Sedie 2Forme classiche e senza tempo, moderne e tecnologiche, comode eresistenti. Per il pranzo, il lavoro e il relax dentro e fuori casa…<strong>Happenings</strong>n.5/08 p.4La comodità da ‘vestire’. LIALTA, versione 2006 di Lia (design R.Barbieri), è una sedia da pranzo ad alto comfort, anche con foderacoprisedia corta o lunga, in cotone 100% bianco, da calzare a piacere.Classica senza tempo. TONIETTA in cuoio bianco rinnova il voltodi una sedia che dalla nascita, 1985 su disegno di Enzo Mari, nonha mai smesso di conquistare il pubblico più esigente.Praticità pieghevole. CELESTINA, ideata da Marco Zanuso nel1978, ha la struttura in acciaio: inox 18/8, brunito, cromato everniciato; seduta con schienale in fasce di nylon ricoperte in cuoio.Moderna e versatile. ISA, design Roberto Barbieri (2004) è perfettaper la casa, il contract e per l’esterno. Gambe in lega d’alluminiocon scocca in polipropilene rinforzato con fibra di vetro.Pieghevole per interni, outdoor e onboard. APRIL porta la firma diGae Aulenti (1964), una sedia pratica, elegante, comoda.Qui nella nuova proposta in tessuto Tecnopelle per esterni.L’impilabile in&out. TALIA nella versione con seduta e schienalein filo di Pvc con rinforzo in nylon (design Roberto Barbieri, 2008)e con struttura d’alluminio verniciato per esterni.
<strong>Happenings</strong>n.5/08 p.5Con AndreaBranzi<strong>Zanotta</strong> hasperimentato leprimeespressionidell’artiginatoartistico che sifa prodotto didesign. Firmatoe numeratoL’INCONTROPoetica delprogettoAndreaBranzi; unsuo pezzostorico e illibro “AnimaliDomestici”.Integrare design, arte e ricerca è il fulcro dellavoro di Andrea Branzi, soprattutto nel sensodi “spostare in avanti” la conoscenza e lariflessione critica. Da qui il costante impegnonei primi movimenti del “radical-design” anni’70. Compresa l’avventura con Alessandro Mendini eAlessandro Guerriero che in quegli anni stavanoimpostando per <strong>Zanotta</strong> un nuovo filone traindustrial design e artigianato d’autore: nacquero lacollezione Zabro e, su ideazione di Branzi, gliAnimali Domestici. Da questa mole di progetti,sperimentazioni e visioni scaturirono le Edizioni<strong>Zanotta</strong>. Grande organizzatore di mostre sul design,il made in Italy e i più attuali temi dell’abitare,Andrea Branzi ha ricevuto molti premi, tra i quali ilCompasso d’Oro alla carriera nell’87.D. Nel suo lavoro c’è sempre una stretta relazione traprogetto e ricerca. Rispetto al primo movimento“radicale” (da Archizoom a Superstudio, adAlchimia) come vive le “avanguardie” del presente?Crede ancora possibile qualcosa di innovativo neldesign attuale?R. Durante gli anni ’70 esisteva ancora unadifferenza netta tra il lavoro dei gruppi diAvanguardia e il design “normale”; cioè tra laproduzione destinata a un mercato di massa eun tipo di ricerca che cominciava a lavorareavendo come riferimento i nuovi mercati dinicchia, cioè di tendenza. Il “Nuovo DesignItaliano” è stato il primo in Europa ad andarein questa direzione, prima attraverso il designradicale e poi coi laboratori sperimentali comeAlchymia e Memphis. Adesso questa trasformazionesi è attuata e mi sembra che tutto il design sia un“design di tendenza”, che propone innovazione ericerca; i grandi mercati di massa sono scomparsi eil design giovanile si basa sulla ricerca e lasperimentazione. Non si chiama più “diavanguardia” perché non esiste più la retroguardia…D. Dopo gli “Animali domestici” lei disegnò vari mobiliper <strong>Zanotta</strong>. Quasi tutti si inserivano in quel campo ametà strada tra produzione industriale e piccola serie.C’è ancora spazio per questo tipo di oggetti?R. Mi sembra che la differenza tra produzioneindustriale e produzione artigianale sia del tuttoscomparsa, e anche i grandi marchi si stannoorientando verso la piccola serie (o addiritturaverso la serie numerata).D. Architettura, moda o arte: cosa influenza di piùil design contemporaneo?R. Credo che oggi sia il design a influenzarel’architettura, la moda e l’arte, e non viceversa. Lanostra è diventata una civiltà merceologica (e nontecnologica) e quindi sono gli oggetti, di serie o nondi serie, che costituiscono lo scenario di riferimento,l’iconologia più invadente.D. Quali sono i materiali più interessanti daimpiegare oggi nell’industria dell’arredamento?R. Ho sempre utilizzato ogni tipo di materiale,naturale e artificiale, e non credo che oggi esistanomateriali in grado di influenzare la cultura delprogetto; dal momento che il design stesso puòprogettare i materiali che gli sono utili, sia dal puntodi vista tecnico che espressivo.D. La complessità del presente porta il designer aoccuparsi di molti aspetti che spaziano dallabiologia alla domotica, dalla chimica allacertificazione energetica... In questo panoramaanche molto stimolante cosa consiglierebbe aigiovani che si affacciano al design?R. Credo che il ruolo del designer sia quello direalizzare un ambiente ospitale, di buona qualitàestetica e portatore di una sensibilità antropologica;tutte le altre culture tecniche o scientifiche possonoessere utili per raggiungere questo risultato.D. Grandi mostre sul design italiano e sull’abitare.Ne ha organizzate alcune rimaste storiche. Qualemostra inventerebbe oggi?R. Forse una mostra in grado di spiegare al pubblicocome è cambiata la cultura e l’organizzazioneindustriale nell’epoca della globalizzazione,dell’imprenditorialità di massa e della concorrenzainternazionale; troppo spesso facciamo riferimento acategorie produttive scadute e a organizzazioniindustriali che non esistono più, mentre si ignoranole reali modalità operative di un sistema industrialeche per stare sul mercato deve produrrecontinuamente innovazione e ricerca.