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ITALIAN JOURNAL OF PUBLIC HEALTH Epidemiologia e ... - Ijph.it

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IJPH - Year 8, Volume 7, Number 2, Suppl. 2, 2010<br />

I T A L I A N J O U R N A L O F P U B L I C H E A L T H<br />

<strong>Epidemiologia</strong> e burden of disease dell’artr<strong>it</strong>e reumatoide<br />

Chiara de Waure, Antonella Sferrazza, Maria Rosaria Gualano, Giuseppe La Torre, Carlomaurizio Montecucco,<br />

Walter Ricciardi<br />

Introduzione<br />

L’artr<strong>it</strong>e reumatoide (AR) è una malattia<br />

cronica infiammatoria multifattoriale che<br />

interessa le membrane sinoviali e conduce, a<br />

causa dell’erosione della cartilagine e dell’osso<br />

da parte del tessuto sinoviale infiammato, a<br />

una severa disabil<strong>it</strong>à con conseguente invalid<strong>it</strong>à<br />

[1]. In quanto malattia autoimmune, essa si<br />

caratterizza per un’alterazione dei meccanismi<br />

della risposta immun<strong>it</strong>aria con attivazione dei<br />

linfoc<strong>it</strong>i T CD4+ e B e stimolazione delle cellule<br />

monoc<strong>it</strong>o-macrofagiche, dei fibroblasti sinoviali,<br />

dei condroc<strong>it</strong>i e degli osteoclasti. L’induzione<br />

della risposta infiammatoria con il rilascio delle<br />

c<strong>it</strong>ochine, in particolare TNF-α e interleuchine<br />

(IL) 1 e 6, determina la distruzione del tessuto<br />

connettivale da parte delle metalloproteinasi della<br />

matrice e l’attivazione della osteoclastogenesi [1].<br />

Fattori di Rischio<br />

L’AR è una malattia multifattoriale per cui si<br />

possono riconoscere fattori di rischio genetici e<br />

ambientali. Per i primi non c’è unanime accordo<br />

circa l’importanza nella determinazione del<br />

rischio di sviluppo della patologia o del grado<br />

di sever<strong>it</strong>à della stessa [2]. Tuttavia l’impatto<br />

dei fattori genetici sull’epidemiologia dell’AR è<br />

condiviso in virtù delle differenze geografiche<br />

ed etniche che possono essere rilevate. Queste<br />

ultime potrebbero essere attribu<strong>it</strong>e a variazioni<br />

genetiche nell’amb<strong>it</strong>o della regione HLA e quindi<br />

alla Table differente 1. Focus groups prevalenza and methods dell’espressione of data collection employed dello in the three Altri studies fattori di rischio associati con l’AR<br />

“shared ep<strong>it</strong>ope” che è rappresentato da una<br />

sequenza aminoacidica dell’allele HLA-DRB1 [3].<br />

Una recente metanalisi ha, infatti, dimostrato come<br />

l’espressione dello “shared ep<strong>it</strong>ope” comporti un<br />

aumento del rischio di manifestazioni erosive e sia<br />

quindi associata al grado di sever<strong>it</strong>à della malattia<br />

[3]. Tuttavia, come anche emerso da altri studi,<br />

la presenza e la forza dell’associazione tra fattori<br />

genetici e AR e/o sever<strong>it</strong>à della malattia sono<br />

distinte a seconda dei gruppi etnici considerati<br />

[3, 4].<br />

Tra i fattori non genetici di rischio per l’AR<br />

r<strong>it</strong>roviamo il genere, l’età, l’esposizione al fumo,<br />

altri fattori alimentari, fattori ormonali, fattori<br />

socio-demografici e agenti di natura infettiva.<br />

Relativamente al genere è ormai acclarato che<br />

l’AR è una malattia che colpisce prevalentemente<br />

le donne e il rapporto F:M varia tra i diversi<br />

studi da 2:1 a 3:1; ciò potrebbe essere associato<br />

all’effetto stimolatore sul sistema immun<strong>it</strong>ario da<br />

parte degli estrogeni [2].<br />

Circa il ruolo dell’età, il picco di incidenza della<br />

patologia si rileva nella quinta decade di v<strong>it</strong>a,<br />

benché siano disponibili evidenze di un esordio<br />

anche più tardivo della malattia [2].<br />

L’ab<strong>it</strong>udine al fumo si configura come fattore di<br />

rischio sia per la malattia sia per il grado di sever<strong>it</strong>à<br />

della stessa; vi sono inoltre evidenze di una dosedipendenza<br />

dell’associazione tra esposizione al<br />

fumo e malattia [2,5]. C’è inoltre dimostrazione<br />

del fatto che i casi di AR con anticorpi anti-peptidi<br />

c<strong>it</strong>rullinati pos<strong>it</strong>ivi mostrano associazioni con<br />

