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MASSIMO SIRAGUSA / CONTRASTO<br />

7 numero 50.<br />

Giugno 2007.<br />

€ 3,50<br />

aloriAnno<br />

Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità<br />

Fotoreportage > La mattanza<br />

Dossier > I private equity scorrazzano incontrastati nell’economia globale<br />

Finanza predatrice<br />

Economia etica > Tutte le convenienze delle coltivazioni biologiche<br />

Decrescita > Gli imprenditori che credono nell’economia non dissipativa<br />

Lavanderia > Gli interrogativi sulla campagna all’Est delle Generali<br />

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P.


BPM<br />

SGR<br />

Pasto fiscale per squali<br />

troppo affamati<br />

di Andrea Di Stefano<br />

| editoriale |<br />

«S<br />

QUALI. UN PO’ DI SQUALI SERVONO ANCHE A DINAMIZZARE IL MERCATO. Ma quando sono troppi il rischio<br />

di fare disastri è molto reale». Parole di Carlo Fratta Pasini, presidente del Banco Popolare di Verona<br />

e Novara intervenuto al convegno organizzato a Terra Futura da Fiba-Cisl e Fabi sulla Finanza<br />

predatoria. A dimostrazione che l’allarme sul ruolo di alcune istituzioni internazionali, dai private<br />

equity agli hedge funds, è concreto. Nessuna demonizzazione degli strumenti in sé, anche<br />

se sui fondi altamente speculativi ci sarebbe molto da obiettare, ma senza regole internazionali ferree,<br />

senza organismi sovranazionali e soprattutto sovramercati finanziari, la pura logica della rendita<br />

può produrre solo disastri. Basti pensare alle dimensioni del fenomeno carry trade: operatori<br />

che si indebitano in una valuta che ha tassi d’interesse bassissimi (se non addirittura pari allo zero<br />

come lo yen) per investire laddove, invece, è possibile ottenere remunerazioni a due cifre. Così<br />

anche i fondi di private equity, che nella loro storia hanno costruito molte nuove realtà economiche<br />

ma hanno anche distrutto, in altri casi, decine di migliaia di posti di lavoro e di ricchezza, diventano<br />

ovviamente l’obiettivo principale delle campagne del sindacato inglese e americano.<br />

L’auspicio è che la politica smetta di subire le pressioni di lobbies più o meno trasparenti<br />

e metta finalmente un argine allo strapotere della finanza. È possibile e solo il nostro provincialismo<br />

non vede che negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Giappone si dibatte di profonde riforme fiscali<br />

che permettano di favorire gli investimenti produttivi, la finanza creatrice al posto di quella predatrice,<br />

il lavoro al posto della rendita. Un primo segnale importante sarebbe la revisione della tassazione<br />

delle rendite finanziarie: siamo ormai l’unico paese che privilegia in modo così palese e diseguale<br />

chi investe a discapito di chi lavora e produce. Ma si tratta solo di un primo passo se si pensa<br />

alla discussione in corso nel parlamento inglese o al Congresso Usa dove all’ordine del giorno<br />

sono state inserite proposte, avanzate anche da esponenti conservatori, che puntano a penalizzare<br />

i profitti dei private equity e degli hedge funds.<br />

La proposta, che porta la firma di Max Baucus, democratico presidente della Commissione<br />

Finanze del Senato, e di Charles Grassley, repubblicano, punta ad andare direttamente al cuore<br />

del problema: la struttura di partnership dei fondi di private equity che consente ai partner<br />

di minimizzare le tasse sugli strabilianti redditi. La struttura di pagamento per il fondo prevede<br />

una percentuale fissa del 2% sul capitale contribuito e del 20% sui profitti. Con il 2% i partners<br />

si pagano le spese di gestione in strutture che sono peraltro molto snelle. Il 20% invece entra<br />

come profitto netto per la partnership. Ma, visto che la struttura di partnership consente di trattare<br />

contabilmente i profitti come capital gain, i saggi partner si pagano uno stipendio relativamente<br />

contenuto su cui pagano aliquote normali; ma sul grosso del guadagno, che può essere anche<br />

di centinaia o in tempi recenti di un miliardo di dollari all'anno, non pagano l'aliquota massima<br />

sul reddito del 35%, ma quella per i capital gains che è appena del 15%.<br />

A favore di una revisione del sistema fiscale si sono schierati anche i grandi editorialisti<br />

che, a differenza di quelli italiani, reclamano a gran voce meccanismi che permettano<br />

di riequilibrare gli incredibili guadagni dei fondi e dei loro promotori. I grandi gestori l’hanno<br />

capito e stanno facendo azione di lobbies in tutto il mondo, dagli Stati Uniti a Bruxeless,<br />

spesso senza la trasparenza necessaria. .<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 3 |


NUOVA<br />

ECOLOGIA<br />

valori<br />

giugno 2007<br />

mensile<br />

www.valori.it<br />

anno 7 numero 50<br />

Registro Stampa del Tribunale di Milano<br />

n. 304 del 15.04.2005<br />

editore<br />

Società Cooperativa Editoriale Etica<br />

Via Copernico, 1 - 20125 Milano<br />

promossa da Banca Etica<br />

soci<br />

Fondazione Culturale Responsabilità Etica,<br />

Arci, TransFair Italia, Mag 2, Editrice Monti,<br />

Fiba Cisl Nazionale, Cooperativa Sermis, Ecor,<br />

Cnca, Fiba Cisl Brianza, Agemi, Publistampa,<br />

Federazione Trentina delle Cooperative,<br />

Rodrigo Vergara, Circom soc. coop.<br />

consiglio di amministrazione<br />

Ugo Biggeri, Stefano Biondi, Pino Di Francesco<br />

Fabio Silva (presidente@valori.it), Sergio Slavazza<br />

direzione generale<br />

Giancarlo Roncaglioni (roncaglioni@valori.it)<br />

collegio dei sindaci<br />

Giuseppe Chiacchio (presidente),<br />

Danilo Guberti, Mario Caizzone<br />

direttore editoriale<br />

Ugo Biggeri (biggeri.fondazione@bancaetica.org)<br />

direttore responsabile<br />

Andrea Di Stefano (distefano@valori.it)<br />

redazione (redazione@valori.it)<br />

Via Copernico, 1 - 20125 Milano<br />

Cristina Artoni, Paola Baiocchi, Ilaria Bartolozzi,<br />

Francesco Carcano, Paola Fiorio, Michele Mancino,<br />

Sarah Pozzoli, Francesca Paola Rampinelli,<br />

Elisabetta Tramonto<br />

progetto grafico e impaginazione<br />

Francesco Camagna (francesco@camagna.it)<br />

Simona Corvaia (simona.corvaia@fastwebnet.it)<br />

Vincenzo Progida (impaginazione)<br />

Adriana Collura (infografica Numeri di <strong>Valori</strong>)<br />

fotografie<br />

Harry Gruyaert, Martin Parr, Pietro Raitano,<br />

Massimo Siragusa, Riccardo Venturi<br />

(Contrasto/Magnum Photos)<br />

stampa<br />

Publistampa Arti grafiche<br />

Via Dolomiti 12, Pergine Valsugana (Trento)<br />

abbonamenti, sviluppo e comunicazione<br />

Adescoop ˜ Agenzia dell’Economia Sociale s.c.<br />

Via Boscovich, 12 - 35136 Padova<br />

abbonamento annuale ˜ 10 numeri<br />

Euro 30,00 ˜ scuole, enti non profit, privati<br />

Euro 40,00 ˜ enti pubblici, aziende<br />

Euro 60,00 ˜ sostenitore<br />

abbonamento biennale ˜ 20 numeri<br />

Euro 55,00 ˜ scuole, enti non profit, privati<br />

Euro 75,00 ˜ enti pubblici, aziende<br />

come abbonarsi<br />

I bollettino postale<br />

c/c n° 28027324<br />

Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica,<br />

via Copernico 1 - 20125 Milano<br />

Causale: abbonamento/Rinnovo <strong>Valori</strong><br />

I bonifico bancario<br />

c/c n°108836 - Abi 05018 - Cab 01600 - Cin Z<br />

della Banca Popolare Etica<br />

Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica,<br />

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sul sito www.valori.it<br />

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Causale: abbonamento/Rinnovo <strong>Valori</strong><br />

È consentita la riproduzione totale o parziale<br />

dei soli articoli purché venga citata la fonte.<br />

Per le fotografie di cui, nonostante le ricerche<br />

eseguite, non è stato possibile rintracciare<br />

gli aventi diritto, l’Editore si dichiara pienamente<br />

disponibile ad adempiere ai propri doveri.<br />

Carta ecologica Sappi Presto da gr. 90 e Sappi Magno<br />

da gr. 150, sbiancata senza uso di cloro o biossido<br />

di cloro, ottenuta da cellulosa proveniente<br />

da foreste ambientalmente certificate.<br />

MASSIMO SIRAGUSA / CONTRASTO<br />

LETTERE E CONTRIBUTI<br />

RELAZIONI ISTITUZIONALI<br />

E AMMINISTRAZIONE<br />

Società Cooperativa Editoriale Etica<br />

Via Copernico 1, 20125 Milano<br />

tel. 02.67199099<br />

fax 02.67491691<br />

e-mail redazione@valori.it ˜ amministrazione@valori.it<br />

I tonni vengono conservati<br />

con il ghiaccio. Gran parte della mattanza<br />

viene venduta ai compratori nipponici<br />

ancora prima che sia stata conclusa.<br />

Favignana, 2001<br />

| sommario |<br />

bandabassotti 7<br />

fotoreportage. La mattanza 8<br />

dossier. Private equity 16<br />

I lanzichenecchi non fanno prigionieri, nè feriti 18<br />

Hedge Funds, speculazione assoluta 20<br />

Il volto buono investe in attività filantropiche 22<br />

Chi è chi: mappa dei principali fondi 26<br />

lavanderia 31<br />

economiaetica 32<br />

Biologico versus convenzionale. Tutta la convenienza delle coltivazioni bio 34<br />

Corruzione in Europa / 1 - Il caso tedesco 38<br />

bruttiecattivi 41<br />

economiasolidale 42<br />

L’economia felice è quella che non dissipa 44<br />

Solare, termico e geotermico a portata di tutti 46<br />

Wal-Mart: l’alto costo dei prezzi bassi 48<br />

La ’ndrangheta attacca, il territorio resiste 51<br />

macroscopio 55<br />

internazionale 56<br />

Le troppe spine delle rose africane 58<br />

I fiori Solidal in Coop scatenano polemiche 62<br />

utopieconcrete 65<br />

gens 66<br />

altrevoci 68<br />

globalvision 74<br />

numeridivalori 75<br />

paniere 80<br />

padridell’economia 82<br />

INFO VALORI<br />

ABBONAMENTI, PUBBLICITÀ,<br />

SVILUPPO E COMUNICAZIONE<br />

Adescoop ˜ Agenzia dell’Economia Sociale s.c.<br />

Via Boscovich 12, 35136 Padova<br />

tel. 049.8726599 fax 049.8726568<br />

e-mail info@valori.it ˜ sviluppo@valori.it ˜ comunicazione@valori.it<br />

orario Lun-Ven dalle 9.00 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 18.00


CISL<br />

Campania<br />

L’affaire rifiuti riguarda<br />

anche Fiat<br />

di Franco Ortolani*<br />

| bandabassotti |<br />

NELL’ULTIMO INTERVENTO DA PRESIDENTE DEGLI INDUSTRIALI ITALIANI Luca Cordero di Montezemolo, presidente<br />

della Fiat dal 2004, riferendosi all’emergenza rifiuti in Campania ha affermato, con evidente<br />

disprezzo, che quanto sta accedendo in Campania è scandaloso e umiliante per un paese civile<br />

europeo. Pienamente d’accordo! Non sono d’accordo se intendeva affermare che la colpa è tutta<br />

e solo dei cittadini campani, incivili e indegni di appartenere ad una nazione europea! Ricordiamo<br />

che dalla fusione di Fiat Impresit e Cogefar, nel 1989-90, e con la successiva incorporazione<br />

delle imprese Girola e Lodigiani spunta Impregilo Spa; successivamente viene incorporata l’azienda<br />

Castelli e infine nel 2006 Fisia (presidente Romiti, ex presidente Fiat) e Fisia Babcock GmbH<br />

collaboratrici di Fibe nell’operazione Rifiuti in Campania, tornano ad essere proprietà di Impregilo<br />

Spa al 100%. Si ricorda ancora che la Fibe, forte delle sinergie create tra i suoi partner, Fisia<br />

Italimpianti S.p.A., Gruppo Babcock GmbH ed EVO Oberhausen AG, si dichiarava, molti anni fa,<br />

in grado di gestire la complessità di progettazione e realizzazione di un sistema integrato<br />

per la gestione dei rifiuti solidi urbani in Campania, garantendo: sicurezza ed affidabilità<br />

degli impianti; pieno rispetto delle direttive comunitarie per la tutela dell’ambiente; alti livelli<br />

di efficienza in termini di funzionamento e manutenzione. Come si vede, c’è aria di aziende<br />

connesse alla Fiat nel disastro dei rifiuti in Campania.<br />

Il gruppo torinese è coinvolto<br />

a vario titolo nel disastro<br />

dell’emergenza rifiuti<br />

e non sembra proprio il caso<br />

che il presidente di Confindustria<br />

emetta sentenze sprezzanti<br />

Analizzando scientificamente i dati che trapelano,<br />

tra il 1993 e il 1994 viene impostata la soluzione<br />

per garantire la rimozione dell’emergenza rifiuti<br />

in Campania. Non si capisce da chi sia partita l’idea.<br />

Gli attori sono individuabili nel gruppo imprenditoriale<br />

che vincerà l’appalto per risolvere la raccolta, trattamento<br />

e smaltimento dei rifiuti in Campania (FIBE), nel governo<br />

della Regione Campania, nel governo nazionale e nel Commissariato straordinario per l’emergenza<br />

rifiuti in Campania. Le attività avviate sono state sostenute ciecamente per circa 13 anni, in tutti<br />

i modi, da vari governi regionali e nazionali espressione di diverse coalizioni partitiche. Sembra che<br />

nessuno dei governi, in tutti questi anni, abbia mai verificato i risultati che dovevano essere acquisiti.<br />

Deve essere chiaro che nel ”Business spazzatura” durato più di 13 anni, i cittadini campani sono<br />

i danneggiati. Sono la parte lesa e disastrata! Non sono gli attori del disastro. Chi ci ha guadagnato?<br />

Le imprese di levatura nazionale che hanno vinto l’appalto iniziale con regole capestro, accettate<br />

di buon grado dalla Pubblica Amministrazione, i cui costi si sono riversati sui cittadini. Le imprese<br />

locali che hanno realizzato vari lavori. Tutti coloro che hanno avuto rapporti con il Commissariato<br />

per la progettazione, direzione lavori ecc. Il Presidente Prodi che ha sostenuto il decreto-legge<br />

n.61 non è cittadino campano come non lo è Bertolaso. L’affare ha dimensioni e responsabilità<br />

nazionali, non è un pasticcio campano! Come è evidente, la famiglia aziendale Fiat non sembra<br />

estranea all’attuale disastro in Campania, che Montezemolo definisce scandaloso e umiliante.<br />

Oltre ad essere danneggiati, i cittadini campani non possono consentire di essere derisi. .<br />

*Ordinario di Geologia. Direttore Dipartimento Pianificazione e Scienza del Territorio Federico II<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 7 |


| fotoreportage |<br />

> La mattanza<br />

foto di Massimo Siragusa / Magnum Photos<br />

È un rito antico che assume i contorni della tragedia, per i personaggi, i mezzi usati<br />

e il sangue che scorre abbondante. I tonni vengono verso le coste per riprodursi, ma entrano<br />

in una camera, dove vivranno le loro ultime ore di vita. Il capo dei pescatori, il rais,<br />

con un fischio dà inizio alle operazioni della mattanza. Così muoiono da secoli i tonni di Sicilia.<br />

La pesca più importante di Favignana è quella del tonno, che risale ad una remota<br />

antichità. Godeva infatti di una grande celebrità presso i Greci e gli altri abitanti delle<br />

sponde del Mediterraneo. I Romani davano un gran pregio a certe parti del corpo<br />

di questo pesce, come la testa ed il ventre.<br />

Il tonno abbonda nei mari italiani nei mesi di maggio e giugno quando si avvicina<br />

alle spiagge per riprodursi; raggiunge un peso che varia di solito dai 50 ai 200 Kg<br />

e una lunghezza da 1 a 3 mt. La parte superiore del corpo è di un nero azzurrognolo,<br />

ed il ventre è grigio con macchie argentate. La carne del tonno, soda e salubre,<br />

è stimatissima.<br />

Pare che il tonno viva in pieno Oceano e che al tempo degli amori, per approssimarsi<br />

alle coste, segua la corrente marittima naturale. Per questo tra maggio e giugno<br />

passano fra l’isola di Levanzo e quella di Favignana e fin dai tempi antichi<br />

è in quest’isola che si è consolidata la tradizionale pesca e la mattanza. I mezzi<br />

primitivi di pesca sono stati via via migliorati fino alla costruzione di apposite tonnare,<br />

che vennero a sostituire le madranghe o mandranghe della Provenza, così chiamate<br />

perché il tonno fa la sua comparsa in branchi o mandre, come i greci le chiamavano.<br />

La tonnara è costituita da un sistema di reti diviso in vari scompartimenti (camere)<br />

che vengono a chiudere completamente il mare per il quale i tonni debbono passare.<br />

Quando il “ Rais” (direttore tecnico della tonnara) si accorge che una quantità di tonni<br />

è entrata in questa “camera”, ordina per il giorno successivo, la mattanza, ovvero<br />

l’uccisione dei tonni. Il giorno dopo, ogni uomo della ciurma al cenno del “Rais”,<br />

che occupa il centro della barca, solleva la camera della morte ed appena i tonni sono<br />

portati a galla comincia la mattanza. Il fischio del “Rais” è il segnale dell’attacco.<br />

I tonni per liberarsi dalla rete finiscono per ferirsi a vicenda; il mare si agita assume<br />

il color del sangue, ed i colpi di coda, che i tonni danno nel momento in cui vengono<br />

feriti, sono così terribili da mettere in pericolo i tonnarotti poco pratici. È una lotta<br />

molto spettacolare e feroce che negli ultimi tempi ha attratto una quantità tale<br />

di turisti tanto che quest’anno è scoppiata una forte polemica sulla spettacolarizzazione<br />

di questa pratica.<br />

Dopo la pesca il tonno è portato nello stabilimento, squartato, pulito dalle lische<br />

e dalle interiora e viene sottoposto ad accurata lavorazione.<br />

Le uova vengono asciugate e salate. La carne viene salata in parte ed in parte<br />

messa sott’olio. Dai tempi antichi ad oggi la pesca del tonno ha subito una decrescita,<br />

le cui cause sono da attribuire all’aumento delle tonnare concesse e al forte<br />

incremento della navigazione.<br />

| 8 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

L’AUTORE<br />

Massimo Siragusa<br />

Nato a Catania nel 1958, Massimo<br />

Siragusa ha iniziato a lavorare come<br />

fotografo professionista nel 1987.<br />

Nel 1989, una serie di ritratti<br />

subacquei riceve una menzione<br />

nella selezione italiana dell’“European<br />

Kodak Award”. Nel 1990 si trasferisce<br />

a Milano dove inizia a collaborare<br />

con l’Agenzia Contrasto.<br />

Ha realizzato vari reportage<br />

in Italia e all’estero documentando,<br />

tra l’altro, i viaggi del Papa. Le sue<br />

fotografie sono apparse sulle migliori<br />

riviste e giornali internazionali, tra cui:<br />

New York Times Magazine, Time,<br />

Newsweek, El Pais, Blanco y Negro,<br />

Die Zeit, Mediterranee, Travel Leisure,<br />

Geo (Germania e Giappone), Le Figaro<br />

Magazine, The NewYorker, Merian,<br />

“D”di Repubblica, US News.<br />

Ha partecipato a vari progetti,<br />

e relativi cataloghi, collettivi.<br />

Nell’edizione 1997 del World Press<br />

Photo, vince il secondo premio nella<br />

categoria Daily Life con il reportage<br />

Bisogno di un miracolo. Il reportage<br />

sul mondo del circo Il Cerchio magico<br />

ha vinto il primo premio nella<br />

categoria “Arte” del World Press Photo<br />

1999, ed il primo premio nella<br />

selezione italiana del concorso Fuji<br />

Film Euro Press Photo Awards 1999.<br />

Ha tenuto mostre personali nelle<br />

maggiori città europee. Da qualche<br />

anno, insegna fotografia e realizza<br />

servizi per la pubblicità firmando<br />

numerose campagne. Ha numerose<br />

pubblicazioni al suo attivo.<br />

Siragusa è rappresentato<br />

dall’Agenzia Contrasto dal 1990.<br />

Il sangue dei tonni<br />

tinge l’acqua di rosso.<br />

La camera della morte<br />

si stringe intorno<br />

ai pesci, che sferrano<br />

colpi di coda<br />

pericolosi per<br />

i tonnaroti inesperti.<br />

Favignana, 2001<br />

> La mattanza<br />

MASSIMO SIRAGUSA / CONTRASTO<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 9 |


| fotoreportage |<br />

I pescatori recuperano i tonni finiti nelle reti.<br />

Per tutto l’Ottocento e per molti anni<br />

del Novecento, la lavorazione del tonno<br />

si svolse a pieno ritmo, ma negli ultimi tempi<br />

nelle camere della morte è affluito un numero<br />

sempre minore di tonni, nonostante<br />

le bellissime cialome, antichissimi canti<br />

propiziatori che accompagnano il faticoso<br />

lavoro dei tonnaroti durante la mattanza.<br />

Favignana, 2001<br />

> La mattanza<br />

MASSIMO SIRAGUSA / CONTRASTO<br />

| 10 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 11 |


| fotoreportage |<br />

I pescatori al tramonto.<br />

Le reti si stringono<br />

intorno ai tonni<br />

che per sfuggire alla morte<br />

si feriscono a vicenda.<br />

Favignana, 2001<br />

| 12 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 13 |<br />

MASSIMO SIRAGUSA / CONTRASTO


| fotoreportage |<br />

Sopra mattanza, sotto rientro a destra<br />

pescatore in acqua. Una volta pescati i tonni<br />

vengono portati all’interno della tonnara.<br />

Lì una volta appesi nel bosco, ovvero<br />

un insieme di cime per agganciare e far scolare<br />

i pesci, vengono tagliati, sventrati, eviscerati,<br />

privati delle uova che sono lavorate nella<br />

camparia, bolliti, messi in salamoia o immersi<br />

nell’olio di oliva e infine confezionati nelle<br />

tipiche scatolette di latta.<br />

Favignana, 2001<br />

> La mattanza<br />

| 14 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

MASSIMO SIRAGUSA / CONTRASTO<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 15 |


a cura di Daniele Bettini, Andrea Di Stefano e Bruno Perini<br />

dossier<br />

Le barche dei pescatori rientrano al porto<br />

in una serata nuvolosa.<br />

Favignana, 2001<br />

| 16 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

Private equity<br />

I lanzichenecchi non fanno prigionieri >18<br />

Hedge funds, speculazione assoluta >20<br />

Il volto buono: investire in iniziative filantropiche >22<br />

«Il capitalismo irriverente non ammette selezione» >24<br />

Il chi è chi dei principali fondi >26<br />

Le locuste<br />

della finanza<br />

I Barbari hanno varcato la porta e scorrazzano incontrastati nell’economia globale.<br />

Nessuno sembra in grado di fermarli. Solo il sindacato alza timidamente la voce<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 17 |<br />

MASSIMO SIRAGUSA / CONTRASTO


| dossier | private equity |<br />

I lanzichenecchi<br />

non fanno<br />

prigionieri,<br />

non curano i feriti<br />

di Andrea Di Stefano<br />

I<br />

nsieme agli hedge funds sono i grandi protagonisti di questa stagione della finanza.<br />

Fortissimi, capitalizzati, dotati di una liquidità sovrabbondante ma al tempo<br />

stesso in grado di raccogliere fondi con un raggio d’azione senza pari, sbaragliano il<br />

campo con una facilità e una spregiudicatezza impressionanti. L’ultimo annuncio è stato<br />

accolto dagli analisti finanziari e dai commentatori come una vera rivoluzione: la<br />

Central Huijn Investment, la superholding che gestisce una parte delle riserve valutarie<br />

della Repubblica Popolare Cinese, ha investito 3 miliardi di dollari in Blackstone,<br />

uno dei fondi di private equity statunitensi più noti. Prima a Wall Street e poi in Europa,<br />

i fondi di private equity hanno rapidamente conquistato una posizione talmente<br />

importante sullo scenario dell’economia mondiale da rovesciare le regole del gioco,<br />

Comprano aziende,<br />

spesso le sottopongono<br />

a spietati “spezzatini”<br />

rivendendole a pezzi per<br />

massimizzare il profitto.<br />

Negli ambienti finanziari<br />

li hanno chiamati<br />

“I barbari” ma non sono<br />

sempre locuste<br />

| 18 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

imporre soluzioni che danno la loro configurazione a importanti<br />

realtà industriali, determinare il destino di famiglie, azionisti, manager.<br />

Comprano aziende ormai non più solo piccole e promettenti<br />

come facevano fino a poco tempo fa, ma anche grosse e consolidate,<br />

le spezzettano, ne coordinano il risanamento, le<br />

rivendono in tutta fretta realizzando utili spesso da favola. Salvo<br />

qualche raro caso non hanno il problema di industrie da gestire o<br />

da integrare. E non guardano in faccia nessuno. Pronti a puntare<br />

anche sugli hedge fund (vedi ARTICOLO ), i fondi più votati all’investimento<br />

speculativo che sono oggi al centro di un vero e proprio<br />

braccio di ferro tra autorità monetarie del Vecchio Continente e i<br />

centri di potere della finanza anglosassone.<br />

Dai vecchi ai nuovi barbari<br />

Negli ambienti finanziari li hanno subito chiamati i “nuovi barbari”<br />

echeggiando i “vecchi” che erano quelli di Barbarians at the<br />

gate, un classico della letteratura di Wall Street che racconta il<br />

takeover ostile condotto nel 1988 dalla Kohlberg Kravis Roberts<br />

sulla Nabisco (vedi BOX ).<br />

I metodi dei nuovi barbari sono sempre gli stessi: si acquisisco-<br />

LA PRIMA ASSOLUTA:<br />

KKR E LA NABISCO<br />

DALLA SCALATA ALLA NABISCO-RJR, colosso dei biscotti e delle sigarette,<br />

uno dei marchi più famosi d’America, Hollywood trasse un film e uno<br />

sceneggiato tv di successo: I barbari alle porte. La stagione dei barbari<br />

si è conclusa con le rovine. La Nabisco è stata venduta a pezzi per rimborsare<br />

il mega debito che era stato contratto da KKR. I piccoli azionisti e i lavoratori<br />

ci hanno rimesso molto, se non tutto.<br />

Gli artefici della scalata hanno guadagnato molto, moltissimo. Ross<br />

Johnson, il presidente della Nabisco che per primo pensò all’operazione<br />

di leverage by out, cioè di acquistare l’azienda con i soldi presi in prestito,<br />

ha portato a casa 50 milioni di dollari del 1998 come liquidazione. Nella sabbia<br />

sparirono solo i soldi degli azionisti minori. Henry Kravis che ha incassato con<br />

la sua KKR un miliardo di dollari di commissioni è diventato uno dei principi<br />

del private equity a livello mondiale. Talvolta riposa in una delle sue ville<br />

sparse per tutto il pianeta (anche all’Argentario), tal’altra cede alla passione<br />

per l’arte e il mecenatismo. Kravis organizza iniziative per i quartieri poveri.<br />

Nella sola operazione Nabisco la KKR aveva incassato parcelle per 75<br />

milioni di dollari dai suoi clienti, mentre la banca d’affari Drexel Burnham<br />

Lambert aveva guadagnato ben 227 milioni di dollari, Morgan Stanley 25,<br />

Merryl Lynch 109. Una pioggia di quattrini che ha reso irripetibile quella<br />

serata di dicembre del 1988 quando, sotto il cielo di Manhattan, si erano<br />

radunati tutti i barbari dell’impero a celebrare quella formula magica<br />

“lbo”, leverage by out, che aveva reso possibile la conquista di Rjr Nabisco.<br />

C’era voluta un’asta all’ultimo dollaro, tra colpi bassi, menzogne,<br />

pressioni nei confronti della Sec, la Consob americana. Prima si era mosso<br />

Ross Johnson, il dispotico amministratore del gruppo, offrendo 75 dollari<br />

ad azione; poi era spuntata la KKR, pronta ad offrire 90 dollari. Infine,<br />

in una giornata memorabile di dicembre, davanti al board della Nabisco<br />

al gran completo, ci fu il duello mortale: 94 dollari, disse mister Kravis;<br />

101, replicò Johnson; 103 ribattè KKR; 108 fu la risposta di Johson.<br />

Ma alle 11 di sera la spuntò Kravis: 109 dollari per titolo, ovvero 24,88<br />

miliardi di dollari: più del debito estero di Bolivia, Uruguay, Costa Rica,<br />

Honduras e Giamaica messi assieme. Niente male per la premiata ditta KKR,<br />

16 dipendenti. Ma la formula magica, “lbo”, rende possibili questi miracoli.<br />

Negli anni Ottanta la KKR riusci’ a organizzare almeno 37 “lbo”<br />

con un rapporto tra capitali propri e debiti, in media, di uno a dieci.<br />

no le aziende, grandi o piccole che siano, con danaro prevalentemente<br />

a prestito; si effettua rapidamente un bello spezzatino e si<br />

porta a casa da due a dieci volte il capitale investito. Tutto è ricominciato,<br />

nel 2000, allo scoppio della bolla speculativa di Internet<br />

con il conseguente drammatico ridimensionamento dei valori di<br />

Borsa. Prima, per tutti gli anni ‘90, le fusioni avvenivano per lo più<br />

con lo scambio di azioni. Ancora prima, appunto negli anni ‘80,<br />

all’epoca della Kkr ma anche di raider famosi come Carl Icahn o<br />

T.Boone Pickens (un texano al quale il padre aveva dato quel nome<br />

ispirandosi alla bisteccona TBone), erano invece condotte con<br />

danaro contante tutto frutto di debiti che ovviamente andavano<br />

MASSIMO SIRAGUSA / CONTRASTO<br />

I pescatori recuperano i tonni<br />

finiti nelle loro reti da pesca.<br />

Favignana, 2001<br />

| dossier | private equity |<br />

restituiti il più in fretta possibile. E dopo il 2000? Si è tornati ai debiti.<br />

Perché le azioni ora valevano troppo poco, e poi perché la Fed<br />

aveva avviato la stagione dei grandi ribassi del costo del denaro che<br />

dovevano portare i tassi al minimo dal 1958, e cioè intorno all’1%,<br />

livello cui sono rimasti per quasi tre anni, da fine 2001 al 2004. È<br />

diventato facile indebitarsi emettendo titoli appositi: quelli dei private<br />

equity, che sono tecnicamente dei fondi d’investimento chiusi,<br />

sono classificati “ad alto rischio” e quindi devono rendere più<br />

degli altri, ma la concorrenza dei titoli di stato o delle obbligazioni<br />

dei grandi gruppi era fin troppo facile da battere appunto perché<br />

quei tassi erano legati a quelli della Fed. C’è stato insomma tutto<br />

il tempo per i fondi di private equity di attrezzarsi e di oliare la<br />

loro macchina e le loro “leve”, come si chiama tecnicamente la capacità<br />

di indebitarsi. E quindi per diventare aggressivi, potenti, infine<br />

dominanti. Anche i nomi dei nuovi barbari spesso sono gli<br />

stessi dei vecchi.<br />

Anche in Italia i fondi di private equity sono attivissimi. Globalmente,<br />

l’attivismo di questi fondi ha fatto impennare il mercato<br />

delle fusioni e acquisizioni che gli addetti ai lavori del mondo<br />

della finanza chiamano Merger and Acquisition: 1.900 miliardi di<br />

dollari nel 2004, 2.800 miliardi nel 2005, poco meno di 2.700 miliardi<br />

nei primi nove mesi del 2006.<br />

Affari. Solo affari<br />

I fondi di private equity comprano e, come si diceva, vendono. E<br />

sanno vendere: la Dynegy, un colosso energetico americano, ha<br />

comprato in tutta fretta quattro centrali elettriche dal fondo LS<br />

Power <strong>Group</strong> per risolvere alcune sue carenze produttive. E fanno<br />

anche di più: ormai sono così potenti che le aziende li utilizzano<br />

per operazioni che una volta sarebbero state definite, in modo un<br />

po’ sprezzante, dei portage, oppure per fare rapidamente cassa. Il<br />

caso più emblematico, anche perché assolutamente nostrano, è<br />

quello dei cavi Pirelli. Il gruppo di Tronchetti Provera alla ricerca<br />

di liquidità immediata, per mettere una toppa alle numerose difficoltà<br />

causate dalla vicenda Olimpia, ha ceduto tutto il comparto<br />

| ANNO 7 N.49 | MAGGIO 2007 | valori | 19 |


| dossier | private equity |<br />

FONTE: HFR<br />

dei cavi alla banca d’affari Goldman Sachs. Valutata all’epoca 1,3<br />

miliardi di euro ora viene collocata in Borsa, con il nome di Prysmian,<br />

ad oltre 3 miliardi.<br />

Ma i fondi di questa natura non fanno soldi solo comprando e<br />

rivendendo. Si fanno anche pagare lautamente per commissioni e<br />

consulenze.<br />

Fino ad arrivare a degli incredibili paradossi: quando il fondo<br />

Blackstone acquisì il gruppo Celanese, offrì al gruppo stesso la sua<br />

consulenza per sopravvivere dopo l’acquisizione. Così avvenne e la<br />

Celanese pagò nel 2004 alla Blackstone, che la stava inesorabilmente<br />

inglobando, 45 milioni di dollari di consulenza, più del doppio<br />

di quanto pagò nella stessa occasione alla Goldman Sachs, che<br />

si accontentò di 18 milioni. Per non essere scavalcate, le maggiori<br />

NUMERO DI HEDGE FUND / PATRIMONI GESTITI DAL 1990 AL 2005<br />

10.000<br />

9.000<br />

8.000<br />

7.000<br />

6.000<br />

5.000<br />

4.000<br />

3.000<br />

2.000<br />

1.000<br />

0<br />

1990<br />

1991<br />

1993<br />

| 20 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

1994<br />

banche d’investimento hanno capito che devono entrare nel business.<br />

Così l’ultima vague è quella del private equity direttamente<br />

collegato con le maggiori finanziarie di Wall Street. Sono state riluttanti<br />

all’inizio, ma ormai tutte le investment bank hanno fra le<br />

loro partecipazioni qualche fondo di questo tipo. Il quale, visto che<br />

è emanazione di una centrale così potente, è diventato rapidamente<br />

forte e potente a sua volta. Però l’establishment finanziario<br />

più ortodosso questa non l’ha digerita e comincia a dare segni di insofferenza.<br />

«Hanno imparato a trarre subito il massimo dei profitti<br />

dalle acquisizioni - scrive Business Week - ricorrendo alle forme più<br />

sofisticate di ingegneria finanziaria, e a volte forzando le leggi sulla<br />

bancarotta, pur di acquisire il controllo delle società: nel loro insieme<br />

i fondi di private equity sono entrati in un momento storico<br />

1.200<br />

1.000<br />

ON ESISTE UNA PRECISA DEFINIZIONE GIURIDICA del termine<br />

hedge fund: letteralmente, nei dizionari di inglese dedicati<br />

ai temi della finanza, sono «fondi di investimento<br />

che utilizzano tecniche di copertura».<br />

Una definizione appropriata potrebbe essere:<br />

«qualsiasi fondo che non sia un convenzionale fondo<br />

d’investimento», ossia qualsiasi fondo dove si usino<br />

una serie di strategie diverse dal semplice acquisto di<br />

obbligazioni, azioni e titoli di credito. Gli hedge fund<br />

vengono di volta in volta indicati come strumenti di<br />

investimento alternativi, fondi altamente speculativi,<br />

fondi di fondi, sempre in contrapposizione con le forme<br />

di gestione del risparmio di tipo tradizionale, regolate<br />

da leggi e regolamenti specifici che ne limitano<br />

l’operatività e il rischio.<br />

La nascita degli hedge funds risale al lontano 1949<br />

quando il giornalista americano A.W. Jones fondò il<br />

suo Fondo privato di investimento ottenuto dalla combinazione<br />

di due tecniche speculative: una posizione<br />

lunga in alcuni titoli e una corta in altri. Questi ultimi<br />

venivano venduti allo scoperto, ovvero acquistati con<br />

danaro preso a debito e venduti per puntare su un loro<br />

ribasso. Successivamente Jones cominciò a far en-<br />

800<br />

600<br />

400<br />

200<br />

0<br />

trare altri gestori trasformando così il primo hedge<br />

fund nel primo fondo multi-manager della storia.<br />

L’innovazione risiedeva anche nell’introduzione di<br />

una retribuzione dei managers legata a incentivi (performance<br />

fees, ovvero la retrocessione di parte delle performance<br />

positive realizzate dal gestore). La strategia di Alfred<br />

Winslow Jones, malgrado i suoi brillanti risultati,<br />

non sembrò trovare molto seguito a Wall Street. L’interesse<br />

degli operatori si destò solo dopo la pubblicazione<br />

di un articolo che riportava le ottime performance di<br />

questi strumenti nel periodo 1956-1965.<br />

Nei due anni successivi furono lanciati più di 100<br />

hedge fund, di cui tuttavia solo due sopravvissero ai<br />

crack del 1969-1970 e del 1973-1974: il Quantum<br />

Fund di George Soros e lo Steinhardt Partners di Michael<br />

Steinhardt. Soros, che speculava principalmente<br />

su valute, raggiunse una potenza tale che il suo fondo<br />

fu ritenuto corresponsabile sia della marcata<br />

correzione della sterlina britannica nel 1992 (-15 per<br />

cento circa contro il marco tedesco in pochi giorni) sia<br />

del collasso del ringitt malese nel 1997 (crisi asiatica).<br />

Sempre nel ‘92 il fondo hedge di Soros fu alla base della<br />

svalutazione della lira italiana del 30% e della di-<br />

di eccessi». È un po’ come accadde con il venture capital<br />

degli anni ‘90, scrive il settimanale, «quando l’eccesso<br />

di denaro e la facilità di ottenerlo alla fine causò<br />

il crollo di tutto». Il Financial Times ha recentemente dato<br />

notizia che la Financial Services Authority, la Consob<br />

inglese, ha iniziato un’indagine «sulla sospetta creatività<br />

di finanziamento» utilizzata da alcuni fondi e sui «potenziali<br />

conflitti di interessi» di altri. E l’Economist ha scritto: «Se si facesse<br />

un remake cinematografico di Wall Street, Michael Douglas anziché<br />

Gordon Gekko dovrebbe stavolta interpretare Steve Schwarzman,<br />

il presidente del fondo Blackstone». Non piacciono a nessuno, insomma,<br />

ma continuano a dettare legge. .<br />

Hedge fund, speculazione assoluta<br />

Senza una definizione precisa, demonizzati anche dalle Banche centrali ora sono stati sdoganati su iniziativa del Governatore Mario Draghi ma continuano a fare paura.<br />

