La prima replica dei cosiddetti “metafisici dei mon<strong>di</strong> possibili” è che questo tipo<strong>di</strong> reazione è fuori luogo. 5 Essi insistono che se i non-filosofi non parlano dei mon<strong>di</strong>possibili come tali, l’apparato teorico dei mon<strong>di</strong> possibili ha ra<strong>di</strong>ci intuitive profonde.Sostengono che l’idea dei mon<strong>di</strong> possibili può essere fatta risalire a idee prefilosoficheche tutti con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo. Il modo in cui lo spiegano è il seguente. Tutti noicre<strong>di</strong>amo che le cose sarebbero potute andare <strong>di</strong>versamente. Noi cre<strong>di</strong>amo cioè che ilmodo in cui vanno le cose <strong>di</strong> fatto sia solo uno dei molti <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> in cui le cosesarebbero potute andare. Ma non solo cre<strong>di</strong>amo che ci siano molti <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> in cuile cose sarebbero potute andare; noi assumiamo che i <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> in cui le cosesarebbero potute andare siano ciò che conferisce un valore <strong>di</strong> verità alle nostrecredenze modali pre-filosofiche. Se cre<strong>di</strong>amo che un qualcosa è necessario (che deveaccadere), noi cre<strong>di</strong>amo che in qualunque modo le cose possano essere andate, quelqualcosa sarebbe accaduto. Come <strong>di</strong>ciamo, sarebbe accaduto in qualunque caso. Allostesso modo se cre<strong>di</strong>amo che qualcosa sia possibile (che potrebbe essere accaduto),cre<strong>di</strong>amo che ci sia un modo in cui le cose sarebbero potute andare tale che se fosseroandate in quel modo, quel qualcosa sarebbe accaduto.Ora, gli stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> metafisica dei mon<strong>di</strong> possibili ci <strong>di</strong>cono che quando si parla<strong>di</strong> mon<strong>di</strong> possibili si stanno semplicemente rendendo rigorose le intuizioni prefilosoficheche sono qui all’opera. In questa interpretazione, quando gli ontologiparlano <strong>di</strong> mon<strong>di</strong> possibili stanno semplicemente dando un nome tecnico a qualcosache noi tutti, filosofi e non-filosofi, cre<strong>di</strong>amo – mo<strong>di</strong>, mo<strong>di</strong> completi o totali, in cui lecose sarebbero potute andare; e quando ci <strong>di</strong>cono che le nozioni modali devonoessere intese come quantificatori sui mon<strong>di</strong> possibili, stanno semplicemente rendendoesplicita la connessione fra queste cose e le nostre credenze modali or<strong>di</strong>narie. L’ideache una proposizione p è necessaria solo nel caso in cui per ogni mondo possibile W,p è vera in W, è semplicemente una formalizzazione della credenza che unaproposizione è necessaria se è vera qualsiasi cosa accada; e l’idea che unaproposizione p è possibile solo nel caso in cui ci sia un mondo possibile W, tale che pè vera in W, non è nient’altro che un modo rigoroso <strong>di</strong> esprimere la credenza chequesto o quest’altro sarebbero potuti accadere a con<strong>di</strong>zione che certe circostanze sifossero realizzate.Pertanto si assume che la comprensione delle nozioni modali utilizzate in logicamodale e la metafisica dei mon<strong>di</strong> possibili non sia un’invenzione del filosofo, ma unasemplice estensione del senso comune. Le modalità così comprese sono esempi <strong>di</strong> ciòche è chiamata modalità de <strong>di</strong>cto. La modalità de <strong>di</strong>cto è la necessità o la possibilitàin quanto applicate a una proposizione considerata come un tutto. Quandoattribuiamo una modalità de <strong>di</strong>cto, stiamo <strong>di</strong>cendo che una proposizione ha una certaproprietà, la proprietà <strong>di</strong> essere necessariamente vera o possibilmente vera; e, comeabbiamo visto, il resoconto delle modalità de <strong>di</strong>cto in termini <strong>di</strong> mon<strong>di</strong> possibiliinterpreta queste modalità nei termini <strong>di</strong> quantificazioni su mon<strong>di</strong>. Così come unaproposizione ha la proprietà <strong>di</strong> essere vera o <strong>di</strong> essere vera “attualmente” quando èvera nel mondo attuale, così una proposizione ha la proprietà <strong>di</strong> esserenecessariamente vera quando è vera in tutti i mon<strong>di</strong> possibili e ha la proprietà <strong>di</strong>5 Per una chiara esposizione <strong>di</strong> questa replica, si veda D. Lewis “Mon<strong>di</strong> possibili”(1973) tr. it in Varzi (2007) cit.
