono raccogliere<br />

il testimone e dire non dimenticheremo<br />

e ci impegneremo<br />

perché mai più.<br />

Abbiamo visto sfilare tutti i<br />

labari e prima di lasciare il<br />

Lager i ragazzi hanno voluto<br />

onorare con un ultimo saluto il<br />

monumento al generale russo<br />

e al suo battaglione sacrificatisi<br />

in massa sui fili spinati<br />

per offrire la libertà almeno di<br />

alcuni di loro e per ribellarsi<br />

alla disumanizzazione aberrante<br />

del campo.<br />

Tornati al pullman, pian piano,<br />

abbiamo cominciato a<br />

parlare tra di noi, la normalità<br />

ci ha ripreso, ma certamente,<br />

non Vi dimenticheremo,<br />

vittime innocenti: da quel silenzio<br />

avete urlato alle nostre<br />

coscienze parole di giustizia<br />

e fraternità.<br />

Non era con noi quest’anno la<br />

sig ra Maria Bolla, Presidente<br />

dell’ A.N.E.D di <strong>Savona</strong>e Imperia<br />

a causa dell’incidente<br />

occorsole, ma ci seguiva con<br />

la solita passione tramite frequenti<br />

scambi telefonici. Un<br />

ringraziamento anche alla<br />

prof.ssa Marianne Schuster,<br />

nostra gentile e preziosa interprete.<br />

*Sezione <strong>ANPI</strong> di Cairo Montenotte.<br />

straniere, singole e associazioni,<br />

possono aderire.<br />

Si aderisce solo prendendo contatto<br />

con la Sede nazionale dell’Udi, inviando<br />

mail a udinazionale@gmail.<br />

com. Questo vale anche per singole<br />

donne, Gruppi o Sedi Udi.<br />

Nel caso di associazioni, gruppi,<br />

eccetera occorre indicare una responsabile.<br />

L’adesione si sostanzia nel comunicare<br />

l’iniziativa che si intende<br />

intraprendere.<br />

La Sede nazionale Udi valuterà<br />

caso per caso il contributo<br />

economico da chiedere per ogni<br />

adesione, in collaborazione con<br />

le Garanti nazionali. Si terrà conto<br />

se l’adesione viene da una singola<br />

donna o da gruppi organizzati.<br />

Iniziative<br />

Le iniziative possono essere le<br />

più varie e articolate: vogliamo<br />

seguire lo stesso criterio adottato<br />

per la Staffetta, che ha liberato<br />

la creatività e la passione politica<br />

Di: Irma Dematteis*<br />

Una rappresentanza dell’A.<br />

N.P.I. di Cairo e dell’A.<br />

N.E.D. ha partecipato al viaggio<br />

d’istruzione degli alunni<br />

delle classi 3° dell’Istituto<br />

Comprensivo di Cairo e della<br />

3° A di Cengio dell’Istituto<br />

Comprensivo “Lele Luzzati”<br />

di Millesimo – al campo<br />

di Fossoli e alla casa-museo<br />

della famiglia Cervi per rendere<br />

omaggio con le bandiere<br />

e con la deposizione di una<br />

corona d’alloro ai due luoghi<br />

simbolo della tragedia vissuta<br />

dall’Italia negli anni del 2°<br />

conflitto mondiale: l’ignominia<br />

della deportazione<br />

nazi-fascista – da Fossoli<br />

passarono migliaia di ebrei,<br />

politici e civili diretti ad Auschiwitz,<br />

Bergen Belsen ed<br />

altri lager tristemente noti<br />

da cui la maggior parte non<br />

fece più ritorno – e il riscatto<br />

attraverso la lotta resistenziale<br />

fino all’estremo sacrificio<br />

– i sette fratelli Cervi, attivi<br />

antifascisti già prima del conflitto<br />

e poi partigiani, furono<br />

fucilati per rappresaglia dai<br />

fascisti il 28 dicembre 1943.<br />

Il viaggio ha rappresentato<br />

l’ultima tappa di un percorso<br />

educativo e didattico e la<br />

conclusione del concorso<br />

promosso dall’A.N.E.D. 1 sul<br />

campo d’internamento di<br />

Cairo.<br />

Né il campo di Cairo né quello<br />

di Fossoli furono campi<br />

di sterminio, ma restano la<br />

di molte.<br />

Per esempio, le insegnanti possono<br />

parlare con i loro alunni,<br />

maschi e femmine, e avviare ricerche<br />

per individuare i modelli di<br />

comportamento che agiscono sui<br />

bambini e sulle bambine a partire<br />

dagli stereotipi rintracciabili nei<br />

giochi e nella pubblicità rivolta ai<br />

bambini.<br />

Oppure ancora, sempre le insegnanti<br />

possono sollecitare ragazzi<br />

e ragazze a guardarsi intorno e<br />

a fotografare con i cellulari le<br />

immagini che appaiono ai loro<br />

occhi come lesive della dignità<br />

delle donne e quali invece quelle<br />

amiche.<br />

Per esempio, tutte le donne giovani<br />

e meno giovani, pensiamo a<br />

tante casalinghe che non hanno<br />

collegamenti, possono monitorare,<br />

anche con una vicina di casa,<br />

la televisione o anche i messaggi<br />

che passano in una radio locale,<br />

i cartelloni di un supermercato o<br />

quelli stradali.<br />

Ognuna a partire dalla propria<br />

realtà, esperienza e competenza<br />

in vari settori, può segnalare quello<br />

che colpisce i propri occhi e la sua<br />

sensibilità.<br />

Tutte le azioni da intraprendersi<br />

o già intraprese per avere “città<br />

libere” possono rientrare nella<br />

… il grembo da cui nacque il<br />

mostro è ancora fecondo…<br />

11<br />

Campagna, seguendo le regole di<br />

adesione indicate.<br />

Quaderni bianchi<br />

Pensiamo ad uno strumento agile<br />

per lasciare ad ogni donna o<br />

gruppo la libertà sul come farlo e<br />

su cosa fermare la l’attenzione: il<br />

Quaderno è uno strumento facile,<br />

può essere compilato anche da una<br />

bambina, assistita da una donna<br />

maggiorenne.<br />

Un Quaderno bianco può essere<br />

utilizzato anche come strumento<br />

di verifica su quei Comuni che<br />

hanno deliberato formalmente su<br />

città libere (come da risoluzione<br />

del Parlamento Europeo) per annotare<br />

se sono stati mantenuti gli<br />

impegni presi.<br />

Tutti i Quaderni, ordinati dalla<br />

Sede nazionale dell’Udi, saranno<br />

il materiale concreto che porteremo<br />

al Parlamento europeo il 25<br />

Novembre prossimo.<br />

I Quaderni saranno i messaggi che<br />

la nostra Anfora della Staffetta<br />

accompagnerà in questa nuova<br />

avventura e trasferta.<br />

Per ogni informazione scrivere a<br />

udinazionale@gmail.com.<br />

Il sito www.udinazionale.org<br />

seguirà la Campagna e tutte le<br />

iniziative collegate.<br />

testimonianza che la responsabilità<br />

morale, politica e<br />

civile non è solo quella di<br />

chi compie l’atto finale, ma<br />

anche di chi è indifferente,<br />

di chi fa finta di non vedere<br />

e non sapere, di chi si rende<br />

complice di atti discriminatori<br />

verso chi è diverso.<br />

“E voi, imparate che occorre<br />

vedere / E non guardare in<br />

aria; occorre agire / E non<br />

parlare. Questo mostro stava<br />

/ una volta per governare il<br />

mondo. / I popoli lo spensero,<br />

ma ora / Non cantiamo vittoria<br />

troppo presto / Il grembo<br />

da cui nacque è ancora fecondo”<br />

scriveva Bertold Brecht.<br />

E infatti Mauthausen,<br />

Auschwitz, Dachau, Buchenwald,<br />

Ravensbruck e<br />

tutti gli altri campi di sterminio<br />

furono l’ignominia finale<br />

di un lungo percorso segnato<br />

da tappe i cui segni distintivi<br />

furono la paura del diverso,<br />

l’intolleranza, la discriminazione,<br />

l’emarginazione e la<br />

segregazione.<br />

Conoscere la nostra storia,<br />

trasmettere la memoria alle<br />

nuove generazioni è capire e<br />

far capire che il rischio di perdere<br />

la libertà, di opprimere i<br />

più deboli, di far scoppiare<br />

conflitti è sempre presente,<br />

si veste di nuove parole ma<br />

finisce per trascinare in una<br />

nuova notte, con aspetti diversi<br />

e nemici diversi, ma con gli<br />

stessi risultati.<br />

*Presidente Sezione <strong>ANPI</strong> di<br />

Cairo Montenotte.