LA LEVA<br />

NUMERO DI HEDGE FUND<br />

1992<br />

N<br />

IL MECCANISMO<br />

DEL LEVERAGE,<br />

della leva finanziaria,<br />

è abbastanza<br />

semplice: una società<br />

si offre di comprare<br />

le azioni di una<br />

società, per acquisirne<br />

il controllo, ad un<br />

prezzo molto più alto<br />

di quello corrente.<br />

Il capitale viene preso<br />

a prestito da banche<br />

o raccolto sul mercato<br />

con obbligazioni<br />

ad alto rischio<br />

e rendimento.<br />

Per pagare i debiti,<br />

infine, si utilizzano<br />

i profitti della società<br />

acquisita. Esattamente<br />

come è successo<br />

con Telecom Italia.<br />

1995<br />

1996<br />

1997<br />

1998<br />

PATRIMONI GESTITI IN MILIARDI DI USD<br />

1999<br />

2000<br />

2001<br />

2002<br />

2003<br />

2004<br />

2005<br />

1.200.000<br />

1.000.000<br />

800.000<br />

600.000<br />

400.000<br />

200.000<br />

0<br />

FONTE: HFR DATI AGGIORNATI AL SECONDO TRIM. 2005<br />

QUANTO GESTISCONO GLI HEDGE FUND NEL MONDO [IN MLD DI DOLLARI]<br />

375<br />

1998<br />

456<br />

1999<br />

488<br />

2000<br />

536<br />

2001<br />

622<br />

2002<br />

817<br />

2003<br />

973<br />

2004<br />

1.025<br />

2005<br />

QUOTA INVESTIMENTI IN % DEGLI HEDGE FUNDS[31 GENNAIO 2005]<br />

MULTY STRATEGY<br />

11,5%<br />

FUTURES<br />

5,2%<br />

AZIONI<br />

A BREVE\LUNGO<br />

28,0%<br />

ARBITRAGGI<br />

2,2%<br />

MERCATI AZIONARI STABILI<br />

4,2%<br />

MERCATI EMERGENTI<br />

5,4%<br />

PRODOTTI A BREVE<br />

0,6%<br />

struzione di ricchezza da parte della Banca d’Italia nel<br />

vano tentativo di difendere la divisa nazionale.<br />

I clamorosi crolli<br />

La storia degli hedge fund è anche caratterizzata da rumorosi<br />

crolli. Il caso più noto è certamente il collasso<br />

del Long Term Capital Management Fund (LTCM) nel<br />

quadro della crisi russa del 1998. Questo fondo, costituito<br />

nel 1994 da John Meriwether, poteva valersi nello<br />

staff di gestione anche di due premi Nobel, Myron<br />

Scholes e Robert Merton. Le buone performance dei<br />

primi anni e i contatti con molte banche internazionali<br />

gli aprirono facilmente l’accesso ai crediti: all’inizio<br />

del 1998, LTCM controllava un portafoglio di circa<br />

100 miliardi di dollari americani a fronte di un valore<br />

reale di soli 4 miliardi, con una leva finanziaria pari a<br />

25 volte il capitale investito. Il fondo era focalizzato su<br />

tre ambiti: volatilità degli indici, prestiti su pegno e<br />

mercati emergenti. Quando nell’agosto dello stesso anno<br />

la Russia svalutò il rublo e richiese una moratoria<br />

per i suoi debiti, i mercati si diressero in massa verso investimenti<br />

di qualità scatenando una crisi di liquidità<br />

negli strumenti finanziari in cui era investito il fondo.<br />

EVENTI EMERGENTI<br />

23,6%<br />

ARBITRAGGI<br />

SUI TASSI<br />

7,7%<br />

GLOBAL MACRO<br />

11,6%<br />

Michael<br />

Moritz.<br />

UNA SEQUOIA<br />

MOLTO HI-TECH<br />

| dossier | private equity |<br />

NEL VARIOPINTO MONDO DEL PRIVATE EQUITY<br />

non ci sono solo i barbari. Alcune delle più grandi aziende<br />

dell’hi-tech devono la loro sopravvivenza proprio ai capitali<br />

messi a disposizione da fondi, prevalentemente della Silicon<br />

Valley. Somme spesso piccole rispetto a quelle astronomiche<br />

del grande giro della finanza.<br />

Uno dei nomi che hanno segnato la storia delle nuove<br />

tecnologie è quello di Sequoia. Fondata nel 1972 da Donald<br />

Valentine, detto Don, ex capo della National Semiconductor,<br />

Sequoia è stata il motore di Apple, Cisco, Oracle Yahoo!, PayPal,<br />

Google sino all’ultimo caso di YouTube. Artefice di queste<br />

operazioni Michael Moritz.<br />

Nato a Cardiff, nel Galles, 51 anni fa, studi di storia a Oxford,<br />

un master in business administration alla Wharton School<br />

dell’università di Pennsylvania, Moritz ha cominciato a lavorare<br />

come giornalista. Negli anni ‘80 era capo dell’ufficio di San<br />

Francisco del settimanale Time e in quel periodo scrisse un libro<br />

sulla Apple intitolato The Little Kingdom (Il piccolo regno). Poi<br />

si mise in proprio, creando la Technological Partners, una società<br />

per la pubblicazione di newsletters e l’organizzazione di convegni.<br />

Conobbe Valentine, che era stato uno dei primi finanziatori di Steve<br />

Jobs, e nel 1986 passò a Sequoia, diventandone da quel momento<br />

il vero protagonista. Secondo Forbes, Moritz, che vive a San<br />

Francisco con la moglie scrittrice, Harriet Heyman, e due figli<br />

maschi, e che ha un patrimonio personale di circa un miliardo<br />

di dollari, ha avuto un ruolo essenziale nel lanciare alcune società<br />

della Silicon Valley che ora rappresentano il 10% della<br />

capitalizzazione del Nasdaq. Moritz intuì la novità di Google,<br />

il motore di ricerca messo in piedi dai due giovani studenti, e versò<br />

nel 1999 12,5 milioni di dollari in cambio del 10% della società.<br />

Adesso quel 10% di Google vale almeno 14 miliardi di dollari.<br />

Moritz, che gode di un prestigio quasi senza pari nella Silicon<br />

Valley, siede nel consiglio di amministrazione della Google<br />

a Mountain view. E grazie anche a questa posizione ha appoggiato<br />

e favorito l’affare YouTube. I giornali di tutto il mondo hanno<br />

raccontato la storia di Chad Hurley e Steve Chen, i due giovanissimi<br />

fondatori di YouTube (29 anni il primo, 28 il secondo),<br />

paragonando la loro avventura imprenditoriale e la loro improvvisa<br />

ricchezza all’ascesa di Sergey Brin e Larry Page, i due fondatori<br />

di Google. Ma in realtà dietro al passaggio di mano di YouTube<br />

c’è stato soprattutto il ruolo della Sequoia e del suo uomo di punta:<br />

Michael Moritz. È stata infatti la società di venture capital di Sand<br />

Hill road a credere per prima in YouTube. Grazie a un minuscolo<br />

investimento di appena 11,5 milioni di dollari, nell’autunno 2005,<br />

Sequoia aveva circa il 30% del capitale di YouTube e quindi,<br />

con il passaggio a Google, incasserà quasi mezzo miliardo<br />

di dollari, cioè 43 volte l’investimento iniziale.<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 21 |


| dossier | private equity |<br />

FONTE: FINANCIAL TIMES<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

0<br />

| 22 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

In due settimane, il valore reale dell’LTCM scese a 2,3<br />

miliardi di USD (-42,5 per cento).<br />

Negli ultimi 10 anni il settore dei fondi speculativi<br />

ha registrato una crescita esponenziale, in numero<br />

e in mole di attività gestite, passata dai circa 150 miliardi<br />

di dollari del 1996 a quota 1.500 miliardi nel<br />

2006. L’analisi è dell’International Financial Services<br />

di Londra (Ifsl), think tank britannico specializzato sul<br />

settore. Rispetto al 2005 l’ammontare di asset in gestione<br />

è cresciuto di quasi un terzo.<br />

Per la prima volta il numero di hegde fund a livello<br />

globale nel 2006 ha superato quota 9.000, con un aumento<br />

del 5% rispetto all’anno precedente. Il settore<br />

«continua a registrare una crescita notevole in attività<br />

gestite e in numero e tipologia di istituzioni che investono<br />

sugli hedge fund».<br />

Proprio sulle controparti, la prima fonte di finanziamento<br />

e investimento sugli hedge funds restano i<br />

privati, in genere businessman con elevate disponibilità<br />

finanziarie, ma «gli ultimi anni - si legge nel rap-<br />

porto dell’Ifsl - sono stati caratterizzati da crescenti investimenti<br />

da parte degli investitori istituzionali», come<br />

banche, fondi pensione, università e perfino organizzazioni<br />

caritatevoli.<br />

Ad oggi l’esposizione diretta del sistema mondiale<br />

sugli hedge fund resta limitata al 2% circa dei portafogli<br />

di investimento globali. Ma questa quota è destinata<br />

a crescere, soprattutto sulla scia di un aumento<br />

della domanda da parte degli investitori<br />

istituzionali che «tipicamente richiedono più control-<br />

FONDI RACCOLTI IN MILIARDI DI DOLLARI I PRIMI 10 (GIÀ COMPLETATI)<br />

I 10 MAGGIORI (ANCORA APERTI)<br />

LE 10 OPERAZIONI PIÙ GRANDI NEGLI USA [2005-07]<br />

44<br />

2003<br />

95<br />

2004<br />

156<br />

2005<br />

Il volto buono del private equity<br />

che investe in iniziative filantropiche<br />

Il settore più aggressivo del capitalismo lancia in Europa cinque iniziative a favore dei bambini. Reinvestire nella comunità sta diventando un imperativo categorico ma non mancano gli accenti polemici e contrari<br />

SI SONO FATTI PURE LA FONDAZIONE FILANTROPICA a sostegno<br />

per l’infanzia. Si chiama Private equity foundation,<br />

voluta da 70 tra le maggiori società che gestiscono<br />

fondi di private equity, da Blackstodi<br />

Alessia Maccaferri* ne a Summit, da Kkr a Candover, da<br />

Permira a Texas Pacific, e può contare<br />

su un patrimonio iniziale di 7,8 milioni di euro.<br />

Ma la serata di gala organizzata in pompa magna a Londra è stata<br />

guastata dalla manifestazione dei sindacati contro i fondi che investiranno<br />

in cinque charities, impegnate sui problemi dell’infanzia.<br />

Quella sera ha rischiato di essere un boomerang per un settore già accusato<br />

di muoversi con spregiudicatezza. Davanti al locale londinese,<br />

a sorpresa il sindacato ha manifestato contro i tagli di posti di lavoro,<br />

e dal picchetto si è alzata la voce di Paul Maloney del British<br />

General Union (Gmb), che ha detto: «Ècome se Erode diventasse il<br />

Settanta tra i principali<br />

fondi hanno lanciato cinque<br />

charities. «Sono come<br />

Erode», risponde il<br />

sindacato che li contesta<br />

189<br />

2006<br />

205<br />

STIMA 2007<br />

ANNO DIMENSIONE<br />

1. Blackstone 2006 $ 15,6 mld<br />

2. Texas Pacific <strong>Group</strong> 2006 $ 15,0 mld<br />

3. Permira 2006 $ 14,7 mld<br />

4. Providence Equity 2006 $ 12,0 mld<br />

5. Apollo Investment 2006 $ 10,1 mld<br />

6. Cinven 2007 $ 8,6 mld<br />

7. GS Capital Partners 2006 $ 8,5 mld<br />

8. Baln Capital Fund 2006 $ 8,0 mld<br />

9. CVC Eurpean Equity Partners 2005 $ 7,9 mld<br />

10. <strong>Carlyle</strong> Partners 2005 $ 7,8 mld<br />

DIMENSIONE<br />

1. Gs Capital Partners $ 19,0 mld<br />

2. KKR $ 16,6 mld<br />

3. <strong>Carlyle</strong> Partners $ 15,0 mld<br />

4. Thomas H. Lee $ 9,0 mld<br />

5. Helman & Friedman $ 8,0 mld<br />

6. Silver Lake Partners $ 8,0 mld<br />

7. <strong>Carlyle</strong> Europe Partners $ 5,0 mld<br />

8. Terra Firma Capital Partners $ 4,0 mld<br />

9. Doughty Hanson $ 3,0 mld<br />

10. Fortress Investment Fund $ 4,0 mld<br />

patrono della Britain’s National society for the Prevention of cruelty<br />

to children». Accuse fatte proprie anche da un gruppo di laburisti che<br />

in Parlamento ora chiede una maggiore trasparenza, una migliore regolamentazione<br />

e minori agevolazioni fiscali per il settore. L’opinione<br />

pubblica insinua che i private equity cerchino di rifarsi un’immagine<br />

e una reputazione dopo i casi che hanno coinvolto Aa, Little<br />

Chef restaurant, Birds Eye, società acquisite e smantellate dai fondi,<br />

con centinaia di posti di lavoro persi.<br />

Uno dei personaggi più controversi è Damon Buffini, 44 anni,<br />

che ha portato Permira nel firmamento del private equity. Figlio<br />

abbandonato di un soldato americano nero e cresciuto dalla madre<br />

in una casa popolare di Leicester, laureato a Cambridge e Harvard,<br />

Buffini avrebbe una fortuna di 100 milioni di sterline ed è<br />

considerato uno degli uomini più influenti della City. Sotto la sua<br />

guida Permira è diventato uno dei maggiori operatori. Sono plausibili<br />

le accuse del sindacato e dei laburisti? È un dibattito antico.<br />

Si può andare in una direzione con la mano destra e in un’altra con<br />

la mano sinistra? Può l’etica entrare in un 5% di attività filantropiche<br />

e non trovare lo stesso rigore nel 95% di attività for profit?<br />

La domanda è tutt’altro che filosofica. Nei mesi scorsi l’America ha<br />

dovuto guardare in faccia la moralità del più celebrato benefattore<br />

al mondo: un’inchiesta del «Los Angeles Times» ha alzato il ve-<br />

FONTE: THOMSON FINANCIAL<br />

OBIETTIVO ACQUIRENTE DIM. IN MLD<br />

1. Txu KKR, TPG $ 44,37<br />

2. Equity Office Properties Blackstone $ 37,71<br />

3. Hca Bain Capital $ 32,15<br />

4. Rjr Nabisco Kkr $ 30,20<br />

5. Kinder Morgan Gs Capital $ 27,49<br />

6. Harrah’s Entertainment Apollo Mgmt $ 27,39<br />

7. First Data Kkr $ 27,03<br />

8. Clear Channel Commun Bain Capital $ 26,70<br />

9. Freescale Semiconductor Firestone $ 17,45<br />

10. Albertsons Super Valu $ 17,37<br />

lo su una serie di investimenti discutibili - aziende ad alto impatto<br />

ambientale - della Bill and Melinda Gates Foundation.<br />

Novant’anni fa un’altra America guardò al pioniere della filantropia<br />

Rockefeller, dopo il massacro di Ludlow. Il 20 aprile 1914 venti<br />

persone morirono, durante la repressione degli scioperi dei minatori<br />

da parte delle guardie private armate della Colorado Fuel and<br />

Iron Company, di proprietà Rockefeller. Dopo quei fatti, su consiglio<br />

del reverendo battista Fredrick Gates, i Rockefeller si concentrarono<br />

sulla loro attività filantropica. Spinti sicura-<br />

mente dalla fede religiosa e dalla volontà di<br />

restituire alla comunità parte delle loro ricchezze<br />

- già a 18 anni John Davidson Rockefeller<br />

aveva un libretto con i risparmi da devolvere<br />

ai poveri - gli industriali americani<br />

erano supportati anche dal desiderio di accrescere<br />

la loro incrinata reputazione.<br />

E oggi se il settore più spregiudicato del<br />

capitalismo si muove nell’ambito della filantropia,<br />

che cosa cerca? Il private equity<br />

vive un momento d’oro e le seconde generazioni<br />

- analogamente a quanto successo ai<br />

giovani della new economy americana co-<br />

FONTE: JOSH LERNER<br />

25% PERCENTUALE PER INVESTITORE DAL 1991 AL 2001<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

-5<br />

LE 10 OPERAZIONI PIÙ GRANDI IN EUROPA [2005-07]<br />

OBIETTIVO ACQUIRENTE DIM. IN MLD<br />

1. Alliance Boots KKR $ 16,62<br />

2. VNU Valcon Acqu. $ 11,29<br />

3. TDC Nordic Telephone $ 10,62<br />

4. AWG Osprey Acqu. $ 10,41<br />

5. Philips Semiconductors KKR $ 9,48<br />

6. TDF Texas Pacific $ 6,37<br />

7. Assoc. British Ports Admiral Acqu $ 6,13<br />

8. National - Scotland & South Scottish & S. Energy $ 5,98<br />

9. Amadeus Global Travel Wam Acq. $ 5,85<br />

10. ISS PurusCo $ 5,14<br />

RITORNO MEDIO DA INVESTIMENTI IN PRIVATE EQUITY<br />

FONDI<br />

li e procedure formali - avverte l’Ifsl - rispetto agli investitori<br />

individuali».<br />

La madre patria resta gli Stati uniti, con New York a<br />

cui fa capo il 36% di assets controllati da hedge fund. Ma<br />

la quota Usa è in calo: nel 2002 rappresentava il 45%, rileva<br />

lo studio, mentre cresce quella della Gran Bretagna,<br />

primo centro europeo. La quota di asset controllati da<br />

hedge funds con sede a Londra rispetto al totale del settore<br />

è salita dal 10% del 2002 al 21% nel 2006, raggiungendo<br />

l’ammontare di 360 miliardi di dollari. .<br />

FONDI PENSIONE<br />

PUBBLICI<br />

COMPAGNIE<br />

ASSICURATIVE<br />

FONDI PENSIONE PRIVATI<br />

| dossier | private equity |<br />

LE 10 OPERAZIONI PIÙ GRANDI IN ASIA [2005-07]<br />

OBIETTIVO ACQUIRENTE DIM. IN MLD<br />

1. Quantas Airways Airline Partners Aus. $ 10,95<br />

2. ICBC Goldman Sachs $ 3,78<br />

3. Publishing & Broadcasting CVC $ 3,13<br />

4. APN News & Media Ind’t News & Media $ 3,03<br />

5. Seven Network KKR $ 3,02<br />

6. DCA <strong>Group</strong> CAID Pty $ 1,99<br />

7. Telecom Directories CCMP Capital Asia $ 1,50<br />

8. China Network Systems MBK Partners $ 1,50<br />

9. Eastern Multimedia <strong>Carlyle</strong> <strong>Group</strong> $ 1,50<br />

10. Tommy Hilfiger Apax Europe $ 1,40<br />

me Larry Page e Sergey Brin di Google - sentono il dovere di «restituire»<br />

alla società parte delle loro fortune. In secondo luogo, nei<br />

Paesi anglosassoni il regime di sgravi fiscali incentiva la beneficenza.<br />

Infine, la filantropia è un campo interessante per quei manager<br />

che vogliono mettere in gioco competenze, progettualità e risorse.<br />

Nel progetto della Private equity foundation, per esempio, è coinvolto<br />

un “broker” d’esperienza: New Philantropic Capital - in cui<br />

lavorano professionisti come Gavyn Davies ex chief economist di<br />

Goldman Sachs ed ex consigliere economico<br />

del Governo - incrocia donatori e charities,<br />

pubblica report con i risultati delle organizzazioni<br />

più efficienti, sperimenta<br />

modi innovativi di donare. Per esempio, tra<br />

le cinque charities che beneficeranno delle<br />

risorse di Pef c’è uno dei più avanzati esempi<br />

di filantropia in Europa: Impetus Trust,<br />

fondato nel 2002 dal venture capitalist<br />

Stephen Dawson, che applica un approccio<br />

business alla filantropia.<br />

«Sicuramente il private equity punta ai<br />

valori intangibili, a migliorare la propria<br />

reputazione - spiega Giuliana Gemelli,<br />

FONDI DI FONDI<br />

BANCHE<br />

ALTRI<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 23 |


| dossier | private equity |<br />

coordinatrice del Master in International Philanthropy dell’università<br />

di Bologna -. Ma accanto a questo dobbiamo valutare che<br />

le best practice portate avanti nel no-profit possono avere una ricaduta<br />

positiva sulle attività finanziarie, raddrizzare cioè la logica<br />

del private equity». Oggi il salto di qualità è «allineare il profit sul<br />

no profit. L’azienda non si può limitare all’accumulazione dei dividendi<br />

ma deve puntare a reinvestire nella comunità, locale o internazionale<br />

che sia - aggiunge Gemelli. - L’etica non può essere<br />

relegata all’attività di donazione o alla corporate social responsability.<br />

Ipotizziamo per esempio un top ranking che tenga conto<br />

della trasparenza con gli stakeholder, dell’impatto sociale, delle risorse<br />

umane, dell’empowerment della comunità. Su questa strada<br />

in Italia ritroviamo spontaneamente l’esperienza di Olivetti o<br />

di diverse piccole e medie imprese».<br />

Proprio in Italia - come in tutto il Sud Europa - la filantropia si<br />

tiene ancora molto lontana dai valori intangibili e dal marchio. So-<br />

LA DEFINIZIONE PIÙ SUGGESTIVA CON LA QUALE definisce l’identità<br />

del “nuovo capitalismo” è “darwiniano”. Un<br />

sinonimo di “spietato” che lui preferisce tradurre con<br />

“irriverente”, per definire quella tipologia<br />

di Bruno Perini di capitalisti che hanno come unica legge<br />

quella di creare valore. L’affermazione più<br />

curiosa, invece, per uno che fa il suo mestiere, è che Lenin<br />

aveva ragione quando pensava alla grande influenza<br />

del sistema bancario. Anzi, a dirla tutta è convinto<br />

che un’istituzione come Mediobanca un po’<br />

leninista lo era fino a quando Enrico Cuccia era vivo.<br />

«L’analisi di Lenin sul ruolo delle banche, come principale<br />

detentore di capitale, era corretta in riferimento<br />

all’economia tedesca dell’epoca. D’altronde lui non<br />

poteva sapere che sarebbe nata una nuova forma di capitalismo<br />

ben rappresentata dagli hedge fund e da quei<br />

fondi di private equity che grazie alla loro disponibilità<br />

finanziaria sono così determinanti per l’esistenza e lo<br />

sviluppo del mondo industriale. Pensi che il 25% delle<br />

transazioni di merger and acquisition passano dai<br />

fondi di private equity, ovvero da fondi che ormai<br />

comprano il controllo delle imprese industriali».<br />

| 24 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

prattutto per ragioni culturali, molti protagonisti della finanza<br />

preferiscono l’understatement. I Giubergia - che guidano la finanziaria<br />

Ersel - hanno creato nel 1993 la Fondazione Paideia, impegnata<br />

nel disagio infantile. La famiglia torinese ha conferito un patrimonio<br />

iniziale di 300 milioni di vecchie lire e ogni anno si è<br />

impegnata a versare il 2% dell’imponibile. Sempre nell’ambito dei<br />

bambini si impegna la Fondazione Oliver Twist. Dietro il nome<br />

che richiama il personaggio di Charles Dickens, ci sono Leonardo<br />

Del Vecchio e Paolo Basilico, 48 anni, amministratore delegato di<br />

Kairos. Quest’ultimo gruppo finanziario - che gestisce una massa<br />

di 6,4 miliardi di euro - destina il 2% dei suoi utili all’attività della<br />

fondazione, coprendo interamente i costi di gestione. E ancora<br />

Vincenzo Manes, 47 anni, presidente di Intek, creatore della Fondazione<br />

Dynamo che sostiene in Italia il progetto Hole in the wall<br />

di Paul Newman, a favore dei bambini malati. .<br />

*Da Il Sole24ore del 21 aprile<br />

Il capitalismo“irriverente”<br />

non ammette selezione<br />

Paolo Zannoni, partner di Goldman Sachs e capo della divisione investment bank Italia, parla a ruota libera.<br />

“<br />

Senza nulla togliere<br />

a Marchionne senza l’apporto<br />

degli hedge fund al titolo,<br />

Fiat non sarebbe<br />

risalita così tanto<br />

”<br />

Paolo Zannoni, partner di Goldman Sachs International<br />

e capo della divisione investment bank Italia,<br />

il capitalismo lo conosce bene, in tutte le sue sfaccettature.<br />

E certamente in tutte le sue spietatezze e storture.<br />

Non solo perché lavora in una delle più potenti<br />

cattedrali del capitalismo mondiale, e neppure perché<br />

i grandi gruppi sono o suoi clienti o suoi partner. Queste<br />

due ragioni basterebbero a dargli una conoscenza<br />

dei meccanismi che muovono i fiumi di denaro che<br />

attraversano senza sosta la ragnatela della comunità<br />

internazionale degli affari. Ma ce n’è un'altra che forse<br />

conta di più: la sua biografia. Se infatti si dà uno<br />

sguardo al suo curriculum, si scopre che prima di entrare<br />

a far parte di quelle cattedrali del capitalismo più<br />

“irriverenti”, più aggressive, più sovranazionali, Paolo<br />

Zannoni ha mosso i primi passi della sua carriera,<br />

dopo un periodo con Sartori e a Yale, nel più simbolico<br />

dei grandi gruppi italiani: la Fiat. Dagli anni 70 fino<br />

al 1994, infatti, il banchiere d’affari è stato assistente<br />

dell’avvocato Agnelli, presidente dellla Fiat Usa<br />

a Washington, fino a diventare responsabile degli affari<br />

internazionali del gruppo di Torino. Nel 1994 ha<br />

fatto il suo primo ingresso in Goldman Sachs, e così è<br />

entrato a far parte di quel gruppo di banchieri che decidono<br />

attraverso le leve del denaro accumulato nelle<br />

banche d’affari, negli hedge fund e nel private equity<br />

il destino dell’industria in tutto il mondo. Soffermarsi<br />

troppo a lungo sulla “potenza “ della Goldman Sachs<br />

non è possibile in questa sede. Diciamo soltanto<br />

che l’attività di Goldman Sachs sia come advisor, sia<br />

come partner, sia come gestore di attività spazia dalle<br />

banche alle assicurazioni, ai governi nei processi di<br />

privatizzazione, dai settori industriali, come le telecomunicazioni,<br />

all’energia e all’editoria. L’elenco delle<br />

operazioni è sterminato: ha quotato l’Ansaldo Sts e la<br />

Banca Generali, ha gestito l’aumento di capitale di Paribas<br />

per l’acquisto della Bnl, ha seguito la cessione di<br />

Fidis a Credit Agricole e la fusione BPVN con Bpi, ha<br />

acquistato la divisione cavi della Pirelli, è diventata<br />

partner in M&C con Carlo De Benedetti, è infine advisor<br />

di Agnelli, De Benedetti e Del Vecchio. A maggio<br />

l’Economist gli ha dedicato la copertina dal titolo:<br />

“On the top of the world”. Goldman Sachs and the<br />

culture of risk”.<br />

Insomma, Zannoni guarda le cose del capitalismo<br />

da un osservatorio privilegiato che mostra quanto sia<br />

cambiato il sistema rispetto a quando, ad esempio in<br />

Italia dominava quel “leninista “di Cuccia. «Lui è stato<br />

un precursore della strategia di partecipazione azio-<br />

naria nei grandi gruppi. Mediobanca la si potrebbe definire<br />

un precursore nazionale dei private equity. La<br />

differenza tra i nuovi capitalisti e la Mediobanca di<br />

Cuccia è che i primi sono irriverenti verso il potere,<br />

“sono azionisti di professione”che guardano esclusivamente<br />

alla valorizzazione degli investimenti mentre<br />

Cuccia il potere lo cercava.<br />

Hedge fund e Fiat<br />

Nel ricostruire il ruolo dei “nuovi capitalisti” Zannoni<br />

ragiona ad alta voce sulle recenti vittorie della Fiat, sul<br />

risanamento finanziario e industriale del Lingotto e sul<br />

ruolo di Sergio Marchionne. Il banchiere non ha dubbi:<br />

«Credo che senza l’apporto degli hedge fund al titolo<br />

Fiat non avrebbe quadruplicato il suo valore e forse<br />

la ristrutturazione finanziaria, senza nulla togliere<br />

alla grandezza dei manager e al ruolo delle banche,<br />

non sarebbe andata come è andata». Qualcuno definisce<br />

addirittura Marchionne il beniamino dei nuovi capitalisti.<br />

«Non so se sia il loro beniamino. Diciamo che<br />

| dossier | private equity |<br />

La stanchezza<br />

di un pescatore<br />

dopo una faticosa<br />

giornata di mare.<br />

Favignana, 2001<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 25 |<br />

MASSIMO SIRAGUSA / CONTRASTO


| dossier | private equity |<br />

“<br />

| 26 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

lo hanno seguito, gli hanno dato fiducia ed alla fine i<br />

risultati si sono visti per tutti».<br />

Ma esistono davvero i cosiddetti nuovi capitalisti?<br />

Davvero hanno un peso così grande sui destini del sistema<br />

gli hedge fund e il private equity? Non si tratta<br />

semplicemente della fase terminale della finanziarizzazione<br />

dell’economia nell’epoca moderna? Non sono<br />

questi che alimentano la grande spuculazione finanziaria?<br />

Quando nella sede milanese della Goldman Sachs<br />

gli rivolgo questa domanda Zannoni arriccia il naso e<br />

ti dà una risposta lapidaria: «Guardi che gli investitori<br />

istituzionali a cui stiamo facendo riferimento non si limitano<br />

a investire ma, diciamo così, acquistano il controllo<br />

delle società e usano questo controllo per aumentare<br />

il valore. In quanto<br />

Senza i nuovi<br />

capitalisti, private<br />

equity e hedge<br />

fund, non si<br />

creerebbe valore<br />

per il sistema<br />

”<br />

alla dimensione del fenomeno<br />

le consiglio di leggere questo report<br />

che le ho preparato perché<br />

si capisca di che cosa stiamo<br />

parlando. Il rapporto si chiama<br />

Background Materials on Priva-<br />

IL CHIÈCHI DEI PRINCIPALI PRIVATE EQUITY<br />

<strong>Carlyle</strong> <strong>Group</strong><br />

FONDI: 55 miliardi di dollari<br />

SEDE: Washington<br />

FONDAZIONE: 1987<br />

AD: Louis V. Gerstner<br />

<strong>Carlyle</strong> è stato chiamato “il club degli<br />

ex presidenti”: fra i suoi soci enumera<br />

infatti, oltre a papà Bush, John Major,<br />

ex-primo ministro conservatore inglese,<br />

l’ex dittatore filippino Ramos, Otto Pohl<br />

(già presidente della Bundesbank),<br />

Arthur Levitt, già presidente della Sec.<br />

Vi figurano anche Frank Carlucci,<br />

già ministro della Difesa e direttore<br />

della Cia; James Baker, già segretario<br />

di Stato di Bush (e ministro del Tesoro<br />

di Reagan), George Soros, Colin Powell.<br />

Anche la famiglia Bin Laden sedeva<br />

nel consiglio d’amministrazione accanto<br />

a papà Bush, fino a un mese dopo<br />

l’11 settembre 2001, stringendo uno stretto<br />

quanto ambiguo legame, tanto che oggi<br />

la famiglia Bin Laden e il gruppo <strong>Carlyle</strong><br />

hanno lo stesso avvocato, a Londra.<br />

Un vero «club esclusivo», di cui ha fatto<br />

parte anche Letizia Moratt, Carlo e Marco<br />

De Benedetti, Chicco Testa e Franco Tatò.<br />

Blackstone <strong>Group</strong><br />

FONDI: 43 miliardi di dollari<br />

SEDE: New York<br />

FONDAZIONE: 1985<br />

AD: Stephen Schwarzman<br />

Blackstone <strong>Group</strong> è il primo gruppo<br />

di private equity degli Usa, protagonista<br />

di operazioni di leveraged buyout. Fondata<br />

nel 1985 da Peter G. Peterson e Stephen<br />

A. Schwarzman, ha il quartier generale<br />

a New York, gestisce 43 miliardi di dollari<br />

tra fondi di private equity, hedge funds<br />

e gestioni patrimoniali. Negli ultimi<br />

anni è stato il principale traghettatore<br />

delle società che da quotate hanno<br />

lasciato i listini azionari. Il portafoglio<br />

del gruppo comprende produttori di chip,<br />

aziende del pharma, gruppi editoriali, società<br />

finanziarie e parchi divertimenti. Il parco<br />

di divertimenti Gardaland, acquistato<br />

per 500 milioni, al quale si è recentemente<br />

aggiunto il museo delle cere di Londra,<br />

Madame Tussauts. È il principale azionista<br />

di Deutsche Telekom, con un pacchetto<br />

del 4,5%. Recentemente Blackstone<br />

ha annunciato di volersi quotare<br />

in Borsa. La Cina ha destinato<br />

3 miliardi di dollari di riserve valutarie<br />

per acquistare azioni Blackstone.<br />

te Equity and hedge fund. Le cifre sono impressionanti<br />

e danno l’idea di che cosa intenda il banchiere per<br />

“nuova frontiera del capitalismo”. Basti qualche cifra:<br />

«L’attività di private equity è cresciuta in maniera sostanziale<br />

in tutta Europa con ritmi particolarmente<br />

marcati nel 2005 quando ha raggiunto la cifra di 167<br />

miliardi di euro di volume». Secondo il rapporto i fondi<br />

attualmente hanno la capacità di spendere fino a 140<br />

miliardi in acquisizioni in Europa. Nelle operazioni di<br />

merger and acquisition, infatti – si legge ancora nel rapporto<br />

– la presenza dei fondi continua ad aumentare<br />

passando dal 13% del 2001 al 20% del 2005 al 23% del<br />

2006”. Insomma sono delle gigantesche fabbriche del<br />

denaro a disposizione della piccola, media e grande impresa<br />

al fine di creare valore. Altrettanto impressionanti<br />

le cifre degli hedge fund, i cosiddetti fondi speculativi.<br />

La crescita delle allocazioni – si legge ancora – hanno<br />

portato gli hedge fund a gestire circa 1,3 trilioni di dollari<br />

contro i 257 miliardi del 1996”. Si può dunque dire<br />

che i “nuovi capitalisti” hanno sostituito il ruolo determinante<br />

che avevano le banche? «Non parlerei di<br />

Bain Capital<br />

FONDI: 27 miliardi di dollari<br />

SEDE: Boston<br />

FONDAZIONE: 1984<br />

Cinque i fondatori, tra i quali si segnala<br />

l’ex governatore del Massachusetts,<br />

Mitt Romney, che è il presidente<br />

del consiglio d’amministrazione.<br />

Bain Capital gestisce un portafoglio<br />

diversificato, da Domino’s Pizza<br />

alla casa d’aste Staples. Il gruppo controlla<br />

anche Michaels Stores, che ha ricevuto<br />

6 miliardi di dollari da Bain e Blackstone.<br />

Due aziende controllate dalla Bain sono<br />

state recentemente quotate: Burger King<br />

e Warner Chilcott. Bain ha acquistato<br />

Burlington Coat Factory for 2,06 miliardi<br />

di dollari in 2006, e più recentemente<br />

ha speso 3 miliardi di dollari<br />

per la divisione che produce sensori<br />

per il controllo della Texas Instruments.<br />

In Italia tra le altre partecipazioni<br />

si segnalano le partecipazioni<br />

nella società di software Team System<br />

e di investigazioni Lince.<br />

KKR<br />

FONDI: 27 miliardi di dollari<br />

SEDE: New York<br />

FONDAZIONE: 1976<br />

AD: Henry R. Kravis<br />

Kohlberg Kravis Roberts è uno dei fondi<br />

di private più conociuti al mondo grazie<br />

alla clamorosa operazione di leverage<br />

byout da 25 miliardi di dollari<br />

per conquistare il controllo della Nabisco<br />

nel 1989. È tornata nuovamente agli onori<br />

della cronaca per la recente acquisizione<br />

della utility californiana TXU, insieme<br />

al Texas Pacific <strong>Group</strong>, per 32 miliardi<br />

di dollari. KKR è la prima firma<br />

del private equity ad essersi quotata,<br />

nel maggio dello scorso anno, portando<br />

a casa 5 miliardi di dollari.<br />

sostituzione ma di convivenza di due forme di capitalismo.<br />

Il fatto nuovo tuttavia è che i nuovi investitori sono<br />

di natura diversa dai banchieri: le logiche di influenza<br />

reciproca nel complesso rapporto tra debitori e<br />

creditori gli appartengono poco, loro investono, estraggono<br />

valore e escono». Tra questi nuovi “spiriti animali”<br />

non si possono non annoverare anche i cosiddetti<br />

fondi avvoltoi, quelli che intervengono soltanto nelle<br />

società in crisi. «Certo, ci sono anche fondi di quel tipo.<br />

Che tuttavia intervengono non per frammentare le<br />

società ma per creare valore e magari nuovo sviluppo».<br />

Una difesa a tutto campo<br />

Anche nel sistema bancario italiano, tuttavia, si stanno<br />

registrando grandi mutamenti. Che cosa sta accadendo<br />

in Italia, ad esempio? «È semplice. Il processo<br />

di concentrazione bancaria si era fermato dopo il fallimento<br />

di alcune Opa ostili che si verificarono negli<br />

anni passati. Non c’è dubbio che l’arrivo di Mario Draghi<br />

in Bankitalia ha cambiato le cose: ha fatto calare<br />

le difese verso i gruppi stranieri e ha portato ad acce-<br />

Thomas Lee Partners<br />

FONDI: 20 miliardi di dollari<br />

SEDE: Boston<br />

FONDAZIONE: 1974<br />

PRESIDENTI: Anthony DiNovi,<br />

Scott Schoen e Scott Sperling<br />

Thomas H. Lee ha chiuso una raccolta<br />

di capitali pari a 6 miliardi di dollari relativa<br />

al suo sesto fondo. Lo scorso anno l’azienda<br />

ha completato l’acquisizione del gruppo<br />

editoriale VNU, insieme a KKR, e la società<br />

Univision,in collaborazione con Texas Pacific<br />

<strong>Group</strong>. Thomas H. Lee ha acquisito<br />

l’80% di Hawkeye Holdings, un produttore<br />

di etanolo, valutato complessivamente<br />

oltre 1 miliardo di dollari. Subito dopo<br />

Hawkeye ha presentato la domanda<br />

per quotarsi in Borsa ma il piano<br />

è stato posticipato per le incertezze<br />

che circondano il mercato dei combustibili<br />

da rinnovabili. Altre operazioni nelle<br />

quali è coinvolto sono Dunkin’ Donuts<br />

e Warner Music. Thomas H. Lee<br />

è conosciuto soprattutto per il successo<br />

conseguito con l’investimento in Snapple<br />

più di una decina di anni fa.<br />

Ma il gruppo annovera anche alcuni<br />

clamorosi insucessi come l’investimento<br />

di 450 milioni di dollari nell’hedge funds<br />

Refco poco prima del suo crollo.<br />

Texas Pacific <strong>Group</strong><br />

FONDI: 30 miliardi di dollari<br />

SEDE: Fort Worth, Texas<br />

FONDAZIONE: 1993<br />

MANAGING PARTNER: David Bonderam,<br />

Jim Coulter, William Price<br />

Texas Pacific <strong>Group</strong> ha puntato molto<br />

sul leveraged buyouts, mettendo nel mirino<br />

società dalle basse performance<br />

per rilanciare e poi collocarle in Borsa.<br />

Negli anni ‘90, TPG ha rilanciato Continental<br />

Airlines e America West, oggi ribattezzata<br />

US Airways. TPG ha acquisito Burger King<br />

per 1.4 miliardi di dollari nel 2002,<br />

e l’ha poi collocata in Borsa nel 2006.<br />

TPG è stato uno dei partner coinvolto<br />

nell’acquisizione da 12.1 miliardi<br />

di Univision. Il fondo ha acquisito Freescale<br />

per 17.7 miliardi e Biomet per 11 miliardi.<br />

È in gara per acquisire Alitalia.<br />

lerazioni nei processi di concentrazione». Zannoni<br />

non vuole soffermarsi più di tanto sul ruolo di Draghi,<br />

essendo stato un partner di Goldman Sachs ma una<br />

cosa ci tiene a dirla: «Tenga conto che il governatore<br />

unisce in sé tre doti importanti: la formazione internazionale,<br />

l’esperienza che io definirei di “servitore<br />

dello Stato” quando era direttore del Tesoro e l’esperienza<br />

del banchiere d’affari, curriculum più completo<br />

rispetto a quello dei banchieri centrali di altri paesi.<br />

Lui quel sistema lo conosce da diversi punti di vista<br />

e questo è fondamentale per governare i processi in atto».<br />

Zannoni preferisce non parlare dei processi di aggregazione<br />

tra Banca Intesa e San Paolo né di altri istituti<br />

di credito con i quali Goldman Sachs ha un<br />

rapporto professionale tuttavia è convinto che le cosiddette<br />

single come ad esempio il gruppo Capitalia,<br />

forti di una presenza molto radicata sul territorio abbiano<br />

la possibilità di scegliere sia una strada autonoma<br />

sia alleanze con altri gruppi bancari. «Il potenziale<br />

di Bankitalia ad esempio, sia single che in<br />

combinazione è notevole». .<br />

Madison Dearborn<br />

FONDI: 14 miliardi di dollari<br />

SEDE: Chicago<br />

FONDAZIONE: 1992<br />

PRESIDENTE E AD: John A. Canning<br />

Madison Dearborn è specializzato<br />

in management buyouts, cioè la messa<br />

a disposizione di fondi per il management<br />

che intende acquisire le proprie società,<br />

e ha puntato la sua azione sui settori<br />

della comunicazione, servizi finanziari<br />

e la salute. Ha appena finito di raccogliere<br />

6.5 miliardi per il suo quinto e più grande<br />

fondo. Nel 2004, MDP ha pagato<br />

3.7miliardi per Boise Cascade.<br />

Il fondo ha deciso di cedere l’indebitata<br />

divisione che produce carta e ha puntato<br />

sulla quotazione di Boise. MDP ha fatto<br />

parte del consorzio che ha acquisito<br />

il controllo del gestore di satelliti Intelsat<br />

per 3 miliardi. Nell’ottobre 2005,<br />

Reliant Energy ha venduto a MDP<br />

tre suoi impianti per la produzione<br />

di energia della citttà di New York<br />

per 975 millioni. Recentemente,<br />

MDP ha ingaggiato l’ex amministratore<br />

delegato della Disney, Michael Eisner,<br />

per acquisire la società di gadget sportivi<br />

Topps per circa 400 milioni di dollari.<br />

| dossier | private equity |<br />

Apollo Management<br />

FONDI: 13 miliardi di dollari<br />

SEDE: Purchase, New York<br />

FONDAZIONE: 1990<br />

AD: Leon D. Black<br />

Come KKR, Apollo ha collocato sul mercato<br />

boristico una controllata, Apollo Investment<br />

Corp., e sta lanciandone un’altra,<br />

AP Alternative Assets LP fund.<br />

Tra le operazioni più recenti l’acquisizione<br />

di Jacuzzi per 1.25 miliardi, inclusi i debiti,<br />

e di Covalence Specialty Materials, divisione<br />

di Tyco International, per 975 milioni<br />

di dollari. Ha acquisito anche Berry Plastics<br />

in un operazione da 2.5 miliardi condotta<br />

con Graham Partners. Apollo ha acquisito<br />

il business nella produzione di silicone<br />

e quarzo di General Electric per 3.4 miliardi.<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 27 |


| dossier | private equity |<br />

Warburg Pincus<br />

FONDI: 15 miliardi di dollari<br />

SEDE: New York<br />

FONDAZIONE: 1966<br />

AD: Charles Kaye e Joseph Landy<br />

Warburg Pincus ha gestito oltre 100<br />

collocamenti in Borsa dalla sua<br />

costituzione, nel 1966, per effetto<br />

della fusione tra Warburg e Lionel Pincus.<br />

Due anni fa ha collaborato con Thomas<br />

H. Lee Partners e altri investitori,<br />

compreso l’amministratore delegato<br />

Joseph Neubauer, nell’acquisizione<br />

di Aramark per 8,3 miliardi. Nell’operazione<br />

Warburg Pincus ha rilevato per 75 milioni<br />

il 30% di NyFix, un’azienda in perdita,<br />

specializzata nelle piattaforme di trading<br />

azionario, coinvolta nello scandalo<br />

delle retrodatazioni delle stock options.<br />

Warburg insieme a Cinven hanno<br />

spuntato l’acquisizione per 2,66 miliardi<br />

della tv via cavo olandese, Casema NV,<br />

e subito dopo hanno sborsato altri<br />

3,3 miliardi di dollari per Essent Kabelcom,<br />

altro operatore via cavo olandese.<br />

In Corea del Sud la società è nel mirino<br />

di una campagna contro i private equity<br />

e i loro comportamenti nei confronti<br />

delle aziende del paese asiatico.<br />

Il Venture Capital per il sociale<br />

OLTRE VENTURE è una fondazione che si prefigge di<br />

sviluppare il Venture Capital sociale, cioè l’applicazione<br />

di alcune pratiche tipiche del settore forprofit<br />

alla gestione delle organizzazio-<br />

di Daniele Bettini ni non profit. In questo senso sia la<br />

fondazione sia i normali fondi di venture<br />

capital partono da presupposti simili: entrambi devono selezionare<br />

organizzazioni o imprese di valore che abbiano prospettive<br />

di successo e che siano condotte in modo efficiente, ed<br />

entrambi sono responsabili nei confronti di parti terze che forniscono<br />

le risorse finanziarie.<br />

La differenza sostanziale e significativa, rispetto ai comuni fondi<br />

di Venture Capital, è la remunerazione del rischio che risulta bassa<br />

o quasi nulla per gli investitori, da un punto di vista economico,<br />

ma elevato per la società che trova soddisfatte a prezzi accettabili<br />

delle esigenze primarie (dall’assistenza sanitaria di buon livello, alla<br />

creazione di abitazioni di edilizia popolare, all’offerta di servizi<br />

sociali di qualità a prezzi accettabili).<br />

| 28 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

Silver Lake Partners<br />

FONDI: 6 miliardi di dollari<br />

SEDE: Menlo Park, California, e New York<br />

FONDAZIONE: 1999<br />

PRESIDENTI: Jim Davidson,<br />

Glenn Hutchins e David Roux<br />

Silver Lake, una giovane compagnia,<br />

si è specializzata in nuove tecnologie,<br />

con investimenti in Gartner, Seagate<br />

Technology e Flextronics. Insieme a KKR<br />

e AlpInvest Partners ha acquisito<br />

il controllo della divisione chip di Philips<br />

per 4,35 miliardi di dollari. Nel novembre<br />

2005 ha deciso di rilevare per 1,2 miliardi<br />

il produttore di software, Serena. Ha avuto<br />

un ruolo di primo piano nel rilevare<br />

per 2,66 miliardi la divisione chip di Agilent,<br />

già spin-off di HP. La società insieme<br />

al management ha collaborato alla vendita<br />

di Istinet alla casa d’aste nipponica<br />

Nomura per 1,2 miliardi. Come altri<br />

private equity è sotto osservazione<br />

del Dipartimento della Giustizia Usa<br />

per pratiche anticompetitive.<br />

Tracinda<br />

FONDI: 10 miliardi di dollari<br />

SEDE: Beverly Hills, California<br />

FONDAZIONE: 1976<br />

PRESIDENTE E AD: Kirk Kerkorian<br />

Il fondatore e padre-padrone, noto<br />

alle cronache come uno dei raider<br />

più aggressivi di Wall Street, ha scelto<br />

Tracinda in onore delle due figlie,<br />

Tracy e Linda. Tracinda sta continuando<br />

ad incrementare la sua presenza in General<br />

Motors dove Kerkorian non fa mistero<br />

di voler mettere alla porta l’attuale<br />

ad, Wagoner. Prima di GM Kerkorian<br />

è stato uno dei più ferri oppositori<br />

della fusione tra Chrysler e Daimler.<br />

Tracinda è stata azionista di riferimento<br />

della major hollywodiana MGMe<br />

più recentemente Kerkorian si è lanciato<br />

nel business dei casinò.<br />

Providence Equity<br />

FONDI: 9 miliardi di dollari<br />

SEDE: Providence, Rhode Island<br />

FONDAZIONE: 1990<br />

AD: Jonathan Nelson<br />

Il business principale di Providence Equity<br />

Partners, con sede in Rhode Island<br />

ma uffici a New York e London, sono<br />

operazioni nel settore delle comunicazioni<br />

e dei media. L’ex direttore della Federal<br />

Communications Commission, Michael<br />

Powell è diventato senior advisor del fondo<br />

nel 2005. Providence ha investito<br />

in aziende come Hallmark International,<br />

Freedom Communications, Metro-Goldwyn-<br />

Mayer e Warner Music. Nel 2005,<br />

Providence insieme ad un altro private<br />

equity ha acquisito SunGard Data Systems<br />

per 11 miliardi e subito dopo la compagnia<br />

telefonica danese TDC per 12 miliardi.<br />

Providence è stata chiamata in causa,<br />

insieme a Madison Dearborn e Apollo,<br />

come acquirente del quotidiano economico<br />

francese Tribune. Il gruppo ha raccolto fondi<br />

per 12 miliardi per il suo ultimo prodotto,<br />

tre volte il precedente da 4.25 miliardi.<br />

Luciano Balbo, fondatore nel 2000 di Oltre, spiega come la definizione<br />

di Venture Capital sociale sia «emersa negli Stati Uniti, nata<br />

dall’idea che si possano sviluppare, con sistemi simili al Venture Capital,<br />

aziende che riescono ad essere economicamente sostenibili e a<br />

svolgere una missione sociale. In questo caso però l’obiettivo degli investitori<br />

non è - per l’appunto - quello di massimizzare i profitti, ma<br />

di ottenere almeno quanto versato, dopo essere riusciti a far nascere<br />

imprese che “tappano i buchi” del welfare.<br />

Si tratta di interventi innovativi nel sociale, e siamo convinti<br />

che tra un po’ di tempo i rischi, oggi molto elevati, si abbasseranno<br />

notevolmente».<br />

L’idea di Oltre parte da una duplice constatazione: da un lato la<br />

debolezza del welfare, dall’altro l’analisi della risposta da parte della<br />

società, ancora troppo legata alla visione dell’assistenza vista come<br />

donazione e carità, un modello ormai logoro e con poco successo.<br />

«Oltre – continua Balbo – è una Sapa (società in accomandita<br />

per azioni) promossa e gestita attraverso Oltre Gestioni Srl. La dotazione<br />

iniziale di Oltre Venture è di circa 7 milioni di euro con una<br />

CHRYSLER: ORA TOCCA A CERBERUS IL PREDATORE<br />

OGGI TOCCA A CHRYSLER, ACQUISTATA DA CERBERUS. Domani potrebbe<br />

essere General Motors. E poi, chissà, forse persino a General Electric: non<br />

