Luglio 2010 - ANPI - Savona
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I RESISTENTI - PERIODICO DELLA RESISTENZA E DEI COMBATTENTI. - Editore: A.N.P.I. <strong>Savona</strong> - Redazione: Piazza Martiri della Libertà 26r.-Dir. Resp.: M. L. Paggi.<br />
Aut Trib. di <strong>Savona</strong> n° 587/07 - Poste Italiane spa - sped. abb. postale - DL 353/2003 (conv. in L.27/2/04 n°46) art. 1, comma 2 e 3, CNS Genova - n° 250 - anno 2008.<br />
Pubblichiamo un riassunto<br />
dell’intervento svolto da<br />
Giovanni Urbani la mattina<br />
del 25 Aprile <strong>2010</strong> presso le<br />
lapidi dei Martiri Partigiani<br />
dalle scuole di Legino.<br />
Lo riteniamo un contributo<br />
condivisibile ed importante<br />
al dibattito congressuale che<br />
si aprirà ufficialmente nel<br />
prossimo mese di settembre.<br />
“Forse per la prima volta<br />
sentiamo una certa difficoltà<br />
davanti alle lapidi dei Caduti<br />
Partigiani, nelle celebrazioni<br />
del 25 Aprile. Questo stato<br />
d’animo nasce dal divario<br />
profondo fra le ragioni che<br />
hanno portato tra il 1943 e il<br />
1945 tanti italiani a combattere<br />
fascisti oppressori e nazisti<br />
invasori, e la triste condizione,<br />
invece, in cui si trova oggi la<br />
vita pubblica italiana. La differenza<br />
è grandissima.<br />
Ed essere consapevoli di<br />
segue in ultima pagina<br />
<strong>Luglio</strong> 1960:<br />
la vittoria<br />
della<br />
democrazia<br />
Di: Franco Astengo<br />
Sono passati cinquant’anni.<br />
Era l’Italia del 1960. Il Paese<br />
si trovava in pieno miracolo<br />
economico, ma il benessere<br />
nascondeva profonde lacerazioni<br />
socio-politiche.<br />
Si stava provando, con fatica,<br />
ad uscire dagli anni’50 e a far<br />
nascere il centrosinistra.<br />
Un giovane democristiano,<br />
Fernando Tambroni esponente<br />
Romano Magnaldi<br />
Romano Magnaldi - Partigiano<br />
“Sandokan”del Distaccamento<br />
“Moroni” della Quinta Brigata<br />
Garibaldi - nasce a <strong>Savona</strong> il<br />
3 Gennaio 1928 da Giovanni e<br />
da Mazzucco Olimpia residenti<br />
in Corso A.Ricci, civico 28<br />
a <strong>Savona</strong>; studente del Liceo<br />
Classico “Gabriello Chiabrera”,<br />
appena diciassettenne decide di<br />
partecipare alla Resistenza.<br />
“EMULANDO GLI ANTICHI<br />
COMPAGNI//PURISSIMO<br />
EROE GIOVINETTO // DAI<br />
BANCHI DELLA PRIMA<br />
LICEALE //ACCORSE TRA<br />
LE SCHIERE PARTIGIANE //<br />
CADDE COMBATTENDO PER<br />
LA LIBERAZIONE D’ITALIA”<br />
Cade in combattimento il 5 Aprile<br />
1945 a Rocca de’ Murte’ presso<br />
Murialdo ; di seguito uno stralcio<br />
dalla relazione di “Boro” Panza<br />
Giovanni e “Nevada” GlatzAldo<br />
rispettivamente Comandante<br />
e Vice Commissario del<br />
Distaccamento “Revetria”:<br />
“…… i volontari Luna, Toni<br />
e Sandokan, quest’ultimo del<br />
Moroni, si erano appostati<br />
all’avvicinarsi di una squadra<br />
composta di 12 brigate nere per<br />
attaccarli, senonchè avvistati<br />
dal nemico a breve distanza,<br />
ricevevano in pieno raffiche di<br />
Breda e di altre armi automatiche<br />
leggere. Il volontario Luna<br />
rispondeva con il Brem, mentre<br />
cadeva per primo Sandokan<br />
Anno III - N° 4 - <strong>2010</strong><br />
ferito. Fu visto cadere anche Luna<br />
e poi o presi prigionieri o caduti<br />
in combattimento la realtà è che<br />
furono trovati in un fosso coperti<br />
di colpi. Luna, aveva tre colpi<br />
sulla testa e sul piede destro, Toni<br />
alla testa e delle lividure sulla<br />
schiena, Sandokan alla testa ed<br />
un colpo di calcio di fucile sul<br />
petto dove si vedeva un gran<br />
livido nero. Ieri sera - Venerdì<br />
6 - assieme ad una squadra<br />
del Moroni abbiamo portato i<br />
tre corpi al cimitero di Biestro,<br />
dove, in attesa delle casse che<br />
ci stiamo interessando di fare al<br />
più presto, verranno seppelliti. Il<br />
volontario Rosso ferito è sempre<br />
a Osiglia. Il Distaccamento a<br />
ripreso la sua normale attività.”<br />
(da “BALTERA… BALTERA!” di<br />
Maurizio Calvo).<br />
Nel 50° anniversario della<br />
Liberazione un gruppo di studenti<br />
e docenti del suo stesso Liceo<br />
avevano svolto un lavoro di<br />
ricerca, dedicato a Romano<br />
“Sandokan” Magnaldi, attraverso<br />
interviste filmate di ex Partigiani.<br />
Nel 65° anniversario quella<br />
ricerca è stata ripresa e “rivisitata”<br />
da studenti di oggi (Il Gruppo<br />
laboratoriale di ricerca storicofilosofica<br />
“Filmare la Storia”<br />
Pietro Dalmazzo, Federico<br />
Germano, Matteo Damele, Luca<br />
Pasquale, Oliver Sirello, Gael<br />
Sirello), da questo ne è nato<br />
un cortometraggio presentato al<br />
Concorso Nazionale “Filmare<br />
la Storia” indetto dall’Archivio<br />
Nazionale Cinematografico della<br />
Resistenza di Torino ed ha vinto<br />
il primo premio nazionale “XXV<br />
aprile”. Associazione Nazionale<br />
Partigiani d’Italia . “Filmare la<br />
Storia 7 edizione <strong>2010</strong> Scuole<br />
Superiori.<br />
Di seguito pubblichiamo la<br />
presentazione redatta dagli<br />
studenti e dal docente Riccardo<br />
Sirello.<br />
segue a pag. 4 segue a pag. 14<br />
“Io mi iscrivo all’<strong>ANPI</strong> perché la Resistenza non sia solo memoria del passato ma<br />
esercizio del presente” da un’idea di Dacia Maraini e Concita De Gregorio.<br />
Hanno dato la loro adesione: Andrea Camilleri, Oscar Luigi Scalfaro, Pietro Ingrao, Giuliano Montaldo, Gustavo<br />
Zagrebelski, Giovanni Bachelet, Giancarlo De Cataldo, Romano Petri, Rosetta Loy, Fabrizio Gifuni, Paolo Sorrentino,<br />
Roberto Benigni, Bice Biagi, Giorgio Bocca, Luciano Canfora, Nando Dalla Chiesa, Don Andrea Gallo, Giuseppe Giulietti,<br />
Michele Serra, Simonetta Marchini, Sandra Petrignani, Fabio Bussotti, Vincenzo Consolo, Simone Cristicchi, Fiorella<br />
Mannoia, Mario Monicelli, Neri Marcore’, Toni Servillo, Emma Dante, Marco Paolini, Gigi Proietti, Moni Ovadia, Ugo<br />
Gregoretti, Marco Bellocchio, Giorgia, Claudia Mori, Monica Guerritore, Sabrina Ferilli, Massimo Carlotto, Roberta<br />
Torre, Irene Grandi, Matteo Garrone, Francesca Archibugi, Nichi Nicolai, Dario Fo, Franca Rame, Valentina Carnelutti,<br />
Emanuela Giordano, Beppe Sebaste, Lidia Ravera, Silvia Nono, Flavia Gentili, Italo Spinelli, Francesca Comencini, Cristina<br />
Comencini, Ellekappa, Staino, Liliana Cavani, Serena Dandini, Riccardo Milani, Piera Degli Esposti, Vincenzo Cerami,<br />
Ascanio Celestini, Margherita Hack, Eugenio Finardi, Lucio Villari, Pierluigi Meneghetti, Mario Prosperi, Rossella Or,<br />
Lisa Ginzburg, Luca Archibugi, Nadia Urbinati, Roberto Citran, Michele Placido, … hanno preso la tessera dell’<strong>ANPI</strong><br />
ed invitano tanti altri a fare lo stesso.<br />
SAVONA<br />
DOVE SAREMO<br />
A LUGLIO E<br />
AGOSTO:<br />
dal 15 al 25 <strong>Luglio</strong> alla Festa<br />
provinciale del Partito<br />
Democratico al Prolungamento<br />
a Mare di <strong>Savona</strong><br />
dall’8 al 18 Agosto alla<br />
Festa provinciale di Rifondazione<br />
Comunista sul<br />
Lungomare di Zinola (<strong>Savona</strong>)<br />
con un nostro spazio<br />
autonomo dedicato alla Resistenza<br />
ed alla Costituzione<br />
con libri, giornali, mostre,<br />
divulgazione dell’iniziativa<br />
“addotta un articolo della<br />
Costituzione”, campagna<br />
di tesseramento per “la<br />
nuova stagione dell’<strong>ANPI</strong>:<br />
Italiani di Costituzione”.<br />
Domenica 1° Agosto, nel<br />
Comune di Alto (CN), in<br />
località Madonna del Lago,<br />
Raduno Partigiano<br />
interregionale in ricordo<br />
del Comandante Partigiano<br />
FELICE CASCIONE<br />
“u megu”; da <strong>Savona</strong> sarà<br />
organizzato un pullman per<br />
recarsi nella località della<br />
manifestazione dove sarà<br />
anche possibile consumare<br />
il pasto; prenotazioni<br />
presso la Segreteria provinciale<br />
<strong>ANPI</strong> entro e non<br />
oltre il 20 <strong>Luglio</strong>.<br />
Domenica 5 Settembre in<br />
località San Bernardo di<br />
Conio in provincia di Imperia<br />
Raduno Partigiano<br />
in ricordo della battaglia<br />
di Montegrande; da <strong>Savona</strong><br />
sarà organizzato un<br />
pullman per recarsi nella<br />
località della manifestazione<br />
dove sarà possibile<br />
anche consumare il pasto;<br />
prenotazioni presso la<br />
Segreteria provinciale<br />
<strong>ANPI</strong> entro e non oltre il<br />
10 Agosto.<br />
La sede del Comitato provinciale:<br />
nel mese di <strong>Luglio</strong><br />
sarà aperta solo al GIOVE-<br />
DÌ ore 9-12 mentre nel mese<br />
di Agosto resterà chiusa.<br />
anpisavona@alice.it<br />
www.anpisavona.it<br />
Anpi <strong>Savona</strong> Comitato Provinciale<br />
anche su facebook<br />
recapiti telefonici:<br />
fisso con segreteria<br />
019.821855<br />
mobile 349.5506184
2 N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />
TUTTO SULLE NOSTRE SPALLE<br />
Quella che il Governo ha varato è una manovra ingiusta, iniqua e con scelte che deprimono ancora di più l’economia.<br />
ALTRA GENTE: il nuovo<br />
Laboratorio politicoculturale<br />
di Quiliano-<br />
Vado Ligure<br />
Allo sciopero generale del 2 <strong>Luglio</strong><br />
di: Francesco Rossello*<br />
Oramai ci stiamo abituando<br />
ad un modello comunicativo<br />
che si basa su slogan,<br />
luoghi comuni facilmente<br />
comprensibili perché semplici<br />
ma che possono prestarsi a<br />
letture diverse.<br />
Il 2 luglio la CGIL ha<br />
scioperato contro la manovra<br />
finanziaria di Tremonti.<br />
I sostenitori del governo,<br />
attingendo dal prontuario<br />
dei luoghi comuni, possono<br />
ricorrere alla sempre valida<br />
definizione di “sciopero<br />
ideologico” proclamato da un<br />
Sindacato “che fa politica”.<br />
Ovviamente le cose non<br />
stanno così quindi proviamo<br />
a sviluppare i concetti che<br />
si nascondono dietro agli<br />
slogan.<br />
“Manovra di lacrime e sangue<br />
necessaria perché i Governi<br />
europei devono ridurre la<br />
spesa pubblica”<br />
Nessuno mette in dubbio la<br />
necessità di una manovra che<br />
riduca la spesa pubblica, ma<br />
a patto che si riducano gli<br />
sprechi reali, che ci sia una<br />
reale lotta all’evasione, che<br />
si colpiscano le rendite e i<br />
patrimoni, che si investa nella<br />
crescita. Tutto questo non<br />
avviene. Vediamo perché.<br />
“Sacrifici necessari che non<br />
ricadranno sui cittadini e sui<br />
lavoratori”.<br />
La finanziaria blocca fino al<br />
2014 gli aumenti contrattuali<br />
per i dipendenti pubblici.<br />
E’ impossibile ipotizzare<br />
un recupero attraverso il<br />
cosiddetto salario accessorio<br />
perché nel decreto è<br />
specificato che non possono<br />
esserci incrementi salariali<br />
rispetto a quanto percepito nel<br />
<strong>2010</strong>. Per fare un esempio tra<br />
paga base e salario accessorio<br />
un cantoniere guadagna<br />
circa 1200 €, un impiegato<br />
arriva a 1300 €. Si calcola<br />
che ogni lavoratore da qui<br />
al 2014 perderà mediamente<br />
3000 €.<br />
“Solo i lavoratori pubblici<br />
sono colpiti”<br />
Con la riduzione delle finestre<br />
pensionistiche ad una ci<br />
rimettono tutti i lavoratori.<br />
Ad esempio, un lavoratore<br />
che matura i requisiti per<br />
andare in pensione l’1/1/2011<br />
con il vecchio sistema<br />
sarebbe andato in pensione<br />
il 1/7/2011, con la finestra<br />
unica andrà il 1/2/2012.<br />
Con l’innalzamento della<br />
vecchiaia per le donne a<br />
65 anni, una lavoratrice che<br />
maturi i requisiti il 1/1/2011<br />
andrà in pensione il 1/2/2016<br />
anziché il 1/7/2011. Inoltre<br />
con il taglio agli enti locali.<br />
c’è il rischio che aumentino<br />
tasse e tariffe locali. Come<br />
compenserà i tagli la<br />
Regione? Non finanziando<br />
gli ammortizzatori in deroga,<br />
tagliando i servizi sociali o<br />
il contributo per il trasporto<br />
pubblico? A tutto questo si<br />
aggiunge il fatto che i gravi<br />
tagli alla scuola sono già<br />
compensati da interventi<br />
straordinari dei Comuni e,<br />
laddove non è possibile, da<br />
servizi pagati direttamente<br />
dai genitori.<br />
“E’ necessario avviare una<br />
grande stagione di lotta<br />
all’evasione”<br />
Poco credibile se da un lato<br />
si lotta l’evasione e dall’altra<br />
si incentiva attraverso i<br />
condoni. La manovra prevede<br />
un introito di 8 miliardi<br />
dalla lotta all’evasione. Ma<br />
come garantire un’azione<br />
di contrasto adeguata se<br />
contemporaneamente si<br />
riduce l’organico degli enti<br />
preposti e si limita il loro<br />
raggio d’azione? Mi limito ad<br />
un solo significativo esempio:<br />
la manovra prevede che gli<br />
ispettori non possano più<br />
utilizzare i mezzi propri per<br />
andare a fare le incursioni<br />
e le verifiche nelle aziende.<br />
A <strong>Savona</strong> (ma è così<br />
ovunque) gli enti preposti<br />
non hanno mezzi “aziendali”<br />
da mettere a disposizione,<br />
così l’unica possibilità che<br />
resta all’ispettore è quella di<br />
muoversi col mezzo pubblico.<br />
Per cavarsela con una triste<br />
battuta, se si vuole evitare<br />
l’ispezione è sufficiente avere<br />
la sede dell’azienda lontana<br />
dalla fermata dell’autobus.<br />
Per finire, i dati Eurostat ci<br />
dicono che il 6,14% della<br />
ricchezza si è trasferito dai<br />
salari ai profitti e solo l’1% si è<br />
tradotto in nuovi investimenti.<br />
Contemporaneamente<br />
diminuiscono i consumi e la<br />
produzione, perché chi paga<br />
questa crisi sono i redditi<br />
bassi (anche gli autonomi),<br />
il lavoro dipendente ed i<br />
pensionati. Se nella crisi ci<br />
sono persone che continuano<br />
ad arricchirsi, sono loro che<br />
devono pagare. Se nella<br />
crisi ci sono persone che<br />
continuano ad impoverirsi,<br />
sono loro che devono essere<br />
incentivate con politiche<br />
che sostengano la crescita,<br />
i consumi, l’occupazione.<br />
Credo che questo potrebbe<br />
essere uno slogan credibile<br />
perché sostenuto da un’idea<br />
forte.<br />
*Segretario generale della<br />
Camera del Lavoro - CGIL<br />
– di <strong>Savona</strong><br />
di: Rosanna Lavagna<br />
Il 10 maggio scorso, gli aderenti<br />
al progetto nazionale di<br />
Sinistra Ecologia Libertà di<br />
Quiliano e di Vado Ligure<br />
hanno fondato, a Quiliano,<br />
un Circolo territoriale con un<br />
Laboratorio politico - culturale<br />
inteso come luogo aperto<br />
ed orizzontale di riflessione e<br />
di confronto al quale possono<br />
aderire tutti coloro che, condividendo<br />
gli autentici valori<br />
della Sinistra, desiderino partecipare<br />
a questa proposta.<br />
L’esigenza da cui è nata tale<br />
iniziativa è stata la presa di coscienza<br />
del degrado culturale<br />
in cui si dibatte oggi la nostra<br />
società e, di conseguenza, la<br />
necessità di non rassegnarsi,<br />
ma di reagire e di intraprendere<br />
percorsi alternativi che,<br />
partendo dal territorio in cui<br />
viviamo, possano ridare alla<br />
società, e non solo a livello locale,<br />
un’ossatura, ricostruirne<br />
la spina dorsale, farla uscire<br />
dalla pericolosa mediocrità,<br />
restituirle speranza in un futuro<br />
migliore, prima che sia<br />
troppo tardi.<br />
Siamo infatti convinti che<br />
sia possibile, e assolutamente<br />
necessario, combattere<br />
lo strapotere dei media che<br />
ha facilitato lo sviluppo di<br />
un’egemonia culturale di<br />
infimo livello che, incontrastata,<br />
è diventata, giorno dopo<br />
giorno, modello di vita e di<br />
riferimento comportamentale<br />
dei cittadini e dei soggetti<br />
politici. Pensiamo anche che<br />
sia fondamentale opporsi al<br />
qualunquismo dell’indifferenza<br />
e del rifiuto, da parte di<br />
molti, nei confronti della cosa<br />
pubblica e che sia possibile,<br />
auspicabile ed urgente risvegliare<br />
l’interesse nella politica<br />
intesa come cultura, come<br />
ideazione e realizzazione di<br />
progetti attraverso lo strumento<br />
della partecipazione attiva.<br />
Per questi motivi, il “Laboratorio”<br />
pone al centro della sua<br />
azione il valore della politica<br />
come fattore di partecipazione<br />
collettiva, di confronto e<br />
di produzione di cultura, di<br />
idee e di azioni conseguenti;<br />
al suo interno si opera con spirito<br />
di solidarietà, di fiducia<br />
nell’altro e ognuno viene valorizzato<br />
per le sue competenze<br />
e la sua disponibilità. Siamo,<br />
infatti, un gruppo eterogeneo,<br />
intergenerazionale di persone<br />
che provengono da percorsi<br />
diversi e che hanno differenti<br />
esperienze, ma che sono<br />
unite dalla speranza di poter,<br />
almeno un poco, incidere sulla<br />
nostra società.<br />
Il “Laboratorio” vuole anche<br />
essere un luogo in cui divertirsi,<br />
provare il piacere dello<br />
stare insieme, promuovere<br />
la bellezza della vita e della<br />
sua condivisione. Infatti è<br />
nostra intenzione alternare a<br />
momenti di riflessione ed approfondimento<br />
sui temi della<br />
politica e dell’attualità, di<br />
realizzazione di progetti con<br />
valenza socio-culturale, altri in<br />
cui, semplicemente ci incontreremo,<br />
durante un’occasione<br />
conviviale, la proiezione di un<br />
film, la lettura di poesie o altro.<br />
Siamo, naturalmente, consapevoli<br />
di quanto questo<br />
progetto sia ambizioso e di<br />
quanto possa essere difficile<br />
la sua realizzazione; abbiamo<br />
pochi mezzi a disposizione,<br />
poche, pochissime risorse finanziare,<br />
ma abbiamo dalla<br />
nostra l’entusiasmo, la passione<br />
e l’energia e, soprattutto,<br />
la speranza che altri vogliano<br />
unirsi a noi.<br />
Per informazioni, adesioni<br />
e/o comunicazioni tel.<br />
346.3910314 (dalle ore 16,00<br />
alle ore 21,00), oppure mail:<br />
selcircoloquiliano@hotmail.<br />
it<br />
Hanno collaborato a questo numero<br />
in redazione: Rosanna Aramini, Doriana Morena, Samuele<br />
Rago;<br />
con articoli: Franco Astengo, Giovanni Burzio, Gianni Cazzola,<br />
Irma Dematteis, Giovanni Franco Ferro, Mariella Giari,<br />
Rosanna Lavagna, Sergio Leti, Cesare Oddera, Francesco<br />
Rossello, Patrizia Turchi, Giovanni Urbani,Marcello Zinola;<br />
da organizzazioni: A.N.E.D., Circolo Brandale, gruppo Emergency<br />
<strong>Savona</strong>, Unione Donne in Italia.<br />
Dal web: lettera Mandela.<br />
Chiuso in tipografia il 9 <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong> – tiratura 3500 copie.