specifici fattori ambientali come il fumo [5].<br />

La dieta med<strong>it</strong>erranea e, in particolare, il consumo<br />

di pesce, oli vegetali e verdura sembrerebbero<br />

espletare un ruolo protettivo nei confronti della<br />

malattia e della sever<strong>it</strong>à della stessa [2].<br />

Gli agenti infettivi, invece, sono da decadi<br />

r<strong>it</strong>enuti i potenziali trigger della abnorme risposta<br />

immun<strong>it</strong>aria che caratterizza l’AR. In ogni caso<br />

non sono osservabili cluster temporali e spaziali<br />

che possano far ipotizzare un’eziopatogenesi<br />

infettiva dell’AR [6-8]. Gli agenti patogeni più<br />

comunemente oggetto di studio sono comunque<br />

il Parvovirus, il virus della Rosolia, il virus di<br />

Epstein–Barr e la Borrelia burgdorferi.<br />

includono l’alto peso alla nasc<strong>it</strong>a e il basso livello<br />

socio-economico; la durata dell’allattamento è<br />

inversamente associata al rischio di AR [5, 6, 7].<br />

Manifestazioni cliniche<br />

I più rilevanti segni e sintomi dell’AR sono<br />

l’infiammazione dolorosa delle articolazioni, che<br />

spesso si verifica simmetricamente a carico delle<br />

articolazioni delle mani, dei polsi, dei gom<strong>it</strong>i<br />

e delle ginocchia, e la rigid<strong>it</strong>à mattutina delle<br />

articolazioni con persistenza della sintomatologia<br />

dolorosa anche a riposo [9].<br />

La malattia ha generalmente un esordio acuto<br />

o subacuto in un quarto dei pazienti benché si<br />

possa anche presentare come forma palindromica<br />

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(caratterizzata da oligoartr<strong>it</strong>e senza sequele visibili<br />

all’esame radiologico), con una sindrome similpolimialgica<br />

o con sintomi sistemici (malessere,<br />

anoressia, perd<strong>it</strong>a di peso, febbre).<br />

L’AR in fase precoce è caratterizzata<br />

dall’interessamento poli-articolare e simmetrico<br />

delle piccole articolazioni di mani e piedi senza<br />

lesioni evidenti all’esame radiologico [10]. Anche<br />

le articolazioni della spalla e del gom<strong>it</strong>o possono<br />

essere interessate, così come il ginocchio, che è<br />

colp<strong>it</strong>o nel 70-80% dei casi, e l’anca che è colp<strong>it</strong>a<br />