12 N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />

LORENZO DELLA ROSA<br />

Il Partigiano Lillo, un simbolo della Resistenza Savonese<br />

di: Giovanni Ferro<br />

Per ragioni di età, i Partigiani,<br />

questi valorosi uomini e<br />

donne che hanno riscattato<br />

l’onore degli italiani, ad uno<br />

ad uno ci stanno purtroppo<br />

lasciando.<br />

Il mese scorso si sono svolti<br />

i funerali di “Lillo” nome di<br />

battaglia di Lorenzo DEL-<br />

LA ROSA, Partigiano della<br />

prima ora, l’intendente per<br />

antonomasia.<br />

Raccontare la sua storia non<br />

è facile tanti sarebbero i fatti,<br />

gli episodi, di cui è stato<br />

protagonista, tutti meritevoli<br />

di essere citati. Vale però la<br />

pena di ricordare, almeno<br />

brevemente, quale apporto,<br />

quale importante contributo<br />

“Lillo” abbia reso alla causa<br />

della Resistenza.<br />

Cominciamo col dire che fu<br />

sempre un antifascista, fin da<br />

giovinetto, fin da quando, nel<br />

1939, rientrato in Italia dalla<br />

Francia, venne assunto alla<br />

Scarpa&Magnano ed ebbe<br />

tra i suoi compagni di lavoro<br />

validi ed importanti esponenti<br />

della futura Resistenza<br />

Savonese.<br />

FIAT 1958:<br />

UNA SCELTA CORAGGIOSA<br />

di: Giovanni Burzio*<br />

Nel marzo del 1958 a Torino,<br />

alla vigilia delle elezioni delle<br />

Commissioni Interne nella<br />

Fiat, Giulio Pastore – Segretario<br />

Generale e fondatore<br />

della CISL – pronunciò un<br />

discorso di “svolta storica”.<br />

Infatti la FIM, il Sindacato<br />

dei metalmeccanici e la CI-<br />

SL attaccavano per la prima<br />

volta la politica del personale<br />

alla FIAT di Vittorio Valletta,<br />

esercitata contro l’autonomia<br />

del Sindacato attraverso<br />

una sistematica pratica di<br />

intimidazioni, discriminazioni<br />

e ricatti soprattutto<br />

verso la massa dei lavoratori<br />

neoassunti provenienti dal<br />

meridione.<br />

Affermava Pastore: “…<br />

le forme paternalistiche<br />

offendono la dignità del<br />

lavoratore e annullano il carattere<br />

di contrattualità del<br />

rapporto di lavoro …”<br />

Le ragioni dello scontro nella<br />

FIAT di Valletta, come oggi<br />

in quella di Marchionne, era<br />

il rifiuto da parte dell’azienda<br />

del riconoscimento della<br />

rappresentanza sindacale e<br />

della contrattazione collettiva<br />

aziendale.<br />

In quel periodo, piuttosto che<br />

esibirsi, al sabato pomeriggio,<br />

nei tradizionali pre-militari (il<br />

famigerato sabato fascista),<br />

preferiva farsi incarcerare per<br />

tutta la domenica fino alle 7<br />

del lunedì mattina.<br />

Per questo suo comportamento<br />

venne anche denunciato al<br />

Tribunale Speciale ed avrebbe<br />

dovuto subire un processo<br />

ma per fortuna arrivò il 25<br />

luglio del 1943 e tutto d’un<br />

botto i fascisti si trovarono<br />

ben altre gatte da pelare che<br />

perseguire un giovane riottoso<br />

e indipendente.<br />

Quel giorno, come molti altri,<br />

Lillo partecipò con comprensibile<br />

entusiasmo alle<br />

manifestazioni di gioia che<br />

si svolsero in città.<br />

I manifestanti distrussero i ritratti<br />

del Duce, poi si recarono<br />

alle carceri di Sant’ Agostino<br />

per ottenere la liberazione di<br />

tutti i detenuti politici e infine<br />

dal Prefetto per chiedere la<br />

fine della guerra e migliori<br />

condizioni di vita per la popolazione<br />

ormai ridotta allo<br />

stremo.<br />

In quei giorni conobbe Libero<br />

Briganti e si mise subito<br />

La FIAT voleva continuare<br />

ad avere le “mani libere”<br />

sui diritti dei lavoratori,<br />

sull’organizzazione del lavoro<br />

attraverso pratiche<br />

selettive di assunzione sindacalmente<br />

e politicamente<br />

discriminanti, limitando di<br />

fatto l’esercizio dei diritti<br />

a cominciare da quello di<br />

sciopero.<br />

Queste le ragioni che la FIAT<br />

sosteneva: la produzione,<br />

qualitativa e quantitativa, a<br />

cominciare dalle consistenti<br />

commesse militari nazionali<br />

e della NATO a quella tradizionale<br />

automobilistica,<br />

in fase di forte espansione<br />

interna e di avvio in Europa,<br />

non doveva essere<br />

condizionata in alcun modo<br />

dall’azione sindacale e soprattutto<br />

dalla contrattazione<br />

sindacale nell’azienda.<br />

Ma c’era un’altra ragione<br />

politica da parte della più<br />

grande e influente Industria<br />

nazionale: tenere il “potere<br />

sindacale” il più emarginato<br />

possibile rispetto a quello<br />

industriale dentro e fuori la<br />

FIAT e assolutamente ininfluente<br />

nelle scelte sociali ed<br />

economiche del Paese.<br />

Nel 1958 la scelta coraggiosa<br />

della CISL non fu premiata:<br />

la pressione della FIAT sui<br />

lavoratori ebbe successo. Il<br />

risultato delle elezioni nelle<br />

Commissioni Interne vide la<br />

CISL sotto il 20% (sfiorava il<br />

50% due anni prima). Un sedicente<br />

“sindacato giallo” (i<br />

Liberi Lavoratori Democratici)<br />

promosso dall’azienda<br />

attraverso un suo Dirigente<br />

(Edoardo Arrighi) ottenne<br />

la maggioranza.<br />

Ma da quella sconfitta iniziavano<br />

il rinnovamento della<br />

CISL dentro e fuori la FIAT,<br />

la ricomposizione dell’unità<br />

dei lavoratori rotta nel<br />

1948, i successi dei rinnovi<br />

contrattuali e dei nuovi diritti<br />

sindacali nel corso dello<br />

storico “autunno caldo” del<br />

1968-’69: questo anche nella<br />

“nuova FIAT dell’Avvocato<br />

Agnelli” dopo “quella di<br />

Valletta”.<br />

Oggi, come mezzo secolo fa,<br />

“la fermezza sui valori e la<br />

coerenza dei comportamenti”<br />

possono essere “perdenti”<br />

nell’immediato, ma non nei<br />

tempi a venire…<br />

* Segretario Generale della<br />

CISL di <strong>Savona</strong> dal 1963 al<br />

1973.<br />

a sua completa disposizione<br />

e, dopo l’Armistizio dell’8<br />

settembre, partecipò a numerose<br />

operazioni di disarmo<br />

nei confronti di militari e al<br />

recupero di ingenti quantità<br />

di armi.<br />

Saputo delle difficoltà economiche<br />

che incontravano<br />

