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MASSIMO SIRAGUSA / CONTRASTO<br />
7 numero 50.<br />
Giugno 2007.<br />
€ 3,50<br />
aloriAnno<br />
Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità<br />
Fotoreportage > La mattanza<br />
Dossier > I private equity scorrazzano incontrastati nell’economia globale<br />
Finanza predatrice<br />
Economia etica > Tutte le convenienze delle coltivazioni biologiche<br />
Decrescita > Gli imprenditori che credono nell’economia non dissipativa<br />
Lavanderia > Gli interrogativi sulla campagna all’Est delle Generali<br />
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P.
BPM<br />
SGR<br />
Pasto fiscale per squali<br />
troppo affamati<br />
di Andrea Di Stefano<br />
| editoriale |<br />
«S<br />
QUALI. UN PO’ DI SQUALI SERVONO ANCHE A DINAMIZZARE IL MERCATO. Ma quando sono troppi il rischio<br />
di fare disastri è molto reale». Parole di Carlo Fratta Pasini, presidente del Banco Popolare di Verona<br />
e Novara intervenuto al convegno organizzato a Terra Futura da Fiba-Cisl e Fabi sulla Finanza<br />
predatoria. A dimostrazione che l’allarme sul ruolo di alcune istituzioni internazionali, dai private<br />
equity agli hedge funds, è concreto. Nessuna demonizzazione degli strumenti in sé, anche<br />
se sui fondi altamente speculativi ci sarebbe molto da obiettare, ma senza regole internazionali ferree,<br />
senza organismi sovranazionali e soprattutto sovramercati finanziari, la pura logica della rendita<br />
può produrre solo disastri. Basti pensare alle dimensioni del fenomeno carry trade: operatori<br />
che si indebitano in una valuta che ha tassi d’interesse bassissimi (se non addirittura pari allo zero<br />
come lo yen) per investire laddove, invece, è possibile ottenere remunerazioni a due cifre. Così<br />
anche i fondi di private equity, che nella loro storia hanno costruito molte nuove realtà economiche<br />
ma hanno anche distrutto, in altri casi, decine di migliaia di posti di lavoro e di ricchezza, diventano<br />
ovviamente l’obiettivo principale delle campagne del sindacato inglese e americano.<br />
L’auspicio è che la politica smetta di subire le pressioni di lobbies più o meno trasparenti<br />
e metta finalmente un argine allo strapotere della finanza. È possibile e solo il nostro provincialismo<br />
non vede che negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Giappone si dibatte di profonde riforme fiscali<br />
che permettano di favorire gli investimenti produttivi, la finanza creatrice al posto di quella predatrice,<br />
il lavoro al posto della rendita. Un primo segnale importante sarebbe la revisione della tassazione<br />
delle rendite finanziarie: siamo ormai l’unico paese che privilegia in modo così palese e diseguale<br />
chi investe a discapito di chi lavora e produce. Ma si tratta solo di un primo passo se si pensa<br />
alla discussione in corso nel parlamento inglese o al Congresso Usa dove all’ordine del giorno<br />
sono state inserite proposte, avanzate anche da esponenti conservatori, che puntano a penalizzare<br />
i profitti dei private equity e degli hedge funds.<br />
La proposta, che porta la firma di Max Baucus, democratico presidente della Commissione<br />
Finanze del Senato, e di Charles Grassley, repubblicano, punta ad andare direttamente al cuore<br />
del problema: la struttura di partnership dei fondi di private equity che consente ai partner<br />
di minimizzare le tasse sugli strabilianti redditi. La struttura di pagamento per il fondo prevede<br />
una percentuale fissa del 2% sul capitale contribuito e del 20% sui profitti. Con il 2% i partners<br />
si pagano le spese di gestione in strutture che sono peraltro molto snelle. Il 20% invece entra<br />
come profitto netto per la partnership. Ma, visto che la struttura di partnership consente di trattare<br />
contabilmente i profitti come capital gain, i saggi partner si pagano uno stipendio relativamente<br />