in un numero inferiore di casi, benché con<br />

gravi problemi di disabil<strong>it</strong>à nel 50% dei pazienti<br />

[10]. Una delle principali complicanze legate<br />

all’interessamento articolare della malattia è la<br />

distruzione ossea che interessa circa il 70% dei<br />

pazienti nei primi 2 anni di malattia [11].<br />

Le manifestazioni extra-articolari dell’AR possono<br />

riguardare il polmone, il sistema cardiovascolare,<br />

il sistema nervoso e quello reticolo-endoteliale.<br />

Tra esse r<strong>it</strong>roviamo quelle presenti in Tabella<br />

1 [12-14] e i noduli reumatoidi che, nella loro<br />

localizzazione sottocutanea a carico delle zone<br />

soggette a pressioni, cost<strong>it</strong>uiscono un segno<br />

caratteristico della malattia e si r<strong>it</strong>rovano in circa<br />

il 20-30% dei pazienti con Fattore Reumatoide<br />

pos<strong>it</strong>ivo [10].<br />

Alcuni studi indicano come le manifestazioni<br />

dell’AR siano più lievi con un minor livello di<br />

interessamento extra - articolare nelle popolazioni<br />

dell’Europa del Sud. Ciò potrebbe essere in parte<br />

spiegato da fattori ambientali e dagli stili di v<strong>it</strong>a,<br />

come la dieta med<strong>it</strong>erranea [15-17].<br />

Per quanto attiene alla disabil<strong>it</strong>à, si stima che<br />

l’80% circa dei soggetti affetti presenti disabil<strong>it</strong>à a<br />

20 anni dall’esordio di malattia [18].<br />

La malattia è, infatti, progressiva con fasi di<br />

riacutizzazione e peggioramento.<br />

La sopravvivenza attesa dei pazienti con AR<br />

è ridotta di 3-18 anni rispetto a quella della<br />

popolazione generale a seconda dell’età di<br />

insorgenza dei sintomi e della sever<strong>it</strong>à della<br />

malattia, sebbene le cause di decesso non si<br />

distinguano da quelle della popolazione generale<br />

[2, 19, 20]. Ben poco si conosce riguardo al<br />

miglioramento nel tempo della sopravvivenza nei<br />

pazienti affetti da tale patologia [21]. Alcuni studi<br />

hanno dimostrato che la sopravvivenza migliora<br />

Tabella 1. Manifestazioni extra - articolari dell’AR (modificata da Grassi W et al [10]).<br />

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grazie ad una diagnosi precoce e all’uso di nuovi<br />

e più aggressivi regimi terapeutici antireumatici<br />

[22-27].<br />

Dal punto di vista funzionale i pazienti possono<br />

essere classificati in 4 gruppi secondo i cr<strong>it</strong>eri<br />

dell’American College of Rheumatology del 1991<br />

mostrati in Tabella 2 [28].<br />

Diagnosi<br />

L’approccio diagnostico alla malattia prevede,<br />

oltre ad un’accurata anamnesi e a un completo<br />

esame obiettivo, l’effettuazione di esami di<br />

laboratorio e di indagini radiologiche volte a<br />

rilevare i segni della malattia.<br />

Dal punto di vista laboratoristico, il Fattore<br />

Reumatoide riveste ancora valenza clinica. Esso<br />

si riscontra nel 70% dei pazienti affetti da AR, ma<br />

è riscontrabile anche in altre condizioni oltre che<br />

in soggetti sani. L’identificazione di altri marcatori,<br />

in particolare gli anticorpi anti-peptidi c<strong>it</strong>rullinati,<br />

risultano maggiormente specifici sul piano<br />

diagnostico ed anche nella valutazione prognostica<br />

dei pazienti con AR [29, 30]. Frequenti sono,<br />

inoltre, le alterazioni degli indici di flogosi, come<br />

VES, la proteina C reattiva (PCR), il fibrinogeno,<br />

l’aptoglobina, l’alfa-1 glicoproteina acida, l’alfa-1<br />

ant<strong>it</strong>ripsina, la proteina amiloide. Comune è anche<br />

il riscontro di anemia normoc<strong>it</strong>ica ipocromica,<br />

leucoc<strong>it</strong>osi, elevazione delle gamma globuline e<br />

delle alfa-2 globuline. Tra questi parametri la<br />

PCR è quello che correla maggiormente con la<br />

valutazione clinica e radiologica [10].<br />

L’imaging si avvale della radiografia<br />

convenzionale, utile a individuare le erosioni e le<br />

deform<strong>it</strong>à tipiche della fase tardiva di malattia, e<br />

dell’ecografia e della risonanza magnetica nelle fasi<br />

iniziali della stessa. Gli esami radiologici peraltro<br />

sono gli strumenti attraverso cui effettuare il<br />

follow up dei pazienti affetti.<br />

La diagnosi di AR in ogni caso si avvale quindi<br />

di dati clinici, laboratoristici e di imaging. Questo<br />

dato è confermato dai classici cr<strong>it</strong>eri classificativi<br />

stilati, nel 1987, dall’American College of<br />

Rheumatology (ACR) [31]. Al fine di classificare<br />

un paziente come affetto da AR il paziente, infatti,<br />

deve presentare almeno 4 dei cr<strong>it</strong>eri mostrati in<br />

Tabella 3.<br />

Un nuovo set di cr<strong>it</strong>eri classificativi è stato<br />

recentemente proposto da una commissione<br />

congiunta America College of Rheumatology -<br />

The European League Against Rheumatism (ACR-<br />

EULAR) specificatamente volta alla definizione dei<br />

casi con artr<strong>it</strong>e reumatoide di recente insorgenza<br />

mer<strong>it</strong>evoli di trattamento con Disease Modifying<br />

Antirheumatic Drugs, in particolare Methotrexate.<br />

Il relativo lavoro di Aletaha et al., presentato al<br />

congresso EULAR 2010 di Roma, è attualmente in<br />

corso di pubblicazione.<br />

Secondo tali nuovi cr<strong>it</strong>eri un paziente può<br />

essere classificato come affetto da AR mer<strong>it</strong>evole<br />

di trattamento in presenza di franca artr<strong>it</strong>e<br />

(tumefazione) in almeno un’articolazione e di<br />

uno score uguale o superiore a 6 per i parametri<br />

riportati in Tabella 4, oppure di una franca artr<strong>it</strong>e<br />

Tabella 2. Cr<strong>it</strong>eri di classificazione dello stato funzionale dei pazienti con AR.<br />

