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Giugno - Fraternità San Carlo

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MENSILE DELLA FRATERNITÀ SACERDOTALE DEI MISSIONARI DI SAN CARLO BORROMEOAnno XII, n. 6<strong>Giugno</strong> 2008 - € 1,50 6fraternitàemissionePoste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post.D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1, comma 2, DCB Milanowww.sancarlo.orgCASE DELLA FRATERNITÀ SAN CARLO NEL MONDO: ALVERCA PORTOGALLO ASUNCIÓN PARAGUAY ATTLEBORO USA BOLOGNA ITALIA BOSTON USA BUDAPEST UNGHERIA CHIETI ITALIA CITTÀ DEL MESSICO MESSICOCONCEPCIÓN CILE CREMA ITALIA EMMENDINGEN GERMANIA FROSINONE ITALIA FUENLABRADA SPAGNA GROSSETO ITALIA HOUSSON GIORDANIA ISOLA DEL GIGLIO ITALIA LA PLATA ARGENTINA MONTREAL CANADA MILANOITALIA MOSCA RUSSIA NAIROBI KENYA NOVOSIBIRSK SIBERIA PRAGA REPUBBLICA CECA ROMA ITALIA SANTIAGO DEL CILE CILE SESTRI LEVANTE ITALIA TAIPEI TAIWAN TRIESTE ITALIA VIENNA AUSTRIA WASHINGTON USALo Spirito <strong>San</strong>to, questosconosciuto. È il titolo diun libro pubblicato inFrancia negli anni Cinquanta.E in effetti non aveva tutti itorti.Del Padre ogni cristianosaprebbe raccontare qualcosa.Del Figlio pure. Madello Spirito <strong>San</strong>to? Qualcunodirebbe che è fuoco, qualcunaltro che è una colomba. Maalla fine varrebbe per molticristiani la situazione descrittanel capitolo 19 degliAtti degli Apostoli: «Avetericevuto lo Spirito <strong>San</strong>to?».«Adire il vero, non abbiamo maisentito parlare dello Spirito<strong>San</strong>to».In realtà non dobbiamoparlare dello Spirito <strong>San</strong>to,perché è Lui che parla. Noidobbiamo solo ascoltarlo. Ecosì cominciamo a capire chisia. Egli è colui che ci parladel Padre e del Figlio, che celi fa incontrare, che li rendevicini, che li fa amare. Non èun’altra cosa dal Padre e dalFiglio, è loro in quanto si rendonopresenti alla nostra vita,contemporanei.Lo Spirito <strong>San</strong>to attrae icuori di chi crede e di chi noncrede. Insegna le strade perraggiungere la verità e ilbene. Dà dei suggerimenti,dei segni, di cui la personaprenderà consapevolezza, sela prenderà, solo molto piùavanti. Lo Spirito non obbliga.Suggerisce. L’ha dettoGesù: «vi suggerirà ognicosa» (cfr. Gv 14,26).L’esperienza dell’incontroè forse quella più chiarificatricedi tutte.I suggerimenti dello Spiritosono generalmente il fascinodegli incontri. Essi sonocome un filo che si dipanamolto lentamente,ma poi formanouna trama. Lo Spiritonormalmente agisce attraversodei segni: cose, persone,parole, avvenimenti. Èla logica sacramentale dellavita,che costituisce l’ossaturadel Cristianesimo.Ascoltare lo Spiritodi Massimo CamisascaPASSIONE PER LA GLORIA DI CRISTO


CONSIGLIDI LETTURA>>>David GritzJonah LynchAspettare insiemeCarteggio tra amiciMarietti 2008pp. 158 - € 14Da questa esperienza semplice è scaturita la mia grande speranza. Tu non morrai. Nell’amiciziaabbiamo gustato un poco di ciò che sarà la vita eterna. L’aspettiamo, in questa vita temporalepiena di gioia e dolore, di amore e violenza, luci e ombre. Ma aspettiamo insieme.