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Comunità <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>o<br />
FAMIGLIA<br />
GIOVANI SOTTO PRESSIONE<br />
(diamo loro il giusto sostegno)<br />
Scritto per “Age stampa” da Mons. Dante Carolla Responsabile Ufficio Stampa della Diocesi di Firenze<br />
Sono rimasto molto impressionato<br />
dalla vicenda tragica di quel ragazzo<br />
che si è tolto la vita a sedici anni perché<br />
non riusciva più a sopportare la derisione<br />
cont<strong>in</strong>ua dei compagni di scuola.<br />
Inoltre, mi è capitato di ascoltare la confidenza<br />
di una coppia che mi raccontava<br />
la sua amarezza di fronte a un giudizio<br />
un po’ pesante del responsabile della<br />
scuola nei confronti del proprio figlio.<br />
Non ho potuto fare a meno, allora, di<br />
ripensare ai mille condizionamenti e alle<br />
mille ferite che i nostri ragazzi spesso<br />
ricevono proprio <strong>in</strong> questo spazio che<br />
dovrebbe essere educativo e formativo.<br />
E’ importante, io credo, non chiudere gli<br />
occhi e non sottovalutare lo stress a cui<br />
essi sono sottoposti <strong>in</strong> condizioni, fra<br />
l’altro di svantaggio e di debolezza.<br />
Credo che la scuola, e non solo essa,<br />
debba fare un esame di coscienza serio<br />
per leggere criticamente i propri comportamenti<br />
didattici e pedagogici.<br />
Amio parere occorre combattere ogni<br />
anche pur m<strong>in</strong>ima apparenza di<br />
competizione. Gli <strong>in</strong>segnanti dovrebbero<br />
riuscire a valorizzare la qualità, i talenti<br />
di ogni alunno mostrando la complementarietà<br />
fra le varie caratteristiche di<br />
ognuno, senza favorire la rivalità o il confronto.<br />
La scuola può diventare un luogo pericoloso<br />
dove si rischia molto. In fondo il<br />
tanto paventato bullismo è spesso frutto<br />
proprio di questo clima competitivo,<br />
antagonista, dove il più debole si fa forte<br />
attraverso comportamenti che possono<br />
sfociare <strong>in</strong> vera e propria del<strong>in</strong>quenza.<br />
La scuola non può curare gli effetti senza<br />
curarne prima le cause.<br />
A mio parere occorre lavorare <strong>in</strong> stretta<br />
s<strong>in</strong>ergia con la famiglia cercando anche<br />
<strong>in</strong> questo caso di combattere ogni tentazione<br />
di conflitto con essa. La scuola<br />
dovrebbe aiutare anche le famiglie a<br />
prendere coscienza del proprio ruolo<br />
educativo. Non si tratta di chiudersi nella<br />
propria fortezza, ne’ come <strong>in</strong>segnanti ne’<br />
come genitori, e di lì colpire aprioristicamente<br />
il presunto avversario.<br />
La famiglia ha bisogno della scuola e la<br />
scuola della famiglia.<br />
Mi pare <strong>in</strong>somma che la famiglia<br />
debba educarsi a imparare a prendersi<br />
le proprie responsabilità, ma che<br />
anche la scuola debba riscoprire la sua<br />
vocazione educativa e l’educazione esige<br />
un atteggiamento di dialogo, di rispetto,<br />
di <strong>in</strong>coraggiamento, di pazienza. Non si<br />
può approfittare della posizione asimmetrica<br />
dell’alunno rispetto al docente per<br />
esercitare delle pressioni <strong>in</strong>debite e <strong>in</strong>giuste.<br />
Certi atteggiamenti sono vere e proprie<br />
vessazioni nei confronti di ragazzi<br />
che oggettivamente si trovano <strong>in</strong> una<br />
posizione di debolezza e di svantaggio<br />
rispetto al docente adulto e competente.<br />
Se ci mettiamo nei panni dei ragazzi noi<br />
vediamo che essi sono sottoposti a<br />
“esami” cont<strong>in</strong>ui. Sono giudicati dai<br />
docenti per i contenuti delle discipl<strong>in</strong>e e<br />
sono esam<strong>in</strong>ati dai compagni <strong>in</strong> tutti gli<br />
aspetti della loro personalità, da quelli<br />
più superficiali a quelli più importanti.<br />
Perf<strong>in</strong>o lo sport può rappresentare una<br />
preoccupazione, un motivo di <strong>in</strong>successo<br />
che fa perdere a un ragazzo fiducia <strong>in</strong> se<br />
stesso. La scuola non può non tenere<br />
conto di questa complessità nello svolgere<br />
il compito educativo. Esso non si limita<br />
a trasmettere competenze e abilità,<br />
nozioni o <strong>in</strong>formazioni, ma abbraccia<br />
tutte le dimensioni della persona umana<br />
che, particolarmente nell’età evolutiva<br />
chiede di essere coltivata unitariamente<br />
<strong>in</strong> tutti i fattori che la costituiscono.<br />
Dal “Centro d’ascolto famiglia”<br />
Cari lettori,<br />
d’ora <strong>in</strong> poi, troverete, <strong>in</strong>serito nel bollett<strong>in</strong>o parrocchiale, una nuova rubrica: Spazio Famiglia, uno spazio riservato<br />
alla famiglia gestito dal Centro d’Ascolto della Famiglia della Zona pastorale VI San Carlo.<br />
Saranno poche righe, ma speriamo significative e un valido spunto di riflessione per chi legge, sia esso co<strong>in</strong>volto<br />
<strong>in</strong> prima persona, sia esso un famigliare a conoscenza di qualche problema.<br />
Si tratterà di casi concreti che, di volta <strong>in</strong> volta, verranno proposti <strong>in</strong> modo semplice e s<strong>in</strong>tetico.<br />
Inizieremo, oggi, con un caso nel quale molti si potranno identificare perché non parla di una vera e propria patologia<br />
famigliare, bensì di un modo comportamentale comune a molti genitori: un differente modo di visione educativa<br />
che, per altro, non è un fattore grave, ma che può, a lungo andare, diventare destabilizzante per i figli.<br />
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