è un caso, a questo proposito, che pochi giorni fa gli hedge fund abbiano<br />

chiesto lo smembramento del gigante americano, cui ha dovuto rispondere<br />

inorridito lo stesso amministratore delegato Jeffrey Immelt. E persino lo<br />

“squalo” Charles Prince, amministratore delegato di Citigroup, deve fare i<br />

conti con i fondi che vorrebbero assaltare il primo gruppo bancario al<br />

mondo per farne un bello spezzatino<br />

Un private equity che si rispetti - e che voglia diventare un attore globale -<br />

non potrà farlo senza una integrazione della finanza con la politica: sotto la<br />

guida discreta del suo fondatore, Stephen Feinberg, Cerberus ha assunto<br />

protagonisti d'eccezione. Il presidente del gruppo è John Snow, l'ex segretario<br />

al Tesoro americano e il presidente della divisione internazionale è Dan<br />

Quayle, l'ex vicepresidente nell'amministrazione di Bush padre. È solo<br />

poggiando su una struttura mista di finanza e politica che si possono gestire e<br />

risolvere i problemi di personale (83mila dipendenti), pensioni e<br />

assicurazione sanitaria (18 miliardi di dollari da coprire) di un produttore<br />

d'auto delle dimensioni di Chrysler. È solo con la diplomazia e i contatti<br />

dispiegati da un ex segretario al Tesoro che un'operazione di questo genere<br />

ha portato a un accordo condiviso dal sindacato.<br />

A Detroit, Ron Gettelfinger, il presidente della United auto workers<br />

(Uaw) ha dato la sua benedizione senza troppi indugi: «Abbiamo provato a<br />

convincere Daimler a restare - ha dichiarato il sindacalista - ma siamo<br />

arrivati alla conclusione che a un certo punto è meglio voltare pagina».<br />

La Fondazione Oltre importa in Italia una nuova modalità di finanziamento per il terzo settore; risorse economiche e competenze manageriali per progetti di rilevanza sociale.<br />

raccolta finale prevista attorno ai 10 milioni e un tetto non superiore<br />

a 12, soldi raccolti non da privati, ma da grandi istituzioni».<br />

(Tra gli investitori istituzionali ci sono fondazione Magnoni, Cleops<br />

srl, Fondazione Crt, De Agostini, Euroimmobiliare Fiduciaria<br />

spa, Tetrafin spa e molti altri)<br />

Tutto questo però è solo una faccia della medaglia: Oltre infatti<br />

supporta le imprese non solo con il sostegno finanziario, ma anche<br />

attraverso le proprie competenze manageriali e il proprio know how<br />

in ambito sociale. Infatti Oltre vuole entrare sia nella compagine societaria,<br />

sia nel consiglio di amministrazione delle imprese che so-<br />

L’obiettivo esplicito<br />

è quello di usare gli stessi<br />

strumenti della finanza<br />

più aggressiva per<br />

finanziarie il non profit<br />

18,3 miliardi<br />

GLI ASSET<br />

GESTITI<br />

Cerberus con quasi<br />

20 miliardi di dollari<br />

di asset gestiti è uno<br />

dei principali fondi<br />

di private equity<br />

al mondo. Cerberus<br />

è specializzato nelle<br />

gestione di risorse<br />

finanziarie, ma anche<br />

nell’operatività<br />

industriale. L’obiettivo<br />

del fondo è portare<br />

a compimento<br />

un completo rilancio<br />

di compagnie<br />

in difficoltà<br />

per trasformarle<br />

in aziende di successo.<br />

| dossier | private equity |<br />

QUANTO GUADAGNA<br />

60 miliardi<br />

IL FATTURATO<br />

DELLE SOCIETÀ<br />

Il gruppo controlla<br />

diverse società<br />

in tutto il mondo.<br />

Di alcune ha una<br />

quota di maggioranza,<br />

di altre detiene<br />

partecipazioni<br />

di minoranza definite<br />

«rilevanti».<br />

Nel complesso queste<br />

compagnie fatturano<br />

oltre 60 miliardi<br />

di dollari, più di Coca<br />

Cola e Mc Donald’s.<br />

CHI CONTROLLA<br />

38 società<br />

LE COMPAGNIE<br />

IN PORTAFOGLIO<br />

Nell’ultima clamorosa operazione condotta<br />

da un private, l’acquisizione della Chrysler,<br />

è entrato anche il sindacato nella convinzione di poter usare<br />

la leva finanziaria per difendere i posti di lavoro.<br />

Cerberus controlla<br />

38 società<br />

che indirettamente<br />

detengono<br />

partecipazioni in altre<br />

società. Attraverso<br />

Sports Brands<br />

International<br />

il fondo ha acquisito<br />

l’italiana Fila. Tra<br />

le partecipate, anche<br />

il braccio finanziario<br />

di Gm, cioè Gmac.<br />

Tra i settori<br />

d’investimento,<br />

la difesa, l’healthcare,<br />

il divertimento,<br />

i servizi finanziari<br />

e il Real Estate.<br />

stiene, garantendone in questo modo un adeguato controllo sulle decisioni<br />

imprenditoriali e sulle linee strategiche.<br />

Tra le associazioni e le imprese già sostenute ci sono Solidare, una<br />

cooperativa che realizza interventi di prevenzione e trattamento del<br />

disagio psicologico e sociale, che finora ha effettuato più di 500 interventi<br />

a Milano, e Yoni un ambulatorio medico che offre servizi di ginecologia<br />

e sostegno psicologico alle donne. Tra i progetti che stanno<br />

per partire, quello su cui si conta di più è legato allo sviluppo del microcredito<br />

per lo start up di iniziative imprenditoriali.<br />

Insomma Oltre finanzia tutta una serie di iniziative che forniscono<br />

servizi che il privato offre a prezzi maggiori e che il pubblico spesso<br />

ignora in un modo piuttosto preciso; finanzia lo sturt-up e fornisce<br />

know-how manageriali. Una volta raggiunta l’autosostenibilità procede<br />

ad un piano di rientro, prestabilito, tale da garantire agli investitori<br />

il rientro del capitale con, al limite, un minimo margine di guadagno.<br />

Colpiscono le parole di Balbo: «è una iniziativa nuova e i rischi<br />

sono molto elevati, quando si amplierà i rischi diminuiranno e tutto<br />

sarà molto più semplice». .<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 29 |


CONTRASTO<br />

Est Europa<br />

Global player<br />

Generali<br />

di Paolo Fusi<br />

| lavanderia |<br />

C’<br />

ERA UNA VOLTA UN GOVERNATORE DELLA BANCA NAZIONALE CECA, tale Josef Tosovsky (foto), che in una mattina<br />

di primavera del 1995, insieme al ministro delle finanze Ivan Kocarnik ed al direttore della società di Stato<br />

per le privatizzazioni, Romen Ceska, doveva decidere cosa fare di Ceska Pojistovna (CP), la più grande<br />

compagnia d’assicurazione della Cecoslovacchia. Il Governatore aveva ricevuto poche ore prima due<br />

rappresentanti del gruppo tedesco Allianz, che avevano avanzato un’offerta miliardaria. Tosovsky invece<br />

presentò agli increduli colleghi Petr Kellner, un ragazzotto lentigginoso di Praga con una piccola esperienza<br />

in computer e non ancora 25 anni finiti. Naturalmente senza una sola Corona in tasca. CP deve rimanere<br />

ceca, gridò il Governatore. Gli altri ristettero, allarmati ed intimoriti.<br />

Kellner fondò due società offshore in Olanda, la PPF e la CZI, finanziate da chi? Dalla ABN Amro,<br />

perbacco, e da timidi investori russi. Nel giro di pochi anni CP, nelle capaci mani di Kellner, diventa<br />

un gigante in tutta l’Europa Orientale, comprando tra l’altro in Russia, in Serbia, in Romania. Alla fine<br />

del 2005 CP dichiara un profitto netto di quasi 300 milioni di euro e paga un dividendo di circa 165 milioni<br />

di euro. Il valore del gruppo viene stimato oramai in almeno 5 miliardi. Ciò nonostante CP ha problemi<br />

di liquidità. Kellner ed i suoi soci si sono lanciati in pericolose speculazioni sul cemento, andate malissimo,<br />

si sono fatti notare alle aste di mezzo mondo perché comprano a botte di milioni bottiglie di vino, fanno<br />

gli intermediatori per aeroplani militari. La ABN Amro regge ma<br />

si lamenta. CP non riesce a pubblicare il Bilancio d’esercizio 2006.<br />

A partire dal febbraio 2007 dodici gruppi di portata<br />

internazionale, tra cui Allianz, AXA, la banca olandese ING,<br />

gli americani di AIG ed il gruppo multinazionale KBC si battono<br />

per rilevare CP. Offerte: tra i 6 e gli 8 miliardi di euro. Poi, il colpo.<br />

Il 26 aprile la CP viene tolta dal mercato, l’asta annullata. Il gruppo<br />

Generali, senza partecipare all’asta e pagando solo 1,1 miliardi di euro, si pappa la CP. Generali e PPF,<br />

una delle due holding dietro la CP, fondano una nuova società, la Generali PPF Holding, di cui Generali<br />

acquisisce il 51% delle azioni. Come è avvenuto il miracolo? ABN Amro è stata venduta al gruppo inglese<br />

Barclay’s e Generali ha usato l’occasione per far valere certi vecchi crediti nei confronti della banca<br />

olandese verso PPF, Kellner e i suoi soci noti ed occulti. Detto, fatto, specie grazie alla mediazione<br />

della ZAO Intesa Bank di Mosca e del mitico banchiere Fallico, suo Gran Capo. Come ciliegina Generali<br />

conferisce alla nuova holding le sue partecipazioni nell’Est europeo, facendo crescere CP fino ad essere,<br />

dopo Nasta, la seconda compagnia in Russia e dintorni. Un piccolo prezzuccio però bisogna pagarlo.<br />

Petr Kellner, che oramai con i suoi 34 anni è esperto navigato quanto un Abramovic o un Khodorkowski,<br />

diventa consigliere delle Generali – il che significa che i timidi investitori russi dietro la PPF entrano<br />

quasi non visti nelle stanze del potere triestino – quelle che già negli anni ’90, comprando la BSI Banca<br />

della Svizzera Italiana, si erano assicurati il controllo fiduciario sulla Bank Al-Taqwa e sulla DMI, i due<br />

colossi finanziari dell’estremismo della Fratellanza Musulmana accusati dall’amministrazione Bush di aver<br />

sostenuto gli ambienti legati ad Al Qaida. Certo, se il capitalismo all’italiana deve scegliere fra Tronchetti<br />

Provera, Geronzi, Colaninno, Palenzona, la massoneria islamica o i soci segreti russi, quasi quasi ci viene<br />

da rimpiangere Beneduce, Cuccia e gli Agnelli... .<br />

La misteriosa e inquietante<br />

acquisizione in terra Ceca<br />

del gruppo di Trieste che ora<br />

ha nuovi soci e un consigliere<br />

d’amministrazione giovane<br />

e protagonista di molte trame<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 31 |


| inbreve |<br />

Biologico versus convenzionale >34<br />

Agricoltori senza semi >36<br />

conomiaetica<br />

In Germania c’è del marcio >38<br />

TRASPARENZA<br />

E GARANZIA<br />

GRAZIE ALLE<br />

ASTE ON LINE<br />

Ormai anche gli esperti parlano<br />

di mercato quasi perfetto<br />

con l’avvento di internet, tanto<br />

che acquistare on line è vantaggioso<br />

per tutti, privati ed enti pubblici.<br />

Come per la Regione Toscana,<br />

dove l’e-procurement – cioè<br />

gli acquisti on line di beni<br />

e servizi da parte della pubblica<br />

amministrazione – rappresenta<br />

già una realtà significativa.<br />

Le operazioni concluse in rete<br />

ammontano a circa 15 milioni<br />

di euro, a cui si aggiunge<br />

una maxigara per i mutui di ben<br />

400 milioni di euro. L’impegno<br />

del governo regionale si estende<br />

anche ad una campagna<br />

di sensibilizzazione per diffondere<br />

al massimo l’e-procurement.<br />

Le aste on line aiutano<br />

a contenere i costi e quindi la spesa<br />

pubblica, assicurano maggiore<br />

trasparenza del mercato e più<br />

concorrenza. Per questo la Regione<br />

Toscana ha inserito alcuni articoli<br />

sull’e-procurement nella nuovissima<br />

legge sugli appalti.<br />

Si stima che le gare d’appalto<br />

telematiche possano produrre<br />

risparmi del 5 per cento in termini<br />

di spesa e tra il 50 e l’80 per cento<br />

sui costi delle transazioni sia<br />

per gli acquirenti che per i fornitori.<br />

| 32 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

FIDELITY INVESTMENTS<br />

SCEGLIE LA CAUSA<br />

DEL DARFUR E SCOPPIA<br />

LA POLEMICA NEGLI USA<br />

In uno spot televisivo una donna africana legge questo<br />

messaggio: «I gestori del portafoglio di Fidelity<br />

assumono le proprie decisioni d’investimento<br />

sulla base di considerazioni economiche e finanziarie,<br />

tenendo conto di altre tematiche solo se hanno<br />

un effetto materiale su queste considerazioni». Mentre<br />

la donna legge, l’obiettivo della telecamera si allarga,<br />

facendo vedere alle sue spalle un grande campo<br />

profughi. La donna finisce il messaggio, alza gli occhi<br />

verso l’obiettivo e una voce maschile fuori campo dice:<br />

«Quando a Fidelity è stato detto che i suoi investimenti<br />

aiutano il genocidio nel Darfur, questa è stata la risposta.<br />

Qual è la vostra?».<br />

La Fidelity Investments è una società<br />

statunitense che gestisce fondi pensione<br />

e d’investimento.<br />

L’America non ha fatto attendere<br />

la sua reazione. Lo spot, realizzato<br />

dalla coalizione “Save Darfur” e dalla<br />

campagna “Fidelity Out of Sudan”,<br />

è stato bloccato temporaneamente<br />

sulla Cnn, mentre inserzioni simili sulla<br />

stampa sono state rifiutate da Newsweek, New York<br />

Times e Boston Globe. Al contrario, l’inserzione è stata<br />

pubblicata dal Washington Post e da Usa Today.<br />

Fidelity Investments è intervenuta sostenendo<br />

che i suoi investitori possono scegliere di escludere<br />

singole società o aree geografiche dai loro investimenti.<br />

La società ha anche annunciato un forte<br />

disinvestimento da PetroChina, posseduta<br />

all’88 % dalla China National Petroleum Corp. (Cnpc),<br />

interamente posseduta dal governo di Pechino,<br />

legato al governo di Khartoum. Al 31 dicembre 2006,<br />

Fidelity possedeva azioni della compagnia cinese<br />

per 1,3 miliardi di dollari.<br />

RISCHIO CLIMA?<br />

I FONDI USA<br />

IGNORANO<br />

I CAMBIAMENTI<br />

Negli Usa i fondi d’investimento<br />

ignorano i rischi finanziari dei<br />

cambiamenti climatici. È il risultato<br />

di una ricerca dell’Institutional<br />

Shareholder Services (ISS) sui voti<br />

nelle assemblee degli azionisti,<br />

elaborata per conto della Coalition<br />

for Environmentally Responsible<br />

Economies (Ceres), la maggiore<br />

coalizione d’investitori<br />

e ambientalisti nordamericana.<br />

Secondo lo studio, nessuno<br />

dei 100 maggiori fondi d’investimento<br />

statunitensi ha votato a favore<br />

delle 30 mozioni di azionisti<br />

di compagnie Usa, che chiedevano<br />

più trasparenza sui rischi finanziari<br />

legati ai cambiamenti climatici<br />

su scala mondiale. Infatti, tutte<br />

le 28 compagnie che gestiscono<br />

gli investimenti dei primi 100 fondi<br />

statunitensi si sono astenute<br />

o hanno votato contro le mozioni<br />

presentate in tal senso<br />

nelle assemblee degli azionisti<br />

dello scorso anno. Tra le 28<br />

compagnie, ci sono Vanguard <strong>Group</strong><br />

e American Funds, che gestiscono<br />

i patrimoni di gran parte<br />

dei 100 maggiori fondi americani.<br />

Al contrario, molti investitori<br />

istituzionali, come Tiaa-Cref e i fondi<br />

pensione californiani Calpers<br />

e Calstrs, hanno sostenuto, in modo<br />

crescente, le mozioni su clima<br />

e trasparenza dei rischi finanziari.<br />

PRESIDENZA<br />

DELLA BM<br />

SI APRE<br />

LA SUCCESSIONE<br />

Paul Wolfowitz, presidente della<br />

Banca mondiale e fedelissimo<br />

di Bush, si è dimesso. Il prossimo<br />

30 giugno, con una buona uscita<br />

di circa 400.000 dollari, Wolfowitz<br />

lascerà l’ambita poltrona. L’affaire<br />

Riza gli è costato caro, anche se fino<br />

all’ultimo ha cercato di giustificare<br />

l’accaduto, ovvero la promozione<br />

e l’aumento di stipendio all’amante.<br />

Un ruolo decisivo nelle dimissioni<br />

l’ha giocato l’Europa, anche<br />

se l’atteggiamento “temperato”<br />

nei confronti di Wolfowitz è il frutto<br />

di una mediazione voluta dagli<br />

americani (per ricucire lo strappo<br />

con Il Vecchio Continente), a cui<br />

ora passa la palla per la nomina<br />

del successore. La consuetudine<br />

non scritta vuole infatti che<br />

a nominare il vertice della World<br />

Bank siano gli Usa. Mentre<br />

per il Fondo monetario il compito<br />

spetta all’Europa.<br />

Non è un caso che la mancanza<br />

di criteri di valutazione meritocratici<br />

sia nel mirino delle organizzazioni<br />

della società civile che vorrebbero<br />

una riforma democratica e in termini<br />

di tutela socio-ambientale delle<br />

istituzioni di Bretton Woods.<br />

I papabili per la successione<br />

sono: Robert Kimmit, vice segretario<br />

al Tesoro, Robert Zoellick,<br />

consulente della Goldman Sachs,<br />

Alan Hubbard, consigliere<br />

economico della Casa Bianca, Paul<br />

Volcker ex presidente della Federal<br />

reserve. Quest’ultimo riceverebbe<br />

l’incarico ad interim.<br />

IN OLANDA SCOPPIA<br />

LO SCANDALO: I FONDI<br />

PENSIONE INVESTIVANO<br />

IN BOMBE E MINE ANTIUOMO<br />

I fondi pensione olandesi sono nella bufera.<br />

A far scoppiare lo scandalo le rivelazioni<br />

di un documentario televisivo, trasmesso dalla tv<br />

pubblica, in cui li si accusava di investire in industrie<br />

che producono mine antipersona e bombe a grappolo<br />

(cluster bomb, nella foto), senza che i risparmiatori<br />

ne sapessero nulla, dato che l’elenco delle società<br />

oggetto d’investimento è riservato.<br />

Le polemiche seguite alla trasmissione “Zembla”<br />

hanno costretto Pggm, il fondo pensione del settore<br />

sanitario, che gestisce un patrimonio di 81 miliardi<br />

di euro, ad annunciare di aver disinvestito dalle società<br />

che producono mine<br />

antiuomo e cluster bomb,<br />

senza però rendere pubblici<br />

i nomi delle società<br />

in questione.<br />

A sua volta, Abp il fondo<br />

pensione degli insegnanti<br />

e dei dipendenti pubblici,<br />

che gestisce un patrimonio<br />

di 209 miliardi di euro e il più grande d’Olanda,<br />

ha annunciato di aver venduto le azioni di quattro<br />

società produttrici di mine antipersona: Textron,<br />

General Dynamics, Alliant Techsystems e Singapore<br />

Technologies Engineering. Il disinvestimento ammonta<br />

a diverse decine di milioni di euro. Abp ha dichiarato<br />

di non aver disinvestito, invece, dai produttori di cluster<br />

bomb, perché su questi ordigni, a differenza delle mine,<br />

non esiste alcun trattato internazionale per la loro<br />

messa al bando. Il fondo, comunque, sta rivedendo<br />

tutta la propria politica nel settore militare,<br />

che potrebbe comportare il disinvestimento anche<br />

dai produttori delle bombe a grappolo e da società<br />

come Boeing e Lockheed Martin.<br />

| inbreve |<br />

HEDGE FUND<br />

AL G8<br />

NON PASSA<br />

LA LINEA DURA<br />

Gli Hedge fund (fondi ad alto<br />

rischio) rendono efficiente il sistema<br />

finanziario, ma bisogna vigilare<br />

attentamente sulla loro gestione.<br />

Questo è il messaggio del rapporto<br />

predisposto sul settore dal Financial<br />

Stability Forum, approvato<br />

a Potsdam dai ministri del G8.<br />

In verità, le richieste dei tedeschi<br />

erano più rigide, perché chiedevano<br />

una regolamentazione diretta<br />

degli Hedge Fund e non cinque<br />

raccomandazioni attraverso<br />

le banche e gli intermediari.<br />

Una sorta di autodisciplina<br />

dei maggiori gestori, che sono<br />

disponibili a stabilire le direttive<br />

per un settore in grande espansione<br />

e che vale 1600 miliardi di dollari.<br />

La Germania, voce<br />

in controtendenza, che da molto<br />

tempo insiste sulla regolamentazione<br />

diretta e più restrittiva, si è trovata<br />

piuttosto isolata sulla sua posizione.<br />

Gli Hedge fund sono oggi circa<br />

diecimila e dal 1999 hanno<br />

quintuplicato i fondi in gestione.<br />

Alle autorità, secondo<br />

il documento, spetta il compito<br />

di incoraggiare gli sforzi degli<br />

operatori per migliorare la trasparenza<br />

e i benchmark di settore.<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 33 |


| economiaetica | cultura biologica |<br />

Biologico<br />

versus<br />

convenzionale<br />

C’è una differenza di prezzo ma vale la pena spendere qualcosa in più per la propria salute. Tra un campo coltivato convenzionalmente e uno biologico la differenza balza agli occhi e al palato.<br />

DUE PIANTE APPARENTEMENTE UGUALI. UNA COLTIVATA BIOLO-<br />

GICAMENTE, L’ALTRA CONVENZIONALMENTE. La prima è robusta,<br />

sana, cresce in armonia grazie al concime organico,<br />

non contiene residui chimici: gli<br />

di Ilaria Bartolozzi unici insetticidi usati su di lei sono veleni<br />

naturali come piretro, zolfo e una<br />

piccola quantità di rame. È accudita dalle braccia di uomini che<br />

strappano via le erbacce che le crescono attorno. L’altra pianta viene<br />

concimata con prodotti chimici. Per difenderla dai parassiti vengono<br />

utilizzati sali chimici che assorbe con grandi dosi d’acqua, che<br />

| 34 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

la gonfiano e la indeboliscono. Più diventa fragile più gli insetti e i<br />

funghi la assalgono. Per ammazzare le piante infestanti che la circondano<br />

vengono usati diserbanti industriali che colpiscono ulteriormente<br />

anche lei. I prodotti chimici inquinano il terreno e l’aria.<br />

Il campo coltivato convenzionalmente è circondato da terra secca,<br />

senza vita. Il campo coltivato biologicamente è circondato da verde.<br />

Questa descrizione potrebbe bastare per convincervi, se non l’avete<br />

ancora fatto, a passare ad acquistare ortaggi e frutta coltivati organicamente.<br />

Certo, i prezzi sono più cari ma visto quello che si<br />

guadagna in salute forse qualche euro in più possiamo considerarlo<br />

L’Italia è il maggior produttore di<br />

prodotti biologici in Europa.<br />

Ecor la più grande azienda di<br />

distribuzione compie vent’anni<br />

Sopra coltivazioni biologiche e, sotto, convenzionali;<br />

in basso a sinistra, scatole di diserbanti.<br />

ben speso. «I prezzi delle verdure e della frutta coltivati convenzionalmente<br />

– spiega Fabio Brescacin, presidente e amministratore delegato<br />

di Ecor spa - sono stati completamente stravolti Se si pensa a<br />

quanto lavoro manuale c’è dietro ogni singola pianta è davvero impossibile<br />

vendere ortaggi a un euro al chilo!» Ma Brescacin non si<br />

perde d’animo: «Se tutti avessero modo di vedere la differenza, anche<br />

solo estetica, tra un campo di carote biologiche e uno di carote<br />

convenzionali cambierebbero di colpo le loro abitudini alimentari».<br />

Ecor, che in maggio ha festeggiato i suoi vent’anni di attività, ha 70<br />

milioni di euro di fatturato e 140 tra dipendenti e collaboratori: è la<br />

L’AGRICOLTURA BIOLOGICA<br />

FA DIMINUIRE<br />

L’ANIDRIDE CARBONICA<br />

NEL CONFRONTO FRA AGRICOLTURA CONVENZIONALE<br />

e biologica quest’ultima vince anche per il minor consumo di energia<br />

e la minor emissione di gas serra. Questo dato potrebbe migliorare ulteriormente<br />

se nelle aziende agricole diventasse più diffuso l’uso dell’energia solare,<br />

eolica e da biomasse. Da considerare inoltre che la produzione di energia<br />

da biomassa non contribuisce all’aumento di CO2 nell’atmosfera poiché<br />

la quantità di anidride carbonica rilasciata durante il processo di decomposizione<br />

o trasformazione energetica è pari alla quantità assorbita dalla coltura durante<br />

il suo ciclo di crescita. Ogni kWh di energia prodotto mediante biomasse,<br />

in pratica, corrisponde ad una mancata emissione di circa 200 grammi<br />

di anidride carbonica, rispetto all’uso di idrocarburi. Dalla biomassa, inoltre,<br />

è possibile ricavare un combustibile noto come biodiesel, in grado di far<br />

funzionare macchine e macchinari dotati di motore diesel. In questo modo<br />

è evidente come l’agricoltura biologica diventa importante per rispettare<br />

il Protocollo di Kyoto: è un modello di sviluppo rurale che apporta un contributo<br />

positivo alla produzione di energia da fonte rinnovabile ed alla diminuzione<br />

dei gas di serra riducendo le proprie emissioni e immagazzinando l’anidride<br />

carbonica in “sinks”, cioè nel suolo e nelle piante. L’agricoltura biologica<br />

contribuisce alla riduzione di emissioni anche sotto altri aspetti: 1) la riduzione<br />

di emissioni di metano nell’allevamento del bestiame (fermentazione<br />

dei carboidrati nel processo di digestione degli animali e gestione del letame)<br />

sia per il tipo di dieta che per il numero di capi per ettaro; 2) l’eliminazione<br />

dell’uso di concimi chimici di sintesi, la produzione dei quali richiede<br />

grandi quantità di energia e che liberano nell’uso protossido di azoto (N2O);<br />

3) la riduzione della combustione di fonti fossili per mandare avanti il parco<br />

macchine per le tecniche legate alle lavorazioni leggere che riducono le relative<br />

emissioni di anidride carbonica. Inoltre ad un minor impatto l’agricoltura biologica<br />

aumenta la capacità del suolo di fungere da “sink”<br />

per l’anidride carbonica a causa del mantenimento<br />

e/o aumento del tasso sostanza organica.<br />

A sinistra, biomassa<br />

composta da sostanze<br />

di origine vegetale e utilizzata<br />

per produrre energia.<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 35 |


AZIENDA AGRICOLA BARGERO<br />

VENNE FONDATA NEL 1960 dal medico antroposofo Aldo Bargero, che volle<br />

condurre l’azienda secondo i metodi della agricoltura biodinamica, che<br />

fa riferimento agli insegnamenti di Rudolf Steiner. Suo figlio, Martino Bargero,<br />

laureato in agraria, nell’84, insieme alla moglie Costanza Poggio converte<br />

la coltivazione da biodinamica a biologica. Inizialmente si occupano solo<br />

di allevare galline ovaiole: dalle prime 300 unità ora l’Azienda Agricola<br />

ne ospita 6000, allevate in libertà. «Siamo molto fortunati – spiega Costanza –<br />

perché questo terreno non ha mai conosciuto la concimazione chimica,<br />

è un terreno puro. Inoltre siamo circondati da un bosco che ci protegge<br />

dall’inquinamento della pianura padana». L’azienda si trova a Carbonate,<br />

in provincia di Como, a 35 km da Milano. Ricopre un’area di circa 10 ettari,<br />

di cui cinque vengono coltivati e lasciati a disposizione alle galline, e altri<br />

cinque sono di bosco. La coltivazione degli ortaggi è iniziata nei primi anni<br />

Novanta, la frutta e le verdure di Bargero vengono vendute<br />

a una quarantina di negozi della Lombardia (tra cui la catena<br />

di supermercati NaturaSì) e a una sessantina di gruppi<br />

d’acquisto. Ogni fine settimana è aperto lo spaccio, che<br />

vende anche generi alimentari del mercato equosolidale.<br />

| 36 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

principale azienda italiana di distribuzione di prodotti biologici. Il<br />

70 per cento delle azioni è detenuto dalla Libera associazione antroposofica<br />

Rudolf Steiner di Conegliano e destina la maggior parte<br />

dei propri utili al sostegno di attività sociali, nell’ambito dell’agricoltura<br />

biodinamica e della pedagogia. Nel nostro paese Ecor è solo<br />

una delle aziende più importanti in un settore in notevole espansione.<br />

L’Italia è il maggior produttore biologico in Europa.<br />

In febbraio al BioFach 2007 di Norimberga, la più importante<br />

fiera del settore, l’Italia era la nazione dell’anno. Erano presenti<br />

2.100 espositori, provenienti da 73 nazioni, ci sono stati 37.000 visitatori<br />

di oltre 100 paesi. L’Italia, dopo la Germania, era la nazione<br />

maggiormente rappresentata: c’erano 273 espositori italiani, tra<br />

produttori e rivenditori. Già negli anni settanta arance, limoni, riso,<br />

pasta e pomodori venivano prodotti in Italia e importanti nei<br />

primi negozi biologici che nascevano in Germania. La nuova edizione<br />

di “Tutto Bio 2007 Annuario del Biologico”, curato da Achille<br />

Mingozzi e Rosa Maria Bertino, pubblicato da Bio Bank by Egaf<br />

Edizioni, (vedi box) rivela dati molto interessanti sul mondo del<br />

biologico italiano.<br />

Nel 2005 il settore ha ripreso a crescere: le superfici coltivate dedicate<br />

alla coltivazione bio sono cresciute dell’11% raggiungendo ol-<br />

Agricoltori senza semi<br />

FONTE: RAPPORTO BIO BANK 2007<br />

I NUMERI DEL BIOLOGICO IN ITALIA PER IL 2004-2006<br />

| economiaetica |<br />

La rivoluzione verde era stata la speranza di un’era dell’abbondanza senza fame. A distanza di mezzo secolo non ha risolto i problemi di sottonutrizione, ma ha imposto un’agricoltura che consuma energia e acqua. E gli Ogm sembrano una fotocopia di quel modello.<br />

ERA ANCORA IN CORSO LA SECONDA GUERRA MONDIALE quando la<br />

Rockefeller Foundation impiantò in Messico un istituto<br />

per la ricerca nel settore agricolo; alle sue dipendenze la-<br />

Il logo del Festival<br />

audiovisivo<br />

della biodiverstità<br />

che si tiene<br />

dal 12 al 14 ottobre.<br />

Per informazioni<br />

consulare il sito<br />

www.croceviaterra.it<br />

di Paola Baiocchi<br />

vorava un giovane genetista americano, Norman<br />

Borlaug, che dopo anni di esperimenti<br />

selezionò un ibrido di grano chiamato Norin<br />

10. La rivoluzione verde era cominciata: si prospettava per<br />

la terra una nuova era dell’abbondanza, si ipotizzava la fine<br />

della fame nel mondo con l’aumento a dismisura della<br />

produttività dei campi, senza che ci fosse bisogno di nuove<br />

superfici coltivate. “Per aver dato pane ad un mondo affamato”<br />

Borlaug nel 1970 ricevette il Nobel per la pace.<br />

Ma il prezzo nascosto di questa rivoluzione non troppo<br />

verde si è cominciato a vedere presto: i nuovi ibridi ottenuti<br />

avevano pronta risposta all’uso di maggiori quantità<br />

di fertilizzanti e all’irrigazione; assicuravano raccolti<br />

più abbondanti, ma con un costo esponenzialmente più<br />

alto rispetto alle varietà tradizionali, perché bisognosi di<br />

“bombardamenti” di fertilizzanti, di erbicidi e di grandi<br />

quantità di acqua. Inoltre era inutile che i contadini conservassero<br />

il seme per l’anno successivo, perché l’ibrido<br />

perdeva di vivacità dalla seconda generazione. I contadini<br />

dovevano, quindi, allargare i cordoni della borsa per acquistare<br />

gli ibridi, la cui produzione e vendita era controllata<br />

da poche company. Che non sono molto aumentate<br />

di numero, ma ora sono molto più potenti; tra le più conosciute<br />

ci sono la tedesca Bayer, le americane Monsanto<br />

e DuPont, l’olandese East-West Seeds, la svizzera Sygenta,<br />

a cui ora si sta aggiungendo la cinese Yuan Longping High-Tech<br />

Agricolture. L’agricoltura tradizionale era stata<br />

sconvolta, ma con quali risultati? Il Rapporto Fao dell’ottobre<br />

2006, a dieci anni dal Vertice Mondiale dell’alimentazione<br />

che aveva promesso di dimezzare il numero delle<br />

persone sottonutrite entro il 2015, ha dovuto ammettere<br />

che sono 820 milioni le persone affamate nei paesi in via<br />

di sviluppo, più di quante non ce ne fossero nel 1996.<br />

La rivoluzione verde<br />

e la rivoluzione genetica<br />

Marcello Buiatti, professore ordinario di genetica all’università<br />

di Firenze e presidente dell’Associazione nazionale<br />

Ambiente e lavoro, spiega i meccanismi della rivoluzione<br />

verde: «Ha funzionato in Asia e in America Latina per un<br />

certo periodo; fino agli anni Ottanta ha effettivamente migliorato<br />

la situazione, il numero di persone che morivano<br />

di fame è diminuito, poi è di nuovo aumentato. Perché insieme<br />

ai semi veniva esportato un modello di agricoltura,<br />

che allora sembrava l’unico, con grande consumo di chimica<br />

e di energia. Questo modello ha depauperato i terreni<br />

e soprattutto i contadini, tanto è vero che non esiste al<br />

mondo un’agricoltura che sia in pareggio». Oltre ai danni<br />

per la salute e per l’ambiente derivati dall’uso invasivo dei<br />

pesticidi, questo tipo di coltivazione ha provocato la scomparsa<br />

delle “razze di campo”, importanti per la preservazione<br />

del patrimonio biologico, con la conseguente distruzione<br />

della diversità e delle agricolture locali.<br />

tre un milione di ettari, ridando all’Italia il primato europeo. Gli operatori<br />

sono quasi 50.000, con un incremento del 22% sull’anno precedente.<br />

Sul piano politico, da segnalare la nascita di Federbio, la Federazione<br />

finalmente unitaria del settore, il ritorno alla guida del<br />

ministero dell’Agricoltura di Paolo De Castro, docente di Economia<br />

e Politica Agraria presso l’Università di Bologna, da sempre attento<br />

ai temi del biologico, e due novità sfornate con l’ultima finanziaria:<br />

la dotazione di 10 milioni di euro all’anno, per tre anni, del Piano<br />

d’azione nazionale per il settore, e la deducibilità dei costi di certificazione<br />

per le aziende agricole. Il prodotto biologico confezionato<br />

più venduto in Italia è il latte Prima Natura Bio del gruppo Granarolo.<br />

La regione (vedi tabella sotto) che vanta più primati è l’Emilia-<br />

Romagna: è la prima per numero di mense scolastiche biologiche e<br />

per ristoranti; la seconda per agriturismi, aziende con vendita diretta<br />

e siti di e-commerce; terza per mercatini; la quarta per negozi di<br />

alimenti naturali e la quinta per gruppi d’acquisto solidali. E’ l’unica<br />

regione sempre presente tra le prime cinque nelle graduatorie<br />

censite da Bio Bank. In seconda posizione c’è la Lombardia, con sette<br />

presenze in graduatoria e con il primato per negozi, mercatini e<br />

gruppi d’acquisto. Terza la Toscana, che guida la classifica per agriturismi<br />

e aziende con vendita diretta. .<br />

Con i brevetti sulle sementi, l’accerchiamento alle biodiversità<br />

si fa sempre più stretto; a cui non sfuggono nemmeno<br />

le banche dei semi coordinate dal Cgiar, l’organismo<br />

mondiale che custodisce, migliora ridistribuisce le piante<br />

alimentari, senza le quali metà del mondo morirebbe di<br />

fame. Ora gli Stati Uniti e Italia, con il suo ministro degli<br />

esteri Massimo D’Alema, hanno deciso di tagliargli i finanziamenti,<br />

forse sperando che i ricercatori non potendo più<br />

conservare le sementi le affidino a qualche multinazionale.<br />

Ma potrebbero essere gli Ogm, con quella che si chiama<br />

rivoluzione genetica, la soluzione ai problemi di alimentazione<br />

della Terra e anche una risposta ai cambiamenti climatici?<br />

«Bisogna dirlo che gli Ogm sono un insuccesso – risponde<br />

Buiatti – sono una deviazione infruttuosa e costosa<br />

della ricerca. In 20 anni, e con l’enormità di investimenti<br />

che hanno assorbito, hanno prodotto solo la soia, il mais,<br />

la colza e un po’ di cotone. La produttività non è aumentata<br />

da quando sono stati introdotti e ormai ci sono un centinaio<br />

di milioni di ettari coltivati a Ogm. Gli Ogm – conclude<br />

Buiatti – servono come penetrazione del mercato, per<br />

annullare il Protocollo di Cartagena sulla biodiversità, dove<br />

si dice che si possono non importare prodotti che possono<br />

essere pericolosi per l’ambiente e per il vivere sociale».<br />

Festival audiovisivo<br />

sulla Biodiversità<br />

Video da tutto il mondo e dibattiti su biodiversità e sovranità<br />

alimentare a Roma il 12, 13 e 14 ottobre. Sono aperti<br />

AGRITURISMI: 839 nel 2006, contro i 772 del 2004 (+9%)<br />

PRIMA REGIONE Toscana (191 realtà), seguono E. Romagna (102), Umbria (63), Marche (58)<br />

AZIENDE CON VENDITA DIRETTA: 1.324 nel 2006, contro le 1.184 del 2004 (+12%)<br />

PRIMA REGIONE Toscana (207), Emilia Romagna (203), Piemonte (91), Veneto (88)<br />

GRUPPI D’ACQUISTO: 288 nel 2006 con un bell’exploit rispetto ai 146 del 2004 (+97%)<br />

PRIMA REGIONE Lombardia (81 Gas), Piemonte (42), Toscana (32), Veneto (28)<br />

MERCATINI: 193 nel 2006, contro i 174 del 2004 (+11%)<br />

PRIMA REGIONE Lombardia (38), Veneto (29), Emilia Romagna (23), Toscana<br />

MENSE SCOLASTICHE: 658 le mense rilevate nel 2006, contro le 608 del 2004 (+8%)<br />

PRIMA REGIONE Emilia Romagna (127), Lombardia (111), Toscana (80), Veneto (72)<br />

RISTORANTI: 177 nel 2006 (esclusi gli agriturismi con ristorante), contro i 182 del 2004 (- 3%)<br />

PRIMA REGIONE Emilia Romagna (32), Lombardia (30), Marche (24), Toscana (17)<br />

NEGOZI: rilevati 1.094 negozi specializzati, contro i 1.030 del 2004 (+ 6%)<br />

PRIMA REGIONE Lombardia (174 negozi), Veneto (146), Piemonte (140), Emilia Romagna (110)<br />

