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IBLEA<br />
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IBLEA<br />
LA FINESTRA DI FRONTE<br />
Centro di Aiuto alla Vita<br />
La prima domenica di febbraio si è<br />
celebrata la “31ª Giornata per la<br />
Vita” con manifestazioni che si sono<br />
svolte a <strong>Ragusa</strong> e a Vittoria. Il tema,<br />
dettato dal Consiglio permanente della<br />
Conferenza Episcopale Italiana, è stato<br />
il seguente: “La forza della vita nella<br />
sofferenza”.<br />
Nel messaggio dei vescovi viene<br />
detto che la vita è fatta per la serenità e<br />
la gioia, ma accade che, per varie<br />
cause, essa invece sia segnata dalla<br />
sofferenza. La sofferenza appartiene al<br />
mistero dell’uomo e resta in parte<br />
imperscrutabile.<br />
Tra le svariate sofferenze, che possono<br />
colpire l’umanità, c’è quella di alcune<br />
donne, che, in momenti “difficili”, non<br />
sono capaci di accogliere una gravidanza<br />
inattesa. Quando la risposta a questo<br />
problema è l’aborto viene generata<br />
un’ulteriore sofferenza, perché, tale pratica,<br />
non solo distrugge la creatura che<br />
dovrebbe invece essere protetta e<br />
custodita dalla madre, ma provoca nella<br />
donna un trauma destinato a lasciare<br />
una ferita perenne.<br />
In realtà al dolore non si può rispondere<br />
con altro dolore.<br />
Anche in questo caso esistono soluzioni<br />
positive e aperte alla vita, che pongono<br />
al centro il rispetto dell’uomo.<br />
In questa prospettiva si pone l’attività<br />
del Centro di Aiuto alla Vita di <strong>Ragusa</strong>.<br />
Nato nel 2007 nell’ambito dell’Ufficio<br />
Diocesano per la pastorale della famiglia,<br />
ha la sua sede operativa a <strong>Ragusa</strong><br />
presso il Consultorio di Ispirazione<br />
Cristiana, in via G. Cartia n.3.<br />
E’ costituito da un gruppo di volontari,<br />
che desiderano affermare la uguale<br />
dignità di ogni essere umano, dal<br />
momento del concepimento fino alla<br />
morte naturale, favorendo una cultura<br />
dell’accoglienza anche nei confronti dei<br />
soggetti più deboli ed indifesi, a partire<br />
dal bambino concepito e non ancora<br />
nato.<br />
Il primo Centro di Aiuto alla Vita nacque<br />
a Firenze nel 1975. Da allora ne<br />
sono sorti tanti altri in varie città italiane,<br />
con lo scopo di proteggere concretamente<br />
la vita di tanti bambini, e di<br />
costruire una “Cultura della Vita”.<br />
Madre Teresa di Calcutta, nel ricevere<br />
il premio Nobel per la pace nel 1979,<br />
dichiarò: ”Se accettiamo che una madre<br />
possa sopprimere il frutto del suo seno,<br />
che cosa ci resta L’aborto è il principio<br />
che mette in pericolo la pace nel<br />
mondo.”<br />
Papa Giovanni Paolo II nell’enciclica<br />
Evangelium vitae scrisse: “Rispetta,<br />
difendi, ama e servi la vita umana! Solo<br />
su questa strada troverai giustizia, sviluppo,<br />
libertà vera, pace e felicità.”<br />
Il Centro di Aiuto alla Vita di <strong>Ragusa</strong>,<br />
pur con le tante difficoltà che incontra,<br />
legate in modo particolare alla “perdita<br />
dei valori”, si pone i seguenti obiettivi:<br />
- la formazione dei volontari con corsi<br />
specifici per migliorare la capacità di<br />
ascolto e di empatia;<br />
La campagna pubblicitaria del centro<br />
- l’informazione e la promozione del<br />
valore della vita con incontri per gli<br />
