quando ciò accade e quali sono le cause, ma èpossibile tentare di indicare il perché puòaccadere, indirizzando le scelte di investimentodi conseguenza. Accanto al meccanismodella migliore prestazione ad un costo piùbasso ne vanno scoperti altri possibili. Il gruppodi lavoro di FISTERA ha iniziato identificandoneun primo blocco, rispetto al quale s<strong>it</strong>ratta di comprendere se si hanno delleopportun<strong>it</strong>à di risal<strong>it</strong>a lungo la linea di posizionamentoin una fase di instabil<strong>it</strong>à e dimodifica dei pesi relativi delle tecnologie edelle loro prestazioni.Le discontinu<strong>it</strong>à indicate nella prima fasedel lavoro del network FISTERA sono nove.Ciascuna di esse richiede una trattazione aparte, dedicata sia a comprenderne le potenzial<strong>it</strong>àdi verifica, sia la portata in termini diconseguenze economiche, di opportun<strong>it</strong>à dimercato, ma soprattutto dell'emergere di possibilicolli di bottiglia o nuovi punti di forzalegati alla posizione strategica conquistata daimprese precedentemente meno prominenti.Proprio le opportun<strong>it</strong>à di riposizionamento edi risal<strong>it</strong>a che possono essere persegu<strong>it</strong>e dasingole imprese e da comun<strong>it</strong>à terr<strong>it</strong>oriali chedecidano di ridirezionare i propri sforzi nellaricerca rappresentano il valore del riconoscimentodi punti di rottura possibili. Questenove discontinu<strong>it</strong>à e le ulteriori che verrannoidentificate, rappresentano quindi singolipunti di riflessione sui quali la comun<strong>it</strong>à localedovrà impegnarsi a misurarsi, a valutare leproprie potenzial<strong>it</strong>à e la rilevanza delle conseguenzedi ciascun evento sull'economia dell'area.La riflessione sulle scelte strategiche diinvestimento in ricerca richiede un’ampia basedi partecipazione di diversi soggetti: governo,ist<strong>it</strong>uzioni locali e di livello superiore; comun<strong>it</strong>àscientifica; imprese sia come produttori diricerca scientifica sia come utilizzatori deirisultati della ricerca; rappresentanti dei c<strong>it</strong>tadini.Solo così si può tentare di mobil<strong>it</strong>are lerisorse disponibili e le risorse attivabili in direzionisinergiche che consentano di avvicinarsiagli obiettivi comuni. E va deciso l'orizzontetemporale al quale fare riferimento e su cu<strong>it</strong>arare la raggiungibil<strong>it</strong>à degli obiettivi. Piùl'orizzonte temporale è vicino, più attendibilisono le valutazioni ma minore è il margine dimanovra e lo spazio di modifica della propriaposizione.Grafico 5 - Discontinu<strong>it</strong>à nella prima fase del lavoro FISTERA.Trasformazione dei prodotti in serviziScomparsa del computerCommettiv<strong>it</strong>à ubiqua e senza soluzioniCambiamento dei modelli di flussi di trasmissioneAmpiezza di banda infin<strong>it</strong>a, wirelessProdotti usa e gettaSistemi autonomiDal contenuto al packagingEmergere di infrastrutture virtualiFonte dati: FISTERA, Deliverable 2, TILab (2003).16 <strong>BIC</strong> <strong>Notes</strong> – settembre 2004 – Focus