E-COMMERCE: 79 i siti rilevati nel 2006, contro gli 81 del 2004 (-3%)<br />

PRIMA REGIONE Puglia (14), Emilia Romagna (11), Lazio (7), Lombardia e Umbria (6)<br />

i termini per la consegna delle opere audiovisive in concorso<br />

al IV Festival internazionale audiovisivo della Biodiversità,<br />

organizzato dal Centro Internazionale Crocevia,<br />

nell’ambito delle iniziative promosse dal Comitato Italiano<br />

per la Sovranità Alimentare. Il festival si svolgerà presso<br />

il Villaggio Globale in collaborazione con l’Associazione<br />

ONG Italiane, la FAO, Biblioteche di Roma, il comitato<br />

di quartiere CinEst e la comunità di migranti che vive nel<br />

Municipio X. In programma, la proiezione di decine di video<br />

che documentano il valore della biodiversità e le esperienze<br />

di coloro che si impegnano per tutelarla. Oltre alle<br />

proiezioni, si svolgeranno dibattiti e conferenze sulle stesse<br />

tematiche; l’iniziativa comprenderà anche una sezione<br />

speciale, dedicata alle scuole, incontri con alcuni autori dei<br />

documentari e concerti. www.croceviaterra.it<br />

L’importanza di essere<br />

biodiverso<br />

Biodiversità: termine con cui si indicano sia tutte le specie<br />

presenti nell’ecosistema del globo terrestre sia le differenze<br />

che caratterizzano un singolo individuo all’interno di<br />

una stessa specie, sia la presenza, all’interno delle comunità<br />

biologiche che occupano un determinato habitat, delle<br />

varie specie che si adattano l’una all’altra, formando nicchie<br />

e associazioni. La diversità biologica, o biodiversità, è<br />

il risultato del processo evolutivo che ha generato attraverso<br />

la selezione naturale, nel corso dei millenni, la grande<br />

varietà delle specie viventi animali e vegetali. .<br />

LIBRI<br />

Tutto bio<br />

Annuario del biologico<br />

2007 - Il trova Bio<br />

Biobank<br />

Oltre 5.500 indirizzi<br />

di aziende e negozi<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 37 |


| economiaetica | Corruzione in Europa/1 |<br />

C’è del marcio<br />

in Germania<br />

Tangenti a sindacalisti e politici, turismo sessuale, riciclaggio di denaro. Le grandi società tedesche sono nell’occhio<br />

del ciclone. E con lo scandalo Volkswagen la cogestione sindacato-impresa subisce un nuovo duro colpo.<br />

Secondo uno studio di Kpmg, i vertici delle aziende tendono a insabbiare fatti relativi ai casi di corruzione.<br />

TUTTO HA INIZIO NELL'ESTATE DEL 2005. MANCANO POCHI MESI ALLE ELEZIONI POLITICHE e la Volkswagen finisce nella bufera. Parcelle<br />

pagate a politici per fantomatici servizi di consulenza, tangenti ai vertici sindacali e poi viaggi di lavoro in mezzo<br />

mondo con visite speciali a bordelli di lusso. Il tutto a spese dell'azienda. I settimanali scandalistici ci sguazzano e<br />

Peter Hartz, superconsulente di Schröder per le riforme del lavoro e responsabile del personale di VW, comincia a sudare<br />

freddo. L'estate si fa più calda quando cade nella rete degli investigatori di Monaco Andreas von Zitzwewitz, uno<br />

dei manager più importanti di Infineon, produttore tedesco di microchip. È accusato di aver intascato oltre 250.000<br />

euro per sponsorizzare gare automobilistiche. Una settimana dopo finisce in manette un manager BMW per aver favorito<br />

un fornitore in cambio di 100.000 euro. Niente in confronto alle accuse di riciclaggio di denaro in Russia che,<br />

quasi contemporaneamente, fioccano sulla Commerzbank, uno dei colossi bancari di Francoforte. “Skandalen im Wochentakt”,<br />

apre con sorpresa “Die Zeit”, prestigioso settimanale tedesco. Scandali con cadenza settimanale. Che vengono<br />

alla luce dopo mesi di silenzi con i vertici che vedono, ma si ostinano a nascondere la polvere sotto al tappeto.<br />

E di polvere se n'è trovata a palate, poche settimane fa, nei conti di Siemens, il gigante dell'elettronica: oltre 450 milioni<br />

di euro di fondi neri per pagare tangenti in tutto il mondo. Un'al-<br />

di Mauro Meggiolaro<br />

tra pugnalata nel cuore del capitalismo tedesco. Ma cosa succede al<br />

motore dell'economia europea? Cosa sta minacciando il Vertrauen, la<br />

fiducia che da sempre regge il sistema? Per capirlo torniamo all'estate<br />

calda del 2005. Quando scoppia il caso Volkswagen.<br />

Oltre 450 milioni di euro<br />

di fondi neri per pagare tangenti<br />

in tutto il mondo. Il caso<br />

Volkswagen è solo uno<br />

dei tanti. Corruzione e frode<br />

sono in costante aumento.<br />

| 38 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

Da sinistra a destra,<br />

sopra, Hans<br />

Joachim Gebauer<br />

e Klaus Volkert;<br />

sotto, Peter Hartz<br />

e Helmuth Schuster.<br />

Nella pagina<br />

a fianco, Francoforte.<br />

L’area fumatori alla<br />

Eurotower (European<br />

Monetary Bank).<br />

Germania, 2006<br />

Una miscela esplosiva<br />

Tra le grandi case automobilistiche VW è a dir poco un'anomalia. Nel<br />

2005 il suo maggiore azionista è il Land della Bassa Sassonia. Nell'Aufsichtsrat<br />

(Consiglio di Sorveglianza) siedono, come in molte altre imprese<br />

tedesche, rappresentanti dei lavoratori che sono chiamati a votare a<br />

favore o contro le scelte strategiche dell'impresa. In tedesco si chiama<br />

“Mitbestimmung”, cogestione. Una forma di governo aziendale introdotta<br />

nel dopoguerra per promuovere la democrazia economica.<br />

Capitale, sindacato e governo. Tutte e tre le forze hanno i loro rappresentanti<br />

nell'organo di controllo del quarto produttore di automobili<br />

al mondo. Una miscela che, nel 2005, diventa esplosiva e dà origine<br />

ai tre capitoli che compongono la saga Volkswagen: il crimine<br />

aziendale, lo scandalo sindacale e la corruzione politica. Il primo capitolo<br />

ha come protagonista Helmuth Schuster, il boss di _koda, la controllata<br />

ceca di VW. A Praga lo chiamano “Lambo-Schuster” per la sua<br />

mania di girare la città di notte a bordo di una Lamborghini in compagnia<br />

di donne bellissime. Nel centro della capitale ceca “Lambo”<br />

apre l'ufficio di “F-Bel”. Un paio di stanze, niente di più. Una facciata<br />

dietro alla quale si nasconde una giungla di società per far girare meglio<br />

pagamenti particolari. Come un acconto di 2 milioni di euro in ar-<br />

rivo dalla provincia indiana dell'Andhra Pradesh che vuole assicurarsi<br />

la costruzione di uno stabilimento Volkswagen. I soldi scompaiono<br />

nel nulla assieme al progetto per la nuova fabbrica.<br />

Nella giungla di “F-Bel” si muovono con disinvoltura Klaus Volkert,<br />

sindacalista e direttore del Consiglio Aziendale (Betriebsrat) e Klaus Joachim<br />

Gebauer, manager VW, l'animatore delle notti e dei viaggi aziendali.<br />

Ma qui si apre il secondo capitolo. Quello sindacale. Gebauer è infatti<br />

incaricato di procurare prostitute e divertimento ai dirigenti<br />

sindacali nei viaggi di lavoro. “Il mondo in cui vivevamo non aveva<br />

più niente a che fare con la vita normale”, ha dichiarato. “I soldi non<br />

mancavano mai e nemmeno le donne”. In un viaggio in Cina viene<br />

distribuito agli uomini Volkswagen un tubetto con tre pillole: “aspirina<br />

per la mattina, un calmante per il pomeriggio e viagra per la sera”.<br />

Un cocktail perfetto. Ma ai sindacati viene girato anche denaro fresco,<br />

sempre dalle casse aziendali. Peter Hartz, ex direttore del personale che<br />

ha dato il nome alle riforme del lavoro del governo Schröder, ha recentemente<br />

ammesso di aver pagato 1,9 milioni di euro come bonus<br />

proprio a Volkert, in cambio del consenso sulle strategie aziendali.<br />

Nel pasticciaccio VW manca a questo punto solo il terzo capitolo.<br />

Quello politico. Anche se, come dimostra Hartz, la politica, il sindacato<br />

e il capitale si intrecciano inesorabilmente in tutte le storie. L'affaire<br />

politico riguarda una serie di consiglieri regionali della Bassa Sassonia<br />

in quota SPD (partito socialdemocratico). Ex dipendenti<br />

Volkswagen, da politici avrebbero continuato a percepire lo stipendio<br />

dall'impresa anche dopo aver terminato il loro contratto di lavoro. Ai<br />

consiglieri regionali SPD Hans-Hermann Wendhausen e Ingolf Viereck<br />

è stato chiesto di restituire al Land più di 750.000 euro. Pochi sono convinti<br />

che lo faranno.<br />

Ma come se la sono cavata i protagonisti dello scandalo Volkswagen?<br />

Volkert è stato arrestato lo scorso novembre per poi essere rilasciato<br />

in dicembre. Hartz, dopo aver confessato, se la caverà con una<br />

multa di 576.000 euro. Helmuth Schuster è indagato per frode e malversazione.<br />

Intanto la Bassa Sassonia non è più il maggior azionista della<br />

casa automobilistica. Il controllo, alla fine di marzo, è passato nelle<br />

mani di Porsche. Ora ha il 31% delle azioni che, dall'estate del 2005 ad<br />

oggi (9 maggio 2007, NdR), hanno raddoppiato il loro valore.<br />

Corruzione in crescita<br />

Il caso Volkswagen è emblematico della crisi del modello tedesco, ma<br />

anche gli altri casi piccoli e grandi sono il sintomo che forse qualcosa<br />

sta cambiando nella terra dei miracoli economici. Nell'ultimo rapporto<br />

annuale sulla criminalità finanziaria, pubblicato nell'agosto del<br />

2006, la polizia criminale federale (BKA) ha riscontrato un aumento del<br />

15% dei casi di frode. La corruzione aziendale è in crescita e, secondo<br />

uno studio della società di revisione KPMG, i vertici delle imprese tenderebbero<br />

a insabbiare i fatti di cui vengono a conoscenza: «meno del<br />

60% dei casi si traducono in azioni legali”, si legge nel rapporto. In effetti,<br />

secondo Wolfgang Schaupensteiner, procuratore capo a Francoforte,<br />

“il 95% dei crimini economici non viene scoperto e la corruzione,<br />

alla fine, paga». Anche in Germania. . 1- continua<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 39 |<br />

HARRY GRUYAERT / MAGNUM PHOTOS


DIARIO<br />

| bruttiecattivi |<br />

Pfizer<br />

Ancora cavie umane<br />

uccise in Nigeria<br />

di Andrea Di Stefano<br />

DUECENTO BAMBINI UTILIZZATI COME CAVIE UMANE per un nuovo medicinale, fino a quel momento<br />

sperimentato solo sui maiali. Il governo dello Stato di Kano, nord della Nigeria, ha depositato<br />

una causa contro la multinazionale farmaceutica americana Pfizer.<br />

Il ricorso presentato dal governo di Kano chiama in causa la Pfizer International Limited,<br />

la sua sussidiaria nigeriana e altri sette, non meglio precisati, soggetti che nel 1996 utilizzarono<br />

200 bambini per testare due farmaci: il Trovan, i cui effetti non erano mai stati sperimentati<br />

sugli esseri umani, e il Ceftriaxone.<br />

Nel ricorso presentato dal procuratore generale dello Stato, Barrister Aliyu Umar, sono<br />

ben 29 i capi d’accusa contestati alla Pfizer, tra questi figurano: «condotta non etica, circonvenzione,<br />

cospirazione, occultamento di prove, simulazione e omicidio di vittime innocenti». Secondo<br />

le indagini compiute dal governo dello Stato di Kano, infatti, i test dei medicinali effettuati avrebbero<br />

portato alla morte 18 dei 200 bambini usati e causato danni irreversibili - malformazioni, cecità,<br />

danni cerebrali, paralisi - agli altri 182.<br />

In base alla ricostruzione dell’accusa, nell’aprile del 1996 (quando centinaia di bambini stavano<br />

morendo nello stato di Kano in seguito a un’epidemia di meningite, di colera e di morbillo) la Pfizer<br />

intervenne su base volontaria all’interno di programma<br />

d’emergenza lanciato dall’Organizzazione mondiale della Sanità<br />

(Oms). Oltre alle normali operazioni sanitarie previste dal piano<br />

internazionale, la Pfizer, sempre stando ai documenti dell’accusa,<br />

selezionò 200 bambini trattenuti in apposita strutture alle quali<br />

potevano accedere solo i dipendenti della multinazionale.<br />

I bambini, successivamente, vennero divisi in due gruppi: a 99 venne somministrato un alto<br />

dosaggio di Trovan e ai restanti 101 un basso dosaggio di Ceftriaxone.<br />

I programmi e le attività della Pfizer, sempre secondo il documento dell’accusa di cui il quotidiano<br />

Daily Trust di Abuja ha riportato ampi stralci, sarebbero stati condotti con modalità «altamente<br />

segrete» e sarebbero state il vero motivo dell’intervento ‘’umanitario’’ del personale della causa<br />

farmaceutica in Nigeria.<br />

Nelle richieste di 2,7 miliardi di dollari di risarcimenti contenute nel ricorso depositato la scorsa<br />

settimana figurano 25 milioni di dollari come rimborso per le spese sostenute dallo stato di Kano<br />

per le cure erogate ai 200 bambini usati come cavie; 350 milioni di dollari per le spese di sostegno<br />

alle vittime; 200 milioni di dollari spesi per sradicare i pregiudizi che l’episodio ha causato<br />

tra la popolazione e che, negli anni, hanno portato al sabotaggio di altre campagne di immunizzazione.<br />

Il fallimento di queste campagne ha causato danni allo stato stimati intorno ai 500 milioni<br />

di dollari di cui si chiede il rimborso. Proprio la paura di essere utilizzati come cavie, aveva, infatti,<br />

portato gli abitanti di Kano a opporsi a campagne di vaccinazione come quella contro la poliomielite<br />

lanciata negli anni scorsi dall’Oms. La mancata vaccinazione portò alla ricomparsa di un ceppo<br />

di poliomielite, proveniente proprio dalla Nigeria, che si è diffuso anche in altri paesi africani<br />

in cui la malattia era ormai stata debellata. .<br />

Lo stato di Kano ha chiesto<br />

un mega risarcimento<br />

alla multinazionale che<br />

ha sperimentato su bambini<br />

farmaci non sicuri<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 41 |


| inbreve |<br />

L’economia felice è quella che non dissipa >45<br />

Wal Mart l’alto costo dei suoi prezzi bassi >48<br />

conomiasolidale<br />

La ’ndrangheta attacca il territorio resiste >51<br />

CORSO<br />

DI COSTRUZIONE<br />

DI PANNELLI<br />

SOLARI-TERMICI<br />

L’Isf (Ingegneria Senza Frontiere)<br />

di Pisa promuove le energie<br />

rinnovabili con un corso<br />

sull’autocostruzione di pannelli<br />

solari-termici. Il programma<br />

del corso, che si terrà nel mese<br />

di giugno, prevede due giornate<br />

di teoria e laboratorio. Si inizierà<br />

il primo giorno con una lezione<br />

di introduzione teorica ai pannelli<br />

solari termici tenuta dal professor<br />

Paolo Di Marco, a seguire<br />

una dimostrazione sulla costruzione<br />

del pannello a terra e il montaggio<br />

dei pannelli sul tetto della cucina.<br />

La prima giornata terminerà<br />

con la proiezione delle riprese<br />

video del montaggio. Il secondo<br />

giorno è previsto il montaggio<br />

a terra dell’impianto di pompaggio<br />

e il relativo collegamento idraulico.<br />

La partecipazione al laboratorio<br />

è gratuita. È gradita la preiscrizione<br />

tramite il modulo che può essere<br />

richiesto alla segreteria organizzativa.<br />

Per informazioni e per scaricare<br />

la modulistica necessaria consultare<br />

il sito internet al seguente url:<br />

http://isf-pisa.org<br />

| 42 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

TOYOTA<br />

AMMONITA<br />

PER PUBBLICITÀ<br />

INGANNEVOLE<br />

L’Advertising Standards Authority<br />

(ASA), l’autorità di controllo<br />

britannica della pubblicità,<br />

ha ordinato il ritiro di una pubblicità<br />

della Lexus RX 400h (marchio<br />

di lusso Toyota), che lasciava<br />

intendere che il fuoristrada ibrido<br />

non arrecava danni all’ambiente.<br />

Il testo della pubblicità recitava:<br />

«Alte performance. Basse emissioni.<br />

Nessun senso di colpa».<br />

Secondo l’autorità di controllo<br />

il messaggio pubblicitario indica<br />

che quell’auto ha un impatto piccolo,<br />

o quasi nullo, sull’ambiente.<br />

Circostanza, secondo l’Asa, non provata.<br />

L’autorità di controllo della<br />

pubblicità britannica è andata<br />

subito a verificarne la veridicità,<br />

attraverso anche una serie di prove<br />

comparative con mezzi simili.<br />

L’Asa ha quindi intimato alla Lexus<br />

di non fare più pubblictà simili<br />

perché ingannevoli. La casa<br />

automobilistica avrebbe risposto<br />

che non era sua intenzione<br />

ingannare il consumatore<br />

e che avrebbe fatto i cambiamenti<br />

necessari allo spot.<br />

CON I MERCATALI<br />

NASCE IN TOSCANA<br />

LA RETE REGIONALE<br />

DELLA FILIERA CORTA<br />

La ricerca di alimenti tipici di qualità, garantiti<br />

dai produttori, è una delle richieste più frequenti<br />

che arrivano dai consumatori finali. In lingua toscana<br />

questi mercati, dove il rapporto produttore<br />

consumatore è strettissimo, si chiamano “Mercatali”.<br />

Nei prossimi tre anni in Toscana ne nasceranno almeno<br />

10. Questo è uno degli effetti generati dalla “rete<br />

regionale della filiera corta”, varata dalla Giunta<br />

regionale, e con cui saranno coordinate e potenziate<br />

tutte quelle iniziative che permettano un rapporto<br />

più diretto, sul territorio, tra chi produce<br />

e chi consuma, ma anche per allargare le opportunità<br />

di immissione sul mercato delle produzioni locali<br />

creando nuove sinergie tra agricoltori, ristoratori,<br />

commercianti e consumatori organizzati. Si tratta<br />

di un progetto all’avanguardia, il primo che prende<br />

il via nel nostro Paese.<br />

Il mercatale, in cui si vendono prodotti di stagione,<br />

oltre a olio, vino, marmellate, formaggi e altre tipicità,<br />

vanta in Toscana almeno una decina di esperienze,<br />

guidate da quella pilota di Montevarchi.<br />

Con il pacchetto di azioni per la filiera corta approvate<br />

dalla giunta queste esperienze raddoppieranno<br />

coinvolgendo tutte le province e i comprensori<br />

della regione. Sarà inoltre stimolata anche la nascita<br />

di spacci locali, cioè di veri e propri negozi gestiti<br />

in forma associata da imprenditori agricoli e verranno<br />

promosse iniziative di trasparenza come l’etichetta<br />

“prezzo chiaro” che definirà le quote destinate<br />

al produttore e ai vari eventuali passaggi<br />

(trasformatore, distributore). Saranno inoltre previste<br />

iniziative per la valorizzazione dei prodotti locali:<br />

è il caso dell’estensione e del potenziamento<br />

della legge regionale che già prevede l’utilizzo<br />

di questi prodotti presso le mense pubbliche<br />

e dell’avvio di accordi tra produttori e operatori<br />

della ristorazione del commercio e del turismo<br />

per stimolare la vendita e l’utilizzo di prodotti agricoli<br />

locali e di qualità nei loro esercizi.<br />

SOFTWARE<br />

OPEN SOURCE<br />

ANCHE<br />

PER LA P.A.<br />

Utilizzare programmi open source,<br />

cioè modificabili dagli utenti<br />

a seconda delle esigenze,<br />

nella pubblica amministrazione<br />

per innovare, risparmiare soldi<br />

e migliorare i servizi erogati.<br />

Questi gli obiettivi contenuti<br />

in una proposta di legge lombarda,<br />

avanzata dal consigliere regionale<br />

dei Verdi Marcello Saponaro<br />

e firmata da altri 19 consiglieri<br />

regionali, appartenenti a più<br />

schieramenti. La proposta arriva<br />

sulla scorta delle esperienze<br />

di altre regioni italiane che hanno<br />

in cantiere provvedimenti simili.<br />

Il risparmio per l’amministrazione,<br />

secondo i calcoli fatti,<br />

ammonterebbe a decine di milioni<br />

di euro, che si potrebbero investire<br />

in programmi software elaborati<br />

da piccole, medie e grandi imprese<br />

lombarde. E la pubblica<br />

amministrazione potrebbe avere<br />

perenne accessibilità ai suoi dati,<br />

maggiore sicurezza dai virus<br />

e garantire la privacy e al riservatezza<br />

nella gestione di dati sensibili.<br />

L’Italia è il quarto Paese<br />

nel mondo per la produzione<br />

di software libero ma agli ultimi<br />

posti per l’utilizzo dello stesso<br />

nella pubblica amministrazione.<br />

PRODUZIONI DAL BASSO<br />

LA RISPOSTA DI INTERNET<br />

PER ASPIRANTI ARTISTI<br />

IN CERCA DI SPONSOR<br />

Se avete un’idea che ritenete vincente, un progetto<br />

artistico valido, ma non siete introdotti in nessun<br />

ambiente che possa sostenervi, allora<br />

www.produzionidalbasso.com fa al caso vostro.<br />

Si tratta di una piattaforma internet per le autoproduzioni,<br />

indipendente, orizzontale e gratuita. Pdb propone<br />

un sistema di produzione per progetti artistici basato<br />

sulla condivisione, sul sostegno e sul finanziamento<br />

diretto. I progetti vengono proposti, stampati e gestiti<br />

in maniera autonoma dagli artisti. Per sistema delle<br />

produzioni dal basso si intende il metodo di raccolta<br />

fondi e finanziamenti attraverso una sottoscrizione<br />

popolare per la realizzazione di un progetto. In questo<br />

modo chi lo propone può<br />

farsi una idea dell’interesse<br />

potenziale che può attirare<br />

la sua proposta e può coprire<br />

le spese per la produzione.<br />

Alla voce progetti<br />

da finanziare si trova di tutto:<br />

magliette, film, produzioni<br />

di gadget originali e fumetti.<br />

Per ogni progetto c’è una scadenza, con un timer<br />

che fa il conto alla rovescia.<br />

Produzioni dal basso non percepisce percentuali<br />

per i progetti proposti, non acquisisce diritti sulle opere<br />

proposte, non stampa e non distribuisce nulla.<br />

Lo scopo di questo sito è proporre un metodo nuovo,<br />

discutere e ridiscutere il ruolo dell’artista<br />

e dell’autoproduzione culturale. Per utlizzare<br />

la piattaforma è sufficiente iscriversi, è semplice<br />

e non è vincolante. Per iscriversi basta inserire<br />

il proprio nome e cognome, l’indirizzo e una mail valida.<br />

Solo quando è stata fatta l’iscrizione, è possibile<br />

proporre progetti e/o sottoscrivere e finanziare<br />

progetti già pubblicati.<br />

API MESSE<br />

A RISCHIO<br />

DAI TROPPI<br />

PESTICIDI<br />

| inbreve |<br />

Senza l’impollinazione delle api<br />

molte specie vegetali non potrebbero<br />

più riprodursi. Ma non solo, perché<br />

anche l’allevamento del bestiame<br />

potrebbe risentirne perché<br />

l’abbondanza del foraggio dipende<br />

dall’attività impollinatrice di questi<br />

insetti. Perché pensare alla scomparsa<br />

delle api? Perché in molti paesi<br />

europei è drasticamente diminuita<br />

la loro presenza negli alveari.<br />

Una situazione che ha fatto scattare<br />

l’allarme tra i produttori di miele<br />

e gli allevatori di api. In alcuni<br />

alveari è scomparso fino al 90<br />

per cento delle api. Sul fenomeno<br />

si fanno molte ipotesi, ma poche<br />

sono le certezze. Si va dall’opera<br />

negativa di un microrganismo,<br />

agli effetti dell’uso indiscriminato<br />

dei pesticidi, fino alla pervasività<br />

delle colture geneticamente<br />

modificate e l’interferenza delle<br />

onde elettromagnetiche dei telefoni<br />

cellulari. Secondo alcuni studiosi,<br />

la ragione potrebbe essere legata<br />

all’introduzione di microrganismi<br />

invasivi nativi dell’Africa, come<br />

lo scarabeo dell’alveare (Aethina<br />

tumida), negli Stati Uniti e in Europa.<br />

In Italia, invece, sotto accusa sono<br />

i pesticidi. Il rapporto di Legambiente<br />

parla di diffusione di alcuni fitofarmaci<br />

in cui sono contenute molecole<br />

neonicotinoidi, che sono simili<br />

alla nicotina e agiscono sul sistema<br />

nervoso centrale degli insetti.<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 43 |


| economiasolidale | decrescita felice |<br />

L’economia felice<br />

è quella<br />

che non dissipa<br />

ALLA SCOPERTA DEL FELICE MONDO della decrescita. Il movimento<br />

ispirato da Maurizio Pallante, durante l’edizione<br />

2007 di Terra Futura ha raccolto attorno a sé un<br />

grandissimo interesse. Stand di im-<br />

di Matteo Incerti<br />

prenditori presi d’assalto così come i<br />

dibattiti organizzati dal movimento,<br />

che hanno fatto registrare il ‘tutto esaurito’. Su tutti quello dedicato<br />

alle “tecnologie per la decrescita” dove imprenditori e pensatori di un<br />

mondo votato al risparmio e il buonsenso hanno dimostrato che senza<br />

fare voli pindarici è possibile realizzare un diverso modello economico<br />

basato sull’economia non dissipativa ma conservativa.<br />

Il panorama non poteva essere più variegato. Dalla Guinea Bissau,<br />

dove l’ingegner Leandro Pinto della cooperativa Coajog ha portato l’esperienza<br />

dei pescatori che per affumicare i loro prodotti hanno realizzato<br />

artigianali forni coibentati in argilla locale, evitando la distruzione<br />

di ettari di mangrovie. Fino all’esperienza diretta di Peter Hennicke<br />

del Wuppertal Institute, il maggior centro studi in Europa sul risparmio<br />

energetico e le fonti rinnovabili che ha spiegato come «attraverso<br />

l’efficienza ed il risparmio energetico e di materiali si possono<br />

creare migliaia di posti di lavoro e benessere».<br />

Un concetto dimostrato da Hennicke con grafici e tabelle e numeri<br />

alla mano. Per ogni Pico Joule (PJ) di energia risparmiata si creano in-<br />

| 44 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

Nei pressi del villaggio di Ecalles.<br />

Francia, 1998<br />

fatti 100 posti di lavoro. Il presidente del Wuppertal ha poi mostrato<br />

un grafico relativo alla crescita del Pil in Giappone comparato con il<br />

grado di benessere dei suoi abitanti dimostrando empiricamente come<br />

le due linee non coincidano. Nel Sol Levante cresce la linea del Pil,<br />

peraltro quasi nulla negli ultimi anni salvo la recentissima ripresa, ma<br />

la linea della felicità è sempre piatta.<br />

«Probabilmente chi era scettico e pensava a noi come un movimento<br />

di visionari fuori dal mondo ora si dovrà ricredere – spiega<br />

Maurizio Pallante- certo la sfida più grande è quella di vincere il lavaggio<br />

del cervello fatto alla gente da decenni di ‘parole d’ordine’ che<br />

legano il benessere con la crescita ed il consumo senza limiti». I volontari<br />

e imprenditori legati al Movimento per la Decrescita Felice<br />

hanno messo in piedi una vera e propria “macchina del fare” per dimostrare<br />

a tutti la concretezza delle loro teorie.<br />

Dagli ambientalisti di Fare Verde Onlus che davano lezioni di<br />

compostaggio domestico di rifiuti organici, a chi spiegava l’autoproduzione<br />

di prodotti ed i vantaggi di muoversi in bicicletta.<br />

Ma protagonisti assoluti a Firenze sono stati soprattutto gli imprenditori<br />

con le loro mille idee diventate realtà. «Sono loro la dimostrazione-<br />

spiega Pallante- che la tecnologia può e deve cambiare<br />

obiettivo non essendo più al servizio dell’aumento dei consumi bensì<br />

dell’uso parsimonioso delle risorse». .<br />

HARRY GRUAYAERT / MAGNUM PHOTOS<br />

Grande successo<br />

di pubblico<br />

per gli imprenditori<br />

che hanno scelto<br />

di parlare e mostrare<br />

LA FILIERA CORTA DEL PANE “BIO”<br />

LA FILIERA CORTA DEL PANE? È possibile ed è stata realizzata<br />

in Brianza dal locale GAS (Gruppo Acquisto Solidale).<br />

Il progetto ha visto coinvolti più “attori”, dal Gas Brianza ad una<br />

cooperativa agricola locale e mulitori della zona che producono<br />

farina. Il progetto in totale servirà oltre mille persone.<br />

«In questo modo - spiega l’ingegner Roberto Brambilla (foto)<br />

uno dei “padri” dell’iniziativa - riusciamo ad accorciare la filiera<br />

fornendo pane all’utente finale ad un costo minore di quello<br />

dei negozi». «Se si pensa che ad un agricoltore il grano<br />

biologico viene pagato 18-20 euro a quintale, noi riusciremo<br />

a pagarglielo 30 euro al quintale». Ma il costo del pane sarà<br />

più basso pur trattandosi di pane biologico. Inoltre 18 ettari<br />

di terreno in provincia di Milano verranno portati a coltivazione<br />

biologica. «Quindi avremo miglioramenti sia sull’effetto serra<br />

- spiega Brambilla - e le falde acquifere<br />

non verranno più inquinate da diserbanti chimici».<br />

Tutta la produzione sarà nel raggio di pochi<br />

chilometri riducendo così i trasporti su gomma<br />

e relativo inquinamento.<br />

La microcogenerazione<br />

non è più un sogno<br />

Costi popolari e sgravi fiscali. La tecnologia Tandem è una soluzione che puo’ essere impiegata su larga scala.<br />

C<br />

Gianni Pilati,<br />

è stato uno dei primi<br />

ad occuparsi<br />

di microgenerazione.<br />

ON TANDEM (THERMAL AND ELECTRICAL MACHINE) la microcogenerazione<br />

arriva nelle case di tutti. Quando 25 anni<br />

fa l’ingegner Mario Palazzotti diede vita al primo<br />

motore in microcogenerazione (Il famoso Totem Fiat)<br />

ad assistere alla nascita di questa “creatura” c’era anche<br />

l’ingegner Gianni Pilati. Oggi Pilati lavora presso Energia<br />

Nova una ditta con sede a Torino che ha creato<br />

Tandem, un impianto di micro-cogenerazione di piccola<br />

taglia utilizzabile per produrre al tempo stesso<br />

energia elettrica e calore in<br />

condomie, industrie di processo,<br />

piscine, alberghi, comunità<br />

alberghi, aziende d’agriturismo<br />

e biologiche. «Mi occupo di microcogenerazione<br />

da 25 annispiega<br />

Pilati - ho avuto l’onore<br />

PROGETTO AVANZARE,<br />

COME SCAMBIO GRATIS MATERIE PRIME<br />

EVITANDO CHE DIVENTINO RIFIUTI<br />

le loro idee IN PUGLIA 60 IMPRENDITORI GUIDATI DA ROBERTO LO RUSSO,<br />

hanno dato vita ad un progetto di per sé rivoluzionario. Grazie ad un software elettronico via<br />

internet hanno messo in “rete” tutte le loro “esternalità”, cioè ciò che avanza dai processi<br />

produttivi e se le scambiano gratuitamente tra di loro evitando che queste diventino rifiuti.<br />

«Il Progetto “Avanzare”- spiega Roberto Lo Russo - è nato circa due anni fa grazie<br />

ad un finanziamento dell’Unione Europea e un progetto della Regione Puglia che sosteneva<br />

la costruzione di reti tra imprese con maggior uso di tecnologia ed in questo caso tecnologia<br />

informatica ben impiegata perché ovviamente consente di mettere in rete tramite<br />

un software aziende che si scambiano gratuitamente esternalità». Cosa sono le esternalità?<br />

«In modo semplice una esternalità è ciò che mi avanza dal mio processo produttivo<br />

-spiega Lo Russo - ma per dirla in maniera più ampia dal mio progetto di business. Perché<br />

una sala riunioni un bigliettino da visita oppure un vero e proprio scarto di produzione sono<br />

tutte esternalità e tutte diventano rifiuto nel momento in cui io decido di liberarmene<br />

e tra l’altro con tutti i problemi che comporta il rifiuto». Che fare allora? «Queste<br />

esternalità sono e possono essere valore aggiunto per quelle imprese che hanno bisogno<br />

di quella materia prima all’interno dei loro processi produttivi - spiega -. Questo si traduce<br />

nella possibilità di ridurre la quantità di rifiuti intesi nel senso più ampio possibile,<br />

e mette le imprese nella condizione di fare economia e risparmiare energia».<br />

Il tutto udite udite, gratuitamente. «Lo scambio di estenarlità è necessario sia gratuito<br />

altrimenti avremmo messo in piedi un altro modello economico basato sui rifiuti e non sulle<br />

esternalità e lo scambio di materia prima». Senza lo scambio gratuito «l’intera operazione<br />

perderebbe il suo valore». Come funziona il Progetto Avanzare? «In rete abbiamo messo<br />

60 imprese che accedono ad un sistema informatico che ha censito i bisogni di queste<br />

aziende e la catagolazione delle esternalità che ciascuna impresa può condividere».<br />

Info: www.robertolorusso.it<br />

di assistere alla nascita di Totem. Oggi dopo un quarto<br />

di secolo finalmente è arrivato il momento di spiegare<br />

al popolo che questa tecnologia non è una parola strana,<br />

ma è alla portata di tutti». Del resto spiega Pilati<br />

“quando una signora va in auto ed accende il riscaldamento<br />

e poi genera energia elettrica per caricare la batteria<br />

fa micro-cogenerazione». Con la tecnologia Tandem<br />

presentata a Rimini «è disponibile un prodotto<br />

su larga scala a costi contenuti che può dare risultati<br />

Dopo un quarto di secolo<br />

è venuto il momento di spiegare<br />

alla gente che questa cosa<br />

è alla portata di tutti e contribuirà<br />

al raggiungimento degli obiettivi<br />

del protocollo di Kyoto<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 45 |


| economiasolidale |<br />

concreti per raggiungimento obiettivi protocollo di<br />

Kyoto». È ideale per tutte le utenze domestiche che<br />

usano abbastanza acqua calda ed hanno modesti consumi<br />

di elettricità a bassa tensione.<br />

Sgravi fiscali<br />

«Quello che molti non sanno-spiega Pilati- è che sono<br />

previsti sgravi fiscali per l’utilizzo del metano per la micro-cogenerazione.<br />

Pari a 0.25 metri cubi di gas metano<br />

esenti da imposta di consumo detta accisa per ogni kilowattora<br />

prodotto». Ogni impianto utilizzato bene<br />

«permette di recuperare anche in termini economici e<br />

non soltanto energetici da 1,9 euro per ogni ora di funzionamento<br />

fino anche a 3 euro».<br />

Parliamo naturalmente di «impianti di una taglia<br />

molto piccola perché il Tandem produce 20,3 kw di<br />

energia elettrica e 47.52 di energia termica inoltre abbatte<br />

le emissioni di ossido d’azoto con sistema di catalizzatore<br />

integrato di tecnologia innovativa creato da<br />

EnergiaNova». I rendimenti certificati presso i laboratori<br />

Italgas di Asti sono pari assicura Pilati «al 97,01% ed a<br />

Solare termico e geotermia<br />

alla portata di tutti<br />

Il costo lo si recupera in pochi anni. Un impianto produce acqua calda sia sanitaria che per il riscaldamento.<br />

Solare Termico e Geotermia a portata di tutti. La storia<br />

della Suntek Srl, azienda con sede a Brunico (Bolzano)<br />

ed ufficio commerciale a Madone (Bergamo) è<br />

la dimostrazione che le migliori tecnologie ambien-<br />

di A.V. tali iniziano a sfondare anche in Italia prendendo<br />

come esempio e collaborando attivamente con ‘colossi’<br />

delle energie pulite come la tedesca Solvis. «Il mercato si sta<br />

aprendo anche qui-spiega Emanuela Cavadini amministratrice<br />

della Suntek srl-siamo importatori esclusivi in Italia dei prodotti<br />

Solvis legati al solare termico».<br />

I partner tedeschi<br />

La Solvis con sede a Braunschweig, ricordiamolo, è la prima<br />

azienda in Europa ad Emissioni Zero.<br />

«La progettazione di tutto l’edificio è avvenuta seguendo i canoni<br />

del risparmio energetico - spiega la Cavadini - con un tetto<br />

di 200 metri quadri di solare termico, 600 metri quadri di fotovoltaico».<br />

Inoltre le tapparelle che si chiudono quando troppo c’è<br />

troppo sole, vi è un sistema di recupero dell’aria, vi sono pompe<br />

di calore con microcogenerazione e come combustibile viene utilizzato<br />

l’olio di colza.<br />

La Solvis è una cooperativa di lavoratori, una azienda etica che<br />

ha visto crescere il suo fatturato negli ultimi tre anni da 17 milioni<br />

di euro a 50. Nell’ultimo anno ha anche creato 100 nuovi<br />

posti di lavoro per la nuova linea produttiva di 100.000 metri quadri<br />

di collettori solari termici.<br />

| 46 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

questo punto diventa veramente un oggetto concreto<br />

con cui possiamo raggiungere da subito obiettivi protocollo<br />

Kyoto come certificato da Cogin Europe». Inoltre<br />

esistono contributi europei e le recenti norme approvate<br />

dal governo sugli impianti da 50 Kw/h recepiscono le<br />

linee guida comunitarie.<br />

Costi<br />

«Per la prima volta questi impianti -spiega Pilati-questi<br />

impianti sono disponibili a costi popolari e rappresentano<br />

l’unica vera soluzione per raggiungere obiettivi di<br />

Kyoto senza aspettare anni».<br />

Biogas d’agricoltura<br />

La microcogenerazione di Tandem può essere utilizzata<br />

anche in agricoltura e presto in provincia di Parma si partirà<br />

con il primo impianto spiega Pilati. «Gli allevamenti<br />

zootecnici con un impianto particolare a digestione anaerobica<br />

anche con 100-120 bovini adulti riescono a usare<br />

biogas dalle deiezioni per almeno 18 ore al giorno». .<br />

Info: www.energia-nova.it<br />

In Italia<br />

«Oggi anche il solare termico è alla portata<br />

di tutti - spiega la Cavadini - ed oltre a questa<br />

tecnologia pulita importiamo dalla austriaca<br />

IDM anche unità geotermiche per<br />

singole unità abitative».<br />

Con micro impianti di solare termico «si<br />

produce acqua calda sia sanitaria che ad integrazione<br />

del riscaldamento». Il tutto con<br />

impianti versatili che possono servire dalla<br />

singola abitazione a condomini o impianti<br />

sportivi. «Il nostro sviluppo anche in Italia<br />

è esponenziale - spiega la Cavadini - siamo<br />

Emanuela Cavadini,<br />

amministratrice<br />

della Suntek srl,<br />

società che importa<br />

prodotti legati<br />

al solare termico.<br />

partiti da una piccola unità in Sud Tirolo e poi abbiamo sviluppato<br />

una rete di vendita che copre l’intero territorio nazionale». «Come<br />

il solare termico anche la geotermia oramai è alla portata di tutti -<br />

spiega la Cavadini - perché anche qui possono essere applicate dalla<br />

singola unità abitative per la produzione d’acqua calda o l’integrazione<br />

al riscaldamento, per cui dalla classica villetta fino ad arrivare<br />

a progettare il condominio, l’ospedale». Inoltre la stessa tecnologia<br />

viene utilizzata per rinfrescare le abitazioni. I costi ? «L’ investimento<br />

iniziale è sicuramente più alto di una caldaia tradizionale<br />

che siamo abituati a vedere in Italia - spiega -, però si tratta veramente<br />

di investire quattro lire in più, perché sono impianti che<br />

hanno un livello d’ammortamento dai 7 ai 9 anni» . .<br />

Info: www.suntek.it - www.suntek-bergamo.it<br />

CON LA ESCO<br />

RISPARMI IN CONDOMINIO<br />

LA CAROLI GIOVANNI ESCO, NATA A FAENZA è una delle maggiori realtà<br />

italiane specializzate in interventi finalizzati al risparmio energetico,<br />

finanziamento degli investimenti, remunerazione in base al risparmio<br />

di energia consumata. Opera sul mercato privato ed il suo target sono<br />

le realtà condominiali con impianti termici centralizzati.<br />

Oggi gestisce circa 1200 impianti condominiali ed ha sedi a Faenza,<br />

Ostia (Roma), Milano, Collegno (Torino), Padova.<br />

«Come Esco offriamo soluzioni innovative per il mercato italiano e già<br />

mature per quello europeo - spiega il presidente Roberto Caroli - le famiglie<br />

che vivono in questo condomini pagano in base al consumo e non più<br />

in base ai millesimi».<br />

Caroli spiega come «L’utilizzo di questi impianti centralizzati<br />

che sfruttano anche la micro-cogenerazione offrono la migliore soluzione<br />

per efficienza e sicurezza senza occupari spazi e canne fumarie con le singole<br />

rendi un motore Stirling creato nel 1817 e trasformalo<br />

in un piccolo impianto di micro-cogenerazione a biomasse<br />

agricole. È il progetto ideato da Albazoo srl di Piacenza.<br />

«Nel 2005 ho vinto un bando di concorso della<br />

Regione Emilia Romagna che finanzia la sperimentazione<br />

e la produzione di energia con motore stirling su<br />

caldaia a legna» spiega Massimo Bussacchini della Albazoo<br />

srl piccola azienda a conduzione familiare.<br />

La caldaia realizzata su un motore creato nel 1817<br />

dal reverendo scozzese Stirling, utilizza scarti di lavorazioni<br />

agricoli. «Quindi parliamo di materiale organico<br />

quindi conforme alla direttiva europea sulle fonte<br />

rinnovabili e di produzione combinata in di energia<br />

termica ed elettrica».<br />

Gli impianti sarebbero<br />

di piccolissima taglia.<br />

Una caldaia da 55 kwh<br />

nominali per produzione<br />

elettrica di 5<br />

kwh. Come combustibile<br />

scarti produzione coltivazioni agricole.<br />

«Ciò che rimane sul campo dopo la raccolta<br />

della parte utile della pianta», spiega<br />

Bussacchini. Il motore Stirling ha la caratteristica<br />

di utilizzare le fonti di calore esterne<br />

e quindi con qualsiasi fonte di calore<br />

caldaiette, in questi impianti si contabilizza il consumo per ogni singolo<br />

appartamento». «In questo modo - contina Caroli - le famiglie possono<br />

regolare orari e temperature». Inoltre tra i servizi offerti c’è anche quello<br />

di ripartizione e lettura dei costi ed è attivo un call center a disposizione<br />

delle famiglie 24 ore su 24. Ottimi i risparmi energetici.<br />

«In termini di risparmio energetico questa soluzione permette<br />

mediamente risparmi che vanno dal 15% al 25% in meno dei consumi»<br />

spiega Caroli. Niente paura neanche per gli investimenti.<br />

«Essendo una ESCO ci facciamo carico noi della riqualificazione<br />

tecnologica degli impianti del condominio-spiega Caroli- se parliamo invece<br />

di singoli impianti per appartamenti per ogni corpo scaldante vi è una spesa<br />

di 100-200 euro ma anche qui a fronte di contratti pluriennali ci facciamo<br />

carico noi dei costi».<br />

Info: www.caroligiovanni.it<br />

Un vecchio motore Stirling<br />

ed ecco le Esco biomasse<br />

Una piccola azienda di Piacenza, alucne imprese agricole come socie. Un sistema che sfrutta scarti di lavorazione.<br />

