Io lo conoscevo bene... - Università Degli Studi Di Palermo
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La scultura nella letteratura artistica del Settecento<br />
Con una lunga digressione storica, i Richardson motivarono il <strong>lo</strong>ro parere contrario,<br />
asserendo che non era possibile avere la certezza di possedere gli originali delle statue antiche dal<br />
momento che molte di esse erano andate perdute o distrutte a causa di guerre e calamità; dunque,<br />
non era neanche possibile esprimere giudizi sul livel<strong>lo</strong> raggiunto dagli antichi nelle <strong>lo</strong>ro opere,<br />
pittoriche, scultoree o letterarie che fossero. Soprattutto, i Richardson dettero rilievo al fatto che<br />
quasi tutte le opere giunte sino ai <strong>lo</strong>ro tempi non erano altro che antiche copie:<br />
Il est assez vraisemblable, que la plupart des Statues Antiques que nous admirons avec<br />
raison aujourd’hui, ne sont qu’un petit reste de la grande quantité d’excellentes Copies faites par<br />
des Mains habiles, dont les Anciens Ecrivains mêmes font souvent mention, après des Originaux<br />
bien plus excellens: encore celles-ci ne sont elles pas d’après les Ouvrages les plus fameux, que<br />
les Anciens ont le plus vantés et dont il ne nous reste pas la moindre mémoire, si ce n’est dans<br />
leurs Ecrits: aussi n’en avons-nous que très-peu qu’on prétend atribuer aux Maîtres que les<br />
Anciens ont le plus estimés 76 .<br />
La conclusione cui essi giungevano era la stessa che, molto tempo dopo, avrebbe tratto<br />
Winckelmann e cioè la maggiore preziosità delle poche opere rimaste; affermavano infatti: «<strong>lo</strong>in<br />
que ce que je viens de dire sur ce sujet avilisse les morceaux admirables que nous avons le bonheur<br />
de posséder de l’Antiquité, il ne fait au-contraire que nous le rendre plus précieux et plus utiles» 77 .<br />
Come notano Haskell e Penny, tali conclusioni dei Richardson vennero seriamente prese<br />
in considerazione alla fine del Settecento, quando trovarono il sostegno dell’erudizione e i nuovi<br />
criteri per <strong>lo</strong> studio scientifico dell’antichità stabiliti principalmente da Winckelmann 78 . Il quale,<br />
però, avrebbe condannato come fretto<strong>lo</strong>sa ed incompleta l’opera dei Richardson pur riconoscendone<br />
alcuni meriti 79 .<br />
La concezione decisamente parziale che egli ebbe della storia dell’arte, che potrebbe<br />
intendersi come un suo limite, è comunque spiegabile con la fortissima attrazione che le sculture<br />
classiche esercitarono su di lui, ricordando, ancora una volta, che egli faceva nascere la storia<br />
dell’arte dalla scultura. La misura in cui subiva il fascino dei capolavori antichi è ben evidente nella<br />
descrizione di alcune famose statue, la cui lettura richiama peraltro fortemente i canoni estetici<br />
che Hogarth aveva esposto nella sua Analisi della bellezza del 1753. La corrispondenza appare<br />
lampante a proposito della linea serpeggiante, di <strong>lo</strong>mazziana memoria, e delle forme concave,e<br />
di come esse fossero presenti in un corpo bel<strong>lo</strong>.<br />
76 Ibid., p. 592.<br />
77 Ibid., p. 593.<br />
78 F. HASKELL, N. PENNY, L’antico nella storia…, p. 119.<br />
79 Cfr. ibid., p. 77.<br />
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