N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />
3<br />
GRUPPO<br />
VOLONTARI<br />
EMERGENCY<br />
DI SAVONA<br />
Foresteria della Croce di<br />
Castagnabuona<br />
VARAZZE<br />
Il ricavato della Festa sarà destinato<br />
al mantenimento del<br />
Centro Pediatrico dell’Ospedale<br />
di Goderich in Sierra<br />
Leone<br />
In preparazione ed in concomitanza<br />
con l’iniziativa “E…<br />
State in pace con Emergency”<br />
si terranno due mostre fotografiche<br />
dal titolo “SUDAN diritto al<br />
cuore” presso il Palazzo Beato<br />
Jacopo di Varazze, g.c., dal 9<br />
al 12 luglio <strong>2010</strong> e presso la<br />
Sala Consigliare del Comune<br />
di Celle Ligure, g.c., dal 21 al<br />
24 luglio <strong>2010</strong>: la mostra, opera<br />
del fotografo Marcello Bonfanti,<br />
ha ricevuto il patrocinio del<br />
Ministero degli Affari Esteri ed<br />
è stata realizzata presso il Centro<br />
di Cardiochirurgia di Karthoum,<br />
centro di eccellenza costruito e<br />
gestito dalla nostra associazione,<br />
che da aprile 2007 offre gratuitamente<br />
assistenza sanitaria a<br />
bambini ed adulti affetti da patologie<br />
cardiache (orari apertura<br />
mostra delle ore 10 alle ore 12 e<br />
dalle ore 18 alle ore 22)<br />
23 luglio <strong>2010</strong> venerdì<br />
- dalle ore 16 alle ore 18<br />
educazione ambientale in<br />
collaborazione con ”L’Ente<br />
Parco del Beigua” (a richiesta<br />
dei partecipanti è possibile<br />
effettuare una escursione sull’Alta<br />
Via dei Monti Liguri)<br />
- alle ore 18,30 osserviamo<br />
Venere a cura del Gruppo<br />
Astrofili Orione di <strong>Savona</strong><br />
- dalle 19.00 - APERITIVO:<br />
spritz.. iamo di gioia!<br />
- alle 20.00 - CENA DELLE<br />
LANTERNE passeggiata<br />
nella macchia mediterranea<br />
gustando piatti tipici della cucina<br />
ligure con intrattenimento<br />
da parte del Gruppo Kalafrica<br />
e Luca Repetto<br />
- dalle 21.30 Incontro con Emergency:<br />
sarà con noi il Dott.<br />
Marco GARATTI, chirurgo e<br />
coordinatore dei programmi<br />
di Emergency in Afganistan;<br />
poi PAROLE E MUSICA(<br />
Kalafrica, Luca REPETTO e<br />
spettacolo teatrale)<br />
- dalle 23.00/23.30 “Sotto lo<br />
stesso cielo” a cura del Gruppo<br />
Astrofili Orione<br />
INTRATTENIMENTO<br />
BIMBI<br />
- dalle 15.30 alle 19.00 con fiabe<br />
e giochi<br />
- dalle 22.00 alle 23.00 con gli<br />
astrofili<br />
24 luglio <strong>2010</strong> sabato<br />
La mattinata del sabato può<br />
prevedere tempo libero a disposizione<br />
- dalle ore 10 alle ore 12,30<br />
educazione ambientale in collaborazione<br />
con “L’Ente Parco<br />
del Beigua”<br />
- alle ore 13 pranzo a buffet<br />
- dalle ore 16 merenda<br />
- dalle ore 17 registrazione dei<br />
partecipanti alla camminata<br />
“Correndo e camminando per<br />
Emergency”(3 percorsi di diversa<br />
difficoltà e lunghezza:<br />
per bambini a famiglie 3 km,<br />
passeggiata da 7 Km e percorso<br />
competitivo da 7,5 Km)<br />
- premi per tutti – ricchi premi<br />
per il percorso competitivo<br />
- ore 18 partenza della camminata<br />
all’arrivo focaccette per tutti e<br />
premiazione degli atleti<br />
- dalle 19 alle 20 aperitivo con<br />
sorpresa!!<br />
- dalle ore 20 cena in corte con<br />
piatti tipici liguri e letture di<br />
M.A. Rossello<br />
- alle ore 21,30 estrazione dei<br />
biglietti vincenti della lotteria<br />
e premiazione<br />
- alle ore 21,45 Musiche occitane<br />
e balli con i Gruppi<br />
“CapLevat” e “Farandoulaires”<br />
- dalle ore 23 “sotto lo stesso<br />
cielo” osservazione del cielo<br />
in collaborazione con Gruppo<br />
Astrofili Orione<br />
INTRATTENIMENTO<br />
BIMBI<br />
- dalle 10.00 alle 12.30<br />
- dalle 15.30 alle 19.00<br />
- dalle 22.00 alle 23.00 con gli<br />
astrofili<br />
Dai comuni di Celle Ligure e<br />
Varazze sarà attivo un servizio<br />
di bus navetta<br />
Per informazioni e prenotazioni:<br />
emergencysavona@libero.it<br />
milli.ma@tiscali.it,<br />
tel. 3209225790.<br />
e negozio<br />
SCACCIAPENSIERI<br />
Via Aicardi n. 120<br />
Celle Ligure<br />
tel. 019/990552<br />
340.0658015<br />
“La riservatezza ai furfanti, il bavaglio a tutti quanti”<br />
di: Marcello Zinola*<br />
E’ questo lo slogan che<br />
compare sulle magliette che<br />
la Federazione Nazionale<br />
Stampa Italiana (il sindacato<br />
unitario dei giornalisti italiani)<br />
distribuisce alle manifestazioni<br />
che organizza da mesi ormai<br />
sul tema della legge bavaglio<br />
sulle intercettazioni. I giornalisti<br />
italiani, ma non solo loro,<br />
sono contrari a questa legge<br />
in discussione. Non perché<br />
amino la cronaca dello spiare<br />
dal buco della serratura,<br />
ma perché queste normative<br />
impedirebbero nei fatti sia lo<br />
svolgimento di molte indagini,<br />
sia la conoscenza che la cronaca<br />
porta alla valutazione dei<br />
lettori, degli ascoltatori, degli<br />
“internauti” che navigano in<br />
rete sui siti, blog e testate che<br />
sviluppano la loro informazione<br />
su internet.<br />
Questa legge non difende la<br />
riservatezza, ma garantisce<br />
al potere di varia espressione<br />
la garanzia se non della quasi<br />
totale impunità in caso di<br />
reati, che i loro misfatti siano<br />
nascosti e non divulgati, commentati,<br />
criticati.<br />
La Liguria e Genova sono stati<br />
in questi 9 anni il paradigma di<br />
questa “storia” con le indagini<br />
sul G8: la recente condanna in<br />
appello dei vertici della polizia<br />
per l’irruzione alla scuola<br />
Diaz, per il carcere provvisorio<br />
di Bolzaneto (realizzato, per la<br />
prima volta nella storia della<br />
repubblica, in una caserma<br />
della polizia), per le violenze<br />
di piazza (nessun vero black<br />
bloc è stato arrestato nei giorni<br />
del G8 del 2001) e dell’ex<br />
capo della polizia Gianni De<br />
Gennaro (gradito ai diversi<br />
governi di centrosinistra e<br />
centrodestra che si sono succeduti)<br />
per l’induzione alla falsa<br />
testimonianza dell’ex questore<br />
di Genova Colucci, rappresenta<br />
una sorta di caso pilota.<br />
Molte di quelle indagini con le<br />
normative che oggi si vogliono<br />
applicare non avrebbero mai<br />
potuto essere svolte e tantomeno<br />
avreste letto o ascoltato<br />
le intercettazioni che hanno<br />
consentito di smascherare come<br />
vertici di una istituzione<br />
verso la quale vogliamo avere<br />
fiducia (la polizia) avessero<br />
“lavorato” per nascondere la<br />
verità, dopo depistaggi di vario<br />
tipo e ostacoli frapposti al<br />
lavoro dei pm della procura di<br />
Genova.<br />
I giornalisti non sono un casta,<br />
non siamo senza macchia<br />
e senza colpa. La nostra deontologia<br />
e i vecchi (sì, vecchi)<br />
sistemi di sanzione verso chi<br />
sbaglia per superficialità o<br />
malafede, non consente l’uso<br />
pruriginoso delle intercettazioni,<br />
siamo spesso noi non<br />
a fare censura, ma a non pubblicare<br />
parti di atti di indagine<br />
che non hanno rilevanza col<br />
processo perché interessano<br />
persone estranee o fatti personali<br />
che non attengono alla<br />
indagine.<br />
Non vogliamo l’impunità,<br />
vogliamo la libertà del diritto<br />
dovere di fare e di ricevere informazione,<br />
impegno spesso<br />
arduo in un sistema informazione<br />
che attende in Italia da<br />
60 anni una legge di sistema<br />
(la Francia l’ha fatta e il governo<br />
è un governo conservatore)<br />
e dove gli editori al 90% non<br />
sono editori puri, ma potentati<br />
economici, finanziari, industriali<br />
che cercano di usare i<br />
loro media come mezzo a fine<br />
per orientare l’opinione pubblica<br />
o fornire una valutazione<br />
dei fatti a loro conveniente.<br />
Con queste normative gli spazi<br />
di lavoro si riducono pesantemente,<br />
gli stessi editori sono<br />
messi nelle condizioni di frenare<br />
a fronte del rischio di multe<br />
pesantissime e i giornalisti precari<br />
(la “proletarizzazione” del<br />
lavoro giornalistico è ormai un<br />
dato di fatto), quelli del lavoro<br />
autonomo male pagati e poco<br />
garantiti anche sul fronte delle<br />
tutele delle coperture assicurative<br />
legali, saranno sempre più<br />
costretti a non rischiare.<br />
Un tempo, sbeffeggiato da<br />
molti, Enrico Berlinguer pose<br />
il tema della questione morale.<br />
La battaglia per la libertà e i<br />
diritti alla informazione, è oggi<br />
una questione morale di grandissima<br />
portata e impegno.<br />
E passa trasversalmente alla<br />
società al di là delle opinioni,<br />
culture personali e politiche.<br />
Perché trasversale ai diversi<br />
orientamenti politici del potere<br />
passa, purtroppo, con sfumature<br />
diverse, la tendenza a<br />
restringere il campo del diritto<br />
dovere a fare e ricevere informazione.<br />
Le intercettazioni e<br />
la rivelazione di quanto accade<br />
dietro alle cortine del potere<br />
fanno paura a chi teme la vera<br />
essenza della democrazia.<br />
Oggi il progetto del ministro<br />
Alfano del governo Berlusconi<br />
affina e porta un colpo letale a<br />
questo diritto, concretizzando<br />
quanto purtroppo aveva iniziato<br />
un ministro di un governo<br />
Prodi (il ministro Mastella).<br />
Ecco perché questo diritto è<br />
un diritto di libertà per un bene<br />
inalienabile, senza prezzo.<br />
Come la battaglia per la non<br />
privatizzazione dell’acqua: la<br />
libertà non ha prezzo e non è<br />
commerciabile. Lo sapevano<br />
i nostri “vecchi” che per questo<br />
hanno lottato partendo da<br />
culture diverse, ma uniti dal<br />
raggiungimento di un bene<br />
comune. Concretizzato nella<br />
carta Costituzionale. Anche<br />
questa fa paura. E questa paura<br />
fa dire oggi che ci sono in<br />
Italia 7 milioni di intercettati<br />
quando basta andare sul sito<br />
del ministero della giustizia<br />
per capire che è falso: gli intercettati<br />
sono in realtà 24 mila<br />
e non corrispondono a singole<br />
persone fisiche, ma a numeri<br />
telefonici e circoscritti a indagini<br />
ben precise. Oggi non<br />
sapremmo nulla delle vicende<br />
del G8, dei furbetti del quartierino,<br />
dell’”abbiamo una<br />
banca”, dello sfregarsi le mani<br />
per gli affari della ricostruzione<br />
post terremoto quando<br />
appena si iniziavano i soccorsi<br />
alle vittime del terremoto.<br />
Ecco perché questa è una<br />
battaglia di libertà. E una<br />
questione morale che attiene<br />
a tutti noi, comunque siamo<br />
orientati politicamente. Perché<br />
se passa questa legge non ci<br />
sarà più nemmeno un giudice<br />
a Berlino.<br />
* Segretario regionale Associazione<br />
Ligure dei Giornalisti<br />
- FNSI
4 N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />
<strong>Luglio</strong> 1960… segue da pag. 1<br />
della corrente del presidente<br />
della Repubblica Gronchi,<br />
assumeva la Presidenza del<br />
Consiglio sostenuto da una<br />
maggioranza comprendente<br />
il partito neofascista, l’MSI.<br />
Quell’MSI che stava tornando<br />
alla ribalta con la sua<br />
ideologia e la sua iniziativa:<br />
quell’MSI che decise, alla fine<br />
del mese di Giugno, di tenere<br />
il suo congresso a Genova,<br />
Città medaglia d’oro della<br />
Resistenza.<br />
L’antifascismo, vecchio e nuovo,<br />
disse di no.<br />
Comparvero sulle piazze i<br />
giovani dalle magliette a strisce,<br />
i portuali, i partigiani.<br />
La Resistenza riuscì a sconfiggere<br />
il rigurgito fascista.<br />
Ma si trattò di una vittoria<br />
amara, a Reggio Emilia e in<br />
altre città la polizia sparò sulla<br />
folla causando numerose<br />
vittime.<br />
Questi i fatti , descritti per<br />
sommi capi, accaduti in quell’intenso<br />
e drammatico inizio<br />
d’estate di cinquant’anni fa:<br />
è necessario, però, tornarvi<br />
sopra per riflettere, partendo<br />
da un dato.<br />
Non si trattò semplicemente di<br />
un moto di piazza, di opposizione<br />
alla scelta provocatoria<br />
di una forza politica come<br />
quella compiuta dall’MSI di<br />
convocare il proprio congresso<br />
a Genova e di annunciare<br />
anche come quell’assise sarebbe<br />
stata presieduta da<br />
Basile, soltanto quindici anni<br />
prima, protagonista nella stessa<br />
Città di torture e massacri<br />
verso i partigiani e la popolazione.<br />
Si trattò, invece, di un punto<br />
di vero e proprio snodo della<br />
storia sociale e politica d’Italia.<br />
Erano ancora vivi ed attivi<br />
quasi tutti i protagonisti della<br />
vicenda che era parsa chiudersi<br />
nel 1945, ed è sempre<br />
necessario considerare come<br />
quei fatti si inserissero dentro<br />
una crisi gravissima degli<br />
equilibri politici:una crisi inserita<br />
anche in un mutamento<br />
profondo dello scenario internazionale,<br />
nel quale si<br />
muovevano i primi passi del<br />
processo di distensione ed<br />
era in atto il fenomeno della<br />
“decolonizzazione” , in<br />
particolare, in Africa, con la<br />
nascita del movimento dei<br />
“non allineati”.<br />
Prima ancora, però, dovrebbe<br />
essere valutato un elemento,<br />
a nostro avviso, di fondamentale<br />
importanza: abbiamo già<br />
accennato all’entrata in scena<br />
di quella che fu definita la<br />
generazione “dalle magliette<br />
a strisce”, i giovani che per<br />
motivi d’età non avevano<br />
fatto la Resistenza, ma ne<br />
avevano respirato l’aria entrando<br />
in fabbrica o studiando<br />
all’Università accanto ai fratelli<br />
maggiori; giovani che<br />
avevano vissuto il passaggio<br />
dall’Italia arretrata degli anni’40-’50<br />
all’Italia del boom,<br />
della modernizzazione, del<br />
consumismo, delle migrazioni<br />
bibliche dal Sud al Nord,<br />
di una difficile integrazione<br />
sociale e culturale.<br />
Allora i moti del <strong>Luglio</strong>’60<br />
non possono essere considerati<br />
semplicemente un punto<br />
di saldatura tra le generazioni,<br />
anzi rappresentavano un momento<br />
di conflitto, di richiesta<br />
di cambiamento profondo,<br />
non limitato agli equilibri<br />
politici.<br />
Un punto di analisi, questo,<br />
non ricordato di frequente: al<br />
riguardo del quale abbiamo<br />
pensato di presentare un testo,<br />
a nostro giudizio illuminante,<br />
scritto da Raniero Panzieri ed<br />
apparso, il 25 <strong>Luglio</strong> del 1960<br />
proprio nel momento in cui i<br />
nuovi equilibri politici si andavano<br />
formando ( il governo<br />
Tambroni si era dimesso ed<br />
Amintore Fanfani si apprestava<br />
a varare quel ministero che<br />
Aldo Moro avrebbe definito<br />
delle “convergenze parallele”:<br />
per la prima volta, infatti, il<br />
PSI si sarebbe astenuto, come<br />
i Monarchici, sull’altro versante.<br />
Si trattava del prodromo<br />
del governo organico di centrosinistra<br />
che poi lo stesso<br />
Moro avrebbe presieduto nel<br />
Dicembre del 1963).<br />
L’articolo di Panzieri (che non<br />
aveva ancora aperto la serie<br />
dei “Quaderni Rossi”) uscì<br />
sulla rivista della federazione<br />
torinese del PSI, “La Città” e<br />
ne riportiamo di seguito uno<br />
stralcio particolarmente significativo:<br />
“E’ dunque necessario conquistare,<br />
al livello delle forze<br />
politiche organizzate, una<br />
consapevolezza precisa e seria<br />
del movimento reale del<br />
Paese. E per questo occorre,<br />
innanzi tutto, riconoscere<br />
i tratti del processo democratico<br />
che da lungo tempo<br />
è andato maturando nella<br />
nostra società, al di fuori,in<br />
gran parte, dalle linee e dagli<br />
obiettivi perseguiti dai<br />
partiti di sinistra. Ciò che<br />
è caratteristico di questo<br />
processo è che, nonostante<br />
la sua estraneità ai partiti,<br />
non ha per nulla i connotati<br />
tipici della “spontaneità”:<br />
il suo grado di coscienza è<br />
fortemente sottolineato dalla<br />
capacità delle giovani leve<br />
operaie di “servirsi” del sindacato<br />
unitario (soprattutto)<br />
e anche dei partiti di classe,<br />
nella stretta misura in cui<br />
la partecipazione ed il sostegno<br />
delle organizzazioni<br />
operaie esistenti è necessario<br />
all’affermazione di uno schieramento<br />
unitario di classe.<br />
perciò l’estraneità organizzativa<br />
ai partiti di decine di<br />
migliaia di giovani operai, che<br />
sono state la punta avanzata<br />
del movimento, deve essere<br />
valutata come un rapporto di<br />
spinta, di azione critica esercitata<br />
da forze consapevoli,<br />
ora in modo chiaro, ora in<br />
forme incerte e travagliate,<br />
di rappresentare esigenze e<br />
scopi di lotta più complessi<br />
e più avanzati di quelli offerti<br />
dalle organizzazioni e di<br />
dover esercitare con la loro<br />
autonomia una pressione<br />
perché queste si adeguino ai<br />
rapporti di classe......<br />
.....Ma questi elementi possono<br />
prendere rilievo e consistenza<br />
durevole soltanto in una prospettiva<br />
politica generale. E<br />
proprio questa prospettiva è<br />
presente nell’azione dei partiti<br />
solo assai parzialmente<br />
e in modo deformato. Essa<br />
dovrebbe concretarsi nella<br />
rivendicazione di un mutamento<br />
profondo nelle strutture<br />
economiche e sociali, nella<br />
individuazione dei processi<br />
totalitari del potere, che dalla<br />
grande fabbrica si estendono<br />
a tutti i livelli del Paese,<br />
in un rifi uto del divario che<br />
l’azione capitalistica provoca<br />
e aggrava di continuo tra la<br />
realtà dei rapporti politici e<br />
le istituzioni...”<br />
Fin qui lo stralcio dell’articolo<br />
di Raniero Panzieri: un<br />
Panzieri quasi profetico ad<br />
indicare temi che poi sarebbero<br />
stati alla base delle lotte<br />
operaie del decennio, fino a<br />
sfociare nell’ “Autunno caldo”<br />
del 1969, nell’unità e<br />
nel sindacato dei “Consigli”<br />
(stava già, forse, nell’articolo<br />
citato quell’interrogativo suscitato<br />
da qualcuno, proprio a<br />
proposito del <strong>Luglio</strong>’60: ultimo<br />
episodio della Resistenza<br />
o primo vagito del ‘68?).<br />
E, ancora, quanto vale oggi<br />
il richiamo di Panzieri in<br />
un momento in cui sono attaccati<br />
direttamente i diritti<br />
fondamentali strappati con le<br />
lotte di quella stagione e che<br />
non appaiono difesi, se non<br />
soltanto da minoranze apparentemente<br />
isolate, in un dato<br />
complessivo di sfrangiamento<br />
sociale e di sostanziale atonia<br />
politica?<br />
Interrogativi che rimandiamo<br />
all’attualità: una complessa e<br />
difficile attualità.<br />
In quel <strong>Luglio</strong> ‘60, da non<br />
considerare - ripetiamo - soltanto<br />
per i fatti accaduti in<br />
quei giorni, ma nel complesso<br />
di una fase di cambiamento<br />
della società e della politica,<br />
si aprì, ancora, a sinistra, una<br />
discussione sulla natura della<br />
DC, fino a quel momento perno<br />
fondamentale del sistema<br />
politico italiano.<br />
Molti si chiesero, a quel<br />
momento, se dentro la DC<br />
covasse il “vero fascismo” italiano:<br />
non quello rumoroso e<br />
un poco patetico del MSI, ma<br />
quello vero; quello che poteva<br />
considerarsi il vero referente<br />
dei ceti dominanti, capace di<br />
portare al blocco sociale di<br />
potere l’apporto della piccola<br />
e media borghesia.<br />
Il partito democristiano appariva,<br />
dunque, ad una parte<br />
della sinistra, soprattutto nei<br />
giorni infuocati della repressione,<br />
come il partito che<br />
avrebbe potuto in qualunque<br />
momento rimettere in moto<br />
in Italia (ricordiamolo ancora<br />
una volta: eravamo a soli quindici<br />
anni dalla Liberazione) un<br />
meccanismo politico-socialerepressivo-autoritario<br />
tale da<br />
dar vita a nuove esperienze di<br />
tipo fascista.<br />
L’analisi sviluppata dal PCI<br />
togliattiano fu diversa.<br />
Nonostante le asprezze della<br />
polemica quotidiana il PCI<br />
aveva assunto come stella<br />
polare di tutta la sua strategia<br />
l’intesa con le masse cattoliche,<br />
da sottrarre al predominio<br />
moderato prevalente dal ‘47 in<br />
poi (grazie alla “guerra fredda”)<br />
al vertice della DC.<br />
Ma la prospettiva non era così<br />
ingenua: essa comportava<br />
il proposito di far emergere<br />
le forze presenti all’interno<br />
della DC, anche al vertice del<br />
partito.<br />
In quel <strong>Luglio</strong> ‘60 il PCI cercò<br />
di operare in quella direzione,<br />
ed il successo dello sciopero<br />
generale, pur macchiato<br />
di sangue, si rivelò efficace<br />
e significativo anche perché<br />
dall’interno della DC si aprì<br />
finalmente un varco a quella<br />
parte del gruppo dirigente che,<br />
sulle rovine dell’esperimento<br />
Tambroni, poté riproporre<br />
con maggiore efficacia e<br />
speranza di esito positivo una<br />
soluzione diversa: quella che<br />
abbiamo già richiamato delle<br />
“convergenze parallele” e,<br />
successivamente, del centrosinistra<br />
“organico”.<br />
Oggi,a cinquant’anni di distanza,<br />
possiamo meglio<br />
valutare l’esito di quei fatti: le<br />
contraddizioni che ne seguirono,<br />
il rattrappirsi progressivo<br />
della realtà riformatrice (a<br />
partire dal “tintinnar di<br />
sciabole” dell’estate 1964,<br />
fino alla disgraziata stagione<br />
del terrorismo, aperta nel<br />
1969 dalla bomba di Piazza<br />
Fontana), l’assunzione, in<br />
particolare da parte del PSI,<br />
via, via, di una vocazione<br />
“governista” sfociata nel decisionismo<br />
craxiano, nello<br />
sviluppo abnorme della partitocrazia<br />
(con il contributo di<br />
un complessivo “consociativismo”<br />
allargato all’intero arco<br />
parlamentare) e, infine, nella<br />
“questione morale” che segnò,<br />
all’inizio degli anni’90,<br />
lo sconquasso definitivo del<br />
quadro di governo.<br />
Ebbene, proprio in quella situazione,<br />
l’implosione della<br />
DC consentì di verificare la<br />
giustezza di certe analisi: le<br />
masse DC, la gran parte dell’elettorato<br />
democristiano,<br />
in quel momento di trasformazione<br />
del sistema politico<br />
trovarono, infatti, sede politica<br />
e dirigenti a cui affidarsi<br />
in Alleanza Nazionale (l’ex-<br />
MSI diventato ormai vero e<br />
proprio soggetto di massa) e<br />
in Forza Italia (diventato subito<br />
il maggior partito italiano,<br />
dal punto di vista dei risultati<br />
elettorali).<br />
Il che induce a pensare, anche<br />
oggi, come una analisi della<br />
DC di tipo “azionista” non risultasse<br />
del tutto errata: certo<br />
era schematica perché leggeva<br />
il presente di allora, quello<br />
degli anni’60, con le categorie<br />
del passato conosciuto negli<br />
anni’30 - ‘40 (il fascismo).<br />
Però introduceva un elemento<br />
che non andrebbe mai<br />
trascurato e che ci riporta all’attualità:<br />
mentre la sinistra<br />
non ha saputo rimanere tale,<br />
almeno nelle sue connotazioni<br />
di fondo, attraverso le<br />
trasformazioni dell’ultimo<br />
quindicennio, la destra non<br />
ha perso i suoi connotati di<br />
sempre.<br />
Non è questa la sede per una<br />
analisi approfondita, ma non<br />
crediamo di errare dicendo<br />
che quel “vero fascismo” che<br />
aveva tentato di emergere nel<br />
luglio ‘60 rappresentava un<br />
agglomerato di interessi-pregiudizi-istinti<br />
che continua ad<br />
esistere e che, al dissolversi<br />
del “grande ombrello” DC<br />
capace di tenere assieme pulsioni<br />
di destra con istanze di<br />
sinistra sociale vera e propria,<br />
ha trovato rapidamente la sua<br />
sede politica in formazioni<br />
che fanno del liberismo selvaggio,<br />
delle pulsioni razziste,<br />
dall’attacco indiscriminato<br />
ai diritti sociali e ai principi<br />
fondanti della Costituzione il<br />
loro architrave e la base di una<br />
pericolosa iniziativa politica.<br />
Nel <strong>Luglio</strong> ‘60 vinse la democrazia:<br />
e adesso?