contenuto su cui pagano aliquote normali; ma sul grosso del guadagno, che può essere anche<br />
di centinaia o in tempi recenti di un miliardo di dollari all'anno, non pagano l'aliquota massima<br />
sul reddito del 35%, ma quella per i capital gains che è appena del 15%.<br />
A favore di una revisione del sistema fiscale si sono schierati anche i grandi editorialisti<br />
che, a differenza di quelli italiani, reclamano a gran voce meccanismi che permettano<br />
di riequilibrare gli incredibili guadagni dei fondi e dei loro promotori. I grandi gestori l’hanno<br />
capito e stanno facendo azione di lobbies in tutto il mondo, dagli Stati Uniti a Bruxeless,<br />
spesso senza la trasparenza necessaria. .<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 3 |
NUOVA<br />
ECOLOGIA<br />
valori<br />
giugno 2007<br />
mensile<br />
www.valori.it<br />
anno 7 numero 50<br />
Registro Stampa del Tribunale di Milano<br />
n. 304 del 15.04.2005<br />
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fotografie<br />
Harry Gruyaert, Martin Parr, Pietro Raitano,<br />
Massimo Siragusa, Riccardo Venturi<br />
(Contrasto/Magnum Photos)<br />
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MASSIMO SIRAGUSA / CONTRASTO<br />
LETTERE E CONTRIBUTI<br />
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I tonni vengono conservati<br />
con il ghiaccio. Gran parte della mattanza<br />
viene venduta ai compratori nipponici<br />
ancora prima che sia stata conclusa.<br />
Favignana, 2001<br />
| sommario |<br />
bandabassotti 7<br />
fotoreportage. La mattanza 8<br />
dossier. Private equity 16<br />
I lanzichenecchi non fanno prigionieri, nè feriti 18<br />
Hedge Funds, speculazione assoluta 20<br />
Il volto buono investe in attività filantropiche 22<br />
Chi è chi: mappa dei principali fondi 26<br />
lavanderia 31<br />
economiaetica 32<br />
Biologico versus convenzionale. Tutta la convenienza delle coltivazioni bio 34<br />
Corruzione in Europa / 1 - Il caso tedesco 38<br />
bruttiecattivi 41<br />
economiasolidale 42<br />
L’economia felice è quella che non dissipa 44<br />
Solare, termico e geotermico a portata di tutti 46<br />
Wal-Mart: l’alto costo dei prezzi bassi 48<br />
La ’ndrangheta attacca, il territorio resiste 51<br />
macroscopio 55<br />
internazionale 56<br />
Le troppe spine delle rose africane 58<br />
I fiori Solidal in Coop scatenano polemiche 62<br />
utopieconcrete 65<br />
gens 66<br />
altrevoci 68<br />
globalvision 74<br />
numeridivalori 75<br />
paniere 80<br />
padridell’economia 82<br />
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CISL<br />
Campania<br />
L’affaire rifiuti riguarda<br />
anche Fiat<br />
di Franco Ortolani*<br />
| bandabassotti |<br />
NELL’ULTIMO INTERVENTO DA PRESIDENTE DEGLI INDUSTRIALI ITALIANI Luca Cordero di Montezemolo, presidente<br />
della Fiat dal 2004, riferendosi all’emergenza rifiuti in Campania ha affermato, con evidente<br />
disprezzo, che quanto sta accedendo in Campania è scandaloso e umiliante per un paese civile<br />
europeo. Pienamente d’accordo! Non sono d’accordo se intendeva affermare che la colpa è tutta<br />
e solo dei cittadini campani, incivili e indegni di appartenere ad una nazione europea! Ricordiamo<br />
che dalla fusione di Fiat Impresit e Cogefar, nel 1989-90, e con la successiva incorporazione<br />
delle imprese Girola e Lodigiani spunta Impregilo Spa; successivamente viene incorporata l’azienda<br />
Castelli e infine nel 2006 Fisia (presidente Romiti, ex presidente Fiat) e Fisia Babcock GmbH<br />
collaboratrici di Fibe nell’operazione Rifiuti in Campania, tornano ad essere proprietà di Impregilo<br />
Spa al 100%. Si ricorda ancora che la Fibe, forte delle sinergie create tra i suoi partner, Fisia<br />
Italimpianti S.p.A., Gruppo Babcock GmbH ed EVO Oberhausen AG, si dichiarava, molti anni fa,<br />
in grado di gestire la complessità di progettazione e realizzazione di un sistema integrato<br />
per la gestione dei rifiuti solidi urbani in Campania, garantendo: sicurezza ed affidabilità<br />
