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L'analisi multicriteriale per la valutazione della sostenibilità - Riviste

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Tenuta P. - L’analisi <strong>multicriteriale</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>valutazione</strong> del<strong>la</strong> sostenibilità- il Protocollo sul<strong>la</strong> biosicurezza nel 2000 a Montreal;- <strong>la</strong> Convenzione sulle sostanze inquinanti non degradabili nel 2001 a Stoccolma;- <strong>la</strong> Conferenza sui finanziamento <strong>per</strong> lo sviluppo nel 2002 a Monterrey.La prima definizione completa di “sostenibilità” è contenuta nel Rapporto OurCommon Future, e<strong>la</strong>borato dal<strong>la</strong> World Commission on Environment and Development(1987). In base a tale rapporto, si definisce sostenibile lo sviluppo che “garantisce i bisognidelle generazioni attuali senza compromettere <strong>la</strong> possibilità che le generazioni futureriescano a soddisfare i propri”.Una successiva definizione di sviluppo sostenibile, in cui è inclusa invece una visionepiù globale, è stata fornita, nel 1991, dal<strong>la</strong> World Conservation Union, UN EnvironmentProgramme and World Wide Fund for Nature, che lo identifica come “un miglioramentodel<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita, senza eccedere <strong>la</strong> capacità di carico degli ecosistemidi supporto, dai quali essa dipende”. Nel 1991 Hermann Daly fornì un’ulteriorevisione del<strong>la</strong> sostenibilità intesa come lo sviluppo che soddisfa tre condizioni generali:- il tasso di utilizzazione delle risorse rinnovabili non su<strong>per</strong>a il loro tasso di rigenerazione;- l’immissione di sostanze inquinanti e di scorie nell’ambiente non su<strong>per</strong>a <strong>la</strong> capacità dicarico dell’ambiente stesso;- lo stock di risorse non rinnovabili rimane costante nel tempo.L’International Council for Local Environmental Initiatives nel 1994 ha individuatoun’ulteriore definizione di sviluppo sostenibile: “sviluppo che offre servizi ambientali,sociali ed economici di base a tutti i membri di una comunità, senza minacciarel’o<strong>per</strong>abilità dei sistemi naturali, edificato e sociale da cui dipende <strong>la</strong> fornitura di taliservizi”. A voler indicare che le tre dimensioni economiche, sociali ed ambientali sonostrettamente corre<strong>la</strong>te ed ogni intervento di programmazione deve tenere conto delle reciprocheinterre<strong>la</strong>zioni <strong>per</strong> non creare una minaccia al<strong>la</strong> vitalità del sistema naturale, urbanoe sociale.A sviluppare tale concetto è intervenuta, nel 2001, L’UNESCO segna<strong>la</strong>ndo che “<strong>la</strong>diversità culturale è necessaria <strong>per</strong> l’umanità quanto <strong>la</strong> biodiversità <strong>per</strong> <strong>la</strong> natura (...)<strong>la</strong> diversità culturale è una delle radici dello sviluppo inteso non solo come crescita e-conomica, ma anche come un mezzo <strong>per</strong> condurre una esistenza più soddisfacente sulpiano intellettuale, emozionale, morale e spirituale” (Art 1 e 3, Dichiarazione Universalesul<strong>la</strong> Diversità Culturale, UNESCO, 2001).In tale contesto internazionale si inserisce <strong>la</strong> situazione in Italia, dove già nel 1993si e<strong>la</strong>borò il Piano nazionale <strong>per</strong> lo sviluppo sostenibile nel quale si affermava che “<strong>per</strong>seguirelo sviluppo sostenibile significa ricercare un miglioramento del<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong>vita pur rimanendo nei limiti del<strong>la</strong> recettività ambientale. Sviluppo sostenibile non vuoldire bloccare <strong>la</strong> crescita economica, anche <strong>per</strong>ché <strong>per</strong>sino in alcune aree del nostropaese, l’ambiente stesso è una vittima del<strong>la</strong> povertà e del<strong>la</strong> spirale di degrado da essaprovocata. Un piano di azione <strong>per</strong> lo sviluppo sostenibile non deve solo promuovere <strong>la</strong>113- 3/2009

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