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novembre - Fraternità San Carlo

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Niente è così necessario a tutte le persone ecclesiastiche<br />

quanto la meditazione che precede, accompagna e segue tutte le nostre azioni.<br />

<strong>San</strong> <strong>Carlo</strong> Borromeo<br />

4 fraternitàemissione<br />

NOVEMBRE<br />

Liturgia Il resto è silenzio<br />

Abbiamo chiesto ai nostri preti quale parte della santa messa amano di più. Ecco le loro riflessioni:<br />

un modo per aiutare i lettori a vivere la celebrazione eucaristica<br />

IL RITO PENITENZIALE I PRIMI RAGGI DELL’ALBA<br />

di Vincent Nagle<br />

La notte diventa<br />

un’amica, invece<br />

che una minaccia,<br />

un’attesa invece<br />

che una prigione<br />

Mia madre ama citare una scrittrice, Gertrude Stein,<br />

molto nota negli Stati Uniti quando lei era giovane. Mentre<br />

Gertrude era sul letto di morte, Alice, la sua amica di<br />

una vita, la interrogò in questo modo: «Ora che sei arrivata<br />

al capolinea, intravedi forse una risposta». Irritata,<br />

Gertrude rispose: «Alice, e quale diavolo sarebbe la domanda».<br />

La vera tragedia per l’uomo non sta nella sua incapacità<br />

di articolare una risposta alle domande più profonde<br />

della vita, ma nel fatto che non conosce le domande.<br />

Per questo motivo ho una predilezione per il rito penitenziale<br />

della santa messa. So che è strano: è un po’<br />

come preferire l’oscurità<br />

rispetto all’accendersi<br />

di una lampada. Tuttavia,<br />

è precisamente nel<br />

silenzio che segue le parole<br />

del prete «Riconosciamo<br />

i nostri peccati»,<br />

che troviamo lo spazio<br />

necessario affinché il nostro<br />

grido salga, affinché<br />

la nostra parola più autentica<br />

si faccia avanti.<br />

Gesù, il cui nome vuole<br />

dire “Dio salva”, è mandato<br />

a noi come la risposta alla domanda più originale<br />

nell’esistenza di ogni uomo. Questa domanda prende la<br />

forma di una supplica indirizzata al mistero nascosto: «Salvami!».<br />

Il cuore del nostro essere è un bisogno di salvezza infinitamente<br />

profondo e tuttavia normalmente censurato.<br />

Qualunque atto, gesto, parola o proposta che non inizia<br />

con questa consapevolezza non è pienamente umana, non<br />

ha veramente abbracciato la mia umanità.<br />

La confessione dei peccati ha in me tre effetti all’inizio<br />

della messa: il primo è che mi dà gioia, perché questa<br />

domanda già annuncia la salvezza in quanto nessuno<br />

di noi avrebbe il coraggio di stare davanti a una verità<br />

così devastante se non in prossimità di colui che è la<br />

Risposta. In secondo luogo, mi riporta al mio vero “io”,<br />

perché io sono questa esigenza. Il terzo effetto è che indirizza<br />

ogni mia passione e libertà verso le grazie che<br />

stanno per arrivare, nelle letture e nel sacramento,<br />

riempiendomi di speranza e attesa.<br />

Esiste una certa magia nei momenti prima dell’alba,<br />

quando i primissimi raggi di luce bucano l’orizzonte. Le<br />

tenebre del rito penitenziale sono di un’alba così, che rendono<br />

la notte stessa un’amica invece di una minaccia,<br />

un’attesa al posto di una prigione.<br />

L’OFFERTORIO GOCCIA SU GOCCIA<br />

di Luca Speziale<br />

L’infusione dell’acqua nel vino. Durante l’offertorio, appena<br />

prima di presentare al Signore il calice, il sacerdote<br />

vi versa il vino e fa cadere qualche goccia d’acqua ripetendo<br />

la formula: «L’acqua unita al vino sia segno della<br />

nostra unione con la vita divina di colui che ha voluto<br />

assumere la nostra natura umana». È un esempio di come<br />

la liturgia, attraverso un semplice gesto ed alcune parole,<br />

inviti a prendere maggior coscienza dei contenuti della<br />

fede.<br />

L’acqua e il vino sono come il popolo e il sangue di Cristo.<br />

Quando si mescolano nel calice, il popolo, come scrive<br />

san Cipriano, un vescovo martire del III secolo, è rac-<br />

Tre dialoghi con Di<br />

di Nicola Ruisi<br />

Il silenzio dopo il vangelo. È un istan<br />

Spesso non capisco perché il Signo<br />

parole a me, in quel momento. Me<br />

volte feriscono, penetrano, mi fanno<br />

volte, fuggono via. Le dimentico. Quel<br />

pre, mi fa capire la mia piccolezza,<br />

Intanto guardo le persone che ho dav<br />

muovo, pensando al miracolo della<br />

Chissà se hanno capito perché il Signo<br />

quelle parole, cosa c’entrano le letture<br />

la loro vita, con loro.

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