12KONRAD MARZO 2013‘Il 4 febbraio scorso alla libreria Lovat di Trieste Loretta Napoleoniha presentato il suo ultimo istant book “Democrazia Vendesi” (Rizzoli,2013, p. 245), e come altre volte ha esposto i temi del librocon calore appassionato, non mancando di turbare notevolmente ilpubblico presente, perché non è tipo da idee coanformiste. E questeidee cercherò di esporre qui, senza valutazione da parte mia.Il punto di partenza è stato il concetto di normalità dell’emergenzache all’op<strong>in</strong>ione pubblica è stato imposto per giustificarequalsiasi provvedimento, per quanto catastrofico dal punto di vistasociale. A monte di questo era già passata l’idea che l’euro fosseuna sicurezza.Con il Santo Euro si sono imposte istituzioni non elettive come laBCE, che dal 2001 a tutt’oggi scrivono l’agenda dei governi, di fattoescludendo l’elettorato dei Paesi membri dell’UE da qualsivogliaforma di controllo. Ben<strong>in</strong>teso, esclusa l’Inghilterra, che ha badatobene a tenersi la sua sterl<strong>in</strong>a.Dunque non i soliti <strong>in</strong>glesi snob, ma altresì i custodi gelosi dei vantaggiche una moneta nazionale presenta, ben consci che, ovvietàper gli economisti, <strong>in</strong> presenza d’una nazione economicamente forte edi una debole, affidarsi all’unicità monetaria comporta l’<strong>in</strong>debitamento<strong>in</strong> pratica automatico del Paese più povero, con l’aggravante che ilPaese <strong>in</strong>debitato non ha più la possibilità, con la svalutazione dellapropria moneta, di recuperare.Per calarci nel reale: chi è il Paese forte? Ovvio: la Germania. Chisono i Paesi deboli? In ord<strong>in</strong>e di immiserimento ed <strong>in</strong>debitamento:Grecia, Portogallo, Spagna e Italia. Con l’eccezione nordica dell’Irlanda.Chi possiede ora gran parte dei titoli di stato di questi Paesi?Sempre la Germania. Ed è per questo, sostiene Napoleoni, chenessun economista serio ha mai pensato seriamente (le dichiarazionipubbliche dipendono poi da dove viene il caviale quotidiano) ad undefault della Grecia. Sarebbe stata la f<strong>in</strong>anza tedesca a perderci.Ma ora è acquisito che dall’euro non si esce. Sarebbe un disastro.Quale? Non specificato.Eppure quando nel 1992, capo del governo Amato, l’Italia attuò unapoderosa svalutazione dopo essere uscita dal serpente monetario,fece sì <strong>in</strong>cazzare di brutto la Germania ma riuscì a recuperarecompetitività e, paradossalmente, credibilità. Nell’imbroglio dellaf<strong>in</strong>anza <strong>in</strong>ternazionale i bravi imbroglioni sono rispettati.Ed oggi, dunque? L’euro a due velocità sarebbe una soluzione poichépermetterebbe ai Paesi deboli di concordare un <strong>in</strong>debolimento dellamoneta per stimolare le esportazioni.Ed <strong>in</strong>vece no. Si favoleggia di Eurobond. Ma anche qui la signoraNapoleoni, concretamente, ci porta ad esempio un <strong>in</strong>controvertibileLORETTA NAPOLEONILa normalità dell’emergenza(ossimori e d<strong>in</strong>torni)La Bottega delle Spezieerboristeriadott. Manuela Zippospezie e tè dal mondo - cioccolate selezionate<strong>in</strong>tegratori alimentari - fitocosmesivia combi 12 - trieste - tel. 040 303555fatto storico. Quando i Piemontesi, 150 anni fa, aggredironoil Regno di Napoli, f<strong>in</strong>anziati da Inglesi e Francesi<strong>in</strong>teressati al controllo del Mediterraneo, si mangiarono ilregno di Franceschiello compresi i titoli di Stato, trasformatidall’oggi al domani <strong>in</strong> titolidel (neo) Regno d’Italia.Operazione di per sé“umanitaria” per evitarel’impoverimento repent<strong>in</strong>odel Sud azzerando i titoli.Ma gli <strong>in</strong>vestitori <strong>in</strong>ternazional<strong>in</strong>on gradirono. Edè logico: che valore hannoi titoli di Stato di uno Statoche non c’è più? Zero.Così i titoli del neonatoStato italiano subirono untracollo pauroso, che poicostò agli italiani la tassasul mac<strong>in</strong>ato.Al giorno d’oggi gli Eurobondsarebbero visti dagliL’economista Loretta Napoleoni<strong>in</strong>vestitori come l’accollarsi,da parte della Germania, del debito dei Paesi deboli, e sarebbero ititoli di stato tedeschi ad essere puniti.Che fare <strong>in</strong>somma?Per l’Italia cambiare completamente classe politica, compresi i nuoviacquisti. E qui la Napoleoni ha tirato anche un paio di siluri a Grillo, chetempo fa sembrava sostenere.Ma comunque, anche cambiasse, abbiamo un tessuto <strong>in</strong>dustriale spappolatoe trasferito