degli impianti; pieno rispetto delle direttive comunitarie per la tutela dell’ambiente; alti livelli<br />
di efficienza in termini di funzionamento e manutenzione. Come si vede, c’è aria di aziende<br />
connesse alla Fiat nel disastro dei rifiuti in Campania.<br />
Il gruppo torinese è coinvolto<br />
a vario titolo nel disastro<br />
dell’emergenza rifiuti<br />
e non sembra proprio il caso<br />
che il presidente di Confindustria<br />
emetta sentenze sprezzanti<br />
Analizzando scientificamente i dati che trapelano,<br />
tra il 1993 e il 1994 viene impostata la soluzione<br />
per garantire la rimozione dell’emergenza rifiuti<br />
in Campania. Non si capisce da chi sia partita l’idea.<br />
Gli attori sono individuabili nel gruppo imprenditoriale<br />
che vincerà l’appalto per risolvere la raccolta, trattamento<br />
e smaltimento dei rifiuti in Campania (FIBE), nel governo<br />
della Regione Campania, nel governo nazionale e nel Commissariato straordinario per l’emergenza<br />
rifiuti in Campania. Le attività avviate sono state sostenute ciecamente per circa 13 anni, in tutti<br />
i modi, da vari governi regionali e nazionali espressione di diverse coalizioni partitiche. Sembra che<br />
nessuno dei governi, in tutti questi anni, abbia mai verificato i risultati che dovevano essere acquisiti.<br />
Deve essere chiaro che nel ”Business spazzatura” durato più di 13 anni, i cittadini campani sono<br />
i danneggiati. Sono la parte lesa e disastrata! Non sono gli attori del disastro. Chi ci ha guadagnato?<br />
Le imprese di levatura nazionale che hanno vinto l’appalto iniziale con regole capestro, accettate<br />
di buon grado dalla Pubblica Amministrazione, i cui costi si sono riversati sui cittadini. Le imprese<br />
locali che hanno realizzato vari lavori. Tutti coloro che hanno avuto rapporti con il Commissariato<br />
per la progettazione, direzione lavori ecc. Il Presidente Prodi che ha sostenuto il decreto-legge<br />
n.61 non è cittadino campano come non lo è Bertolaso. L’affare ha dimensioni e responsabilità<br />
nazionali, non è un pasticcio campano! Come è evidente, la famiglia aziendale Fiat non sembra<br />
estranea all’attuale disastro in Campania, che Montezemolo definisce scandaloso e umiliante.<br />
Oltre ad essere danneggiati, i cittadini campani non possono consentire di essere derisi. .<br />
*Ordinario di Geologia. Direttore Dipartimento Pianificazione e Scienza del Territorio Federico II<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 7 |
| fotoreportage |<br />
> La mattanza<br />
foto di Massimo Siragusa / Magnum Photos<br />
È un rito antico che assume i contorni della tragedia, per i personaggi, i mezzi usati<br />
e il sangue che scorre abbondante. I tonni vengono verso le coste per riprodursi, ma entrano<br />
in una camera, dove vivranno le loro ultime ore di vita. Il capo dei pescatori, il rais,<br />
con un fischio dà inizio alle operazioni della mattanza. Così muoiono da secoli i tonni di Sicilia.<br />
La pesca più importante di Favignana è quella del tonno, che risale ad una remota<br />
antichità. Godeva infatti di una grande celebrità presso i Greci e gli altri abitanti delle<br />
sponde del Mediterraneo. I Romani davano un gran pregio a certe parti del corpo<br />
di questo pesce, come la testa ed il ventre.<br />
Il tonno abbonda nei mari italiani nei mesi di maggio e giugno quando si avvicina<br />
alle spiagge per riprodursi; raggiunge un peso che varia di solito dai 50 ai 200 Kg<br />
e una lunghezza da 1 a 3 mt. La parte superiore del corpo è di un nero azzurrognolo,<br />
ed il ventre è grigio con macchie argentate. La carne del tonno, soda e salubre,<br />
è stimatissima.<br />
Pare che il tonno viva in pieno Oceano e che al tempo degli amori, per approssimarsi<br />
alle coste, segua la corrente marittima naturale. Per questo tra maggio e giugno<br />
passano fra l’isola di Levanzo e quella di Favignana e fin dai tempi antichi<br />