i primi partigiani che erano<br />

saliti in montagna, non esitò,<br />

con grave rischio, a prelevare<br />

ben 18 chili di rame e a trasportarli<br />

fuori dalla fabbrica<br />

per poi rivenderli ricavandone<br />

ben 2500 lire che per quei<br />

tempi era una bella somma.<br />

Si arriva così ai primi giorni<br />

del novembre del ‘43 quando<br />

uscirono i bandi di chiamata<br />

alle armi per le classi del ‘23-<br />

‘24-‘25.<br />

Lillo non ebbe esitazioni e<br />

con il consenso dei suoi genitori<br />

il 15 novembre lasciò la<br />

città assieme ad altri giovani,<br />

per raggiungere una cascina<br />

in località Repiano dove già<br />

erano dislocati numerosi antifascisti.<br />

Qui riportò una ferita alla<br />

testa, per fortuna non grave,<br />

colpito dal proiettile di<br />

un mitra che aveva inavvertitamente<br />

gettato nella stufa<br />

assieme ad altri pezzi di legna.<br />

Ancora ferito dovette<br />

abbandonare la base assieme<br />

ai suoi compagni, che erano<br />

stati avvertiti di un probabile<br />

rastrellamento (cosa che in<br />

effetti avvenne e che portò<br />

alla distruzione della base<br />

stessa).<br />

Alcuni giorni dopo, presso la<br />

trattoria delle “Smeugge”, il<br />

dott. Salomone gli estrasse la<br />

capsula dalla testa e lo disinfettò<br />

accuratamente.<br />

Intanto le condizioni di vita<br />

si facevano sempre più difficili<br />

per i partigiani e, dopo<br />

un nuovo trasferimento dell’accampamento<br />

nei pressi di<br />

Giusvalla, Lillo fu invitato dal<br />

compagno Pompili a rientrare<br />

a <strong>Savona</strong> assieme ai fratelli<br />

Aiello, lì sarebbero stati più<br />

utili alla Resistenza essendo<br />

quasi degli sconosciuti.<br />

Rientrati a <strong>Savona</strong> trovarono<br />

lavoro come manovali presso<br />

una impresa ma alla sera trasportavano<br />

armi in montagna.<br />

Purtroppo questa loro attività,<br />

a causa di una delazione,<br />

venne scoperta e furono tutti<br />

arrestati, compresi i fratelli<br />

Aiello, e incarcerati nella<br />

caserma di via Pietro Giuria,<br />

ma il 13 marzo del 1944 riuscirono<br />

rocambolescamente<br />

ad evadere praticando un<br />

buco nel muro danneggiato<br />

da una perdita d’acqua di<br />

una grondaia e a raggiungere<br />

nuovamente i compagni che<br />

avevano lasciato pochi mesi<br />

prima.<br />

Dopo alcuni giorni il gruppo<br />

si trasferì nei pressi di<br />

Monte Alto dove si costituì<br />

il distaccamento intitolato a<br />

Francesco Calcagno, un martire<br />

antifascista fucilato il 27<br />

dicembre al forte della Madonna<br />

degli Angeli (il Natale<br />

di Sangue del 1943).<br />

Nel nuovo distaccamento a<br />

Lillo fu assegnato l’incarico<br />

di intendente.<br />

Faceva giornalmente decine<br />

e decine di chilometri alla<br />

continua ricerca di approvvigionamenti,<br />

chiedendo ai<br />

contadini, ai negozianti o a<br />

chiunque fosse in grado di<br />

fornire qualche genere alimentare<br />

in modo da poter<br />

preparare in qualche modo il<br />

pasto per quelle bocche fameliche<br />

che lo aspettavano.<br />

Quando mi raccontava queste<br />

sue peripezie, aveva sempre<br />

parole di ammirazione per<br />

quelle povere famiglie di<br />

contadini che hanno sempre<br />

cercato di soddisfare le sue<br />

richieste a costo di rinunciare<br />

loro stessi a scorte certamente<br />

rare e preziose per quei<br />

tempi.<br />

Questo era il suo incarico<br />

principale, ma ciò non significava<br />

che fosse esonerato da<br />

eventuali operazioni belliche<br />

a cui, anzi, in molte occasioni<br />

fu chiamato a partecipare.<br />

Lillo era molto benvoluto e<br />

stimato tra i suoi compagni<br />

di battaglia che gli erano riconoscenti<br />

per tutto quello che<br />

faceva per loro.<br />

Contemporaneamente annotava<br />

scrupolosamente su<br />

alcune piccole agende, o addirittura<br />

su foglietti volanti,<br />

tutte le sue avventure, tutte le<br />

azioni che lo vedevano protagonista,<br />

tutte le operazioni a<br />

cui prendeva parte, allo scopo<br />

di farne un giorno partecipi i<br />

suoi nipoti.<br />

Eppure durante i numerosi<br />

colloqui che ho avuto con lui<br />

mai si è vantato di quello che<br />

aveva fatto.<br />

La sua natura di uomo semplice<br />

e schivo mi è stata<br />

confermata nel giorno dei<br />

suoi funerali quando alcuni<br />

parenti o amici provenienti da<br />

Mondovì rimasero stupiti nel<br />

vedere le numerose bandiere<br />

delle varie sezioni <strong>ANPI</strong><br />

che gli rendevano l’ultimo<br />

omaggio. Ebbene, in tanti<br />

anni di frequentazione, mai<br />

Lillo aveva parlato della sua<br />

partecipazione alla lotta di<br />

liberazione.<br />

E’ grazie a uomini come lui<br />

se la Resistenza Savonese ha<br />

conseguito risultati tali da<br />

meritarle la Medaglia d’0ro<br />

al Valor Militare.<br />

Ed è un vero peccato che<br />

esempi luminosi come il<br />

suo si stiano facendo sempre<br />

più rari in un mondo<br />

che sembra aver smarrito il<br />

senso dell’onore. Quel senso<br />

dell’onore e quello spirito di<br />

sacrificio che invece uomini<br />

come Lillo e altri come lui<br />

hanno sempre tenuto come<br />

guida e che non hanno mai<br />

tradito.<br />

Quelli di Lillo sono stati<br />

sicuramente tempi duri e pericolosi,<br />

ma erano semplici e<br />

chiari e il nemico ce l’avevi<br />

davanti. Quelli attuali, pur<br />

di segno opposto, non sono<br />

da meno ma sembra che a<br />

molti non importi. Lillo ha<br />

dovuto lottare contro la violenza<br />

e la sopraffazione per<br />

liberare il suo paese dalla tirannia,<br />

oggi, seguendo il suo<br />

esempio, si dovrebbe lottare<br />

contro la tirannia del denaro<br />

e dell’ignoranza, della stupidità<br />

trionfante e becera, della<br />

superficialità e della volgarità<br />

erette a sistema. Urge una<br />

nuova Resistenza. Ma chi<br />

sarà a farla? I tanti nuovi Resistenti<br />

che oggi accorrono ad<br />

iscriversi all’<strong>ANPI</strong> avranno<br />

(avremo) quella forza morale,<br />

quello spirito di sacrificio e<br />

quella tenacia che hanno avuto<br />

i Lillo?


