laddove c’erano le tende, le strade sono un po’ più polverose diprima, ma nient’altro… “Uff che faticaccia! E’ andato tutto benissimoper fortuna: ci siamo divertiti, un’avventura indimenticabile!”.“Tutto qui?” – “Ma davvero non avete altro da raccontare?”Beh, io qualcosa da dire ce l’ho ancora… non so però se ne valgala pena.Riguarda il sogno, Luca, che conquista la specialità di topografo,scopre che in quell’anno può mettere a frutto le proprie competenzedurante la Missione che con la Squadriglia vivrà al CampoRegionale.Impara tutto quel che riesce a mandar a memoria,arrivaal campo, scopre che quel che ha fatto in tutto l’anno è tantissimo,ma non sa crederci fino in fondo, e d’altronde non eraancora convinto fino a quando non ha visto che la sua Squadrigliaha ricevuto un Guidoncino Verde ed è una Squadriglia speciale:solo allora lascia spazio anche alla commozione, perché ha saputoessere pronto, e ha fatto davvero del proprio meglio per tuttiquelli che erano intorno.Ma anche il sogno di Mara che ha lavorato per un anno, conquistandola Specialità di sarta e preparando costumi e un bel spettacoloper l’Impresa di Squadriglia al Campo: un successo che ciha fatto sganasciare dalle risate!Tecnica e divertimentoDurante la MissioneIL CAMPO REGIONALE E/G DELLA SARDEGNAAltre brevi dal Campo: lo stile del Reparto di Siniscola; il viaggioinfinito e la gioia dei Capi di Massafra arrivati fino ad Abbasantadalla lontana Puglia… in furgone; il Repartino del Cagliari 5 e iRepartoni dell’Alghero 1, dell’Iglesias 6; le scenette del Repartodel Sassari 5; le radio da costruire al reparto di Selargius; le garedi cucina con il pollo allo zenzero, che piaceva a tutti, ma che nessunoha mai assaggiato; le Squadriglie ed il ballo sardo di Ussassai;le costruzioni e le tecniche dei quartesi; la Missione dellaSquadriglia di Oliena e la passeggiata sulla strada statale 131.Raccogliendo alcune frasi, rubate ai Consigli della Legge di fineCampo, ho scoperto che confrontarsi di fronte alla Legge, significasoprattutto saper credere che il sogno, che abbiamo vissuto,era il nostro modo di metterci in gioco, per meritare la fiduciadegli altri. Ma anche che la lealtà era quella di essere tutti insiemeamici fra noi: non un’offesa al bosco, non una gara giocata o vintasenza esserci divertiti fino in fondo.E poi, l’amicizia e la capacità di sorridere, quando c’erano 42 gradiper sei ore di fila!Sono stato due settimane fa a san Martino: c’era un silenzio assordantee i primi fili d’erba verde e fresca… l’arena dove e-ravamo tutti insieme era di nuovo lasciata alle pecore, e tutta lastrada era stata risistemata…Io vedevo ancora l’angolo dei Gabbiani di Sassari, dei Puma diMilano,anche se non c’erano più da molto e non c’eranotracce… mi sono ricordato che B.-P. diceva di Consegna Guidoncini verdi“lasciare dietro di noi niente e il nostro grazie”.Salutandovi tutti al Campo, so che dentro di noi sonrimaste davvero delle tracce, che forse durerannoper tutta la vita, so anche che il grazie più grande èquello che dobbiamo darci a vicenda,per avere avutofiducia gli uni negli altri. Perché siamo riusciti acostruire insieme un Campo per tutti!Semplice? No, davvero complicato: ci è sembratofacile perché la nostra Legge scout è fatta per esserevissuta ogni giorno, come un’avventura… giocatasenza frontiere!I Bisonti preparano la catechesi26
