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NOTIZIE E COMUNICATI<br />

XIV PREMIO INTERNAZIONALE FRANCO PAPÒ<br />

DI ARCHEOLOGIA SUBACQUEA<br />

Un award al nostro impegno<br />

Un riconoscimento prestigioso, per la nostra <strong>Society</strong>. Un<br />

award conferito dal Premio Internazionale Franco Papò<br />

di Archeologia Subacquea all’HDS-<strong>Italia</strong> per i meriti<br />

acquisiti in sette anni di attività dedicata alla conservazione<br />

e alla divulgazione della memoria storica dell’immersione<br />

nel nostro Paese, culminata nella realizzazione del<br />

Museo Nazionale delle Attività Subacquee di Marina di<br />

Ravenna. Lo ha ritirato dalle mani del Sindaco di<br />

Acicastello Professor Paolo Castorina il nostro presidente<br />

Faustolo Rambelli, alla presenza del creatore della manifestazione,<br />

Marcello Guarnaccia.<br />

Sabato 6 ottobre 2001, dopo tredici edizioni celebrate a<br />

Giardini Naxos, per la quattordicesima il premio è tornato<br />

nella sua sede più naturale, ad Acitrezza, sotto l’egida del<br />

Dipartimento di studi archeologici, filologici e storici e<br />

del Centro Universitario Tutela e Gestioni di Ambienti<br />

Naturali e agro-ecosistemi dell’Università di Catania, dell’assessorato<br />

alla Cultura del Comune di Acicastello, della<br />

FIAS, della rivista “Mondo Sommerso”; ed è stato ospitato<br />

presso la bella sede dell’Istituto Comprensivo “Roberto<br />

Rimini” della cittadina etnea presieduto dalla professoressa<br />

Antonella Mandalà. In una grande aula affacciata sullo<br />

spettacoloso panorama dominato dall’isola Lachea e dai<br />

faraglioni dei ciclopi, Marcello Guarnaccia ha curato personalmente<br />

l’allestimento di una mostra di attrezzature e<br />

di pubblicazioni “storiche” (c’erano anche alcuni articoli<br />

di Franco Papò apparsi su “Mondo Sommerso” nella sua<br />

rubrica “Mare antico”): insomma un piccolo ed estemporaneo<br />

“Museo della Subacquea”. Del prestigioso Premio è<br />

stata insignita anche l’AIA Sub, l’Associazione <strong>Italia</strong>na<br />

Archeologi Subacquei che, istituita nel 1993, riunisce gli<br />

archeologi subacquei operanti presso le Soprintendenze<br />

Archeologiche del Ministero per i beni e le attività culturali,<br />

nelle università, e i liberi professionisti. Il presidente<br />

Il momento della premiazione, da sin. Faustolo Rambelli,<br />

Marcello Guarnaccia, Ninì Cafiero<br />

dottor Paolo Francesco Arata ha ritirato personalmente il<br />

premio. Ormai la pace tra archeologi diciamo “accademici”<br />

e subacquei con la passione dell’archeologia<br />

appare consolidata e irreversibile. E molto è dovuto<br />

appunto a Franco Papò, singolare figura di archeosub<br />

“amatore” ma anche anticipatore del comportamento<br />

corretto dello scopritore casuale nei confronti dei segni<br />

del passato. Colonnello dell’Aeronautica Militare<br />

<strong>Italia</strong>na, di stanza a Catania, a partire dal 1961 era stato<br />

protagonista, insieme con altri amici come lui appassionati<br />

di immersione subacquea, di una feconda stagione<br />

di ricerche archeologiche nella Sicilia orientale, avendo<br />

cura di operare sempre in stretto contatto con le istituzioni<br />

preposte allo studio e alla tutela dei beni culturali.<br />

Un comportamento eccezionale, quarant’anni fa, perché<br />

da quando abbiamo imparato a immergerci con l’autorespiratore,<br />

si è aperto un contenzioso che ancora non è<br />

del tutto chiuso tra archeologi “ufficiali” e subacquei<br />

“amatori”: i primi erano depositari delle conoscenze<br />

scientifiche indispensabili per identificare correttamente<br />

un qualsiasi oggetto antico; i secondi disponevano<br />

delle tecniche necessarie per operare sotto la superficie<br />

delle acque quasi come sulla terra ferma.<br />

Ci sono stati, negli anni scorsi, numerosi ritrovamenti<br />

eccezionali (uno su tutti: i Bronzi di Riace ad opera di<br />

Stefano Mariottini) da parte di subacquei; ma anche troppi<br />

casi di caccia indiscriminata all’anfora (che in qualche<br />

caso continua tuttora), ma gradualmente la situazione s’è<br />

andata aggiustando e oggi sono sempre più frequenti i<br />

casi di proficua collaborazione tra subacquei amatoriali<br />

e archeologi. Proprio le donazioni di Papò permisero nel<br />

1979 la costituzione di una sezione di archeologia navale<br />

nel museo di Capo Schisò: Paola Pelegatti, soprintendente<br />

archeologica della Sicilia Orientale e fondatrice del<br />

museo di Naxos definì il colonnello “tramite ideale tra<br />

gli studiosi e la vasta schiera di sub che lui ha sensibilizzati<br />

a una ‘coscienza archeologica’”.<br />

Franco Papò morì nell’aprile del 1984 a 58 anni di età,<br />

ucciso da un infarto. Proprio quell’anno, a Tokio fu allestita<br />

una grande mostra sulla Sicilia Greca. Tra i reperti<br />

più preziosi esposti all’ammirazione del pubblico, un<br />

raro peso di stadera, in bronzo, a forma di testa della dea<br />

Athena, e un pregevolissimo bacile, fatto con la medesima<br />

lega di stagno e ottone, da lui rinvenuti in fondo allo<br />

Ionio. Ad Acitrezza, sono stati anche conferiti, a un<br />

numeroso gruppo di giovani sub, i brevetti FIAS di<br />

“esperto in monitoraggio ambientale marino”: preparano<br />

i subacquei sportivi che intendano dare un senso alle<br />

loro immersioni ricreative aiutando, con cognizione di<br />

causa, biologi e archeologi che compiono le loro ricerche<br />

scientifiche sott’acqua. (g.n.c.)<br />

HDS NOTIZIE N. 22 - Febbraio 2002 - pag. 35

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