3. Sistemi innovativi e dimensionelocaleUna recente riflessione sulle origini e sullanatura dell'innovazione nell'era dell'economia,della conoscenza e in particolare, sultema dei sistemi innovativi regionali (10), mettea confronto tre delle principali forme di sistemainnovativo sub-nazionale studiate dallaabbondante letteratura dell'ultimo decennio.La ricerca sui sistemi innovativi, avviata nellaseconda metà degli anni Ottanta (11), ha accumulatostudi di oltre 200 sistemi innovativiregionali, che oggi sono analizzati in formacomparativa anche dal MIT (12).L'approccio della "tripla elica"(13) è centratosul ruolo che le univers<strong>it</strong>à imprend<strong>it</strong>orialisvolgono in relazione con l'industria e le ist<strong>it</strong>uzionigovernative nell'alimentare il processoinnovativo. Qui si considerano le macro-ist<strong>it</strong>uzioni"industria", "univers<strong>it</strong>à", "governo" ela crescente necess<strong>it</strong>à di una loro interazionesistemica nell'economia della conoscenza enel contesto compet<strong>it</strong>ivo globale che richiedonoun maggior coinvolgimento della componentescientifica nella produzione.Le aree ricche di centri di ricerca univers<strong>it</strong>arivedono crescere la domanda di trasferimentodi conoscenza, dai laboratori univers<strong>it</strong>arialle imprese e tram<strong>it</strong>e il governo, anche allasocietà. Industria e governo accrescono laloro disponibil<strong>it</strong>à a pagare per avere il privilegiodi accedere alla conoscenza che scaturiscedalla ricerca e alle conseguenti opportun<strong>it</strong>à dicresc<strong>it</strong>a; quindi finanziano maggiormente laricerca, sostengono i meccanismi di interazionefra i tre soggetti ist<strong>it</strong>uzionali, il potenziamentodi infrastrutture (incubatori, parchiscientifici) e stimolano le competenze imprend<strong>it</strong>orialidel mondo accademico. Il contestosocio-economico dovrebbe influire sulla coevoluzionedi scienza e società, in modo chele capac<strong>it</strong>à conosc<strong>it</strong>ive rendano i processi ist<strong>it</strong>uzionalie organizzativi ricettivi ai problemidi interesse sociale, integrando comun<strong>it</strong>à dipratiche transdisciplinari fino a formare labase di conoscenze per l'apprendimento el'innovazione delle pol<strong>it</strong>iche. Anche in Italiaperò, si è registrata una certa delusione relativamenteal ruolo che le univers<strong>it</strong>à possonosvolgere come motori di sviluppo regionale.Partendo dall'esperienza del sistema ist<strong>it</strong>uto -grande impresa - spin-out di Pisa, giudicatoun successo anche dall'OCSE (14), si è sviluppatoun approccio che riconosce la debolezzadell'univers<strong>it</strong>à come unico tram<strong>it</strong>e e per il trasferimentodi conoscenza e la central<strong>it</strong>à dellaconoscenza sviluppata nella ricerca per lo svilupporegionale.Emergono qui particolari comun<strong>it</strong>à epistemichee una visione dell'innovazione in uncerto senso cibernetica.L'approccio della "busta scalare" (15) sottolineal'importanza della dimensione regionale10. Cooke P. (2004), “Systemic Innovation: Triple Helix, Scalar Envelopes, or Regional Knowledge Capabil<strong>it</strong>ies, anOverview”, presentato alla International Conference on Regionalisation of Innovation Policy - Options & Experiences,Berlino, 4-5 giugno 2004.11. C. Freeman's (1987) “Technology Policy & Economic Performance: Lessons From Japan”, Pinter, London.12. MIT Industrial Performance Centre - Local Innovation Systems Project. http://ipc-lis.m<strong>it</strong>.edu/intellectual.html.13. Etkow<strong>it</strong>z H. e Leydesdorff L. (1997), “Univers<strong>it</strong>ies and the Global Knowledge Economy”, Pinter, London.14. OECD (2002), “Benchmarking Industry-Science Relationships”, OECD.15. Cooke P. (2001), “Regional innovation systems, clusters and the knowledge economy”, Industrial & CorporateChange, n. 10; Cooke P. (2002), “Knowledge Economies”, Routledge London; Cooke P, Heidenreich M. e Braczyk H.(2004), “Regional Innovation Systems”, Routledge, London.<strong>BIC</strong> <strong>Notes</strong> – settembre 2004 – Focus 17
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