è in quest’isola che si è consolidata la tradizionale pesca e la mattanza. I mezzi<br />
primitivi di pesca sono stati via via migliorati fino alla costruzione di apposite tonnare,<br />
che vennero a sostituire le madranghe o mandranghe della Provenza, così chiamate<br />
perché il tonno fa la sua comparsa in branchi o mandre, come i greci le chiamavano.<br />
La tonnara è costituita da un sistema di reti diviso in vari scompartimenti (camere)<br />
che vengono a chiudere completamente il mare per il quale i tonni debbono passare.<br />
Quando il “ Rais” (direttore tecnico della tonnara) si accorge che una quantità di tonni<br />
è entrata in questa “camera”, ordina per il giorno successivo, la mattanza, ovvero<br />
l’uccisione dei tonni. Il giorno dopo, ogni uomo della ciurma al cenno del “Rais”,<br />
che occupa il centro della barca, solleva la camera della morte ed appena i tonni sono<br />
portati a galla comincia la mattanza. Il fischio del “Rais” è il segnale dell’attacco.<br />
I tonni per liberarsi dalla rete finiscono per ferirsi a vicenda; il mare si agita assume<br />
il color del sangue, ed i colpi di coda, che i tonni danno nel momento in cui vengono<br />
feriti, sono così terribili da mettere in pericolo i tonnarotti poco pratici. È una lotta<br />
molto spettacolare e feroce che negli ultimi tempi ha attratto una quantità tale<br />
di turisti tanto che quest’anno è scoppiata una forte polemica sulla spettacolarizzazione<br />
di questa pratica.<br />
Dopo la pesca il tonno è portato nello stabilimento, squartato, pulito dalle lische<br />
e dalle interiora e viene sottoposto ad accurata lavorazione.<br />
Le uova vengono asciugate e salate. La carne viene salata in parte ed in parte<br />
messa sott’olio. Dai tempi antichi ad oggi la pesca del tonno ha subito una decrescita,<br />
le cui cause sono da attribuire all’aumento delle tonnare concesse e al forte<br />
incremento della navigazione.<br />
| 8 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
L’AUTORE<br />
Massimo Siragusa<br />
Nato a Catania nel 1958, Massimo<br />
Siragusa ha iniziato a lavorare come<br />
fotografo professionista nel 1987.<br />
Nel 1989, una serie di ritratti<br />
subacquei riceve una menzione<br />
nella selezione italiana dell’“European<br />
Kodak Award”. Nel 1990 si trasferisce<br />
a Milano dove inizia a collaborare<br />
con l’Agenzia Contrasto.<br />
Ha realizzato vari reportage<br />
in Italia e all’estero documentando,<br />
tra l’altro, i viaggi del Papa. Le sue<br />
fotografie sono apparse sulle migliori<br />
riviste e giornali internazionali, tra cui:<br />
New York Times Magazine, Time,<br />
Newsweek, El Pais, Blanco y Negro,<br />
Die Zeit, Mediterranee, Travel Leisure,<br />
Geo (Germania e Giappone), Le Figaro<br />
Magazine, The NewYorker, Merian,<br />
“D”di Repubblica, US News.<br />
Ha partecipato a vari progetti,<br />
e relativi cataloghi, collettivi.<br />
Nell’edizione 1997 del World Press<br />
Photo, vince il secondo premio nella<br />
categoria Daily Life con il reportage<br />
Bisogno di un miracolo. Il reportage<br />
sul mondo del circo Il Cerchio magico<br />
ha vinto il primo premio nella<br />
categoria “Arte” del World Press Photo<br />
1999, ed il primo premio nella<br />
selezione italiana del concorso Fuji<br />
Film Euro Press Photo Awards 1999.<br />
Ha tenuto mostre personali nelle<br />
maggiori città europee. Da qualche<br />
anno, insegna fotografia e realizza<br />
servizi per la pubblicità firmando<br />
numerose campagne. Ha numerose<br />
pubblicazioni al suo attivo.<br />
Siragusa è rappresentato<br />
dall’Agenzia Contrasto dal 1990.<br />
Il sangue dei tonni<br />
tinge l’acqua di rosso.<br />
La camera della morte<br />
si stringe intorno<br />
ai pesci, che sferrano<br />
colpi di coda<br />
pericolosi per<br />
i tonnaroti inesperti.<br />
Favignana, 2001<br />
> La mattanza<br />
MASSIMO SIRAGUSA / CONTRASTO<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 9 |
| fotoreportage |<br />