N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />
5<br />
CRONOLOGIA DEI FATTI DEL LUGLIO ‘60<br />
24 Febbraio<br />
Il Presidente del Consiglio,<br />
Antonio Segni rassegna le dimissioni<br />
20 Marzo<br />
Segni rinuncia all’incarico<br />
di formare un governo con<br />
l’astensione dei socialisti per<br />
l’opposizione di settori democristiani,<br />
che minacciano la<br />
formazione di un secondo partito<br />
cattolico. Con una iniziativa<br />
personale il Presidente della<br />
Repubblica, Giovanni Gronchi,<br />
affida l’incarico a Fernando<br />
Tambroni.<br />
26 Marzo<br />
Il governo Tambroni giura nelle<br />
mani del Capo dello Stato. Si<br />
tratta di un monocolore democristiano.<br />
8 Aprile<br />
Il governo Tambroni ottiene la<br />
fiducia della Camera con 300 sì<br />
e 293 no. Votano a favore DC,<br />
MSI e 4 ex monarchici, contro i<br />
deputati di tutti gli altri partiti.<br />
I ministri Pastore e Bo e i sottosegretari<br />
Antonio Pecoraro,<br />
Nullo Biaggi e Lorenzo Spallino,<br />
tutti appartenenti alla<br />
sinistra della DC, si dimettono<br />
immediatamente per protesta,<br />
seguiti immediatamente anche<br />
dal ministro Sullo, della corrente<br />
di “base”.<br />
13 Aprile<br />
Fanfani che aveva ricevuto l’incarico<br />
il 14 per la formazione<br />
di un tripartito con l’appoggio<br />
del PSI, rinuncia per l’opposizione<br />
degli andreottiani e degli<br />
scelbiani, dei seguaci di Paolo<br />
Bonomi (Coldiretti) e di settori<br />
dorotei.<br />
23 Aprile<br />
Gronchi respinge le dimissioni<br />
di Tambroni anche su sollecitazione<br />
del segretario della DC<br />
Aldo Moro e lo invita a ripresentare<br />
il governo al Senato per<br />
completare la procedura del voto<br />
di fiducia.<br />
29 Aprile<br />
Tambroni ottiene la fiducia del<br />
Senato con 128 sì (DC, MSI, 1<br />
monarchico, Raffaele Cadorna<br />
e Giuseppe Paratore) e 110 no.<br />
La direzione della DC aveva, il<br />
giorno precedente, stabilito che<br />
il governo rimanesse in carica<br />
fino al 31 Ottobre per consentire<br />
l’approvazione dei bilanci,<br />
limitandosi quindi all’ordinaria<br />
amministrazione.<br />
21 Maggio<br />
Un comizio del deputato<br />
del PCI Giancarlo Pajetta è<br />
interrotto a Bologna da un commissario<br />
di polizia, provocando<br />
la protesta degli intervenuti. La<br />
“celere” ferisce il deputato comunista<br />
Giovanni Bottonelli.<br />
Pajetta aveva criticato la politica<br />
estera del governo ed il<br />
commissario lo aveva interrotto<br />
e aveva ingiunto di sciogliere la<br />
riunione.<br />
25 Giugno<br />
A Genova si tiene un comizio<br />
contro il congresso del MSI,<br />
autorizzato da tempo dal governo,<br />
che dovrebbe cominciare il<br />
2 <strong>Luglio</strong> al Teatro Margherita,<br />
a pochi metri dal sacrario dei<br />
caduti partigiani di via XX Settembre.<br />
La decisione del MSI di tenere<br />
il congresso a Genova è ritenuta<br />
provocatoria, anche perché se<br />
ne vuole affidare la presidenza<br />
a Carlo Emanuele Basile,<br />
prefetto della Città nel periodo<br />
della Repubblica Sociale Italiana<br />
e responsabile di arresti e<br />
torture di partigiani.<br />
27 Maggio<br />
A Palermo 30 persone rimangono<br />
ferite in conseguenza<br />
dell’intervento della “celere”<br />
contro lo sciopero generale proclamato<br />
da CGIL, CISL,UIL<br />
per sollecitare misure a favore<br />
dell’economia cittadina.<br />
28 Giugno<br />
Una grande manifestazione si<br />
tiene a Genova, organizzata da<br />
PCI, PSI, PSDI , PRI, PR e dalle<br />
associazioni partigiane per<br />
protestare contro il congresso<br />
del MSI.<br />
Parla Sandro Pertini che chiede<br />
il rispetto della norma<br />
costituzionale che vieta la<br />
riorganizzazione del disciolto<br />
Partito Fascista.<br />
La CGIL proclama lo sciopero<br />
generale, e si stabilisce che<br />
a partire dal 30 Giugno i capi<br />
delle formazioni partigiane,<br />
guidate dal Presidente onorario<br />
della Corte di Cassazione<br />
Domenico Peretti Griva montino<br />
la guardia al sacrario dei<br />
partigiani caduti.<br />
30 Giugno<br />
Un corteo antifascista che<br />
percorre il centro di Genova<br />
è bloccato dalla polizia con il<br />
lancio di bombe lacrimogene.<br />
Rimangono ferite 83 persone.<br />
A Genova è proclamato lo sciopero<br />
generale.<br />
Si verificano incidenti anche in<br />
altre città tra polizia e manifestanti<br />
antifascisti.<br />
1 <strong>Luglio</strong><br />
La questura di Genova, su sollecitazione<br />
del Governo, propone<br />
al MSI di spostare la sede del<br />
Congresso a Nervi. Il MSI prima<br />
rifiuta, poi accetta. Viene<br />
sospeso lo sciopero.<br />
5 <strong>Luglio</strong><br />
Un morto, il giovane Vincenzo<br />
Napoli e 24 feriti a Licata (AG)<br />
sono il bilancio degli scontri tra<br />
polizia e dimostranti nel corso<br />
dello sciopero generale contro<br />
la disoccupazione, guidato dal<br />
sindaco democristiano della<br />
Città.<br />
Il Ministro dell’Interno Giuseppe<br />
Spataro intervenendo<br />
sul bilancio del suo ministero,<br />
accusa i comunisti di aver fomentato<br />
le manifestazioni di<br />
Genova e di aver scientemente<br />
perseguito una azione di forza<br />
contro il Governo e le istituzioni<br />
dello Stato.<br />
Neofascisti incendiano a Ravenna<br />
l’abitazione del senatore<br />
Arrigo Boldrini, medaglia d’oro<br />
della Resistenza e presidente<br />
dell’<strong>ANPI</strong>.<br />
A Milano è devastata la sede<br />
del Partito Radicale, mentre a<br />
Roma vengono lanciate bombe<br />
contro una sezione del PCI.<br />
6 <strong>Luglio</strong><br />
A Roma una manifestazione<br />
antifascista a Porta San Paolo,<br />
organizzata dalle associazioni<br />
partigiane, in un primo momento<br />
autorizzata dalla questura, è<br />
proibita all’ultimo momento.<br />
La manifestazione si tiene<br />
egualmente ed è duramente repressa<br />
dalla polizia,c eh fa uso<br />
di idranti ed interviene con le<br />
jeep ed una carica a c avallo,<br />
guidata dal futuro campione<br />
olimpico Raimondo D’Inzeo,<br />
capitano dei carabinieri.<br />
Sono feriti diversi deputati, più<br />
gravemente il socialista Gian<br />
Guido Borghese e i comunisti<br />
Walter Audisio e Ambrogio<br />
Donini.<br />
Sono fermati numerosi deputati<br />
del PCI e del PSI.<br />
La DC rivolge un appello al<br />
Paese e dichiara “la sua fedeltà<br />
agli ideali della Resistenza e ai<br />
valori della libertà”.<br />
Sono proclamati scioperi a Bologna<br />
e a Roma.<br />
7 <strong>Luglio</strong><br />
A Reggio Emilia, nel corso della<br />
manifestazione di protesta<br />
che si svolge in contemporanea<br />
con tutte le altre piazze d’Italia,<br />
per i fatti di Roma la polizia uccide<br />
cinque dimostranti: Ovidio<br />
Franchi 19 anni, Lauro Ferioli<br />
21 anni, Marino Serri 40, Emilio<br />
Reverberi 21, Afro Tondelli<br />
20.<br />
A Parma, Modena, Castellamare<br />
di Stabia e Napoli si<br />
registrano feriti.<br />
Protagonisti degli scontri sono<br />
ovunque giovani che rimarranno<br />
nella memoria del Paese come “ i<br />
ragazzi delle magliette a strisce”.<br />
La CGIL indice uno sciopero<br />
generale, al quale non aderiscono<br />
CISL e UIL.<br />
8 <strong>Luglio</strong><br />
A Palermo e Catania rimangono<br />
uccise quattro persone<br />
nelle manifestazioni legate allo<br />
sciopero generale: sono Andrea<br />
Gangitano 20 anni, Francesco<br />
Vella 45, Rosi La Barbera 54,<br />
Salvatore Novembre 22<br />
9 <strong>Luglio</strong><br />
I funerali delle vittime di Reggio<br />
Emilia si svolgono alla<br />
presenza del senatore Ferruccio<br />
Parri e con la partecipazione<br />
di 80.000 persone, dopo che<br />
per tutto il giorno e per tutta la<br />
notte la cittadinanza era sfilata<br />
davanti alle salme, composte<br />
nell’atrio del Teatro Municipale.<br />
Il giorno dopo migliaia di persone<br />
presenzieranno a Palermo<br />
ai funerali delle vittime dell’8,<br />
vi parteciperanno il segretario<br />
generale della CGIL, Agostino<br />
Novella e il vicesegretario del<br />
PCI. Luigi Longo.<br />
19 <strong>Luglio</strong><br />
Tambroni rassegna le dimissioni<br />
dopo un colloquio con il<br />
Presidente della Repubblica<br />
27 <strong>Luglio</strong><br />
Fanfani costituisce il suo III<br />
governo,che giura al Quirinale,<br />
aveva ricevuto l’incarico il<br />
23: si tratta di un monocolore<br />
democristiano.<br />
Al 1° maggio <strong>2010</strong> a <strong>Savona</strong>.<br />
3 Agosto<br />
Il governo Fanfani ottiene la<br />
fi ducia dal Senato con 126 sì,<br />
58 no e 36 astensioni. Votano a<br />
favore DC, PSDI, PLI, contro<br />
PCI e MSI, si astengono monarchici<br />
e socialisti.<br />
Alla Camera si voterà la fiducia<br />
il 5, la maggioranza sarà composta<br />
anche dal PRI e Comunità<br />
non presenti al Senato; il governo<br />
otterrà 310 voti a favore, 156<br />
contro, 96 astensioni.<br />
L’astensione dei monarchici<br />
a destra e del PSI a sinistra<br />
indurrà Aldo Moro a definire<br />
quello di Fanfani il governo<br />
delle “convergenze parallele”<br />
intendendo con ciò che i contributi<br />
di monarchici e PSI,<br />
entrambi preziosi, sono tuttavia<br />
destinati a non incontrarsi,<br />
autonomi l’uno dall’altro.
6 N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />
LA SCUOLA PUBBLICA<br />
ITALIANA: umiliata e offesa<br />
di Gianni Cazzola*<br />
Quello che si è appena concluso<br />
è stato un armo scolastico<br />
orribile per la scuola italiana.<br />
I pesanti tagli agli organici<br />
del personale docente ed ATA<br />
(non docente), insieme alla<br />
sempre maggiore ristrettezza<br />
ed incertezza delle risorse<br />
finanziarie a disposizione<br />
delle scuole, hanno prodotto<br />
i devastanti effetti facilmente<br />
immaginabili.<br />
A parte il problema dei molti<br />
precari che hanno perso il<br />
posto di lavoro e degli altri<br />
che lo perderanno nei prossimi<br />
anni (ma di questa grave<br />
problematica sociale – stranamente<br />
– si parla pochissimo),<br />
far funzionare dignitosamente<br />
le scuole, quest’anno, è stato<br />
assai difficoltoso:<br />
• classi sovraffollate,<br />
spesso in ambienti non<br />
idonei e qualche volta –<br />
inevitabilmente – in dubbie<br />
condizioni di sicurezza;<br />
• impossibilità o quasi di<br />
sostituire gli insegnanti<br />
ammalati, ed i ragazzi<br />
spesso smistati “come pacchi”<br />
in altre classi, con le<br />
evidenti conseguenze negative<br />
sulla didattica;<br />
• riduzione del tempo scuola,<br />
tendenziale scomparsa del<br />
tempo pieno e del tempo<br />
prolungato o loro riduzione<br />
a “parcheggio” per gli<br />
alunni;<br />
• problematicità nella gestione<br />
“quotidiana” delle<br />
scuole: dalla mancanza<br />
di risorse per l’acquisto<br />
di materiale e sussidi didattici,<br />
della carta per le<br />
fotocopie… al fatto – di<br />
cui si narra – della carta<br />
igienica portata da casa;<br />
• difficoltà nel garantire le<br />
mense scolastiche e le attività<br />
integrative;<br />
• riduzione (gravissimo!) del<br />
sostegno all’handicap …<br />
ed anche i tagli di risorse agli<br />
Enti Locali rendono sempre<br />
più problematici gli interventi<br />
di supporto ed integrativi<br />
che potrebbero provenire da<br />
quella parte.<br />
È appena il caso di ricordare<br />
che il piano di tagli e risparmi<br />
ha durata triennale e che quelli<br />
sopra brevemente descritti<br />
sono solo gli effetti del primo<br />
anno di applicazione: è perfino<br />
difficile immaginare in<br />
quali condizioni sarà ridotta<br />
la scuola italiana alla fine della<br />
“cura”!<br />
Con la recente “manovra<br />
finanziaria” – poi – il Governo<br />
ha ritenuto di inferire un<br />
ulteriore colpo ai lavoratori<br />
della scuola, bloccandone il<br />
rinnovo contrattuale e, quel<br />
che è peggio, congelandone<br />
le progressioni di carriera:<br />
provvedimenti di notevole<br />
pesantezza in un comparto<br />
caratterizzato da livelli retributivi<br />
non particolarmente<br />
elevati quando non (si pensi<br />
allo stipendio di un collaboratore<br />
scolastico, il vecchio<br />
“bidello”) ai limiti della sussistenza.<br />
Quali conseguenze possono<br />
scaturire da un contesto di<br />
questo genere? Una – del tutto<br />
evidentemente – è quella<br />
del drastico peggioramento<br />
delle condizioni professionali<br />
di chi nella scuola ci lavora<br />
(insegnanti, personale ATA).<br />
L’altra – ancora più grave<br />
– l’inevitabile scadimento<br />
della qualità della scuola,<br />
dell’offerta formativa, dell’insegnamento<br />
impartito ai<br />
bambini ed ai ragazzi.<br />
Viene da chiedersi: com’è<br />
possibile che un Governo<br />
possa scegliere di puntare sul<br />
sostanziale impoverimento<br />
culturale delle nuove generazioni?<br />
E com’è possibile che non<br />
ci si renda conto delle conseguenze<br />
devastanti di tali<br />
politiche sulle prospettive di<br />
sviluppo e sulla qualità della<br />
crescita del Paese?<br />
Ma anche: com’è stato possibile<br />
che questa “riforma”<br />
e queste politiche di “tagli”<br />
abbiano potuto riscontrare<br />
– almeno in una fase iniziale<br />
– anche forti elementi di<br />
consenso nell’opinione pubblica?<br />
Certo, molto hanno contato<br />
l’opera di disinformazione e<br />
di mistificazione metodicamente<br />
condotta da parte delle<br />
forze governative e dagli organi<br />
di stampa e – soprattutto<br />
– televisivi compiacenti. Ma<br />
non bisogna nascondersi che<br />
fosse – ed in parte sia ancora<br />
– diffusa una percezione della<br />
scuola come luogo di sprechi,<br />
di poca efficienza, di scarso<br />
impegno. Così come non ci si<br />
può esimere dalla considerazione<br />
che chi ha concepito un<br />
attacco così forsennato contro<br />
la scuola pubblica statale, lo<br />
abbia fatto ritenendo di poter<br />
puntare su di una scarsa<br />
considerazione sociale degli<br />
insegnanti. Su questi temi<br />
non sarà possibile evitare una<br />
riflessione seria e, se necessario,<br />
autocritica.<br />
Oggi, fortunatamente, le cose<br />
stanno cambiando. A fronte<br />
dell’evidenza dei disastri della<br />
“riforma” e dei “tagli” - ma<br />
anche grazie alla determinazione<br />
di chi ha “resistito” alla<br />
“riforma” e ne ha sempre denunciato,<br />
coerentemente, gli<br />
effetti - crescono di giorno in<br />
giorno la presa di coscienza<br />
e di consapevolezza da parte<br />
non solo degli insegnanti e del<br />
personale scolastico ma anche<br />
da parte delle famiglie.<br />
La partita – che ha come posta<br />
la salvezza della scuola<br />
pubblica – è però difficoltosissima<br />
ed avrà ancora bisogno<br />
di molta determinazione, pazienza,<br />
intelligenza.<br />
*Segretario Sindacato Scuola<br />
FLC - CGIL di <strong>Savona</strong>.<br />
LA SOLIDARIETÀ AL<br />
PARTIGIANO “ROSSANO”<br />
CLAUDIO BOTTELLI.<br />
Il Comitato provinciale dell’<strong>ANPI</strong> di <strong>Savona</strong> esprime la<br />
propria solidarietà, la stima e l’affetto di sempre all’avvocato<br />
Claudio Bottelli – Presidente della Sezione <strong>ANPI</strong> di<br />
Alassio e Laigueglia e membro della presidenza provinciale<br />
– colpito dalle gravi, ed oltre modo offensive, affermazioni<br />
rese alla stampa dal Consigliere regionale Marco Melgrati.<br />
Claudio Bottelli, Partigiano Combattente, uomo di grande<br />
solidarietà con i ceti meno abbienti anche nell’esercizio<br />
della professione forense, con la sua tenacia, dettata dai<br />
convincimenti ideali maturati nell’antifascismo e nella Resistenza,<br />
è riuscito a riportare alla luce i crimini del nazista<br />
Dosse – 111 condanne a morte pronunciate nei confronti<br />
di Partigiani e Patrioti del ponente savonese – condannato<br />
recentemente, in contumacia, alla pena dell’ergastolo in un<br />
processo in cui l’avvocato Bottelli stesso rappresentava le<br />
parti civili. Marco Melgrati, non nuovo a certi, esecrabili,<br />
atteggiamenti, mal sopporta la denuncia, fatta dal Partigiano<br />
Bottelli in occasione della manifestazione tenuta il 2 Giugno<br />
a Casanova Lerrone alla stele di “Fischia il Vento”, del<br />
revisionismo storico che la destra usa per gettare discredito<br />
sulla Resistenza e sul suo frutto migliore: la Costituzione<br />
della Repubblica Italiana.<br />
<strong>Savona</strong> li 9 Giugno <strong>2010</strong><br />
I GIOVANI<br />
E L’ADESIONE ALL’<strong>ANPI</strong>:<br />
una ipotesi di analisi<br />
del fenomeno<br />
“L’Associazione nazionale partigiani aumenta, negli ultimi anni, il numero<br />
di iscritti al di sotto dei trenta anni. Perché questa tendenza? Una possibile<br />
ragione sta nel bisogno costante degli individui di avere dei gruppi sociali<br />
di riferimento che interpretino la realtà e favoriscano identificazioni di<br />
lungo termine. Quello che non fanno i partiti, che diventano sempre più<br />
comitati elettorali”<br />
di: Patrizia Turchi<br />
È un fenomeno che si registra<br />
ormai dal 2009: l’<strong>ANPI</strong><br />
aumenta il proprio numero<br />
di iscritti, ed in particolare<br />
di giovani “partigiani” sotto<br />
i trenta anni.<br />
Questo flusso di nuovi “volontari<br />
per la democrazia”<br />
approda nell’Associazione<br />
nazionale dei partigiani,<br />
grazie alla possibilità resa<br />
maggiormente evidente negli<br />
ultimi anni, di aprire le porte<br />
anche a chi la Resistenza non<br />
l’ha vissuta, per continuare a<br />
far vivere la memoria della<br />
lotta per la democrazia, messa<br />
a rischio dalla graduale<br />
scomparsa dei protagonisti e<br />
dal revisionismo di regime.<br />
Un revisionismo così audace<br />
e violento che mette in discussione<br />
spazi e movimenti<br />
democratici, in modo formale<br />
e materiale la Costituzione repubblicana,<br />
e - per cogliere i<br />
gravi segnali di queste ultime<br />
settimane - persino i fatti di<br />
Genova del 1960.<br />
L’avvicinamento così importante<br />
delle tante migliaia<br />
di giovani che si avvicinano<br />
Il Comitato provinciale dell’<strong>ANPI</strong> di <strong>Savona</strong>.<br />
a questa associazione, e che<br />
può far ben sperare nella crescita<br />
culturale e politica delle<br />
nuove generazioni, può però<br />
essere analizzato cominciando<br />
a collocarlo nel contesto storico<br />
che si va realizzando.<br />
Negli ultimi anni abbiamo<br />
visto una profonda trasformazione<br />
dei processi sociali e<br />
politici nel nostro Paese.<br />
Da una parte la frammentazione<br />
del mondo del lavoro,<br />
con l’erosione dei diritti dei<br />
lavoratori sommata a nuovi<br />
modelli di produzione, con<br />
una valorizzazione - surrettiziamente<br />
propagandata come<br />
elemento progressivo - della<br />
individualità e della capacità<br />
di poter superare sistemi<br />
contrattuali complessivi di<br />
categoria, ha sciolto potenzialità<br />
prima ben individuate<br />
in serbatoi molto ampi, dove<br />
la percezione individuale dei<br />
propri bisogni e delle proprie<br />
rivendicazioni formavano un<br />
collettivo, e soddisfacevano al<br />
contempo una appartenenza ed<br />
una identificazione sociale.<br />
Dall’altra il cambiamento<br />
segue a pag. 7
N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />
7<br />
Giovani e <strong>ANPI</strong>… segue da pag. 6<br />
politico e istituzionale, con la<br />
scelta maggioritaria in campo<br />
elettorale, ha confermato una<br />
trasformazione radicale delle<br />
organizzazioni politiche, i partiti,<br />
che con maggior efficacia<br />
(che riguardava nella sostanza<br />
l’intero arco parlamentare)<br />
avevano sino a quel momento<br />
avuto la prerogativa principe<br />
della rappresentanza politica.<br />
I Partiti, nella loro trasformazione,<br />
sono sempre più<br />
diventati altro, più “fluidi”,<br />
“liquidi”, ”leggeri” procedendo<br />
spediti verso una esasperata<br />
personalizzazione, o ad una<br />
professionalizzazione dell’agire<br />
e dell’interpretare<br />
la politica, al punto da rendere<br />
difficile una adesione<br />
popolare che dovrebbe agire<br />
grazie ad una identificazione<br />
e partecipazione a tutto tondo,<br />
stimolando invece una appartenenza<br />
di opinione o di scelta<br />
temporanea.<br />
Ma cos’è l’identificazione in<br />
un Partito se non una predisposizione<br />
politica di lungo<br />
periodo, che ha un ruolo di<br />
mediatore, di “filtro” interpretativo<br />
nel guidare il<br />
comportamento dei cittadini?<br />
Essa consiste nell’identificazione<br />
costante, affettiva,<br />
psicologica dell’individuo<br />
con il proprio partito politico<br />
preferito.<br />
Deriva dal processo di socializzazione<br />
politica, che<br />
avviene quando un individuo<br />
inizia ad avere contatti e a ricevere<br />
informazioni sul mondo<br />
politico; in questo processo è<br />
fondamentale il ruolo della<br />