Tabella 3. Cr<strong>it</strong>eri diagnostici dell’American College of Rheumatology.<br />

I cr<strong>it</strong>eri da 1 a 4 devono essere presenti da almeno 6 settimane.<br />

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Tabella 4. Sistema di scoring della sever<strong>it</strong>à dell’AR nell’amb<strong>it</strong>o dei nuovi cr<strong>it</strong>eri classificativi ACR-EULAR.<br />

FR: fattore reumatoide; ACPA: anticorpi anti-peptidi c<strong>it</strong>rullinati; PCR: proteina C reattiva; VES: veloc<strong>it</strong>à di<br />

er<strong>it</strong>rosedimentazione<br />

in almeno un’articolazione e di una erosione<br />

tipica di AR alla radiografia convenzionale di mani<br />

o piedi.<br />

Frequenza dell’AR a livello internazionale<br />

I dati relativi ai tassi di prevalenza e d’incidenza<br />

dell’AR variano a seconda delle popolazioni in<br />

studio [32] (Tabella 5).<br />

La maggior parte degli studi di prevalenza e<br />

incidenza sull’AR è stata condotta nell’Europa<br />

settentrionale e nell’America del Nord e hanno<br />

rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o delle stime di prevalenza pari a 0,5-1,0%, e<br />