(dall’introduzione di Jonah Lynch)2 fraternitàemissioneGIUGNOSacerdoti Sul cammino dello SpIn <strong>San</strong>ta Maria Maggiore sono ordinati quattro nuovi sacerdoti della Fraternità san <strong>Carlo</strong>. Ecco la loro storiaa cura di Irene TrentinEducare a qualcosa di più grandeissione per me significa far capire l’unità tra la«Mvita di fede e la vita quotidiana a gente che magariva a messa la domenica, ma non è abituata a chiedersile ragioni per cui lo fa».Accursio Ciaccio,32 anni,milanese di origine,è arrivato ad Attleboro,alla periferiadi Boston (U.S.A.), lo scorso agosto, dopo essere diventatodiacono.Ha raggiunto don Michael Carvill nellaparrocchia di Saint Joseph, nel cuore di un quartiere di35mila abitanti, nel Massachusetts, che diede i natali aRay Conniff, il famoso trombonista e direttore d’orchestra.OraAccursio confessa che il suo cruccio principaleè di imparare la mentalità americana,oltre che la lingua,cercando di far capire «anche i concetti astratti a un popoloche ha bisogno di continui esempi concreti». Ma èrimasto intatto il ricordo di don Mario, prete milanese,oggi in missione in Cile, che a 17 anni gli fece prospettarela possibilità del compimento di una felicità intravistaspendendosi totalmente per gli altri.«Il nostro compitoprincipale qui è l’educazione - racconta -. Èimportante il lavoro che facciamo con i ragazzi perchéil rischio è ritrovarsi con una società protestante e moralista,attenta magari alla forma, ma non al senso dellavita».Così attorno alla parrocchia di Saint Joseph si ritrovanoormai con assiduità un centinaio di ragazzi,dai seiai quindici anni:«con loro a volte si tratta di ricominciareda capo, i più piccoli non sanno neanche fare il segnodella croce». Il lavoro non manca: si va dal catechismo,alla preparazione alla cresima, alle attività del Mantellodi <strong>San</strong> Giuseppe,«un gruppo di ragazzi delle medie concui ci troviamo la domenica per cantare, pattinare sulghiaccio,giocare alla caccia al tesoro,ma anche leggereinsieme libri come le Cronache di Narnia per poi discuterneassieme».E il fatto che adulti e ragazzi continuinoa frequentare la parrocchia e a sentirsi accolti fa chiederese è Accursio che ha finalmente imparato la mentalitàamericana o gli americani che hanno cominciatoa cambiare mentalità.«Gli adulti si pongono in modo diversodi fronte alla vita, i bambini si divertono ma capisconoanche che c’è in gioco qualcosa di più grande».Dalle Dolomiti alla MaglianaDon Stefano guarda con orgoglio la foto di BenedettoXVI,alla parete del suo ufficio,mentre benedice la nuovachiesa di <strong>San</strong>ta Maria del Rosario ai Martiri Portuensi,loIn prima pagina, un momento delpellegrinaggio a <strong>San</strong>tiago deCompostela, compiuto dai seminaristidella Fraternità lo scorsoaprile.www.sancarlo.org - FRATERNITÀ E MISSIONE: Aut. del Trib. di Cassino n. 51827 del 2-6-1997 - Mensile della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di <strong>San</strong> <strong>Carlo</strong> BorromeoDIRETTORE: Gianluca Attanasio REDAZIONE: Fabrizio Cavaliere, Pamela Cuna, Jonah Lynch HANNO COLLABORATO: Massimo Camisasca, Paolo Cremonesi, Chiara D’Arcais, Luca De Simoni,Luis Miguel Hernández, Lucia Eusebi, Irene Trentin PROGETTO GRAFICO: G&C (coll. Debora Battistessa) IMPAGINAZIONE: Fabrizio Cavaliere FOTOLITO E STAMPA: Arti Grafiche Fiorin, via delTecchione 36 - <strong>San</strong> Giuliano Milanese (Mi) REDAZIONE E UFFICIO ABBONAMENTI: Via Boccea 761 - 00166 Roma Tel. + 39 06 61571443 - fax +39 06 61571430 - e-mail: fm@fscb.orgABBONAMENTI base € 15 - sostenitore € 50 - C/C 72854979 - OFFERTE Iban: IT 72 W0351203206000000018620 - CINQUE PER MILLE codice fiscale 97408060586