famiglia, il contesto storico e<br />
la fase sociale che viene percorsa.<br />
Secondo la Scuola di Chicago,<br />
che combina elementi sociologici<br />
e psicologici di analisi del<br />
senso di appartenenza ad un<br />
partito politico, esistono fattori<br />
come la socializzazione<br />
politica, l’identificazione di<br />
partito, il sistema valoriale di<br />
riferimento: questi vengono<br />
definiti di “lungo termine”, e<br />
sono costanti perché appunto<br />
hanno a che fare con la storia<br />
personale, sempre presenti<br />
nella razionalità dell’individuo,<br />
dalla nascita al momento<br />
del voto.<br />
Tale identificazione è diversa<br />
dalla preferenza di voto, che<br />
può essere condizionata anche<br />
da fattori di “breve termine”,<br />
dove prevalgono elementi<br />
come la campagna elettorale,<br />
temi prevalenti (ad es. la<br />
sicurezza nazionale, il sistema<br />
sanitario…), leader, condizioni<br />
individuali (economiche o<br />
sociali dell’individuo). Sono<br />
fattori che mutano da un’elezione<br />
all’altra, ecco perché si<br />
chiamano di breve periodo,<br />
che portano a spostare il voto<br />
su un partito in cui l’individuo<br />
può anche non identificarsi.<br />
La radicale trasformazione<br />
dei ruoli e dell’organizzazione<br />
della maggior parte dei<br />
partiti politici italiani, il ripensamento<br />
o l’abbandono delle<br />
ideologie, la loro trasforma-<br />
zione in comitati elettorali ha<br />
disgregato i fattori a lungo<br />
termine, esasperando invece<br />
la predominanza dei fattori<br />
di breve termine, creando un<br />
profondo vuoto rispetto al bisogno<br />
sociale di appartenenza<br />
e di identificazione.<br />
Se le organizzazioni sociali<br />
- dove i rapporti tra i membri<br />
sono interdipendenti (uno influenza<br />
l’altro) ed i membri<br />
che le compongono hanno una<br />
ideologia comune, una serie di<br />
credenze, di norme, di valori<br />
che regolano la loro condotta,<br />
in vista di compiti comuni che<br />
sono peculiari a quel gruppo,<br />
tali da renderli distinti da altri<br />
gruppi - includevano nel passato<br />
il ruolo e la funzione di<br />
un partito politico, oggi nel<br />
panorama odierno chi rappresenta<br />
meglio questo bisogno di<br />
affiliazione, identificazione?<br />
Alle nuove generazioni, che si<br />
affacciano in questo caotico<br />
mondo iper frazionato, dove<br />
agli individui non viene più<br />
concesso di sentirsi “classe”,<br />
“massa lavoratrice o precaria”<br />
ma vengono indotti a percepirsi<br />
come “consumatori” o<br />
opinionisti, quando viene<br />
richiesto un parere sulla scelta<br />
di un candidato premier<br />
o segretario, che non hanno<br />
fatto l’esperienza di grandi<br />
organizzazioni sociali, le<br />
prospettive e i contenitori atti<br />
all’identificazione sociale,<br />
utile alla crescita collettiva,<br />
democratica e civile, si assottigliano<br />
pericolosamente.<br />
Eppure la tendenza a costituire<br />
gruppi, a sentirsene parte, è<br />
spontanea e imprescindibile.<br />
L’identità sociale si fonda su<br />
tre processi tra loro collegati<br />
che nascono nel gruppo:<br />
la categorizzazione<br />
(costruzione di categorie discriminanti<br />
che massimizzano<br />
le somiglianze tra i soggetti<br />
all’interno della categoria, e<br />
massimizzando le differenze<br />
con le categorie contrapposte),<br />
l’identificazione (le appartenenze<br />
ai gruppi forniscono la<br />
base psicologica per la costruzione<br />
della propria identità<br />
sociale), il confronto sociale<br />
(con condotte marcatamente<br />
segnate da atteggiamenti a<br />
favore del proprio gruppo di<br />
appartenenza). Questi meccanismi<br />
sono spontanei e sono<br />
rintracciabili in qualunque<br />
comportamento gruppale (dalla<br />
tifoseria di calcio al circolo<br />
musicale).<br />
Infatti uno degli aspetti che<br />
caratterizza maggiormente la<br />
situazione giovanile (ma, ahinoi,<br />
non solo) è, senza dubbio,<br />
costituito dall’esposizione alle<br />
conseguenze di un massiccio<br />
incremento della complessità<br />
sociale, da una miriade di<br />
sollecitazioni e stimoli, in assenza<br />
di riti e percorsi capaci<br />
di dare ordine all’esistenza e<br />
di contenere in modo rassicurante<br />
l’espansione illimitata<br />
dei desideri “provocati”, soffocando,<br />
travestendo o deviando<br />
quelli “reali”.<br />
Sembra che la cultura occidentale<br />
sia incapace di adempiere<br />
al suo scopo: fornire reti di significati<br />
capaci di modellare<br />
la maniera con cui le persone<br />
vedono il mondo, trovano al<br />
suo interno la propria collocazione<br />
ed agiscono, sia in modo<br />
individuale che collettivo.<br />
A ben guardare i “marchi”<br />
(per usare un termine caro<br />
al “mercato”), ovvero i soggetti<br />
che parrebbero aver<br />
attraversato indenni questa<br />
trasformazione sociale e politica<br />
della nostra società sono<br />
davvero molto pochi. Uno di<br />
questi, per chi condivide un<br />
certo tipo di valori, come l’antifascismo,<br />
la necessità della<br />
valorizzazione della Costituzione,<br />
la laicità, la vigilanza<br />
costante dell’applicazione dei<br />
principi democratici, è proprio<br />
L’<strong>ANPI</strong>.<br />
Ecco allora che l’<strong>ANPI</strong> fornisce,<br />
del tutto inaspettatamente,<br />
un ruolo suppletivo se non addirittura<br />
sostitutivo di identità<br />
sociale, la cui ricerca di soddisfazione<br />
è messa in difficoltà<br />
nel panorama sociale e politico<br />
attuale a cogliere riferimenti<br />
e sistemi valoriali comprensibili,<br />
concreti, facilmente<br />
distinguibili e soprattutto non<br />
scambiabili.<br />
È un ruolo importante che<br />
deve trovare nell’alveo della<br />
maggiore acculturazione e<br />
comprensione dei processi<br />
sociali e storici, che abbiamo<br />
e stiamo attraversando, il suo<br />
percorso naturale.<br />
L’afflusso di nuove risorse<br />
soggettive, appunto i giovani,<br />
e di nuove storie di ordinaria<br />
ma irriconosciuta comunanza<br />
sociale, coese sotto l’insegna<br />
culturale della Liberazione<br />
non può che accrescere lo<br />
scambio e il livello non solo<br />
dell’Associazione ma della<br />
Società intera.<br />
NON DIMENTICHIAMO LE VITTIME DI CEFALONIA<br />
di: Ferro Giovanni<br />
Il 27 febbraio di quest’anno,<br />
dopo lunga e sofferta malattia,<br />
è mancato all’affetto dei suoi<br />
cari Genta Ercole, classe 1921,<br />
persona molto conosciuta ed<br />
apprezzata soprattutto tra le<br />
maestranze della Scarpa &<br />
Magnano dove ha lavorato per<br />
molti anni.<br />
Pochi però conoscono alcuni<br />
aspetti della sua vita risalenti<br />
al periodo della 2° Guerra<br />
Mondiale quando, arruolato<br />
nella Marina Militare, ricevette<br />
ben 2 encomi solenni.<br />
Uno di questi gli fu assegnato<br />
in seguito ad un fatto di<br />
guerra accaduto nel luglio<br />
del 1942 quando, nelle acque<br />
della Grecia, la nave, “VettorPisani”,<br />
fu attaccata da<br />
bombardieri e aerosiluranti .<br />
Pur colpita, riuscirono a farla<br />
arenare nell’avamporto di Argostolie<br />
nella battaglia che ne<br />
seguì furono abbattuti ben 6<br />
aerei nemici.<br />
Proprio per aver partecipato<br />
a questa battaglia Ercole ricevette<br />
il suo primo encomio<br />
solenne con la seguente motivazione:<br />
”Imbarcato di scorta<br />
a convoglio attaccato da aerosiluranti<br />
e bombardieri nemici,<br />
contribuiva effi cacemente con<br />
le armi di bordo all’abbattimento<br />
di 2 aerei e si prodigava<br />
con elevato cameratismo nelle<br />
operazioni di salvataggio di<br />
numerosi naufraghi.”<br />
L’altro encomio riguarda invece<br />
la sua lunga e gloriosa<br />
permanenza nella Marina<br />
Militare e recita testualmente:<br />
“imbarcato su motosilurante<br />
partecipante a numerose<br />
missioni speciali di guerra in<br />
acque strettamente sorvegliate<br />
dal nemico, dimostrando in<br />
ogni circostanza alto sentimento<br />
del dovere, serenità e<br />
sprezzo del pericolo.”<br />
Con le stesse motivazioni<br />
ricevette anche due Croci al<br />
Merito di Guerra, una per il<br />
’43 e l’altra per il terzo ciclo.<br />
Buona parte del suo servizio<br />
militare si svolse in Grecia<br />
e precisamente nell’isola di<br />
Cefalonia a presidio del porto<br />
e a controllo del movimento<br />
navale.<br />
Fu lì che la sera dell’8<br />
settembre 1943, tramite radio-comunicato,<br />
Ercole e i<br />
suoi compagni appresero la<br />
notizia dell’armistizio italoanglo-americano.<br />
La notizia si sparse in un battibaleno<br />
per tutta l’isola dando<br />
luogo a grandi manifestazioni<br />
di gioia, sia tra le truppe italiane<br />
che tra quelle tedesche, ma<br />
soprattutto tra la popolazione<br />
civile.<br />
Tutti infatti avevano pensato<br />
che l’armistizio significasse<br />
senz’altro la pace.<br />
In breve tempo i militari Italiani<br />
e Tedeschi avrebbero potuto<br />
essere rimpatriati e ritornare<br />
alle proprie famiglie, mentre<br />
per i Greci ciò significava la<br />
sconfitta dell’invasore, la liberazione<br />
della loro patria e il<br />
ritorno alla libertà.<br />
Invece, come tutti sanno, le<br />
Gattatico (Reggio Emilia) alla Casa Museo dei Fratelli Cervi secondo ciclo della guerra ‘40-<br />
segue a pag. 8
8 N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />
Cefalonia… segue da pag. 7<br />
prime notizie erano state tragicamente<br />
fraintese in quanto,<br />
con l’armistizio, i reparti<br />
militari italiani erano tenuti<br />
a cessare ogni ostilità contro<br />
le truppe anglo-americane,<br />
ma avrebbero dovuto invece<br />
rispondere contro chiunque<br />
prendesse iniziative belliche<br />
contro di loro, e cioè in pratica<br />
contro i Tedeschi che erano di<br />
stanza sull’isola assieme a loro<br />
ma che non avevano firmato<br />
nessun armistizio, quegli stessi<br />
Tedeschi alleati fino al giorno<br />
prima e ora improvvisamente<br />
e inopinatamente trasformati<br />
in nemici.<br />
Quella sera Ercole fu testimone<br />
di quella strana euforia … e<br />
del suo brusco risveglio.<br />
Udì numerosi colpi di moschetto<br />
e di pistola sparati in aria in<br />
segno di gioia, vide militari<br />
italiani fraternizzare e cantare<br />
con quelli tedeschi, vide i civili<br />
greci abbracciarsi nelle strade<br />
mentre le campane delle chiese<br />
suonavano a distesa.... ma già a<br />
tarda notte numerose pattuglie<br />
di soldati armati, sia italiani<br />
che tedeschi, perlustravano le<br />
strade riportando in breve tempo<br />
tutto alla “normalità”.<br />
Il giorno seguente il Generale<br />
Antonio Gaudin, comandante<br />
militare dell’isola di Cefalonia<br />
e della Divisione Acqui, attese<br />
invano ulteriori notizie, ordini<br />
precisi sul comportamento da<br />
tenere.<br />
Da varie stazioni radio<br />
giungeva invece la voce dell’ammiragliato<br />
britannico che<br />
invitava la nostra marina a<br />
mettersi subito in salvo raggiungendo<br />
immediatamente i<br />
porti dell’Egitto, della Libia o<br />
della Sicilia.<br />
Il comandante del reparto di<br />
cui faceva parte Ercole radunò<br />
i suoi uomini e spiegò loro<br />
quale era la situazione e cosa<br />
sarebbe potuto succedere nei<br />
giorni seguenti. Praticamente li<br />
consigliò di abbandonare l’isola<br />
approfittando dell’appello<br />
dell’ammiragliato britannico.<br />
Quella stessa notte Ercole e numerosi<br />
altri compagni, a bordo<br />
di alcuni MAS e col favore del<br />
buio, abbandonarono l’isola<br />
per destinazione ignota.<br />
Durante il viaggio, nella prime<br />
ore dell’alba, incrociarono una<br />
nave tedesca. Presi alla sprovvista<br />
pensarono che cambiando<br />
rotta li avrebbero insospettiti<br />
spingendoli a reagire. Decisero<br />
quindi di sfidare la sorte<br />
passando a fianco della nave<br />
tutti sul ponte, irrigiditi in un<br />
perfetto saluto militare.<br />
Quel comportamento probabilmente<br />
colse di sorpresa i<br />
marinai tedeschi che in un<br />
primo momento non reagirono,<br />
ma quando ormai il MAS<br />
si stava allontanando esplosero<br />
alcuni colpi contro di loro che<br />
per fortuna andarono a vuoto.<br />
Non ricordo in quale porto<br />
greco attraccassero alla fine<br />
della loro personale odissea.<br />
So solo che dopo varie peripezie<br />
Ercole riuscì a rientrare<br />
in Italia e a raggiungere la sua<br />
famiglia portando con sé una<br />
lattina di olio da cui non si separava<br />
mai.<br />
Ricordo bene invece i sentimenti<br />
di devozione che<br />
manifestava verso il suo comandante<br />
quando raccontava<br />
questo episodio.<br />
Da uomo esperto qual era aveva<br />
intuito quello che stava per<br />
succedere e aveva dato loro un<br />
consiglio paterno.<br />
Considerando i suoi soldati<br />
come figli, da persona che ha<br />
sulle spalle la responsabilità di<br />
molte vite, diede loro la possibilità<br />
di salvarsi, pur restando,<br />
lui, al suo posto, a morire in<br />
nome della sua patria.<br />
Come tutti sappiamo, infatti,<br />
(anche se per molto tempo ciò<br />
ci fu tenuto nascosto), la guarnigione<br />
di Cefalonia rifiutò di<br />
arrendersi e fu massacrata dai<br />
Tedeschi, furiosi per il nostro<br />
(ai loro occhi) “tradimento”.<br />
Da quel giorno non vi fu mattino<br />
che al suo risveglio Ercole<br />
non rivolgesse un pensiero riconoscente<br />
al suo comandante,<br />
che era rimasto sull’isola ed<br />
era stato fucilato assieme agli<br />
altri ufficiali.<br />
Certamente, (lo si capiva da<br />
come raccontava questo episodio),<br />
era contento di essersi<br />
salvato ma il ricordo di tutti<br />
quegli italiani massacrati a<br />
Cefalonia lo turbava.<br />
Avrebbe voluto che il loro<br />
sacrificio non venisse dimenticato<br />
ma che avesse anzi una<br />
risonanza ben maggiore e che,<br />
come per altre categorie di<br />
combattenti, vi fosse un riconoscimento<br />
specifico, sia per<br />
i pochi che riuscirono a salvarsi,<br />
ma anche, e soprattutto,<br />
per quelli che in circostanze<br />
così difficili si comportarono<br />
da eroi.<br />
Finalmente qualcosa è stato<br />
fatto nel 2001, quando, il<br />
1° marzo, l’allora Presidente<br />
della Repubblica Italiana<br />
Carlo Azeglio Ciampi ha visitato<br />
Cefalonia pronunciando<br />
un importante discorso che<br />
sottolineava come la “scelta<br />
consapevole” della Divisione<br />
Acquifosse da considerarsi<br />
come “il primo atto della Resistenza,<br />
di un’Italia libera dal<br />
fascismo”.<br />
Nel 2005 Rai Uno ha trasmesso<br />
una serie televisiva<br />
sull’eccidio intitolata Cefalonia,<br />
con la regia di Riccardo<br />
Milani e la colonna sonora di<br />
Ennio Morricone.<br />
Infine il 25 aprile 2007 l’attuale<br />
Presidente della Repubblica<br />
Italiana Giorgio Napolitano,<br />
dicendo di “ispirarsi al suo<br />
predecessore” Ciampi, ha<br />
voluto festeggiare il 62° anniversario<br />
della Liberazione<br />
anche a Cefalonia: si è trat-<br />
Pietra Ligure 25 Aprile <strong>2010</strong>. Celebrazione della Liberazione.<br />
tato, oltre che di un omaggio<br />
dal notevole valore simbolico,<br />
anche della prima volta in assoluto<br />
che la ricorrenza del 25<br />
aprile è stata festeggiata da un<br />
Presidente della Repubblica in<br />
carica al di fuori dei confini<br />
nazionali.<br />
Tutto sommato penso che a<br />
Ercole ciò abbia fatto piacere<br />
anche se ci sono voluti più di<br />
50 perché l’eroico sacrificio<br />
dei suoi compagni fosse riconosciuto.<br />
Ed è significativo e sintomatico<br />
del grande senso dell’onore<br />
e della generosità e modestia<br />
di Ercole il fatto che ricordasse<br />
soprattutto un evento<br />
che lo aveva visto “salvato”<br />
dall’eroismo altrui, invece di<br />
quelli in cui lui si era distinto<br />
per il suo coraggio e per<br />
il suo altruismo nel salvare<br />
i compagni come i due Encomi<br />
Solenni e le due Croci<br />
al Merito di Guerra sono lì a<br />
ricordarci.<br />
Ma Ercole Genta era un uomo<br />
d’altri tempi.<br />
Tempi più poveri ma più felici<br />
perché più morali e civili,<br />
tempi in cui il bene si fa ma<br />
non si dice, mentre i debiti di<br />
riconoscenza durano in eterno.<br />
Speriamo che il suo esempio<br />
duri a lungo nella memoria<br />
di chi ha avuto la fortuna di<br />
conoscerlo e che sia ancora<br />
di ispirazione e di stimolo per<br />
molti.<br />
A.N.E.D. ASSOCIAZIONE NAZIONALE EX DEPORTATI Sezione di Imperia e <strong>Savona</strong><br />
Dal 06 al 10 maggio si è svolto<br />
il tradizionale viaggio studio ai<br />
campi di sterminio nazisti di<br />
Dachau, Gusen e Mauthausen<br />
organizzato dall’Associazione<br />
A.N.E.D.sezione di <strong>Savona</strong> Imperia<br />
con la partecipazione di<br />
38 studenti, selezionati in base<br />
ad un concorso che ha coinvolto<br />
le scuole delle due province,<br />
sul tema della deportazione.<br />
La scelta degli elaborati è stata<br />
difficile e sofferta per l’elevato<br />
numero di partecipanti e per la<br />
qualità, mettendo in evidenza<br />
l’interesse che l’argomento ha<br />
suscitato nei giovani. La presidente<br />
Maria Bolla Cesarini ha<br />
espresso la volontà di premiare<br />
gli esclusi con il viaggio al<br />
campo di Natzweiler-Struthof<br />
che si effettuerà nel prossimo<br />
mese di ottobre che prevede<br />
anche una tappa a Strasburgo<br />
per una visita al Parlamento<br />
Europeo.<br />
Ringraziamo sentitamente tutti<br />
coloro (Enti locali, Fondazioni,<br />
insegnanti, volontari) che contribuiscono<br />
alla realizzazione<br />
di queste e altre iniziative volte<br />
alla divulgazione della nostra<br />
storia recente. Auspichiamo<br />
che non finiscano nell’oblio,<br />
come vorrebbero alcuni esponenti<br />
del negazionismo, le<br />
immagini toccanti e il racconto<br />
di questa grande tragedia che<br />
ha colpito così ferocemente<br />
uomini, donne e bambini: una<br />
testimonianza che ha avuto un<br />
grande impatto sulle coscienze<br />
delle nuove generazioni.<br />
Riportiamo qui di seguito<br />
stralci di alcune delle numerose<br />
impressioni espresse dagli<br />
studenti dei vari istituti e che<br />
per motivi di spazio non possono<br />
essere citate ma non per<br />
questo meno importanti.<br />
L’esperienza di questi cinque<br />
giorni è stata molto positiva<br />
e costruttiva. Visitando questi<br />
luoghi ho pensato a quei muri<br />
di cemento, a quelle stanze<br />
che hanno visto compiersi tutte<br />
quelle atrocità e che in quel<br />
momento stavano osservando<br />
anche me, visitatore. All’interno<br />
della baracca dormitorio di<br />
Dachau, ho ammirato da una<br />
finestra il paesaggio circostante<br />
e il mio pensiero è andato<br />
ai prigionieri che guardavano<br />
quello stesso paesaggio ma<br />
con il desiderio della libertà e<br />
di riacquistare la propria identità.<br />
Giunto a Mauthausen non<br />
riuscivo a capacitarmi come<br />
un luogo geograficamente così<br />
splendido abbia potuto essere<br />
teatro della bestialità dell’uomo.<br />
Ho trovato interessanti i<br />
musei e le testimonianze video<br />
delle sofferenze subite rese<br />
degli ex deportati. Alla manifestazione<br />
di domenica mattina a<br />
Mauthausen sono rimasto colpito<br />
da alcuni ex deportati che<br />
indossando le loro casacche<br />
a righe riuscivano a ritornare<br />
in quei luoghi: penso che<br />
siano degni di lode per la loro<br />
forza. Ammiro anche tutti gli<br />
altri ex prigionieri che scavano<br />
continuamente nel loro<br />
doloroso passato per lasciarci<br />
una memoria, un’eredità di<br />
cui abbiamo bisogno per non<br />
dimenticare mai.<br />
(Alessandro Sannino)<br />
Un’esperienza unica, che<br />
toglie il fiato. Ci sono sensazioni<br />
che non si possono<br />
spiegare, questo è quello che<br />
si prova entrando in un campo<br />
di sterminio come quello di<br />
Mauthausen. Si cerca di immaginare<br />
quello che possono aver<br />
provato i prigionieri e si viene<br />
assaliti da una sottile angoscia<br />
che colpisce il cuore. Tutto è<br />
come allora, le stesse stanze,<br />
gli stessi tubi, gli stessi forni.<br />
Un luogo bellissimo, immerso<br />
nel verde con un paesaggio<br />
invidiabile, ma sovrastato da<br />
un’aria tetra e angosciante.<br />
Ogni parte del campo evoca<br />
una sensazione diversa a noi<br />
semplici visitatori: terrore,<br />
ansia, claustrofobia, non oso<br />
immaginare cosa potevano<br />
provare i prigionieri. Un’esperienza<br />
unica e indimenticabile<br />
che segna ogni persona di fronte<br />
alla quale non si può restare<br />
indifferenti.<br />
(Eugenia Dottino)<br />
(n.d.r. ci scusiamo con<br />
l’ANED e con gli studenti ma<br />
per ragioni di spazio possiamo<br />
pubblicare solo due degli interventi<br />
inviatici, impegnandoci a<br />
pubblicare gli altri nel prossimo<br />
numero).
