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Una, nessuna e centomilaLa Dia: ecco come cambia volto la mafiaAntonella LombardiVillabate, provincia di Palermo. E' il 22 dicembre quandoscatta l'operazione della polizia tributaria della Guardia diFinanza di Palermo che sequestra beni per 28 milioni dieuro a Rosario Castello, titolare della concessionaria “Zeus Car”.I sigilli scattano anche per una società immobiliare, 3 abitazioni e6 fabbricati ad uso commerciale. Castello forniva auto sicure aiboss e luoghi discreti per i summit di mafia. Appena una settimanadopo, a Palermo, le indagini del Gico della Guardia di Finanza edel reparto operativo dei Carabinieri portano al sequestro di duemilioni al boss Alessandro D’Ambrogio, arrestato nel luglio del2013 nel corso dell’operazione “Alexander” perché ritenuto a capodel mandamento mafioso di Porta Nuova. Nel sequestro finisconodue imprese di onoranze funebri usate per diversi summit di mafia,tre immobili commerciali, un’abitazione, e un’automobile. EraD'Ambrogio a occuparsi del sostentamento dei detenuti e dei loronuclei familiari ed era sempre lui a tessere rapporti con altri esponentimafiosi di diversi mandamenti, come Bagheria, TommasoNatale, Pagliarelli, Brancaccio, Arenella – Resuttana, Villabate –Misilmeri e Noce – Cruillas.Non passa neanche un mese che a Racalmuto, in provincia diAgrigento, la Direzione investigativa antimafia confisca beni per54 milioni di euro a due imprenditori, i fratelli Diego e Ignazio Agròe che comprendono 58 immobili, tra fabbricati e terreni, in provinciadi Agrigento, a Giardini Naxos (Messina) e a Spoleto (Perugia);12 imprese con sede ad Agrigento e provincia, a Fasano(Brindisi) e Petilia Policastro (Crotone); 56 tra rapporti bancari, postalie polizze assicurative. In Spagna sono stati confiscati sei fabbricatie tre imprese di produzione e compravendita di olio. I fratelliAgrò erano stati arrestati nel luglio 2007, nell'ambito dell'indagine'Domino 2' - relativa ad una serie di omicidi avvenuti all'inizio deglianni '90 in provincia di Agrigento, condannati all'ergastolo e poiassolti dalla Corte d'Appello.Ritorniamo a Palermo, 6 febbraio: i carabinieri del Nucleo Investigativoe il Gico della Guardia di Finanza di Palermo sequestranobeni per 10 milioni di euro a Maurizio De Santis e LuigiSalerno. Scattano i sigilli anche per il ristorante “Bucatino”,luogo di incontro per alcuni boss.Questi sono solo alcuni episodi registrati in meno di tre mesi inuna parte della Sicilia. Nello scorso bilancio annuale, la Dia hastimato il valore dei beni confiscati nel 2014 superiore ai 2 miliardie 600 milioni di euro. Ed è dello scorso anno il provvedimentoche ha messoe sotto sequestro l'impero economicodell'imprenditore Vincenzo Rappa, costruttore condannato permafia a quattro anni e morto nel 2009. Un tesoro di oltre 600 milionidi euro, tra beni e società, e reso possibile grazie alla disposizioniinserite nel codice antimafia che consentono disequestrare i beni agli eredi, entro il limite massimo di cinqueanni dal decesso del titolare.Un patrimonio immenso che svela quelle che al tempo stessocostituiscono la forza e il versante di contrasto alle mafie. Nessunsettore può sfuggirle, come ha sottolineato Giovanni Canzio,Presidente della Corte di Appello di Milano, nel giorno incui si è inaugurato l'anno giudiziario nei distretti. Canzio ha confermatoquanto l'appuntamento dell'Expo 2015 faccia gola allacriminalità organizzata: “Si annoverano circa 70 interdittive antimafiadel prefetto di Milano – ha detto - a carico di società impegnatein lavori per l'Expo”. Che le mafie si comportino ormaida vere “holding del malaffare”, mimetizzandosi tramite unastrategia di “sommersione” dietro società e aziende apparentementelegali, lo ha rilevato anche l'ultima relazione inviatadalla Direzione investigativa antimafia al Parlamento, pochigiorni fa, e che si riferisce al primo semestre 2014. L'unico approcciodecisivo deve essere il “sistematico ricorso al sequestroe alla confisca degli assets economici, finanziari epatrimoniali di origine delittuosa. In quest'ottica – si legge - lastrategia di aggressione ai patrimoni illeciti accumulati e gestitidalla criminalità organizzata non può prescindere dallo sviluppodi indagini economico-finanziarie imperniate sulla individuazionedei canali utilizzati per la ripulitura del denaro sporco”. Unpotere di infiltrazione che si è accresciuto e diversificato anchegrazie al livello di istruzione degli stessi sodali, in grado di muoversinel mondo dell'alta finanza e di intrattenere pubbliche relazioni.“E' conclamata l'ingerenza nel settore primario checostituisce la spina dorsale delle attività produttive della Sicilia– si legge nella relazione della Dia – ovvero qualsiasi segmentodella filiera alimentare, dalla produzione alla vendita, alla ristorazione”.A questo proposito viene citata, nella sola provincia di Palermo,l'operazione della Dia del 6 febbraio 2014 che ha portato a unsequestro da 250 milioni di euro nei confronti di 5 soggetti legatial clan dei Galatolo all' “Acquasanta”, gestori occulti delmercato ortofrutticolo cittadino.“Nonostante la flessione e i ridotti consumi imposti dalla crisi, ilsettore garantisce ancora una discreta redditività riguardandola soddisfazione di bisogni primari della popolazione. Le attivitàdi import - export poi sono un'ottima copertura per traffici ille-34 23febbraio2015 asud’europa

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