L’echeggiare della proposta di quell’Uomo e la verifica di essa è la grandeavventura che fa della vita e della storia un cammino colmo di senso.Luigi Giussani4 fraternitàemissioneGIUGNO>> una famiglia salda nella fede, che pregava e andava amessa insieme. Così dopo un po’ anche gli amici delrugby non bastano più. «All’università ho iniziato a desideraredi vivere con i compagni e gli amici del movimentodi Cl - continua don Gabriele, che ora di anni neha 32 - un rapporto più profondo. Ho capito che se nonavessi vissuto con totalità il mio rapporto con Dio,anchei rapporti con gli amici sarebbero stati limitati».Durante gli anni dell’università,in Gabriele rifioriscel’idea di diventare sacerdote, che prende forma definitivain un intenso colloquio con l’amico don Francesco,della Fraternità san <strong>Carlo</strong>. «Quando ho conosciuto laFraternità è stato come se il desiderio di un’amicizia totalizzantetrovasse per la prima volta compimento - diceancora-.Entrato qui pensavo che tutto fosse ormai chiaroe invece mi sono trovato con tutti i miei schemi scardinati.Il compito di chi consacra la vita a Dio è stare conlui.E quando i miei superiori mi hanno proposto di rimanerea Roma per qualche tempo,ho trovato più sempliceaffidarmi a loro anche in questo». Affidarsi per lui ha significatodiventare responsabile delle Giornate missionarie.Organizzaincontri nelle parrocchie e nelle scuolein Italia, aiutando i missionari a portare la propria testimonianza.Spesso don Gabriele li accompagna. «Il mioessere missionario oggi è aiutare gli altri ad esserlo.Esserepoveri di spirito significa imparare ad affidarsi. Equanto più uno si affida, tanto più trova Dio».«Prete? E che cosa bisogna fare?»ai mai pensato di diventare prete?». Di fronte a«Hquella domanda diretta, spiazzante, rivolta a unragazzino di quattordici anni dal cappellano di Gavirate,nel Varesotto,che aveva già intuito tutto,durante una gitadell’oratorio,Franco Soma ci ha pensato una notte.Poi almattino con molta semplicità gli ha risposto:«E cosa bisognafare?». L’affetto per il fratello che aveva smarritoIn alto, la basilica di <strong>San</strong>ta MariaMaggiore, a Roma.In basso, un momento delle ordinazionidel 2007.la fede era un pungolo per lui. «È stata l’occasione percapire che la mia testimonianza poteva aiutare altri comelui a ritrovare la strada», racconta. Ora, a 29 anni, donFranco è in missione a Washington,dove è arrivato da alcunimesi nella casa della Fraternità san <strong>Carlo</strong> Borromeo.Insegneràin un liceo femminile della città,gestitodalle suore, dove farà anche il cappellano e continueràil lavoro con un gruppo di ragazzi delle superiori. Ricordaancora quella domanda da ragazzino: «Ho capitoche in questo modo avrei potuto essere veramente felice».Maquattordici anni sono davvero troppo pochi peruna scelta così importante. Bisogna terminare la scuoladell’obbligo e poi il liceo scientifico. Intanto quella domandarimane come sospesa.Si ripropone subito dopola maturità. «Ho preferito fare un passo indietro e iscrivermia medicina»,dice.Una facoltà che impegna moltoe non lascia il tempo per porsi molte domande. Mal’amicizia con alcuni compagni di università, con cui siconfronta e si aiuta a testimoniare la fede dentro ilmondo dello studio,tiene desta quell’ipotesi iniziale.«Hofatto un percorso di verifica con il sacerdote che ci seguiva- continua - e ho avuto modo di conoscere la Fraternitàsan <strong>Carlo</strong> Borromeo». Durante l’estate di quell’anno,Franco aiuta i bambini di Cernobyl chetrascorrevano le vacanze in Italia presso alcune famigliedella parrocchia,fa amicizia con i ragazzi di una squadradi pallavolo russa e un seminarista,russo anche lui.