P<br />

di A.V.<br />

Piccoli impianti<br />

che usano fonti<br />

di calore esterne<br />

per produrre<br />

energia<br />

Massimo<br />

Bussacchini<br />

fondatore<br />

della Albazoo<br />

srl di Piacenza<br />

produce energia meccanica che poi viene convertita in<br />

energia elettrica.<br />

Quello che Bussacchini ha in mente di far partire tra<br />

un anno è una vera e propria “ESCO delle Biomasse”.<br />

«Noi agiremo come una ESCO - spiega - oggi nella nostra<br />

azienda le imprese agricole agricole sono socie.<br />

Noi forniremo impianto ad utenze che accetteranno il<br />

nostro servizio, quindi l’impianto verrà dato in comodato<br />

d’uso. Non sarà quindi venduto ma pagato da noi<br />

ed installato presso l’utenza mentre gli agricoltori<br />

avranno il compito di rifornire il combustibile da biomassa<br />

agricola, quindi le necessità di ogni singolo utente<br />

verranno stabilite con l’agricoltore in un ottica di filiera<br />

corta ed autosufficienza».<br />

Ogni singolo impianto potrà riscaldare<br />

e fare energia per circa 400 metri quadrati.<br />

In pratica servire nuclei di 3-4 famiglie sia<br />

a livello termico che elettrico. «La quantità<br />

annua dipenderà anche dal funzionamento<br />

estivo, ad esempio se si dispone di un assorbitore<br />

si potrà anche convertire l’acqua<br />

calda in energia frigorifera».<br />

Con 7000 ore di lavoro anno di questi<br />

motori si arriverebbero ad utilizzare 400-<br />

500 quintali annui di biomassa agricola. .<br />

Info: albazoos@albazoosrl.191.it<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 47 |


| economiasolidale | grande distribuzione |<br />

Wal-Mart<br />

l’alto costo<br />

dei suoi<br />

prezzi bassi<br />

“Always Low Prices” è lo slogan della più grande azienda del mondo, ma la rincorsa al prezzo sempre più basso è uno<br />

straordinario volano di impoverimento per chi compra nei suoi supercenter per “risparmiare”, per i suoi<br />

fornitori e per i suoi dipendenti. Il più grande datore di lavoro non crea nuova occupazione.<br />

E<br />

ERA IL 1962 QUANDO SAM WALTON APRÌ il suo primo<br />

Wal-Mart, a Bentonville nell’Arkansas, con la<br />

“missione” di vendere prodotti di consumo, a un po’<br />

meno di tutti gli altri. Oggi Wal-Mart ha<br />

di Paola Baiocchi 3.811 centri negli Stati Uniti (compresi<br />

10 in Alaska e 9 nelle isole Hawaii) dove<br />

si comprano dai fucili alle spille, più altri in Canada, Messico, Irlanda,<br />

persino in Giappone. Ogni settimana più di cento milioni di<br />

americani (un terzo dell’intera popolazione) fa la spesa in uno dei<br />

suoi magazzini: più della metà della popolazione Usa vive a meno<br />

di 10 minuti di macchina da uno dei suoi punti vendita e il 90 %<br />

abita nel raggio di 24 km.<br />

È il più grande datore di lavoro privato del mondo, con<br />

1.300.000 dipendenti negli Usa, 300mila nel resto del globo, più 3<br />

milioni di persone che lavorano nelle ditte fornitrici; nel 2006 ha<br />

fatturato 285 miliardi di dollari, con un profitto di 10,3 miliardi. Lee<br />

Scott Jr, il Chief Executive Officer (Ceo) di WM ha guadagnato nel<br />

2006 più di 17,5 milioni di dollari, più del doppio della retribuzione<br />

media dei principali manager americani, ma soprattutto 871 volte<br />

più dei suoi dipendenti americani e 51mila volte di più di un operaio<br />

cinese suo fornitore,Dietro questi numeri ci sono lacrime e sangue:<br />

nel 1990 quando Wal-Mart decide di entrare nel settore alimentare<br />

ha solo 9 supercenter. Nel 2000 detiene il 16% del mercato<br />

americano dei generi alimentari, e i su-<br />

percenter sono 888 - aperti al ritmo di 7 al<br />

mese, per 120 mesi di fila - ma 31 catene di<br />

supermercati hanno chiesto la protezione<br />

prevista dalle leggi sulla bancarotta. Oggi<br />

WM vende più alimentari di qualunque altra<br />

impresa, negli Usa e nel mondo intero.<br />

| 48 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

Wal Mart deve<br />

difendersi da<br />

1.600.000 dipendenti<br />

che hanno fatto<br />

la più grande causa<br />

collettiva della storia<br />

Il costo nascosto della convenienza<br />

Nonostante le sue dimensioni, gli studi e le pubblicazioni su Wal-<br />

Mart non sono molti: uno è il libro di Charles Fishman “Effetto<br />

Wal-Mart, il costo nascosto della convenienza”, ricerca economica<br />

appassionante come un romanzo, sulle ragioni del successo di WM<br />

e sui suoi effetti meno evidenti.<br />

Per i suoi dipendenti negli Usa la vita è dura: i loro stipendi sono<br />

del 37% più bassi della media nazionale, la sindacalizzazione è<br />

proibita e l’assicurazione medica non è estendibile ai familiari, tanto<br />

che i lavoratori WM sono costretti a ricorrere ai programmi federali<br />

di assistenza ai poveri o al doppio lavoro. Le retribuzioni discriminano<br />

le donne, che sono soprattutto afroamericane e rappresentano<br />

il 60% della forza lavoro.<br />

Wal-Mart ora deve difendersi da 1.600.000 dipendenti ed ex lavoratrici,<br />

che si sono organizzate nella più grande causa collettiva<br />

della storia: per anni hanno ricevuto stipendi più bassi e fatto carriere<br />

più modeste, anche con titoli di studio più elevati dei colleghi<br />

uomini. Impieghi comunque così mal retribuiti da essere al limite<br />

della schiavitù, che fanno di Wal-Mart uno straordinario volano di<br />

impoverimento, non solo negli Usa, ma anche nei Paesi dove il gigante<br />

si serve e stabilisce prezzi e tempi delle forniture, così stringenti<br />

da obbligare gli operai a lavorare anche 130 ore a settimana<br />

(vedi tab). Dalla class action Wal-Mart si difende annunciando che<br />

aumenterà gli stipendi e intanto subisce<br />

anche il contraccolpo di immagine di un<br />

documentario, uscito nel 2005, dal titolo<br />

Wal-Mart. The high cost of low price, in<br />

cui si raccontano i suoi metodi, che ne<br />

fanno un monopolista che decide della<br />

sopravvivenza o della morte di interi Sta-<br />

MARTIN PARR / MAGNUM PHOTOS<br />

Florida. Jacksonville.<br />

Wal Mart il colosso<br />

della distribuzione<br />

che ha dichiarato<br />

guerra al prezzo.<br />

Usa, 1995<br />

ti o di aziende; Wal-Mart è il primo partner mondiale del Bangladesh,<br />

che ha spostato la sua missione diplomatica a Bentonville e<br />

come lo Stato asiatico hanno fatto anche 700 imprese, che hanno<br />

fissato la loro sede vicino al quartier generale della Wal-Mart, per<br />

essere a completa disposizione del dispotico cliente.<br />

Fornitori prigionieri<br />

Uno dei segreti di WM sta nell’aver trasferito sui fornitori la maggior<br />

parte dei costi: sono i produttori a dover adattare le confezioni e le<br />

loro quantità in modo da seguire le esigenze espositive e di distribuzione<br />

del gigante. Ma per adeguarsi i fornitori vanno incontro a<br />

ristrutturazioni onerose che si ripercuotono sulle condizioni dei lavoratori<br />

e riducono i margini operativi delle imprese, che in molti<br />

casi falliscono. È il caso di Huffy Bicycles: la leggendaria fabbrica di<br />

biciclette statunitense è crollata sotto i ritmi di produzione che Wal-<br />

Mart le ha imposto e ha smesso di produrre biciclette negli Usa nel<br />

1999, per diventare importatore dall’Asia. Attualmente il 95% delle<br />

biciclette vendute negli Usa arriva dalla Cina.<br />

Nel 2003 per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, il numero<br />

di cittadini impiegati nella vendita al dettaglio (14,09 milioni)<br />

| economiasolidale |<br />

ha superato quello degli addetti dell’industria, che è ora il più basso<br />

degli ultimi sessanta anni (14,5 milioni) ed è tornato ai livelli della<br />

seconda guerra mondiale. Mentre i lavoratori statunitensi nell’industria<br />

diminuivano di circa il 20%, Wal-Mart ha aumentato le importazioni<br />

di prodotti a basso costo del 200%, dalla sola Cina.<br />

Non si può certo imputare a Wal-Mart tutta la responsabilità di<br />

una trasformazione economica e sociale così importante, ma le sue<br />

dimensioni fanno sì che ne sia l’attore principale e che “l’effetto<br />

Wal-Mart” si ripercuota non solo su chi è suo fornitore, ma sull’intera<br />

produzione che delocalizza, taglia i costi, riduce i margini riservati<br />

alla ricerca e all’innovazione, spingendo la qualità finale dei<br />

prodotti e della vita sempre più in basso. Sopravvive ad un impatto<br />

del genere solo la produzione di qualità, che sceglie canali distributivi<br />

diversi da Wal-Mart.<br />

Poca comunicazione, molte informazioni<br />

Uno dei motivi per cui ci sono poche ricerche è che Wal-Mart non<br />

fornisce dati: Emek Basker, una economista con dottorato al Mit, ha<br />

impiegato un anno a determinare la successione delle aperture dei<br />

centri vendita negli Usa. Un dato determinante per confrontare la<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 49 |


| economiasolidale |<br />

situazione occupazionale nelle contee prima e dopo l’apertura, che<br />

ha dovuto ricostruire consultando le guide stradali che WM edita<br />

annualmente e che contengono l’elenco dei nuovi centri aperti; la<br />

sua ricerca ha determinato che Wal-Mart può impiegare in media<br />

300 persone, ma che si perdono 250 posti di lavoro presso i dettaglianti<br />

della zona e altri venti presso i grossisti; dopo cin-<br />

que anni un Wal-Mart ha creato in media solo trenta<br />

nuovi posti di lavoro. Si tratta quindi di una ristrutturazione<br />

del comparto della vendita, senza reale crescita,<br />

un effetto tipico della grande distribuzione.<br />

Eppure Wal-Mart avrebbe potuto fornire alla ricercatrice<br />

le aperture in pochi minuti, visto che possiede<br />

una banca dati sulla sua attività tra le più grandi del<br />

mondo: si stima che abbia accumulato 460 terabytes di<br />

dati (internet ne ha meno della metà). Dati estratti as-<br />

PAGA ORARIA DEI DIPENDENTI WAL-MART NEGLI USA [DATI 2004]<br />

Lee Scott, Jr. Chief Executive Officer $ 8.434,49<br />

(basata su $17.543.739 all’anno, 40 ore alla settimana)<br />

Paga oraria media di un dipendente Wal-Mart a tempo pieno $ 9,68<br />

...E IN ALCUNI PAESI FORNITORI<br />

Bangladesh $ 0,17<br />

China $ 0,17<br />

Indonesia $ 0,46<br />

Nicaragua $ 0,23<br />

Swaziland $ 0,53<br />

Fondata nel 1871<br />

LIBRI<br />

Charles Fishman<br />

Effetto Wal Mart<br />

il costo nascosto della<br />

convenienza<br />

Egea, 2006<br />

Wal Mart<br />

The high cost<br />

of low prices<br />

Video inchiesta, 2005<br />

sociando le merci con le carte di credito, usati per conoscere i gusti<br />

dei clienti: prima di ogni uragano sembra che in Florida vendano<br />

sette volte di più crostate alla fragola e casse di birra e quindi WM si<br />

affretti a rifornirne i punti vendita non appena i meteo annunciano<br />

un tifone. “Tecnologie predittive” le chiamano alla WM, richiamando<br />

l’inquietante Minority Report, ma con un vero<br />

pallino per il controllo se, come ha rivelato recentemente<br />

il New York Times, telefonate, mail e spostamenti<br />

di lavoratori e manager sono controllati da una struttura<br />

investigativa interna, dotata di tecnologie d’avanguardia<br />

e composta da ex agenti Cia e Fbi. Per rispondere<br />

agli attacchi alla sua immagine Wal-Mart ha fatto<br />

uscire negli Usa un film dal titolo “Perché Wal-Mart funziona<br />

e perché questo dà fastidio a qualcuno” in cui si<br />

dipinge come una formidabile macchina da utili per l’economia<br />

americana. Ma forse Wal-Mart ha raggiunto i<br />

limiti del suo sviluppo e del suo modello. Lo dice l’esperienza<br />

fallimentare della Germania, dove nel 2006<br />

ha dovuto lasciare i suoi 85 negozi al gruppo tedesco<br />

Metro, perdendo 1 miliardo di dollari; lo dice la Corea<br />

del Sud, da dove si è ritirata. Oppure l’ultimo insuccesso<br />

registrato a New York, in cui ha dovuto rinunciare ad<br />

aprire i suoi centri a causa della forte opposizione. Chissà<br />

se ora rinuncerà allo sbarco in Italia, su cui più volte<br />

si è detto avesse interesse e continuerà ad attaccare il<br />

mercato della distribuzione farmaceutica con il suo progetto<br />

di vendere a soli 4 dollari un quantitativo di farmaci<br />

a prescrizione medica sufficienti per un mese, che<br />

ha già provocato fusioni nelle centrali di distribuzione.<br />

Forse siamo solo all’inizio di un vero scontro fra titani. .<br />

C’è sempre più bisogno del tuo aiuto.<br />

Con il “Conto Corrente Solidarietà”<br />

contribuisci a migliorare la vita di chi soffre.<br />

A favore di<br />

Sede sociale e direzione generale: piazza Garibaldi n. 16 - 23100 SONDRIO<br />

Tel. 0342 528 111 - Fax 0342 528 204 - info@popso.it<br />

RICCARDO VENTURI / CONTRASTO<br />

| criminalità e territorio | economiasolidale |<br />

La ’ndrangheta attacca<br />

il territorio resiste<br />

Secondo Vincenzo Linarello, presidente del consorzio Goel che riunisce una serie di cooperative sociali della locride,<br />

la delegittimazione dei magistrati impegnati nella lotta alle cosche segna una nuova resa dello Stato.<br />

Le organizzazioni criminali sono tornate a colpire con arroganza chi non si adegua al loro volere.<br />

“A<br />

di Francesca Paola Rampinelli<br />

Sopra, veduta<br />

di un vicolo.<br />

Sono dieci le cosche<br />

che formano<br />

il gotha criminale,<br />

distribuite tra Reggio<br />

Calabria, Piana<br />

di Gioia Tauro e Ionica.<br />

San Luca, 2005<br />

LLA BASE DELL’INTENSIFICARSI DI ATTENTATI e di minacce a chi<br />

ancora cerca di resistere ci sono stati due fatti nuovi e<br />

gravissimi che hanno delegittimato la sia pur minima<br />

presenza dello stato sul nostro<br />

territorio. Da un lato, infatti, è<br />

stato negato a Nicola Gratteri, sostituto<br />

Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria,<br />

da sempre in prima linea contro mafie e fenomeni malavitosi,<br />

il rientro nel pool antimafia e, dall’altro, l’indagine<br />

su massoneria deviata e su un sistema mafioso<br />

di gestione delle risorse pubbliche avviata da Luigi de<br />

Magistris, Sostituto Procuratore della Repubblica di Catanzaro,<br />

è stata trasferita ad un altro magistrato».<br />

Lo afferma Vincenzo Linarello, presidente del consorzio<br />

Goel che riunisce una serie di cooperative sociali<br />

della locride, e stretto collaboratore del vescovo di Locri,<br />

Monsignor Giancarlo Bregantini, quello stesso vescovo<br />

che un anno fa ha scomunicato la ’ndrangheta<br />

ed i suoi membri in seguito ad una serie di attentati al-<br />

le imprese agricole avviate sui terreni confiscati per cercare<br />

di sottrarre all’organizzazione criminosa la mano<br />

d’opera locale.<br />

Dopo un periodo di calma relativa, ora, in poco più<br />

di un mese, si sono susseguiti atti di vandalismo e intimidazioni<br />

contro chi ancora cerca di dare segnali di<br />

cambiamento.<br />

Ad attirare l’attenzione dei media è stato l’ennesimo<br />

pesantissimo attentato intimidatorio alla cooperativa<br />

agricola Valle del Marro, un’impresa sociale creata dall’associazione<br />

Libera di don Luigi Ciotti e formata da<br />

giovani disoccupati del territorio. L’iniziativa, sorta sulla<br />

scia della cooperativa siciliana Placido Rizzotto, ha<br />

come oggetto la conduzione di terreni agricoli confiscati<br />

nei comuni di Oppido Mamertina, Gioia Tauro,<br />

Rizziconi e Rosarno. Il piano agronomico prevede la<br />

coltivazione di ortaggi e raccolta delle olive e produzione<br />

di olio e di miele. Scenografiche, come nella migliore<br />

tradizione della ‘ndrangheta, le tracce che il raid not-<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 51 |


NON INDAGATE IN CALABRIA<br />

GLI HANNO TOLTO L’INCHIESTA “POSEIDONE” DI MANO quando la posta in palio<br />

s’è alzata, nel momento in cui i nomi che venivano toccati erano quelli di politici<br />

di primo piano (Lorenzo Cesa, segretario Udc), ufficiali di alto rango delle forze<br />

dell’ordine (il generale della Finanza Walter Cretella Lombardo) ed amministratori<br />

con una lunga trafila di incarichi in società controllate dallo Stato (Giovanbattista<br />

Papello, ex consigliere Anas ed ex responsabile del Commissariato ambiente calabrese).<br />

Il sostituto procuratore di Catanzaro Luigi De Magistris aveva iniziato a indagare<br />

sullo scandalo della depurazione delle acque in Calabria nel 2005. Ma, nel momento<br />

in cui le ipotesi di reato sono passate dalla truffa ai danni dell’Ue (per i fondi erogati),<br />

al disastro ambientale, corruzione e riciclaggio, sino all’associazione a delinquere,<br />

s’è intuito che l’indagine aveva cominciato a dare fastidio. Interrogazioni parlamentari,<br />

ispezioni ministeriali, una serie impressionante di atti di citazione in sede civile<br />

con richieste di risarcimento milionarie per i cronisti e le testate nazionali e locali<br />

che riportavano notizie su “Poseidone”.<br />

Il colpo di grazia a De Magistris, destituito dall’incarico e ora impossibilitato<br />

a scavare su un ammanco di 200 milioni di euro nei fondi destinati all’emergenza<br />

ambientale nella regione meridionale, è giunto nella settimana di aprile in cui<br />

l’Espresso riportava l’ultimo, clamoroso sviluppo dell’inchiesta. Ovvero: la contestazione<br />

della legge Anselmi, la norma varata dopo lo scandalo P2 che punisce la costituzione<br />

di associazioni segrete, per un gruppo di industriali, generali e parlamentari, tutti legati<br />

secondo il sostituto procuratore in quella che il settimanale ha ipotizzato essere<br />

“La loggia degli affari”.<br />

Il procuratore capo di Catanzaro Mariano Lombardi poche ore dopo ha revocato<br />

la delega a De Magistris. L’inchiesta ha ballato per un po’ fra le procure del Sud:<br />

dapprima Salerno, poi di nuovo Catanzaro. Ma, da quel momento, non se n’è saputo<br />

più nulla. In molti erano rimasti colpiti dall’epilogo di quell’articolo: si concludeva infatti<br />

riferendo che «il figlio della compagna di Lombardi nel 2006 aveva creato<br />

un’immobiliare con Giancarlo Pittelli, avvocato, onorevole di Forza Italia, indagato<br />

dal sostituto procuratore». E chiosava: «Il capo di De Magistris convive serenamente<br />

col socio del nemico numero uno del suo pm. Cose che capitano, in Calabria».<br />

A quel punto si sono mossi un po’ tutti: Csm, ministero della Giustizia, soprattutto<br />

Pittelli è partito al contrattacco. Ha tenuto una conferenza stampa pronunciando<br />

parole di fuoco contro il giudice che indagava su di lui, denunciandolo alla procura<br />

di Salerno per fuga di notizie. Il Consiglio superiore della magistratura ha aperto<br />

un fascicolo su una presunta violazione del segreto d’indagine di cui si sarebbe<br />

reso responsabile De Magistris. La notizia dell’apertura del fascicolo è contenuta<br />

in una lettera che il Consigliere del Presidente della Repubblica per gli affari<br />

dell’amministrazione della giustizia ha inviato al senatore Pittelli. La comunicazione<br />

all’esponente di Forza Italia ha fatto seguito ad una missiva che il parlamentare aveva<br />

inviato il 28 febbraio scorso al Capo dello Stato, per segnalare che alcune sue<br />

conversazioni telefoniche sarebbero state illegalmente utilizzate (a detta del senatore)<br />

in procedimenti penali e che il loro contenuto era stato poi divulgato dai mezzi<br />

d’informazione. De Magistris è rimasto solo. In difesa dell’operato del sostituto<br />

procuratore una lettera di quattordici giudici, suoi colleghi, che lo difendono a spada<br />

tratta. Si è levata una sola voce, dai palazzi della politica, per esprimergli solidarietà:<br />

quella di Antonio Di Pietro. Giovanni Vignali<br />

Al pm De Magistris è stata<br />

revocata la delega. Indagava<br />

sugli illeciti relativi ai fondi Ue<br />

sulla depurazione. Nel suo<br />

fascicolo molti nomi eccellenti<br />

| 52 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

turno ha lasciato alla Valle del Marro: una scia di sangue<br />

sui muri, un cancello, donato dall’Associazione Anti<br />

Racket, utilizzato per farne delle croci, utensili rubati,<br />

uffici sfasciati.<br />

Un “chiaro messaggio”<br />

Il “chiaro messaggio” al gruppo di don Ciotti si aggiunge<br />

ad una serie di altri incidenti che dagli operatori<br />

delle varie cooperative di Locri vengono così riassunti:<br />

«due devastanti attentati contro il Centro Polifunzionale<br />

“Magna Grecia” del Comune di Ardore, gestito<br />

da una impresa di giovani che cercava di creare opportunità<br />

di lavoro e di aggregazione nel territorio; ripetuti<br />

attentati presso il Centro Giovanile Salesiano di Locri,<br />

cuore della Pastorale Giovanile della Diocesi, per<br />

impedire ad una ditta di condurre importanti lavori di<br />

ristrutturazione; la pesante lettera minatoria recapitata<br />

nei giorni scorsi alla senatrice Maria Grazia Laganà; le<br />

insistenti voci di sfratto della Comunità di Liberazione<br />

di Gioiosa Jonica (tra i fondatori del Consorzio Goel) da<br />

una struttura pubblica ottenuta con regolare contratto<br />

di affitto e ristrutturata ripetutamente a proprie spese,<br />

proprio mentre la ditta che sta eseguendo uno dei tanti<br />

lavori di miglioria viene derubata; un clamoroso furto<br />

in pieno centro ad un commerciante di materiale<br />

edile a Gioiosa Jonica, Francesco Attachi, impegnato<br />

nel sociale, e ancora altri furti ed intimidazioni in tutta<br />

la zona; ed infine le intimidazioni ricevute dell’associazione<br />

Don Milani di Gioiosa Jonica, il cui presidente,<br />

Francesco Rigitano, è responsabile del locale coordinamento<br />

di Libera della Locride».<br />

Il “Don Milani” è appena riuscito a costruire un<br />

campetto di calcio, non certo un centro sportivo polifunzionale,<br />

ma fin da subito il chiosco annesso al campetto<br />

è stato derubato. A distanza di pochi giorni sono<br />

state ritrovate dentro il chiosco ben 6 cartucce caricate<br />

a pallettoni poste in bell’evidenza. Il messaggio intimidatorio<br />

è chiaro, diretto, pesante e preoccupante. «Le<br />

iniziative della magistratura nei confronti di suoi membri<br />

così evidentemente schierati contro le cosche hanno<br />

costituito il segnale che ha indotto la mai tacitata arroganza<br />

della ’ndrangheta a rinvigorirsi più forte che<br />

mai», spiega ancora Linarello.<br />

Infatti, è di pochi giorni fa la notizia che il procuratore<br />

della Repubblica di Catanzaro, Mariano Lombardi,<br />

ha revocato la delega al sostituto procuratore Luigi De<br />

Magistris in relazione all’inchiesta "Poseidone" sui presunti<br />

illeciti nella gestione dei finanziamenti dell’Unione<br />

europea nel settore della depurazione in Calabria (vedi<br />

box). Nel corso delle indagini sono state indagate una<br />

cinquantina di persone, nomi di un certo rilievo che<br />

hanno evidentemente indotto qualcuno a ritenere troppo<br />

aggressivo De Magistris e dunque inadatto a portare<br />

avanti un’inchiesta che riguarda sempre di più i legami<br />

di potere occulto e non tra criminalità e politica.<br />

Ragioni procedurali (è uscito dal pool antimafia reggino<br />

per la normale rotazione prevista dalla legge e si è<br />

visto negare dai superiori il permesso di rientrarvi), attualmente<br />

al vaglio del Csm, rendono invece impossibile<br />

la prosecuzione del lavoro contro la ’ndrangheta per<br />

Gratteri contro il quale per altro è stato recentemente<br />

scoperto e sventato un attentato in preparazione di tale<br />

portata che i vertici della magistratura calabrese hanno<br />

dichiarato che «la decisione di preparare un attentato<br />

contro Gratteri non può essere frutto soltanto della decisione<br />

di una o due cosche della Locride, ma implica il<br />

consenso del ghota ndranghetistico dell’intera provincia.<br />

Al massimo dieci “famiglie”, tra Reggio città, Piana<br />

di Gioia Tauro e Ionica, il cui assenso è strategico per effettuare<br />

un atto criminale di tale portata».<br />

Colpito chi indaga<br />

«È stato colpito quel pezzo di magistratura locale brava,<br />

che lavora e che ottiene ottimi risultati», sottolinea Linarello,<br />

«la ’ndrangheta alla luce di questi segnali si è<br />

rinvigorita. Hanno capito che è il momento giusto per<br />

colpire al fianco il territorio che non si adegua. Tutti i<br />

fenomeni si sono verificati nell’arco di un mese ed è<br />

quindi lecito vedere una relazione di causa effetto tra i<br />

provvedimenti che colpiscono dei personaggi simbolo<br />

della lotta alla criminalità organizzata e la recrudescenza<br />

degli atti intimidatori. Ma il segnale in realtà», aggiunge<br />

ancora Linarello, «è che non c’è proprio la volontà<br />

di combattere il sistema ’ndrangheta e massoneria<br />

deviata da parte dello stato: lo Stato non ha mai comin-<br />

| economiasolidale |<br />

LIBERA NEL MIRINO DEI MAFIOSI<br />

UN DANNEGGIAMENTO IN UN TERRENO CONFISCATO ALLA MAFIA e assegnato<br />

ad una cooperativa che aderisce al consorzio “Liberaterra” è stato denunciato<br />

ai carabinieri di Corleone. Il fondo si trova in contrada Pietralunga, nel territorio<br />

del Comune di Monreale, dove i carabinieri hanno effettuato un sopralluogo per<br />

presentare una relazione alla Procura distrettuale antimafia di Palermo. Il terreno è stato<br />

confiscato al presuntio mafioso Giovanni Simonetti, ed era stato assegnato qualche<br />

tempo fa alla coop “Lavoro e Non”, che fa riferimento all’associazione Libera di don Luigi<br />

Ciotti. Sono stati danneggiati per circa il 70 per cento i germogli delle viti, in vista<br />

della fruttificazione delle piante il prossimo anno. «È in atto una controffensiva da parte<br />

delle organizzazioni mafiose - afferma in una nota don Luigi Ciotti, presidente di Libera -<br />

evidentemente preoccupate dai risultati che si stanno ottenendo nei campi della legalità.<br />

Non ci faremo intimidire e siamo convinti che i cittadini e le istituzioni sapranno ancora<br />

una volta rispondere con fermezza. Ai giovani impegnati quotidianamente nei campi<br />

di lavoro dei beni confiscati alle mafie vogliamo dire di continuare ad avere lo stesso<br />

coraggio dimostrato finora insieme alla consapevolezza di avere accanto tutta l’Italia<br />

che crede nei valori della democrazia, della libertà e della legalità».<br />

A don Ciotti e ai ragazzi della Coop è arrivata la solidarietà del premier Romano Prodi.<br />

“Esprimo - ha detto Prodi - solidarietà e indignazione per l’accaduto, auspico inoltre<br />

che continui con sempre più vigore la lotta per sradicare la criminalità organizzata.”<br />

ciato il contrasto». «A tutto ciò», conclude il presidente<br />

di Goel, «si aggiunge una sorta di impermeabilità mediatica:<br />

fa notizia un morto per un incidente stradale ma<br />

non uno ucciso dalle cosche! Solo don Ciotti riesce in<br />

qualche modo infrangere questo muro e far circolare il<br />

suo grido di protesta per il resto nessuno guarda più alle<br />

vicende legate alla ’ndrangheta e alle sue vittime». .


| economiasolidale | Terra Futura |<br />

L’avanguardia<br />

dei beni comuni<br />

in forte crescita<br />

La quarta edizione della mostra convegno di Firenze è stata visitata da migliaia di persone che hanno affolato<br />

gli oltre 400 appuntamenti culturali organizzati da movimenti, istituzioni, associazioni e imprese.<br />

BILANCIO PIÙ CHE POSITIVO per la quarta edizione di Terra<br />

Futura, la mostra-convegno internazionale delle<br />

buone pratiche di sostenibilità ospitata dal 18 al 20<br />

maggio alla Fortezza da Basso, a Fi-<br />

di Alessia Vinci<br />

renze. Un successo coronato da un<br />

incremento complessivo del 25%<br />

rispetto allo scorso anno, sia per quanto riguardo gli appuntamenti<br />

in calendario che le realtà presenti in rassegna.<br />

83.000 i visitatori complessivi nelle tre giornate fra operatori<br />

economici, responsabili d’azienda, imprenditori, cittadini impiegati<br />

nel mondo del volontariato e del non profit, educatori, insegnanti,<br />

studenti, amministratori pubblici...<br />

a Terra Futura per comprendere come sia<br />

possibile agire in pratica per garantire un futuro<br />

alla terra e costruire un modello di sviluppo<br />

diverso, più equo e sostenibile nel rispetto<br />

dell’uomo e della natura.<br />

190 appuntamenti culturali con oltre<br />

1000 relatori coinvolti, e delle 500 aree espositive<br />

con più di 4000 enti rappresentati e<br />

dei 100 spazi di animazione e laboratori di<br />

“buone pratiche” per sperimentare nel concreto<br />

la sostenibilità. Numeri che oltre che<br />

descrivere la crescita dell’evento, dicono<br />

quanto sia alta la potenzialità espressa da<br />

questi mondi e la speranza che un altro<br />

mondo possibile è già in costruzione.<br />

Una dimensione complessiva e una formula<br />

che hanno suscitato grande interesse<br />

anche al di fuori dei confini nazionali, con numerosi operatori qualificati<br />

in visita a Firenze interessati a capire come esportare questo<br />

modello di mostra-convegno sulle buone pratiche anche in altri<br />

paesi d’Europa.<br />

Un orizzonte internazionale che, dopo la presentazione dell’edizione<br />

2007 di Terra Futura al World Social Forum di Nairobi, è stato<br />

rimarcato dalla presentazione a Terra Futura della bozza della Carta<br />

Europea della Finanza Etica, un grande passo verso la costituzione<br />

di una Banca Etica Europea.<br />

| 54 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

V49_TerraFutura.qxd 26-04-2007 19:24 Pagina I<br />

valori è un mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità<br />

Lavoro, sostenibilità, diritti >IX<br />

Abitare sostenibile >X<br />

Decrescita, figli felici di un pil minore >XII<br />

Coltivare nella biodiversità >XIV<br />

Produrre senza lasciare impronte >XVIII<br />

Sud e Nord insieme: un futuro più equo >XXI<br />

terra<br />

futura valori<br />

Flessibilità<br />

Precarietà<br />

fragilità.<br />

La sostenibilità<br />

sociale<br />

e ambientale<br />

passa dal lavoro.<br />

Ripensare<br />

il welfare<br />

nel mondo<br />

globalizzato<br />

Non dissipare<br />

è la prima<br />

buona<br />

pratica<br />

Anno 7 numero 49<br />

Maggio 2007<br />

Inserto gratuito di<br />

E l’Italia è emersa all’avanguardia anche per quanto riguarda il<br />

commercio equo: se il testo di legge prodotto congiuntamente da<br />

Transfair Italia, Fairtrade, Associazione Botteghe del Mondo e Agices<br />

(che a Firenze hanno fatto il punto sul percorso comune intrapreso)<br />

verrà approvato, il Bel Paese sarà il primo stato al mondo ad avere<br />

una legge sul cees.<br />

Ma è stato il lavoro il tema dominante di alcuni importanti convegni<br />

di quest’edizione; dopo anni all’insegna del rispetto dell’ambiente<br />

e dello slogan “consumare meno per produrre meno”, da Terra<br />

Futura arriva unanime un nuovo consenso: è proprio sul versante<br />

della produzione che bisogna tornare ad agire. Non si può parlare di<br />

sostenibilità, finché a tutti i cittadini del<br />

mondo non è garantito un lavoro che permetta<br />

loro di condurre una vita dignitosa.<br />

Il lavoro come “bene comune” dunque,<br />

così come lo è l’acqua, altro tema caldo: risorsa<br />

insostituibile per la vita della terra essa<br />

è perciò patrimonio dell’intera umanità.<br />

Sempre nel nome dell’equità si è scelto di riservare<br />

all’Africa un posto centrale all’interno<br />

dell’evento. Rilanciata a Terra Futura la<br />

campagna “L’Africa non è in vendita”, pro-<br />

Sopra, l’affolato prio alla vigilia di un imminente EPA (Ac-<br />

ingresso della cordo di Partenariato Economico) che L’UE<br />

Fortezza da Basso.<br />

A fianco, la copertina sta per siglare col continente nero: una scel-<br />

dell’inserto che ta per rimarcare un secco no ai “falsi parte-<br />

<strong>Valori</strong> ha dedicato<br />

alla manifestazione. nariati” che, dietro al principio di recipro-<br />

Firenze, 2007<br />

cità, nascondono nuove forme di dominazione<br />

economica.<br />

All’indomani di Terra Futura Ugo Biggeri, presidente della Fondazione<br />

Culturale Responsabilità Etica Onlus, facendo un primo sintetico<br />

bilancio di questa edizione dice «È arrivato il momento di cercare<br />

di fare delle alleanze tra i tanti settori della società civile presenti<br />

a Terra Futura, per chiedere con forza un cambiamento delle politiche<br />

e delle regole del sistema, in modo da garantire un futuro etico.<br />

Credo che la politica debba dare una risposta alla gente che in questi<br />

tre giorni a Terra Futura ha dimostrato di credere veramente nella<br />

sostenibilità e nei diritti». .<br />

Acquisti verdi<br />

Tante parole, molti<br />

fatti all’incontrario<br />

“F<br />

di Walter Ganapini<br />

| macroscopio |<br />

AR LAVORARE IL MERCATO PER L’AMBIENTE” recitava il VI° “Programma d’azione ambientale” della Commissione<br />

Europea, già a fine millennio scorso. Normativa e prassi comunitarie hanno molto progredito in tal senso,<br />

sviluppando ricche “liste positive” di buone pratiche, Carte, come quella di Arlborg, di essenziali “Linee-guida”,<br />

progetti orientati a validare modalità avanzate di certificazione di prodotto (a partire dall’INTEND della<br />

“Dichiarazione Ambientale di Prodotto” EPD, dove quest’ultimo, come sempre nella accezione di Bruxelles ,<br />

sta per “bene” e “servizio”), riflessioni attente sul nodo degli “Stili di vita” (in ciò affiancando la cruciale attività<br />

del Gruppo per la “Salvaguardia del Creato , diretto in ambito CEI da S.E. Bregantini – foto – , Vescovo di Locri<br />

e Platì , così efficace nella propria azione pastorale da esser divenuto uno dei più temuti interlocutori<br />

della economia criminale, non solo calabrese). Manuali di filosofia imprenditoriale avanzata nel senso<br />

della sostenibilità, a partire dalla definizione di “Politica Integrata di Prodotto”.<br />

Parte integrante di tale strumentazione è la sollecitazione ad orientare in direzione “environmentally<br />

friendly” quote crescenti di spesa pubblica, al fine di incentivare nel più trasparente dei modi il decollo di beni<br />

e servizi sostenibili, a parità di prestazione e a tendenziale parità di costo: sono i cosiddetti “Acquisti Verdi nella<br />

Pubblica Amministrazione”, gergalmente noti come “Green Public Procurement” ( GPP ). Dopo un avvio<br />

interessante, che vide CONSIP impegnarsi in tale direzione, anche durante il Ministero Tremonti, e il legislatore<br />

porre obiettivi importanti alla diffusione di tale pratica<br />

(30% di acquisti, sul totale della spesa pubblica, ambientalmente<br />

favorevoli), dobbiamo registrare come il nostro Paese abbia<br />

rallentato, vedendo prevalere la resistenza conservativa di un gran<br />

numero di “uffici acquisti” non solo comunali e provinciali,<br />

ma anche di importanti regioni. Per tutte, citiamo il caso della<br />

Emilia-Romagna: in questi mesi , quella Regione ha rinnovato<br />

il proprio parco automezzi , per un totale di quasi mille veicoli: ebbene , in tutto il mondo , occasioni simili<br />

vengono immediatamente colte per utilizzare il rinnovo delle flotte pubbliche come opportunità innovativa<br />

(a San Francisco , nelle settimane scorse , tutti i mezzi per raccolta e trasporto di rifiuti sono stati sostituiti con<br />

equivalenti elettrici alimentati da fonti rinnovabili). Bene, nella Emilia-Romagna dove si respira l’aria peggiore<br />

al mondo, non uno su quasi mille di quei mezzi è stato sostituito secondo la logica californiana. Ciò, per<br />

rimanere alla logistica “rifiuti”, quando una recentissima indagine dell’ARPA-Piemonte ha dimostrato come<br />

a Torino una quota significativa di inquinamento dell’aria venga proprio dai mezzi AMIAT per collettamento<br />

e trasporto di rifiuti. Ancora, un incontro del GPP-Net tenutosi a Cremona il mese scorso ha dimostrato come<br />

in Italia solo il 2,2 % dei Comuni si sia attrezzato con strumenti (capitolati, ecc) orientati alla filosofia GPP.<br />

E così, come nel caso delle Agende XXI Locali, l’Italia corre il rischio che pratiche diffuse in tutta Europa<br />

come di successo divengano minoritarissime, quasi eventi rituali che alimentano riunioni “di autocoscienza“<br />

di piccoli circuito di Amministratori sempre più frustrati. Come ha recentemente ricordato, nel corso<br />

del 1° Colloquio Internazionale sulla Sostenibilità organizzato dalla sede reggiana della Università di Modena<br />

e Reggio Emilia , Allan Johansson , ispiratore della Università della Produzione Pulita di Lund ( Svezia ), il nuovo<br />

modello per uscire dal Cambiamento Climatico impone una rivoluzione industriale fondata su circuiti virtuosi<br />

di piccole e medie imprese innovative, cittadini-consumatori evoluti, istituzioni trasparenti ed avanzate. .<br />