di incidenza media annua di 0,02-0,05% [6, 7, 34-39].<br />

Gli studi condotti nei Paesi dell’Europa<br />

meridionale riportano, invece, una prevalenza più<br />

bassa e pari a 0,3-0,7% [40-45]. Anche nei Paesi in<br />

via di sviluppo viene registrata una bassa prevalenza<br />

compresa nell’intervallo 0,1-0,5% [7, 46-50], mentre<br />

una prevalenza compresa tra 0 e 0,3% è stata<br />

stimata in uno studio condotto su pazienti con AR<br />

di alcune aree rurali dell’Africa [51].<br />

In alcune popolazioni indigene dell’America del<br />

Nord si osserva, di contro, una prevalenza molto<br />

al di sopra di quelle riportate precedentemente:<br />

Indiani Pima 5,3% (3,23% negli uomini e 6,95%<br />

nelle donne) e Indiani Chippewa 6,8% [52].<br />

La maggior parte degli studi di coorte (da<br />

cui è possibile calcolare il tasso di incidenza) è<br />

stata realizzata in Paesi del Nord Europa, mentre<br />

non ci sono studi del genere nei Paesi in via di<br />

sviluppo [33].<br />

Il tasso di incidenza di AR varia tra 20 e 50<br />

nuovi casi per 100.000 ab<strong>it</strong>anti per anno nei Paesi<br />

dell’America del Nord e del Nord Europa [34, 39,<br />

53-57].<br />

Due studi condotti in Paesi dell’Europa<br />

meridionale riportano un’incidenza media annua<br />

più bassa, pari a 16,5 casi per 100.000 [40, 58].<br />

Come per la prevalenza, il tasso di incidenza<br />

aggiustato per età nella popolazione degli Indiani<br />

Pima risulta più alto rispetto a quello di altre<br />

popolazioni e pari a 42,2 casi per 10.000 annipersona<br />

(29,7 negli uomini e 51,8 nelle donne)<br />

[52].<br />

Lo studio di Pederson et al. [59] ha riportato i<br />

tassi di incidenza di AR, nel periodo tra il 1995 e il<br />

2001, in una popolazione del Sud della Danimarca,<br />

utilizzando due diverse fonti: i Medici di Medicina<br />

Generale (MMG) e i Centri di riferimento per la<br />

patologia. Dallo studio è emersa un’incidenza<br />

osservata di 32 per 100.000 anni-persona (IC95%:<br />

32-38) ed è stata stimata un’incidenza di 35 per<br />

100.000 anni-persona considerando il rapporto<br />

tra il numero di casi noti solo ai MMG e il numero<br />

di casi noti sia ai MMG che ai centri di riferimento<br />

(IC95%: 32-38).<br />

Alcuni studi indagano anche il trend per<br />

l’incidenza dell’AR. Dallo studio di Doran et al.<br />

[55], ad esempio, emerge che il tasso di incidenza<br />

decresce progressivamente nelle quattro decadi<br />

considerate: da 61,2 per 100.000 casi nel periodo<br />

1955-1964 a 32,7 casi nel periodo 1985-1994.<br />

Perderson et al. [60] hanno osservato che, nella<br />

popolazione dei loro pazienti, l’incidenza per<br />

anno cresce durante il periodo compreso tra<br />

il 1995 e il 2001. Nello studio di Kaipiainen-<br />

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Tabella 5. Prevalenza e incidenza dell’AR in studi basati sui cr<strong>it</strong>eri dell’American College of Rheumatology (modificata da Alamanos<br />