N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />

Il nucleare italiano ad<br />

un passo dalla fine:<br />

la Corte Costituzionale<br />

boccia la legge sull’energia<br />

Era stato il fiore all’occhiello<br />

del Presidente del Consiglio<br />

Silvio Berlusconi e dell’ex<br />

ministro per lo Sviluppo Economico<br />

Claudio Scajola. Il<br />

percorso intrapreso non sembrava<br />

ammettere sbandate,<br />

deviazioni o rallentamenti:<br />

il ritorno dell’energia nucleare<br />

in Italia era un obiettivo<br />

primario ed imprescindibile<br />

dell’agenda di governo, anche<br />

a fronte della scarsissima<br />

popolarità (e dei numerosi<br />

timori) che questa “tecnica<br />

energetica” riscuote ancora<br />

oggi in Italia.<br />

Tre giorni fa la pubblicazione<br />

in Gazzetta Ufficiale della<br />

sentenza numero 215 del 9<br />

giugno <strong>2010</strong>, con la quale<br />

la Corte Costituzionale ha<br />

decretato un vero e proprio<br />

stop alla corsa all’atomo del<br />

governo italiano.<br />

La legge incriminata è la numero<br />

102, del 3 agosto 2009,<br />

conversione del decreto-legge<br />

numero 78.<br />

Con essa, all’articolo 4, il governo<br />

apriva alle procedure<br />

d’urgenza per la costruzione<br />

di nuove infrastrutture<br />

per la produzione di energia<br />

elettrica, da leggersi più comunemente<br />

come “nuove<br />

centrali nucleari”.<br />

Il governo aveva piena potestà<br />

esclusiva in materia di<br />

trasmissione e distribuzione<br />

e competenza congiunta con<br />

le regioni per quanto concerne<br />

la produzione e, quindi,<br />

la collocazione dei nuovi<br />

impianti.<br />

Le nuove centrali rientravano<br />

in un piano di urgenza<br />

“in riferimento allo sviluppo<br />

socio-economico” (non<br />

a caso la legge in questione<br />

è il famoso “pacchetto anticrisi”)<br />

e si stabiliva la loro<br />

edificazione per mezzo di<br />

capitali “prevalentemente o<br />

interamente privati”.<br />

Ai fini di attuazione, il governo<br />

istituiva la figura di uno<br />

o più Commissari straordinari<br />

del governo, con poteri<br />

esclusivi e totali in tema di<br />

nuovi impianti energetici, al<br />

punto tale da poter scavalcare<br />

tutti gli enti coinvolti (a partire<br />

dai comuni e dalle regioni)<br />

per la scelta delle nuove sedi<br />

nucleari nazionali.<br />

E’ stato proprio il mix tra “ragione<br />

d’urgenza” ed “utilizzo<br />

di capitali privati” e la privazione<br />

dei poteri decisionali<br />

delle regioni in materia ad<br />

aver condotto la Corte Costituzionale<br />

a cassare l’intero<br />

articolo, nei commi che vanno<br />

dall’1 al 4.<br />

Secondo quanto stabilito<br />

dalla suprema corte di giustizia<br />

italiana, “trattandosi<br />

di iniziative di rilievo strategico,<br />

ogni motivo d´urgenza<br />

dovrebbe comportare<br />

l´assunzione diretta, da<br />

parte dello Stato. Invece la<br />

disposizione impugnata stabilisce<br />

che gli interventi da<br />

essa previsti debbano essere<br />

realizzati con capitale interamente<br />

o prevalentemente<br />

privato, che per sua natura<br />

è aleatorio, sia quanto all´an<br />

che al quantum”.<br />

Inoltre, per quanto concerne<br />

la depotenziazione delle<br />

regioni in materia, la Corte<br />

Costituzionale afferma<br />

che “se le presunte ragioni<br />

dell´urgenza non sono tali<br />

da rendere certo che sia lo<br />

stesso Stato, per esigenze di<br />

esercizio unitario, a doversi<br />

occupare dell´esecuzione<br />

immediata delle opere, non<br />

c´è motivo di sottrarre alle<br />

Regioni la competenza nella<br />

realizzazione degli interventi”.<br />

E conclude deliberando<br />

che “i canoni di pertinenza<br />

e proporzionalità richiesti<br />

dalla giurisprudenza costituzionale<br />

al fine di riconoscere<br />

la legittimità di previsioni legislative<br />

che attraggano in<br />

capo allo Stato funzioni di<br />

competenza delle Regioni<br />

non sono stati, quindi, rispettati”.<br />

Quanto stabilito dalla Consulta,<br />

ancora una volta nel<br />

silenzio quasi tombale della<br />

stampa nazionale, apre ad<br />

una vera e propria svolta in<br />

termini energetici e ostruisce,<br />

di fatto e sin da adesso,<br />

un percorso accelerato verso<br />

la creazione di nuove centrali<br />

nucleari.<br />

Le procedure d’urgenza, che<br />

13<br />

L’intervento di Silvana Ronco alla<br />

festa del 25 aprile <strong>2010</strong> a Millesimo<br />

25 Aprile <strong>2010</strong>:oggi ricorre il<br />

65° anniversario della liberazione<br />

dell’Italia dalla dittatura<br />

fascista e dall’occupazione<br />

nazista e tanto per ribadire<br />

quanto sia importante mantenere<br />

vivo il ricordo di chi<br />

ha vissuto in prima persona<br />

la Resistenza, vorrei riportare<br />

l’attenzione sull’intervento<br />

della settimana scorsa dell’ex<br />

Ministro dell’Agricoltura<br />

Luca Zaia, oggi neo-governatore<br />

della Regione Veneto,<br />

in cui pone una domanda “La<br />

guerra è finita da 65 anni, allora<br />

perché ad ogni 25 Aprile<br />

l’<strong>ANPI</strong> continua a scatenare<br />

polemiche?” e continua sostenendo<br />

che “L’<strong>ANPI</strong> è come i<br />

vietcong, bisogna avvertirli<br />

che la guerra è finita”. Sarebbe<br />

troppo semplice rispondere<br />

che, visti i tempi in cui siamo,<br />

la guerra sarà pure finita, ma<br />

certo di antifascismo ce n’è<br />

sempre bisogno …<br />

Per riuscire a rispondere seriamente,<br />

bisogna fare un passo<br />

indietro, tornare al fascismo,<br />

riportare alla memoria le tre<br />

radici da cui ha tratto forza.<br />

La prima fu il sistema poliziesco<br />

repressivo che colpì<br />

l’opposizione col carcere o<br />

il confino.<br />

La seconda fu l’informazione,<br />

la propaganda che<br />

racchiuse e soffocò ogni sviluppo<br />

della capacità critica<br />

dell’individuo, servendosi<br />

della manipolazione dei mezzi<br />

d’informazione e della<br />

scuola.<br />

La terza radice fu una diffusa<br />

presenza di “disvalori”: l’antipolitica,<br />

l’opportunismo, il<br />

trasformismo, il servilismo<br />

verso il potere, il rifiuto della<br />

legalità …<br />

La Resistenza non ha avuto la<br />

forza, il tempo, gli strumenti<br />

per estirpare in profondità<br />

questa terza radice, che col<br />

tempo ha prodotto una “cultura<br />

dormiente” che non ha mai<br />

accettato la nostra Costituzione<br />

repubblicana. Una cultura<br />

di milioni di italiani che non<br />

si definiscono fascisti, che se<br />

fossero vissuti nel Ventennio<br />

semplicemente sarebbero stati<br />

“afascisti”, che non hanno<br />

mai fatto veramente i conti<br />

col regime di Mussolini. Oggi<br />

questa corrente sotterranea<br />

è venuta in superficie: l’uso<br />

delle istituzioni a fini privati,<br />

la concezione autoritaria<br />

della politica, la manipolazione<br />

dei media, l’istigazione<br />

all’intolleranza e al razzismo,<br />

la denigrazione della Resistenza<br />

e delle istituzioni<br />

repubblicane.<br />

La mancanza di una radicata<br />

e diffusa cultura liberale,<br />

democratica, e di una sana<br />

laicità dello Stato, hanno<br />

dato vita alla cultura non del<br />

cittadino ma del servo. Nel<br />

novembre del 1944 Carlo Levi<br />

scrisse che “La paura della<br />

libertà è il sentimento che ha<br />

generato il fascismo. Per chi<br />

ha l’animo di un servo, la<br />

sola pace, la sola felicità è<br />

nell’avere un padrone; e nulla<br />

è più faticoso, e veramente<br />

spaventoso, che l’esercizio<br />

della libertà”. Questa è la<br />

realtà che ci ritroviamo davanti.<br />

Carlo Rosselli nel 1932<br />

scrisse che “Per eliminare il<br />

fascismo non basta abbattere<br />

una dittatura: bisogna eliminarne<br />

le cause. Alcune di<br />

queste sono remote, profonde,<br />

prodotto della storia e del<br />

carattere italiano e potranno<br />

eliminarsi solo attraverso<br />

un’opera di educazione civile<br />

degli italiani in un ambiente<br />

di libertà e autonomia”.<br />

Riflettiamo quindi sui tagli<br />

alla scuola pubblica, tagli<br />

consentirebbero nell’ordine<br />

di 10-15 anni, di avere<br />

energia nucleare operativa<br />

in Italia, confliggono con<br />

la necessità imprescindibile<br />

del governo di attribuire<br />

i costi di produzione degli<br />

impianti ai singoli privati.<br />

E l’automatico decadimento<br />

delle ragioni d’urgenza, ipso<br />

che impoveriscono l’istruzione<br />

delle nuove generazioni,<br />

riducendo le ore di scuola e<br />

il numero degli insegnanti,<br />

quindi impoverendo il diritto<br />

all’istruzione ed al lavoro, oltre<br />

che tentando di eliminare<br />

lo studio della Resistenza e<br />

comunque della Storia.<br />

L’<strong>ANPI</strong>, tanto per tornare<br />

al signor Zaia, non scatena<br />

polemiche ma sente oggi più<br />

che mai il dovere di ribadire<br />

in questa giornata la fedeltà<br />

alla Costituzione repubblicana<br />

nata dalla Resistenza<br />

antifascista, fedeltà che ogni<br />

giorno si manifesta nel prendere<br />

posizione a favore della<br />

libertà, della giustizia, della<br />

pace e della democrazia.<br />

E nello svolgere questo compito<br />

la nostra associazione<br />

raccoglie oggi l’adesione di<br />

moltissimi giovani: il 10%<br />

degli iscritti ha tra i 18 e i 30<br />

anni, la maggioranza, il 65%<br />

degli iscritti, ha tra i 35 e i 65<br />

anni. Quindi non si tratta di<br />

vietcong ma di cittadini attenti<br />

ai valori ed ai principi<br />

su cui si fonda la Repubblica<br />

Italiana, cittadini uniti oggi<br />

contro i tentativi di trasformare<br />

questa Repubblica in un<br />

sistema autoritario e personale<br />

non più soggetto ai controlli<br />

e ai limiti previsti dalle istituzioni<br />

di garanzia. In ogni<br />

caso ricordo al sig. Zaia che<br />

i vietcong ben sanno che la<br />

guerra è finita, avendola a suo<br />

tempo vinta, altri erano i miliziani<br />

che ignoravano questo<br />

fatto, se ben ricordo i fascisti<br />

giapponesi...<br />

(n.d.r.) A Millesimo è in fase<br />

di costituzione una nuova<br />

Sezione dell’<strong>ANPI</strong>; fra i<br />

promotori Silvana Ronco e<br />

Mauro Righello (Sindaco di<br />

Millesimo).<br />

facto, determinano il ripristino<br />

automatico della facoltà<br />

degli enti locali, ed in particolar<br />

modo delle regioni, di<br />

appoggiare o rigettare integralmente<br />

le scelte operative<br />

e territoriali dell’esecutivo<br />

nazionale.<br />

Per un governo ancora privo<br />

di ministri deputati alla<br />

gestione delle questioni energetiche<br />

(dalle dimissioni di<br />

Claudio Scajola l’interim<br />

delle Attività Produttive è ancora<br />

nelle mani del premier<br />

Berlusconi), non si prospettano<br />

tempi facili.<br />

Il nucleare italiano è ad un<br />

passo dalla morte prima ancora<br />

della sua nascita. La<br />

battaglia dei governatori<br />

Vendola, Errani e Lorenzetti<br />

contro il nucleare italiano<br />

sembra aver portato ad una<br />

prima, gigantesca e, forse per<br />

gli stessi ricorrenti, insperata<br />

vittoria.


