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Traduzione di Loux - Dipartimento di Filosofia

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nel senso che è vero in virtù dei significati delle parole “scapolo” e “non sposato”.Per come lo presentano gli empiristi, la sola necessità è necessità verbale.Le obiezioni empiriste all’uso delle nozioni modali in metafisica hanno unalunga storia. Risalgono almeno a Hume. Un <strong>di</strong>verso tipo <strong>di</strong> obiezione risale a tempipiù recenti. Questa obiezione al <strong>di</strong>scorso sulla necessità e sulla possibilità eraparticolarmente <strong>di</strong>ffusa nella prima metà <strong>di</strong> questo secolo [il ventesimo secolo]. Traeorigine da una certa concezione <strong>di</strong> come dovrebbe apparire un linguaggiofilosoficamente adeguato. Il requisito per accettare un certo <strong>di</strong>scorso o un insieme <strong>di</strong>enunciati è che sia estensionale. Ma che cos’è un <strong>di</strong>scorso estensionale o un insiemeestensionale <strong>di</strong> enunciati? Questa non è una domanda semplice, ma per i nostri scopipossiamo <strong>di</strong>re che una parte del linguaggio è estensionale se ciascuno dei suoienunciati è tale che la sostituzione dei suoi termini costituenti con espressionicoreferenziali (cioè, espressioni che hanno lo stesso riferimento) non altera il valore<strong>di</strong> verità dell’enunciato. Due termini singolari sono coreferenziali se nominano lastessa cosa; due termini pre<strong>di</strong>cativi (o generali) sono coreferenziali se sono veri degli(o sono sod<strong>di</strong>sfatti dagli) stessi oggetti; e due enunciati possono essere detticoreferenziali se hanno lo stesso valore <strong>di</strong> verità. Date queste definizioni, non ètroppo <strong>di</strong>fficile capire in che cosa consiste l’estensionalità. Ciascuno degli enunciatiseguenti è chiamato un contesto estensionale:(1) Giorgio Napolitano è in vacanza in Valtellina(2) Ogni essere umano è mortale(3) Due più due fa quattro e Tony Blair è Primo Ministro del Regno UnitoSupponiamo <strong>di</strong> sostituire a “Giorgio Napolitano” in (1) il termine coreferenziale“il Presidente della Repubblica Italiana nel 2008”. Il risultato è un enunciato con lostesso valore <strong>di</strong> verità <strong>di</strong> (1). Allo stesso modo, se sostituiamo al termine generale (opre<strong>di</strong>cativo) “essere umano” in (2) il termine coreferenziale “bipede implume”,l’enunciato che otteniamo è vero se (2) è vero e falso se (2) è falso. Infine, sesostituiamo “i triangoli hanno tre lati” a “due più due fa quattro” otteniamo unenunciato che ha lo stesso valore <strong>di</strong> verità <strong>di</strong> (3).Abbiamo detto che i filosofi nella prima metà del ventesimo secolo hanno spessosostenuto che un <strong>di</strong>scorso filosofico rispettabile, cioè un <strong>di</strong>scorso filosofico utilizzatoper fare filosofia seria, deve essere estensionale nel senso appena delineato. Perché?Ci sono <strong>di</strong>verse ragioni; ma il motivo principale era che dove il linguaggio èestensionale abbiamo una chiara comprensione delle relazioni inferenziali fra i varienunciati del linguaggio; sappiamo quali enunciati seguono o sono derivabili da altrienunciati. E la ragione <strong>di</strong> ciò è che ci sono sistemi logici ben fondati, sistemi <strong>di</strong> cuicompren<strong>di</strong>amo completamente il funzionamento, che regolano le relazioni logiche fraenunciati in un linguaggio estensionale. Disponiamo del calcolo proposizionale cheregola il funzionamento dei connettivi proposizionali (“non”, “e”, “o”, “se…allora” e“se e solo se”), del calcolo pre<strong>di</strong>cativo che mostra come la struttura interna deglienunciati si rapporta alle connessioni inferenziali in cui sono coinvolte, e della teoria

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