Emblematico il caso dell’Emilia<br />

Romagna: acquista mille veicoli<br />

nuovi e non pone alcun criterio<br />

“verde” che possa contribuire<br />

a ridurre l’impatto ambientale<br />

della sua mobilità<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 55 |


| inbreve |<br />

Le troppe spine delle rose africane >58<br />

nternazionale<br />

Il ritorno dei Santullo alla conquista della Guinea >62<br />

PZIFER<br />

A PROCESSO<br />

PER LE CAVIE<br />

BAMBINO<br />

Inizierà a giugno, nello stato<br />

congolese di Kivu, il processo contro<br />

l’industria farmaceutica Pfizer.<br />

L’accusa è di aver usato bambini<br />

malati per sperimentare farmaci,<br />

e di aver nascosto il tutto dietro<br />

un’opera di beneficenza. Il risultato:<br />

bambini sordi, ciechi e paralizzati.<br />

E 11 morti.<br />

Correva l’anno 1996. Nella<br />

regione del Kivu numerose epidemie<br />

di rosolia, colera e meningite,<br />

mietevano vittime tra adulti<br />

e bambini. In poco tempo<br />

morirono oltre 3.000 persone.<br />

L’Organizzazione Mondiale della<br />

Sanità (Oms) e la ditta farmaceutica<br />

americana avevano offerto il loro<br />

aiuto. Ma, secondo le accuse,<br />

Pfizer avrebbe somministrato<br />

a 200 bambini, senza autorizzazione,<br />

un farmaco chiamato Trovan<br />

Floxacin. Questo medicinale<br />

non era stato sottoposto ai test<br />

preliminari. Il risultato fu una<br />

tragedia: 11 bambini morirono,<br />

181 risultarono afflitti da disturbi<br />

gravi e permanenti quali sordità,<br />

paralisi, lesioni cerebrali e cecità.<br />

Ora i parenti chiedono giustizia<br />

e reclamano come indennità una<br />

somma pari a 2,75 miliardi di dollari.<br />

| 56 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

LA CONVENZIONE<br />

CONTRO LE ARMI CHIMICHE<br />

FUNZIONA MA PUO’<br />

ESSERE MIGLIORATA<br />

Dieci anni fa, nel 1997, entrava in vigore la Chemical<br />

Weapons Convention (Cwc) a cui aderivano gli eserciti<br />

di 182 nazioni. La convenzione impone agli Stati<br />

aderenti di escludere dal loro arsenale agenti chimici<br />

come i gas nervini. La Cwc ha reso effettiva<br />

la condanna di un’intera categoria di armi di distruzione<br />

di massa. Dopo dieci anni dalla sua entrata in vigore,<br />

è ora dunque tempo di bilanci.<br />

In un convegno organizzato a Roma dal ministero<br />

degli Affari esteri e dall’Istituto degli Affari<br />

internazionali, con il contributo di Green Cross Italia,<br />

sono stati forniti alcuni dati: il 98 per cento dei paesi<br />

del mondo hanno aderito alla Cwc, 71.000 tonnellate<br />

di agenti chimici sono state dichiarate dai sei stati<br />

che le detenevano in munizioni e contenitori, più<br />

del 25 per cento dei quali è stato distrutto, 12 stati<br />

hanno dichiarato 65 ex<br />

stabilimenti di produzione<br />

di armi chimiche di cui<br />

58 sono stati distrutti<br />

o riconvertiti. E ancora,<br />

6.200 impianti<br />

di stoccaggio e produzione<br />

di materiale chimico sono<br />

stati dichiarati soggetti<br />

alle ispezioni dell’Opcw (l’organizzazione per la proibizione<br />

delle armi chimiche). Rimangono ancora due grandi<br />

obiettivi: mantenere alta la sicurezza sui depositi<br />

di armi chimiche esistenti e continuare la distruzione<br />

nel modo più sicuro e rapido possibile. Ben 50.000<br />

tonnellate in sei milioni di munizioni e di container<br />

devono essere ancora eliminate. Il secondo obiettivo<br />

è quello di puntare a raggiungere il 100 per cento<br />

delle adesioni tra i paesi del mondo.<br />

È STRAGE<br />

DI MINATORI<br />

IN RUSSIA<br />

E IN CINA<br />

Il raggiungimento di un livello<br />

accettabile di diritti per i lavoratori<br />

delle miniere in Russia e in Cina<br />

sembra ancora lontano.<br />

In Cina si parla di almeno 4700<br />

minatori morti in un solo anno,<br />

ed è una cifra arrotondata per difetto.<br />

L’ultimo grave episodio si è verificato<br />

in una miniera di carbone di Xinglong,<br />

nella provincia del Sichuan,<br />

nel sudest de Paese, dove<br />

11 lavoratori hanno perso la vita.<br />

Le miniere di carbone,<br />

che forniscono al Paese il 70%<br />

dell’energia consumata, sono spesso<br />

gestite da imprenditori improvvisati<br />

che trascurano le più elementari<br />

misure di sicurezza.<br />

In Russia le cose non vanno<br />

meglio. In soli due mesi, oltre 150<br />

minatori hanno perso la vita nelle<br />

miniere di carbone siberiane.<br />

La compagnia dove si sono verificati<br />

i due ultimi e più gravi incidenti<br />

è sempre la stessa.<br />

Lo scorso 19 marzo erano morte<br />

110 persone, si tratta del più grave<br />

episodio dalla caduta dell’Unione<br />

sovietica. L’agenzia per la sicurezza<br />

industriale ha scoperto alcune<br />

violazioni da parte della compagnia<br />

proprietaria della miniera.<br />

La magistratura ha aperto<br />

un’inchiesta. Gli ispettori che avevano<br />

visitato la miniera in passato,<br />

ne avevano chiesto la chiusura due<br />

volte, dopo aver riscontrato violazioni<br />

delle norme di sicurezza. Ma le loro<br />

domande, l’ultima delle quali era<br />

stata presentata il 30 aprile, erano<br />

state respinte dai tribunali.<br />

LA PENA DI MORTE<br />

È UN PROBLEMA<br />

PER MOLTI PAESI<br />

NON SOLO ORIENTALI<br />

Amnesty International ha presentato a Roma il suo<br />

rapporto annuale sull’applicazione della pena capitale.<br />

Durante il 2006, almeno 1.591 persone sono state<br />

messe a morte in 25 paesi e almeno 3.861 imputati<br />

sono stati condannati a morte in 55 paesi. I casi sono<br />

solo quelli di cui l’associazione per la difesa dei diritti<br />

umani è a conoscenza. In Cina, per esempio, le fonti<br />

pubbliche dichiarano 1.010 persone messe a morte<br />

ma fonti che l’associazione considera attendibili<br />

parlano di almeno 7.500 condannati.<br />

Secondo Amnesty, le persone in attesa<br />

di esecuzione sono tra le 19.185 e le 24.646.<br />

Lo scorso anno il 90 per cento di tutte le esecuzioni<br />

conosciute è avvenuto in soli sei nazioni: Cina, Iran,<br />

Pakistan, Iraq, Sudan e Usa. Il primato del più alto<br />

numero di condanne pro capite spetta al Kuwait,<br />

seguito dall’Iran.<br />

In totale nel mondo 128 paesi hanno abolito<br />

la pena di morte nella legge o nella pratica;<br />

69 mantengono in vigore la pena capitale,<br />

ma il numero di quelli dove le condanne a morte sono<br />

effettivamente eseguite è molto più basso. Nel 2006,<br />

le Filippine hanno abolito la pena di morte per tutti<br />

i reati; Georgia e Moldavia hanno eliminato le clausole<br />

sulla pena capitale.<br />

Dal 2000, i metodi maggiormente utilizzati<br />

per l’uccisione dei prigionieri sono: la decapitazione<br />

(in Arabia Saudita e Iraq), la fucilazione (in Bielorussia,<br />

Cina, Somalia, Taiwan, Uzbekistan, Vietnam e altri<br />

paesi), l’impiccagione (in Egitto, Giappone, Giordania,<br />

Iran, Pakistan, Singapore e altri paesi), l’iniezione<br />

letale (in Cina, Filippine, Guatemala, Thailandia e Usa),<br />

la lapidazione (in Afghanistan e Iran), la sedia elettrica<br />

(negli Usa) e il pugnale in Somalia.<br />

FORESTE<br />

IN GRAVE<br />

PERICOLO<br />

NEL CONGO<br />

Il Governo della Repubblica<br />

Democratica del Congo nel maggio<br />

del 2002 ha varato una moratoria<br />

sull’allocazione di nuovi titoli di<br />

taglio delle foreste. Eppure, secondo<br />

un rapporto di Greenpeace,<br />

ben 107 titoli di taglio, pari<br />

ad un’area di oltre 15 milioni<br />

di ettari di foresta, su un totale<br />

di 156 sono stati firmati dopo<br />

l’entrata in vigore della moratoria<br />

e perciò in violazione della legge.<br />

Greenpeace teme che molte<br />

concessioni rilasciate in violazione<br />

alla moratoria vengano legalizzate,<br />

lasciando preziose<br />

foreste senza<br />

protezione. Da qui<br />

la richiesta che<br />

tutti i titoli di taglio<br />

rilasciati dopo<br />

l’entrata in vigore<br />

della moratoria<br />

siano cancellati,<br />

e che la moratoria<br />

sia attuata ed estesa fino a quando<br />

non sarà completato un processo<br />

partecipatorio di destinazione d’uso<br />

delle diverse aree forestali.<br />

La distruzione delle foreste tropicali<br />

è responsabile del 25 per cento<br />

del mancato assorbimento delle<br />

emissione totali di anidride<br />

carbonica di origine umana.<br />

Il bacino del Congo custodisce<br />

da solo circa l’8 per cento delle riserve<br />

di carbonio: se la deforestazione<br />

continuasse, entro il 2050 saranno<br />

rilasciati 34,4 miliardi di tonnellate<br />

di CO2, pari a circa sessanta volte<br />

le emissioni attuali dell’Italia.<br />

| inbreve |<br />

L’ITALIA<br />

NON VUOLE<br />

PRIVATIZZARE<br />

L’ACQUA<br />

L’Italia esce dal Public-Private<br />

Infrastructure Advisory Facility<br />

(PPIAF) perché non vuole<br />

privatizzare l’acqua. Il governo<br />

ha deciso così di uscire dal fondo<br />

gestito dalla Banca Mondiale<br />

che ha tra i suoi obiettivi anche<br />

la privatizzazione delle risorse idriche.<br />

Il risultato è stato raggiunto<br />

anche grazie alla pressione sulle<br />

istituzioni fatta dalle associazioni<br />

della società civile. La proposta<br />

dell’Italia di non destinare risorse<br />

a questo fondo è contenuta nella<br />

dichiarazione finale dell’Assemblea<br />

sull’acqua tenutasi quest’anno<br />

a Bruxelles.<br />

Secondo le associazioni<br />

ambientaliste e i Verdi, ora si tratta<br />

di favorire la partecipazione<br />

diretta degli stati e dei cittadini<br />

per sviluppare un nuovo approccio<br />

di carattere finanziario. Ma soprattutto<br />

portare avanti la richiesta<br />

del riconoscimento del diritto<br />

all’acqua presso la commissione<br />

dei diritti umani nelle Nazioni Unite.<br />

Il Comitato italiano per il Contratto<br />

mondiale sull’acqua è presieduto<br />

da Rosario Lembo. Per ulteriori<br />

informazioni sulle camopagne<br />

in atto andare all’indirizzo internet:<br />

www.contrattoacqua.it/public/journal<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 57 |


PIETRO RAITANO / ALTRECONOMIA<br />

| internazionale | etiopia e kenia |<br />

Le troppe spine<br />

delle rose africane<br />

| 58 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

PIETRO RAITANO / ALTRECONOMIA<br />

UNA RICERCA DI “PARTE”<br />

| internazionale |<br />

L’ANALISI DELL’IMPATTO AMBIENTALE DI UN PRODOTTO può diventare un “arma” comunicazionale.<br />

“Perché le rose dal Kenya sono più verdi dei fiori olandesi”: questo il titolo molto ad effetto del Times<br />

del 10 febbraio scorso che spiega come una rapporto comparativo svolto dall’Università di Cranfield<br />

evidenzi che i costi ambientali della coltivazione delle rose nelle serre in Olanda sia molto più impattante<br />

dei corrispondenti prodotti importati dal Kenya. La firma del report è autorevole, anche se purtroppo<br />

l’articolo del Times non la riporta preferendo dare spazio a delle affrettate dichiarazioni del Segretario<br />

di Stato allo Sviluppo Internazionale, Hilary Benn, che invitava i consumatori a non boicottare i fiori<br />

africani in occasione di San Valentino. Più che di un vero e proprio studio, si tratta di un’analisi<br />

comparativa condotta dal Adrian Williams (foto), ricercatore del dipartimento risorse naturali<br />

dell’Universitò di Cranfield ed esperto di analisi di impatto ambientale. Cranfield ha analizzato solo<br />

ed esclusivamente l’impatto in termini di emissioni di gas ad effetto serra comparando la produzione<br />

di fiori in serra in Olanda, e il trasporto in Gran Bretagna, esclusivamente con i consumi di CO2<br />

nella produzione keniota con i relativi impatti per raggiungere via aereo l’Inghilterra. Non si tratta<br />

di un vero studio del ciclo di vita (Life cycle assessment) così come stabilito anche dalla regolamentazione<br />

ISO che prevede che vengano tenute in considerazione tutti gli input e output di una produzione: nessuna<br />

analisi, quindi, delle problematiche connesse al consumo di acqua piuttosto che all’impatto nella<br />

produzione, trasporto e utilizzo dei pesticidi. Se si considerano solo<br />

ed esclusivamente le emissioni di gas ad effetto serra, lo studio evidenzia<br />

che le rose che arrivano dal Kenya, considerando anche il trasporto aereo,<br />

producono il 17% della CO2 originata dalle coltivazioni olandesi: in termini<br />

assoluti per carico di fiori recisi quelle keniane determinano 6000 kg di anidride<br />

carbonica equivalente contro i 35000 kg della produzione in Olanda.<br />

Di questa CO2 il 99% delle rose olandesi è originato dalla coltivazione a fronte<br />

di un corrispettivo del 7,3% per far crescere i fiori in Kenya. ads<br />

La coltivazione dei fiori recisi destinati ai Paesi occidentali è la seconda industria del Kenya. Una forma di neocolonialismo alimentato dal saccheggio delle risorse e da incentivi statali. La floricultura è la seconda industria per fatturato in valuta estera.<br />

di Cristina Artoni<br />

Sopra, una serra per la coltivazione<br />

delle rose. In Kenya rimane ben poco,<br />

i fiori vengono esportati in Europa.<br />

COMINCIARE A RAGIONARE SUL LIVELLO GLOBALE: il sistema diventerà<br />

insostenibile. Chi ha bisogno dei fiori se li coltivi. Così com’è il siste-<br />

«DOBBIAMO<br />

ma è distruttivo anche del tessuto sociale e umano e mina la società del<br />

Sud del mondo. Un po’ tutto il commercio deve essere ripensato. Dopo<br />

i fiori si passerà al tè e al caffè, mercati controllati da multinazionali<br />

potentissime, con strettissimi rapporti con il governo». Le parole sono<br />

di Alex Zanotelli, che per anni ha condiviso la sua vita con gli abitanti<br />

di Korogocho, una delle più grandi bidonville alla periferia di Nairobi.<br />

Nella prefazione al libro Rose & lavoro - dal Kenya all’Italia l’incredibile<br />

viaggio dei fiori curato da Pietro Raitano e Cristiano Calvi per le edizioni<br />

di Altreconomia, il padre comboniano mette a fuoco le ingiustizie<br />

di un mercato che divora le società più indifese che sono nello stesso<br />

tempo tra le più bisognose di sviluppo. Avviene così un processo di<br />

neocolonizzazione da parte dei paesi Occidentali nei confronti di un<br />

Sud del mondo, dove il saccheggio delle materie prime viene fatto attraverso<br />

lo sfruttamento delle risorse, di forza lavoro con la complicità<br />

dei governi locali. Ma non solo. La neocolonizzazione avviene anche<br />

con gli incentivi a coltivazioni finalizzare solo all’esportazione.<br />

Piantagioni sterminate<br />

È il caso nel continente africano delle rose, coltivate in sterminate pian-<br />

tagioni in Kenya e in Etiopia, di proprietà di multinazionali, e poi destinate<br />

al mercato europeo. Un affare da milioni di euro, che prosegue<br />

da circa vent’anni. Come rivela il libro di inchiesta di Raitano e Calvi le<br />

rose del Kenya sono destinate al mercato europeo in enormi quantità: il<br />

60% della produzione arriva in Olanda, il 23% in Gran Bretagna e il restante<br />

è rivolto a Germania e Francia. Da marzo di quest’anno inoltre è<br />

stato avviato anche il commercio diretto con l’Italia, che fino a questo<br />

momento si affidava a grossisti olandesi.<br />

In Kenya nell’ultimo decennio, dai primi anni ‘90, la floricoltura<br />

è diventata la seconda industria per fatturato in valuta estera, superata<br />

solo dalla produzione di tè e più importante del<br />

turismo e del caffè. Un business da 500 milioni di<br />

SPESA FIORI RECISI<br />

euro l’anno che fino ad ora aveva dato lavoro direttamente<br />

a centomila persone e indirettamente a<br />

700 mila. Non poco, se si considera che il tasso di MARZO 06<br />

disoccupazione nel paese si attesta sul 40%, su una APRILE 06<br />

forza lavoro di dieci milioni di persone. Il costo so- MAGGIO 06<br />

ciale e ambientale di questa produzione è molto al- GIUGNO LUGLIO 06<br />

to: fino a poco tempo fa il 65% dei lavoratori, no- AGOSTO SETTEMBRE 06<br />

ve donne su dieci, non ha goduto del benchè mi- OTTOBRE NOVEMBRE 06<br />

nimo diritto sindacale e di tutela sanitaria. I salari DICEMBRE 06<br />

GENNAIO FEBBRAIO 06 130.290.275<br />

285.160.159<br />

421.308.053<br />

550.664.440<br />

691.828.764<br />

845.412.165<br />

1.093.428.593<br />

1.253.781.887<br />

per anni si sono attestati di media sui 15 euro al mese, per un impiego<br />

svolto in condizioni disumane: «ho personalmente visitato tante<br />

serre - racconta Alex Zanotelli - soprattutto nella zona del lago Naivasha<br />

che si sta lentamente prosciugando perché così tanta acqua è<br />

usata per la coltivazione dei fiori. Ho visto con i miei occhi come i lavoratori,<br />

le lavoratrici (sono soprautto donne che vengono impiegate<br />

per tali lavori) sono trattati, come sono usati e abusati. Una delle<br />

cose che mi avevano impressionato di più era vedere come le donne<br />

venivano sistemate, impacchettate quasi, in roulotte (anche in sei per<br />

ciascuna!) che dovevano essere le loro case».<br />

Mobilitazione internazionale<br />

A mobilitarsi in questi anni sono state tante Ong<br />

e in particolare l’organizzazione Kenya Human Rights<br />

che ha denunciato centinaia di casi di cecità,<br />

malattie della pelle, sterilità dovute all’esposizione<br />

ai pesticidi. Molte aziende per anni hanno scaricato<br />

nei laghi e nei campi ogni tipo di sostanza<br />

velenosa anche grazie agli accordi stipulati con il<br />

governo centrale. Gli stessi lavoratori sono stati<br />

costretti ad inalare pesticidi per dodici ore nelle<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 59 |


FONTE: ONU<br />

| internazionale |<br />

IMPORTAZIONI DI FIORI DELL’UNIONE EUROPEA DA PAESI TERZI [X 000]<br />

Anno - 0603 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005<br />

Kenya 140.073 142.632 160.264 187.230 237.011 294.008 330.584<br />

Colombia 102.363 99.332 95.301 98.380 113.211 105.415 126.027<br />

Ecuador 67.851 73.683 74.854 72.101 83.309 99.427 106.254<br />

Israele 120.758 131.093 113.542 103.947 105.217 107.626 101.423<br />

Zimbabwe 55.294 61.619 62.121 61.486 64.924 50.905 39.272<br />

Uganda 6.007 9.885 11.557 14.692 19.855 25.922 27.810<br />

Thailandia 18.640 18.224 17.550 18.566 20.274 21.328 22.517<br />

Sud Africa 9.402 8.793 9.873 11.230 16.756 21.823 21.953<br />

Zambia 18.029 17.086 16.491 20.698 19.483 17.373 16.625<br />

Turchia 11.710 6.638 7.587 10.373 12.459 15.601 14.180<br />

Etiopia 349 537 881 1.303 3.732 6.509 11.919<br />

Tanzania 8.257 7.835 8.956 7.850 6.999 6.270 6.692<br />

India 5.020 4.825 5.671 4.621 5.255 6.340 6.200<br />

Costa D’Avorio 2.233 2.571 3.543 3.861 4.214 4.536 3.686<br />

Perù 2.404 2.802 2.368 2.461 2.721 3.269 3.659<br />

Costa Rica 3.700 3.487 3.713 3.823 4.442 2.990 3.470<br />

Marocco 5.658 5.157 4.609 3.423 3.144 3.352 2.863<br />

Australia 2.959 2.206 2.115 2.161 1.946 2.761 2.746<br />

Brasile 353 335 726 1.500 2.090 3.203 2.592<br />

Cina 1.616 1.098 1.412 1.359 1.557 2.031 2.282<br />

Terr. Palestinesi occ. 457 3.472 2.599 3.325 2.460 2.849 2.071<br />

Camerun 703 793 856 1.193 1.601 2.221 1.960<br />

Nuova Zelanda 1.729 1.228 1.245 1.478 1.977 1.927 1.734<br />

Cile 15 9 96 106 466 796 1.701<br />

Mauritius 1.612 1.545 1.668 1.581 1.843 1.748 1.460<br />

Egitto 426 485 616 778 1.297 1.064 1.368<br />

Malesia 465 279 268 408 711 1.154 1.062<br />

U.S.A. 1.523 915 650 717 860 810 865<br />

Altri Paesi 5.400 6.161 7.630 6.023 7.506 5.352 6.119<br />

Totale (fiori recisi) 595.006 614.724 618.762 646.674 747.320 818.610 871.094<br />

serre dove lavoravano ammassati e a vivere in baracche vicino al posto<br />

di lavoro. Impossibile per i lavoratori pensare di avviare forme di<br />

protesta: il giorno dopo, in caso di rimostranze, centinaia di persone<br />

in attesa fuori dai cancelli delle industrie erano pronte ad essere<br />

reclutate alle stesse condizioni. Questa è la dura realtà della condi-<br />

L’acqua viene utilizzata per irrigare<br />

le serre. Una piantagione ne consuma<br />

fino a 1000 metri cubi al giorno,<br />

lasciando all’asciutto tutto il resto.<br />

zione del lavoro in Kenya, dove due terzi delle esportazioni sono state<br />

destinate all’Olanda, che da sempre domina il mercato mondiale<br />

dei fiori recisi attraverso le aste di Amsterdam, dove i grandi distributori,<br />

come la Zurel o la Weerman, acquistano per poi riesportare<br />

nel resto del mondo. Ora dei piccoli passi sono stati fatti, soprattutto<br />

dopo quattro anni di mobilitazione internazionale che ha portato<br />

alla luce le condizioni di lavoro nelle piantagioni del paese. Alcuni<br />

produttori hanno aderito ad un codice di condotta internazionale<br />

in cui vengono raccolti i principi dell’Organizzazione del lavoro e<br />

dell’Ethical Trade Initiative. Ma sono solo i primi segnali. La devastazione<br />

è chiaramente descritta nel libro Rose & lavoro nei passaggi<br />

sulla distesa di serre intorno al lago Naivasha, a 150 chilometri da<br />

| 60 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

TABELLA 1<br />

I due terzi<br />

dell’esportazione<br />

sono destinati<br />

all’Olanda, Paese<br />

che domina<br />

il mercato<br />

mondiale<br />

dei fiori recisi.<br />

Nairobi. La fonte vitale di acqua si sta sempre più prosciugando a<br />

causa dell’inquinamento e lo sfruttamento per la produzione. Nelle<br />

serre i fiori non sono piantati nel terreno, ma in una sorta di canali<br />

riempiti di terra e continuamente irrigati. Tra irrigazione e lavorazione<br />

le piantagioni di grandi dimensioni possono consumare fino<br />

a 1000 metri cubi di acqua al giorno. La coltura di<br />

fiori ha monopolizzato l’uso dell’acqua del lago, come<br />

racconta Odenda Lumumba, coordinatore del<br />

Kenya Land Alliance (KLA), una rete di organizzazioni<br />

impegnate sulle riforme della questione agraria:<br />

«Il lago dovrebbe essere un bene pubblico, specie<br />

in una zona arida come questa. L’accesso all’acqua è negato: solo<br />

6 strade su 16 sono rimaste aperte. Poi ci sono anche gli hotel. Senza<br />

contare l’inquinamento prodotto dai reflui delle serre, che raccolgono<br />

i pesticidi usati nella produzione di rose. Le autorità sono a<br />

conoscenza del problema, ma finora non hanno fatto nulla, anche<br />

perchè molti investitori fanno parte del governo».<br />

La risposta: delocalizzare<br />

Nel corso degli anni il panorama di violazioni da parte delle multinazionali<br />

in Kenya ha aperto la via ad una serie di denunce che hanno<br />

costretto i proprietari stranieri ad adottare un codice di comportamento.<br />

Un elenco di regole base che però non sono state ac-<br />

FONTE: AIPH ELABORAZIONE: UCIFLOR<br />

colte con reale volontà di equità e rispetto. Infatti sono subito iniziate<br />

le manovre per trovare nuovi lidi dove poter sfruttare la manodopera<br />

senza garantire i diritti basilari. Il nuovo paese emergente<br />

in Africa è ora l’Etiopia, dove le piantagioni di rose hanno preso<br />

piede negli ultimi cinque anni. Le ricadute in Kenya sono state immediate:<br />

nell’annata 2005-2006 il settore ha registrato un volume<br />

d’affari di 18 miliardi di scellini (pari a circa 200 milioni di euro),<br />

in pratica un dimezzamento rispetto all’annata precedente. In Etiopia,<br />

invece, in pochi anni le aziende produttrici di fiori recisi si sono<br />

moltiplicate e ora sono circa un centinaio. Il governo etiopico<br />

ha puntato sulla floricoltura, stabilendo un sistema di detassazione<br />

IMPORTAZIONI UE DA PAESI EXTRA UE [DATI PER 1000 KG]<br />

ETIOPIA<br />

| internazionale |<br />

Popolazione: 77,4 milioni<br />

Popolazione urbana: 13%<br />

Principali città: Addis Abeba (2,4 mln ab.) Diré Daoua (165 000) Harrar (131 000)<br />

Speranza di vita: 47,6<br />

Tasso di alfabetizzazione: 40,3%<br />

Lingua: amharico, inglese<br />

Crescita economica annuale: 4,6%<br />

Settori occupazionali: 80% in agricoltura; 8% industria; 12% in servizi<br />

Popolazione sotto la soglia di povertà: 38,7%<br />

Disoccupazione: cifra non rinvenuta<br />

Tasso di inflazione: 13%<br />

KENIA<br />

per le aziende che investono nel paese. Inoltre sono state introdotte<br />

agevolazioni per limitare le spese doganali nell’importazione di<br />

macchinari. Tutte misure che hanno attirato i grandi produttori desiderosi<br />

di profitti più facili, soprattutto dopo le restrizioni introdotte<br />

in Kenya.<br />

Tra le più grandi multinazionali compare la Sher Agencies, il<br />

maggior produttore di rose del mondo, di nazionalità olandese. La<br />

società ha scelto di aprire un enorme stabilimento a Zway, a due ore<br />

a sud di Addis Abeba. La nuova sede è stata nominata “Sher Ethiopia<br />

Meskel Flower PLC” fondata nel 2005 da tre industriali olandesi:<br />

Gerrit Barnhoorn, Peter Barnhoorn e Joost van Klink, con un ca-<br />

TABELLA 2<br />

Paese 2001 2002 2003 2004 2005 var. % 05/01 var. % 05/04<br />

Olanda 96.147 101.327 101.468 107.998 119.368 24,2% 10,53%<br />

Gran Bretagna 23.048 24.716 28.516 33.313 34.634 50,3% 3,97%<br />

Germania 10.726 10.286 10.814 11.849 11.171 4,1% -5,72%<br />

Italia 4.616 4.839 5.129 4.873 4.797 3,9% -1,56%<br />

Spagna 3.422 3.261 4.151 4.423 5.536 61,8% 25,16%<br />

Francia 2.817 3.629 2.934 2.728 2.061 -26,8% -24,45%<br />

Belgio 2.561 2.251 2.448 3.067 3.798 48,3% 23,83%<br />

Austria 271 1.350 1.270 1.030 1.521 461,3% 47,67%<br />

Svezia 528 507 1.145 1.516 1.632 209,1% 7,65%<br />

Danimarca 4 2 15 14 5 25,0% -64,29%<br />

Finlandia 25 148 10 7 8 -68,0% 14,29%<br />

Altri paesi 774 1.535 1.798 3.152 2.360 204,91% -25,13%<br />

Totale 144.939 153.851 159.698 173.970 186.891 28,9% 7,43%<br />

PIETRO RAITANO / ALTRECONOMIA<br />

Popolazione: 34,2 milioni<br />

Popolazione urbana: 33% .<br />

Principali città: Nairobi (2,1 mln ab.); Mombasa (600.000), Kisumu (201.000)<br />

Speranza di vita: 47<br />

Tasso di alfabetizzazione: 84%<br />

Lingua: swahili, inglese<br />

Crescita economica annuale: 5,5%<br />

Settori occupazionali: agricoltura 75%; industria e servizi 25%<br />

Popolazione soto la soglia di povertà: 50%<br />

Disoccupazione: 40%<br />

Tasso di inflazione: 10,5%<br />

LIBRI<br />

Pietro Raitano<br />

Cristiano Calvi<br />

Rose & Lavoro<br />

Terre di Mezzo, 2007<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 61 |


FONTE: ISTAT<br />

| internazionale |<br />

IMPORT/EXPORT ITALIANO DI FIORI E FOGLIAME [IN EURO]<br />

BILANCIA COMMERCIALE ITALIA - RESTO DEL MONDO 2003 - 2005<br />

Tutto il mondo Unione Europea (UE25)<br />

2003 2004 2005 2003 2004 2005<br />

Rose -52.610.403 -53.746.456 -60.757.061 -47.454.453 -48.927.050 -56.344.858<br />

Garofani 6.872.151 6.589.832 4.816.702 6.505.206 6.411.104 4.851.733<br />

Orchidee -22.615.746 -21.845.772 -23.053.587 -9.999.521 -9.900.963 -10.975.192<br />

Gladioli 245.614 104.184 50.151 244.114 104.184 50.151<br />

Crisantemi -14.612.293 -10.871.141 -9.633.013 -14.626.281 -10.898.088 -9.714.820<br />

Altri Fiori freschi -8.648.401 -8.370.748 -19.185.646 -21.597.134 -20.654.063 -28.520.454<br />

Fronde fresche 63.846.234 58.668.392 61.439.693 51.930.370 45.273.520 46.682.791<br />

Fronde secche -2.303.656 -2.608.736 -1.652.660 -436.504 -349.606 -140.258<br />

Fronde tinte 12.150.589 10.606.775 9.900.405 12.149.520 11.368.287 10.191.898<br />

Totale -17.675.911 -21.473.670 -38.075.016 -23.284.683 -27.572.675 -43.919.009<br />

pitale di circa 40 milioni di birr (la valuta locale, che corrisponde a<br />

circa 4,5 milioni di euro). Il business su cui si basa la Sher è quello<br />

di preparare terreni e strutture di alto livello tecnologico che vengono<br />

poi affittate ad aziende che coltivano fiori, rose soprattutto,<br />

destinati al mercato europeo (Olanda e Belgio in particolare).<br />

Sher possiede circa 450 ettari di terreno, di cui 300 ettari sono<br />

già operativi e attrezzati con serre. Il numero dei dipendenti è variabile<br />

e la rotazione è abbastanza alta, molto dipende dai periodi di<br />

L’uso di fertilizzanti chimici nelle serre,<br />

provoca ai lavoratori malattie della<br />

pelle. Le multinazionali costruiscono<br />

ospedali e scuole, opere di facciata<br />

semina e raccolta, anche se non si può parlare di un lavoro stagionale<br />

perchè le condizioni climatiche sono abbastanza costanti durante<br />

tutto l’anno. Secondo la stampa locale alla Sher di Zway sono<br />

impiegati circa 4.000 lavoratori con un obiettivo stimato di 16.000<br />

quando la fabbrica lavorerà a pieno regime. Secondo uno studio di<br />

di C.A.<br />

PRIMA SI TROVAVANO SOLO NEI SUPERMERCATI PAM, dal mese scorso<br />

sono approdate anche in quelli della prima catena della<br />

grande distribuzione, Coop. Sono le rose eque “solidal”<br />

certificate, raccolte in mazzi da 9, con uno stelo di 40 centimetri.<br />

Rappresentano il tentativo di lanciare sul mercato<br />

un nuovo prodotto nell’ambito della linea equosolidale.<br />

Ma restano delle ombre, soprattutto perchè le rose provengono<br />

da multinazionali in cui la catena produttiva è<br />

molto estesa. «I prodotti che vengono venduti con il marchio<br />

Transfair o Max Havelaar – spiega Pietro Raitano,<br />

uno degli autori del libro “Rose & Lavoro”- hanno la certificazione<br />

della Fairtrade Labelling Organisation (FLO).<br />

| 62 | valori | ANNO 7 N.48 | APRILE 2007 |<br />

fattibilità, le serre computerizzate hanno un valore di 10.000 euro<br />

per ettaro, grazie al trasferimento di macchinari sofisticati. Contemporaneamente<br />

per lavorare in serre di questo tipo occorrono<br />

mascherine, guanti e indumenti per non respirare o stare in contatto<br />

con fertilizzanti e anticrittogamici. Alcuni lavoratori che hanno<br />

però preferito restare anonimi hanno già raccontato che il lavoro<br />

all’interno delle serre è molto duro e che stare in contatto con le<br />

“medanit” (in ahmarico, le medicine, in questo caso con riferimento<br />

ai fertilizzanti) causa malattie alla pelle. Ma le<br />

denunce sono ancora troppo timide per creare un<br />

vero allarme. Anche perchè molti lavoratori pensano<br />

solo alla sopravvivenza, vengono infatti da una<br />

delle aree più depresse dell’Etiopia, dal Gheter, zona<br />

rurale dove molta gente non ha nemmeno da mangiare.<br />

Ma se non ci sono abbastanza conferme sulla possibilità di<br />

utilizzo all’interno della fabbrica dei dispositivi base, è comunque<br />

chiaro che il trasferimento del lavoro in Etiopia è legato alla possibilità<br />

di tagliare i costi per la manodopera e alla logistica. Donne e<br />

uomini che hanno lavorato alla Sher hanno raccontato che i salari<br />

Ma a differenza dell’altra idea di commercio equo, ossia<br />

quello tradizionale che guarda tutto il processo produttivo,<br />

con la certificazione FLO se ne controlla solo una piccola<br />

fetta. Nel primo caso si parte dai piccoli produttori, il<br />

prodotto viene messo sul mercato con un costo più alto e<br />

i guadagni vengono investiti in progetti sociali. Il marchio<br />

è più facile da gestire ma funziona in una maniera differente,<br />

guarda il prodotto. Su questo prodotto il consumatore<br />

paga un’aggiunta e i soldi di differenza vengono investiti<br />

sui lavoratori. Quindi il primo cerca di intervenire<br />

sul produttore e su tutto il processo, mentre il secondo si<br />

concentra sul prodotto finale».<br />

aumentano solo quando peggiorano le condizioni climatiche, causate<br />

soprattutto dal caldo. Sempre a Zway la Sher ha finanziato la<br />

costruzione di un “Referral hospital” dal costo di 10 milioni di birr:<br />

Si tratta di un ospedale in cui sono ricoverati i malati che non possono<br />

essere curati in altri ospedali per mancanza di strutture specialistiche.<br />

Il governo ha concesso 20.000 metri quadrati di terreno<br />

per le costruzioni. Un’altra operazione di facciata della multinazionale<br />

olandese per dimostrare di rispettare la popolazione locale è<br />

stata quella di costruire una scuola elementare per 400 bambini, per<br />

i figli delle lavoratrici impegnate nei turni nelle serre. Una specie di<br />

servizio nursery interno, targato Sher company.<br />

La scelta di introdurre nella catena della distribuzione cooperativa prodotti di multinazionali olandesi che si limitano ad investire in servizi per i lavoratori kenioti fa discutere.<br />

TABELLA 3<br />

FONTE: ONU<br />

FONTE: ISTAT<br />

IMPORT/EXPORT ITALIANO DI FIORI E FOGLIAME [IN EURO]<br />

EXPORT DI FIORI DALLA PROVINCIA DI IMPERIA E DALL’ITALIA [IN EURO]<br />

Le rose importate da Pam prima e da COOP ora sono<br />

fiori che arrivano dalle piantagioni in Kenya di Oserian,<br />

Liki Farm, Ravinee Longonot. Si tratta di grandi società,<br />

nella mani di stranieri, dove solo la manodopera è locale:<br />

«Oserian in particolare – precisa Raitano – è il secondo<br />

produttore keniano di fiori. È un colosso che ha al suo interno<br />

il settore marketing, il grossista e anche una compagnia<br />

aerea per il trasporto. Solo una piccola parte della<br />

produzione dei fiori della multinazionale è certificata dal<br />

commercio equo solidale. Non ci sono dubbi che vengano<br />

rispettati i canoni di garanzia, ma si tratta di solo una<br />

sola fetta della realtà di tutta l’intera società.<br />

TABELLA 5<br />

Anno 2005 Imperia Italia % Imperia su Italia<br />

Fiori recisi 55.920.864 60.018.920 93,17<br />

Fronde recise 72.072.427 87.523.663 82,35<br />

Totale 127.993.291 147.542.583 86,75<br />

| internazionale |<br />

Il regime nel segno della repressione<br />

L’Etiopia attraversa negli ultimi anni una nuova era di instabilità politico-militare.<br />

Ridiventato il primo partner degli Stati Uniti nella regione<br />

dopo l’11 settembre 2001, il regime composto dal 1991, dal Fronte del<br />

Tigrè (FPLT) scopre con sorpresa ai risultati delle prime elezioni libere del<br />

maggio 2005, che i partiti di opposizione hanno conquistato la maggioranza<br />

dei voti. Senza nessuna esitazione il governo compie delle frodi<br />

e si attribuisce i due terzi dei seggi. Gli scioperi e le manifestazioni pacifiche<br />

dell’opposizione vengono represse nel sangue, provocando decine<br />

di morti e un migliaia di arresti tra cui dirigenti della Coalizione per<br />

l’unità e la democrazia. Da allora il livello di tensione all’interno del paese<br />

rimane molto alto e il governo amministra con pugno di ferro. Non<br />

solo la repressione dentro i confini etiopi sono all’ordine del giorno. Per<br />

il regime di Addis Abeba è importante a livello regionale confermare sistematicamente<br />

la proprio supremazia. È in questa chiave che vanno letti<br />

i continui conflitti e scaramucce di frontiera con i vicini. Nel corso degli<br />

ultimi quant’anni, l’Etiopia ha scatenato più guerriglie di tutti gli altri<br />

paesi del Corno d’Africa. In tempi recenti gli obiettivi di Addis Abeba<br />

sono stati Eritrea e Somalia, con l’incursione dello scorso gennaio. .<br />

È la stessa cosa che era capitata con la questione della<br />

Nestlè in Gran Bretagna, che aveva messo sul mercato<br />

un caffè definito “equosolidale”. I criteri per una<br />

tranche della produzione del prodotto è stata realizzata<br />

seguendo i criteri di garanzia, ma certo non si può definire<br />

un’azienda come la Nestlè equosolidale. Nei fiori la<br />

questione è ancora più clamorosa perché non c’è nessun<br />

piccolo produttore di fiori in Kenya, mentre ce ne<br />

sono sicuramente molti in Italia. Tutti i fiori che arrivano<br />

sul nostro mercato provengono da una multinazionale<br />

che i tre quarti delle volte non appartiene nemmeno<br />

a un keniano». .<br />

TABELLA 4<br />

Paese esportatore Totale Partner1 Tot1 Partner2 Tot2 Partner3 Tot3 Partner4 Tot4 Partner5 Tot5<br />

Olanda 3.287,7 Germania 926,3 U.K. 639,9 Francia 442,1 Italia 181,7 Russia 107,0<br />

Colombia 907,5 USA 741,2 U.K. 36,0 Russia 29,7 Canada 18,5 Giappone 16,1<br />

Ecuador 370,8 USA 220,2 Olanda 43,7 Russia 39,8 Canada 10,6 Spagna 8,8<br />

Kenya 354,0 Olanda 206,1 U.K. 94,4 Svizzera 15,6 Germania 14,6 Francia 6,2<br />

Italia 191,0 Germania 64,0 Olanda 34,8 Svizzera 22,7 Francia 12,0 USA 10,4<br />

USA 141,2 Olanda 58,7 Canada 55,2 Messico 8,9 Germania 8,2 Giappone 3,2<br />

Belgio 112,9 Francia 47,9 Olanda 42,3 U.K. 10,5 Germania 6,5 Lussemburgo 1,9<br />

Danimarca 104,7 Germania 44,8 Olanda 13,8 U.K. 11,0 Svezia 6,1 Francia 5,3<br />

Costa Rica 103,7 USA 42,0 Olanda 35,4 Germania 14,0 Italia 2,6 U.K. 2,2<br />

Israele 98,3 Olanda 62,9 Germania 12,6 U.K. 7,5 USA 4,6 Francia 3,9<br />

Germania 85,5 Olanda 18,2 Svizzera 14,2 Austria 14,0 Italia 6,7 Francia 5,8<br />

Canada 73,2 USA 66,5 Olanda 3,0 Germania 1,1 Panama 0,8 Giappone 0,4<br />

Tailandia 69,8 Giappone 26,5 USA 13,9 Italia 7,1 Cina,Hong Kong 3,5 Altra Asia 2,4<br />

Spagna 69,7 Olanda 22,5 U.K. 22,4 Francia 10,2 Portogallo 5,4 Germania 2,2<br />

India 61,0 USA 16,3 Giappone 12,6 U.K. 6,8 Germania 5,3 Olanda 4,8<br />

I fiori Solidal in Coop scatenano polemiche<br />

LIBRI<br />

F. Fabris<br />

L. Scalettari<br />

Lavoro a Perdere<br />

NordSud, 200?<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 63 |


NOVAMONT<br />

Acqua<br />

La nuova grande<br />

sfida è informare<br />

di Massimiliano Pontillo<br />

| utopieconcrete |<br />

SURRISCALDAMENTO DEL PIANETA E ALLARME ACQUA sono due tra le grandi emergenze del nostro futuro.<br />

In Europa oltre il 20% delle falde acquifere è minacciato da inquinamento; mentre le tubature dei nostri<br />

acquedotti, che hanno in media 35 anni di età, registrano perdite causate dallo stato della rete idrica<br />

tra il 35% e il 40% dell’acqua distribuita, con punte assai superiori nelle regioni del Sud. Il nostro<br />

sistema di gestione, all’indomani della Legge Gallo (legge che ha riordinato il sistema), è affidato<br />

agli Ato (Ambito territoriale ottimale) e ai gestori del servizio idrico. Sul versante delle tariffe siamo<br />

in presenza di una vera e propria giungla e le bollette nella maggior parte dei casi sono incomprensibili.<br />

Differenze inimmaginabili non solo tra regioni diverse ma anche tra le diverse province di una stessa<br />

regione: basti pensare che ad Arezzo il servizio idrico costa 355 euro all’anno, mentre a Massa<br />

una famiglia di tre persone ne spende 99. A queste incredibili discrepanze tra una città e l’altra vanno<br />

aggiunte le preoccupazioni per gli aumenti delle bollette che hanno registrato un incremento medio<br />

del 5% nel 2006 rispetto all’anno precedente e di ben il 23% rispetto al 2000.<br />

I cambiamenti degli ultimi anni sembrano aver riguardato solo gli addetti ai lavori e si è fatto poco<br />

sul fronte dell’informazione ai cittadini, soprattutto nei riguardi delle nuove generazioni che, più<br />

delle altre, hanno bisogno di acquistare una coscienza civica dell’acqua. A dire il vero si sta sviluppando<br />

una maggiore attenzione intorno al problema, la società civile ne parla di più, ma allo stesso tempo,<br />

la maggior parte dei cittadini non è sufficientemente<br />

informata; non conosce l’Ato, non riesce a decifrare<br />

la bolletta. Paga servizi che non riceve e non si fida<br />

dell’acqua che beve.<br />

Per raggiungere il duplice obiettivo di evitare<br />

gli sprechi e contenere i costi, occorre modificare<br />

i comportamenti quotidiani dei singoli e ciò significa<br />

anche avviare percorsi di comunicazione e informazione tali da coinvolgere e sensibilizzare<br />

la cittadinanza. Esiste dunque un problema di educazione al risparmio. È un fatto culturale. Vorrei<br />

che la miglior critica al consumismo fosse la diffusione della cultura della sobrietà, che non significa<br />

rinunciare ma fare le cose in modo diverso, più responsabile.<br />

È necessario creare un nuovo senso comune, in cui si sa che l’acqua è un bene finito e non infinito.<br />

Bisogna coinvolgere tutti gli attori interessati, lavorando a livello locale e sensibilizzando alcune realtà<br />

più critiche, come quella degli agricoltori.<br />

Siamo il paese che consuma più acqua minerale al mondo! Il 90% dei cittadini non sa che è più<br />

controllata l’acqua degli acquedotti rispetto a quella che si acquista in bottiglia. C’è poca educazione<br />

e, spesso, si sottovalutano le conseguenze di tali comportamenti a livello ambientale: il trasporto<br />

di milioni di bottiglie incrementa il traffico su gomma, aumenta lo smaltimento delle bottiglie stesse.<br />

Pensate a quante migliaia di litri d’acqua all’anno si potrebbero risparmiare se ciascuno di noi facesse<br />

la doccia piuttosto che il bagno, o chiudesse il rubinetto mentre si lava i denti o insapona i piatti,<br />

se usassimo la lavatrice solo a pieno carico o innaffiassimo le piante con l’acqua usata per lavare frutta<br />

e verdura. L’acqua è una preziosa liquidità, un patrimonio inestimabile. Impariamo a rispettarla! .<br />

I cambiamenti degli ultimi anni<br />

sembrano aver riguardato solo<br />

gli addetti ai lavori e si è fatto<br />

poco sul fronte dell’informazione<br />

ai cittadini, soprattutto nei<br />

riguardi delle nuove generazioni<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 65 |


Warburg<br />

L’anima offuscante<br />

della globalizzazione<br />

di Andrea Montella<br />

“<br />

Avremo un governo mondiale, che vi piaccia o no.<br />

La sola questione che si pone è di sapere se questo governo<br />

mondiale sarà stabilito col consenso o con la forza<br />

La casa della famiglia<br />

nella città di Warburg,<br />

in Westfalia.<br />

Le dimensioni indicano<br />

la loro ricchezza<br />

già nel ’500.<br />

Sotto, Warburg Moritz<br />

e figli. Da sinistra:<br />

Paul, Aby, Max<br />

e, in piedi, Felix.<br />

| 66 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

APISA, IN EPOCA MEDIOEVALE, prestavano denaro su pegno e si chiamavano Del Banco. Dopo la scoperta<br />

dell’America e il declino economico e politico del Mediterraneo, si trasferirono nel centro-nord Europa<br />

dove si praticava il prestito ad alto interesse, particolare allettante per una famiglia di cambiavalute.<br />

Dal 1520 divennero von Cassel, prendendo il nome dalla città tedesca sul fiume Fulda in cui si erano stabiliti.<br />