all’estero o <strong>in</strong> chiusura tipo Fiat ed Ilva (e Ferriera).Non siamo più nessuno.Inoltre, e ripeto che questo lo dice la signora Napoleoni, anche seavessimo capitani coraggiosi, fra vent’anni non <strong>in</strong> Italia, ma nemmeno<strong>in</strong> Europa ci sarà più il capitalismo quale noi lo conosciamo, perchésta trasferendosi <strong>in</strong> C<strong>in</strong>a, dove non ci sono s<strong>in</strong>dacati e diritti sociali chetanto disturbano lo sfruttamento.Gli eventuali rimedi ormai sono troppo <strong>in</strong> ritardo rispetto ai disastri giàavvenuti. Possiamo soltanto imparare a vivere con poco, scordandocisul medio-lungo term<strong>in</strong>e sanità e pensioni, tanto per com<strong>in</strong>ciare. Ovverodemocrazia vendesi, come qualsiasi merce.E se tutto quanto aveva detto s<strong>in</strong>o a quel momento la signora Napoleoniera o discutibile o accettabile, il f<strong>in</strong>ale è stato sconcertante.Lo sapete perché il viveur di Arcore è stato sbattuto via dal governo perfar posto a Monti? Perché non voleva fare quelle cose, che l’Europavoleva, e che poi Monti ha fatto. Ed <strong>in</strong> questa campagna elettorale chiparla contro l’euro, per quanto <strong>in</strong> maniera strumentale ed elettoralistica,se non Berlusconi? Pers<strong>in</strong>o Grillo ha tacitato l’argomento.Prima mia osservazione: chi ha accettato dall’Europa quell’orroredel pareggio <strong>in</strong> bilancio e chi ha votato i provvedimenti di Monti?Non soltanto ma anche i Berlusconidi, che poi erano la maggioranza.Seconda mia osservazione: sono molto contento che questonumero di <strong>Konrad</strong> esca dopo le elezioni. Non vorrei che riferendoquanto detto da Loretta Napoleoni, un voto <strong>in</strong> più andasseall’amico della nipote di Mubarak.Claudio Pettirosso‘
‘Dopo il recente accordo sulla produttività, siglato tra alcunis<strong>in</strong>dacati ed imprenditoria, che stabilisce maggioreflessibilità degli orari di lavoro, maggiore stretta sui permessi,più controlli sui dipendenti e retribuzioni rapportate agli obiettividi produttività, l’ennesimo richiamo ad una maggiore deregolamentazionedel lavoro giunge ora dal Presidente diConf<strong>in</strong>dustria, Giorgio Squ<strong>in</strong>zi. Nella sua propostaper rilanciare l’economia italiana vi possiamotrovare alcune idee condivisibili, quali lariduzione dell’IRAP per le imprese e dell’IRPEFper i lavoratori, la riduzione del debito delloStato nei confronti delle imprese, la necessitàdi creare un piano energetico con l’obiettivo diridurre i costi dell’energia (magari volgendo losguardo verso fonti non <strong>in</strong>qu<strong>in</strong>anti?!), che <strong>in</strong> Italiaè la più costosa d’Europa. Mi trovo perplessa <strong>in</strong>vece circa l’ipotesidi una riforma del lavoro nonché di <strong>in</strong>cremento dell’IVA. Entriamopiù nel dettaglio. Per quanto riguarda l’<strong>in</strong>cremento delle aliquoteIVA, l’idea è di passare dal 4% al 6% e dal 10% al 12%. Questo sitraduce <strong>in</strong> un <strong>in</strong>cremento del carico di spesa delle fasce più deboli,andando a colpire generi alimentari, ristorazione e turismo, una dellerisorse più importanti del nostro Paese. Questo <strong>in</strong>cremento del gettitosarebbe utilizzato a copertura delle m<strong>in</strong>ori entrate derivanti dallariduzione delle imposte IRAP ed IRPEF, senza però considerare chetale vantaggio avrebbe vita breve a causa della probabile riduzionedei consumi <strong>in</strong>terni andando così a creare una spirale di ulterioredecrescita economica. C’è poi la questione dell’<strong>in</strong>cremento dell’orariodi lavoro per un totale di 40 ore all’anno, che verrebbero pagate ildoppio per effetto della detassazione a favore dell’impresa e dellavoratore. Squ<strong>in</strong>zi desidera <strong>in</strong>oltre agevolare l’accesso delle donneal mondo del lavoro ma le due sue proposte si contraddicono poiché‘E LE STELLE STANNO A GUARDAREil FEBBRAIO PIù LUNGO...tra canzoni, elezioni, dimissioniCaro Febbraio,28 giorni son passati ma a dir il vero non son proprio volati. Maicome quest’anno sei sembrato, praticamente, il più lungo di tuttol’anno. E già, il più corto dovresti essere ma qui <strong>in</strong> Italia <strong>in</strong> codesto2013 ce ne hai fatte passare e vedere di tutti i colori: tra canzoni,elezioni e dimissioni, anche i più resistenti han subito le tue ripercussioni.Sei <strong>in</strong>iziato con il Carnevale ma per Trieste è