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Pubblicato il Notiziario 28 - Associazione culturale Monti del Tezio

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Molini di Cammoroin una elaborazione fotografica di francescobrozzetticiale, un necessario prefabbricato testimoneancora in vita <strong>del</strong> passato terremoto, raccontavamodi questi luoghi attraverso <strong>il</strong> mio fuoriguida che anche di questi luoghi narra.E allora si alzò e chiese la parola Pietro, quasicon ostinazione. Si sentiva parte in causa. Sì,perché lo si conobbe, io e Giovanna, proprio<strong>il</strong> giorno <strong>del</strong>l’invito, poche settimane addietro,mentre con <strong>il</strong> suo ‘pandino’ si avventuravaa ‘visitare’ le nascoste spontanee fungaie.E’ terra di tartufi, questa, dal Tuber aestivum,lo ‘scorzone’, al tartufo vero, quello nero epregiato di Norcia, <strong>il</strong> Tuber melanosporum,ma anche di funghi, quando la stagione è clemente:‘prataioli’ (c’è chi li chiama ‘turini’; oforse i ‘turini’ sono altri?), ‘besse’ o ‘vesce’che dir si voglia (tanti sono i nomi dialettali),ma pure qualche porcino e forse altri ancora(non mancano querce, lecci, e altra vegetazionearborea, ai piedi e sui fianchi <strong>del</strong>la montagnadi Cammoro e tutt’intorno). Quando civide, Pietro si fermò e parlò subito volentiericon noi, da dove si veniva, cosa si faceva, chifosse lui, cose così, quelle parole che si scambianola prima volta che ci si incontra e cisi vuol conoscere. Piacque a Pietro questanostra disponib<strong>il</strong>ità. Ed allora come seppedi questo incontro all’interno <strong>del</strong>la primaedizione <strong>del</strong> ‘L’oro dei Molini. Dalla terra<strong>il</strong> pane’ accorse per essere con noi partecipe.E raccontò. Questo disse: se andateal Passo <strong>del</strong>la Spina e scendete verso sud,dopo i primi tornanti, abbandonata la stradamaestra e vi inoltrate nella macchia, inun certo punto, in verità nascosto (‘ma iovi posso portare quando volete’, disse e cidisse) troverete l’ingresso di una caverna,una grotta, insomma una piccola aperturache secondo le ‘voci’ <strong>del</strong> luogo, non sappiamoda quanto tramandate, porterebbesino a Trevi. Pietro la scoperse per casotempo fa. Andava per macchie a fare legnaarmato di roncola, quando improvvisamenteinciampò su una radice esposta e cadde.Cadde in avanti, scivolò di qualche metroe la roncola gli scappò di mano. Finì piùsotto, seminascosta dietro un grosso cespuglio.Questo cespuglio celava l’ingresso diuna cavità. Pietro, pur non armato di torciao fiammiferi, entrò dentro, soprattutto perchéincuriosito. Non aveva mai visto questafenditura nella roccia. Riuscì a camminarealcuni metri, ma poi si dovette arrendere. Ilbuio, più che la paura, lo indusse a fermarsi.Ma non demorse e chiese, con cautela, avecchi amici <strong>del</strong>la zona cosa ne sapessero diquesta cavità. Le risposte furono vaghe, varie,ma vi fu chi era convinto assertore che altronon fosse, tale fenditura, che l’ingresso di uncunicolo in parte naturale ed in parte artificialeche collegava la Via <strong>del</strong>la Spina a Trevi.Da non crederci! Eppure…, eppure poco tempodopo… si svelò l’arcano. Non ricordavabene <strong>il</strong> nostro Pietro, o forse si espresse male,sta di fatto che un tal giorno venne fatto unbanale quanto ovvio esperimento. Un gallovenne sottratto dal suo proprietario e… sacrificato…per l’esperimento. Venne preso, portatoe fatto entrare nella grotta e spinto a proseguire.Chiuso l’ingresso da dove era statointrodotto e fatto appunto entrare, gli artefici<strong>del</strong>l’azzardato esperimento andarono a Trevie aspettarono. Dopo un certo tempo, non sappiamoquanto tempo, forse poche ore, <strong>il</strong> gallo,sì proprio lui, quello stesso gallo dei Molini,si ritrovò su una piazzetta nel bel mezzo <strong>del</strong>lacittadina di Trevi, come la storia o la tradizionereclamava (in verità Pietro ci raccontò aTrevi, dove di preciso non lo sapremo mai, ameno che… riprovare per credere!).29

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