14 N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />

Romano Magnaldi segue da pag. 1<br />

Riflettere sui nessi storia e<br />

memoria non è una operazione<br />

semplice. Le scelte<br />

metodologiche coinvolgono<br />

o allontanano dalle questioni<br />

fondamentali che dovrebbero<br />

essere investigate con profondità<br />

e consapevolezza evitando<br />

tutta la retorica che come sappiamo<br />

pur usando i termini ne<br />

evita le definizioni.<br />

Il nostro approccio alla realizzazione<br />

del cortometraggio<br />

è iniziato, non attraverso le<br />

immagini spettacolari, di una<br />

storia fraintesa, carica di sole<br />

emozioni e sentimenti, ma recuperando<br />

contenuti espressi<br />

dai testimoni dell’epoca, ovvero,<br />

di una storia prodotto<br />

delle “soggettività”. Uomini<br />

che avevano una meta comune,<br />

quella di liberarsi da una<br />

dura repressione, da scelte non<br />

desiderate, che la vita stessa<br />

degli uomini ripudiavano: la<br />

dura Dittatura, la privazione<br />

delle Libertà.<br />

Le testimonianze realizzate<br />

dagli ex-studenti liceali del<br />

1995 del nostro liceo e riprese<br />

nel nostro cortometraggio,<br />

avevano fissato con dei ricordidei<br />

testimoni, quello che sono<br />

divenuti, oggi, dei documenti<br />

storici nei quali ricercare un<br />

filo conduttore. Molti protagonisti<br />

non sono, purtroppo,<br />

presenti tra di noi, pensiamo<br />

ai Resistenti: Moracchioli<br />

(Furetto), De Vincenzi ( Kid),<br />

Maria Morbello, ma la loro<br />

voce è motivo di storica riflessione.<br />

Il lavoro è iniziato con l’attenzione<br />

verso ciò che possiamo e<br />

dobbiamo definire: “Memoria”<br />

e come quest’ultima si interseca<br />

con i “Ricordi” e anche<br />

“l’Oblio”. Molto più complesso<br />

restava per noi indagare la<br />

profonda cesura generazionale<br />

tra la memoria individuale con<br />

quella collettiva. La filosofia<br />

del professor Riccardo Sirello<br />

ci ha stimolato alla ricerca ed<br />

i testi prodotti sono diventati<br />

una guida della coinvolgente<br />

voce narrante.<br />

Dietro le quinte sommerso,<br />

ma importante il gravoso lavoro<br />

tecnico,compositivo,<br />

documentativo attraverso<br />

immagini originali dell’epoca<br />

che dovevano intersecarsi<br />

con la narrazione filosofica, le<br />

testimonianze, i luoghi ed infine<br />

concludere con il richiamo<br />

al giovanissimo combattente<br />

liceale savonese: Romano<br />

Magnaldi.<br />

Ci appare importante, in questa<br />

sede, divulgare alcuni passi<br />

narrativi ,al fine che possano<br />

essere motivo di riflessione<br />

non solo sull’oblio, ma soprattutto<br />

su di una insidiosa e<br />

sempre più diffusa“ rimozione<br />

collettiva” intesa quasi come<br />

una forma di nuova liberazione,<br />

di ritorno ad un passato<br />

non pienamente compreso e,<br />

pertanto “rimosso”.<br />

Estratti del testo della voce<br />

narrante inserita nell’itinerario<br />

del cortometraggio “Ricordi,<br />

luoghi e memoria: un itinerario<br />

storico-filosofico”<br />

“Come viene presentata ai<br />

giovani , e al vasto pubblico,<br />

la costruzione storica?<br />

Potremo sinteticamente rispondere<br />

ricordando la<br />

spettacolarizzazione e la decontestualizzazione<br />

degli<br />

eventi, con immagini che evocano<br />

certamente emozioni e<br />

messaggi che, spesso però,<br />

non ricostruiscono la storia<br />

del Novecento secondo i parametri<br />

della documentazione<br />

e delle prove.<br />

Pertanto, i nodi concettuali<br />

della nostra indagine sono<br />

stati volutamente incentrati<br />

sul nesso memoria e storia,<br />

non attraverso un semplice<br />

immergersi nel passato dei<br />

ricordi, ma per riflettere su<br />

una dialettica che riguarda la<br />

testimonianza dei vissuti più<br />

lontani e vicini a noi.<br />

Come i nostri compagni liceali<br />

avevano recepito la Resistenza<br />

nel 50 esimo anniversario?<br />

In quali procedure avevano<br />

creduto per ricostruire e contestualizzare<br />

gli eventi in modo<br />

da giungere infine a coltivare<br />

una memoria collettiva?<br />

Con questo nostro lavoro<br />

prodotto nel <strong>2010</strong>, abbiamo<br />

pensato di ridiscutere, al termine<br />

del filmato, ciò che è<br />

possibile depositare attraverso<br />

approcci metodologicamente<br />

positivi, quegli intrecci della<br />

memoria e della storia che<br />

possano alimentare l’identità<br />

collettiva non dimenticando<br />

che “noi fummo da secoli<br />

calpesti e derisi, perché non<br />

siamo popolo, perché siam<br />

divisi. Raccolgaciun’unica<br />

bandiera, una speme di<br />

fonderci insieme. Già l’ora<br />

suonò” […]<br />

“Dalla oralità ai Luoghi della<br />

memoria”<br />

Ribadiamo l’innegabile inferenza<br />

della memoria con<br />

l’oralità ma ci appare anche<br />

innegabile legame della conservazione<br />

della memoria con<br />

la “spazialità”,soprattutto in<br />

un momento in cui l’insegnamento<br />

della storia si è sempre<br />

più, ingiustamente, dissociato<br />

dall’aspetto geografico.<br />

Crediamo che i luoghi storici<br />

siano spazi dove si conserva la<br />

memoria delle tragiche vicende,<br />

luoghi non da intendersi<br />

come semplice contemplazione<br />

e commemorazione del<br />

passato , ma luoghi per interrogarsi<br />

e porsi domande sul<br />

presente attuale.<br />

Abbiamo voluto colmare questo<br />

vuoto recandosi in alcuni<br />

luoghi a noi vicini, scoprendo<br />

anche le amarezze, l’infelicità<br />

di alcuni giovani che, non<br />

riuscendo, o non volendo,<br />

comunicare attraverso l’oralità,<br />

usano la loro manifesta<br />

ignoranza e deprivazione<br />

della memoria con terribili<br />

e violenti graffiti anonimi. Il<br />

presente attuale dichiara questa<br />

tremenda malattia mortale<br />

che insidia la collettività: la<br />

rimozione.<br />

“L’Oblio, la Memoria, la Rimozione”<br />

“Non dobbiamo intendere<br />

oblio esclusivamente attraverso<br />

una lettura psicologica<br />

perché si dovrebbe dire che<br />

i popoli possono solo dimenticare<br />

il presente e non il<br />

passato.<br />

Non si possono dimenticare i<br />

fatti che ci precedono, il singolo<br />

dimentica spesso alcuni<br />

stati del proprio vissuto.<br />

Quando affermiamo che un<br />

popolo ricorda ci riferiamo<br />

alla trasmissione, alla accettazione<br />

del passato come dotato<br />

di un senso. Al contrario un<br />

popolo dimentica quando la<br />

generazione che è in possesso<br />

del passato non lo comunica<br />

autenticamente alla successiva,<br />

o quando questo rifiuta<br />

quanto viene a ricevere ricordi<br />

e non ritiene doveroso ritrasmetterli<br />

a sua volta.<br />

La rottura può avvenire improvvisamente<br />

o attraverso<br />

una progressiva erosione<br />

circondata dall’indifferenza<br />

e dall’abbandono. Un popolo<br />

non si può dimenticare quanto<br />

non ha mai ed appropriatamente<br />

ricevuto.<br />

Ciò che definiamo oblio collettivo<br />

si presenta quando<br />

i gruppi umani non sanno<br />

trasmettere, o non hanno più<br />

desiderio di trasmettere, sia<br />

per intenzionalità, sia per<br />

rigetto, sia ancora per indolenza<br />

o ancor peggio perché<br />

non hanno fornito ai giovani<br />

materiale per elaborare una<br />