N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />
LE PORTE LIGURI<br />
DELL’UNIVERSO<br />
CONCENTRAZIONARIO<br />
Con il contributo delle Sezioni<br />
dell’<strong>ANPI</strong> di Cairo<br />
Montenotte, delle Albissole<br />
e di Stella è stato pubblicato<br />
il primo libro che analizza il<br />
sistema concentrazionario<br />
prendendo in considerazione<br />
un territorio omogeneo,<br />
la regione Liguria.<br />
La ricerca d’archivio e di<br />
memoria individua due<br />
diversi sistemi: quello monarchico<br />
fascista che in<br />
Liguria venne utilizzato per<br />
perseguitare la minoranza<br />
italoslovena presente sul<br />
confine orientale e quello<br />
nazifascista finalizzato allo<br />
sterminio del popolo ebraico,<br />
alla repressione della<br />
Resistenzaed alla deportazione<br />
di “materiale umano”<br />
da utilizzare nel sistema<br />
produttivo tedesco. L’autunno<br />
del ‘43 divide i due<br />
sistemi criminali; il campo<br />
di Cairo appartiene al primo<br />
(‘41-’43) mentre quelli di<br />
Bergeggi, Celle, Vallecrosia<br />
e Coreglia (Chiavari) erano<br />
attivi nel secondo periodo.<br />
Il merito principale di questo<br />
testo è quello d’aver<br />
ridato vita ad una parte della<br />
storia sino ad ora “censurata”.<br />
Il libro “Campi di<br />
concentramento in Liguria”<br />
è importante perché ricorda<br />
le vicende dei deportati<br />
ma anche quelle di coloro<br />
i quali subirono identico<br />
trattamento per esser poi<br />
liberati in quanto giudicati<br />
inutilizzabili dal circuito<br />
concentrazionario.<br />
La verità storica riportata<br />
nel testo si oppone<br />
indirettamente alla propaganda<br />
che approfitta della<br />
giornata del Ricordo per trasformare<br />
la ricorrenza nel<br />
riconoscimento di coloro<br />
che combatterono a fianco<br />
dei nazisti. I mille deportati<br />
italosloveni partiti dal<br />
campo di Cairo per quello<br />
di Muthausen si rivoltano<br />
nella tomba assistendo alla<br />
premiazione dei fascisti che<br />
operarono in Friuli.<br />
Tutti dovremmo rammentare<br />
il gran numero di vittime<br />
causate dall’aggressione nazifascista<br />
alla Jugoslavia in<br />
applicazione del principio<br />
proclamato dal Generale<br />
Mario Roatta: “non dente<br />
per dente ma piuttosto testa<br />
per dente”.<br />
Oggi si vorrebbe scordare<br />
che il tacer sulle foibe<br />
era dovuto all’impossibile<br />
paragone tra crimini perpetrati<br />
dall’esercito fascista<br />
ed i singoli comportamenti<br />
riconducibili a reazioni individuali.<br />
Lo stesso Maresciallo Tito<br />
intervenne per raccomandare<br />
la correttezza ai suoi<br />
uomini ma come avvenne<br />
in altre zone, tra la fuga dei<br />
nazifascisti ed il ripristino<br />
della normalità, l’impulsività<br />
individuale creò episodi<br />
rimarchevoli. Nettamente<br />
diversa è la responsabilità<br />
del governo italiano del<br />
dopoguerra che volle, con i<br />
suoi silenzi, salvare i criminali<br />
appartenuti al proprio<br />
esercito che avrebbero dovuto<br />
essere processati per<br />
le stragi compiute sulla popolazione<br />
civile.<br />
Se inizialmente i propositi<br />
della legge sulla giornata<br />
del Ricordo erano quelli<br />
di riconoscere il sacrificio<br />
delle persone tumulate nelle<br />
foibe oggi possiamo osservare<br />
come la ricorrenza sia<br />
trasformata in occasione<br />
per far riemergere l’ideologia<br />
fascista. Questo non<br />
succede nelle rievocazioni<br />
locali in cui gli esuli ed i loro<br />
discendenti s’incontrano<br />
per celebrare la ricorrenza,<br />
ma a livello centrale e nelle<br />
zone d’interesse strategico<br />
come in Friuli. Qui la legge<br />
viene applicata per liberare<br />
dalla vergogna gli italiani<br />
che hanno collaborato con<br />
l’esercito nazista, concedendo<br />
loro la medaglia<br />
d’onore “La Repubblica italiana<br />
ricorda”. La gravità<br />
dell’azione è tale da costringere<br />
gli estensori delle liste<br />
dei premiati a nasconderle<br />
per evitare similitudini con<br />
il passato regime. Una ricerca<br />
svolta dalla sezione<br />
storica della Biblioteca Nazionale<br />
Slovena di Trieste<br />
ha permesso di scoprire i<br />
nomi di 100 tra i premiati:<br />
molti di loro si sono macchiati<br />
di azioni repressive<br />
contro Partigiani e popolazione<br />
civile Slovena.<br />
Chiaro come la legge venga<br />
utilizzata per riconoscer<br />
meriti ai fascisti del tempo,<br />
una legge contraria ai<br />
principi della Repubblica in<br />
specialemodo perché gli italiani<br />
arruolatisi nelle milizie<br />
o nelle esse esse dopo il ‘43<br />
erano tutti volontari.<br />
In linea con quanto sopra<br />
il governo di destra ha approvato<br />
il 19 febbraio <strong>2010</strong><br />
una risoluzione che intende<br />
vietare la parola agli storici<br />
indipendenti. Il provvedimento<br />
è motivato dal fatto<br />
che si “arriva addirittura a<br />
colpevolizzare gli italiani”<br />
per i fatti scaturiti dalla<br />
seconda guerra mondiale<br />
sul confine italo-iugoslavo.<br />
Alla seconda Festa nazionale dell’<strong>ANPI</strong> ad Ancona<br />
Una ragione chiaramente<br />
nazionalista. Con il provvedimento<br />
si pretende di<br />
vietare riferimenti alle<br />
carneficine effettuate<br />
dall’esercito fascista, alla<br />
decennale persecuzione<br />
della minoranza slovena per<br />
isolare il fenomeno delle<br />
foibe dal contesto storico e<br />
dalle equivalenti responsabilità.<br />
Si è giunti ad infamare<br />
gli storici non governativi<br />
con il termine “negazionista”<br />
equiparandoli a chi<br />
pretende di ignorare l’olocausto.<br />
Nella risoluzione odierna<br />
ogni azione viene attribuita<br />
esclusivamente alle “bande<br />
comuniste”.<br />
Inizialmente il provvedimento<br />
voleva istituire una<br />
corporazione di storici<br />
9<br />
nelle mani del Ministero<br />
dell’Istruzione ma l’opposizione<br />
è riuscita a impedirne<br />
l’ufficializzazione in cambio<br />
dell’approvazione all’unanimità<br />
del provvedimento<br />
(sic).<br />
Circolo Brandale<br />
<strong>Savona</strong><br />
brandale@tiscalinet.it<br />
RICORDI PARTIGIANI<br />
di: Sergio Leti*<br />
parte. Vorrei ricordare don<br />
Emilio Effler, Parroco a Bardineto,<br />
nell’alta Val Bormida,<br />
Ci sono momenti in cui il<br />
pensiero ti porta indietro nel che in occasione di quei giorni<br />
difficili disse durante un’<br />
tempo, e un passato lontano<br />
torna alla mente quasi volesse omelia, ricordando quei sette<br />
ricordarti le difficoltà che hai ragazzi caduti “….. hanno pagato<br />
con la vita un loro ideale<br />
dovuto superare. Ricordi di<br />
guerra, con tutte le sue rovine, di pace”.<br />
le sue tragiche conseguenze Queste parole ci furono riportate<br />
frammentariamente da<br />
di cui l’umanità intera è stata<br />
vittima e anche responsabile. alcuni abitanti del Paese.<br />
Quel lontano Novembre 1944 Non avevo mai avuto occasione<br />
di parlare con quel<br />
per la Resistenza italiana fu<br />
uno dei momenti più difficili,<br />
e non fu il solo: un grande trai e al mio saluto rispose con<br />
sacerdote, una volta lo incon-<br />
rastrellamento che voleva distruggere<br />
le forze partigiane vidi dall’altro lato della stra-<br />
un sorriso; altre due volte lo<br />
era stato organizzato dai nazifascisti.<br />
saluto fu un cenno del capo.<br />
da ed entrambe le volte il suo<br />
Facevo parte del Distaccamento<br />
“Ines Negri” della 3^ tuglia ricevettero lo stesso<br />
Anche altri partigiani di pat-<br />
Brigata Garibaldina “Libero saluto.<br />
Briganti”, Distaccamento Durante i funerali, accompagnando<br />
le salme al cimitero,<br />
che subì l’attacco più consistente.<br />
Dopo due giorni di don Effler non mancava mai<br />
combattimento, il primo per di benedire quelle povere<br />
noi vittorioso poiché avevamo<br />
respinto l’attacco, fummo le croci dei nostri partigiani<br />
croci di legno senza nome:<br />
presi alle spalle e costretti a caduti.<br />
ritirarci. Ormai con poche Quelle parole dette in chiesa,<br />
quel gesto di omaggio e<br />
munizioni, senza mangiare,<br />
giù di morale, avevamo perso di riconoscenza fatto al cimitero,<br />
per noi erano di grande<br />
sette partigiani, cari ragazzi<br />
che come noi credevano in un conforto. Così come lo era il<br />
domani migliore.<br />
saluto degli abitanti del paese<br />
Vorrei ricordare un episodio che incontravano andando a<br />
che non fa la storia, ma ne fa prendere posizione nei crocevia<br />
o nei posti di osservazione.<br />
Un sorriso o un rapido gesto<br />
della testa, erano per noi un<br />
incoraggiamento, sembrava<br />
volessero dirci “coraggio ragazzi<br />
siamo con voi”.<br />
Quando nel 1946 don Effler<br />
morì ci sentimmo in dovere,<br />
anche se ormai ex partigiani,<br />
di partecipare al suo funerale.<br />
Durante quel momento di<br />
omaggio uno dei nostri mi<br />
disse perché non dicevo due<br />
parole. Rimasi sorpreso e non<br />
seppi dire nulla.<br />
Ho voluto ricordare a distanza<br />
di anni don Emilio Effler che<br />
materialmente non ci aveva<br />
dato nulla - e come avrebbe<br />
potuto, viveva nella più<br />
assoluta povertà! – ma moralmente<br />
con le sue parole, il<br />
suo omaggio e la benedizione<br />
impartita ai nostri compagni<br />
caduti ci aveva veramente dato<br />
molto.<br />
Perché durante quella dura<br />
lotta anche un saluto, un<br />
sorriso amico erano davvero<br />
importanti, non erano affatto<br />
cosa da poco.<br />
*Partigiano “Gin” - Commissario<br />
del Distaccamento<br />
“Ines Negri” della Terza Brigata<br />
Garibaldi.<br />
Insignito di Medaglia d’argento<br />
al valor militare.
10 N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />
ITALIANI,<br />
di COSTITUZIONE<br />
Dalla 2^ Festa Nazionale dell’<br />
<strong>ANPI</strong>, prendiamo in prestito<br />
due espressioni: “Italiani, di<br />
Costituzione” e “La Costituzione<br />
non è un optional: il<br />
dovere dell’insegnamento”<br />
per ribadire la nostra attenzione<br />
nei confronti della Carta<br />
Costituzionale e, nel contempo,<br />
fornire notizie ai lettori<br />
circa l’iniziativa promossa dal<br />
Comitato Provinciale.<br />
Il bando promosso dall’<strong>ANPI</strong><br />
di <strong>Savona</strong> “Adotta un articolo<br />
della Costituzione per<br />
conoscerla e praticarla”, le<br />
cui motivazioni e modalità di<br />
adesione sono ampiamente<br />
riportate nel n° 2 /<strong>2010</strong> del<br />
giornale “ I RESISTENTI”<br />
e sul nostro sito web, sta<br />
ottenendo consensi da Associazioni,<br />
Partiti, Istituzioni,<br />
Sindacati, Società sportive,<br />
Scuole e singoli Cittadini,<br />
a dimostrazione che non si<br />
tratta di una improvvisazione;<br />
il nostro impegno arriva<br />
da lontano. Basti pensare<br />
alle attività degli ultimi tempi:<br />
dall’appello a sostegno e<br />
difesa della Costituzione che<br />
ha raccolto circa un migliaio<br />
di firme, alla manifestazione<br />
del 6 Febbraio al Teatro<br />
Chiabrera; dagli interventi<br />
dei rappresentanti dell’<strong>ANPI</strong><br />
alle celebrazioni del 25 Aprile<br />
e del 2 Giugno alla partecipazione<br />
alle manifestazioni per<br />
salvaguardare i diritti sanciti<br />
dalla Carta Costituzionale.<br />
L’iniziativa ha suscitato un interesse<br />
considerato il momento<br />
politico superiore alle nostre<br />
aspettative; molte adesione<br />
sono ancora in via di definizione<br />
, pertanto la segreteria<br />
organizzativa ha accolto la<br />
richiesta di prorogare il termine<br />
di adozione dell’articolo<br />
al 30 ottobre (termine fissato<br />
in precedenza esclusivamente<br />
per le Scuole).<br />
Alla scadenza del termine del<br />
“ bando”, la segreteria avrà<br />
cura di fissare un incontro tra<br />
tutti coloro che avranno aderito.<br />
Anticipiamo che oltre alle<br />
iniziative sviluppate dalle<br />
Organizzazioni e dai Singoli,<br />
l’<strong>ANPI</strong> promuoverà una<br />
manifestazione conclusiva al<br />
Teatro Chiabrera di <strong>Savona</strong><br />
entro aprile 2011<br />
Riportiamo a lato una tabella<br />
sullo stato attuale delle adesioni,<br />
visibili sul sito www.<br />
anpisavona.it<br />
A.N.P.I. ASSOCIAZIONE<br />
NAZIONALE<br />
PARTIGIANI D’ITALIA<br />
Comitato Nazionale<br />
Il Ddl sulle intercettazioni, approvato al Senato, è un provvedimento<br />
assolutamente inaccettabile, perché in profondo<br />
contrasto con la Costituzione della Repubblica.<br />
L’<strong>ANPI</strong> denuncia con forza l’atteggiamento del Governo<br />
che mentre da una parte proclama la volontà di perseguire la<br />
corruzione attribuendosi oltretutto meriti – che sono invece<br />
tutti della magistratura e delle forze dell’ordine – nella lotta<br />
alla criminalità organizzata, dall’altra priva gli operatori della<br />
giustizia di indispensabili mezzi di indagine, ponendo, allo<br />
stesso tempo, inedite e assurde limitazioni al diritto-dovere<br />
della stampa di fare libera informazione e del cittadino<br />
di riceverla come espressamente sancito dall’art. 21 della<br />
Costituzione:<br />
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio<br />
pensiero con la parola lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.<br />
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni<br />
o censure”.<br />
L’<strong>ANPI</strong> rivolge inoltre un appello per una mobilitazione<br />
unitaria e civile a tutte le coscienze democratiche, ai partiti,<br />
alle forze sindacali, agli studenti, all’associazionismo per<br />
lanciare un no forte, responsabile, massiccio a chi intende<br />
cancellare la democrazia dal Paese.<br />
Roma, 11 Giugno <strong>2010</strong>.<br />
Il Presidente nazionale, Raimondo Ricci<br />
La firma della Carta Costituzionale da parte del Presidente De Nicola<br />
COSTITUZIONE<br />
PRINCIPI FONDAMENTALI artt. 1… 12<br />
Parte I<br />
Diritti e doveri del cittadino<br />
Tit. I - RAPPORTI CIVILI<br />
Tit. II - RAPP. ETICO-SOCIALI<br />
Tit. III - RAPP. ECONOMICI<br />
Tit. IV - RAPP. POLITICI<br />
Parte II<br />
Ordinamento della Repubblica<br />
Tit. I - IL PARLAMENTO<br />
Tit. II - IL PRES. DELLA REPUBB.<br />
Tit. III - IL GOVERNO<br />
Tit. IV - LA MAGISTRATURA<br />
Tit. IV - REGIONI,PROV., COMUNI<br />
Tit. V - LE GARANZ.COSTITUZIONE<br />
artt. 13… 28<br />
artt. 29… 34<br />
artt. 35… 47<br />
artt. 48… 54<br />
artt. 55… 82<br />
artt. 83… 91<br />
artt. 92… 100<br />
artt 101… 113<br />
artt. 114… 133<br />
artt. 134… 139<br />
ARTICOLI ADOTTATI<br />
Art. 1 - CGIL SV<br />
Art. 3 - Comune Millesimo<br />
Art. 3 - Assoc. “Gli Amici del Mediterraneo” SV<br />
Art. 3 - Gruppo Scout <strong>Savona</strong>3 Agesci<br />
Art. 4 - Amministrazione Provinciale <strong>Savona</strong><br />
Art. 8 - Chiesa Evangelica Metodista-<strong>Savona</strong> (con<br />
riferimento artt. 2-3, 1° comma -19-20-21, 1°<br />
comma)<br />
Art. 8 - Comune Noli.<br />
Art. 9 - Assoc. Culturale Renzo AIOLFI<br />
Art. 9 - Marco Caviglione – Cons. IDV Provincia SV<br />
Art. 9 –Comune Cairo Montenotte<br />
Art. 10 - Assoc. “Gli Amici del Mediterraneo” SV<br />
Art. 11 - Emergency SV<br />
Art. 11 - Donne in nero contro la guerra SV<br />
Art. 11 - Gr. Alpini Cengio Sez. SV “C.M. TRENTAROSSI” M.D.<br />
Art. 11 - Sezione <strong>ANPI</strong> Orco Feglino<br />
Art. 21 - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTÀ Circolo territoriale<br />
Quiliano-Vado Lig.<br />
Art. 21 - Simone Falco<br />
Art. 27 - E.L.FO. Ente Ligure di Formazione Albenga<br />
Art. 32 - IPASVI SV<br />
Art. 32 - Pagine RibelliAngolo culturale del Circolo P.R.C.<br />
Adriano Zunino – Carcare<br />
Art. 32 - Marco Caviglione – Cons. IDV Provincia SV<br />
Art. 32 - Gruppo Cons. “PARTECIPA” Comune Quiliano<br />
Art. 32 - A.S.D. <strong>Savona</strong> Hockey Club<br />
Art. 34 - Gruppo Scuola e Laicità-<strong>Savona</strong> (con riferimento<br />
art.33 ,1°-2°-3°comma)<br />
Art. 34- Comune Quiliano<br />
Art. 35 - CGIL SV<br />
Art. 36 - CGIL SV<br />
Art. 36 - P.R.C. Federazione Prov. <strong>Savona</strong><br />
Art. 37 - CGIL SV<br />
Art. 37 - IAL Carcare Classe 1° Ristorazione<br />
Art. 37 - U.D.I. SV<br />
Art. 38 - CGIL SV<br />
Art. 39 - CGIL SV<br />
Art. 40 - CGIL SV<br />
Art. 41 - Comune Vado Ligure<br />
Art. 49 - Gruppo consiliare di <strong>Savona</strong> “ A sinistra per<br />
<strong>Savona</strong>”<br />
Art. 53- Gruppo Cons. PD Provincia <strong>Savona</strong><br />
Art. 54 - Comune Tovo San Giacomo<br />
Art. 114 - Comune <strong>Savona</strong><br />
Art. 118 - AUSER SV<br />
Art. 138 - Sezione Anpi di Sassello<br />
Disposizioni Transitorie e finali I… XVIII XII - Astengo Francesco e Burzio Giovanni
N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />
Da dove veniamo<br />
e cosa vogliamo<br />
La Campagna nasce dalle proposte<br />
dell’Assemblea Udi di Pesaro di<br />
gennaio <strong>2010</strong>.<br />
Un documento Udi del 2008<br />
dal titolo città libere riprendeva<br />
intuizioni di un precedente documento<br />
che poneva l’accento sulla<br />
parola moratoria in riferimento<br />
alla pubblicità lesiva. Sulla parola<br />
moratoria però molte donne non<br />
si erano riconosciute. Udi fa molta<br />
attenzione alle parole. Da qui la<br />
scelta di soffermarsi sul concetto<br />
di città libere per chiedere ai<br />
Comuni di applicare la Risoluzione<br />
del Parlamento europeo del<br />
3.11.08 sull’impatto del marketing<br />
e della pubblicità sulla parità tra<br />
donne e uomini e che scadrà quest’anno.<br />
La Campagna fa tesoro anche di<br />
ogni esito avuto dall’iniziativa Udi<br />
Staffetta di donne contro la violenza<br />
sulle donne 2008/2009.<br />
La Campagna si pone l’obiettivo<br />
di dare organicità e senso politico<br />
complessivo a molte azioni già<br />
avviate e l’Udi ha deciso di chiamarla<br />
Immagini amiche perché<br />
non vogliamo fermarci alla denuncia<br />
e alla condanna, né puntiamo<br />
alla censura o alla demonizzazione<br />
della pubblicità in quanto tale come<br />
strumento di comunicazione.<br />
Vogliamo una Campagna ampia e<br />
semplice, con poche ma rigorose<br />
regole, come è nella tradizione<br />
dell’Udi. La vogliamo aperta a<br />
tutte le donne, alle commissioni<br />
pari opportunità come alle insegnanti,<br />
alle associazioni femminili<br />
ovunque sul territorio come alle<br />
tante ragazze nelle scuole, alle<br />
casalinghe come alle operaie, alle<br />
imprenditrici come alle tante<br />
donne giovani e meno giovani che<br />
hanno un lavoro precario.<br />
Perché ovunque c’è bisogno di<br />
immagini amiche.<br />
Adesione<br />
Tutte le donne in Italia, italiane e<br />
… e voi imparate e<br />
agite, perche…<br />
di:Mariella Giari*<br />
Deboli raggi di luce dopo la<br />
pioggia insistente su Dakau,<br />
quella mattina del 9 maggio,<br />
accompagnavano le delegazioni<br />
dell’A.N.E.D. di <strong>Savona</strong><br />
e dell’A.N.P.I. di Cairo M.tte<br />
che salivano alla collina di<br />
Mauthausen varcando il vecchio<br />
limen presidiato da teschi<br />
di pietra, moderni testimoni<br />
della passata Crudeltà.<br />
Erano ammutoliti anche i ragazzi,<br />
gli studenti delle scuole<br />
superiori delle province di<br />
<strong>Savona</strong> e Imperia che hanno<br />
vinto il viaggio di istruzione,<br />
premio al concorso A.N.E.D<br />
sulla deportazione nei campi<br />
di sterminio di antifascisii e<br />
resistenti; ascoltavano attenti<br />
le ulteriori notizie dalla prof.<br />
Renata Rusca che li accompagnava.<br />
Pareva regnasse il silenzio<br />
nel lager di Mauthusen, ma<br />
avvicinandoci giungevano<br />
sussurri e canti sommessi in<br />
tutte le lingue: le delegazioni<br />
di tanti Paesi erano là a rileggere<br />
quei nomi, a deporre una<br />
corona, a ricordare quell’immane<br />
Sacrificio con accorate<br />
parole. Anche noi eravamo là,<br />
commossi e orgogliosi, accanto<br />
all’assessore del Comune<br />
di <strong>Savona</strong>, dott.ssa Isabella<br />
Sorgini, alla dott.ssa Rosanna<br />
