Inserto ampliato in italiano - DETAIL.de
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8 Discussione <strong>Inserto</strong> <strong>ampliato</strong> <strong>in</strong> <strong>italiano</strong> 2009 ¥ 5 ∂<br />
Discussione<br />
Pag<strong>in</strong>a 428<br />
Imparare da Ascoli Piceno,<br />
una città monomaterica<br />
Monica Rossi<br />
Frank Kaltenbach<br />
1 2<br />
L’architettura contemporanea è<br />
caratterizzata da una propensione sempre<br />
maggiore alle pelli monolitiche.<br />
“Anyth<strong>in</strong>g goes”, sempre più architetti si<br />
affidano ad un limitato ventaglio di materiali<br />
e superfici. La semplicità e la<br />
concentrazione arcaica sull’essenziale<br />
diventano anche <strong>in</strong> architettura un elemento<br />
fondamentale <strong>de</strong>l “simplyfy your life”.<br />
Il dibattito si esten<strong>de</strong> anche a livello<br />
urbanistico: quanti materiali diversi è <strong>in</strong><br />
grado di tollerare una città Dove sta il<br />
conf<strong>in</strong>e tra armoniosa complessità e<br />
disorientamento caotico<br />
Durante il XX secolo si sono susseguiti<br />
esperimenti costruttivi di quartieri <strong>in</strong> cui si<br />
selezionava un materiale unico con<br />
l’obbiettivo di conferire all’espansione<br />
urbanistica un’i<strong>de</strong>ntità: le superfici <strong>in</strong><br />
travert<strong>in</strong>o <strong>de</strong>ll’EUR di Roma negli anni ’30,<br />
Brasilia la capitale di calcestruzzo <strong>de</strong>gli anni<br />
’50 e le facciate <strong>in</strong> terracotta di Postdamer<br />
Platz a Berl<strong>in</strong>o <strong>de</strong>gli anni ’90.<br />
Mentre negli esempi citati le realizzazioni si<br />
riferiscono a periodi limitati, <strong>in</strong> Italia centrale,<br />
sorge una città dove 2000 anni di storia<br />
sono leggibili attraverso un unico materiale:<br />
Ascoli Piceno, “la città di travert<strong>in</strong>o”.<br />
Prima <strong>de</strong>i Romani, nella località si erano<br />
<strong>in</strong>sediati i Piceni il cui nome <strong>de</strong>riva da<br />
“picchio”, l’uccello che avrebbe loro <strong>in</strong>dicato<br />
il luogo strategico migliore per costruire<br />
collocato su un altopiano roccioso protetto<br />
da dirupi. Ma non solo le colonne su cui<br />
sono posati i due picchi che accolgono i<br />
visitatori alle porte <strong>de</strong>lla città sono <strong>in</strong><br />
travert<strong>in</strong>o. La pietra naturale porosa è stesa<br />
come un tappeto su ponti, torri, teatro,<br />
chiese e palazzi s<strong>in</strong> dall’epoca romana per<br />
tutti gli stili architettonici e attraverso tutte le<br />
epoche. La parola “tappeto”, <strong>in</strong> realtà, non è<br />
esatta <strong>in</strong> quanto, s<strong>in</strong>o al XX secolo, <strong>in</strong> questi<br />
luoghi il travert<strong>in</strong>o costituiva un materiale da<br />
costruzione massivo.<br />
Una pietra che illum<strong>in</strong>a e suona<br />
Per i Piceni, la “loro” pietra non è semplice<br />
travert<strong>in</strong>o. Le qualità <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seche di questo<br />
materiale sono la naturale e chiara<br />
colorazione e la consistenza che può essere<br />
scelta a poro aperto o compatta a seconda<br />
<strong>de</strong>llo spacco operato. La superficie neutra<br />
muta il volto <strong>de</strong>lla città <strong>in</strong>tera variando con<br />
l’<strong>in</strong>ci<strong>de</strong>nza lum<strong>in</strong>osa. Durante giornate<br />
<strong>in</strong>vernali con il cielo coperto le superfici <strong>in</strong><br />
travert<strong>in</strong>o appaiono come il manto di neve<br />
sui vic<strong>in</strong>i Monti Sibili<strong>in</strong>i. Durante le serate<br />
estive, <strong>in</strong>vece, sembra che i caldi raggi <strong>de</strong>l<br />
sole non vengano riflessi ma assorbiti dalle<br />
superfici materiche <strong>in</strong> travert<strong>in</strong>o che<br />
acquisiscono una propria lum<strong>in</strong>osità.<br />
Quando <strong>in</strong>vece il cielo si t<strong>in</strong>ge di un blu<br />
profondo, le facciate assumono una<br />
lum<strong>in</strong>osità fredda e <strong>in</strong>avvic<strong>in</strong>abile. Una<br />
proprietà materica che trasforma anche i più<br />
angusti vicoli – <strong>de</strong>tti dai piceni “rue” – <strong>in</strong><br />
ricettori di luce carichi di effetti che il<br />
visitatore esplora curioso. E’ caratteristico<br />
anche il suono che perva<strong>de</strong> la città,<br />
nonostante le superfici lapi<strong>de</strong>e non riflettano<br />
alcun fastidioso rimbombo. In un luogo,<br />