“loro”rielaborata memoria<br />

travasata nei vissuti.<br />

La sola storia monumentale,<br />

una storia della fredda mnemotecnica,<br />

non è sempre una<br />

strada maestra se non si riflette<br />

a fondo sui codici linguistici e<br />

soprattutto comunicativi.<br />

In tal contesto i ricordi hanno<br />

perduto nel tempo la capacità<br />

di essere rielaborati i travasati<br />

nella memoria divenendo un<br />

processo incessante di ridefinizione<br />

delle identità collettive.<br />

In tal senso è iniziata una lunga<br />

fase, probabilmente anche<br />

inconscia, della rimozione<br />

collettiva.”<br />

L’approdo finale è un richiamo<br />

ad una rinnovato ricordo attraverso<br />

la soggettività dei nostri<br />

vissuti. Romano Magnaldi, il<br />

giovane Sandokan liceale è<br />

presente ritratto in una fotografia<br />

d’epoca nel corridoio<br />

del piano terra che osserva le<br />

nuove generazioni che passano<br />

talvolta indifferenti. Una<br />

lapide in sua memoria era stata<br />

nel dopoguerra volutamente<br />

posizionata dai protagonisti e<br />

dagli amici.<br />

“All’eterna memoria”<br />

“Lo chiamiamo amichevolmente<br />

anche noi, studenti<br />

liceali del <strong>2010</strong>, Sandokan,<br />

così crediamo avrebbe voluto<br />

sentirsi anche chiamare ed è<br />

così che piace anche a noi.<br />

Irriducibile perché non volle<br />

neppure dare ascolto al suo<br />

comandante che lo avrebbe<br />

voluto nelle salmerie, lontano<br />

dai luoghi di azioni di guerra<br />

contro i nemici della Libertà.<br />

Sandokan protestò molte volte<br />

per essere accettato e per<br />

superare caparbiamente i sui<br />

luoghi dove Ubaldo Pastorino,<br />

giovane studente di medicina<br />

ed ex studente del nostro Liceo,<br />

era stato catturato verso<br />

Baltera e Ronco di Maglio.<br />

Una guerra che si faceva sempre<br />

più disumana che dall’8<br />

settembre al 25 aprile dava via<br />

libera alle squadre scelte con<br />

l’ordine di attaccare l’aggressivo<br />

nemico in fuga.<br />

Sandokan, aveva abbandonato<br />

gli studi per inseguire gli<br />

ideali umanistici insegnati dal<br />

suoi maestri.<br />

Lo immaginiamo, a distanza,<br />

con quelle linee solo accennate<br />

dal suo giovanissimo sorriso<br />

osservando il ritratto che tutti i<br />

giorni ci accompagna , visibile<br />

nel corridoio del Liceo.<br />

Sandokan cadde dopo un<br />

durissimo combattimento.<br />

Noi lo ricordiamo come lo<br />

hanno ricordato per molti anni<br />

nel dopoguerra i suoi compagni<br />

di classe, oggi anziani.<br />

Dal 2009 abbiamo deciso di<br />

rinnovare ed elevare il ricordo<br />

a memoria. Non desideriamo<br />

che il ricordo possa coniugarsi<br />

in oblio.<br />

Il suo glorioso nome era finito<br />

nel gelido marmo che oggi abbiamo<br />

rigenerato e restaurato<br />

con le nostre giovani mani di<br />

artisti ricordandoci che il filosofo<br />

non dispera dell’avvenire<br />

della umanità e non considera<br />

la sua esigenza morale una<br />

generosa illusione fondata<br />

sull’ignoranza della vera natura<br />

dell’uomo.<br />

Abbiamo compreso come<br />

affermava, il Prof. Bruno<br />

Musso, filosofo e resistente,<br />

che tutti gli uomini che hanno<br />

combattuto per la causa<br />

della Libertà, hanno sovente<br />

provato l’impressione di una<br />

solitudine desolata e tutti<br />

quelli che hanno consacrato<br />

la vita a qualcosa di alto, in un<br />

modo o nell’altro, prima del<br />

termine dei loro giorni, hanno<br />

constatato con amarezza la vanità<br />

dei loro sforzi, in quanto<br />

diretti verso l’elevazione dei<br />

loro simili.<br />

Non bisogna, dunque, perdersi<br />

di coraggio e neppure ritenere<br />

che il sacrificio per la Giustizia<br />

sia impossibile.<br />

Anche noi giovani del Duemila<br />

ci appelliamo all’unione<br />

salda e fraterna, per la difesa<br />

di questa condizione suprema<br />

della nostra coscienza morale<br />

e religiosa e, quindi della nostra<br />

esistenza.<br />

Questo sia Ora, questo sia per<br />

SEMPRE”<br />

Così termina il nostro viaggio<br />

dove immagini, suoni, storia<br />

e fi losofi a si intersecano in un<br />

linguaggio vivo dei giovani<br />

del duemila.<br />

“Il primo Premio Nazionale”<br />

il nostro gruppo lo dedica all’eterna<br />

e rinnovata memoria<br />

di Romano Magnaldi<br />

Il cortometraggio presentato<br />

al Concorso Nazionale<br />

“Filmare la Storia” indetto<br />

dall’Archivio Nazionale Cinematografico<br />

della Resistenza<br />

di Torino ha vinto il primo<br />

premio nazionale “XXV aprile”.<br />

Associazione Nazionale<br />

Partigiani d’Italia . “Filmare<br />

la Storia 7 edizione <strong>2010</strong><br />

Scuole Superiori.<br />

Questo ci onora e soprattutto<br />

ravviva la speranza che il nostro<br />

messaggio possa essere<br />

uno dei tanti punti di partenza<br />

per lo studio della Storia e<br />

della Filosofia. Possa, infine,<br />

nella Nazione, nelle Regioni,<br />

nelle Province e nei Comuni<br />

diffondersi il nostro messaggio<br />

di Speranza, di Amicizia,<br />

di Solidarietà e di Pace.<br />

Concludiamo con la motivazione<br />

scritta che la Giuria del<br />

Concorso “Filmare la Storia”.<br />

Ricordi, luoghi e memoria: un<br />

itinerario storico-filosofico .<br />

Liceo Classico e Linguistico<br />

“Chiabrera” di <strong>Savona</strong>. Laboratorio<br />

storico-filosofico “E.<br />

Carando”<br />

La rivisitazione di testimonianze<br />

raccolte da studenti<br />

liceali savonesi nel 1995 è<br />

l’occasione per una meditata<br />

riflessione-condotta con<br />

tecnica particolarmente valida-<br />

sull’intreccio fra memoria<br />

e ricerca storico-fi losofi ca. Il<br />

lavoro rappresenta un’interessante<br />

e stimolante analisi<br />

dell’insidia presente nella rimozione<br />

collettiva, da evitarsi<br />

attraverso la conservazione<br />

della memoria delle vicende<br />

e dei luoghi come elemento<br />

fondamentale di un’identità<br />

collettiva.<br />

Torino, 22-23 aprile <strong>2010</strong><br />

Associazione Nazionale Partigiani<br />

d’Italia<br />

Bruno Gambarotta il Presidente<br />

dell’Archivio Nazionale<br />

Cinematografico della Resistenza.<br />

Il Gruppo laboratoriale di<br />

ricerca storico-filosofica “Filmare<br />

la Storia”<br />

Pietro Dalmazzo, Federico<br />

Germano, Matteo Damele,<br />

Luca Pasquale, Oliver Sirello,<br />

Gael Sirello.<br />

Il gruppo “Filmare la Storia”<br />

<strong>2010</strong>, ad esperienza acquisita,<br />

si è recentemente ricostituito<br />

con il contributo di altri liceali<br />

che con passione e competenza<br />

continueranno nell’opera<br />

di ricerca storica e filosofica;<br />

una speranza per mantenere<br />

sempre vivi l’interesse e la<br />

partecipazione.


N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />

Da Mallare, da Legino, da Orco Feglino alla Cascina Bergamut per ricordare i Martiri Partigiani: NINO BORI, ENZO GUAZZOTTI, UGO PIERO e SALVATORE CANE.<br />

Con questa lettera Nelson Mandela risponde<br />

ad un articolo di Thomas Friedman, noto<br />

giornalista editorialista del New York Times,<br />

contro il razzismo, l’embargo e l’apartheid che i<br />

Palestinesi subiscono.<br />

La lettera, scritta nel 2009, è tutt’ora attuale come dimostra l’embargo su Gaza e la vile aggressione alle navi dei<br />