I pescatori recuperano i tonni finiti nelle reti.<br />
Per tutto l’Ottocento e per molti anni<br />
del Novecento, la lavorazione del tonno<br />
si svolse a pieno ritmo, ma negli ultimi tempi<br />
nelle camere della morte è affluito un numero<br />
sempre minore di tonni, nonostante<br />
le bellissime cialome, antichissimi canti<br />
propiziatori che accompagnano il faticoso<br />
lavoro dei tonnaroti durante la mattanza.<br />
Favignana, 2001<br />
> La mattanza<br />
MASSIMO SIRAGUSA / CONTRASTO<br />
| 10 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 11 |
| fotoreportage |<br />
I pescatori al tramonto.<br />
Le reti si stringono<br />
intorno ai tonni<br />
che per sfuggire alla morte<br />
si feriscono a vicenda.<br />
Favignana, 2001<br />
| 12 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 13 |<br />
MASSIMO SIRAGUSA / CONTRASTO
| fotoreportage |<br />
Sopra mattanza, sotto rientro a destra<br />
pescatore in acqua. Una volta pescati i tonni<br />
vengono portati all’interno della tonnara.<br />
Lì una volta appesi nel bosco, ovvero<br />
un insieme di cime per agganciare e far scolare<br />
i pesci, vengono tagliati, sventrati, eviscerati,<br />
privati delle uova che sono lavorate nella<br />
camparia, bolliti, messi in salamoia o immersi<br />
nell’olio di oliva e infine confezionati nelle<br />
tipiche scatolette di latta.<br />
Favignana, 2001<br />
> La mattanza<br />
| 14 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
MASSIMO SIRAGUSA / CONTRASTO<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 15 |
a cura di Daniele Bettini, Andrea Di Stefano e Bruno Perini<br />
dossier<br />
Le barche dei pescatori rientrano al porto<br />
in una serata nuvolosa.<br />
Favignana, 2001<br />
| 16 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
Private equity<br />
I lanzichenecchi non fanno prigionieri >18<br />
Hedge funds, speculazione assoluta >20<br />
Il volto buono: investire in iniziative filantropiche >22<br />
«Il capitalismo irriverente non ammette selezione» >24<br />
Il chi è chi dei principali fondi >26<br />
Le locuste<br />
della finanza<br />
I Barbari hanno varcato la porta e scorrazzano incontrastati nell’economia globale.<br />
Nessuno sembra in grado di fermarli. Solo il sindacato alza timidamente la voce<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 17 |<br />
MASSIMO SIRAGUSA / CONTRASTO
| dossier | private equity |<br />
I lanzichenecchi<br />
non fanno<br />
prigionieri,<br />
non curano i feriti<br />
di Andrea Di Stefano<br />
I<br />
nsieme agli hedge funds sono i grandi protagonisti di questa stagione della finanza.<br />
Fortissimi, capitalizzati, dotati di una liquidità sovrabbondante ma al tempo<br />
stesso in grado di raccogliere fondi con un raggio d’azione senza pari, sbaragliano il<br />
campo con una facilità e una spregiudicatezza impressionanti. L’ultimo annuncio è stato<br />
accolto dagli analisti finanziari e dai commentatori come una vera rivoluzione: la<br />
Central Huijn Investment, la superholding che gestisce una parte delle riserve valutarie<br />
della Repubblica Popolare Cinese, ha investito 3 miliardi di dollari in Blackstone,<br />
uno dei fondi di private equity statunitensi più noti. Prima a Wall Street e poi in Europa,<br />
i fondi di private equity hanno rapidamente conquistato una posizione talmente<br />
importante sullo scenario dell’economia mondiale da rovesciare le regole del gioco,<br />
Comprano aziende,<br />
spesso le sottopongono<br />
a spietati “spezzatini”<br />
rivendendole a pezzi per<br />
massimizzare il profitto.<br />
Negli ambienti finanziari<br />
li hanno chiamati<br />
“I barbari” ma non sono<br />
sempre locuste<br />
| 18 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
imporre soluzioni che danno la loro configurazione a importanti<br />
realtà industriali, determinare il destino di famiglie, azionisti, manager.<br />
Comprano aziende ormai non più solo piccole e promettenti<br />
