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Pubblicato il Notiziario 28 - Associazione culturale Monti del Tezio

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dopo esserestate raccoltein canestri, venivanodepostenella cassa <strong>del</strong>carro, per esseretrasportatesull’aia. Legrosse spighe,ancora ricoperte<strong>del</strong>l’involucro,venivanosistemate informa di basso cumulo, dall’andamento semicircolare<strong>del</strong> diametro di 5 o 6 metri.Dopo <strong>il</strong> tramonto uomini, donne, adolescenti ebambini, seduti sul cumulo stesso, attuavano alchiaro di luna la spannocchiatura o scartocciatura,( detta in vernacolo “specciolatura”*).Il lavoro effettuato manualmente si concretizzavanel liberare una pannocchia alla voltadalle cinque o sei brattee <strong>del</strong> cartoccio; le spighecosì sistemate venivano gettate al centro<strong>del</strong> semicerchio, dove rimanevano per qualchegiorno ad essiccare al sole. Un’alternativa diessiccazione poteva essere quella di concatenaremazzi di pannocchie, legate tra loro permezzo dei cartocci esterni più grandi, appendendolipoi alle facciate <strong>del</strong>le case esposte amezzogiorno. Al termine di questo lavoro, venivaconsumata una squisita minestra di ceci,insaporita da lardo di maiale, (minestra con<strong>il</strong> battuto) oppure qualche fetta di “torcolo”(ciambellone) e un bicchiere di vino (in alcunicasi poteva inoltre seguire qualche ballo alsuono di una fisarmonica).Scartocciatura <strong>del</strong> maisSgranatrice di mais (proprietà Patumi)Sino alla fine degli anni ’40, durante la spannocchiatura,qualche anziano raccoglieva ancorain un crino* le brattee più interne <strong>del</strong>lepannocchie, che ut<strong>il</strong>izzava successivamentecome imbottitura di pagliericci.Dopo alcuni giorni faceva seguito la liberazionedei chicchi di granturco dai tutoli, con unoperazione chiamata sgranatura. Anche questolavoro veniva svolto dopo cena da più persone,in un locale <strong>del</strong> piano terreno o sotto una loggia.La sgranatura si effettuava con l’aus<strong>il</strong>iodi apposite macchinette azionate da una manovella.Una ulteriore rifinitura manuale eracomunque necessaria per distaccare i pochichicchi ancora aderenti ai tutoli (solo nei primianni ‘50 fecero la loro apparizionealcune macchine sgranatrici azionateda un trattore che le trasportavadi aia in aia).Il cereale, prima di essere ripostonel granaio, veniva lasciato sull’aiaper qualche giorno al sole, caratterizzandocosì, con estese macchiearancioni, l’area circostante le casecoloniche.Il mais serviva principalmente adalimentare gli animali, anche se ,con la farina, si faceva la polenta esi preparava una focaccia cotta sultesto*, popolarmente detta “torta digranturco”.I grossi steli <strong>del</strong> mais, denominatidai coloni “costoni”, venivano ut<strong>il</strong>izzatiquale combustib<strong>il</strong>e, comepure i tutoli <strong>del</strong>le pannocchie.13

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