Y et al [33]).<br />

*Tasso grezzo<br />

Seppanen et al. [61], condotto in 5 distretti della<br />

Finlandia, è stata stimata un’incidenza per anno<br />

di AR in decremento nei tre anni considerati: nel<br />

1990 è stato osservato un decremento del 15%<br />

rispetto all’anno precedente. Drosos et al. [40],<br />

invece, stimano un’incidenza che varia tra 15 e<br />

36 per 100.000 ab<strong>it</strong>anti, ma non riscontrano alcun<br />

trend significativo nel periodo 1987-1995.<br />

Il sesso femminile risulta più colp<strong>it</strong>o dall’AR<br />

rispetto a quello maschile. Ad esempio, lo studio<br />

di Rodrìguez et al. [62] riporta un tasso di<br />

incidenza di AR pari a 0,15 per 1.000 annipersona,<br />

con un valore di 0,09 e 0,20 per 1.000<br />

anni-persona, rispettivamente, per gli uomini e le<br />

donne. Inoltre, il valore dell’incidenza varia con<br />

l’età in entrambi i generi. Il rischio relativo di AR<br />

tra le donne risulta, rispetto agli uomini, di 2,07<br />

(IC95%: 1,65-2,60) al di sotto dei 65 anni e di 2,32<br />

(IC95%: 1,70-3,17) negli ultra-65enni.<br />

Pedersen et al. [60] riportano un tasso di<br />

incidenza annuo di 31 per 100.000 anni-persona<br />

(40 per 100.000 anni-persona nelle donne e 21<br />

per 100.000 anni-persona negli uomini).<br />

Symmons et al. [54] stimano un tasso di<br />

incidenza annuo di 36 per 100.000 per le donne<br />

e di 14 per 100.000 per gli uomini. L’AR, inoltre,<br />

è risultata un evento raro negli uomini al di sotto<br />

dei 45 anni. Tuttavia, l’incidenza negli uomini<br />

cresce bruscamente con l’età, mentre nelle donne<br />

aumenta fino all’età di 45 anni stabilizzandosi fino<br />

all’età 75 anni per poi diminuire.<br />

Lo studio di Drosos et al. [40], che ha analizzato<br />

428 casi di AR in un distretto di Ioannina nel Nord<br />

Ovest della Grecia nel periodo 1987-1995, riporta<br />

una prevalenza di 2,05 per gli uomini e 4,78 casi<br />

su 1.000 ab<strong>it</strong>anti per le donne.<br />

Nello studio di Gabriel et al. [35], invece, si<br />

osserva un’incidenza aggiustata per sesso ed età,<br />

nel periodo 1955-1985 tra i residenti di Rochester<br />

(Minnesota) di 35 anni ed oltre, pari a 75,3 per<br />

100.000 ab<strong>it</strong>anti (IC95%: 68.0-82.5). Tra le donne<br />

l’incidenza è risultata il doppio rispetto a quella<br />

degli uomini e in aumento al crescere dell’età.<br />

Wiles et al. [63] confrontano l’incidenza,<br />

aggiustata per età, ottenuta in base a 4 metodi di<br />

calcolo variando l’intervallo tra l’inizio dei sintomi<br />

e l’applicazione dei cr<strong>it</strong>eri per la diagnosi dell’AR.<br />

L’incidenza aggiustata per età, calcolata con questi<br />

quattro metodi, varia tra 30,8 e 54,0 per 100.000<br />

nelle donne e tra 12,7 e 24,5 per 100.000 per gli<br />

uomini. Anche in questo caso l’incidenza, per<br />

entrambi i generi, cresce all’aumentare dell’età<br />

fino a 75 anni per, poi, decrescere nelle età più<br />

avanzate.<br />

L’AR è una patologia che colpisce anche i<br />

bambini, ma esistono pochi studi che indagano<br />

l’epidemiologia dell’AR giovanile [64-66]. Le poche<br />

stime di popolazione indicano che la prevalenza<br />

dell’AR giovanile varia approssimativamente da 1<br />

a 2 per 1.000 bambini e l’incidenza è compresa<br />

tra 11 e 14 nuovi casi per 100.000 bambini<br />

per anno [67]. Oen et al. [64] sottolineano<br />

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che le differenze riscontrate nella prevalenza e<br />

nell’incidenza dell’AR giovanile non dipendono<br />

dai diversi cr<strong>it</strong>eri diagnostici.<br />

La mortal<strong>it</strong>à dei pazienti affetti da AR è stata<br />

valutata in molti studi che risultano, tuttavia,<br />

difficilmente confrontabili a causa delle differenze<br />

nella definizione di AR, del disegno di studio,<br />

dei pazienti studiati, della durata dello studio e<br />

della durata del follow-up [20]. Molti studi hanno<br />

dimostrato che la mortal<strong>it</strong>à è più alta nei pazienti<br />

con AR quando questa viene confrontata con il<br />

tasso atteso nella popolazione generale [34, 55,<br />

67-72]. Nella maggior parte degli studi i rapporti<br />

standardizzati di mortal<strong>it</strong>à (SMR) variano tra 0,87 e<br />

3,0 (Tabella 6), con la quasi total<strong>it</strong>à degli studi che<br />

mostrano valori di SMR superiori all’un<strong>it</strong>à [20].<br />

Ward et al. stimano uno SMR pooled di 1,70 [91].<br />

Lo studio di Gozales et al. [22], condotto sulla<br />

popolazione di una contea del Minnesota, ha<br />

segu<strong>it</strong>o, per quasi dodici anni, una coorte di 822<br />

casi incidenti di età pari o superiore a 18 anni<br />

affetti dalla patologia. Tale studio ha dimostrato<br />

che il tasso di mortal<strong>it</strong>à rimane costante negli anni<br />

e non differisce per il genere (donne 2,4 e uomini<br />

2,5 per 100 anni-persona). Il tasso di mortal<strong>it</strong>à<br />

atteso, invece, durante lo stesso periodo di studio,<br />

diminuisce in entrambi i generi.<br />

Frequenza dell’AR a livello nazionale<br />

In Italia i primi studi realizzati per stimare la<br />

prevalenza dell’AR risalgono agli anni ’50-’60 e<br />

riportano valori compresi tra 0,38% e 0,43%, con<br />

una percentuale di soggetti affetti più alta nel<br />

genere femminile [92-94].<br />

I risultati degli studi <strong>it</strong>aliani più recenti sono<br />

riportati nella Tabella 7.<br />

Tabella 6. Tassi standardizzati di mortal<strong>it</strong>à per l’AR (Modificata da Van Doornum S et al [20]).<br />

* non disponibile, ma lo studio riporta una significativ<strong>it</strong>à statistica.<br />

Tabella 7. Studi di prevalenza dell’AR condotti in Italia.<br />

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Nel 1998 lo studio di Cimmino et al. ha riportato<br />

una prevalenza pari allo 0,33%. Il campione era<br />

cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da 3.294 soggetti che avevano risposto<br />

a un questionario precedentemente sviluppato<br />

dall’Epidemiology Un<strong>it</strong> dell’Arthr<strong>it</strong>is Research<br />

Council di Manchester, che presenta domande<br />

considerate ad alta sensibil<strong>it</strong>à e specific<strong>it</strong>à, relative<br />