come facevano fino a poco tempo fa, ma anche grosse e consolidate,<br />
le spezzettano, ne coordinano il risanamento, le<br />
rivendono in tutta fretta realizzando utili spesso da favola. Salvo<br />
qualche raro caso non hanno il problema di industrie da gestire o<br />
da integrare. E non guardano in faccia nessuno. Pronti a puntare<br />
anche sugli hedge fund (vedi ARTICOLO ), i fondi più votati all’investimento<br />
speculativo che sono oggi al centro di un vero e proprio<br />
braccio di ferro tra autorità monetarie del Vecchio Continente e i<br />
centri di potere della finanza anglosassone.<br />
Dai vecchi ai nuovi barbari<br />
Negli ambienti finanziari li hanno subito chiamati i “nuovi barbari”<br />
echeggiando i “vecchi” che erano quelli di Barbarians at the<br />
gate, un classico della letteratura di Wall Street che racconta il<br />
takeover ostile condotto nel 1988 dalla Kohlberg Kravis Roberts<br />
sulla Nabisco (vedi BOX ).<br />
I metodi dei nuovi barbari sono sempre gli stessi: si acquisisco-<br />
LA PRIMA ASSOLUTA:<br />
KKR E LA NABISCO<br />
DALLA SCALATA ALLA NABISCO-RJR, colosso dei biscotti e delle sigarette,<br />
uno dei marchi più famosi d’America, Hollywood trasse un film e uno<br />
sceneggiato tv di successo: I barbari alle porte. La stagione dei barbari<br />
si è conclusa con le rovine. La Nabisco è stata venduta a pezzi per rimborsare<br />
il mega debito che era stato contratto da KKR. I piccoli azionisti e i lavoratori<br />
ci hanno rimesso molto, se non tutto.<br />
Gli artefici della scalata hanno guadagnato molto, moltissimo. Ross<br />
Johnson, il presidente della Nabisco che per primo pensò all’operazione<br />
di leverage by out, cioè di acquistare l’azienda con i soldi presi in prestito,<br />
ha portato a casa 50 milioni di dollari del 1998 come liquidazione. Nella sabbia<br />
sparirono solo i soldi degli azionisti minori. Henry Kravis che ha incassato con<br />
la sua KKR un miliardo di dollari di commissioni è diventato uno dei principi<br />
del private equity a livello mondiale. Talvolta riposa in una delle sue ville<br />
sparse per tutto il pianeta (anche all’Argentario), tal’altra cede alla passione<br />
per l’arte e il mecenatismo. Kravis organizza iniziative per i quartieri poveri.<br />
Nella sola operazione Nabisco la KKR aveva incassato parcelle per 75<br />
milioni di dollari dai suoi clienti, mentre la banca d’affari Drexel Burnham<br />
Lambert aveva guadagnato ben 227 milioni di dollari, Morgan Stanley 25,<br />
Merryl Lynch 109. Una pioggia di quattrini che ha reso irripetibile quella<br />
serata di dicembre del 1988 quando, sotto il cielo di Manhattan, si erano<br />
radunati tutti i barbari dell’impero a celebrare quella formula magica<br />
“lbo”, leverage by out, che aveva reso possibile la conquista di Rjr Nabisco.<br />
C’era voluta un’asta all’ultimo dollaro, tra colpi bassi, menzogne,<br />
pressioni nei confronti della Sec, la Consob americana. Prima si era mosso<br />
Ross Johnson, il dispotico amministratore del gruppo, offrendo 75 dollari<br />
ad azione; poi era spuntata la KKR, pronta ad offrire 90 dollari. Infine,<br />
in una giornata memorabile di dicembre, davanti al board della Nabisco<br />
al gran completo, ci fu il duello mortale: 94 dollari, disse mister Kravis;<br />
101, replicò Johnson; 103 ribattè KKR; 108 fu la risposta di Johson.<br />
Ma alle 11 di sera la spuntò Kravis: 109 dollari per titolo, ovvero 24,88<br />
miliardi di dollari: più del debito estero di Bolivia, Uruguay, Costa Rica,<br />
Honduras e Giamaica messi assieme. Niente male per la premiata ditta KKR,<br />
16 dipendenti. Ma la formula magica, “lbo”, rende possibili questi miracoli.<br />
Negli anni Ottanta la KKR riusci’ a organizzare almeno 37 “lbo”<br />
con un rapporto tra capitali propri e debiti, in media, di uno a dieci.<br />
no le aziende, grandi o piccole che siano, con danaro prevalentemente<br />
a prestito; si effettua rapidamente un bello spezzatino e si<br />