Nella terra di Lutero nel 1559 Simon von Cassel si sposta a Warburg, città fondata da Carlomagno, dove muterà ancora<br />

il cognome in von Warburg e grazie al suo pronipote, Juspa-Joseph, semplicemente Warburg.<br />

Nel 1773 il discendente di Juspa-Joseph, Gumprich Marcus, rafforzò i legami con Amburgo e strinse legami con Londra<br />

e Amsterdam. Gumprich Marcus nel 1798 lasciò in eredità i suoi beni e la ditta ai due figli più grandi: Gerson e Moses<br />

Marcus, i quali la fecero crescere sino a diventare la banca M.M. Warburg & Co., specializzata nello sconto di effetti.<br />

Lo sconto di effetti cambiari è<br />

il contratto con cui la banca, previa<br />

deduzione dell’interesse, anticipa<br />

al cliente l’importo del credito<br />

incorporato nel titolo non<br />

ancora scaduto, dietro cessione<br />

pro-solvendo del credito mediante<br />

la girata del titolo stesso alla<br />

banca. La girata determina la cessione<br />

pro-solvendo del credito a<br />

favore della banca, con la conseguenza<br />

che, in caso di mancato<br />

pagamento della cambiale alla<br />

scadenza, la banca avrà facoltà di<br />

ripetere verso il cliente l’importo<br />

del titolo anticipato.<br />

Una caratteristica costante<br />

della famiglia Warburg fu di essere<br />

molto litigiosa: i due fratelli Gerson e Moses Marcus<br />

non si rivolgevano più la parola e in Borsa si voltavano<br />

sistematicamente le spalle. Quando nel 1812 i<br />

francesi di Napoleone tentarono di estorcere 500.000<br />

franchi alla comunità ebraica, arrestando Gerson Warburg,<br />

Moses Marcus accettò di pagare solo dopo l’intervento<br />

della comunità ebraica.<br />

Nel 1817 i Rothschild di Londra nominarono Moses<br />

Marcus loro corrispondente ad Amburgo. I banchieri ere-<br />

”<br />

James Warburg (Senato Usa, 17 febbraio 1950)<br />

Il ramo americano era a favore<br />

dell’intervento nella Prima Guerra<br />

Mondiale, il ramo tedesco sosteneva<br />

l’impegno bellico di Guglielmo II.<br />

E riuscivano a guadagnare entrambi<br />

ditarono dai nobili oltre al potere politico ed economico<br />

anche la consuetudine di sposarsi per interesse, lasciando<br />

le pene d’amore assieme alla miseria alle classi subalterne:<br />

a questa regola non si sottrasse la figlia di Moses Marcus<br />

Warburg, innamoratissima del cugino Elias Simon, ma data<br />

in sposa a Aby Samuel Warburg, altro cugino ma di secondo<br />

grado che divenne, ovviamente, socio della banca.<br />

Erano una strana coppia: energica, religiosa e autoritaria<br />

Sara, pigro, miscredente e timido Aby. Nonostante<br />

queste differenze di carattere, nel supremo interesse della<br />

banca, da loro nacquero sei figli: Marianne, Malchen,<br />

Rosa, Sigmund, Jenny e Moritz.<br />

Nel 1862 Sigmund Warburg sposa Teofila Rosemberg<br />

il cui padre era un proprietario di terre su cui crescevano<br />

grandi foreste, ma soprattutto era un banchiere. La sorella<br />

di Teofila, Anna, aveva sposato il barone Horace de<br />

Gunzburg, che possedeva banche a San Pietroburgo e a<br />

Parigi. Il matrimonio di Sigmund e Teofila diede vita ad<br />

una rete di collegamenti tali - anche l’imperatore di Francia,<br />

Napoleone III - da trasformare i Warburg e la loro<br />

banca in una vera multinazionale. Una delle sorelle di<br />

Teofila aveva sposato il banchiere Leon Askenasi di Odessa<br />

e un’altra un associato della banca Goldschmidt. La sorella<br />

di Sigmund, Rosa, aveva sposato Paul Schiff, direttore<br />

generale del Creditanstalt dei Rothschild di Vienna.<br />

Il fratello Moritz sposò Charlotte Oppenheim, figlia di<br />

un mercante d’oro e parente di banchieri.<br />

Nel 1867 i Warburg ottennero dal Senato di Amburgo<br />

di poter cambiare il nome da M.M.<br />

Warburg in Banca M.M. Warburg e da<br />

quel momento dominano la finanza e la<br />

politica tedesca, come consiglieri di Bismark<br />

e di Guglielmo II, e hanno uno sfera<br />

di influenza che condiziona gran parte<br />

del mondo industrializzato.<br />

Nel 1902, Paul e Felix, figli di Moritz,<br />

vengono inviati negli Stati Uniti. Paul<br />

Warburg sposa Nina Loeb, ereditiera della potentissima<br />

banca Kuhn-Loeb and Company, mentre Felix sposa la<br />

figlia di Jacob Schiff il banchiere che da Londra aveva<br />

messo profonde radici negli Usa. Grazie alle loro alleanze<br />

nel mondo della finanza i Warburg capeggiarono una<br />

manovra che porterà alla nascita della Federal Reserve, la<br />

Banca Centrale americana, analoga alle Banche Centrali<br />

di Francia, Germania e Inghilterra. La Fed, sotto la formale<br />

amministrazione dello Stato, emette moneta, con-<br />

Eddie Warburg<br />

e Golda Meir.<br />

Sopra, Max Warburg,<br />

figlio di Eric.<br />

A sinistra, Felix<br />

Warburg a Cortina<br />

d’Ampezzo nel ’22.<br />

Alla fotografia,<br />

scattata dal figlio,<br />

diedero il titolo<br />

“Saluto all’aurora”.<br />

Era l’anno della marcia<br />

su Roma di Mussolini.<br />

Sotto, sempre Felix,<br />

mentre presiede nel<br />

1918 la seduta del Joint<br />

Distribution Committee.<br />

Jacob Schiff (in primo<br />

piano a destra) gli cede<br />

a malincuore il posto<br />

d’onore. A quell’epoca<br />

avevano già raccolto<br />

12 milioni di dollari<br />

a favore degli ebrei<br />

nell’Europa in guerra.<br />

A destra Eric Warburg<br />

con la moglie e i figli<br />

negli anni ‘50.<br />

| gens |<br />

diziona e controlla l'intera economia del paese, ma è in<br />

realtà di privati banchieri.<br />

I Warburg non sono soli nell’impresa: il gruppo è appoggiato<br />

dai Morgan, dai Rothschild e dai Rockefeller,<br />

che con il matrimonio di John Rockefeller con la figlia di<br />

uno degli uomini di Morgan, e con l’acquisto della Chase<br />

Bank, ebbero l’opportunità di passare dal settore industriale<br />

a quello dell’alta finanza.<br />

Da queste alchimie si arrivò alla fusione fra la Chase<br />

Bank dei Rockefeller e la Manhattan Bank dei Warburg<br />

dando vita con la Chase-Manhattan Bank ad una tra le più<br />

potenti centrali finanziarie del nostro tempo. A tutt’oggi i<br />

Warburg siedono nel Consiglio della Federal Reserve.<br />

Allo scoppio del primo conflitto mondiale che vedrà<br />

l’esercito americano combattere sul fronte europeo l’esercito<br />

Tedesco, i Warburg, ramo americano, sostenevano<br />

l’intervento statunitense e trassero anche grandi benefici<br />

dall’economia di guerra.<br />

Contemporaneamente, a Berlino, i massimi responsabili<br />

dell’economia di guerra di Guglielmo II sono i<br />

Warburg, ramo tedesco. Più tardi Paul con il fratello Felix<br />

rappresenteranno ufficialmente gli Stati Uniti alla<br />

conferenza di pace di Parigi, mentre l’altro fratello Max,<br />

rappresenterà la Germania sconfitta, ovviamente sotto<br />

la supervisione del banchiere Lord Milner in rappresentanza<br />

dell’impero Britannico..<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 67 |


| economiaefinanza |<br />

ltrevoci<br />

BANCHE ITALIANE<br />

PRIVATIZZAZIONI<br />

E MERCATO<br />

FINANZIARIO<br />

Francesco Giordano è un uomo di banca.<br />

La sua analisi parte dagli anni Venti,<br />

al termine dei quali si assiste ai fallimenti<br />

del Credito italiano e della Banca<br />

commerciale italiana, per arrivare alla legge<br />

bancaria del 1936, che determina<br />

l’organizzazione del settore per molti anni<br />

a venire e lo sottopone a un forte controllo<br />

pubblico, scoraggiando lo sviluppo<br />

di un mercato mobiliare maturo ed efficiente.<br />

Un’organizzazione sottoposta a un lungo<br />

processo di riforma dagli anni Settanta<br />

in poi, con l’obiettivo di restituire autonomia<br />

gestionale alle banche, promuovere<br />

la concorrenza e introdurre il principio<br />

della banca come impresa.<br />

L’autore, nel quadro più ampio della<br />

storia finanziaria mondiale e delle sue svolte<br />

più significative, ricostruisce l’impatto<br />

che tali processi di riforma hanno avuto<br />

sull’ordinamento italiano, a cui si sommano<br />

le conseguenze di una serie di scandali<br />

bancari e quelle del processo di integrazione<br />

europea. L’introduzione della banca<br />

universale e l’avvio delle privatizzazioni<br />

determinano la nascita di un mercato<br />

finanziario basato su una pluralità<br />

di soggetti in concorrenza tra loro.<br />

FRANCESCO GIORDANO<br />

STORIA DEL SISTEMA BANCARIO ITALIANO<br />

Donzelli, 2007<br />

COMMERCIO<br />

EQUO<br />

PER RICCHI<br />

E POVERI<br />

Un premio Nobel per l’economia<br />

e un ricercatore della London<br />

School of Economic, Joseph<br />

E. Stiglitz e Andrew Charlton,<br />

cercano di rispondere<br />

a una domanda fondamentale:<br />

in che modo i Paesi in via<br />

di sviluppo possono sperare<br />

di vincere la sfida della loro<br />

scalata verso l’emancipazione<br />

economica? La semplicità<br />

della domanda non deve<br />

ingannare, perché presuppone<br />

una risposta complessa.<br />

Per rispondere bisogna<br />

mettere in discussione l’intero<br />

sistema economico mondiale,<br />

con una radicale riforma<br />

del modello economico che<br />

regola attualmente i rapporti<br />

tra paesi ricchi e paesi poveri.<br />

La ricetta firmata da Stiglitz<br />

e Charlton riparte da una<br />

prospettiva utilitaristica<br />

per il Nord del mondo:<br />

l’apertura globale dei mercati<br />

nell’interesse generale.<br />

Ripercorrono alcuni<br />

degli eventi internazionali<br />

nei quali si sono elaborati<br />

i negoziati e gli accordi<br />

internazionali che possono<br />

favorire un effettivo sviluppo<br />

dei paesi più poveri<br />

J. E. STIGLITZ E A. CHARLTON,<br />

COMMERCIO EQUO PER TUTTI<br />

Garzanti, 2007<br />

LA REGOLA<br />

DI BENEDETTO<br />

È IL NUOVO<br />

ORDINE<br />

I monasteri benedettini sono<br />

da 1500 anni un esempio<br />

illuminante di che cosa<br />

significhi vivere e lavorare<br />

in un contesto dove tutti<br />

abbiano chiari finalità<br />

e obiettivi, ruoli e mansioni<br />

e sappiano fare della comunità<br />

il proprio punto di forza.<br />

Un’organizzazione perfetta<br />

che ha attraversato i secoli<br />

e che molte cose può dire<br />

al mondo manageriale, grazie<br />

alla corretta gestione di valori<br />

condivisi, a una leadership<br />

diffusa e alla capacità<br />

di far lavorare insieme persone<br />

motivate e consapevoli<br />

delle proprie responsabilità.<br />

La Regola di San Benedetto<br />

è stata per secoli il faro<br />

di questi monasteri, luogo<br />

dove si è compiuta la rinascita<br />

della civiltà occidentale,<br />

culturale e economica,<br />

dopo le invasioni barbariche.<br />

I monasteri formarono<br />

in Europa una vera e propria<br />

rete, dove il metodo,<br />

lo scopo e l’innovazione<br />

rispetto al passato erano<br />

i pilastri su cui formulare<br />

un nuovo giudizio sul mondo.<br />

MASSIMO FOLADOR<br />

L’ORGANIZZAZIONE PERFETTA<br />

Guerini Associati, 2006<br />

L’EREDITÀ<br />

POLITICA<br />

DI ALEX<br />

LANGER<br />

Fabio Levi ripercorre le tappe<br />

della vita di Alex langer,<br />

consapevole che quella storia<br />

esistenziale segna un itinerario<br />

significativo per gli uomini<br />

di oggi. Langer infatti<br />

è stato un’avanguardia politica<br />

importante, che racchiude<br />

in sé l’esperienza della<br />

cultura cattolica e quella dei<br />

movimenti, dall’ambientalismo<br />

alla non violenza. Un sincretismo<br />

socioculturale che si sposa<br />

perfettamente con il suo<br />

essere italiano- sudtirolese.<br />

Langer ha introdotto temi<br />

importanti nel dibattito<br />

politico: il federalismo, i diritti<br />

delle minoranze, l’istituzione<br />

di un tribunale internazionale<br />

contro i crimini ambientali,<br />

la pace in Medio Oriente,<br />

la lotta contro la brevettabilità<br />

dell’uomo. È stato tra<br />

i fondatori del Forum<br />

per la pace e la riconciliazione<br />

nella ex Jugoslavia, una rete<br />

di collegamento costituitasi<br />

fra democratici di tutte<br />

le regioni e le etnie coinvolte<br />

nelle guerre balcaniche<br />

dei primi anni Novanta. Langer<br />

muore suicida nel 1995.<br />

FABIO LEVI<br />

IN VIAGGIO CON ALEX<br />

Feltrinelli, 2007<br />

LA FAMIGLIA<br />

SI SGRETOLA<br />

NONOSTANTE<br />

I DICO<br />

Una storia d’amore<br />

che si sgretola sotto i piccoli<br />

colpi della noia quotidiana,<br />

dell’incomunicabilità. I riti<br />

di una famiglia si consumano<br />

tra un centro commerciale,<br />

una pizzeria e l’immancabile<br />

televisione. La crisi inizia<br />

sempre con dei piccoli segnali,<br />

pause iniziali che con il tempo<br />

diventano silenzi carichi<br />

di tensione, per poi sfociare<br />

in una vera guerra, come<br />

quella dei Roses nel film<br />

di Danny De Vito. A testimoniare<br />

della crisi quotidiana<br />

e profonda della coppia ci sono<br />

spesso i figli, che rimangono<br />

stritolati e isolati in un<br />

meccanismo assurdo e a volte<br />

tristemente surreale. Luca<br />

non fa eccezione. È lui che<br />

si deve sobbarcare il peso<br />

di una famiglia che non c’è più<br />

e che quando c’è appesantisce<br />

la sua vita con quel tocco<br />

di grottesco che solo le coppie<br />

in crisi sanno avere. Luca<br />

ha un’ancora di salvezza,<br />

la nonna Vaniglia, che crede<br />

negli oroscopi, commenta<br />

le lettere d’amore sui<br />

settimanali e si commuove<br />

di fronte alle telenovelas.<br />

GUIDO CONTI<br />

LA PALLA CONTRO IL MURO<br />

Guanda, 2007<br />

DONNA<br />

SINGLE<br />

CON FIGLIO<br />

AL SEGUITO<br />

Trovare un uomo etero<br />

– ovvero eterosessuale,<br />

tranquillo, ediporisolto,<br />

romantico e operativo –<br />

è arduo quasi quanto trovare<br />

il Sacro Graal. L’impresa<br />

è ancora più difficile per una<br />

madre single. Lucia Corna,<br />

che la mamma single<br />

l’ha fatta per 14 anni,<br />

è riuscita a realizzarsi<br />

e a trovare la sua dimensione<br />

di donna e giornalista seppur<br />

districandosi tra un pannolino<br />

e una favola della buona<br />

notte. In questo manuale<br />

regala consigli preziosi<br />

e indispensabili per le donne<br />

con pargolo a carico<br />

che desiderano rifarsi una vita<br />

sociale e assaporare<br />

nuovamente le gioie<br />

dell’amore e del sesso.<br />

Una serie di “dritte”<br />

sull’abbigliamento e i luoghi<br />

di “cucco” più adatti, i sette<br />

tipi da evitare con cura,<br />

il mammone, il single di ritorno<br />

traumatizzato, il pigro<br />

indeciso… e ancora le tattiche<br />

migliori per superare le crisis<br />

situations come le serate<br />

tra coppie in cui ci si sente<br />

un animale atipico. Un libro<br />

indispensabile per capire<br />

che «c’è un orizzonte oltre<br />

a quel passeggino».<br />

LUCIA CORNA<br />

MAMMASINGLE IN LOVE<br />

Sperling & Kupfer, 2007<br />

SPORT<br />

E GIORNALISMO<br />

UN TEMPO<br />

ERANO PIÙ UMANI<br />

Roberto Perrone, cronista sportivo del Corriere<br />

della Sera, con “La Lunga” dà prova di essere<br />

un ottimo romanziere (il sospetto s’era già<br />

avuto con l’opera prima “Zamora”).<br />

La storia narra le vicende di Giacinto<br />

Mortola redattore sportivo di un grande<br />

quotidiano alle soglie della pensione. Simone<br />

Perasso è un calciatore con un breve passato<br />

in serie A e molta gavetta in quelle minori.<br />

Entrambi hanno iniziato quando il mondo<br />

del calcio e del giornalismo erano un’altra cosa.<br />

Mortola nell’ultima notte prima della<br />

pensione è di turno al giornale, la cosiddetta<br />

“Lunga”, chiamato a intercettare le notizie<br />

dell’ultimo minuto. In quella notte, il destino<br />

del giornalista e quello del centravanti, quasi<br />

dimenticato, si intrecciano per un’ultima volta.<br />

Una vicenda di giornalismo e di calcio, dagli<br />

anni Sessanta ai giorni nostri. E sullo sfondo<br />

la redazione con i colleghi, alcuni meschini<br />

e arrivisti, come il caporedattore Fernando<br />

Anglicani, altri più umani, come il buon Mortola.<br />

Un libro azzeccato in tutto: nei personaggi<br />

da grande schermo, nei nomi così fantasiosi<br />

eppure così italiani, nella scrittura precisa e allo<br />

stesso tempo poetica come una punizione di Zico.<br />

ROBERTO PERRONE<br />

LA LUNGA<br />

Garzanti, 2007<br />

| narrativa |<br />

SFIDARE<br />

LA MAFIA<br />

PER AMORE<br />

E VINCERLA<br />

Ci sono donne che si ribellano<br />

per amore del compagno,<br />

dei figli o della propria dignità.<br />

Quelle raccontate dalla<br />

scrittura bella e appassionata<br />

di Nando Dalla Chiesa sono<br />

donne che hanno sfidato<br />

la mafia per amore. Sei figure<br />

di donne che affrontano<br />

il loro tempo e il loro spazio,<br />

la Sicilia. Francesca Serio,<br />

madre del sindacalista<br />

contadino Salvatore Carnevale.<br />

Felicia Impastato madre<br />

di Peppino, protagonista<br />

del film di Marco Tullio Giordana<br />

“I cento passi”. Saveria Antiochia,<br />

madre del poliziotto Roberto,<br />

ucciso con il commissario<br />

Ninni Cassarà. Michela Buscemi,<br />

due fratelli uccisi da Cosa<br />

Nostra, parte civile coraggiosa<br />

al maxiprocesso di Palermo.<br />

Rita Atria collaboratrice<br />

di Borsellino, sorella di un uomo<br />

contiguo alla mafia, e morta<br />

suicida dopo la strage di via<br />

D’Amelio. Rita Borsellino,<br />

sorella del giudice, diventata<br />

a sua volta simbolo di una<br />

Sicilia che vuole cambiare.<br />

Un’avanguardia civile<br />

che ha trovato nei sentimenti<br />

la sua chiave vincente.<br />

NANDO DALLA CHIESA<br />

LE RIBELLI<br />

Melampo, 2006<br />

| 68 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 69 |


| fotografia | | multimedia |<br />

GAIR<br />

E LA MAGIA<br />

DEL BODY<br />

PAINTING<br />

Joanne Gair ha la fantasia<br />

che lavora sul corpo, lo dipinge<br />

e lo trasforma. E così le mani<br />

diventano alberi e rami, le dita<br />

foglie sottili e verdi. Gair “cuce”<br />

sulle sinuosità delle modelle<br />

e delle attrici belle e famose<br />

abiti e accessori. Piccoli<br />

capolavori manuali, che fanno<br />

del body painting una vera<br />

arte, di cui la Gair, da almeno<br />

23 anni, è l’indiscussa leader.<br />

Le creazioni dell’artista<br />

neozelandese compaiono sulle<br />

copertine dei magazine più<br />

famosi, sui dischi, irrompono<br />

nelle campagne pubblicitarie<br />

della moda, nei videoclip<br />

e nei film. Le star le affidano<br />

i loro corpi che lei trasforma<br />

con maestria, a volte<br />

con un semplice tocco,<br />

altre con una vera e propria<br />

composizione: celebre<br />

è Madonna travestita<br />

da bad girl, Heid Klum<br />

trasformata in prato d’estate,<br />

Demi Moore mascherata<br />

da uomo, agghindata di giacca,<br />

panciotto, cravatta e, sulla lunga<br />

schiena nuda, due ali d’angelo.<br />

Queste creazioni sono state<br />

fotografate da: Herb Ritts,<br />

Annie Liebovitz, Peggy Sirota,<br />

Howard Schatz e molti altri.<br />

JOANNE GAIR<br />

DONNE DIPINTE.<br />

Contrasto, 2006<br />

LE AVVENTURE<br />

FOTOGRAFICHE<br />

DI WERNER<br />

BISCHOF<br />

| 70 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

Werner Bischof è stato uno dei più grandi<br />

fotografi del Novecento. Nato a Zurigo<br />

nel 1916, da subito dimostra il suo senso<br />

di ribellione verso il mondo e al tempo stesso<br />

il suo amore per la natura. Bischof dopo il corso<br />

di fotografia nella scuola di arti, approda<br />

a Parigi. Nel 1939 si trova a parigi, dove<br />

fa in tempo a vivere le ultime avanguardie<br />

prima dello scoppio della Seconda guerra<br />

mondiale. Ritorna in Svizzera per fare il servizio<br />

militare, ma scopre la vera bruttura della<br />

guerra solo a conflitto finito, perché è costretto<br />

a testimoniare, come corrispondente<br />

da Bucarest della prestigiosa rivista svizzera<br />

“Du”. Attraverserà l’Europa raccontando<br />

con i suoi scatti la devastazione dei Paesi<br />

coinvolti nel conflitto. Nel 1949 entra a far<br />

parte del gruppo Magnum e inizia a viaggiare<br />

in tutto il mondo spostandosi dall’oriente fino<br />

in Perù, dove nel 1954 morirà prematuramente<br />

in un incidente d’auto.<br />

Werner Bischof non amava definirsi<br />

“fotoreporter”, ma considerò sé stesso<br />

sempre e solo come un artista, avvicinandosi<br />

alla fotografia con un approccio umanistico.<br />

Il volume pubblica un’ampia selezione<br />

dei lavori più significativi di Bischof, inclusi<br />

alcuni rari scatti a colori, prodotti in un’epoca<br />

in cui i materiali e la tecnica del colore<br />

si erano da poco affacciati sul mercato.<br />

WERNER BISCHOF<br />

IMMAGINI<br />

Federico Motta Editore, 2007<br />

IRAN FELIX<br />

L’ISLAM<br />

VISTO SENZA<br />

PREGIUDIZI<br />

Esiste un Iran felice? Esiste una<br />

Repubblica islamica normale?<br />

Secondo il fotoreporter Paolo<br />

Woods, sì. Basta tenersi<br />

a distanza dagli stereotipi<br />

sul mondo islamico. Il suo ultimo<br />

lavoro fotografico, infatti,<br />

ci restituisce l’immagine di un<br />

Iran felice. Questo non vuol dire<br />

che in quel paese non ci siano<br />

contraddizioni, anche abnormi,<br />

ma il tutto è retto da una strana<br />

armonia. “Iran felix”, lavoro<br />

realizzato insieme al giornalista<br />

Serge Michel, ci rimanda una<br />

realtà che non è dicotomica,<br />

come di solito viene rappresentata:<br />

da una parte i mullah neri,<br />

cattivi e barbuti, i bambini<br />

soldato e le bombe atomiche<br />

pronte a distruggere il mondo;<br />

dall’altra un popolo puro<br />

e oppresso, dove il prezzo più<br />

alto viene pagato dalle donne<br />

e dagli studenti perennemente<br />

in rivolta. Woods mostra<br />

provocatoriamente che si puo’<br />

essere felici sotto un foulard,<br />

innamorati in un matrimonio<br />

combinato e vivere liberi<br />

in un sistema pieno di divieti;<br />

domandandosi fino<br />

a che punto gli iraniani<br />

restino religiosi nonostante<br />

l’uso politico della religione.<br />

.<br />

PAOLO WOODS<br />

IRAN FELIX.<br />

Museo di Roma in Trastevere<br />

FOTOGRAFO<br />

DI GUERRA<br />

PER SCELTA<br />

E PASSIONE<br />

Perché un uomo sceglie di<br />

diventare un reporter di<br />

guerra? Per testimoniare? Per<br />

sentirsi al centro della storia?<br />

Per Don McCullin il senso del<br />

suo lavoro è osservare e<br />

vedere quello che altri non<br />

riuscirebbero a vedere e,<br />

quindi, a raccontare. E, per<br />

farlo, bisogna andare nei<br />

luoghi dove il buon senso<br />

suggerirebbe di non andare.<br />

Ma se vuoi trovare i<br />

dimenticati dalla storia, gli<br />

ultimi e i derelitti devi andare<br />

avanti anche quando gli altri si<br />

fermano. Lui è sempre andato<br />

avanti finendo su diversi fronti<br />

caldi: Cipro, Congo, Biafra,<br />

Vietnam, Cambogia, Beirut,<br />

Afghanistan, Medio Oriente, El<br />

Salvador, ed è per questo si è<br />

conquistato la reputazione di<br />

"irragionevole". Questa<br />

durezza forse l’ha ereditata<br />

all’infanzia vissuta nei<br />

sobborghi di Londra. Le sue<br />

immagini ritraggono quasi tutti<br />

i maggiori conflitti del nostro<br />

tempo e, proprio per la loro<br />

crudezza, sono entrate a far<br />

parte delle collezioni dei<br />

principali musei del mondo.<br />

DON MC CULLIN<br />

UN COMPORTAMENTO<br />

IRRAGIONEVOLE<br />

Contrasto Due, 2006<br />

SULLA RETE<br />

È SCOPPIATA<br />

LA WIKI<br />

MANIA<br />

Ormai il termine Wiki è legato<br />

indissolubilmente al sapere<br />

on line open source.<br />

“L’ho letto su Wikipedia”,<br />

“controlla su wikipedia”.<br />

Chi garantisce? Il navigatore<br />

naturalmente, chi scrive<br />

un’inesattezza viene corretto,<br />

vengono aggiunte notizie,<br />

a volte tolte nell’interesse<br />

dell’informazione del navigatore.<br />

Il meccanismo fino ad ora<br />

ha dimostrato di funzionare<br />

molto bene.<br />

Un wiki associato a qualcosa<br />

d’altro è un repertorio<br />

di informazioni su quel qualcosa<br />

d’altro. E così sulla Rete iniziano<br />

a nascere enciclopedie<br />

specifiche, repertori di tante<br />

stranezze. Wikepdia è infatti<br />

un’enciclopedia generica,<br />

in varie lingue, ma sempre<br />

generica. Girando per la rete<br />

si puo’ anche trovare<br />

un repertorio riguardante<br />

la saga di Star Wars come<br />

Wookieepedia: che si ispira<br />

al gorillone Chuwbecca della<br />

razza immaginaria dei Wookie.<br />

STARWARS.WIKIA.COM<br />

ROCKET BOOM<br />

IL TELEWEBGIORNALE<br />

CHE FA IMPAZZIRE<br />

MANHATTAN<br />

YouTube ha fatto da apripista portando<br />

il concetto di Web tv all’attenzione di tutti.<br />

La televisione via web è ormai una realtà<br />

utilizzata dai maggiori siti. Grazie alla banda<br />

larga e a una tecnologia molto migliorata,<br />

i canali televisivi sulla rete sono ormai<br />

una realtà, in alcuni casi con un successo<br />

di massa. “Rocket Boom”, un telegiornale<br />

che va in onda ogni giorno per non più di cinque<br />

minuti e trasmesso da Manhattan, è uno<br />

di questi casi. Una presentatrice bella, bionda<br />

e spigliata, corrispondenti da tutto il mondo<br />

che collaborano in vario modo e il telegiornale<br />

web è fatto. Rocket Boom viene scaricato<br />

ogni giorno da centinaia di migliaia di persone.<br />

Il suo elemento di successo è l’essere<br />

alternativo e in controtendenza. La Rete<br />

insegna come in un vero proprio master<br />

virtuale come confezionare la vostra web tv<br />

al sito MakeInternetTv.org. In questo sito<br />

vi diranno come equipaggiarvi, quali videocamere<br />

utilizzare per i vostri filmati e quali programmi<br />

scegliere per montarli. Poi vi indicheranno<br />

come pubblicarli in rete e come pubblicizzarli,<br />

in modo tale che un numero sempre più ampio<br />

di persone possa seguire le vostre trasmissioni<br />

e abbonarsi. Uno speciale Wiki, una libera<br />

enciclopedia on-line sviluppata col contributo<br />

di produttori video e blogger, vi chiarirà<br />

i concetti sconosciuti<br />

WWW.ROCKETBOOM.COM<br />

IMBROGLIONI<br />

LA SECONDA<br />

PUNTATA<br />

SUI BROGLI<br />

A sei mesi dal film<br />

“Uccidete la democrazia!”,<br />

che ha provocato polemiche,<br />

un’inchiesta giudiziaria,<br />

portato al riconteggio dei voti<br />

e alla sospensione dei progetti<br />

di voto elettronico, gli autori<br />

Beppe Cremagnani ed Enrico<br />

Deaglio ritornano all’attacco<br />

proponendo una nuova<br />

inchiesta. “Gli imbroglioni”<br />

(euro 14,90) è il titolo<br />

del nuovo dvd sui presunti<br />

brogli alle ultime politiche.<br />

Secondo gli autori, che ci fosse<br />

la possibilità di truccare i dati<br />

elettorali con un software<br />

al ministero degli Interni<br />

sarebbe ormai confermato.<br />

La nuova inchiesta proverebbe<br />

che ci furono almeno<br />

tre intrusioni informatiche<br />

durante la notte dello spoglio.<br />

A garantire la sicurezza<br />

informatica del Viminale<br />

in quella notte fu schierato<br />

il tiger team Telecom, ovvero<br />

il gruppo di esperti informatici<br />

oggi in carcere per hackeraggio<br />

assieme ad un alto esponente<br />

dei servizi segreti<br />

BEPPE CREMAGNANI<br />

ENRICO DEAGLIO<br />

GLI IMBROGLIONI<br />

Editoriale Diario, 2007<br />

LA TRAGEDIA<br />

DELLA<br />

CAMBOGIA<br />

DEI KHMER<br />

Non tutti hanno voglia<br />

di ricordare cosa è successo<br />

in Cambogia tra il ‘75 e il ‘79,<br />

durante il regime comunista<br />

di Pol Pot. L’inizio di “S-21<br />

La macchina di morte<br />

dei Khmer Rossi” (euro 14,90)<br />

ce lo fa capire in una manciata<br />

di secondi: due milioni di morti,<br />

su sei milioni di abitanti.<br />

Bastava portare gli occhiali<br />

o conoscere una lingua straniera<br />

per finire in carcere ed essere<br />

torturato e ammazzato. Rithy<br />

Panh, regista del documentario<br />

e sopravvissuto al genocidio<br />

e alla detenzione, torna tra<br />

le mura di quello che fu il più<br />

grande centro di prigionia<br />

durante il regime dei Khmer rossi.<br />

I sopravvissuti, tre su<br />

diciassettemila, e le loro guardie,<br />

all’epoca ragazzini tra<br />

i quattordici e i vent’anni<br />

che si trovarono a incarcerare,<br />

torturare e uccidere le loro<br />

famiglie, per la prima volta<br />

si ritrovano. Ricordano<br />

e ci mostrano com’era<br />

la non-vita nel centro.<br />

Una riflessione altissima<br />

sul tema dello sterminio.<br />

RITHY PANH<br />

S-21 LA MACCHINA DI MORTE<br />

DEI KHMER ROSSI<br />

Feltrinelli, 2007<br />

| ANNO 7 50| GIUGNO 2007 | valori | 71 |


| stilidivita |<br />

CUCINARE E<br />

REFRIGERARE<br />

GRAZIE<br />

ALLA LEGNA<br />

Si chiama Stove for Cooking,<br />

Refrigeration and Electricity<br />

ed è un marchingegno che<br />

fa da frigorifero, generatore<br />

di corrente e cucina da campo<br />

interamente alimentato<br />

a legna. Il dispositivo è stato<br />

messo a punto dai ricercatori<br />

di un consorzio di università<br />

britanniche ed è stato pensato<br />

per l’uso nei paesi in via<br />

di sviluppo, la tecnologia<br />

termoacustica viene sfruttata<br />

per produrre energia. Un gas<br />

riscaldato in modo non uniforme<br />

produce delle onde acustiche<br />

che possono essere convertite<br />

in energia cinetica; invertendo<br />

il processo, le onde sonore<br />

possono sottrarre energia<br />

da un sistema e raffreddarlo.<br />

Bruciando della comune legna<br />

o altra biomassa, il cui calore<br />

puo’ essere anche per cucinare,<br />

si riscalda un’estremità<br />

di un tubo riempito di gas. Il gas<br />

si muove quindi dalla parte<br />

calda, dove si espande, verso<br />

quella fredda, dove si contrae,<br />

facendo vibrare il tubo come<br />

una canna d’organo. Le onde<br />

sonore così generate vengono<br />

raccolte per produrre<br />

elettricità, e in più mettono<br />

in moto una pompa di calore<br />

che aziona una cella frigorifera<br />

collegata al dispositivo.<br />

GLI HOT SPOT<br />

CHE L’ITALIA<br />

VORREBBE<br />

E NON PUO’AVERE<br />

Un router connesso ad una webcam<br />

che riprende il soggetto collegato a internet<br />

e raffronta l’immagine a quella del documento<br />

d’identità preventivamente mostrato.<br />

Non siamo nell’ultima roccaforte dell’impero<br />

sovietico ma in un aeroporto italiano,<br />

precisamente quello di Malpensa per il quale<br />

un provider ha presentato domanda di gestione<br />

del servizio con la complessa apparecchiatura,<br />

a metà strada tra Minority Report e il possibile<br />

interessamento di un’organizzazione per i diritti<br />

civili. Il problema è quello del sempre più<br />

imbarazzante decreto antiterrorismo Pisanu<br />

che limita l’accesso a internet a chi abbia<br />

fornito le proprie generalità e mostrato un<br />

documento d’identità a riprova. Se gli hot-spot<br />

gratuiti restano dominio della capitali europee<br />

e delle spiagge degli States è grazie a queste<br />

norme, in scadenza il prossimo dicembre. Tra<br />

le vittime anche Fon, il sistema di duplicazione<br />

del segnale adsl in modalità wireless che<br />

non permette la verifica sull’identità di chi<br />

è connesso. A rischio legalità anche il sistema<br />

Free Wi-Fi che offre connettività a chi fornisce<br />

un numero di cellulare ma non un documento.<br />

SPIAGGE<br />

PULITE<br />

IN TOSCANA<br />

NON AL SUD<br />

La Fee (Federazione europea<br />

per l’educazione ambientale)<br />

ha assegnato le bandiere blu<br />

alle località marine italiane.<br />

Sono 96 le spiagge, contro<br />

le 90 dello scorso anno, che<br />

si potranno fregiare di questo<br />

vessillo. Tra le regioni più<br />

virtuose c’è la Toscana<br />

con 15 bandiere, segue<br />

la Liguria con 13 bandiere<br />

rispetto. Male il sud, dove<br />

la gestione dei rifiuti penalizza<br />

notevolmente anche le coste.<br />

Altre regioni in classifica sono<br />

le Marche con 12 bandiere<br />

blu, l’Abruzzo con 12 (+ 2).<br />

L’Emilia Romagna conquista<br />

una bandiera con Riccione<br />

e va a quota 9 e positiva<br />

la performance della Campania,<br />

tutta merito della provincia<br />

di Salerno, che aumenta di 2<br />

bandiere raggiungendo quota.<br />

Veneto e Lazio mantengono<br />

4 bandiere ciascuna, con loro<br />

si aggiunge la Puglia che perde<br />

due vessilli e cambia la geografia<br />

per le bandiere assegnate.<br />

Escluse le isole Tremiti.<br />

Stabili la Sicilia con 3<br />

e il Friuli Venezia Giulia<br />

con 2 bandiere. La Basilicata<br />

con una. Scende invece<br />

la Calabria che da 4 passa a 2.<br />

CRESCONO<br />

I CELLULARI<br />

NELL’UNIONE<br />

EUROPEA<br />

L’Europa non cresce<br />

demograficamente ma cresce<br />

il numero dei telefoni cellulari.<br />

Il 12° rapporto annuale sul<br />

mercato delle telecomunicazioni<br />

nell’Unione Europea dice<br />

che la penetrazione dei telefoni<br />

cellulari ha raggiunto una media<br />

del 103 per cento. Il primato<br />

spetta al Lussemburgo<br />

con 1,71 cellulari per persona,<br />

a seguire l’Italia (1,34),<br />

Lituania (1,33). I paesi<br />

con meno telefonini sono<br />

la Francia (0,82), Malta (0,83)<br />

e la Slovacchia (0,86).<br />

Il bel Paese sta un po’meglio<br />

per quanto riguarda<br />

la diffusione di internet<br />

e la banda larga, infatti<br />

è in media (15%) con il resto<br />

d’Europa. Punte di diamante<br />

Olanda e Danimarca (30%)<br />

mentre solo otto Paesi<br />

sono sotto il 10 per cento.<br />

La Ce ha comunque<br />

sollecitato una maggiore<br />

competitività attraverso una<br />

maggiore libertà nel mercato<br />

delle telecomunicazioni,<br />

caratterizzato troppo spesso<br />

da posizioni di privilegio.<br />

LA BBC<br />

SCOMMETTE<br />

SULLA CITTÀ<br />

SCHERMO<br />

Mike Gibbon è il responsabile<br />

degli eventi esterni di Bbc.<br />

Suo è il progetto “Big Screens”<br />

che sta portando nelle principali<br />

città britanniche l’installazione<br />

di facciate mediatiche interattive<br />

con finalità culturali e di<br />

comunicazione. L’esperimento,<br />

che si avvale dell’ampio archivio<br />

di Bbc ma è aperto anche<br />

a contaminazioni con il mondo<br />

dell’arte contemporanea e con<br />

proposte di intrattenimento, sta<br />

riscuotendo un notevole successo<br />

e Gibbon sarà tra i principali<br />

protagonisti del prossimo<br />

“Urban Screens 2007”<br />

che si terrà a Manchester<br />

in cui architetti, media designer<br />

e creatori di nuovi format<br />

per la comunicazione faranno<br />

il punto sullo sviluppo<br />

e la diffusione delle media<br />

facciate interattive con finalità<br />

non prettamente pubblicitarie.<br />

I principali architetti, perlopiù<br />

del nord europa e degli Stati<br />

Uniti, che hanno introdotto<br />

l’estetica delle “media<br />

facade” nell’architettura<br />

contemporanea reclamano<br />

auto-regolamentazione<br />

del media che permetta di<br />

ottemperare al duplice scopo<br />

architettonico e culturaleartistico<br />

che il mezzo permette,<br />

con una definizione urbanistica<br />

di questa sorta di nuova<br />

superficie in movimento<br />

dell’architettura.<br />

IN UNA MAPPA<br />

I RAPIMENTI SEGRETI<br />

(O “EXTRAORDINARY<br />

RENDITION”) DELLA CIA<br />

Partendo dal sito www.appliedautonomy.com<br />

potrete compiere un viaggio che già molti,<br />

senza volerlo, hanno dovuto percorrere negli<br />

ultimi sei anni. Le chiamano “extraordinary<br />

rendition” ma il Diritto Internazionale le qualifica<br />

semplicemente come rapimenti. Sono<br />

i sequestri operati dall’agenzia statunitense<br />

Cia per “prelevare” e sottoporre a carcerazione<br />

e interrogatorio presunti fiancheggiatori<br />

di organizzazioni terroristiche islamiche. Terminal<br />

Air è un progetto di IAA, Institut for Applied<br />

Autonomy che vuole visualizzare, sulla base<br />

dei dati raccolti dall’inchiesta del Parlamento<br />

Europeo, la frequenza le destinazioni e i luoghi<br />

di transito dei voli illegali della Cia. In Italia<br />

il tema è stato dibattuto sulla stampa<br />

quotidiana per la presenza di una inchiesta<br />

della magistratura milanese che ha indagato<br />

per il rapimento di Abu Omar numerosi agenti<br />

della Cia in trasferta a Milano. Rapito<br />

in una strada del centro cittadino milanese<br />

e costretto a salire su un furgone senza<br />

insegne e con i vetri oscurati, Abu Omar<br />

è stato trasferito nella base statunitense<br />

in Italia di Aviano dove ha subito delle torture<br />

e, a seguito del suo rifiuto di collaborare<br />

con l’intelligence statunitense, trasferito<br />

in Egitto il paese da cui era fuggito nel 1993<br />

ottenendo rifugio politico in Italia. Per il suo<br />

sequestro andranno Oltre che in Italia sono<br />

in corso inchieste giudiziarie legate a casi<br />

di extraordinary renditions anche in Svizzera,<br />

Spagna e Portogallo. A inizio 2007i magistrati<br />

di Monaco hanno richiesto l’arresto<br />

di 13 agenti della CIA per il caso analogo<br />

del cittadino tedesco-libanese Khaled el Masri.<br />

NOTIZIE<br />

POSIZIONATE<br />

CON<br />

IL SATELLITE<br />

La sperimentazione si deve<br />

al quotidiano La Stampa<br />

di Torino ed al suo attivo sito<br />

internet. Le notizie vengono<br />

“geo-mappate” e collegate<br />

alle Google Maps per una rapida<br />

individuazione dei luoghi in cui<br />

si sono verificati i fatti raccontati.<br />

La volontà di geomappare i dati<br />

è una costante di più ricerche<br />

anche in ambito software.<br />

Microsoft Research ha allo studio<br />

da tempo un software che offre<br />

la possibilità di collegare<br />

le immagini di viaggio<br />

ad una mappa satellitare. Nikon<br />

ha presentato la sperimentazione<br />

di una reflex digitale<br />

che interagisce con un gps<br />

per posizionare le immagini<br />

al momento dello scatto.<br />

La diffusione nel mercato della<br />

grande distribuzione consumer<br />

dei navigatori satellitari<br />

ha aperto un settore di mercato<br />

che apre a sua volta nuovi<br />

scenari. Mentre il marketing<br />

avanzato presenta come<br />

frontiera della comunicazione<br />

il perdersi e l’estetica<br />

del labirinto, la comunicazione<br />

sul mercato consumer punta<br />

sulla necessità del rinfrancante<br />

posizionamento dei ricordi.<br />

Le avanguardie artistiche come<br />

spesso accade preannunciano<br />

le novità del settore<br />

con installazioni di biomapping<br />

come quelle proposte dall’artista<br />

Christian Nold.<br />

| future |<br />

ESPERIMENTI<br />

PER NUOVE<br />

FORME<br />

DI EDITORIA<br />

Sul futuro dell’editoria i giochi<br />

sono aperti. I costi di carta,<br />

stampa e distribuzione sono<br />

penalizzanti e in molti casi<br />

proibitivi. Il futuro sembra<br />

essere delle nuove forme<br />

di comunicazione, mediate<br />

dalla Rete e con un forte<br />

approccio Web 2.0, la rete<br />

partecipata dagli utenti.<br />

I contenuti condivisi, commentati<br />

dagli utenti, le esperienze<br />

partecipate che vanno oltre<br />

il singolo blog in una direzione<br />

di condivisione comunitaria<br />

del progetto e degli eventi sono<br />

ormai tra le parole d’ordine<br />

e le sperimentazioni sono ormai<br />

quotidiane. Lulu.com è un sito<br />

web che si offre come editore.<br />

Il testo dell’utente viene<br />

impaginato ed è disponibile<br />

per la vendita in formato<br />

elettronico o cartaceo.<br />

Exibart.com offre la possibilità<br />

si selezionare alcune notizie<br />

che vengono assemblate<br />

automaticamente in un pdf<br />

che ogni utente può stampare<br />

da casa. Stessa logica<br />

nelle notizie “ultimo minuto”<br />

del quotidiano Repubblica.<br />

A metà strada fra l’editoria<br />

online e la freepress sono state<br />

sperimentate all’estero offerte<br />

di box negli aeroporti in cui<br />

stampare l’ultima edizione delle<br />

news gratuitamente, coniugando<br />

forme di autopromozione<br />

con nuove opportunità<br />

di raccolta pubblicitaria.<br />

| 72 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 73 |


Eurozona<br />

Crescita e conti<br />

crescono col lavoro<br />

L<br />

di Alessia Vinci<br />

| 74 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

| globalvision |<br />

EGGERE LE PREVISIONI della commissione Ue con una certa attenzione può risultare interessante per capire<br />

che il reddito da lavoro, e le tasse conseguenti, sono il vero motore della ripresa futura. Non i capitali<br />

finanziari che, anzi, possono causare altre crisi a cominciare da quella immobiliare.<br />