Cervone e al giovane Simone<br />
Falco, rappresentanti dell’<br />
A.N.E.D, a Irma Dematteis,<br />
presidente dell’A.N.P.I. di<br />
Cairo M.tte.<br />
E più tardi abbiamo percorso<br />
la via principale del Lager<br />
col nodo in gola, mentre intonavamo<br />
all’unisono “Bella<br />
Ciao”, tra le ali di folla di<br />
quanti vengono ogni anno<br />
perché vogliono raccogliere<br />
il testimone e dire non dimenticheremo<br />
e ci impegneremo<br />
perché mai più.<br />
Abbiamo visto sfilare tutti i<br />
labari e prima di lasciare il<br />
Lager i ragazzi hanno voluto<br />
onorare con un ultimo saluto il<br />
monumento al generale russo<br />
e al suo battaglione sacrificatisi<br />
in massa sui fili spinati<br />
per offrire la libertà almeno di<br />
alcuni di loro e per ribellarsi<br />
alla disumanizzazione aberrante<br />
del campo.<br />
Tornati al pullman, pian piano,<br />
abbiamo cominciato a<br />
parlare tra di noi, la normalità<br />
ci ha ripreso, ma certamente,<br />
non Vi dimenticheremo,<br />
vittime innocenti: da quel silenzio<br />
avete urlato alle nostre<br />
coscienze parole di giustizia<br />
e fraternità.<br />
Non era con noi quest’anno la<br />
sig ra Maria Bolla, Presidente<br />
dell’ A.N.E.D di <strong>Savona</strong>e Imperia<br />
a causa dell’incidente<br />
occorsole, ma ci seguiva con<br />
la solita passione tramite frequenti<br />
scambi telefonici. Un<br />
ringraziamento anche alla<br />
prof.ssa Marianne Schuster,<br />
nostra gentile e preziosa interprete.<br />
*Sezione <strong>ANPI</strong> di Cairo Montenotte.<br />
straniere, singole e associazioni,<br />
possono aderire.<br />
Si aderisce solo prendendo contatto<br />
con la Sede nazionale dell’Udi, inviando<br />
mail a udinazionale@gmail.<br />
com. Questo vale anche per singole<br />
donne, Gruppi o Sedi Udi.<br />
Nel caso di associazioni, gruppi,<br />
eccetera occorre indicare una responsabile.<br />
L’adesione si sostanzia nel comunicare<br />
l’iniziativa che si intende<br />
intraprendere.<br />
La Sede nazionale Udi valuterà<br />
caso per caso il contributo<br />
economico da chiedere per ogni<br />
adesione, in collaborazione con<br />
le Garanti nazionali. Si terrà conto<br />
se l’adesione viene da una singola<br />
donna o da gruppi organizzati.<br />
Iniziative<br />
Le iniziative possono essere le<br />
più varie e articolate: vogliamo<br />
seguire lo stesso criterio adottato<br />
per la Staffetta, che ha liberato<br />
la creatività e la passione politica<br />
Di: Irma Dematteis*<br />
Una rappresentanza dell’A.<br />
N.P.I. di Cairo e dell’A.<br />
N.E.D. ha partecipato al viaggio<br />
d’istruzione degli alunni<br />
delle classi 3° dell’Istituto<br />
Comprensivo di Cairo e della<br />
3° A di Cengio dell’Istituto<br />
Comprensivo “Lele Luzzati”<br />
di Millesimo – al campo<br />
di Fossoli e alla casa-museo<br />
della famiglia Cervi per rendere<br />
omaggio con le bandiere<br />
e con la deposizione di una<br />
corona d’alloro ai due luoghi<br />
simbolo della tragedia vissuta<br />
dall’Italia negli anni del 2°<br />
conflitto mondiale: l’ignominia<br />
della deportazione<br />
nazi-fascista – da Fossoli<br />
passarono migliaia di ebrei,<br />
politici e civili diretti ad Auschiwitz,<br />
Bergen Belsen ed<br />
altri lager tristemente noti<br />
da cui la maggior parte non<br />
fece più ritorno – e il riscatto<br />
attraverso la lotta resistenziale<br />
fino all’estremo sacrificio<br />
– i sette fratelli Cervi, attivi<br />
antifascisti già prima del conflitto<br />
e poi partigiani, furono<br />
fucilati per rappresaglia dai<br />
fascisti il 28 dicembre 1943.<br />
Il viaggio ha rappresentato<br />
l’ultima tappa di un percorso<br />
educativo e didattico e la<br />
conclusione del concorso<br />
promosso dall’A.N.E.D. 1 sul<br />
campo d’internamento di<br />
Cairo.<br />
Né il campo di Cairo né quello<br />
di Fossoli furono campi<br />
di sterminio, ma restano la<br />
di molte.<br />
Per esempio, le insegnanti possono<br />
parlare con i loro alunni,<br />
maschi e femmine, e avviare ricerche<br />
per individuare i modelli di<br />
comportamento che agiscono sui<br />
bambini e sulle bambine a partire<br />
dagli stereotipi rintracciabili nei<br />
giochi e nella pubblicità rivolta ai<br />
bambini.<br />
Oppure ancora, sempre le insegnanti<br />
possono sollecitare ragazzi<br />
e ragazze a guardarsi intorno e<br />
a fotografare con i cellulari le<br />
immagini che appaiono ai loro<br />
occhi come lesive della dignità<br />
delle donne e quali invece quelle<br />
amiche.<br />
Per esempio, tutte le donne giovani<br />
e meno giovani, pensiamo a<br />
tante casalinghe che non hanno<br />
collegamenti, possono monitorare,<br />
anche con una vicina di casa,<br />
la televisione o anche i messaggi<br />
che passano in una radio locale,<br />
i cartelloni di un supermercato o<br />
quelli stradali.<br />
Ognuna a partire dalla propria<br />
realtà, esperienza e competenza<br />
in vari settori, può segnalare quello<br />
che colpisce i propri occhi e la sua<br />
sensibilità.<br />
Tutte le azioni da intraprendersi<br />
o già intraprese per avere “città<br />
libere” possono rientrare nella<br />
… il grembo da cui nacque il<br />
mostro è ancora fecondo…<br />
11<br />
Campagna, seguendo le regole di<br />
adesione indicate.<br />
Quaderni bianchi<br />
Pensiamo ad uno strumento agile<br />
per lasciare ad ogni donna o<br />
gruppo la libertà sul come farlo e<br />
su cosa fermare la l’attenzione: il<br />
Quaderno è uno strumento facile,<br />
può essere compilato anche da una<br />
bambina, assistita da una donna<br />
maggiorenne.<br />
Un Quaderno bianco può essere<br />
utilizzato anche come strumento<br />
di verifica su quei Comuni che<br />
hanno deliberato formalmente su<br />
città libere (come da risoluzione<br />
del Parlamento Europeo) per annotare<br />
se sono stati mantenuti gli<br />
impegni presi.<br />
Tutti i Quaderni, ordinati dalla<br />
Sede nazionale dell’Udi, saranno<br />
il materiale concreto che porteremo<br />
al Parlamento europeo il 25<br />
Novembre prossimo.<br />
I Quaderni saranno i messaggi che<br />
la nostra Anfora della Staffetta<br />
accompagnerà in questa nuova<br />
avventura e trasferta.<br />
Per ogni informazione scrivere a<br />
udinazionale@gmail.com.<br />
Il sito www.udinazionale.org<br />
seguirà la Campagna e tutte le<br />
iniziative collegate.<br />
testimonianza che la responsabilità<br />
morale, politica e<br />
civile non è solo quella di<br />
chi compie l’atto finale, ma<br />
anche di chi è indifferente,<br />
di chi fa finta di non vedere<br />
e non sapere, di chi si rende<br />
complice di atti discriminatori<br />
verso chi è diverso.<br />
“E voi, imparate che occorre<br />
vedere / E non guardare in<br />
aria; occorre agire / E non<br />
parlare. Questo mostro stava<br />
/ una volta per governare il<br />
mondo. / I popoli lo spensero,<br />
ma ora / Non cantiamo vittoria<br />
troppo presto / Il grembo<br />
da cui nacque è ancora fecondo”<br />
scriveva Bertold Brecht.<br />
E infatti Mauthausen,<br />
Auschwitz, Dachau, Buchenwald,<br />
Ravensbruck e<br />
tutti gli altri campi di sterminio<br />
furono l’ignominia finale<br />
di un lungo percorso segnato<br />
da tappe i cui segni distintivi<br />
furono la paura del diverso,<br />
l’intolleranza, la discriminazione,<br />
l’emarginazione e la<br />
segregazione.<br />
Conoscere la nostra storia,<br />
trasmettere la memoria alle<br />
nuove generazioni è capire e<br />
far capire che il rischio di perdere<br />
la libertà, di opprimere i<br />
più deboli, di far scoppiare<br />
conflitti è sempre presente,<br />
si veste di nuove parole ma<br />
finisce per trascinare in una<br />
nuova notte, con aspetti diversi<br />
e nemici diversi, ma con gli<br />
stessi risultati.<br />
*Presidente Sezione <strong>ANPI</strong> di<br />
Cairo Montenotte.
12 N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />
LORENZO DELLA ROSA<br />
Il Partigiano Lillo, un simbolo della Resistenza Savonese<br />
di: Giovanni Ferro<br />
Per ragioni di età, i Partigiani,<br />
questi valorosi uomini e<br />
donne che hanno riscattato<br />
l’onore degli italiani, ad uno<br />
ad uno ci stanno purtroppo<br />
lasciando.<br />
Il mese scorso si sono svolti<br />
i funerali di “Lillo” nome di<br />
battaglia di Lorenzo DEL-<br />
LA ROSA, Partigiano della<br />
prima ora, l’intendente per<br />
antonomasia.<br />
Raccontare la sua storia non<br />
è facile tanti sarebbero i fatti,<br />
gli episodi, di cui è stato<br />
protagonista, tutti meritevoli<br />
di essere citati. Vale però la<br />
pena di ricordare, almeno<br />
brevemente, quale apporto,<br />
quale importante contributo<br />
“Lillo” abbia reso alla causa<br />
della Resistenza.<br />
Cominciamo col dire che fu<br />
sempre un antifascista, fin da<br />
giovinetto, fin da quando, nel<br />
1939, rientrato in Italia dalla<br />
Francia, venne assunto alla<br />
Scarpa&Magnano ed ebbe<br />
tra i suoi compagni di lavoro<br />
validi ed importanti esponenti<br />
della futura Resistenza<br />
Savonese.<br />
FIAT 1958:<br />
UNA SCELTA CORAGGIOSA<br />
di: Giovanni Burzio*<br />
Nel marzo del 1958 a Torino,<br />
alla vigilia delle elezioni delle<br />
Commissioni Interne nella<br />
Fiat, Giulio Pastore – Segretario<br />
Generale e fondatore<br />
della CISL – pronunciò un<br />
discorso di “svolta storica”.<br />
Infatti la FIM, il Sindacato<br />
dei metalmeccanici e la CI-<br />
SL attaccavano per la prima<br />
volta la politica del personale<br />
alla FIAT di Vittorio Valletta,<br />
esercitata contro l’autonomia<br />
del Sindacato attraverso<br />
una sistematica pratica di<br />
intimidazioni, discriminazioni<br />
e ricatti soprattutto<br />
verso la massa dei lavoratori<br />
neoassunti provenienti dal<br />
meridione.<br />
Affermava Pastore: “…<br />
le forme paternalistiche<br />
offendono la dignità del<br />
lavoratore e annullano il carattere<br />
di contrattualità del<br />
rapporto di lavoro …”<br />
Le ragioni dello scontro nella<br />
FIAT di Valletta, come oggi<br />
in quella di Marchionne, era<br />
il rifiuto da parte dell’azienda<br />
del riconoscimento della<br />
rappresentanza sindacale e<br />
della contrattazione collettiva<br />
aziendale.<br />
In quel periodo, piuttosto che<br />
esibirsi, al sabato pomeriggio,<br />
nei tradizionali pre-militari (il<br />
famigerato sabato fascista),<br />
preferiva farsi incarcerare per<br />
tutta la domenica fino alle 7<br />
del lunedì mattina.<br />
Per questo suo comportamento<br />
venne anche denunciato al<br />
Tribunale Speciale ed avrebbe<br />
dovuto subire un processo<br />
ma per fortuna arrivò il 25<br />
luglio del 1943 e tutto d’un<br />
botto i fascisti si trovarono<br />
ben altre gatte da pelare che<br />
perseguire un giovane riottoso<br />
e indipendente.<br />
Quel giorno, come molti altri,<br />
Lillo partecipò con comprensibile<br />
entusiasmo alle<br />
manifestazioni di gioia che<br />
si svolsero in città.<br />
I manifestanti distrussero i ritratti<br />
del Duce, poi si recarono<br />
alle carceri di Sant’ Agostino<br />
per ottenere la liberazione di<br />
tutti i detenuti politici e infine<br />
dal Prefetto per chiedere la<br />
fine della guerra e migliori<br />
condizioni di vita per la popolazione<br />
ormai ridotta allo<br />
stremo.<br />
In quei giorni conobbe Libero<br />
Briganti e si mise subito<br />
La FIAT voleva continuare<br />
ad avere le “mani libere”<br />
sui diritti dei lavoratori,<br />
sull’organizzazione del lavoro<br />
attraverso pratiche<br />
selettive di assunzione sindacalmente<br />
e politicamente<br />
discriminanti, limitando di<br />
fatto l’esercizio dei diritti<br />
a cominciare da quello di<br />
sciopero.<br />
Queste le ragioni che la FIAT<br />
sosteneva: la produzione,<br />
qualitativa e quantitativa, a<br />
cominciare dalle consistenti<br />
commesse militari nazionali<br />
e della NATO a quella tradizionale<br />
automobilistica,<br />
in fase di forte espansione<br />
interna e di avvio in Europa,<br />
non doveva essere<br />
condizionata in alcun modo<br />
dall’azione sindacale e soprattutto<br />
dalla contrattazione<br />
sindacale nell’azienda.<br />
Ma c’era un’altra ragione<br />
politica da parte della più<br />
grande e influente Industria<br />
nazionale: tenere il “potere<br />
sindacale” il più emarginato<br />
possibile rispetto a quello<br />
industriale dentro e fuori la<br />
FIAT e assolutamente ininfluente<br />
nelle scelte sociali ed<br />
economiche del Paese.<br />
Nel 1958 la scelta coraggiosa<br />
della CISL non fu premiata:<br />
la pressione della FIAT sui<br />
lavoratori ebbe successo. Il<br />
risultato delle elezioni nelle<br />
Commissioni Interne vide la<br />
CISL sotto il 20% (sfiorava il<br />
50% due anni prima). Un sedicente<br />
“sindacato giallo” (i<br />
Liberi Lavoratori Democratici)<br />
promosso dall’azienda<br />
attraverso un suo Dirigente<br />
(Edoardo Arrighi) ottenne<br />
la maggioranza.<br />
Ma da quella sconfitta iniziavano<br />
il rinnovamento della<br />
CISL dentro e fuori la FIAT,<br />
la ricomposizione dell’unità<br />
dei lavoratori rotta nel<br />
1948, i successi dei rinnovi<br />
contrattuali e dei nuovi diritti<br />
sindacali nel corso dello<br />
storico “autunno caldo” del<br />
1968-’69: questo anche nella<br />
“nuova FIAT dell’Avvocato<br />
Agnelli” dopo “quella di<br />
Valletta”.<br />
Oggi, come mezzo secolo fa,<br />
“la fermezza sui valori e la<br />
coerenza dei comportamenti”<br />
possono essere “perdenti”<br />
nell’immediato, ma non nei<br />
tempi a venire…<br />
* Segretario Generale della<br />
CISL di <strong>Savona</strong> dal 1963 al<br />
1973.<br />
a sua completa disposizione<br />
e, dopo l’Armistizio dell’8<br />
settembre, partecipò a numerose<br />
operazioni di disarmo<br />
nei confronti di militari e al<br />
recupero di ingenti quantità<br />
di armi.<br />
Saputo delle difficoltà economiche<br />
che incontravano<br />
i primi partigiani che erano<br />
saliti in montagna, non esitò,<br />
con grave rischio, a prelevare<br />
ben 18 chili di rame e a trasportarli<br />
fuori dalla fabbrica<br />
per poi rivenderli ricavandone<br />
ben 2500 lire che per quei<br />
tempi era una bella somma.<br />
Si arriva così ai primi giorni<br />
del novembre del ‘43 quando<br />
uscirono i bandi di chiamata<br />
alle armi per le classi del ‘23-<br />
‘24-‘25.<br />
Lillo non ebbe esitazioni e<br />
con il consenso dei suoi genitori<br />
il 15 novembre lasciò la<br />
città assieme ad altri giovani,<br />
per raggiungere una cascina<br />
in località Repiano dove già<br />
erano dislocati numerosi antifascisti.<br />
Qui riportò una ferita alla<br />
testa, per fortuna non grave,<br />
colpito dal proiettile di<br />
un mitra che aveva inavvertitamente<br />
gettato nella stufa<br />
assieme ad altri pezzi di legna.<br />
Ancora ferito dovette<br />
abbandonare la base assieme<br />
ai suoi compagni, che erano<br />
stati avvertiti di un probabile<br />
rastrellamento (cosa che in<br />
effetti avvenne e che portò<br />
alla distruzione della base<br />
stessa).<br />
Alcuni giorni dopo, presso la<br />
trattoria delle “Smeugge”, il<br />
dott. Salomone gli estrasse la<br />
capsula dalla testa e lo disinfettò<br />
accuratamente.<br />
Intanto le condizioni di vita<br />
si facevano sempre più difficili<br />
per i partigiani e, dopo<br />
un nuovo trasferimento dell’accampamento<br />
nei pressi di<br />
Giusvalla, Lillo fu invitato dal<br />
compagno Pompili a rientrare<br />
a <strong>Savona</strong> assieme ai fratelli<br />
Aiello, lì sarebbero stati più<br />
utili alla Resistenza essendo<br />
quasi degli sconosciuti.<br />
Rientrati a <strong>Savona</strong> trovarono<br />
lavoro come manovali presso<br />
una impresa ma alla sera trasportavano<br />
armi in montagna.<br />
Purtroppo questa loro attività,<br />
a causa di una delazione,<br />
venne scoperta e furono tutti<br />
arrestati, compresi i fratelli<br />
Aiello, e incarcerati nella<br />
caserma di via Pietro Giuria,<br />
ma il 13 marzo del 1944 riuscirono<br />
rocambolescamente<br />
ad evadere praticando un<br />
buco nel muro danneggiato<br />
da una perdita d’acqua di<br />
una grondaia e a raggiungere<br />
nuovamente i compagni che<br />
avevano lasciato pochi mesi<br />
prima.<br />
Dopo alcuni giorni il gruppo<br />
si trasferì nei pressi di<br />
Monte Alto dove si costituì<br />
il distaccamento intitolato a<br />
Francesco Calcagno, un martire<br />
antifascista fucilato il 27<br />
dicembre al forte della Madonna<br />
degli Angeli (il Natale<br />
di Sangue del 1943).<br />
Nel nuovo distaccamento a<br />
Lillo fu assegnato l’incarico<br />
di intendente.<br />
Faceva giornalmente decine<br />
e decine di chilometri alla<br />
continua ricerca di approvvigionamenti,<br />
chiedendo ai<br />
contadini, ai negozianti o a<br />
chiunque fosse in grado di<br />
fornire qualche genere alimentare<br />
in modo da poter<br />
preparare in qualche modo il<br />
pasto per quelle bocche fameliche<br />
che lo aspettavano.<br />
Quando mi raccontava queste<br />
sue peripezie, aveva sempre<br />
parole di ammirazione per<br />
quelle povere famiglie di<br />
contadini che hanno sempre<br />
cercato di soddisfare le sue<br />
richieste a costo di rinunciare<br />
loro stessi a scorte certamente<br />
rare e preziose per quei<br />
tempi.<br />
Questo era il suo incarico<br />
principale, ma ciò non significava<br />
che fosse esonerato da<br />
eventuali operazioni belliche<br />
a cui, anzi, in molte occasioni<br />
fu chiamato a partecipare.<br />
Lillo era molto benvoluto e<br />
stimato tra i suoi compagni<br />
di battaglia che gli erano riconoscenti<br />
per tutto quello che<br />
faceva per loro.<br />
Contemporaneamente annotava<br />
scrupolosamente su<br />
alcune piccole agende, o addirittura<br />
su foglietti volanti,<br />
tutte le sue avventure, tutte le<br />
azioni che lo vedevano protagonista,<br />
tutte le operazioni a<br />
cui prendeva parte, allo scopo<br />
di farne un giorno partecipi i<br />
suoi nipoti.<br />
Eppure durante i numerosi<br />
colloqui che ho avuto con lui<br />
mai si è vantato di quello che<br />
aveva fatto.<br />
La sua natura di uomo semplice<br />
e schivo mi è stata<br />
confermata nel giorno dei<br />
suoi funerali quando alcuni<br />
parenti o amici provenienti da<br />
Mondovì rimasero stupiti nel<br />
vedere le numerose bandiere<br />
delle varie sezioni <strong>ANPI</strong><br />
che gli rendevano l’ultimo<br />
omaggio. Ebbene, in tanti<br />
anni di frequentazione, mai<br />
Lillo aveva parlato della sua<br />
partecipazione alla lotta di<br />
liberazione.<br />
E’ grazie a uomini come lui<br />
se la Resistenza Savonese ha<br />
conseguito risultati tali da<br />
meritarle la Medaglia d’0ro<br />
al Valor Militare.<br />
Ed è un vero peccato che<br />
esempi luminosi come il<br />
suo si stiano facendo sempre<br />
più rari in un mondo<br />
che sembra aver smarrito il<br />
senso dell’onore. Quel senso<br />
dell’onore e quello spirito di<br />
sacrificio che invece uomini<br />
come Lillo e altri come lui<br />
hanno sempre tenuto come<br />
guida e che non hanno mai<br />
tradito.<br />
Quelli di Lillo sono stati<br />
sicuramente tempi duri e pericolosi,<br />
ma erano semplici e<br />
chiari e il nemico ce l’avevi<br />
davanti. Quelli attuali, pur<br />
di segno opposto, non sono<br />
da meno ma sembra che a<br />
molti non importi. Lillo ha<br />
dovuto lottare contro la violenza<br />
e la sopraffazione per<br />
liberare il suo paese dalla tirannia,<br />
oggi, seguendo il suo<br />
esempio, si dovrebbe lottare<br />
contro la tirannia del denaro<br />
e dell’ignoranza, della stupidità<br />
trionfante e becera, della<br />
superficialità e della volgarità<br />
erette a sistema. Urge una<br />
nuova Resistenza. Ma chi<br />
sarà a farla? I tanti nuovi Resistenti<br />
che oggi accorrono ad<br />
iscriversi all’<strong>ANPI</strong> avranno<br />
(avremo) quella forza morale,<br />
quello spirito di sacrificio e<br />
quella tenacia che hanno avuto<br />
i Lillo?
