Si nota chiaramente la caratteristica fisica che gli antichi greci gli attribuivano, lacecità, che qui è resa mediante il suo tentativo di tenere gli occhi aperti, nonostantele sue palpebre siano ormai stanche per la vecchiaia e gli cadano sugli occhi.Dopo questa introduzione, la guida ci ha condotti nella sezione dedicata agli dei presentinel poema.La prima statua che ci è stata mostrata è una raffigurazione molto danneggiata (bastipensare che manca la testa) della dea Afrodite; è stato facile però riconoscerla per viadella veste bagnata (simbolo usato per ricordare la sua nascita tra le onde del mare)che mette in risalto la sua divina bellezza.Accanto alla statua di Afrodite era posta una statua di Atena (anche questa priva dellatesta),riconoscibile per la veste molto sobria e per un manto di pelle di capra a ricordarel’ animale che aveva allattato suo padre Zeus, quand’era bambino.Vicino ad Atena vi era un busto raffigurante Apollo, il dio del sole, delle belle artipatrono di Ilio. Negli occhi del dio è ancora possibile notare qualche residuo di coloreusato per dipingere le pupille e l’iride.Proseguendo abbiamo visto una grande statua della ninfa Teti, che portava scolpitetutte le caratteristiche che i Greci gli attribuivano: cioè la veste mossa dalla brezzamarina, il mento appoggiato sul pugno e lo sguardo, rivolto verso l’orizzonte, preoccupatoper il destino del figlio, Achille, destinato a morire giovane.Dopo la sezione dedicata agli dei, la guida ci ha condotti nella sezione dedicata aglieroi troiani.Ci ha mostrato alcune immagini distaccate da muri di antichi edifici di Pompei. Unaraffigura il giovane principe Paride, vestito con abiti orientali, e la regina di SpartaElena, vestita con tipici abiti greci. Accanto vi era un’altra pittura che ritrae Priamoseduto in una sala con i suoi due figli più noti,Ettore e Paride,riconoscibili per il mantellorosso, simbolo di regalità, e la figlia Cassandra, benedetta da Apollo con il donodella preveggenza e condannata dallo stesso dio a non essere mai creduta.Continuando il giro, abbiamo visto due vasi con disegnate le scene più toccanti delpoema: Ettore che saluta, prima di andare al duello con Achille, il padre Priamo e lamadre Ecuba, poi Ettore che incontra alle porte Scee la moglie Andromaca e il figliolettoAstianatte in una pausa tra gli scontri.DAY BY DAYLa sezione successiva era dedicata alle raffigurazioni degli eroi achei.Qui abbiamo visto una raffigurazione su vaso di Achille, che indossa però un’armaturastoricamente inesatta: porta infatti un pettorale di stampo macedone di età ellenistica.Comunque la raffigurazione mette in risalto quello che è il suo epiteto,“Achille piede veloce”: per l’appunto non portava nessun tipo di protezione nellegambe per potersi muovere con libertà e rapidità.La guida ci ha poi mostrato un’altra immagine proveniente da Pompei, la quale raffiguraTeti e Achille che osservano con attenzione Vulcano e i suoi aiutanti che ultimanola nuova armatura destinata a sostituire quella che Achille aveva dato a Patroclo eche Ettore aveva tolto al corpo di questo.Infine abbiamo visto una testa di terracotta che ritrae il volto di Ulisse così come iGreci di età classica lo immaginavano: con un tipico copricapo orientale, una barbacome quella dei filosofi greci e la fronte ampia per sottolineare la sua intelligenza.Finita la visita alla mostra sull’Iliade, ci siamo concessi di passare un altro po’ ditempo all’interno del Colosseo per goderci uno spettacolo che non si può ammiraretutti i giorni. Poi abbiamo fatto una sosta all’arco di trionfo di Costantino situato lìvicino,dove la nostra professoressa Ramponi ci ha spiegato il motivo per cui era statocostruito questo monumento e cosa vi era raffigurato.Dopo, tutti a casa e ognuno per la propria strada, ognuno un po’ più ricco di culturae conscio del suo passato.70TIME OUT • n°3 - 4 • Marzo/Aprile 2007
LE BUONE NOTIZIECome al solito spendo due parole per l’apertura dellamia rubrica… Sfruttate anche solo una buona notiziaper ridere un po’ e lasciate le preoccupazioni allespalle… Gioite, divertitevi e siate positivi finchépotete: i periodi brutti della vita prima o poipassano sempre!di Lucia AmbrosioLe sardine salveranno il mondo!Ma l’uomo deve salvarele sardine9 <strong>marzo</strong> 2007. Un importante aiuto nella lotta contro il surriscaldamento globalepuò venirci da una delle specie marine più pescate, sebbene forse poco considerate:le umili sardine. Da secoli alimento base della dieta di molti paesi nordici, lesardine sono oggi al centro di una teoria scientifica che esalta il loro ruolo nel combatterele emissioni di metano, dannosissime per l’atmosfera in quanto diffondono21 volte più calore rispetto all’anidride carbonica.Come riferito dal New York Times, alcuni studiosi delle università di Miami e Cittàdel Capo hanno messo in relazione la scomparsa delle sardine dai mari dellaNamibia con l’aumento delle emissioni di metano, un fenomeno che prima dell’eliminazionedei pesci era molto minore, sia per frequenza che per intensità.Gli scienziati che hanno elaborato la teoria spiegano il fenomeno in questi termini:quando c’è grande presenza di sardine queste smuovono il fitoplancton dai fondalimarini e lo portano in superficie, dove viene poi mangiato; quando però ipesci scompaiono le minuscole piantine si depositano sul fondo e, decomponendosi,producono grandi nubi di metano e solfuro diidrogeno.Se a questo aggiungiamo ilfatto che l’aumento delletemperature favorisce lamaggiore presenza del fitoplanctonsulla superficiedei mari, ecco che secondogli studiosi il ruolo dellesardine nel contenimentodel global warming divieneancora più importante.DAY BY DAYTIME OUT • n°3 - 4 • Marzo/Aprile 2007 71