pacifisti che portavano aiuti umanitari ai palestinesi.<br />

“Caro Thomas, so che entrambi<br />

desideriamo la pace<br />

in Medioriente, ma prima<br />

che tu continui a parlare di<br />

condizioni necessarie da una<br />

prospettiva israeliana, devi sapere<br />

quello che io penso. Da<br />

dove cominciare? Che ne dici<br />

del 1964? Lascia che ti citi le<br />

mie parole durante il processo<br />

contro di me. Oggi esse sono<br />

vere quanto lo erano allora:<br />

“Ho combattuto contro la dominazione<br />

dei bianchi ed ho<br />

combattuto contro la dominazione<br />

dei neri. Ho vissuto con<br />

l’ideale di una società libera<br />

e democratica in cui tutte le<br />

sue componenti vivessero in<br />

armonia e con uguali opportunità.<br />

E’ un ideale che spero<br />

di realizzare. Ma, se ce ne fosse<br />

bisogno, e’ un ideale per<br />

cui sono disposto a morire“.<br />

Oggi il mondo, quello bianco<br />

e quello nero, riconosce che<br />

l’apartheid non ha futuro. In<br />

Sud Africa esso e’ finito grazie<br />

all’azione delle nostre masse,<br />

determinate a costruire pace e<br />

sicurezza. Una tale determinazione<br />

non poteva non portare<br />

alla stabilizzazione della democrazia.<br />

Probabilmente tu ritieni<br />

sia strano parlare di apartheid<br />

in relazione alla situazione in<br />

Palestina o, più specificamente,<br />

ai rapporti tra palestinesi<br />

ed israeliani. Questo accade<br />

perché tu, erroneamente, ritieni<br />

che il problema palestinese<br />

sia iniziato nel 1967. Sembra<br />

che tu sia stupito del fatto che<br />

bisogna ancora risolvere i<br />

problemi del 1948, la componente<br />

più importante dei quali<br />

e’ il Diritto al ritorno dei profughi<br />

palestinesi. Il conflitto<br />

israeliano-palestinese non e’<br />

una questione di occupazione<br />

militare e Israele non e’ un<br />

Paese che si sia stabilito “normalmente”<br />

e che, nel 1967,<br />

ha occupato un altro Paese. I<br />

palestinesi non lottano per uno<br />

“Stato”, ma per la libertà, l’indipendenza<br />

e l’uguaglianza,<br />

proprio come noi sudafricani.<br />

Qualche anno fa, e specialmente<br />

durante il governo laburista,<br />

Israele ha dimostrato di non<br />

avere alcuna intenzione di restituire<br />

i territori occupati nel<br />

1967; che gli insediamenti sarebbero<br />

rimasti, Gerusalemme<br />

sarebbe stata sotto l’esclusiva<br />

sovranità israeliana e che i<br />

palestinesi non avrebbero mai<br />

avuto uno Stato indipendente,<br />

ma sarebbero stati per sempre<br />

sotto il dominio economico<br />

israeliano, con controllo<br />

israeliano su confini, terra,<br />

aria, acqua e mare. Israele non<br />

pensava ad uno “Stato”, ma<br />

alla “separazione”. Il valore<br />

della separazione e’ misurato<br />

in termini di abilità, da parte di<br />

Israele, di mantenere ebraico<br />

lo Stato ebraico, senza avere<br />

una minoranza palestinese che<br />

potrebbe divenire maggioranza<br />

nel futuro. Se questo avvenisse,<br />

Israele sarebbe costretto a<br />

diventare o una democrazia<br />

secolare o uno Stato bi-nazionale,<br />

o a trasformarsi in uno<br />

stato di apartheid non solo de<br />

facto, ma anche de jure. Thomas,<br />

se vedi i sondaggi fatti in<br />

Israele negli ultimi trent’anni,<br />

scoprirai chiaramente che un<br />

terzo degli israeliani e’ preda<br />

di un volgare razzismo e si<br />

dichiara apertamente razzista.<br />

Questo razzismo e’ della<br />

natura di: “Odio gli arabi” e<br />

“Vorrei che gli arabi morissero“.<br />

Se controlli anche il<br />

sistema giudiziario in Israele,<br />

vi troverai molte discriminazioni<br />

contro i palestinesi. E<br />

se consideri i territori occupati<br />

nel 1967, scoprirai che<br />

vi si trovano già due differenti<br />

sistemi giudiziari che<br />

rappresentano due differenti<br />

approcci alla vita umana: uno<br />

per le vite palestinesi, l’altro<br />

per quelle ebraiche. Ed inoltre,<br />

vi sono due diversi approcci<br />

alla proprietà ed alla terra.<br />

La proprietà palestinese non<br />

è riconosciuta come proprietà<br />

privata perché può essere<br />

confiscata.<br />

Per quanto riguarda l’occupazione<br />

israeliana della West<br />

Bank e di Gaza, vi e’ un fattore<br />

aggiuntivo. Le cosiddette<br />

“aree autonome palestinesi”<br />

sonobantustans. Sono entità<br />

ristrette entro la struttura di<br />

potere del sistema di apartheid<br />

israeliano. Lo stato palestinese<br />

non può essere il sottoprodotto<br />

dello stato ebraico solo perche<br />

Israele mantenga la sua purezza<br />

ebraica. La discriminazione<br />

razziale israeliana e’ la vita<br />

quotidiana della maggioranza<br />

dei palestinesi. Dal momento<br />

che Israele e’ uno stato ebraico,<br />

gli ebrei godono di diritti<br />

speciali di cui non godono i<br />

Alla Cascina<br />

Bergamut in<br />

ricordo<br />

di quattro Martiri<br />

Partigiani<br />

di: Cesare Oddera*<br />

Saliamo attraverso il boschi di<br />

Bormida, sfilando accanto a<br />

castagni maestosi. “Il paesaggio<br />

è molto cambiato dal ‘44”,<br />

dice qualcuno, ma il sentiero<br />

ancora resiste. Giunti in cima<br />

ad un’altura, Sonia ed io ci<br />

voltiamo a guardare le donne<br />

e gli uomini che ci seguono.<br />

Non sono venuti in molti, ma<br />

sono sempre più numerosi di<br />

quanto mi aspettassi in tempi<br />

difficili come questi. E<br />

camminano svelti, decisi ad<br />

arrivare in cima. Alcuni sono<br />

giovani che la Guerra di Liberazione<br />

l’hanno vista in bianco<br />

e nero, su vecchie fotografie e<br />

filmati d’epoca, altri sono ex<br />

Partigiani combattenti che la<br />

Resistenza l’hanno vissuta e<br />

vista con i colori vividi dei<br />

loro stessi occhi. Mi chiedo<br />

se, per questi ultimi, la nostra<br />

passeggiata abbia un sapore<br />

diverso, più amaro. Tutto<br />

ciò che so è che è un onore<br />

camminare al loro fianco. In<br />

meno di un’ora siamo sopra,<br />

e gli alberi non possono più<br />

nascondere ciò che rimane<br />

del Bergamut. “Brandelli di<br />

muro”, per dirla con Ungaretti.<br />

E’ accaduto qui. Qui,<br />

nel gennaio del ‘44, i fascisti<br />

hanno trucidato Nino Bori,<br />

Enzo Guazzotti, Ugo Piero e<br />

Salvatore Cane, recita la piccola<br />

lapide di legno affissa sul<br />

dente di pietra del poco muro<br />

ancora in piedi. Attorno, i boschi<br />

hanno divorato le fasce<br />

che circondavano ai tempi la<br />

cascina. Sediamo all’ombra e<br />

ci riposiamo, attendiamo che<br />

tutti siano giunti. I compagni<br />

rimasti indietro si aspettano,<br />

non si abbandonano mai, questa<br />

è una regola che mai non<br />

s’infrange. Scambio qualche<br />

non-ebrei. I palestinesi non<br />

hanno posto nello stato ebraico.<br />

L’apartheid e’ un crimine<br />

contro l’umanità. Israele ha<br />

privato milioni di palestinesi<br />

della loro proprietà e della loro<br />

libertà. Ha perpetuato un sistema<br />

di gravi discriminazioni<br />

razziali e di disuguaglianza. Ha<br />

sistematicamente incarcerato e<br />

torturato migliaia di palestinesi,<br />

contro tutte le regole della<br />

legge internazionale. In particolare,<br />

esso ha sferrato una<br />

guerra contro una popolazione<br />

civile, in particolare bambini.<br />

La risposta data dal Sud Africa<br />

agli abusi dei diritti umani<br />

15<br />

parola con il mio presidente<br />

di sezione, Bruno di Benedetto,<br />

l’uomo grazie al quale<br />

oggi siamo qui. Certo, non ci<br />

siamo solo noi della Sezione<br />

<strong>ANPI</strong> “Giuseppe Siri” di Mallare,<br />

ma per noi è speciale, è<br />

la prima uscita ufficiale, siamo<br />

appena nati, e ci sentiamo<br />

come giovani alla prima battaglia.<br />

Siamo fieri ed orgogliosi<br />

della nostra sezione, e Bruno<br />

più che mai, lui che la sezione<br />

l’ha voluta, l’ha organizzata<br />

e l’ha creata. Finalmente ci<br />

siamo tutti, possiamo iniziare.<br />

Il professor Franco Ferro ci<br />

racconta la vicenda di questi<br />

compagni caduti per la Libertà<br />

e, timidamente, sbircio i<br />

volti di alcuni ex-combattenti<br />

che, a stento, nascondono la<br />

commozione. Francesco ed<br />

io abbiamo preparato alcune<br />

poesie da recitare. Quando<br />

viene il mio turno, ho il cuore<br />

pesante e gli occhi lucidi.<br />

Leggo Pasolini, leggo Sarajlic,<br />

leggo Calamandrei e, per un<br />

momento, sono un uomo veramente<br />

libero. Poco dopo,<br />

mentre scendiamo in silenzio,<br />

Sonia ed io ci teniamo la mano,<br />

quasi ci fossimo scoperti<br />

vivi solo ora, anche grazie<br />

al sacrificio di quei ragazzi.<br />

Sappiamo bene che, oltre quei<br />

boschi, ci sono il presente ed<br />

il futuro di una nazione e di un<br />

popolo che sembrano essersi<br />

smarriti. Altre lotte, uguali<br />

e diverse ci attendono, quali<br />

che siano non so, e posso solo<br />

provare ad immaginare. Forse,<br />

come scrisse Cesare Pavese,<br />

“lo sanno unicamente i morti,<br />

e soltanto per loro la guerra è<br />

fi nita davvero”.<br />

*della Sezione <strong>ANPI</strong> “Siri<br />

Giuseppe” di Mallare.<br />

risultante dalla rimozione delle<br />

politiche di apartheid, fa luce<br />

su come la società israeliana<br />

debba modificarsi prima di poter<br />

parlare di una pace giusta e<br />

durevole in Medio oriente.<br />

Thomas, non sto abbandonando<br />

la diplomazia. Ma non sarò<br />

più indulgente con te come<br />

lo sono i tuoi sostenitori. Se<br />

vuoi la pace e la democrazia,<br />

ti sosterrò. Se vuoi l’apartheid<br />

formale, non ti sosterrò. Se<br />

vuoi supportare la discriminazione<br />

razziale e la pulizia<br />

etnica, noi ci opporremo a te.<br />

Quando deciderai cosa fare,<br />

chiamami.”