studenti delle Scuole medie inferiori e<br />
superiori, per le coppie che si preparano<br />
al matrimonio e per i gruppi delle<br />
famiglie nelle parrocchie;<br />
- l’aiuto psicologico e spirituale alle<br />
donne che vivono il trauma di un precedente<br />
aborto, presso Centri specializzati;<br />
- la diffusione di materiale informativo<br />
per la difesa della vita;<br />
- e, in modo particolare, la collaborazione<br />
attiva con i Ginecologi dei<br />
Consultori Familiari dell’Azienda USL<br />
7 di <strong>Ragusa</strong> e i Direttori delle Unità<br />
Operative dei Presidi Ospedalieri,<br />
dove vengono eseguite le interruzioni<br />
volontarie di gravidanza (secondo un<br />
articolo della legge 194, prima del rilascio<br />
del certificato per accedere<br />
all’IVG, è previsto un colloquio presso<br />
una struttura pubblica, come un<br />
Consultorio Familiare dell’AUSL, o<br />
presso una struttura privata, come il<br />
Centro di Aiuto alla Vita, con questo<br />
colloquio la donna viene aiutata a<br />
chiarire, prima di tutto a se stessa, le<br />
motivazioni della sua scelta di abortire<br />
e, successivamente, a trovare<br />
soluzioni “diverse” nel rispetto della<br />
vita.<br />
Considerando che la causa più frequente<br />
di aborto è il disagio economico,<br />
la soluzione sarà in questo caso quella<br />
di attivare il “Progetto Gemma”, servizio<br />
che consiste nell’adozione a distanza<br />
della madre in difficoltà economica per<br />
un periodo di 18 mesi (sei mesi prima<br />
della nascita del bambino e dodici mesi<br />
dopo il parto) con un contributo mensile<br />
di circa 160,00 euro.<br />
Nel caso in cui invece la donna avesse<br />
problemi relazionali con la famiglia<br />
d’origine, avrà la possibilità di essere<br />
accolta presso un Centro di accoglienza,<br />
dove potrà portare a termine la gravidanza<br />
con serenità.<br />
Nel caso ancora che la donna non<br />
voglia tenere il bambino, si potrà proporre<br />
di portare, comunque, a termine<br />
la gravidanza, partorendo in una struttura<br />
ospedaliera in “anonimato”, come<br />
previsto dalla legge vigente, cioè non<br />
riconoscendo il neonato, che verrà quindi<br />
dato in adozione.<br />
In caso che la motivazione dell’aborto<br />
sia una malformazione grave del feto, si<br />
potrà accompagnare e sostenere la<br />
coppia fino alla nascita del neonato e,<br />
nel caso in cui i genitori non siano pronti<br />
ad accoglierlo, potranno aderire al<br />
progetto F.A.N.HA (Famiglie accoglienti<br />
nascituri handicappati), che fa capo al<br />
Centro di Aiuto alla Vita di Messina e<br />
che consiste nell’adozione del neonato<br />
malformato da parte di famiglie disponibili.<br />
Qualunque sia la motivazione dell’aborto,<br />
sempre e comunque “scelta di<br />
morte”, i volontari del Centro di Aiuto<br />
alla Vita, nel più completo rispetto della<br />
donna e della sua decisione, pongono<br />
l’accento sul fatto che nel grembo della<br />
donna c’è un essere umano, un progetto<br />
di vita, un figlio e affermano che delle<br />
tante mamme che hanno detto “si alla<br />
vita” nessuna di esse si è mai pentita.<br />
I volontari del Centro restano a disposizione<br />
e sono rintracciabili ai seguenti<br />
numeri telefonici: 3349666174; 0932<br />
622644 (solo di pomeriggio).<br />
Centro di Aiuto alla Vita<br />
<strong>Ragusa</strong><br />
24<br />
Anno XXV<br />
N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong>