AvventuraSotto il segno delMachhapuchhre6Mi si chiede di raccontare la mia avventura nella regionedell’Annapurna, ma non ho niente di specialmenteavventuroso da raccontare. La mia è una vita da piccoloborghese privilegiato che può prendersi una vacanza in Aprile,quando sulle pendici dell’Himalaya le foreste di rododendriarborei - i Laliguran - sono in fiore e si cammina su sentiericosparsi di petali rossi come se fosse il Corpus Domini, o aNovembre, quando il cielo è terso e le montagne si svelanoper tutto il giorno. L’Annapurna, la dea dell’abbondanza, èuna montagna ferigna che non ama essere violata, e che hafatto non poche vittime fra chi voleva conquistarla. Ma nonè stato un desiderio di sfida che mi ha attratto. L’Annapurnami interessava ammirarla, non conquistarla. Abbastanzaavventurosa è stata la prima volta, 20 anni fa, quando conJo abbiamo risalito il Marsyandi kola - 12 giorni di camminofra il massiccio delle Annapurne e il versante occidentale delManaslu - fino al Thorong-la, il nostro primo passo oltre i5.000 metri. Due piccoli esseri tremanti di fatica e di emozioneche si abbracciano dove la vista spazia nel paradiso degli dei,solo per un attimo perché alle 10 del mattino si leva un ventogelido che fiacca gli alpinisti più temprati. Per scendere poi aMuktinath, dove dalla roccia sgorga una fonte di acqua e difuoco sacra a Visnù, e poi nella valle del Kali Gandaki - ottogiorni di cammino fra l’Annapurna ad oriente e i saracchiimponenti del Daulaghiri a occidente - la valle più incassatadel mondo, dove i ciottoli neri del fiume nascondono i fossilidelle ammoniti, e dove si coltivano le mele, le albicocchee le arance, e ci si riposa nelle sorgenti calde di Tatopani,ammirando le cascate di ghiaccio del Nilghiri (la “montagnablu” in sanscrito, 6.940 metri). Quest’anno ho chiesto a Jodi lasciare che andassi da solo, perché l’uomo ha da staresolo, ogni tanto, per meditare sulla comprensione e sullacompassione, e mi sono diretto al santuario dell’Annapurna,l’ABC (Annapurna-Base-Camp), un cerchio magico circondatodall’Annapurna Sud (7.219 m), il Fang (7.647 m), l’Annapurna(8.091 metri), il Khangsar Kang (7.485 m), il Tarke Kang(7.202), il Singu Chuli (6.499), il Gangapurna (7.454 m),l’Annapurna III (7.555 m), il Gandharba Chuli (6.248 m), e ilMachhapuchhre (6.993 m), 10 giganti che incutono timore evenerazione. Vi si accede per la stretta valle del Modi Kola, cheprocede verso Nord penetrando in foreste di bambù abitateda scimmie dall’aria saggia per il muso nero inquadrato dauna bella criniera bianca, fra cascate altissime. Il percorsoè segnato dal panorama del Machhapuchhre, il Fish-tail, lamontagna sacra – inviolata – con la cima a coda di pesce, chesi presenta ogni mattina prima dell’alba con una faccia semprenuova, per venire poi trasfigurata dal sole e scomparire nellasua luce accecante prima di essere avvolta dalle nuvole ametà mattina e ricomparire, qualche volta, per pochi attimi,verso sera, con la linea di ghiaccio delle due vette splendentenella luce del tramonto. E ogni volta ti si allarga il cuore. Ilviaggio va preparato con cura, per avere uno zaino leggero,pochi oggetti di prima necessità. Un’ora di volo da Katmandua Pokkara, all’alba e scegliendo un seggiolino di destra perammirare lo splendido Ganesh Himal, il Manaslu (8.125 metri),e le Annapurne II e IV, un’ora di pullman per Nayapul (1.000metri) e poi su per la faticosa scalinata di Ulleri (2.000 metri) eil giorno dopo il colle di Ghorepani (3.000 metri) e l’emozione