11.07.2015 Views

marzo-aprile 2007.pdf - Collegio San Giuseppe - Istituto De Merode

marzo-aprile 2007.pdf - Collegio San Giuseppe - Istituto De Merode

marzo-aprile 2007.pdf - Collegio San Giuseppe - Istituto De Merode

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

insistenza, “acqua!”. Ma gli abitantidella città erano chiusi nelleloro case, dormivano cullatidal ricordo dei suoni di tutto ilgiorno: nessuno avrebbe portatoda bere a Joe.D’un tratto, dalla fine della viabuia, una figura di donna preseforma. Era vestita con un abito argentato,stretto, e aveva un voltorotondo, morbido. Gli occhi eranochiari e la sua pelle sembravaemanare un chiarore soffuso.“Tu devi essere Joe”, disse ladonna. Tra le mani aveva unabrocca d’acqua. Joe restò ad osservarla,pensando che fosse ladonna più bella mai vista. La donna perla quale suonava il suo strumento, unadonna che ancora non aveva mai incontrato,prima d’allora.“Ti ho portato l’acqua. Così potrai tornarea suonare.”“Come conosci il mio nome?”, chiese Joe,stupefatto, prendendo la brocca che ladonna gli porgeva con pacatezza.“Io so molto di te, Joe: ho ascoltato la tuamusica da quando sei giunto qui, ed essaparla più di quanto tu creda. Ha mormoratoalle mie orecchie la tua vita e miha permesso di conoscerti.”Joe restò in silenzio, divenendo partecipedi una verità di cui mai si era reso conto.“Ricordati di queste parole, Joe”, disse ladonna, poi gli diede le spalle e si allontanò,svanendo nella notte.Quando Joe riprese a suonare, la luna eracalata oltre le colline e i suoi crateri grigierano come tesi in un amorevole sorriso.Come era possibile?Joe se ne andava, doveva riprendere ilsuo cammino.Le stagioni si susseguono, il vento soffiasulle foglie attaccate ai rami e poi le trascinagiù, quando è autunno.Alla notte segue il giorno. E c’è sempre,che lo si voglia o meno, un addio.Tutti accorsero per salutarlo. Alcuni eranoarrabbiati con lui. Altri si limitaronoad un sospiro. Nessuno accettò indifferentel’abbandono.Anche il bambino che tutti credevano mutovenne a trovare Joe. Un po’ timidamenteil piccolo si fece avanti tra gli adulti, iragazzini, le vecchie, i cani e i gatti chedurante le ore notturne erano stati gli unicispettatori del musicista. Gli fecero spaziocon più facilità quando videro conquanta determinazione si avvicinava all’angolodella via occupato dal musicista.Si creò il silenzio quando il bambino finalmenteraggiunse la sua meta. Joe fececenno al bambino di avvicinarsi di piùe il bambino lo fece, senza paura. Il musicistaallora tese la sua mano in una carezza.Quindi lasciò tra le braccia del piccolola sua tromba.“Soffia forte!”, gli disse con un sorriso, mentretutti, attorno a loro, sembravano scettici.La ragazzina del giorno prima scossela testolina. Qualcuno bisbigliò mezze frasidal suono un po’ aspro. Joe fece fintadi non sentirli e anche il bambino, perchèeseguì l’ordine, ma timidamente. Dallatromba uscì un suono fioco e buffo, chesembrava lo starnuto di un elefante.“Forte, ragazzino! Forte!”E allora il ragazzino soffiò con tutta l’ariache aveva nei polmoni: il suono ne uscìrotolando verso il cielo limpido e tutti sentironocon le loro orecchie, tutti, nessunoescluso..., che il bambino aveva parlato.Joe rise, una risata metallica.Il bambino fece un grande sorriso. Tuttierano sbalorditi. “Questa sarà la tua nuovavoce, ragazzino. E ora va’ a farti conosceredal mondo”.Quel giorno la cittadina di Riveldown perseun musicista, ma ritrovò un bambino,un bambino che tutti credevano muto, mache aveva atteso in silenzio di poter farsentire il suono della sua Voce.Non tutte le storie insegnano qualcosa,ma state pur certi che ognuna ha unsuono diverso.PRIMO PIANOTIME OUT • n°3 - 4 • Marzo/Aprile 2007 5

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!