I GIOCHI DEI NONNIDI ORSO LABORIOSODISEGNI DI PAOLO VANZINIFIG. 1Andrea stava alla consolle della playstation,sparando ad una serie di mostri cheerano usciti fuori dalla foresta: stava per raggiungereun nuovo livello, quando… driiin, ilcitofono! «Maledizione – esclamò – proprioadesso?». (Fig.1)Rassegnato di essere stato ucciso da un mutantementre si era distratto con il citofono, andòalla porta: era Luigi, il suo Vice Capo Squadriglia.Aveva una faccia da funerale: che era successo?Il nonno diLuigi gli avevastaccato i filidel computere della playstation:erastufo di continuarea dirglidi non stareore a giocareda solo, e poia dire che «aisuoi tempi…».Era unritornellocontinuo.In quel momentoentròla mamma diAndrea. Aveva ascoltato tutto, e ne approfittò:«Beh– disse – il nonno di Luigi non ha tuttii torti! Te lo abbiamo ripetuto tante volte anchenoi! Anzi, sai che ti dico? Chiudi anche tu, cosìve ne andate assieme all’oratorio. Chissà chetroviate qualcuno con cui giocare!».Andrea e Luigi si guardarono in faccia: sembravache ci fosse una congiura contro di loro, econtro le playstation. Se ne arrivarono all’oratorio,ma nei campi non c’era nessuno. Si sentivanosolo le voci dalla stanza del gruppo deglianziani, dove si doveva svolgere una animatapartita a carte.Guardandosi negli occhi tutti e due dissero lastessa cosa:«Si va in sede!».Luigi era magazziniere e sfruttò la situazioneper mettere un po’ a posto il materiale. Mac’era poco da fare, quindi, dopo aver riavvoltotre matasse di cordino e unto, con un po’ digrasso, la lama dell’accetta, si ritrovarono sedutinell’Angolo di Squadriglia. Ad un certo puntola faccia di Luigi si illuminò:«E se organizzassimoun torneo? Sì, coinvolgendo i nonni, con i lorogiochi! Ci dicono sempre “ai miei tempi…”,allora vediamoli questi tempi, questi giochi chefacevano!». L’idea piacque ad Andrea, e subitochiamarono gli altri dei Castori: consiglio diSquadriglia di urgenza!Tutta la Squadriglia, un po’ incuriosita, si presentòin sede venti minuti dopo (non gli avevanodetto il motivo, se non a Matteo, il CapoSquadriglia). Arrivati tutti, la parola fu data aLuigi, che raccontò la loro giornata e l’idea cheera venuta. Era una cosa fattibile? Tutti si guardaronoin faccia, tutti avevano sentito e strasentito«Ai miei tempi…!». Sì, si poteva fare, macome? Chi li conosceva i tempi dei nonni, quelloche facevano da piccoli? E poi sarebbe stataottima per la specialità di Squadriglia di Civitasche volevano raggiungere!Ecco allora che ci si organizzò: Matteo eGiorgio, il segretario di Squadriglia, avrebberogestito il tutto, dai tempi ai luoghi, dalle iscrizioniai premi; Luigi ed Andrea, naturalmente, dovevanochiedere ai nonni – e al circolo degli anziani,perché no – quelli che erano i loro giochi, echiedere loro se volevano iscriversi a questotorneo “intergenerazionale”, a loro si aggregòFrancesco, l’ultimo arrivato della Squadriglia,che di nonni ne poteva vantare addirittura sei,avendo anche due bisnonni! Infine Paolo eGianluca, una volta scelti i giochi, si sarebberooccupati del materiale e di tutte le questionitecnico-pratiche.Matteo e Giorgio andarono subito dal Don, perchiedere se era possibile avere a disposizione icampi della parrocchia per un pomeriggio. IlDon fece addirittura di più! Consigliò di coinvolgereanche le nonne: queste non avrebberovoluto giocare, ma volentieri avrebbero organizzatouna mega-merenda a fine del torneo.Ottimo! Per i premi Giorgio, che voleva prenderela specialità di falegname, si offrì a farli inlegno. Belle medaglie, ma anche un trofeo scolpitonel legno: sarebbe stato duro, ma ci volevaprovare.Luigi,Andrea e Francesco contattarono i proprinonni e quelli del circolo degli anziani, e stilaronouna bella lista di giochi accorgendosi, poi,che molti giochi si fanno ancora oggi! Alcuni,vista l’età dei partecipanti, si annullarono, tipo la“cavallina” e l’“asina”, conosciuto da molti comeil “tre tre giù giù”.Altri, come “un, due, tre, stella”o i “quattro cantoni” non si adattavano ad untorneo. Ne rimanevano però alcuni, come “battimuro”,corsa col “cerchio”, la “lippa” e la“corsa dei rocchetti”.Paolo e Gianluca si ritrovarono quasi senzalavoro, infatti per questi giochi praticamenteI GIOCHI DEI NONNIAvventura 8/<strong>2005</strong>27