Le migliori prospettive dell’economia sono parzialmente spiegate dalla Commissione Europea<br />

nel documento sulle previsioni di primavera con un 2006 migliore delle aspettative che ha caratterizzato<br />

il più forte ritmo di espansione negli ultimi 6 anni. La domanda interna si è dimostrata in Europa<br />

più dinamica con investimenti sostenuti da elevati profitti, condizioni finanziarie tuttora favorevoli<br />

e un alto tasso di utilizzazione degli impianti oltre che a una valutazione ottimistica da parte<br />

del business. Il rallentamento “moderato” nelle aree dell’attività economica durante l’anno è tale<br />

da far restare il profilo della crescita superiore al potenziale. La degenerazione “riflette una domanda<br />

esterna leggermente più bassa e l’impatto ritardato del ritiro graduale degli stimoli monetari sulla<br />

domanda interna” (cioè l’aumento dei tassi di interesse). Nel 2006 la crescita dell’occupazione è quasi<br />

raddoppiata all’1,5% nella Ue e all’1,4% nell’Eurozona con il più forte aumento dal 2000. Ciò<br />

corrisponde a quasi 3 milioni e mezzo di nuovi posti di lavoro, due milioni dei quali nell’Eurozona.<br />

L’aspettativa è che l’economia generi una crescita dell’occupazione robusta di circa 1,25% in media<br />

nel 2007 e nel 2008 sia nella Ue che nell’Eurozona. Complessivamente fra il 2006 e il 2008 saranno<br />

creati circa 9 milioni di posti di lavoro di cui 6 milioni nell’Eurozona.<br />

Ciò porterà a una riduzione del tasso di disoccupazione al 6,9%<br />

nell’Eurozona e al 6,7% nella Ue entro il 2008. Si tratta di livelli mai<br />

toccati dall’inizio degli anni 90. Miglioramenti anche sul fronte delle<br />

finanze pubbliche: il deficit/Pil nell’Eurozona è passato dal 2,4% del<br />

2005 all’1,6% nel 2006 (nella Ue da 1,7% a 2,3%). Ciò è conseguenza<br />

principalmente dell’aumento delle entrate fiscali. Questa situazione<br />

avrà un effetto positivo negli anni successivi: nel 2007 il deficit/Pil<br />

nell’Eurozona sarà all’1%, nella Ue all’1,2%. Nel 2008 sarà allo 0,8% e all’1% rispettivamente sulla<br />

base di politiche di bilancio invariate. Si tratterebbe del livello di deficit più basso dal 2000. Sul fronte<br />

esterno ci sono secondo la commissione europea sia rischi positivi che rischi negativi. Per quanto<br />

riguarda i primi l’economia globale può crescere più forte in particolare in Asia. Quanto ai rischi<br />

negativi una caduta più marcata del mercato imlmobiliare americano potrebbe avere un impatto<br />

negativo sulla crescita globale perchè potrebbe provocare una correzione disordinata degli squilibri<br />

globale di parte corrente. Confermati anche gli altri due rischi alla crescita economica: confermato<br />

anche il rischio che può derivare da ulteriori tensioni geopolitiche attraverso una nuova crescita<br />

dei prezzi petroliferi. D’altra parte i risultati potrebbero anche volgersi al meglio tenendo conto<br />

dell’andamento del mercato del lavoro più favorevole di quanto previsto che potrebbe dare una spinta<br />

ulteriore ai consumi privati. Le stime sono state elaborate sulla base di un prezzo del barile di greggio<br />

a 66,2 dollari nel 2007 e a 70,3 dollari nel 2008. Per quanto riguarda i tassi di cambio sono state prese<br />

in considerazione le medie fra il 3 e il 18 aprile che portano a una media implicita di 1,33 dollari per euro<br />

nel 2007 e 1,34 dollari nel 2008 e a una media di di 158,9 yen per euro nel 2007 e 160 yen nel 2008. .<br />

Le previsioni della<br />

commissione europea<br />

sono positive sia sul lato<br />

dell’occupazione sia sul<br />

fronte delle entrate fiscali<br />

che possono cambiare<br />

i bilanci pubblici<br />

UTILIZZO DI CAPACITÀ [Indice Pil - Professional Innovation, Inc.]<br />

86%<br />

82%<br />

78%<br />

74%<br />

70%<br />

numeri<br />

66%<br />

2000 2001 2002 2003 2004<br />

FONTE: HAVER ANALYTICS<br />

LA PRODUTTIVITÀ AMERICANA È AUMENTATA a ritmi rapidissimi,<br />

e incalzanti, negli ultimi venti anni. Ma tutto<br />

dipende, ovviamente, da come viene misurata, operazione<br />

non facile e controversa. Dipende anche dall’affidabilità<br />

dei dati: «Le statistiche americane sono tutte bugie», dicono alcuni<br />

seri economisti, riferendosi soprattutto al fatto che esse<br />

tendono a sottovalutare l’inflazione e quindi a sopravvalutare il<br />

prodotto reale. Gli europei inoltre lavorano meno tempo. Non<br />

sono più pigri: preferiscono ave-<br />

re più tempo libero anche a costo<br />

di un reddito più basso. Secondo<br />

alcuni economisti questa<br />

scelta è legata alle alte aliquote<br />

marginali delle imposte, e ha un<br />

costo sociale elevato: il 9% di disoccupazione<br />

in Germania, contro<br />

il 5,5% negli Stati Uniti.<br />

Il confronto più corretto si<br />

basa allora su un calcolo complesso.<br />

I tecnici parlano di “Prodotto<br />

interno lordo a parità di<br />

potere d’acquisto per ora lavorata”:<br />

in base ai dati Ocse, nel 2002<br />

la Germania era indietro gli Stati<br />

Uniti del solo 7%. L’Italia era più<br />

123<br />

La tecnologia spinge<br />

molto la produttività<br />

PRODUTTIVITÀ DEL MANIFATTURIERO<br />

5,0%<br />

4,5%<br />

4,0%<br />

3,5%<br />

3,0%<br />

2,5%<br />

2,0%<br />

1,5%<br />

1,0%<br />

Business non agricolo<br />

Settore manifatturiero<br />

0,5% 1970 1980 1990 2000/2003<br />

o meno allo stesso livello, appena meglio del partner europeo.<br />

Belgio, Francia, Irlanda e – fuori dell’area euro – la Norvegia erano<br />

più avanti degli Usa.<br />

L’anno successivo la produttività Usa è aumentata del 3,5%<br />

mentre quella italiana, per esempio, è calata dello 0,2% (dopo<br />

il pessimo –0,8% del 2002). In un’ora un lavoratore tedesco o<br />

italiano “produceva” nel 2003, secondo i dati Ocse, il 90% di<br />

un collega americano. Altri Paesi europei restavano però più<br />

avanti degli Stati Uniti: la Francia<br />

(110%), il Belgio (107%) e<br />

l’Irlanda (106%). L’Olanda era<br />

al 97%. Eurolandia nel suo<br />

complesso si fermava tuttavia<br />

all’89% della produttività Usa:<br />

pesano Portogallo, Spagna, Grecia,<br />

Finlandia, tutte indietro o<br />

anche molto indietro. La crescita<br />

di lungo periodo della produttività<br />

americana è stimata<br />

del 2%, contro l’1,5% tedesco e<br />

l’1,25% di Eurolandia nel suo<br />

complesso. Questo significa tassi<br />

di interesse più alti negli Stati<br />

Uniti che nella Uem e un valore<br />

teorico dell’euro a 1,28..<br />

FONTE: LABOR DEPARTMENT<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 75 |


| numeridell’economia |<br />

La bolla azionaria cinese<br />

è il rischio maggiore<br />

LA BOLLA DEL MERCATO AZIONARIO<br />

cinese è il più grosso rischio<br />

per i mercati mondiali. A dirlo<br />

Ed Yardeni, l’ex capo economista della<br />

Deutsche Bank divenuto celebre per aver<br />

anticipato il grande rialzo di Borsa degli<br />

anni ‘90 e lo scoppio della bolla del Nasdaq<br />

LE NAZIONI EMERGENTI<br />

| 76 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

di inizio millennio. «La bolla del mercato<br />

cinese si sta espandendo rapidamente, e<br />

inevitabilmente scoppierà», scrive Yardeny.<br />

«L’economia cinese si sta surriscaldando<br />

e costringerà le autorità monetarie<br />

del Paese a continuare a restringere le condizioni<br />

di accesso al credito – prosegue – a<br />

un certo punto l’espansione cinese potrebbe<br />

diminuire significativamente e avere un<br />

impatto negativo sulla crescita economica<br />

globale». In seconda posizione della classifica<br />

stilata da Yardeni la spesa dei consumatori<br />

americani e al terzo posto il rischio<br />

speculazione finanziaria..<br />

PAESE PIL PRODUZIONE INDUSTRIALE PREZZI AL CONSUMO BILANCIA COMMERCIALE TASSI INTERESSE<br />

Cina +10,4 III Trimestre +14,7 Ott. +1,4 Ott. +177,5 Dicembre 3,10<br />

India +8,9 II Trimestre +11,4 Sett. +2,1 Sett. -48,8 Novemb. 7,98<br />

Indonesia +5,2 II Trimestre +6,2 Ago. +6,3 Sett. +38,5 Novemb. 6,20<br />

Malesia +5,9 II Trimestre +3,6 Sett. +3,3 Sett. +28,6 Novemb. 5,37<br />

Filippine +5,5 II Trimestre -7,0 Ago. +5,4 Ott. -4,1 Agosto 6,13<br />

Singapore +7,1 III Trimestre +7,6 Sett. +0,4 Sett. +33,7 Settem. 3,06<br />

Corea del Sud +5,3 II Trimestre +16,3 Sett. +2,1 Ott. +16,7 Dicembre 4,97<br />

Taiwan +4,6 II Trimestre +2,1 Sett. -1,2 Ott. +21,3 Dicembre 2,08<br />

Tailandia +4,9 II Trimestre +5,0 Sett. +2,8 Ott. +1,3 Novemb. 4,97<br />

Argentina +7,9 II Trimestre +6,6 Sett. +10,4 Sett. +12,0 Novemb. 10,19<br />

Brasile +1,2 II Trimestre +1,3 Sett. +3,3 Ott. +46,1 Dicembre 13,19<br />

Cile +4,5 II Trimestre -2,6 Sett. +2,1 Ott. +22,1 Dicembre 5,16<br />

Colombia +6,0 II Trimestre +12,5 Ago. +4,2 Ott. +0,3 Ottobre 6,71<br />

Messico +4,7 II Trimestre +5,0 Sett. +4,3 Ott. -5,9 Novemb. 7,05<br />

Perù +9,2 Agosto +9,9 Ago. +1,9 Ott. +8,0 Settem. 4,45<br />

Venezuela +9,2 II Trimestre +12,7 Ago. +8,7 Ott. +36,8 III Trimestre 10,00<br />

Egitto +5,9 I Trimestre +4,0 2005 +9,6 Sett. -11,1 II Trimestre 9,67<br />

Israele +6,2 II Trimestre +8,1 Ago. +1,3 Sett. -7,9 Dicembre 4,60<br />

Sud Africa +3,6 II Trimestre +1,9 Sett. +5,3 Sett. -9,6 Novemb. 9,35<br />

Turchia +7,5 II Trimestre +4,0 Sett. +10,0 Ott. -53,2 Novemb. 19,60<br />

Repubblica Ceca +6,2 II Trimestre +5,8 Sett. +2,7 Sett. +2,0 Novemb. 2,57<br />

Ungheria +3,8 II Trimestre +11,8 Sett. +6,3 Ott. - 2,8 Novemb. 8,05<br />

Polonia +5,5 II Trimestre +11,7 Sett. +1,2 Ott. -4,1 Novemb. 5,18<br />

Russia +7,4 II Trimestre +4,1 Sett. +9,2 Ott. +140,8 Novemb. 11,00<br />

BENI DUREVOLI E STRUMENTALI NEGLI STATI UNITI<br />

-10,5%<br />

Ordini per beni durevoli<br />

Ordini per beni strumentali non legati alla difesa<br />

-7,2%<br />

-1,7%<br />

2,3%<br />

5,6%<br />

10,8%<br />

-15,5%<br />

2001 2002 2003 2004<br />

13,7%<br />

FONTE: HAVER ANALYTICS<br />

VARIAZIONE % DELLA PRODUZIONE 2003-2004<br />

Produzione manifatturiera<br />

Finanza assicurazioni<br />

Commercio dettaglio<br />

Servizi professionali e di business<br />

Istruzione, salute, prevenzione sociale<br />

Informazione<br />

Immobili, affitti, leasing<br />

Servizi di pubblica utlità<br />

Trasporto magazzinaggio<br />

Agricoltura, pesca, caccia<br />

0% 2% 4% 6% 8% 10% 12% 14% 16%<br />

FONTE: DIPARTIMENTO DEL COMMERCIO USA<br />

FONTE: ORGANIZZAZIONE PER LA COOPERAZIONE E LO SVILUPPO ECONOMICO<br />

CRESCITA REALE DEI PIL NEI MERCATI EMERGENTI<br />

10%<br />

8%<br />

6%<br />

4%<br />

2%<br />

0%<br />

0,8%<br />

Cina<br />

India<br />

Russia<br />

| numeridell’economia |<br />

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />

LE PREVISIONI SUI PAESI RICCHI<br />

PAESE PIL INFLAZIONE BILANCIO STATALE (IN % DEL PIL)<br />

MIN/MAX 2006 MIN/MAX 2007 MEDIA 2006 MEDIA 2007 2006 2007 2006 2007<br />

Australia 2,3/3,7 2,7/3,9 3,2 3,3 2,9 2,7 -5,4 -4,0<br />

Austria 1,8/2,4 1,2/2,2 2,3 2,0 2,0 1,8 +0,2 +0,2<br />

Belgio 1,7/2,5 1,6/2,2 2,4 2,0 2,2 1,9 +2,2 2,3<br />

Gran Bretagna 1,7/2,6 1,9/2,8 2,4 2,5 1,9 1,9 -2,3 -2,3<br />

Canada 2,7/3,4 2,6/3,1 3,2 2,9 2,1 2,2 2,0 1,4<br />

Danimarca 2,5/3,3 2,0/3,1 2,7 2,3 1,9 1,9 2,9 2,7<br />

Francia 1,5/2,2 1,6/2,4 2,0 2,0 1,7 1,6 -1,3 -1,1<br />

Germania 1,5/2,2 0,2/2,1 1,7 1,3 1,6 2,3 3,9 3,9<br />

Italia 1,0/1,5 0,6/1,7 1,3 1,1 2,1 1,9 -1,5 -1,4<br />

Giappone 1,9/3,5 1,4/3,8 3,0 2,4 0,3 0,6 3,7 3,5<br />

Olanda 1,6/3,1 1,4/2,4 2,2 2,1 1,5 1,5 5,2 5,1<br />

Spagna 2,8/3,5 2,4/3,1 3,3 2,8 3,3 2,8 -6,9 -7,0<br />

Svezia 3,0/4,1 2,5/3,1 3,6 2,9 1,4 1,9 6,7 6,3<br />

Svizzera 1,7/2,8 0,9/2,5 2,8 2,0 1,1 1,2 13,1 12,4<br />

Stati Uniti 2,8/3,9 2,4/3,5 3,4 2,7 2,9 2,3 -6,8 -6,8<br />

Area Euro 1,8/2,4 1,3/2,4 2,2 1,8 2,1 2,1 -0,1 --------<br />

INDICATORI DI CRESCITA ECONOMICA<br />

Previsione di crescita del Pil secondo:<br />

Fmi<br />

Ocse<br />

Andamento reale<br />

0,4%<br />

1,7%<br />

1,9%<br />

1,1%<br />

2001<br />

-0,4%<br />

2002 2003 2004<br />

3,1%<br />

2,7%<br />

0,9%<br />

4,4%<br />

4,0%<br />

2,2%<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 77 |<br />

FONTE: ECONOMIST INTELLIGENTUNIT-VIEWSWIRE


| indiceetico | numeridivalori |<br />

VALORI NEW ENERGY INDEX<br />

NOME TITOLO ATTIVITÀ BORSA CORSO DELL’AZIONE RENDIMENTO<br />

30.04.2007 DAL 30.09.06 AL 30.04.2007<br />

Abengoa Biocarburanti/solare Siviglia, Spagna<br />

Ballard Power Tecnologie dell’idrogeno Vancouver, Canada<br />

Biopetrol Biocarburanti Zug, Svizzera<br />

Canadian Hydro Energia idroelettrica/eolica Calgary, Canada<br />

Conergy Pannelli solari Amburgo, Germania<br />

EOP Biodiesel Biocarburanti Pritzwalk, Germania<br />

Fuel Cell Energy Tecnologie dell’idrogeno Danbury, CT-USA<br />

Gamesa Pale eoliche Madrid, Spagna<br />

Novozymes Enzimi/biocarburanti Bagsværd, Danimarca<br />

Ocean Power Tech Energia del moto ondoso Warwick, Gran Bretagna<br />

Pacific Ethanol Biocarburanti Fresno, CA-USA<br />

Phönix SonnenStrom Pannelli solari Sulzemoos, Germania<br />

Q-Cells Pannelli solari Thalheim, Germania<br />

RePower Pale eoliche Amburgo, Germania<br />

Solarworld Pannelli solari Bonn, Germania<br />

Solon Pannelli solari Berlino, Germania<br />

Südzucker Zucchero/biocarburanti Mannheim, Germania<br />

Sunways Pannelli solari Konstanz, Germania<br />

Suntech Power Pannelli solari Wuxi, Cina<br />

Vestas Wind Systems Pale eoliche Randers, Danimarca<br />

Un oceano di energia<br />

di Mauro Meggiolaro<br />

LE ONDE DEGLI OCEANI SPRIGIONANO UNA FORZA IMMENSA. Se si riuscisse a<br />

trasformarne anche solo una parte in energia elettrica, la dipendenza<br />

dal petrolio sarebbe presto superata. Tra il dire e il fare, purtroppo,<br />

ci sono di mezzo ostacoli politici, normativi e tecnologici. I tempi però<br />

potrebbero essere presto maturi anche per l’energia del moto ondoso. Carbon<br />

Trust, società di consulenza inglese, sostiene che, in un futuro prossimo, il 20%<br />

del fabbisogno energetico britannico potrebbe essere soddisfatto grazie alle onde<br />

del mare. Per ora i progetti in corso nel mondo<br />

sono pochi e ancora in fase sperimentale.<br />

Ocean Power Technologies, società che abbiamo<br />

inserito nel nostro indice <strong>Valori</strong> New Energy, ne<br />

sta realizzando tre: alle Hawaii, nel New Jersey<br />

e nel nord della Spagna. L’energia, prodotta dal<br />

movimento di una serie di boe, viene trasmessa<br />

alla terraferma attraverso cavi sottomarini.<br />

Progetti simili al largo del Portogallo e della<br />

Cornovaglia renderanno presto autosufficienti<br />

oltre 20.000 abitazioni. È ancora poco, ma<br />

molti sono pronti a scommettere che l’emergenza<br />

climatica aprirà presto i rubinetti degli<br />

incentivi pubblici anche per l’energia pulita<br />

che viene dal mare. E a quel punto i sogni potrebbero<br />

diventare realtà. .<br />

| 78 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

UN’IMPRESA AL MESE<br />

29,53 €<br />

5,54 CAD<br />

6,69 €<br />

6,45 CAD<br />

51,80 €<br />

8,73 €<br />

7,04 $<br />

25,54 €<br />

576,00 DKK<br />

834,50 £<br />

14,80 $<br />

20,09 €<br />

53,30 €<br />

158,00 €<br />

62,16 €<br />

41,40 €<br />

15,06 €<br />

9,00 €<br />

36,28 $<br />

359,00 DKK<br />

30,15%<br />

-18,69%<br />

-19,40%<br />

13,45%<br />

35,99%<br />

-17,33%<br />

-13,78%<br />

47,80%<br />

28,49%<br />

18,57%<br />

-1,75%<br />

36,67%<br />

65,02%<br />

184,17%<br />

43,46%<br />

40,01%<br />

-22,69%<br />

19,68%<br />

30,91%<br />

128,84%<br />

+31,48%<br />

€ = euro, $ = dollari USA, £= sterline inglesi, CAN $ = dollari canadesi, DKK = corone danesi<br />

Attività Fondata nel 1976, Gamesa è il secondo produttore mondiale di aerogeneratori<br />

per lo sfruttamento dell’energia eolica. Dopo la vendita di Gamesa Aeronautica<br />

(aprile 2006) il numero di dipendenti del gruppo è sceso a 5.420. Nel marzo di<br />

quest’anno ha siglato due contratti con l’italiana Veronagest per la fornitura di<br />

136 nuovi generatori nel nostro Paese.<br />

Ricavi [Milioni di €]<br />

Utile [Milioni di €] Numero dipendenti 2005<br />

2.401<br />

8.186<br />

2006<br />

1.745<br />

11,48%<br />

Amex Oil Index [in Euro]<br />

<strong>Valori</strong> New Energy Index [in Euro]<br />

Rendimenti dal 30.09.2006 al 30.04.2007<br />

133,17<br />

313<br />

5.420<br />

31,48%<br />

Gamesa www.qcells.de<br />

Sede Zamudio (Paesi Baschi – Spagna)<br />

Borsa BME - Madrid<br />

Rendimento 30.09.06 – 30.04.07 + 47,80%<br />

in collaborazione con www.eticasgr.it<br />

ETIMOS


FONTE: ELABORAZIONE ISMEA SU DATI ISTAT<br />

| paniere | numeridivalori |<br />

PREZZO TRASPARENTE: DAL PRODUTTORE AL CONSUMATORE<br />

RISO THAY INTEGRALE BIO CTM ALTROMERCATO 1KG<br />

Prezzo Fob al produttore 1,10€ 33,2% prezzo “free on board”<br />

Costi accessori 0,23€ 7,1% – nolo mare 2,7%<br />

– sdoganamento, dazio, trasporto<br />

terra, soste, altre spese 3,8%<br />

– oneri finanziari (prefinanziamento,<br />

assicurazione) 0,5%<br />

Margine Ctm altromercato 1,03€ 31,0% copertura costi struttura e lavoro<br />

Margine medio dettagliante 0,96€ 29,0% copertura costi struttura e lavoro<br />

Prezzo al pubblico (IVA esclusa) 3,32€ 100%<br />

IVA 0,13€ 4%<br />

Prezzo di vendita al pubblico 3,45€<br />

Pianta dalle origini millenarie, alimento base per molte popolazioni, il riso è argomento di ricerca per la comunità scientifica<br />

e fonte di enormi profitti per le multinazionali.<br />

I<br />

di Anna Capaccioli<br />

UN NUOVO BASMATI<br />

DA DUE MESI nei punti<br />

vendita NaturaSì e<br />

Leclerc è possibile<br />

trovare una nuova<br />

referenza della gamma<br />

di prodotti equosolidali<br />

e biologici Alce Nero:<br />

il riso basmati<br />

certificato Fairtrade<br />

in confezione da 1kg,<br />

prezzo 3,80 €,<br />

proveniente dalla<br />

Federation of Small<br />

Farmers of the Khaddar<br />

Region, che riunisce<br />

900 risicoltori<br />

di questa regione alle<br />

pendici dell’Himalaya.<br />

L RISO È UNA PIANTA ERBACEA ANNUALE appartenente alla famiglia<br />

delle Graminacee e al genere Oryza, che comprende<br />

numerose specie spontanee e coltivate; da un<br />

progenitore comune si sarebbero differenziati<br />

due gruppi che hanno seguito un’evoluzione<br />

parallela in Asia e in Africa, portando<br />

alle due specie oggi importanti a scopo alimentare:<br />

Oryza sativa e Oryza glaberrima rispettivamente.<br />

Dalla prima sono derivate migliaia di varietà, riconducibili<br />

a tre sottospecie a diversa distribuzione geografica:<br />

Japonica (Giappone, Corea, Cina settentrionale, Australia,<br />

Mediterraneo, America settentrionale), adatta a<br />

zone temperate, a chicco corto che assorbe molto<br />

liquido nella cottura; Indica, coltivata prevalentemente<br />

nelle zone tropicali (India,<br />

sud-est asiatico, Cina meridionale, stati<br />

meridionali degli USA), a chicco lungo,<br />

sottile, cristallino e consistente<br />

che assorbe poca acqua nella cottura;<br />

da essa deriva il Basmati; Javanica<br />

(Indonesia) con caratteristiche intermedie<br />

alle altre due.<br />

Separate per migliaia di anni e<br />

VALORI NUTRIZIONALI MEDI<br />

PER 100G DI PARTE EDIBILE DI RISO<br />

BRILLATO (AL NETTO DEGLI SCARTI)<br />

parte edibile 100%<br />

acqua 12g<br />

NUTRIENTI ENERGETICI<br />

PER 100G DI PARTE EDIBILE DI RISO<br />

BRILLATO (AL NETTO DEGLI SCARTI)<br />

Carboidrati (di cui amido 72,9g) 80,4g<br />

proteine 6,7g<br />

lipidi 0,4g<br />

valore energetico 332kcal<br />

NUTRIENTI NON ENERGETICI<br />

PER 100G DI PARTE EDIBILE DI RISO<br />

BRILLATO (AL NETTO DEGLI SCARTI)<br />

fosforo 94mg<br />

potassio 92mg<br />

calcio 24mg<br />

sodio 5mg<br />

ferro 0,8mg<br />

PER 100G DI PARTE EDIBILE DI RISO<br />

BRILLATO (AL NETTO DEGLI SCARTI)<br />

fibra 1g<br />

Il seme della discordia<br />

CONSUMO PRO CAPITE* [KG]<br />

| 80 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

2001/02 2002/03 2003/04 2004/05 2005/06<br />

Lunghi 4,3 5,7 6,9 6,8 5,0<br />

Medi 1,4 1,8 1,8 1,9 1,8<br />

Tondi 0,5 1,1 2,1 2,0 1,3<br />

Totale 6,2 8,5 10,7 10,7 8,1<br />

* calcolato dal rapporto tra consumo apparente/popolazione<br />

FONTE: CTM ALTROMERCATO, 2005<br />

FONTE: TABELLE DI COMPOSIZIONE DEGLI ALIMENTI, AGGIORN. 2000<br />

ISTITUTO NAZIONALE DI RICERCA PER GLI ALIMENTI E LA NUTRIZIONE<br />

ALTRI COMPONENTI<br />

non incrociabili in condizioni naturali, la specie asiatica<br />

e quella africana sono state riunite nel Nerica (New Rice<br />

for Africa), che coniuga l’elevata produttività della<br />

prima e la resistenza alla siccità della seconda e si distingue<br />

per la rapida maturazione ed il maggiore contenuto<br />

proteico. Nato nel 1996 dall’idea dello scienziato sierraleonese<br />

Monty Jones e messo a punto dall'Associazione<br />

per lo sviluppo della risicoltura in Africa occidentale<br />

(ADRAO), il Nerica è stato sperimentato in Guinea e si è<br />

poi esteso ad altri Paesi africani, migliorandone la situazione<br />

economica e sociale.<br />

Di questo cereale, fonte di carboidrati facilmente digeribili<br />

e di aminoacidi ed acidi grassi essenziali<br />

per l’organismo umano, sono state create<br />

varietà ogm più ricche di ferro e di vitamina<br />

A per eliminare tali carenze nutrizionali<br />

nelle popolazioni che basano<br />

su di esso la loro alimentazione.<br />

Ben diversa la situazione in Italia<br />

che, pur essendo il primo produttore<br />

di riso in Europa, ha un basso<br />

consumo pro-capite, molto inferiore<br />

a quello della pasta, ad esempio.<br />

Dopo il brevetto USA sul basmati,<br />

coltivato in India e Pakistan, che ha<br />

causato reazioni nel governo indiano,<br />

il riso continua ad essere protagonista<br />

della cronaca con la coltivazione<br />

in Kansas di riso ogm<br />

contenente geni umani per la produzione<br />

di proteine da utilizzare in<br />

alimenti addizionati o farmaci. Il rischio<br />

di contaminazione è documentato<br />

nel rapporto Greenpeace<br />

dedicato all’argomento. .<br />

FONTE: ISMEA-ACNIELSEN HOMESCAN<br />

QUANTO COSTA LA SPESA [IN GRASSETTO IL PREZZO AL KG]<br />

BOTTEGA DEL MONDO ESSELUNGA 3 COOP<br />

PRODOTTO SOLIDALE MARCHIO BIO E CTM ALTROMERCATO SOLIDALE MARCHIO 1 SOLIDALE 2<br />

CACAO AMARO<br />

IN POLVERE<br />

TÈ IN FILTRI<br />

RISO<br />

SUCCO<br />

D’ARANCIA<br />

100%<br />

ZUCCHERO<br />

DI CANNA<br />

CREMA<br />

SPALMABILE<br />

AL CACAO<br />

BANANE<br />

CIOCCOLATO<br />

FONDENTE<br />

TAVOLETTA 100G<br />

CIOCCOLATO<br />

AL LATTE<br />

TAVOLETTA 100G<br />

CIOCCOLATINI<br />

ASSORTITI<br />

CAFFÈ MACINATO<br />

PER MOKA<br />

250G<br />

El Ceibo bio<br />

Altromercato<br />

12,00 €/kg<br />

Altromercato<br />

tè nero Earl Grey<br />

61,00 €/kg<br />

Altromercato<br />

basmati<br />

5,50 €/kg<br />

Altromercato<br />

thai integrale<br />

3,45 €<br />

Altromercato<br />

2,00 €/l<br />

Altromercato<br />

Dulcita bio<br />

3,70 €/kg<br />

Altromercato<br />

Cajta con anacardi<br />

e nocciole<br />

6,25 €/kg<br />

Altromercato<br />

2,85 €/kg<br />

Commercioalternativo<br />

Antilla cacao 70%<br />

15,50 €/kg<br />

Altromercato<br />

Companera cacao 32%<br />

11,00 €/kg<br />

Altromercato<br />

al latte ripieni<br />

16,50 €/kg<br />

Altromercato<br />

bio caffè<br />

13,00 €/kg<br />

Perugina<br />

8,00 €/kg<br />

Twinings<br />

Earl Grey<br />

38,50 €/kg<br />

Scotti<br />

basmati<br />

3,24 €/kg<br />

Suzi Wan<br />

basmati<br />

4,36 €/kg<br />

Santal<br />

non zuccherato<br />

1,50 €<br />

Demerara Sugarville<br />

Toschi Mauritius<br />

2,84 €/kg<br />

Ferrero Nutella<br />

bicchiere 200g<br />

7,45 €/kg<br />

vaso 750g<br />

4,52 €/kg<br />

Esselunga<br />

1,69 €/kg<br />

Perugina<br />

Nero cacao 70%<br />

12,00 €/kg<br />

Lindt<br />

Lindor al latte<br />

13,20 €/kg<br />

Perugina<br />

Fantasia Grifo<br />

13,12 €/kg<br />

Lindt<br />

cioccolatini assortiti<br />

24,32 €/kg<br />

Compagnia Arabica<br />

Colombia Medellin<br />

arabica 100%<br />

12,72 €/kg<br />

RISO: ACQUISTI DOMESTICI NAZIONALI IN QUANTITÀ [TONNELLATE]<br />

Esselunga bio<br />

e Ctm Altromercato<br />

14,70 €/kg<br />

Tè nero Esselunga bio<br />

e Ctm Altromercato<br />

44,70 €/kg<br />

Esselunga bio<br />

e Ctm Altromercato<br />

3,38 €/kg<br />

Esselunga bio<br />

e Ctm Altromercato<br />

2,85 €/kg<br />

Esselunga bio<br />

e Ctm Altromercato<br />

arabica 100%<br />

12,60 €/kg<br />

El Ceibo bio<br />

Altromercato<br />

13,00 €/kg<br />

Altromercato<br />

tè nero Earl Grey<br />

61,60 €/kg<br />

Altromercato<br />

basmati<br />

5,50 €/kg<br />

Altromercato<br />

thai aromatico bio<br />

3,85 €<br />

Altromercato<br />

2,00 €/l<br />

Altromercato<br />

Dulcita bio<br />

3,70 €/kg<br />

Altromercato<br />

Cajta con anacardi<br />

e nocciole<br />

6,25 €/kg<br />

Altromercato bio<br />

Mascao cacao 73%<br />

15,50 €/kg<br />

Altromercato bio<br />

Mascao cacao 32%<br />

15,50 €/kg<br />

Altromercato<br />

al latte ripieni<br />

16,50 €/kg<br />

Altromercato<br />

miscela pregiata<br />

arabica 100%<br />

11,00 €/kg<br />

Altromercato<br />

bio caffè<br />

13,00 €/kg<br />

Perugina<br />

10,00 €/kg<br />

Twinings<br />

English breakfast<br />

37,60 €/kg<br />

Twinings<br />

Lemon scented<br />

38,00 €/kg<br />

Skipper Zuegg<br />

senza zucchero<br />

1,33 €<br />

Demerara<br />

2,88 €/kg<br />

Ferrero<br />

Nutella<br />

4,92 €/kg<br />

QUANTITÀ (TONNELLATE) PREZZI €/KG<br />

2006 2005 2004 2003 2006 2005 2004<br />

Riso bianco 75.701 75.121 72.212 74.981 1,69 1,65 1,71<br />

Riso parboiled 40.622 41.639 41.366 43.382 1,93 1,86 1,96<br />

Riso integrale 2.507 1.625 1.621 1.908 2,66 2,72 2,64<br />

Totale riso 118.830 118.385 115.199 120.271 1,79 1,74 1,82<br />

Chiquita<br />

2,00 €/kg<br />

Fondentenero Novi<br />

extra amaro cacao 72%<br />

9,20 €/kg<br />

Novi<br />

cacao 30%<br />

8,50 €/kg<br />

Perugina<br />

al latte e fondenti<br />

11,60 €/kg<br />

Lavazza<br />

qualità oro<br />

arabica 100%<br />

11,16 €/kg<br />

Solidal<br />

8,66 €/kg<br />

Tè Solidal<br />

36,57 €/kg<br />

Tè nero al limone<br />

Solidal<br />

32,00 €/kg<br />

Solidal<br />

thai profumato<br />

2,80 €/kg<br />

Solidal senza<br />

zuccheri aggiunti<br />

1,15 €<br />

Solidal<br />

biologico<br />

2,80 €/kg<br />

Solidal<br />

con nocciole<br />

5,00 €/kg<br />

Solidal<br />

biologico<br />

2,70 €/kg<br />

Solidal extra amaro<br />

bio cacao 70%<br />

9,80 €/kg<br />

Solidal<br />

bio cacao 39%<br />

9,80 €/kg<br />

Solidal<br />

ripieni assortiti<br />

11,00 €/kg<br />

Solidal<br />

arabica 100%<br />

bio<br />

9,60 €/kg<br />

[1] MEDIA DI PREZZI DI VENDITA APPLICATI IN PUNTI DI VENDITA IPERCOOP E COOP DIVERSI, IN PERIODI COMPRESI TRA FINE 2006 E APRILE 2007 [2] PREZZI MEDI NAZIONALI<br />

[3] PREZZI RILEVATI NEL PUNTO DI VENDITA, NON SONO STATE FORNITE MEDIE NAZIONALI<br />

| numeridivalori |<br />

CRONOLOGIA<br />

ESSENZIALE<br />

XVI secolo<br />

Estensione di risaie in Lombardia<br />

e diffusione in Piemonte<br />

1647<br />

Primo tentativo di coltivazione<br />

del riso in Virgini, Usa<br />

1866<br />

Scavo del canale Cavour<br />

e aumento della superficie<br />

coltivata; il riso italiano diventa<br />

un prodotto d’esportazione<br />

1908<br />

Creata la Stazione sperimentale<br />

di risicoltura e delle colture<br />

irrigue di Vercelli<br />

1931<br />

Costituito l’Ente Nazionale Risi<br />

(ENR), ente pubblico economico<br />

con sede a Milano, sottoposto<br />

alla vigilanza del MiPAF<br />

1948<br />

Istituita alla conferenza FAO<br />

la Commissione Internazionale<br />

del Riso (allora da 12 Paesi<br />

e oggi oltre 60), che si riunisce<br />

ogni 4 anni per analizzare<br />

dati scientifici, tecnici<br />

e socio-economici<br />

1960<br />

Fondato nelle Filippine l’Istituto<br />

Internazionale di Ricerca sul Riso<br />

(IRRI) 14 Paesi asiatici e africani<br />

1968<br />

Istituito a Mortara (PV) il Centro<br />

Ricerche sul Riso (CRR)<br />

1974<br />

Vercelli è sede della Borsa del riso<br />

1996<br />

Il riso Vialone Nano Veronese,<br />

nato nel 1937 ottiene, per primo<br />

in Europa ed unico in Italia,<br />

il riconoscimento I.G.P.<br />

2003<br />

Campagna “Abbiamo riso per<br />

una cosa seria…” che vendendo<br />

riso Thai certificato Transfair<br />

raccoglie fondi per progetti<br />

di diritto al cibo in Paesi del Sud<br />

| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 81 |


John Charles Harsanyi<br />

La teoria dei giochi<br />

spiega il potere<br />

di Francesca Paola Rampinelli<br />

HARSANYI OLTRE A RIPROPORRE ALCUNI PRINCIPI DELL’UTILITARISMO come parte di una generale teoria<br />

del comportamento etico e sociale, ha scritto, usando la teoria dei giochi, bellissimi saggi<br />

sul funzionamento dei meccanismi di potere, ha denunciato i limiti dell’idea di lotta di classe e delle teorie<br />

sociali olistiche e funzionaliste, inadatte a cogliere la varietà degli interessi di un individuo, le differenze<br />

e i conflitti tra i suoi obbiettivi economici e non economici, di breve e lungo periodo, individuali e di gruppo,<br />

a livello nazionale e internazionale, e proponendo una analisi alternativa delle istituzioni sociali<br />

e dei meccanismi di scelta collettiva». Lo ha spiegato Simona Morini, docente di storia e filosofia della<br />

conoscenza all’università di Siena ma, soprattutto, allieva e traduttrice del grande matematico ungherese,<br />

in occasione delle commemorazioni per la sua morte. «Harsanyi ha sostenuto che gran parte dei valori<br />

sociali sono il frutto di semplice ignoranza, denunciando la tendenza a considerare i propri valori<br />

e il proprio modo di vita superiore agli altri per mancanza di informazione su come si potrebbe vivere<br />

in condizioni diverse, o per incapacità e riluttanza a inventare delle possibili alternative», ha precisato<br />

ancora Morini aggiungendo che il suo maestro abbia «sottolineato il ritardo e la lentezza con cui i valori<br />

si adattano ai cambiamenti sociali, e proposto un’analisi dei meccanismi di cambiamento di tali valori».<br />

John Charles Harsanyi (nella sua lingua natale Harsányi János) nasce il 29 maggio 1920 a Budapest<br />

| 82 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

| padridell’economia |<br />

dove si laurea in farmacia e più tardi prende il PhD in filosofia<br />

specializzandosi in sociologia. Dopo la seconda guerra mondiale<br />

si trasferisce, in Australia, a Sydney, dove consegue il Master<br />

in Economia. In seguito si stabilirà negli Stati Uniti e prenderà<br />

un secondo PhD in economia presso la Stanford University.<br />

Nel 1994 il professore ungherese ha vinto il premio Nobel<br />

in Economia insieme a John Nash e Reinhard Selten per i loro studi<br />

nel campo della teoria dei giochi. Il contributo principale di Harsanyi<br />

a quest’ultima è consistito nello sviluppo delle analisi dei “giochi dell’informazione incompleta”,<br />

chiamati giochi Bayesiani. Ha anche lavorato all’uso della teoria dei giochi e dei ragionamenti economici<br />

nel campo della filosofia politica e morale. La moderna teoria utilitarista messa a punto da Harsanyi<br />

nel 1988 infatti, propone di distinguere le preferenze individuali (o personali) degli agenti dalle loro<br />

preferenze sociali (o morali).<br />

Con la teoria generale del comportamento razionale Harsanyi afferma: «l’approccio che sostengo ripartisce<br />

la teoria generale del comportamento razionale in tre branche: la teoria dell’utilità, quella dei giochi,<br />

che è la teoria del comportamento razionale di due o più individui che interagiscono, ciascuno dei quali<br />

intende perseguire i propri interessi, siano essi di tipo egoistico o altruistico, quali essi sono rappresentati<br />

dalla loro funzione di utilità (o funzione di vincita), e l’etica, che è la teoria dei giudizi di valore morale<br />

razionali, e cioè dei giudizi razionali di preferenza basati su criteri impersonali e imparziali. Mentre la teoria<br />

dei giochi riguarda gli interessi individuali eventualmente in conflitto (ma non necessariamente egoistici),<br />

l’etica può essere considerata la teoria degli interessi comuni (o del benessere generale) della società».<br />

Harsanyi è morto nel 2000 dopo aver insegnato per oltre 30 anni alla Business and Economics<br />

at the University of California, Berkeley. .<br />

Il professore ungherese,<br />

premio Nobel dell’economia<br />

con John Nash e Reinhard<br />

Selten, ha sottolineato<br />

il ritardo e la lentezza<br />

con cui i valori si adattano<br />

ai cambiamenti sociali<br />

valori<br />

MASSIMO SIRAGUSA / CONTRASTO<br />

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Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P.<br />

POSTE ITALIANE S.P.A. SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1 COMMA 2 DCB - ROMA<br />

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