porta a casa da due a dieci volte il capitale investito. Tutto è ricominciato,<br />
nel 2000, allo scoppio della bolla speculativa di Internet<br />
con il conseguente drammatico ridimensionamento dei valori di<br />
Borsa. Prima, per tutti gli anni ‘90, le fusioni avvenivano per lo più<br />
con lo scambio di azioni. Ancora prima, appunto negli anni ‘80,<br />
all’epoca della Kkr ma anche di raider famosi come Carl Icahn o<br />
T.Boone Pickens (un texano al quale il padre aveva dato quel nome<br />
ispirandosi alla bisteccona TBone), erano invece condotte con<br />
danaro contante tutto frutto di debiti che ovviamente andavano<br />
MASSIMO SIRAGUSA / CONTRASTO<br />
I pescatori recuperano i tonni<br />
finiti nelle loro reti da pesca.<br />
Favignana, 2001<br />
| dossier | private equity |<br />
restituiti il più in fretta possibile. E dopo il 2000? Si è tornati ai debiti.<br />
Perché le azioni ora valevano troppo poco, e poi perché la Fed<br />
aveva avviato la stagione dei grandi ribassi del costo del denaro che<br />
dovevano portare i tassi al minimo dal 1958, e cioè intorno all’1%,<br />
livello cui sono rimasti per quasi tre anni, da fine 2001 al 2004. È<br />
diventato facile indebitarsi emettendo titoli appositi: quelli dei private<br />
equity, che sono tecnicamente dei fondi d’investimento chiusi,<br />
sono classificati “ad alto rischio” e quindi devono rendere più<br />
degli altri, ma la concorrenza dei titoli di stato o delle obbligazioni<br />
dei grandi gruppi era fin troppo facile da battere appunto perché<br />
quei tassi erano legati a quelli della Fed. C’è stato insomma tutto<br />
il tempo per i fondi di private equity di attrezzarsi e di oliare la<br />
loro macchina e le loro “leve”, come si chiama tecnicamente la capacità<br />
di indebitarsi. E quindi per diventare aggressivi, potenti, infine<br />
dominanti. Anche i nomi dei nuovi barbari spesso sono gli<br />
stessi dei vecchi.<br />
Anche in Italia i fondi di private equity sono attivissimi. Globalmente,<br />
l’attivismo di questi fondi ha fatto impennare il mercato<br />
delle fusioni e acquisizioni che gli addetti ai lavori del mondo<br />
della finanza chiamano Merger and Acquisition: 1.900 miliardi di<br />
dollari nel 2004, 2.800 miliardi nel 2005, poco meno di 2.700 miliardi<br />
nei primi nove mesi del 2006.<br />
Affari. Solo affari<br />
I fondi di private equity comprano e, come si diceva, vendono. E<br />
sanno vendere: la Dynegy, un colosso energetico americano, ha<br />
comprato in tutta fretta quattro centrali elettriche dal fondo LS<br />
Power <strong>Group</strong> per risolvere alcune sue carenze produttive. E fanno<br />
anche di più: ormai sono così potenti che le aziende li utilizzano<br />
per operazioni che una volta sarebbero state definite, in modo un<br />
po’ sprezzante, dei portage, oppure per fare rapidamente cassa. Il<br />
caso più emblematico, anche perché assolutamente nostrano, è<br />
quello dei cavi Pirelli. Il gruppo di Tronchetti Provera alla ricerca<br />
di liquidità immediata, per mettere una toppa alle numerose difficoltà<br />
causate dalla vicenda Olimpia, ha ceduto tutto il comparto<br />
| ANNO 7 N.49 | MAGGIO 2007 | valori | 19 |
| dossier | private equity |<br />
FONTE: HFR<br />
dei cavi alla banca d’affari Goldman Sachs. Valutata all’epoca 1,3<br />
miliardi di euro ora viene collocata in Borsa, con il nome di Prysmian,<br />
ad oltre 3 miliardi.<br />
Ma i fondi di questa natura non fanno soldi solo comprando e<br />
rivendendo. Si fanno anche pagare lautamente per commissioni e<br />
consulenze.<br />
Fino ad arrivare a degli incredibili paradossi: quando il fondo<br />
Blackstone acquisì il gruppo Celanese, offrì al gruppo stesso la sua<br />
consulenza per sopravvivere dopo l’acquisizione. Così avvenne e la<br />
Celanese pagò nel 2004 alla Blackstone, che la stava inesorabilmente<br />
inglobando, 45 milioni di dollari di consulenza, più del doppio<br />
di quanto pagò nella stessa occasione alla Goldman Sachs, che<br />