«Attraversoquell’esperienza ho iniziato a coltivare la possibilitàdella missione; mi colpiva l’ex Unione Sovietica».Così decide di entrare in seminario a metà delcorso di laurea,a 22 anni.Durante l’estate un anno va inAmerica, un altro in Canada, un altro ancora in Africa.«La scoperta della mia vocazione mi ha fatto capire davverocosa sia la felicità - sorride -.Essere missionario perme significa essere vicino alle persone,far loro compagnia,portandoil loro destino.E questo è veramente unagrazia».La scopertadella miavocazionemi ha fatto capiredavvero cosa siala felicità.Esseremissionarioper me significaessere vicino allepersone, far lorocompagnia,portando il lorodestino.E questo èveramenteuna graziaL’Europa è nata in pellegrinaggio e la sua lingua maternaè il cristianesimo Johan Wolfgang Goethe


44 D.C.L’apostolo Giacomomuore per mano diErode Agrippa893I benedettini si stabiliscononel tempiocostruito sulla tomba1075Inizia la costruzionedella Cattedraledi <strong>San</strong>tiago1993Il Camino è dichiarato«Patrimonio dell’umanità»dall’UnescoGIUGNOfraternitàemissione5Il pellegrinaggio In camminoverso la metaI seminaristi della Fraternità san <strong>Carlo</strong> percorrono il Camino de <strong>San</strong>tiago de Compostela.Gianluca Attanasio, rettore della casa di formazione, spiega le ragioni del gestodi Paolo CremonesiC’erano anche loro. Tra ciclisti su mountain bikeprofessionali,maratoneti fasciati da spaziali tuteda trekking e cultori della new age, dodici, frapreti e seminaristi della <strong>San</strong> <strong>Carlo</strong>, dal 2 all’8 aprilehanno percorso centodieci chilometri del “Camino de<strong>San</strong>tiago”, la lunghissima via che dal confine con laFrancia attraverso la Spagna del nord raggiunge latomba dell’apostolo Giacomo.«Il gesto», racconta il rettore del seminario GianlucaAttanasio che insieme a Jonah Lynch ha guidato ilgruppo di seminaristi, «aveva tre scopi: pregare, riscoprirele proprie radici, fare penitenza».Percorso da credenti e atei, pellegrini e curiosi,Il gruppo dei seminaristi, capeggiatida Gianluca Attanasio, in unmomento del Camino.appassionati del medioevo e viandanti ignari dell’enormitàdi storia che calpestano, il “Camino” deve la suariscoperta, tanto per cambiare, a Giovanni Paolo II e aquel 9 novembre 1982, quando il “gigante bianco” lanciòun appello destinato a diventare storia:«Io levo a te,vecchia Europa, da <strong>San</strong>tiago un grido d’amore. Ritrovae rendi vigorose le tue radici. Gli altri continenti attendonoda te quella risposta che <strong>San</strong> Giacomo diede aGesù:“io posso”».Ed anche se oggi la Spagna di Zapatero fa di tutto perrimarcare l’aspetto laico degli ottocento chilometri,recuperando l’esoterismo di Paulo Coelho piuttosto chele visioni cabale dell’attrice Shirley MacLaine, il >>


GIOVANNIPAOLO IIll pellegrinaggio a <strong>San</strong>tiago fu uno degli elementi forti che favorirono la comprensione reciprocadi popoli europei tanto diversi. Il pellegrinaggio avvicinava, metteva in contatto e univatra loro quelle genti che, di secolo in secolo, raggiunte dalla predicazione dei testimoni di Cristo,abbracciavano il Vangelo e contemporaneamente emergevano come popoli e nazioni.6/7fraternitàemissioneL’idea dipellegrinaggio, cheè oggi ridotta a unoslogan, è un’ideabellissima, perchérende comprensibileche la povertà èveramente la virtù dichi è pellegrino, dichi partecipa a unastoria. Non si puòpartecipareall’avvenimento delbattesimo, comestoria che si