N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />
Il nucleare italiano ad<br />
un passo dalla fine:<br />
la Corte Costituzionale<br />
boccia la legge sull’energia<br />
Era stato il fiore all’occhiello<br />
del Presidente del Consiglio<br />
Silvio Berlusconi e dell’ex<br />
ministro per lo Sviluppo Economico<br />
Claudio Scajola. Il<br />
percorso intrapreso non sembrava<br />
ammettere sbandate,<br />
deviazioni o rallentamenti:<br />
il ritorno dell’energia nucleare<br />
in Italia era un obiettivo<br />
primario ed imprescindibile<br />
dell’agenda di governo, anche<br />
a fronte della scarsissima<br />
popolarità (e dei numerosi<br />
timori) che questa “tecnica<br />
energetica” riscuote ancora<br />
oggi in Italia.<br />
Tre giorni fa la pubblicazione<br />
in Gazzetta Ufficiale della<br />
sentenza numero 215 del 9<br />
giugno <strong>2010</strong>, con la quale<br />
la Corte Costituzionale ha<br />
decretato un vero e proprio<br />
stop alla corsa all’atomo del<br />
governo italiano.<br />
La legge incriminata è la numero<br />
102, del 3 agosto 2009,<br />
conversione del decreto-legge<br />
numero 78.<br />
Con essa, all’articolo 4, il governo<br />
apriva alle procedure<br />
d’urgenza per la costruzione<br />
di nuove infrastrutture<br />
per la produzione di energia<br />
elettrica, da leggersi più comunemente<br />
come “nuove<br />
centrali nucleari”.<br />
Il governo aveva piena potestà<br />
esclusiva in materia di<br />
trasmissione e distribuzione<br />
e competenza congiunta con<br />
le regioni per quanto concerne<br />
la produzione e, quindi,<br />
la collocazione dei nuovi<br />
impianti.<br />
Le nuove centrali rientravano<br />
in un piano di urgenza<br />
“in riferimento allo sviluppo<br />
socio-economico” (non<br />
a caso la legge in questione<br />
è il famoso “pacchetto anticrisi”)<br />
e si stabiliva la loro<br />
edificazione per mezzo di<br />
capitali “prevalentemente o<br />
interamente privati”.<br />
Ai fini di attuazione, il governo<br />
istituiva la figura di uno<br />
o più Commissari straordinari<br />
del governo, con poteri<br />
esclusivi e totali in tema di<br />
nuovi impianti energetici, al<br />
punto tale da poter scavalcare<br />
tutti gli enti coinvolti (a partire<br />
dai comuni e dalle regioni)<br />
per la scelta delle nuove sedi<br />
nucleari nazionali.<br />
E’ stato proprio il mix tra “ragione<br />
d’urgenza” ed “utilizzo<br />
di capitali privati” e la privazione<br />
dei poteri decisionali<br />
delle regioni in materia ad<br />
aver condotto la Corte Costituzionale<br />
a cassare l’intero<br />
articolo, nei commi che vanno<br />
dall’1 al 4.<br />
Secondo quanto stabilito<br />
dalla suprema corte di giustizia<br />
italiana, “trattandosi<br />
di iniziative di rilievo strategico,<br />
ogni motivo d´urgenza<br />
dovrebbe comportare<br />
l´assunzione diretta, da<br />
parte dello Stato. Invece la<br />
disposizione impugnata stabilisce<br />
che gli interventi da<br />
essa previsti debbano essere<br />
realizzati con capitale interamente<br />
o prevalentemente<br />
privato, che per sua natura<br />
è aleatorio, sia quanto all´an<br />
che al quantum”.<br />
Inoltre, per quanto concerne<br />
la depotenziazione delle<br />
regioni in materia, la Corte<br />
Costituzionale afferma<br />
che “se le presunte ragioni<br />
dell´urgenza non sono tali<br />
da rendere certo che sia lo<br />
stesso Stato, per esigenze di<br />
esercizio unitario, a doversi<br />
occupare dell´esecuzione<br />
immediata delle opere, non<br />
c´è motivo di sottrarre alle<br />
Regioni la competenza nella<br />
realizzazione degli interventi”.<br />
E conclude deliberando<br />
che “i canoni di pertinenza<br />
e proporzionalità richiesti<br />
dalla giurisprudenza costituzionale<br />
al fine di riconoscere<br />
la legittimità di previsioni legislative<br />
che attraggano in<br />
capo allo Stato funzioni di<br />
competenza delle Regioni<br />
non sono stati, quindi, rispettati”.<br />
Quanto stabilito dalla Consulta,<br />
ancora una volta nel<br />
silenzio quasi tombale della<br />
stampa nazionale, apre ad<br />
una vera e propria svolta in<br />
termini energetici e ostruisce,<br />
di fatto e sin da adesso,<br />
un percorso accelerato verso<br />
la creazione di nuove centrali<br />
nucleari.<br />
Le procedure d’urgenza, che<br />
13<br />
L’intervento di Silvana Ronco alla<br />
festa del 25 aprile <strong>2010</strong> a Millesimo<br />
25 Aprile <strong>2010</strong>:oggi ricorre il<br />
65° anniversario della liberazione<br />
dell’Italia dalla dittatura<br />
fascista e dall’occupazione<br />
nazista e tanto per ribadire<br />
quanto sia importante mantenere<br />
vivo il ricordo di chi<br />
ha vissuto in prima persona<br />
la Resistenza, vorrei riportare<br />
l’attenzione sull’intervento<br />
della settimana scorsa dell’ex<br />
Ministro dell’Agricoltura<br />
Luca Zaia, oggi neo-governatore<br />
della Regione Veneto,<br />
in cui pone una domanda “La<br />
guerra è finita da 65 anni, allora<br />
perché ad ogni 25 Aprile<br />
l’<strong>ANPI</strong> continua a scatenare<br />
polemiche?” e continua sostenendo<br />
che “L’<strong>ANPI</strong> è come i<br />
vietcong, bisogna avvertirli<br />
che la guerra è finita”. Sarebbe<br />
troppo semplice rispondere<br />
che, visti i tempi in cui siamo,<br />
la guerra sarà pure finita, ma<br />
certo di antifascismo ce n’è<br />
sempre bisogno …<br />
Per riuscire a rispondere seriamente,<br />
bisogna fare un passo<br />
indietro, tornare al fascismo,<br />
riportare alla memoria le tre<br />
radici da cui ha tratto forza.<br />
La prima fu il sistema poliziesco<br />
repressivo che colpì<br />
l’opposizione col carcere o<br />
il confino.<br />
La seconda fu l’informazione,<br />
la propaganda che<br />
racchiuse e soffocò ogni sviluppo<br />
della capacità critica<br />
dell’individuo, servendosi<br />
della manipolazione dei mezzi<br />
d’informazione e della<br />
scuola.<br />
La terza radice fu una diffusa<br />
presenza di “disvalori”: l’antipolitica,<br />
l’opportunismo, il<br />
trasformismo, il servilismo<br />
verso il potere, il rifiuto della<br />
legalità …<br />
La Resistenza non ha avuto la<br />
forza, il tempo, gli strumenti<br />
per estirpare in profondità<br />
questa terza radice, che col<br />
tempo ha prodotto una “cultura<br />
dormiente” che non ha mai<br />
accettato la nostra Costituzione<br />
repubblicana. Una cultura<br />
di milioni di italiani che non<br />
si definiscono fascisti, che se<br />
fossero vissuti nel Ventennio<br />
semplicemente sarebbero stati<br />
“afascisti”, che non hanno<br />
mai fatto veramente i conti<br />
col regime di Mussolini. Oggi<br />
questa corrente sotterranea<br />
è venuta in superficie: l’uso<br />
delle istituzioni a fini privati,<br />
la concezione autoritaria<br />
della politica, la manipolazione<br />
dei media, l’istigazione<br />
all’intolleranza e al razzismo,<br />
la denigrazione della Resistenza<br />
e delle istituzioni<br />
repubblicane.<br />
La mancanza di una radicata<br />
e diffusa cultura liberale,<br />
democratica, e di una sana<br />
laicità dello Stato, hanno<br />
dato vita alla cultura non del<br />
cittadino ma del servo. Nel<br />
novembre del 1944 Carlo Levi<br />
scrisse che “La paura della<br />
libertà è il sentimento che ha<br />
generato il fascismo. Per chi<br />
ha l’animo di un servo, la<br />
sola pace, la sola felicità è<br />
nell’avere un padrone; e nulla<br />
è più faticoso, e veramente<br />
spaventoso, che l’esercizio<br />
della libertà”. Questa è la<br />
realtà che ci ritroviamo davanti.<br />
Carlo Rosselli nel 1932<br />
scrisse che “Per eliminare il<br />
fascismo non basta abbattere<br />
una dittatura: bisogna eliminarne<br />
le cause. Alcune di<br />
queste sono remote, profonde,<br />
prodotto della storia e del<br />
carattere italiano e potranno<br />
eliminarsi solo attraverso<br />
un’opera di educazione civile<br />
degli italiani in un ambiente<br />
di libertà e autonomia”.<br />
Riflettiamo quindi sui tagli<br />
alla scuola pubblica, tagli<br />
consentirebbero nell’ordine<br />
di 10-15 anni, di avere<br />
energia nucleare operativa<br />
in Italia, confliggono con<br />
la necessità imprescindibile<br />
del governo di attribuire<br />
i costi di produzione degli<br />
impianti ai singoli privati.<br />
E l’automatico decadimento<br />
delle ragioni d’urgenza, ipso<br />
che impoveriscono l’istruzione<br />
delle nuove generazioni,<br />
riducendo le ore di scuola e<br />
il numero degli insegnanti,<br />
quindi impoverendo il diritto<br />
all’istruzione ed al lavoro, oltre<br />
che tentando di eliminare<br />
lo studio della Resistenza e<br />
comunque della Storia.<br />
L’<strong>ANPI</strong>, tanto per tornare<br />
al signor Zaia, non scatena<br />
polemiche ma sente oggi più<br />
che mai il dovere di ribadire<br />
in questa giornata la fedeltà<br />
alla Costituzione repubblicana<br />
nata dalla Resistenza<br />
antifascista, fedeltà che ogni<br />
giorno si manifesta nel prendere<br />
posizione a favore della<br />
libertà, della giustizia, della<br />
pace e della democrazia.<br />
E nello svolgere questo compito<br />
la nostra associazione<br />
raccoglie oggi l’adesione di<br />
moltissimi giovani: il 10%<br />
degli iscritti ha tra i 18 e i 30<br />
anni, la maggioranza, il 65%<br />
degli iscritti, ha tra i 35 e i 65<br />
anni. Quindi non si tratta di<br />
vietcong ma di cittadini attenti<br />
ai valori ed ai principi<br />
su cui si fonda la Repubblica<br />
Italiana, cittadini uniti oggi<br />
contro i tentativi di trasformare<br />
questa Repubblica in un<br />
sistema autoritario e personale<br />
non più soggetto ai controlli<br />
e ai limiti previsti dalle istituzioni<br />
di garanzia. In ogni<br />
caso ricordo al sig. Zaia che<br />
i vietcong ben sanno che la<br />
guerra è finita, avendola a suo<br />
tempo vinta, altri erano i miliziani<br />
che ignoravano questo<br />
fatto, se ben ricordo i fascisti<br />
giapponesi...<br />
(n.d.r.) A Millesimo è in fase<br />
di costituzione una nuova<br />
Sezione dell’<strong>ANPI</strong>; fra i<br />
promotori Silvana Ronco e<br />
Mauro Righello (Sindaco di<br />
Millesimo).<br />
facto, determinano il ripristino<br />
automatico della facoltà<br />
degli enti locali, ed in particolar<br />
modo delle regioni, di<br />
appoggiare o rigettare integralmente<br />
le scelte operative<br />
e territoriali dell’esecutivo<br />
nazionale.<br />
Per un governo ancora privo<br />
di ministri deputati alla<br />
gestione delle questioni energetiche<br />
(dalle dimissioni di<br />
Claudio Scajola l’interim<br />
delle Attività Produttive è ancora<br />
nelle mani del premier<br />
Berlusconi), non si prospettano<br />
tempi facili.<br />
Il nucleare italiano è ad un<br />
passo dalla morte prima ancora<br />
della sua nascita. La<br />
battaglia dei governatori<br />
Vendola, Errani e Lorenzetti<br />
contro il nucleare italiano<br />
sembra aver portato ad una<br />
prima, gigantesca e, forse per<br />
gli stessi ricorrenti, insperata<br />
vittoria.
14 N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />
Romano Magnaldi segue da pag. 1<br />
Riflettere sui nessi storia e<br />
memoria non è una operazione<br />
semplice. Le scelte<br />
metodologiche coinvolgono<br />
o allontanano dalle questioni<br />
fondamentali che dovrebbero<br />
essere investigate con profondità<br />
e consapevolezza evitando<br />
tutta la retorica che come sappiamo<br />
pur usando i termini ne<br />
evita le definizioni.<br />
Il nostro approccio alla realizzazione<br />
del cortometraggio<br />
è iniziato, non attraverso le<br />
immagini spettacolari, di una<br />
storia fraintesa, carica di sole<br />
emozioni e sentimenti, ma recuperando<br />
contenuti espressi<br />
dai testimoni dell’epoca, ovvero,<br />
di una storia prodotto<br />
delle “soggettività”. Uomini<br />
che avevano una meta comune,<br />
quella di liberarsi da una<br />
dura repressione, da scelte non<br />
desiderate, che la vita stessa<br />
degli uomini ripudiavano: la<br />
dura Dittatura, la privazione<br />
delle Libertà.<br />
Le testimonianze realizzate<br />
dagli ex-studenti liceali del<br />
1995 del nostro liceo e riprese<br />
nel nostro cortometraggio,<br />
avevano fissato con dei ricordidei<br />
testimoni, quello che sono<br />
divenuti, oggi, dei documenti<br />
storici nei quali ricercare un<br />
filo conduttore. Molti protagonisti<br />
non sono, purtroppo,<br />
presenti tra di noi, pensiamo<br />
ai Resistenti: Moracchioli<br />
(Furetto), De Vincenzi ( Kid),<br />
Maria Morbello, ma la loro<br />
voce è motivo di storica riflessione.<br />
Il lavoro è iniziato con l’attenzione<br />
verso ciò che possiamo e<br />
dobbiamo definire: “Memoria”<br />
e come quest’ultima si interseca<br />
con i “Ricordi” e anche<br />
“l’Oblio”. Molto più complesso<br />
restava per noi indagare la<br />
profonda cesura generazionale<br />
tra la memoria individuale con<br />
quella collettiva. La filosofia<br />
del professor Riccardo Sirello<br />
ci ha stimolato alla ricerca ed<br />
i testi prodotti sono diventati<br />
una guida della coinvolgente<br />
voce narrante.<br />
Dietro le quinte sommerso,<br />
ma importante il gravoso lavoro<br />
tecnico,compositivo,<br />
documentativo attraverso<br />
immagini originali dell’epoca<br />
che dovevano intersecarsi<br />
con la narrazione filosofica, le<br />
testimonianze, i luoghi ed infine<br />
concludere con il richiamo<br />
al giovanissimo combattente<br />
liceale savonese: Romano<br />
Magnaldi.<br />
Ci appare importante, in questa<br />
sede, divulgare alcuni passi<br />
narrativi ,al fine che possano<br />
essere motivo di riflessione<br />
non solo sull’oblio, ma soprattutto<br />
su di una insidiosa e<br />
sempre più diffusa“ rimozione<br />
collettiva” intesa quasi come<br />
una forma di nuova liberazione,<br />
di ritorno ad un passato<br />
non pienamente compreso e,<br />
pertanto “rimosso”.<br />
Estratti del testo della voce<br />
narrante inserita nell’itinerario<br />
del cortometraggio “Ricordi,<br />
luoghi e memoria: un itinerario<br />
storico-filosofico”<br />
“Come viene presentata ai<br />
giovani , e al vasto pubblico,<br />
la costruzione storica?<br />
Potremo sinteticamente rispondere<br />
ricordando la<br />
spettacolarizzazione e la decontestualizzazione<br />
degli<br />
eventi, con immagini che evocano<br />
certamente emozioni e<br />
messaggi che, spesso però,<br />
non ricostruiscono la storia<br />
del Novecento secondo i parametri<br />
della documentazione<br />
e delle prove.<br />
Pertanto, i nodi concettuali<br />
della nostra indagine sono<br />
stati volutamente incentrati<br />
sul nesso memoria e storia,<br />
non attraverso un semplice<br />
immergersi nel passato dei<br />
ricordi, ma per riflettere su<br />
una dialettica che riguarda la<br />
testimonianza dei vissuti più<br />
lontani e vicini a noi.<br />
Come i nostri compagni liceali<br />
avevano recepito la Resistenza<br />
nel 50 esimo anniversario?<br />
In quali procedure avevano<br />
creduto per ricostruire e contestualizzare<br />
gli eventi in modo<br />
da giungere infine a coltivare<br />
una memoria collettiva?<br />
Con questo nostro lavoro<br />
prodotto nel <strong>2010</strong>, abbiamo<br />
pensato di ridiscutere, al termine<br />
del filmato, ciò che è<br />
possibile depositare attraverso<br />
approcci metodologicamente<br />
positivi, quegli intrecci della<br />
memoria e della storia che<br />
possano alimentare l’identità<br />
collettiva non dimenticando<br />
che “noi fummo da secoli<br />
calpesti e derisi, perché non<br />
siamo popolo, perché siam<br />
divisi. Raccolgaciun’unica<br />
bandiera, una speme di<br />
fonderci insieme. Già l’ora<br />
suonò” […]<br />
“Dalla oralità ai Luoghi della<br />
memoria”<br />
Ribadiamo l’innegabile inferenza<br />
della memoria con<br />
l’oralità ma ci appare anche<br />
innegabile legame della conservazione<br />
della memoria con<br />
la “spazialità”,soprattutto in<br />
un momento in cui l’insegnamento<br />
della storia si è sempre<br />
più, ingiustamente, dissociato<br />
dall’aspetto geografico.<br />
Crediamo che i luoghi storici<br />
siano spazi dove si conserva la<br />
memoria delle tragiche vicende,<br />
luoghi non da intendersi<br />
come semplice contemplazione<br />
e commemorazione del<br />
passato , ma luoghi per interrogarsi<br />
e porsi domande sul<br />
presente attuale.<br />
Abbiamo voluto colmare questo<br />
vuoto recandosi in alcuni<br />
luoghi a noi vicini, scoprendo<br />
anche le amarezze, l’infelicità<br />
di alcuni giovani che, non<br />
riuscendo, o non volendo,<br />
comunicare attraverso l’oralità,<br />
usano la loro manifesta<br />
ignoranza e deprivazione<br />
della memoria con terribili<br />
e violenti graffiti anonimi. Il<br />
presente attuale dichiara questa<br />
tremenda malattia mortale<br />
che insidia la collettività: la<br />
rimozione.<br />
“L’Oblio, la Memoria, la Rimozione”<br />
“Non dobbiamo intendere<br />
oblio esclusivamente attraverso<br />
una lettura psicologica<br />
perché si dovrebbe dire che<br />
i popoli possono solo dimenticare<br />
il presente e non il<br />
passato.<br />
Non si possono dimenticare i<br />
fatti che ci precedono, il singolo<br />
dimentica spesso alcuni<br />
stati del proprio vissuto.<br />
Quando affermiamo che un<br />
popolo ricorda ci riferiamo<br />
alla trasmissione, alla accettazione<br />
del passato come dotato<br />
di un senso. Al contrario un<br />
popolo dimentica quando la<br />
generazione che è in possesso<br />
del passato non lo comunica<br />
autenticamente alla successiva,<br />
o quando questo rifiuta<br />
quanto viene a ricevere ricordi<br />
e non ritiene doveroso ritrasmetterli<br />
a sua volta.<br />
La rottura può avvenire improvvisamente<br />
o attraverso<br />
una progressiva erosione<br />
circondata dall’indifferenza<br />
e dall’abbandono. Un popolo<br />
non si può dimenticare quanto<br />
non ha mai ed appropriatamente<br />
ricevuto.<br />
Ciò che definiamo oblio collettivo<br />
si presenta quando<br />
i gruppi umani non sanno<br />
trasmettere, o non hanno più<br />
desiderio di trasmettere, sia<br />
per intenzionalità, sia per<br />
rigetto, sia ancora per indolenza<br />
o ancor peggio perché<br />
non hanno fornito ai giovani<br />
materiale per elaborare una<br />
“loro”rielaborata memoria<br />
travasata nei vissuti.<br />
La sola storia monumentale,<br />
una storia della fredda mnemotecnica,<br />
non è sempre una<br />
strada maestra se non si riflette<br />
a fondo sui codici linguistici e<br />
soprattutto comunicativi.<br />
In tal contesto i ricordi hanno<br />
perduto nel tempo la capacità<br />
di essere rielaborati i travasati<br />
nella memoria divenendo un<br />
processo incessante di ridefinizione<br />
delle identità collettive.<br />
In tal senso è iniziata una lunga<br />
fase, probabilmente anche<br />
inconscia, della rimozione<br />
collettiva.”<br />
L’approdo finale è un richiamo<br />
ad una rinnovato ricordo attraverso<br />
la soggettività dei nostri<br />
vissuti. Romano Magnaldi, il<br />
giovane Sandokan liceale è<br />
presente ritratto in una fotografia<br />
d’epoca nel corridoio<br />
del piano terra che osserva le<br />
nuove generazioni che passano<br />
talvolta indifferenti. Una<br />
lapide in sua memoria era stata<br />
nel dopoguerra volutamente<br />
posizionata dai protagonisti e<br />
dagli amici.<br />
“All’eterna memoria”<br />
“Lo chiamiamo amichevolmente<br />
anche noi, studenti<br />
liceali del <strong>2010</strong>, Sandokan,<br />
così crediamo avrebbe voluto<br />
sentirsi anche chiamare ed è<br />
così che piace anche a noi.<br />
Irriducibile perché non volle<br />
neppure dare ascolto al suo<br />
comandante che lo avrebbe<br />
voluto nelle salmerie, lontano<br />
dai luoghi di azioni di guerra<br />
contro i nemici della Libertà.<br />
Sandokan protestò molte volte<br />
per essere accettato e per<br />
superare caparbiamente i sui<br />
luoghi dove Ubaldo Pastorino,<br />
giovane studente di medicina<br />
ed ex studente del nostro Liceo,<br />
era stato catturato verso<br />
Baltera e Ronco di Maglio.<br />
Una guerra che si faceva sempre<br />
più disumana che dall’8<br />
settembre al 25 aprile dava via<br />
libera alle squadre scelte con<br />
l’ordine di attaccare l’aggressivo<br />
nemico in fuga.<br />
Sandokan, aveva abbandonato<br />
gli studi per inseguire gli<br />
ideali umanistici insegnati dal<br />
suoi maestri.<br />
Lo immaginiamo, a distanza,<br />
con quelle linee solo accennate<br />
dal suo giovanissimo sorriso<br />
osservando il ritratto che tutti i<br />
giorni ci accompagna , visibile<br />
nel corridoio del Liceo.<br />
Sandokan cadde dopo un<br />
durissimo combattimento.<br />
Noi lo ricordiamo come lo<br />
hanno ricordato per molti anni<br />
nel dopoguerra i suoi compagni<br />
di classe, oggi anziani.<br />
Dal 2009 abbiamo deciso di<br />
rinnovare ed elevare il ricordo<br />
a memoria. Non desideriamo<br />
che il ricordo possa coniugarsi<br />
in oblio.<br />
Il suo glorioso nome era finito<br />
nel gelido marmo che oggi abbiamo<br />
rigenerato e restaurato<br />
con le nostre giovani mani di<br />
artisti ricordandoci che il filosofo<br />
non dispera dell’avvenire<br />
della umanità e non considera<br />
la sua esigenza morale una<br />
generosa illusione fondata<br />
sull’ignoranza della vera natura<br />
dell’uomo.<br />
Abbiamo compreso come<br />
affermava, il Prof. Bruno<br />
Musso, filosofo e resistente,<br />
che tutti gli uomini che hanno<br />
combattuto per la causa<br />
della Libertà, hanno sovente<br />
provato l’impressione di una<br />
solitudine desolata e tutti<br />
quelli che hanno consacrato<br />
la vita a qualcosa di alto, in un<br />
modo o nell’altro, prima del<br />
termine dei loro giorni, hanno<br />
constatato con amarezza la vanità<br />
dei loro sforzi, in quanto<br />
diretti verso l’elevazione dei<br />
loro simili.<br />
Non bisogna, dunque, perdersi<br />
di coraggio e neppure ritenere<br />
che il sacrificio per la Giustizia<br />
sia impossibile.<br />
Anche noi giovani del Duemila<br />
ci appelliamo all’unione<br />
salda e fraterna, per la difesa<br />
di questa condizione suprema<br />
della nostra coscienza morale<br />
e religiosa e, quindi della nostra<br />
esistenza.<br />
Questo sia Ora, questo sia per<br />
SEMPRE”<br />
Così termina il nostro viaggio<br />
dove immagini, suoni, storia<br />
e fi losofi a si intersecano in un<br />
linguaggio vivo dei giovani<br />
del duemila.<br />
“Il primo Premio Nazionale”<br />
il nostro gruppo lo dedica all’eterna<br />
e rinnovata memoria<br />
di Romano Magnaldi<br />
Il cortometraggio presentato<br />
al Concorso Nazionale<br />
“Filmare la Storia” indetto<br />
dall’Archivio Nazionale Cinematografico<br />
della Resistenza<br />
di Torino ha vinto il primo<br />
premio nazionale “XXV aprile”.<br />
Associazione Nazionale<br />
Partigiani d’Italia . “Filmare<br />
la Storia 7 edizione <strong>2010</strong><br />
Scuole Superiori.<br />
Questo ci onora e soprattutto<br />
ravviva la speranza che il nostro<br />
messaggio possa essere<br />
uno dei tanti punti di partenza<br />
per lo studio della Storia e<br />
della Filosofia. Possa, infine,<br />
nella Nazione, nelle Regioni,<br />
nelle Province e nei Comuni<br />
diffondersi il nostro messaggio<br />
di Speranza, di Amicizia,<br />
di Solidarietà e di Pace.<br />
Concludiamo con la motivazione<br />
scritta che la Giuria del<br />
Concorso “Filmare la Storia”.<br />
Ricordi, luoghi e memoria: un<br />
itinerario storico-filosofico .<br />
Liceo Classico e Linguistico<br />
“Chiabrera” di <strong>Savona</strong>. Laboratorio<br />
storico-filosofico “E.<br />
Carando”<br />
La rivisitazione di testimonianze<br />
raccolte da studenti<br />
liceali savonesi nel 1995 è<br />
l’occasione per una meditata<br />
riflessione-condotta con<br />
tecnica particolarmente valida-<br />
sull’intreccio fra memoria<br />
e ricerca storico-fi losofi ca. Il<br />
lavoro rappresenta un’interessante<br />
e stimolante analisi<br />
dell’insidia presente nella rimozione<br />
collettiva, da evitarsi<br />
attraverso la conservazione<br />
della memoria delle vicende<br />
e dei luoghi come elemento<br />
fondamentale di un’identità<br />
collettiva.<br />
Torino, 22-23 aprile <strong>2010</strong><br />
Associazione Nazionale Partigiani<br />
d’Italia<br />
Bruno Gambarotta il Presidente<br />
dell’Archivio Nazionale<br />
Cinematografico della Resistenza.<br />
Il Gruppo laboratoriale di<br />
ricerca storico-filosofica “Filmare<br />
la Storia”<br />
Pietro Dalmazzo, Federico<br />
Germano, Matteo Damele,<br />
Luca Pasquale, Oliver Sirello,<br />
Gael Sirello.<br />
Il gruppo “Filmare la Storia”<br />
<strong>2010</strong>, ad esperienza acquisita,<br />
si è recentemente ricostituito<br />
con il contributo di altri liceali<br />
che con passione e competenza<br />
continueranno nell’opera<br />
di ricerca storica e filosofica;<br />
una speranza per mantenere<br />
sempre vivi l’interesse e la<br />
partecipazione.