però, il suono che si diffon<strong>de</strong> nello spazio<br />
urbano viene <strong>in</strong>scenato come uno strumento<br />
musicale: entrando nella chiesa di San<br />
Francesco, i cre<strong>de</strong>nti sfiorano con le dita le<br />
sottili colonne <strong>in</strong> travert<strong>in</strong>o <strong>de</strong>l portale<br />
d’accesso producendo <strong>de</strong>i suoni armoniosi<br />
come quelli di dita che scorrono sulle cor<strong>de</strong><br />
di un’arpa. L’effetto di un rituale antico di<br />
secoli si evi<strong>de</strong>nzia nelle profon<strong>de</strong> impronte<br />
lasciate sulla superficie <strong>in</strong> pietra sfiorata<br />
<strong>in</strong>numerevoli volte mentre emerge il<br />
carattere plasmabile <strong>de</strong>l materiale.<br />
Superficie scarna e <strong>in</strong>tarsi filigranati<br />
La complessità <strong>de</strong>lla città emerge dal<br />
cont<strong>in</strong>uo alternarsi di mo<strong>de</strong>rate superfici<br />
murarie a faccia vista e stupefacenti<br />
particolari ad <strong>in</strong>tarsio. Accanto alle torri <strong>de</strong>i<br />
nobili (fig. 1) che si ergono con sobrietà, le<br />
facciate di Piazza <strong>de</strong>l Popolo: architetture<br />
parlanti che raccontano una storia di oltre<br />
300 anni fatta di un’alternarsi di <strong>de</strong>molizioni,<br />
ricostruzioni, addizioni <strong>in</strong> un unico materiale.<br />
Pers<strong>in</strong>o il quadrante <strong>de</strong>ll’orologio è stato<br />
realizzato <strong>in</strong> travert<strong>in</strong>o (fig. 4). Le facciate si<br />
presentano con fenditure, proporzioni<br />
differenti, e sovrapposizione di fregi<br />
ornamentali, blasoni e sculture <strong>in</strong> una<br />
complessità straord<strong>in</strong>ariamente eclettica al<br />
punto da essere citata nel 1966 nel<br />
manifesto <strong>de</strong>l Postmo<strong>de</strong>rno “Complessità e<br />
contraddizione nell’architettura” di Robert<br />
Venturi. Un processo di costruzione<br />
protrattosi per secoli con il me<strong>de</strong>simo<br />
materiale che può essere oggetto di studio<br />
nell’imponente chiesa di San Gregorio<br />
Magno. Colonne scanalate con capitelli<br />
cor<strong>in</strong>zi e muriperimetrali realizzati <strong>in</strong> Opus<br />
reticulatum, costituiti da pietre quadrate di<br />
piccolo formato che <strong>in</strong>dicano senza ombra<br />
di dubbio le spoglie di un tempio romano <strong>de</strong>l<br />
I secolo a.C. su cui sorge la chiesa cristiana.<br />
La facciata pr<strong>in</strong>cipale romanica si <strong>in</strong>tegra<br />
con grandi blocchi squadrati lisci <strong>in</strong> una<br />
struttura antica. Alla ricchezza formale di<br />
molte facciate contribuiscono le variegate<br />
soluzioni costruttive <strong>de</strong>gli architravi <strong>de</strong>lle<br />
porte. Larghi blocchi squadrati di travert<strong>in</strong>o<br />
sembrano preannunciare la spaccatura nella<br />
parte centrale sotto il peso <strong>de</strong>lle pareti<br />
esterne. Per questo motivo, nel Romanico<br />
l’architrave è rafforzato con due mensole<br />
oblique che mantengono una fenditura<br />
aperta sopra al centro <strong>de</strong>ll’architrave (fig. 7).<br />
Il Gotico favorisce, secondo il me<strong>de</strong>simo<br />
pr<strong>in</strong>cipio, archi di alleggerimento (fig. 8),<br />
mentre nel Manierismo i carichi vengono<br />
scaricati sui pilastri che sono evi<strong>de</strong>nziate<br />
mediante pietre <strong>in</strong> rilievo rispetto alla<br />
superficie <strong>de</strong>lla facciata (fig. 9).<br />
Il travert<strong>in</strong>o si rivela adatto alla realizzazione<br />
di volte nervate per il carico limitato<br />
nonostante la sua lavorazione richieda un<br />
impegno particolare e una perizia tecnica<br />
per il fatto che i blocchi di pietra <strong>de</strong>vono<br />
essere squadrati uno per uno su tutti i lati.<br />
Per questo motivo, ad eccezione di pochi<br />
palazzi e chiese, le volte sono solitamente<br />
realizzate con mattoni piani <strong>in</strong> laterizio,<br />
mentre soffitti e strutture di copertura sono<br />
<strong>in</strong> castagno o <strong>in</strong> rovere, legni<br />
particolarmente resistenti all’umidità.<br />
Dai lavatoi al battistero<br />
La luce mattut<strong>in</strong>a che filtra ra<strong>de</strong>nte valorizza<br />
notevolmente il lavatoio costruito nel XVI<br />
secolo al di fuori <strong>de</strong>lla città antica. L’edificio<br />
si colloca ad una quota di un metro <strong>in</strong>feriore<br />
al piano <strong>de</strong>l crocevia stradale (fig. 2).