rivela,se non si è poveri.Gesù dice a chimanda in missionedi portare pocaroba, perché lenostre ricchezze ciingombrano, fannovelo, fanno schermoa ciò che accade(cfr. Mt 10).La realtà delpellegrinaggio siaper ciascuno di voila formadella vostra vita:essa nasca dallapreghiera, cioè dalriconoscimento diCristo presente,dalla confidenza nelCreatore e nelSalvatore, dalladomanda della fedee del perdono.La vita poi si nutredelle testimonianzedei fratelli, dellafraternità vissuta eoperante, fino adiventare canto,quel canto nuovoche è l'espressionedell'uomo nuovo,dell'uomoche ha ritrovatoGerusalemme.MassimoCamisascaNella foto, i seminaristi pellegrini,alle prime luci dell’alba, a ungiorno di cammino da <strong>San</strong>tiago.DA VIENNA A SANTIAGOPer imparare l’essenzialedi Irene Trentin«Quando siamo tornati dal pellegrinaggio, lamamma di una ragazzina mi ha riferito quelloche le aveva detto sua figlia, dopo le vacanze inAmerica e in Inghilterra: «Mamma, sono stati beiviaggi, ma mi sono sembrati vuoti rispetto aquello che ho vissuto a Compostela». Don GiovanniMicco, 36 anni, è arrivato da oltre dueanni a Vienna, nella parrocchia di Dornbach, edè responsabile della casa della Fraternità san<strong>Carlo</strong> Borromeo. È nato a Tricesimo, in provinciadi Udine. Deve la scoperta della sua vocazioneal cappellano del suo paese, che gli fece sorgereper la prima volta la domanda sulla sua vita adiciott’anni. Dopo l’ordinazione la sua primadestinazione è stata Eichstätt, in Germania,prima di diventare cappellano a Emmendingen.Poi è stata la volta di Vienna, dove si occupadell’asilo parrocchiale, del catechismo, di ammalatie anziani, l’intera vita di una parrocchia.Durante la scorsa estate ha accompagnato ungruppo di 23 ragazzi della cresima in pellegrinaggioa <strong>San</strong>tiago di Compostela, assieme a treadulti, un cammino faticoso lungo 130 chilometri.«Abbiamo fatto 25-30 chilometri al giorno -racconta -. Durante la strada leggevamo unpasso del vangelo, pregavamo assieme, ascoltavamole testimonianze. È stato duro per deiragazzini di quindici anni, ma alla fine hannoimparato cos’è essenziale nella vita e non sisono mai lamentati, neanche con i piedi chefacevano male. E così abbiamo imparato ad affidareanche la nostra fatica a san Giacomo».Sulle spalle, uno zaino con la tenda da montarela sera, qualcosa da mangiare e l’indispensabileper vivere una settimana all’aperto. «Hannocapito subito che l’essenziale non è la doccia oil cellulare, ma condividere la vita con qualcuno- continua don Giovanni -. E così a poco a poco


ABBONATI O RINNOVA IL TUO ABBONAMENTO. È SEMPLICE. ON LINE: www.sancarlo.orgfraternitàemissione c/c postale: 72854979 - Intestato: Fraternità Sacerdotale Missionari S. <strong>Carlo</strong> B. Fraternità e Missione ABBONAMENTI: base €15 - Sostenitore €50SOSTIENICI: c/c postale: 43262005, intestato a Fraternità sacerdotale missionari san <strong>Carlo</strong> Borromeo c/c bancario: IT 72 W0351203206000000018620 [specificando la causale: missioni, sante messe ecc.]GIUGNOhanno iniziato ad alleggerire lo zaino». La mattinasveglia alle nove, colazione e poi subito inviaggio, con una pausa per il pranzo e una piccolasosta, per riprendere il viaggio fino alle 17,prima della messa. La pioggia e il freddo incontratiper via non sono riusciti a frenare il cammino,anche se disagiato. «Per loro è statoimportante capire che si cammina con una metae ha senso soloquello che ci facilitaquesto cammino. Miha colpito un ragazzinoche di fronte aun cippo miliare miha detto: “questocippo per me ècome un amico perchéindica la stradae mi fa capire che hasenso proseguire ilviaggio”».