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dei suoi sacerdoti.Gli aspetti regolativi che caratterizzano il lavoro degli operai in agricolturariguardano in primo luo¬go la sostanziale illimitatezza delricorso al lavoro precario (a termine, anche di un giorno). Il socialtipoè quello del-l'operaio a giornata, al¬trimenti detto giornalieroo giornatante. Questo contratto a termine speciale è privo di vincolidi forma e di sostanza. Il salario con¬trattuale è definito a livellolocale e non nazionale. (Quasi come piace a Marchionne perintenderci). Il sistema delle agevolazioni contributive è significativamentegeneroso con sgravi fino al 70%. Calcolo e pagamentodei contributi avviane a consuntivo dietro richiesta da parte dell'INPSanche per conto dell'INAIL.La prestazione di disoccupazione agricola fornisce un trattamentonettamente superiore a quello previsto, in via ordi¬naria, per lagene¬ralità dei lavora¬tori che si basa sulla formale iscrizionenelle liste degli operai agricoli ed è una prestazione a consuntivo,erogata a domanda dopo la conclu¬sione dell'anno solare, per unnumero di giornate calcolato su quelle lavorate ed è sostanzialmentedesti¬nato a non la¬sciare periodi scoperti.Il modello di flexicurity è descritto come un triangolo virtuoso idoneoa innescare e mante¬nere ad un tempo meccanismi effettividi prote¬zione e elevato grado di flessibilità del lavoro. Quella flessibilitàidonea a garantire una perfetta adattabilità, sia quantitativasia qualitativa, della forza la¬voro occupata al¬le necessità dell'impresa.Tale triangolo è il descrittore di un sistema in cui a ognivetrice corrisponde: 1) un mercato del lavo-ro flessibile (cioè un sistemaimperniano sulla libertà di licenziamento, dove perfino il preavvisoè ridotto al minimo, ma che non si riduce a questo), 2) unsistema generoso di welfare e 3) un sistema di politi¬che attivedel lavoro. Com¬plessivamente il triangolo in Danimarca doveviene applicato costa il 4,63% del Pil, e viene finanziato per oltreil 65% dalla fi¬scalità generale, per il 9 % dai lavoratori e per il 22% dai datori di lavoro. Cioè assorbe il quadruplo delle risorse disponibiliin Italia in politiche attive e passive per il lavoro. Alla strutturalepreca¬rietà del rapporto, fa da contrappeso una strutturalecapaci¬tà di assorbimento del sistema di welfare (protezione al70% delle retribuzione per 48 mesi, ben lontana da quelle italichedell'Aspi e adesso della Naspi.Mettendo in parallelo le caratteristiche della disciplina del lavoro inagricoltura prima riassunte e i para¬digmi della flessicurezza orora tracciati, è agevole individuare nella prima diversi elementi deltriangolo danese. Infatti, è ben difficile ipotizzare un modello piùflessibi¬le di quello che prevede, in ipotesi, 300 distinti rapporti dilavoro l'anno. Questo sistema de¬termina anche un'elevatissimaflessibilità interna alle varie fasi del ciclo in agricoltura, rendendodel tutto inutile anche il solo parlare di limitazione dei licenziamentio di rigidità interna (mansioni). Inoltre, adattando sia la quantitàsia la qualità della manodopera necessaria, quest'ultimo adattamen¬tocon la modificazione dell'area di inquadramento alle varienecessità e della correlativa modula-zione del¬la retribuzione, sirealizza sia la flessibilità interna sia un grado di quella salariale.Quest'ultima è massimamente raggiunta con la determinazioneprovinciale del salario. La localizza¬zione della produzione, inoltre,incide sulla misura degli oneri sociali determinando un ulterioregrado di fles¬sibilità dei costi. Che il sistema realizzi, in ognicaso, un sistema a basso costo del lavo¬ro, è testimoniato dallanorma che punisce un illecito ricorrente e ipotizzabile solo in agricolturae cioè la c.d. “compra¬vendita di giornate lavorative”. Unsistema in cui gli oneri sociali sono di gran lun¬ga inferiori alla prestazionia cui danno diritto, con la conseguenza di rendere moltospesso vantag¬gioso per il lavoratore e il datore di lavoro il pactumsceleris inteso di¬chiarare giornate lavora¬tive