alla presenza di dolore e tumefazione articolare<br />

per più di quattro settimane consecutive,<br />

all’eventuale pregressa diagnosi di artr<strong>it</strong>e, e alla<br />

presenza di rigid<strong>it</strong>à mattutina.<br />

Nel 2005 sono stati pubblicati due studi,<br />

condotti nelle Marche e in Sardegna, che hanno<br />

riportato entrambi un dato di prevalenza di AR<br />

dello 0,46% [95, 96]. Relativamente al genere più<br />

colp<strong>it</strong>o, lo studio di Marotto et al. fa emergere una<br />

prevalenza di AR 4 volte maggiore tra le donne del<br />

campione esaminato.<br />

Lo studio <strong>it</strong>aliano più recente è quello realizzato<br />

da Della Rossa et al. che riporta i dati raccolti<br />

in Toscana nel biennio 2006-2007 e ha fatto<br />

emergere una prevalenza di diagnosi confermate<br />

dallo specialista reumatologo in accordo con i<br />

cr<strong>it</strong>eri dello ACR dello 0,4% su un campione di<br />

pazienti che avevano inizialmente risposto a un<br />

appos<strong>it</strong>o questionario [97].<br />

Contrariamente a quanto evidenziato da studi<br />

internazionali, che indicano generalmente un<br />

declino della prevalenza di AR negli ultimi<br />

decenni, dagli studi <strong>it</strong>aliani emerge invece una<br />

prevalenza che si è mantenuta pressoché costante<br />

nel tempo.<br />

Tutti gli studi sopra c<strong>it</strong>ati riportano, inoltre,<br />

stime di prevalenza dell’AR significativamente<br />

più alte nel genere femminile; va inoltre<br />

sottolineato che dai campioni di popolazione<br />

presi in considerazione in tutti gli studi e reclutati<br />

tram<strong>it</strong>e i registri pazienti dei MMG, era esclusa la<br />

popolazione di età pediatrica (vedi Tabella 6).<br />

Ciocci et al. [98], elaborando i dati ISTAT<br />

su popolazioni-campione, valutano la prevalenza<br />

dell’artr<strong>it</strong>e reumatoide nella popolazione <strong>it</strong>aliana<br />