«È stato duro perdei ragazzi diquindici anni,ma hannoimparato cos’èessenzialenella vitae ad affidarela nostra faticaa san Giacomo»La statua di san Giacomo, sull’altaremaggiore della cattedrale.L’arrivo dei giovani pellegriniviennesi, davanti alla cattedraledi san Giacomo.>> “Camino” dopo quasi quattrocento anni di oblioconosce oggi una nuova giovinezza.«Avevo già percorso una volta la strada», introduceAttanasio, «e mi ero accorto della bellezza del camminare,pregare, meditare insieme». In effetti, è raro trovareun pellegrinaggio in Europa in grado di unire inmaniera così coinvolgente bellezze naturali a memoriastorica.Da quando gli amanuensi di Cluny ne iniziaronoa glorificare l’esistenza, i passi che portano alla tombadi san Giacomo sono stati percorsi nei secoli da migliaiae migliaia di pellegrini che hanno voluto lasciare lungoil “Camino”segni visibili del proprio passaggio:qui unacappella, là un’iscrizione.«Partendo da Sarria,ci siamo sempre svegliati piuttostopresto di mattina per evitare le ore più calde», raccontaAttanasio, «e dopo la recita delle lodi si iniziava acamminare.Per i sei giorni abbiamo letto tutti i 21 capitolidel Vangelo di Giovanni, alternandoli al silenzio edalla recita del rosario».Ma era necessario venire sino a <strong>San</strong>tiago per cercarequello che si può trovare in un ritiro spirituale? «Sonodue cose diverse»,risponde il rettore.«Per la mia esperienza– prosegue – il ritiro implica una posizione personalepiù matura. Il pellegrinaggio invece nella suasemplicità chiede soltanto di aderire. In un ritiro i concettipossono rischiare di rimanere astratti, in un pellegrinaggioli vivi… D’altronde, i peripatetici greci nonavevano già scopertoIl ritiro implicauna posizionepersonale piùmatura.Il pellegrinaggioinvece nella suasemplicitàchiede soltantodi aderirel’utilità del camminarediscutendo della verità?».Tra i campi di ginestrein fiore ed i ruderi lasciatidalle tante confraterniteche nei secoli si sonooccupate di aiutare i pellegrini,quando interitratti di strada eranooccupati dai musulmani ominacciati dai briganti, sisnodano piccole case dipietra con gli immancabili horreos,i lunghi e stretti granaidella Galizia. «Non vi sentite responsabili»,domando, «nei confronti dei tanti che, come nella vita,calpestano queste pietre senza essere consapevoli dellameta?».«La missione»,risponde Attanasio,«nasce dallamemoria di Cristo. Che è d’altronde lo scopo dellanostra Fraternità. Ma spesso è nella giornata che ci sidimentica di quella meta. E questo vale anche per ciascunodi noi: per questo ogni volta occorre riscoprirequello che abbiamo incontrato».A <strong>San</strong>tiago,sulla “praza da Quintana”una coda di pellegrinisi allunga sotto il sole attendendo il momento ditransitare sotto la Porta <strong>San</strong>ta ed entrare nella Cattedrale.Si susseguono i gesti che sanciscono la fine dellungo peregrinare: le dita nei cinque fori creati dall’usuradella colonna dell’arco centrale, la scaletta cheporta ad abbracciare da dietro la statua di san Giacomo,il volteggiare minaccioso del botafumeiro.Domando:che cosa hai fatto come prima cosa quandosei entrato in chiesa? «Mi sono predisposto all’adorazioneeucaristica… ma per la stanchezza mi sono addormentato!»,confessa Attanasio, che aggiunge riflessivo:«In fondo è un fatto emblematico: il Signore ti prendecosì come sei».