e paga¬re irelativi contributi (con i veduti sgravi) senza avere però lavo¬ratoe corrisposto/perce¬pito la retribu¬zione. Infine, salva l'ipotesiillecita del caporalato – ancora largamente praticata sotto il raffinatoparavento del servizio di trasporto catering, e reso possibiledalla normativa Sacconi-Maroni (c.d. Biagi) sugli appalti– anche la flessibilità funzionale trova riscontro nel¬la dispo¬sizioneche, per l'appli-cazione della disciplina speciale, disancorail lavoro agricolo dal pos¬sesso del fon¬do e si riferisceunicamente alla prestazione del lavoratore agricolo dovunqueo per chiunque effettuata.Sussistono pure peculiari elementi di sicurezza a tutela dell'alternanzalavoro/non lavoro, fisiologica¬mente derivante dallaplu¬ralità di rapporti a termine nell'anno di riferimento (e ciò perquanto po¬veri e ben più limitati nel tempo rispetto al sistemascandinavo, ma pur sempre strutturali rispetto agli al¬tri set¬toriproduttivi). I perio¬di non lavorati trovano copertura mediamente,considerando i c.d. centocinquan¬tunisti, per il 45%della re-tribuzione, oltre alla copertura per malattia e maternità,con requisiti contribu¬tivi veramente minimi. Questo sistema haun costo quasi del tutto finanziato fuori dalla community del lavoroagricolo, come indirettamente testimo¬niato dall'esistenzadel divieto di compravendita di giornate di la¬voro a cui primasi è accen¬nato, e quindi addossato alla solidarietà delle altregestioni e della fiscalità ge¬nerale. Nel comples¬so, e paragonatocon la generalità dei settor¬i, il sistema di welfare agricolopuò con¬siderarsi stabilmente genero¬so.La ricorrenza dei due insiemi del mercato flessibile e del sistemageneroso di welfare e del nesso fonda¬mentale flessibilità-sicurezza,si ritrova nella ciclicità endo-annualedell'alternanza giornate la¬vorate-giornate indennizzate e nellaframmentarietà dei rapporti. Tanto frequentemente avviene loscambio tra sicurezza e mercato, che nel caso consideratoesso fa so¬stanzialmente a meno del terzo insieme, poiché l'offertadi lavoro agricolo è caratterizzata dalla poliedri¬cità dellaprofessionalità del lavoratore agricolo, ben lontana dallo stereotipodel bracciante avventizio, distinto dal salariato fisso (cheaveva le maggiore professionalità e perciò attendeva sta¬bilmentealle col¬ture). È difficile trovare un lavoratore agricoloche non sia in condizione di eseguire pressoché tutte le la¬vorazioninecessarie a una o più e diverse colture. (Ciò, tuttavia,non vale sem¬pre. La manodopera femmi¬nile ha un più ristrettocampo di utilizzazione e quella clandestina è quasiesclusivamente destina¬ta alle attività di raccolta).Per verificare se il nesso di flexicurity produce effetti virtuosi, sidevono considerare adesso due indica¬tori significativi riguardantiil lavoro agricolo, nella nazione e in Sicilia in particolare.Tra i molti dispo¬nibili dal CNEL, suscitano interesse allo scopoquelli riguardanti: a) la composizione della forza la¬vorooccu¬pata in tutto il settore agricolo, in esso compreso il subsettore della zootec¬nia, e il personale impie¬gatizio, che perònon sono stati presi in considerazione ; b) il tasso di irre¬golarità(anche se il dato un po' vecchio, 2003, adesso sono moli piùalti) che è del 33%, per circa 250K unità, a fronte di un tassomedio del 13,4%, quasi il triplo di quello del settore delle costruzio¬nidel 12,5%, che è tradi¬zionalmente un altro settoree con alta irre¬golarità . Dunque senza un tessuto socio-economicoad al¬ta etica e legalità del lavoro, i percorsi di flessicurezzae perciò il Jobs Act rischiano di aumentare, tosto cheridurre, le sacche di irregolarità e perciò di precarietà a tuttotondo del lavoro, retrocedendo il lavoro a una merce. Non importase preziosa. Se il lavoro potrà essere trattato come unamerce potrà esserlo anche l'essere umano che lo presta. Perchése si è d'accordo a che “il lavoro non sia una merce” nonsi può non essere d'accordo nel sottrarlo al mercato.23febbraio2015 asud’europa 29

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