16 N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />

segue da pag. 1<br />

questa differenza significa<br />

percepire fino in fondo il<br />

rischio che oggi corriamo e<br />

sentire il bisogno di diffondere<br />

questa percezione di<br />

pericolo il più largamente<br />

possibile.<br />

E’ il pericolo che corre la democrazia<br />

italiana per mano<br />

della destra oggi al governo.<br />

Senza la violenza del fascismo<br />

di ieri, naturalmente, ma con<br />

altri mezzi forse più insidiosi<br />

della violenza stessa: con la<br />

forza del denaro che piega e<br />

corrompe, con il crescente<br />

monopolio dell’informazione<br />

e della formazione di massa,<br />

specie dei giovani da educare<br />

sempre di più con i luccichii<br />

della televisione e sempre meno<br />

con una scuola pubblica,<br />

seria ed efficiente che invece<br />

e marginalizzata, privata<br />

di risorse e avviata quindi al<br />

declino; e ancora con l’uso<br />

spregiudicato e strumentale<br />

della menzogna usata intenzionalmente<br />

come strumento per<br />

disorientare e avvilire l’opinione<br />

pubblica; con il tentativo<br />

per asservire i giudici ai voleri<br />

del governo invece che alla<br />

legge; con il sistematico uso<br />

di leggi e leggine per favorire<br />

chi vuole essere libero di fare<br />

quel che gli pare, in ogni campo<br />

e settore, senza vincoli ne<br />

limiti, pretendendo che venga<br />

considerata giusta e normale<br />

ogni illegalità e corruzione<br />

per i propri fini personali o<br />

di gruppo: cricca o cosca che<br />

sia; infine – ma bisognerebbe<br />

metterla all’inizio – con una<br />

politica economica che disprezza<br />

il lavoro, pretende che<br />

i lavoratori rinuncino alla loro<br />

dignità ed hai loro diritti, si<br />

disinteressa dei pensionati, dei<br />

poveri lasciati al loro destino,<br />

e realizza quel meccanismo<br />

perverso per cui i ricchi sono<br />

sempre più ricchi ed i poveri,<br />

sono sempre più tanti, e sempre<br />

più poveri.<br />

Il disegno di questa destra -<br />

che va chiamata con il suo<br />

nome, cioè eversiva della repubblica<br />

democratica - è un<br />

disegno di paese e di società<br />

totalmente e radicalmente<br />

opposto all’idea dell’Italia<br />

delineata dalla Resistenza.<br />

Se dall’antifascismo e dalla<br />

Resistenza è nata la repubblica<br />

democratica, deve essere chiaro<br />

a tutti che è proprio questa<br />

repubblica che la destra al governo<br />

vuole distruggere per<br />

sostituirla con un autoritarismo<br />

strisciante, ma pressante,<br />

da far accettare agli italiani<br />

rassegnati e passivi, con una<br />

nuova maggioranza silenziosa<br />

da manipolare e tener<br />

buona non con i valori ma con<br />

le mance, con un populismo<br />

plebiscitario di tipo sudamericano.<br />

In questo la destra è<br />

favorita da un processo di forte<br />

disgregazione e di divisione<br />

del Paese, che essa stessa alimenta<br />

anche attraverso il<br />

revisionismo storico: cioè il<br />

tentativo di scrivere un’altra<br />

storia, opposta alla verità. E le<br />

mistificazioni messe in campo,<br />

anche in modo spicciolo,<br />

hanno raggiunto circa la metà<br />

degli italiani che ignora o<br />

nega i valori della Resistenza<br />

consapevolmente o inconsapevolmente,<br />

per precisa volontà<br />

o per opportunismo e convenienza.<br />

Il rischio è grande. La corrosione<br />

del tessuto democratico<br />

e sociale è andata e va avanti;<br />

ed il revisionismo storico,<br />

anche quello spicciolo, va<br />

combattuto con maggiore<br />

decisione da parte di tutti e<br />

con precise scelte di campo,<br />

anche da parte dei partiti che<br />

sui valori dell’antifascismo<br />

e della Resistenza hanno<br />

costruito la loro ragione di<br />

essere.<br />

Chi vuole fare del revisionismo,<br />

magari ammantato di<br />

falso ossequio formale alla<br />

Resistenza, e, approfittando<br />

del ruolo di amministratore<br />

pubblico costruirsi una verità<br />

funzionale al proprio tornaconto<br />

politico, deve sapere<br />

che avrà contro tutto l’antifascismo.<br />

Certamente l’<strong>ANPI</strong>,<br />

senza pregiudizi politici ma<br />

con chiarezza sulla storia:<br />

gli alleati sono stati fondamentali<br />

per la liberazione<br />

dell’Italia dall’occupazione<br />

nazista, ma la democrazia è<br />

stata una conquista dell’antifascismo<br />

militante e della<br />

Resistenza, e l’art. 11 della<br />

Costituzione della Repubblica<br />

Italiana non autorizza nessuno<br />

ad “esportare” con le armi<br />

la democrazia. Ed inoltre deve<br />

essere chiaro che la Guerra di<br />

Liberazione non è stata guerra<br />

civile. Non ignoriamo gli<br />

episodi drammatici accaduti<br />

dopo il 25 Aprile - causati peraltro<br />

dalle enormi sofferenze<br />

che il fascismo, durante il ventennio,<br />

ed il nazifascismo, dal<br />

Settembre del 43’ all’Aprile<br />

del 45’, aveva provocato al<br />

popolo italiano - non li giustifichiamo,<br />

e li condanniamo.<br />

Ma sia ben chiaro una volta<br />

per tutte che sono episodi; gravi<br />

ma episodi e che il sangue<br />

dei vinti non riuscirà mai ad<br />

oscurare l’epopea della Lotta<br />

di Liberazione.<br />

La Resistenza l’abbiamo<br />

fatta non soltanto noi partigiani<br />

combattenti, 400.000<br />

combattenti nelle montagne<br />

e nelle città, ma tanti altri: i<br />

600.000 soldati italiani che in<br />

Germania rifiutarono di aderire<br />

alla Repubblica di Salò e<br />

furono internati nei campi di<br />

concentramento; i deportati<br />

nei campi di sterminio ebrei,<br />

comunisti, socialisti, cattolici,<br />

liberali, antifascisti, cittadini<br />

italiani; i soldati e gli ufficiali<br />

che a Cefalonia iniziarono<br />

eroicamente per primi, il 23<br />

settembre del ’43, la resistenza<br />

contro i tedeschi, e furono<br />

tutti massacrati perché rifiutarono<br />

di consegnare le armi; e<br />

ci sono stati gli operai - unico<br />

Paese d’Europa - che osarono<br />

scioperare malgrado il feroce<br />

dominio nazista; e ci sono stati<br />

i contadini, gli intellettuali, le<br />

donne, i giovani, i giovanissimi:<br />

un popolo che ha visto<br />

concludersi vittoriosamente<br />

il 25 Aprile il più grande moto<br />

della nostra storia, dal Risorgimento<br />

alla Resistenza.<br />

Il 25 Aprile è lo spartiacque<br />

della nostra storia contemporanea;<br />

da lì si dipanano i<br />

grandi mutamenti del secolo:<br />

2 giugno 1946, dopo un solo<br />

anno, nasce la Repubblica;<br />

fine ’47, dopo due soli anni,<br />

nasce la Costituzione; la attuazione<br />

in così breve tempo di<br />

tali mutamenti – da monarchia<br />

a repubblica, da dittatura a democrazia<br />

- sta nella forza della<br />

loro ispirazione unitaria.<br />

Già sotto la dittatura<br />

fascista era affiorato un processo<br />

unitario volto a cercare<br />

le condizioni culturali, morali,<br />

politiche della futura costruzione<br />

di un nuovo Stato. E<br />

nella Resistenza tale processo<br />

ha preso le ali, si è cementato<br />

, è venuto fieramente alla luce<br />

con la Liberazione del 25<br />

aprile ‘45.<br />

Ma oggi quella unità che, sui<br />

principi fondanti dello Stato<br />

democratico, aveva retto anche<br />

nei momenti più difficili<br />

della nostra storia recente<br />

STAMPA: COOP TIPOGRAF / SAVONA<br />

si è interrotta per la mancata<br />

condivisione dei valori<br />

repubblicani da parte dell’attuale<br />

coalizione di destra<br />

che governa il paese e molti<br />

enti locali.<br />

Sarebbe un grave errore, tuttavia,<br />

non avere chiaro il fatto<br />

che ildisegno della destra non<br />

si è realizzato ancora. E’ sempre<br />

un rischio grave da evitare<br />

e che può essere evitato. Ciò<br />

dipende da noi. Da tutti i democratici<br />

e gli antifascisti<br />

uniti, così come 65 anni fa<br />

la salvezza del Paese dipese<br />

da quei giovani che seppero<br />

compiere un grande gesto di<br />

responsabilità: di cui oggi c’è<br />

ancora bisogno. L’ottimismo in<br />

questo caso non è solo volontà,<br />

ma anche ragione. Le ragioni<br />

dell’ottimismo nascono soprattutto<br />

dalla constatazione<br />

che resta ancora sostanzialmente<br />

intatta la Costituzione:<br />

quel programma ideale, politico,<br />

economico, sociale,<br />

culturale di società in cui si<br />

sono travasate l’esperienza, la<br />

sofferenza, le speranze, le idee<br />

della Resistenza.<br />

La Costituzione è lo scudo<br />

più forte della democrazia<br />

.Hanno fatto di tutto per demolirla,<br />

ma fin’ora non ci<br />

sono riusciti. Qui ci sarà lo<br />

scontro decisivo nei prossimi<br />

mesi.<br />

Per questo va abbandonata<br />

ogni idea di partecipare<br />

a percorsi parlamentari per<br />

modificarla. La Costituzione,<br />

questa Costituzione, invece<br />

và difesa, denunciando e<br />

contrastando in ogni modo il<br />

tentativo di imporre una Costituzione<br />

di fatto opposta a<br />

quella di diritto, tentativo subdolo<br />

portato avanti dalla destra<br />

con modifiche ai regolamenti<br />

parlamentari, continuo ricorso<br />

alla decretazione d’urgenza e<br />

al voto di fiducia, leggi che<br />

violano i principi costituzionali.<br />

E l’esito dello scontro dipenderà,<br />

in grandissima misura,<br />

dalla volontà e dalla capacità<br />

dei partiti che si richiamano<br />

ai valori democratici e antifascisti<br />

nati dalla Resistenza,<br />

di recuperare il ruolo a loro<br />

assegnato dalla Costituzione<br />

e lo spirito ed il metodo che<br />

fu dei partiti del periodo Resistenziale<br />

e Costituente.<br />

Giovanni Urbani<br />

Partigiano “Candido”<br />

commissario della Divisione<br />

Garibaldi “Gin Bevilacqua”

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