pari a 0,73%. Proiettando la prevalenza su base<br />

nazionale, il numero di pazienti con AR in Italia<br />

risulterebbe pertanto pari a circa 400.000.<br />

Per quanto riguarda gli studi di incidenza, nel<br />

periodo tra settembre 2005 e agosto 2006, è<br />

stato realizzato uno studio in un campione di<br />

popolazione residente in provincia di Firenze,<br />

sempre tram<strong>it</strong>e il supporto dei MMG. Un totale<br />

di 920 pazienti si sono rivolti allo specialista<br />

per sospetta artr<strong>it</strong>e reumatoide, con una stima<br />

dell’incidenza della malattia in fase precoce pari<br />

allo 0,98‰ (IC95%: 0,64‰-1,32‰), con una<br />

maggiore frequenza della patologia nel genere<br />

femminile (1,42‰, IC95%: 0,85‰-1,99‰) [99].<br />

Consultando le Schede di Dimissione<br />

Ospedaliera (SDO) [100] sono stati raccolti i dati<br />

del numero di dimissioni, in regime di ricovero<br />

ordinario e di day-hosp<strong>it</strong>al, relativi alla diagnosi<br />

principale di artr<strong>it</strong>e reumatoide (indicata con<br />

il codice ICD9-CM 714.0). Dalla stratificazione<br />

del dato per fascia di età, risulta più colp<strong>it</strong>a la<br />

popolazione di età compresa tra i 45 e i 75 anni,<br />

in accordo anche con i dati internazionali, così<br />

come la popolazione femminile.I dati riportati<br />

nelle Tabelle 8 e 9 sono relativi alle dimissioni<br />

registrate nel periodo 1999-2005.<br />

Si osserva che il numero di dimessi da regime<br />

di ricovero ordinario si è progressivamente<br />

ridotto nel corso degli anni, contestualmente<br />

a un aumento del numero di dimissioni da<br />

day hosp<strong>it</strong>al. Infatti, se nel 1999 il numero di<br />

dimissioni da regime di ricovero ordinario era pari<br />

a 9.968, con un numero di dimissioni da regime<br />

di day hosp<strong>it</strong>al di 6.679, nel 2005 registriamo<br />

rispettivamente 7.634 e 9.045 dimissioni.<br />

Per quanto riguarda i dati di degenza media<br />

per i ricoveri in regime ordinario (non mostrati<br />

in tabella), si osserva un trend complessivo<br />

di decremento: dagli 11,34 e 12,29 giorni di<br />

degenza media del 1999, si è passati ai 10,03<br />

e 10,49 giorni del 2005, rispettivamente per il<br />

genere maschile e femminile.<br />

Riguardo ai dati relativi alla stadiazione della<br />

malattia, nel 2003 sono stati pubblicati i risultati<br />

del progetto GIARA (Gruppo Italiano Artr<strong>it</strong>e<br />

Reumatoide Aggressiva), promosso dalla Società<br />

Italiana di Reumatologia, finalizzato a definire<br />

prevalenza e caratteristiche cliniche dell’Artr<strong>it</strong>e<br />

Reumatoide Aggressiva (ARA) nel nostro Paese.<br />

Secondo i cr<strong>it</strong>eri GIARA, circa il 15% dei pazienti<br />

con AR da meno di due anni presentava una<br />

malattia aggressiva e il 35% di questi presentava<br />

anche erosioni articolari; inoltre erano presenti<br />

comorbos<strong>it</strong>à in circa il 50% dei pazienti. Le<br />

malattie cardiovascolari sono risultate le patologie<br />

più frequentemente presenti sia nel gruppo dei<br />

pazienti ARA che in quelli non ARA [101].<br />

Secondo i dati del più recente Rapporto Sociale<br />

ANMAR [102], il 69,8% dei pazienti intervistati<br />

ha rifer<strong>it</strong>o di fare uso di farmaci anche per altre<br />

patologie e tale percentuale di pazienti aumenta<br />

al crescere dell’età. Infine la percentuale di<br />

soggetti affetti che ha necess<strong>it</strong>à di presidi e ausili<br />

ortopedici oscilla tra il 16% e il 21% e aumenta al<br />

crescere dell’età del paziente.<br />

Il 22,7% degli interpellati lavoratori inoltre ha<br />

dichiarato che è stato costretto a modificare la<br />

propria attiv<strong>it</strong>à lavorativa a causa della patologia:<br />

il dato è direttamente proporzionale alla durata<br />

della malattia e al relativo grado di evoluzione,<br />

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IJPH - Year 8, Volume 7, Number 2, Suppl. 2, 2010<br />

I T A L I A N J O U R N A L O F P U B L I C H E A L T H<br />

Tabella 8. Dimissioni per artr<strong>it</strong>e reumatoide, 1999-2005 (ricoveri ordinari).<br />

Tabella 9. Dimissioni per artr<strong>it</strong>e reumatoide, 1999-2005 (ricoveri in day hosp<strong>it</strong>al).<br />

arrivando al 30,1% tra coloro che hanno avuto<br />

diagnosi della malattia da più di 10 anni; più<br />

del 10,4% di questi è stato costretto a cambiare<br />

lavoro.<br />

È da sottolineare anche che vi è una<br />

considerevole quota di lavoratori che ha riportato<br />

episodi di ripetuta assenza dal lavoro a causa della<br />

malattia: il dato varia dal 35% tra i soggetti sotto<br />

ai 44 anni di età al 43,6% della fascia di età 44-65<br />

anni che hanno segnalato di essersi assentati dal<br />

lavoro nell’ultimo mese prima dell’indagine.<br />

Conclusioni<br />

L’artr<strong>it</strong>e reumatoide è una malattia cronica<br />

infiammatoria multifattoriale invalidante. Tra i<br />

fattori di rischio di malattia indubbiamente l’età<br />

e il genere giocano un ruolo di primo piano:<br />

il picco di incidenza della malattia si rileva<br />

infatti nella quinta decade con un rapporto<br />

F:M di 2:1-3:1. Le manifestazioni cliniche della<br />

malattia portano a disabil<strong>it</strong>à nell’80% dei casi<br />

e la sopravvivenza è ridotta di 3-18 anni. Si<br />

rilevano importanti differenze geografiche nei<br />

tassi di incidenza e prevalenza di malattia; la<br />

maggior parte degli studi, condotti nell’Europa<br />

settentrionale e nell’America del Nord,<br />

hanno rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o delle stime di prevalenza e<br />

di incidenza media annua di 0,5-1,0% e 0,02-<br />

0,05% rispettivamente. Nell’Europa meridionale,<br />

tuttavia, i tassi di prevalenza e incidenza di<br />

malattia sembrano inferiori. Basti pensare come<br />

in Italia gli studi disponibili rilascino stime di<br />

prevalenza comprese tra lo 0,33% e lo 0,46%, con<br />

il sesso femminile sempre più colp<strong>it</strong>o rispetto<br />

a quello maschile. Anche la mortal<strong>it</strong>à, nella<br />

popolazione affetta da AR, sembra superiore,<br />

sebbene attribuibile alle stesse cause di decesso<br />

registrate nella popolazione generale.<br />

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