Il debito pubblico italiano dall'Unita' - Banca d'Italia
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(c) Enti di previdenza e assistenza (S.1314), che comprendono gli enti la cui attività principale<br />
consiste nell’erogare prestazioni sociali finanziate attraverso contributi generalmente a<br />
carattere obbligatorio (ad esempio INPS, INAIL, INPDAP).<br />
<strong>Il</strong> settore delle Amministrazioni pubbliche, ovviamente, non esaurisce l’intervento dell’operatore<br />
<strong>pubblico</strong> nell’economia; esso ad esempio non include le imprese controllate dallo Stato o dalle<br />
Amministrazioni locali. Tuttavia il <strong>debito</strong> delle Amministrazioni pubbliche, risentendo anche delle<br />
passività che il settore si è di volta in volta accollato in occasione di processi di trasformazione e<br />
ristrutturazione del sistema delle aziende pubbliche, riflette anche gli impegni finanziari che a tali<br />
fini sono stati periodicamente fatti gravare sul bilancio. Esso rappresenta quindi un buon indicatore<br />
delle risorse assorbite dall’operatore <strong>pubblico</strong> ed è un settore più ampio del Settore Statale che<br />
comprende lo Stato e altri enti delle Amministrazioni centrali aventi autonomia contabile 16 .<br />
3.1.2 La valorizzazione delle serie storiche e le fonti utilizzate<br />
Lo strumento Monete, biglietti e depositi (AF.2) include: a) la raccolta postale; b) la circolazione di<br />
Stato; c) i depositi in numerario di terzi presso la Cassa depositi e prestiti; d) i depositi di enti non<br />
appartenenti alle Amministrazioni pubbliche presso la Tesoreria dello Stato; e) altre fattispecie<br />
residuali.<br />
La raccolta postale è composta da: conti correnti postali intestati a soggetti privati 17 , libretti postali e<br />
buoni postali. I libretti e i buoni postali 18 sono inclusi nel <strong>debito</strong> <strong>pubblico</strong> 19 in quanto passività della<br />
Cassa depositi e prestiti fino alla sua trasformazione in società per azioni avvenuta nel dicembre<br />
2003. 20 A partire da quella data sono confluiti nel <strong>debito</strong> <strong>pubblico</strong> i soli buoni postali indicati nella<br />
legge n. 269 del 2003 (cfr. <strong>Banca</strong> d’Italia, Bollettino Economico, n. 42 del 2004).<br />
16<br />
Per una discussione dell’evoluzione del perimetro del Settore Statale, cfr. Ministero dell’Economia e delle finanze<br />
(2008).<br />
17<br />
L’inclusione di questi ultimi è conseguente al decreto luogotenenziale n. 1451 del 6 settembre 1917 e alle successive<br />
convenzioni tra le Poste e il Tesoro che obbligano, entro tre giorni lavorativi, le Poste al riversamento in Tesoreria<br />
dei conti correnti postali, svolgendo quindi, di fatto, raccolta per conto dello Stato. La legge finanziaria per il 2007<br />
ha disposto che la quota dei conti correnti postali detenuti da soggetti privati non venga più riversata al Tesoro, ma<br />
sia utilizzata dalle Poste per l’acquisto di titoli di Stati appartenenti all’Unione europea.<br />
18<br />
I primi sono stati introdotti nel 1876, mentre i secondi sono stati istituiti nel dicembre 1924 sulla spinta di un<br />
periodo di grande difficoltà di collocamento dei titoli del <strong>debito</strong> <strong>pubblico</strong>. Essi contribuirono ad alleviare i problemi<br />
di raccolta di fondi, al costo però di un onere per interessi particolarmente elevato, Confalonieri (1986).<br />
19<br />
In seguito alle revisioni metodologiche concordate in sede Eurostat nel 1995 (cfr. <strong>Banca</strong> d’Italia, Relazione sul<br />
1996), i buoni postali sono considerati al valore di emissione mentre nelle pubblicazioni precedenti erano rilevati al<br />
valore di rimborso.<br />
20 L’Istat ha escluso la Cassa depositi e prestiti dal settore delle Amministrazioni pubbliche in seguito alla sua<br />
trasformazione in società per azioni avvenuta l’11 dicembre 2003.<br />
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