andata male. Bufera etempesta avevano annunciato, tanto che la nostra beneamata sfilatadei carri il S<strong>in</strong>daco ha spostato. Peccato, che per questo martedìgrasso, non si sia mai visto un tempo così assolato. Così anche ilCarnevale se ne è andato, con molto rimpianto e poco boato.Come sempre poi è giunto Sanremo: annunciato da polemiche, bistrattatoe non voluto; chissà come mai poi ci son sempre 13 milioniche lo guardano a spronbattuto. Un’ottima conduzione e delle bellecanzonc<strong>in</strong>e ci han fatto pensar meno alle nostre rov<strong>in</strong>e. È caduto<strong>in</strong>fatti nel pieno della campagna elettorale, ma per Bersani, Monti eBerlusconi non è andata poi così male: almeno per una settimanaci hanno lasciato stare. Nel momento <strong>in</strong> cui vi scrivo, cari amici, nongran parte delle donne oggir<strong>in</strong>unciano al lavoro, non locercano o se lo cercano non lotrovano, perché non riescono a conciliare i ritmi familiari con quellilavorativi. Cerchiamo ora di analizzare i possibili effetti di un <strong>in</strong>crementodelle ore di lavoro. Già <strong>in</strong> passato, dalla legge Biagi <strong>in</strong> poi, si èavviata una costante deregolamentazione del lavoro che, di fatto, si ètradotta <strong>in</strong> un peggioramento delle condizioni economiche del Paese:detassazione degli straord<strong>in</strong>ari, contratti atipici,collaborazioni a progetto, partite IVA monomandatarie,associazioni <strong>in</strong> partecipazione, lavoro<strong>in</strong>ter<strong>in</strong>ale etc. etc. ed il tutto si è tradotto <strong>in</strong> unacostante riduzione delle retribuzioni, dei postidi lavoro e della professionalità. La professionalitàè l’anticamera della qualità, ciò che fa ladifferenza tra un prodotto qualsiasi ed un prodottorealizzato ad arte; la cosiddetta eccellenza,che <strong>in</strong> passato caratterizzava il made <strong>in</strong>Italy. Questa modalità con cui viene attuata laflessibilità del lavoro si basa sul presupposto di <strong>in</strong>crementare i fatturatiattraverso una riduzione del costo del lavoro pertanto, di fatto,un f<strong>in</strong>anziamento, a fondo perduto, da parte dei lavoratori a favoredelle imprese. Avremo così una situazione <strong>in</strong> cui pochi lavorerannoa ritmo serrato, ed una grande massa di persone vivrà ai marg<strong>in</strong>idella società poiché escluse dal mondo del lavoro ed impossibilitatea ricevere sostegno a causa della costante riduzione del welfare.L’<strong>in</strong>tento dei legislatori è di evitare che le nostre aziende disloch<strong>in</strong>overso lidi più austeri <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di diritti del lavoro e altresì attrarre<strong>in</strong>vestitori e capitali esteri. Tuttavia ricordo di osservare con maggiorattenzione le condizioni di vita dei paesi situati nel sud delglobo e analizzare con coscienza se è davvero quella l’ideache abbiamo di VITA e di BENESSERE.Simonetta Marenzi‘so ancora come f<strong>in</strong>irà, ma visto l’andazzo, temoche per l’Italia poco cambierà.Mengoni ha v<strong>in</strong>to <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e il Festivàl, ma solo di Fazio,Littizzetto e Crozza ci si ricorderà. Un Festivaldi s<strong>in</strong>istra? Chissà. Senza dubbio sarebbe stato meglio senza Carlà.Ma il vero evento di questo strano febbraio qual è? Il Papa che sidimette, olè. Da Celest<strong>in</strong>o V nessuno aveva mai osato tanto, manon saremo certo noi a distruggere l’<strong>in</strong>canto. C’è chi con grandesaggezza capisce di dover lasciare il trono, e chi con grande stoltezza,per avere il potere, cont<strong>in</strong>ua a stare prono. C’è chi per segnicome fulm<strong>in</strong>i e meteoriti ha scomodato pure il Padre Eterno, senzacapir che erano solamente segni dell’<strong>in</strong>verno. Come Studio Apertoha largamente annunciato, anche il grande freddo è <strong>in</strong>fatti f<strong>in</strong>almentearrivato. E io stolta che pensavo fosse normale che la nevecadesse, il gelo arrivasse e nella morsa del ghiaccio l’Italia cadesse.Comunque il 28 è stato il suo ultimo giorno, ma del Toto Papa giàabbiamo un gran bisogno. Che sia bianco, nero, giallo o rosso, speriamosolo che un po’ la Chiesa rimetta a posto.A marzo grandi novità ci saranno, Governo e Papa nuovi: speriamoche al Bel Paese tutto questo giovi. Un augurio a tutti noidunque e un gran saluto a questo febbraio: lungo, vario eassai strano.Francesca Versienti‘13KONRAD MARZO 2013