IL TUO 5 X1000Anche quest’anno puoi sostenere la missione e le opere della Fraternità san <strong>Carlo</strong> senza spendere nulla.Nella tua dichiarazione firma nello spazio per il sostegno del volontariato e inserisci il nostro CODICE FISCALE 974080605868 fraternitàemissioneGIUGNOParaguay Sul palcoscenico alla ricercadel volto di Cristodi Lucia EusebiEttore Ferrario è viceparroco di <strong>San</strong> Rafael, adAsunción (Paraguay), dove segue una trentina diragazzini tra i nove e i tredici anni, i “Cercatoridella terra senza male”, che si ritrova per cantareinsieme e fare catechesi.Nei mesi scorsi don Ettore ha coinvolto questo grupponella rappresentazione di un’opera teatrale tratta dalromanzo Il piccolo principe di Saint-Exupéry.Don Ettore e Olga,una catechista che lo accompagnain questa avventura, hanno scelto il teatro perché ritengonoche educhi più di molte parole noiose;con questamodalità i ragazzi sono protagonisti e desiderosi dirischiare: «Questa attività culturale ci ha arricchito,siamo riusciti a essere un mezzo per rendere concreto ildesiderio di felicità. Abbiamo incontrato Cristo in unluogo e in un momento incredibile,nel teatro,nella rappresentazionedel Piccolo principe! Molti si chiederannoche cosa significhi,o che cosa abbia a che fare tutto questocon Cristo. È molto semplice: abbiamo appreso che“l’essenziale è invisibile agli occhi, è meglio guardarlocon il cuore”. Sebbene non avessimo soldi né alcunastruttura, avevamo però fede nel fatto che per mezzo diDio saremmo riusciti a portare avanti il nostro desiderio.E così è stato: man mano tutti i problemi sono statisuperati».Continua Ettore: «La rappresentazione del Piccoloprincipe è stata qualcosa di grande, in cui i bambinihanno dimostrato spontaneità, protagonismo, capacitàdi sacrificio e dedizione durante i tre mesi di prove chefacevano oltre alla catechesi».Don Ettore e Olga ripetevano spesso al gruppo diattori in erba: «Facciamo questo gesto per incontrare ilvolto di Cristo in tutto e in tutti». Questo ha dato forza eunità alla compagnia, sostenendo i ragazzi ogni voltache la stanchezza dovuta alle prove,al caldo e al trafficoche rendeva difficile raggiungere la parrocchia pren-Ettore Ferrario con il protagonista,durante le prove.deva il sopravvento. Ettore ripeteva: «Quello che facciamonon sia un peso. Se facciamo qualche cosa, facciamolacon allegria per la nostra amicizia in Cristo!».Circa quattrocento persone hanno assistito alla rappresentazionepresso il teatro del Centro Paraguayano-Giapponese.La mamma di due ragazzini ha scritto una lettera a donEttore per ringraziarlo.Il figlio tredicenne,cominciandoa frequentare il gruppo dei Cercatori e prendendoparte all’allestimento dello spettacolo, ha cominciato acambiare:«È stato bellissimo vedere come i miei figli sisiano coinvolti, come si stiano entusiasmando per l’artee la cultura. Sono felice per il tanto bene che i creatoridi quest’opera stanno facendo nella parrocchia e pertutti quelli che accorrono lì in cerca del senso dellavita».casa diformazioneL’importanza del compito a cui i seminaristi sono chiamati rende necessario un lungo periodo di formazione. Conquesta iniziativa non vogliamo soltanto chiedervi un aiuto economico. Desideriamo soprattutto coinvolgervi nellanostra vita, chiedendovi di portare insieme le fatiche e le gioie della missione, nel sostegno reciproco e nella preghieraSostieni un seminaristaPer informazioni rivolgersi a:Gabriele Foti, tel. +39 06 61571446e-mail: g.foti@fscb.org

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