essere possibilmente vera quando è vera in qualche mondo possibile. E, ovviamente,possiamo estendere questo resoconto fino a includere le proprietà modalidell’impossibilità o della contingenza proposizionale. Dire che una proposizione èimpossibile è attribuirle la proprietà <strong>di</strong> non essere possibilmente vera o <strong>di</strong> esserenecessariamente falsa; e una proposizione ha quella proprietà quando non è vera inalcun mondo possibile o quando è falsa in ogni mondo possibile. E <strong>di</strong>re che unaproposizione è contingentemente vera o falsa significa attribuirle una proprietà che laproposizione ha quando è vera/falsa nel mondo attuale ma c’è qualche altro mondopossibile in cui è falsa/vera.Una <strong>di</strong>versa nozione <strong>di</strong> modalità […] è quella adottata quando parliamo <strong>di</strong> ciòche è essenziale o accidentale per un oggetto. La modalità qui in uso è chiamatamodalità de re. Mentre l’attribuzione <strong>di</strong> una modalità de <strong>di</strong>cto è l’attribuzione dellaproprietà della verità/falsità necessaria, della verità/falsità possibile o dellaverità/falsità contingente a una proposizione considerata come un tutto, l’attribuzione<strong>di</strong> una modalità de re specifica lo stato modale dell’esemplificazione <strong>di</strong> un qualcheattributo da parte <strong>di</strong> una cosa. Quando <strong>di</strong>co che Giorgio Napolitano è necessariamenteo essenzialmente una persona, ma solo contingentemente o accidentalmente ilPresidente della Repubblica, sto attribuendo modalità de re. Non sto parlando <strong>di</strong>proposizioni. Sto parlando <strong>di</strong> un particolare essere umano, e sto <strong>di</strong>stinguendo lo statomodale della sua esemplificazione <strong>di</strong> due <strong>di</strong>verse proprietà o attributi. Sto <strong>di</strong>cendoche ha una <strong>di</strong> queste proprietà essenzialmente o necessariamente e l’altraaccidentalmente o contingentemente. Per <strong>di</strong>rlo in altro modo, sto attribuendo certeproprietà modali a un certo oggetto non-proposizionale, Giorgio Napolitano. Stoattribuendo a lui la proprietà modale <strong>di</strong> esemplificare necessariamente oessenzialmente la proprietà <strong>di</strong> essere una persona e la proprietà modale <strong>di</strong>esemplificare contingentemente o accidentalmente la proprietà <strong>di</strong> essere Presidentedella Repubblica Italiana.Possiamo mettere in evidenza la <strong>di</strong>fferenza fra le modalità de <strong>di</strong>cto e de re sesupponiamo che Stephen Hawking stia pensando al numero due. Il numero due haessenzialmente o necessariamente la proprietà <strong>di</strong> essere un numero pari. Diconseguenza, la seguente attribuzione <strong>di</strong> modalità de re è vera:(1) La cosa a cui Stephen Hawking sta pensando è necessariamente un numeropariL’attribuzione corrispondente <strong>di</strong> modalità de <strong>di</strong>cto(2) Necessariamente la cosa a cui Stephen Hawking sta pensando è un numeropariè, tuttavia, falsa: (1) ci <strong>di</strong>ce che un certo oggetto, quello a cui Hawking sta orapensando, è essenzialmente o necessariamente un numero pari, e poiché quell’oggettoè il numero due, (1) è vero. (2), d’altra parte, ci <strong>di</strong>ce che una certa proposizione, cioè