N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />
Da Mallare, da Legino, da Orco Feglino alla Cascina Bergamut per ricordare i Martiri Partigiani: NINO BORI, ENZO GUAZZOTTI, UGO PIERO e SALVATORE CANE.<br />
Con questa lettera Nelson Mandela risponde<br />
ad un articolo di Thomas Friedman, noto<br />
giornalista editorialista del New York Times,<br />
contro il razzismo, l’embargo e l’apartheid che i<br />
Palestinesi subiscono.<br />
La lettera, scritta nel 2009, è tutt’ora attuale come dimostra l’embargo su Gaza e la vile aggressione alle navi dei<br />
pacifisti che portavano aiuti umanitari ai palestinesi.<br />
“Caro Thomas, so che entrambi<br />
desideriamo la pace<br />
in Medioriente, ma prima<br />
che tu continui a parlare di<br />
condizioni necessarie da una<br />
prospettiva israeliana, devi sapere<br />
quello che io penso. Da<br />
dove cominciare? Che ne dici<br />
del 1964? Lascia che ti citi le<br />
mie parole durante il processo<br />
contro di me. Oggi esse sono<br />
vere quanto lo erano allora:<br />
“Ho combattuto contro la dominazione<br />
dei bianchi ed ho<br />
combattuto contro la dominazione<br />
dei neri. Ho vissuto con<br />
l’ideale di una società libera<br />
e democratica in cui tutte le<br />
sue componenti vivessero in<br />
armonia e con uguali opportunità.<br />
E’ un ideale che spero<br />
di realizzare. Ma, se ce ne fosse<br />
bisogno, e’ un ideale per<br />
cui sono disposto a morire“.<br />
Oggi il mondo, quello bianco<br />
e quello nero, riconosce che<br />
l’apartheid non ha futuro. In<br />
Sud Africa esso e’ finito grazie<br />
all’azione delle nostre masse,<br />
determinate a costruire pace e<br />
sicurezza. Una tale determinazione<br />
non poteva non portare<br />
alla stabilizzazione della democrazia.<br />
Probabilmente tu ritieni<br />
sia strano parlare di apartheid<br />
in relazione alla situazione in<br />
Palestina o, più specificamente,<br />
ai rapporti tra palestinesi<br />
ed israeliani. Questo accade<br />
perché tu, erroneamente, ritieni<br />
che il problema palestinese<br />
sia iniziato nel 1967. Sembra<br />
che tu sia stupito del fatto che<br />
bisogna ancora risolvere i<br />
problemi del 1948, la componente<br />
più importante dei quali<br />
e’ il Diritto al ritorno dei profughi<br />
palestinesi. Il conflitto<br />
israeliano-palestinese non e’<br />
una questione di occupazione<br />
militare e Israele non e’ un<br />
Paese che si sia stabilito “normalmente”<br />
e che, nel 1967,<br />
ha occupato un altro Paese. I<br />
palestinesi non lottano per uno<br />
“Stato”, ma per la libertà, l’indipendenza<br />
e l’uguaglianza,<br />
proprio come noi sudafricani.<br />
Qualche anno fa, e specialmente<br />
durante il governo laburista,<br />
Israele ha dimostrato di non<br />
avere alcuna intenzione di restituire<br />
i territori occupati nel<br />
1967; che gli insediamenti sarebbero<br />
rimasti, Gerusalemme<br />
sarebbe stata sotto l’esclusiva<br />
sovranità israeliana e che i<br />
palestinesi non avrebbero mai<br />
avuto uno Stato indipendente,<br />
ma sarebbero stati per sempre<br />
sotto il dominio economico<br />
israeliano, con controllo<br />
israeliano su confini, terra,<br />
aria, acqua e mare. Israele non<br />
pensava ad uno “Stato”, ma<br />
alla “separazione”. Il valore<br />
della separazione e’ misurato<br />
in termini di abilità, da parte di<br />
Israele, di mantenere ebraico<br />
lo Stato ebraico, senza avere<br />
una minoranza palestinese che<br />
potrebbe divenire maggioranza<br />
nel futuro. Se questo avvenisse,<br />
Israele sarebbe costretto a<br />
diventare o una democrazia<br />
secolare o uno Stato bi-nazionale,<br />
o a trasformarsi in uno<br />
stato di apartheid non solo de<br />
facto, ma anche de jure. Thomas,<br />
se vedi i sondaggi fatti in<br />
Israele negli ultimi trent’anni,<br />
scoprirai chiaramente che un<br />
terzo degli israeliani e’ preda<br />
di un volgare razzismo e si<br />
dichiara apertamente razzista.<br />
Questo razzismo e’ della<br />
natura di: “Odio gli arabi” e<br />
“Vorrei che gli arabi morissero“.<br />
Se controlli anche il<br />
sistema giudiziario in Israele,<br />
vi troverai molte discriminazioni<br />
contro i palestinesi. E<br />
se consideri i territori occupati<br />
nel 1967, scoprirai che<br />
vi si trovano già due differenti<br />
sistemi giudiziari che<br />
rappresentano due differenti<br />
approcci alla vita umana: uno<br />
per le vite palestinesi, l’altro<br />
per quelle ebraiche. Ed inoltre,<br />
vi sono due diversi approcci<br />
alla proprietà ed alla terra.<br />
La proprietà palestinese non<br />
è riconosciuta come proprietà<br />
privata perché può essere<br />
confiscata.<br />
Per quanto riguarda l’occupazione<br />
israeliana della West<br />
Bank e di Gaza, vi e’ un fattore<br />
aggiuntivo. Le cosiddette<br />
“aree autonome palestinesi”<br />
sonobantustans. Sono entità<br />
ristrette entro la struttura di<br />
potere del sistema di apartheid<br />
israeliano. Lo stato palestinese<br />
non può essere il sottoprodotto<br />
dello stato ebraico solo perche<br />
Israele mantenga la sua purezza<br />
ebraica. La discriminazione<br />
razziale israeliana e’ la vita<br />
quotidiana della maggioranza<br />
dei palestinesi. Dal momento<br />
che Israele e’ uno stato ebraico,<br />
gli ebrei godono di diritti<br />
speciali di cui non godono i<br />
Alla Cascina<br />
Bergamut in<br />
ricordo<br />
di quattro Martiri<br />
Partigiani<br />
di: Cesare Oddera*<br />
Saliamo attraverso il boschi di<br />
Bormida, sfilando accanto a<br />
castagni maestosi. “Il paesaggio<br />
è molto cambiato dal ‘44”,<br />
dice qualcuno, ma il sentiero<br />
ancora resiste. Giunti in cima<br />
ad un’altura, Sonia ed io ci<br />
voltiamo a guardare le donne<br />
e gli uomini che ci seguono.<br />
Non sono venuti in molti, ma<br />
sono sempre più numerosi di<br />
quanto mi aspettassi in tempi<br />
difficili come questi. E<br />
camminano svelti, decisi ad<br />
arrivare in cima. Alcuni sono<br />
giovani che la Guerra di Liberazione<br />
l’hanno vista in bianco<br />
e nero, su vecchie fotografie e<br />
filmati d’epoca, altri sono ex<br />
Partigiani combattenti che la<br />
Resistenza l’hanno vissuta e<br />
vista con i colori vividi dei<br />
loro stessi occhi. Mi chiedo<br />
se, per questi ultimi, la nostra<br />
passeggiata abbia un sapore<br />
diverso, più amaro. Tutto<br />
ciò che so è che è un onore<br />
camminare al loro fianco. In<br />
meno di un’ora siamo sopra,<br />
e gli alberi non possono più<br />
nascondere ciò che rimane<br />
del Bergamut. “Brandelli di<br />
muro”, per dirla con Ungaretti.<br />
E’ accaduto qui. Qui,<br />
nel gennaio del ‘44, i fascisti<br />
hanno trucidato Nino Bori,<br />
Enzo Guazzotti, Ugo Piero e<br />
Salvatore Cane, recita la piccola<br />
lapide di legno affissa sul<br />
dente di pietra del poco muro<br />
ancora in piedi. Attorno, i boschi<br />
hanno divorato le fasce<br />
che circondavano ai tempi la<br />
cascina. Sediamo all’ombra e<br />
ci riposiamo, attendiamo che<br />
tutti siano giunti. I compagni<br />
rimasti indietro si aspettano,<br />
non si abbandonano mai, questa<br />
è una regola che mai non<br />
s’infrange. Scambio qualche<br />
non-ebrei. I palestinesi non<br />
hanno posto nello stato ebraico.<br />
L’apartheid e’ un crimine<br />
contro l’umanità. Israele ha<br />
privato milioni di palestinesi<br />
della loro proprietà e della loro<br />
libertà. Ha perpetuato un sistema<br />
di gravi discriminazioni<br />
razziali e di disuguaglianza. Ha<br />
sistematicamente incarcerato e<br />
torturato migliaia di palestinesi,<br />
contro tutte le regole della<br />
legge internazionale. In particolare,<br />
esso ha sferrato una<br />
guerra contro una popolazione<br />
civile, in particolare bambini.<br />
La risposta data dal Sud Africa<br />
agli abusi dei diritti umani<br />
15<br />
parola con il mio presidente<br />
di sezione, Bruno di Benedetto,<br />
l’uomo grazie al quale<br />
oggi siamo qui. Certo, non ci<br />
siamo solo noi della Sezione<br />
<strong>ANPI</strong> “Giuseppe Siri” di Mallare,<br />
ma per noi è speciale, è<br />
la prima uscita ufficiale, siamo<br />
appena nati, e ci sentiamo<br />
come giovani alla prima battaglia.<br />
Siamo fieri ed orgogliosi<br />
della nostra sezione, e Bruno<br />
più che mai, lui che la sezione<br />
l’ha voluta, l’ha organizzata<br />
e l’ha creata. Finalmente ci<br />
siamo tutti, possiamo iniziare.<br />
Il professor Franco Ferro ci<br />
racconta la vicenda di questi<br />
compagni caduti per la Libertà<br />
e, timidamente, sbircio i<br />
volti di alcuni ex-combattenti<br />
che, a stento, nascondono la<br />
commozione. Francesco ed<br />
io abbiamo preparato alcune<br />
poesie da recitare. Quando<br />
viene il mio turno, ho il cuore<br />
pesante e gli occhi lucidi.<br />
Leggo Pasolini, leggo Sarajlic,<br />
leggo Calamandrei e, per un<br />
momento, sono un uomo veramente<br />
libero. Poco dopo,<br />
mentre scendiamo in silenzio,<br />
Sonia ed io ci teniamo la mano,<br />
quasi ci fossimo scoperti<br />
vivi solo ora, anche grazie<br />
al sacrificio di quei ragazzi.<br />
Sappiamo bene che, oltre quei<br />
boschi, ci sono il presente ed<br />
il futuro di una nazione e di un<br />
popolo che sembrano essersi<br />
smarriti. Altre lotte, uguali<br />
e diverse ci attendono, quali<br />
che siano non so, e posso solo<br />
provare ad immaginare. Forse,<br />
come scrisse Cesare Pavese,<br />
“lo sanno unicamente i morti,<br />
e soltanto per loro la guerra è<br />
fi nita davvero”.<br />
*della Sezione <strong>ANPI</strong> “Siri<br />
Giuseppe” di Mallare.<br />
risultante dalla rimozione delle<br />
politiche di apartheid, fa luce<br />
su come la società israeliana<br />
debba modificarsi prima di poter<br />
parlare di una pace giusta e<br />
durevole in Medio oriente.<br />
Thomas, non sto abbandonando<br />
la diplomazia. Ma non sarò<br />
più indulgente con te come<br />
lo sono i tuoi sostenitori. Se<br />
vuoi la pace e la democrazia,<br />
ti sosterrò. Se vuoi l’apartheid<br />
formale, non ti sosterrò. Se<br />
vuoi supportare la discriminazione<br />
razziale e la pulizia<br />
etnica, noi ci opporremo a te.<br />
Quando deciderai cosa fare,<br />
chiamami.”
16 N° 4 - <strong>Luglio</strong> <strong>2010</strong><br />
segue da pag. 1<br />
questa differenza significa<br />
percepire fino in fondo il<br />
rischio che oggi corriamo e<br />
sentire il bisogno di diffondere<br />
questa percezione di<br />
pericolo il più largamente<br />
possibile.<br />
E’ il pericolo che corre la democrazia<br />
italiana per mano<br />
della destra oggi al governo.<br />
Senza la violenza del fascismo<br />
di ieri, naturalmente, ma con<br />
altri mezzi forse più insidiosi<br />
della violenza stessa: con la<br />
forza del denaro che piega e<br />
corrompe, con il crescente<br />
monopolio dell’informazione<br />
e della formazione di massa,<br />
specie dei giovani da educare<br />
sempre di più con i luccichii<br />
della televisione e sempre meno<br />
con una scuola pubblica,<br />
seria ed efficiente che invece<br />
e marginalizzata, privata<br />
di risorse e avviata quindi al<br />
declino; e ancora con l’uso<br />
spregiudicato e strumentale<br />
della menzogna usata intenzionalmente<br />
come strumento per<br />
disorientare e avvilire l’opinione<br />
pubblica; con il tentativo<br />
per asservire i giudici ai voleri<br />
del governo invece che alla<br />
legge; con il sistematico uso<br />
di leggi e leggine per favorire<br />
chi vuole essere libero di fare<br />
quel che gli pare, in ogni campo<br />
e settore, senza vincoli ne<br />
limiti, pretendendo che venga<br />
considerata giusta e normale<br />
ogni illegalità e corruzione<br />
per i propri fini personali o<br />
di gruppo: cricca o cosca che<br />
sia; infine – ma bisognerebbe<br />
metterla all’inizio – con una<br />
politica economica che disprezza<br />
il lavoro, pretende che<br />
i lavoratori rinuncino alla loro<br />
dignità ed hai loro diritti, si<br />
disinteressa dei pensionati, dei<br />
poveri lasciati al loro destino,<br />
e realizza quel meccanismo<br />
perverso per cui i ricchi sono<br />
sempre più ricchi ed i poveri,<br />
sono sempre più tanti, e sempre<br />
più poveri.<br />
Il disegno di questa destra -<br />
che va chiamata con il suo<br />
nome, cioè eversiva della repubblica<br />
democratica - è un<br />
disegno di paese e di società<br />
totalmente e radicalmente<br />
opposto all’idea dell’Italia<br />
delineata dalla Resistenza.<br />
Se dall’antifascismo e dalla<br />
Resistenza è nata la repubblica<br />
democratica, deve essere chiaro<br />
a tutti che è proprio questa<br />
repubblica che la destra al governo<br />
vuole distruggere per<br />
sostituirla con un autoritarismo<br />
strisciante, ma pressante,<br />
da far accettare agli italiani<br />
rassegnati e passivi, con una<br />
nuova maggioranza silenziosa<br />
da manipolare e tener<br />
buona non con i valori ma con<br />
le mance, con un populismo<br />
plebiscitario di tipo sudamericano.<br />
In questo la destra è<br />
favorita da un processo di forte<br />
disgregazione e di divisione<br />
del Paese, che essa stessa alimenta<br />
anche attraverso il<br />
revisionismo storico: cioè il<br />
tentativo di scrivere un’altra<br />
storia, opposta alla verità. E le<br />
mistificazioni messe in campo,<br />
anche in modo spicciolo,<br />
hanno raggiunto circa la metà<br />
degli italiani che ignora o<br />
nega i valori della Resistenza<br />
consapevolmente o inconsapevolmente,<br />
per precisa volontà<br />
o per opportunismo e convenienza.<br />
Il rischio è grande. La corrosione<br />
del tessuto democratico<br />
e sociale è andata e va avanti;<br />
ed il revisionismo storico,<br />
anche quello spicciolo, va<br />
combattuto con maggiore<br />
decisione da parte di tutti e<br />
con precise scelte di campo,<br />
anche da parte dei partiti che<br />
sui valori dell’antifascismo<br />
e della Resistenza hanno<br />
costruito la loro ragione di<br />
essere.<br />
Chi vuole fare del revisionismo,<br />
magari ammantato di<br />
falso ossequio formale alla<br />
Resistenza, e, approfittando<br />
del ruolo di amministratore<br />
pubblico costruirsi una verità<br />
funzionale al proprio tornaconto<br />
politico, deve sapere<br />
che avrà contro tutto l’antifascismo.<br />
Certamente l’<strong>ANPI</strong>,<br />
senza pregiudizi politici ma<br />
con chiarezza sulla storia:<br />
gli alleati sono stati fondamentali<br />
per la liberazione<br />
dell’Italia dall’occupazione<br />
nazista, ma la democrazia è<br />
stata una conquista dell’antifascismo<br />
militante e della<br />
Resistenza, e l’art. 11 della<br />
Costituzione della Repubblica<br />
Italiana non autorizza nessuno<br />
ad “esportare” con le armi<br />
la democrazia. Ed inoltre deve<br />
essere chiaro che la Guerra di<br />
Liberazione non è stata guerra<br />
civile. Non ignoriamo gli<br />
episodi drammatici accaduti<br />
dopo il 25 Aprile - causati peraltro<br />
dalle enormi sofferenze<br />
che il fascismo, durante il ventennio,<br />
ed il nazifascismo, dal<br />
Settembre del 43’ all’Aprile<br />
del 45’, aveva provocato al<br />
popolo italiano - non li giustifichiamo,<br />
e li condanniamo.<br />
Ma sia ben chiaro una volta<br />
per tutte che sono episodi; gravi<br />
ma episodi e che il sangue<br />
dei vinti non riuscirà mai ad<br />
oscurare l’epopea della Lotta<br />
di Liberazione.<br />
La Resistenza l’abbiamo<br />
fatta non soltanto noi partigiani<br />
combattenti, 400.000<br />
combattenti nelle montagne<br />
e nelle città, ma tanti altri: i<br />
600.000 soldati italiani che in<br />
Germania rifiutarono di aderire<br />
alla Repubblica di Salò e<br />
furono internati nei campi di<br />
concentramento; i deportati<br />
nei campi di sterminio ebrei,<br />
comunisti, socialisti, cattolici,<br />
liberali, antifascisti, cittadini<br />
italiani; i soldati e gli ufficiali<br />
che a Cefalonia iniziarono<br />
eroicamente per primi, il 23<br />
settembre del ’43, la resistenza<br />
contro i tedeschi, e furono<br />
tutti massacrati perché rifiutarono<br />
di consegnare le armi; e<br />
ci sono stati gli operai - unico<br />
Paese d’Europa - che osarono<br />
scioperare malgrado il feroce<br />
dominio nazista; e ci sono stati<br />
i contadini, gli intellettuali, le<br />
donne, i giovani, i giovanissimi:<br />
un popolo che ha visto<br />
concludersi vittoriosamente<br />
il 25 Aprile il più grande moto<br />
della nostra storia, dal Risorgimento<br />
alla Resistenza.<br />
Il 25 Aprile è lo spartiacque<br />
della nostra storia contemporanea;<br />
da lì si dipanano i<br />
grandi mutamenti del secolo:<br />
2 giugno 1946, dopo un solo<br />
anno, nasce la Repubblica;<br />
fine ’47, dopo due soli anni,<br />
nasce la Costituzione; la attuazione<br />
in così breve tempo di<br />
tali mutamenti – da monarchia<br />
a repubblica, da dittatura a democrazia<br />
- sta nella forza della<br />
loro ispirazione unitaria.<br />
Già sotto la dittatura<br />
fascista era affiorato un processo<br />
unitario volto a cercare<br />
le condizioni culturali, morali,<br />
politiche della futura costruzione<br />
di un nuovo Stato. E<br />
nella Resistenza tale processo<br />
ha preso le ali, si è cementato<br />
, è venuto fieramente alla luce<br />
con la Liberazione del 25<br />
aprile ‘45.<br />
Ma oggi quella unità che, sui<br />
principi fondanti dello Stato<br />
democratico, aveva retto anche<br />
nei momenti più difficili<br />
della nostra storia recente<br />
STAMPA: COOP TIPOGRAF / SAVONA<br />
si è interrotta per la mancata<br />
condivisione dei valori<br />
repubblicani da parte dell’attuale<br />
coalizione di destra<br />
che governa il paese e molti<br />
enti locali.<br />
Sarebbe un grave errore, tuttavia,<br />
non avere chiaro il fatto<br />
che ildisegno della destra non<br />
si è realizzato ancora. E’ sempre<br />
un rischio grave da evitare<br />
e che può essere evitato. Ciò<br />
dipende da noi. Da tutti i democratici<br />
e gli antifascisti<br />
uniti, così come 65 anni fa<br />
la salvezza del Paese dipese<br />
da quei giovani che seppero<br />
compiere un grande gesto di<br />
responsabilità: di cui oggi c’è<br />
ancora bisogno. L’ottimismo in<br />
questo caso non è solo volontà,<br />
ma anche ragione. Le ragioni<br />
dell’ottimismo nascono soprattutto<br />
dalla constatazione<br />
che resta ancora sostanzialmente<br />
intatta la Costituzione:<br />
quel programma ideale, politico,<br />
economico, sociale,<br />
culturale di società in cui si<br />
sono travasate l’esperienza, la<br />
sofferenza, le speranze, le idee<br />
della Resistenza.<br />
La Costituzione è lo scudo<br />
più forte della democrazia<br />
.Hanno fatto di tutto per demolirla,<br />
ma fin’ora non ci<br />
sono riusciti. Qui ci sarà lo<br />
scontro decisivo nei prossimi<br />
mesi.<br />
Per questo va abbandonata<br />
ogni idea di partecipare<br />
a percorsi parlamentari per<br />
modificarla. La Costituzione,<br />
questa Costituzione, invece<br />
và difesa, denunciando e<br />
contrastando in ogni modo il<br />
tentativo di imporre una Costituzione<br />
di fatto opposta a<br />
quella di diritto, tentativo subdolo<br />
portato avanti dalla destra<br />
con modifiche ai regolamenti<br />
parlamentari, continuo ricorso<br />
alla decretazione d’urgenza e<br />
al voto di fiducia, leggi che<br />
violano i principi costituzionali.<br />
E l’esito dello scontro dipenderà,<br />
in grandissima misura,<br />
dalla volontà e dalla capacità<br />
dei partiti che si richiamano<br />
ai valori democratici e antifascisti<br />
nati dalla Resistenza,<br />
di recuperare il ruolo a loro<br />
assegnato dalla Costituzione<br />
e lo spirito ed il metodo che<br />
fu dei partiti del periodo Resistenziale<br />
e Costituente.<br />
Giovanni Urbani<br />
Partigiano “Candido”<br />
commissario della Divisione<br />
Garibaldi “Gin Bevilacqua”