si accontentò di 18 milioni. Per non essere scavalcate, le maggiori<br />
NUMERO DI HEDGE FUND / PATRIMONI GESTITI DAL 1990 AL 2005<br />
10.000<br />
9.000<br />
8.000<br />
7.000<br />
6.000<br />
5.000<br />
4.000<br />
3.000<br />
2.000<br />
1.000<br />
0<br />
1990<br />
1991<br />
1993<br />
| 20 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
1994<br />
banche d’investimento hanno capito che devono entrare nel business.<br />
Così l’ultima vague è quella del private equity direttamente<br />
collegato con le maggiori finanziarie di Wall Street. Sono state riluttanti<br />
all’inizio, ma ormai tutte le investment bank hanno fra le<br />
loro partecipazioni qualche fondo di questo tipo. Il quale, visto che<br />
è emanazione di una centrale così potente, è diventato rapidamente<br />
forte e potente a sua volta. Però l’establishment finanziario<br />
più ortodosso questa non l’ha digerita e comincia a dare segni di insofferenza.<br />
«Hanno imparato a trarre subito il massimo dei profitti<br />
dalle acquisizioni - scrive Business Week - ricorrendo alle forme più<br />
sofisticate di ingegneria finanziaria, e a volte forzando le leggi sulla<br />
bancarotta, pur di acquisire il controllo delle società: nel loro insieme<br />
i fondi di private equity sono entrati in un momento storico<br />
1.200<br />
1.000<br />
ON ESISTE UNA PRECISA DEFINIZIONE GIURIDICA del termine<br />
hedge fund: letteralmente, nei dizionari di inglese dedicati<br />
ai temi della finanza, sono «fondi di investimento<br />
che utilizzano tecniche di copertura».<br />
Una definizione appropriata potrebbe essere:<br />
«qualsiasi fondo che non sia un convenzionale fondo<br />
d’investimento», ossia qualsiasi fondo dove si usino<br />
una serie di strategie diverse dal semplice acquisto di<br />
obbligazioni, azioni e titoli di credito. Gli hedge fund<br />
vengono di volta in volta indicati come strumenti di<br />
investimento alternativi, fondi altamente speculativi,<br />
fondi di fondi, sempre in contrapposizione con le forme<br />
di gestione del risparmio di tipo tradizionale, regolate<br />
da leggi e regolamenti specifici che ne limitano<br />
l’operatività e il rischio.<br />
La nascita degli hedge funds risale al lontano 1949<br />
quando il giornalista americano A.W. Jones fondò il<br />
suo Fondo privato di investimento ottenuto dalla combinazione<br />
di due tecniche speculative: una posizione<br />
lunga in alcuni titoli e una corta in altri. Questi ultimi<br />
venivano venduti allo scoperto, ovvero acquistati con<br />
danaro preso a debito e venduti per puntare su un loro<br />
ribasso. Successivamente Jones cominciò a far en-<br />
800<br />
600<br />
400<br />
200<br />
0<br />
trare altri gestori trasformando così il primo hedge<br />
fund nel primo fondo multi-manager della storia.<br />
L’innovazione risiedeva anche nell’introduzione di<br />
una retribuzione dei managers legata a incentivi (performance<br />
fees, ovvero la retrocessione di parte delle performance<br />
positive realizzate dal gestore). La strategia di Alfred<br />
Winslow Jones, malgrado i suoi brillanti risultati,<br />
non sembrò trovare molto seguito a Wall Street. L’interesse<br />
degli operatori si destò solo dopo la pubblicazione<br />
di un articolo che riportava le ottime performance di<br />
questi strumenti nel periodo 1956-1965.<br />
Nei due anni successivi furono lanciati più di 100<br />
hedge fund, di cui tuttavia solo due sopravvissero ai<br />
crack del 1969-1970 e del 1973-1974: il Quantum<br />
Fund di George Soros e lo Steinhardt Partners di Michael<br />
Steinhardt. Soros, che speculava principalmente<br />
su valute, raggiunse una potenza tale che il suo fondo<br />
fu ritenuto corresponsabile sia della marcata<br />
correzione della sterlina britannica nel 1992 (-15 per<br />
cento circa contro il marco tedesco in pochi giorni) sia<br />
del collasso del ringitt malese nel 1997 (crisi asiatica).<br />
Sempre nel ‘92 il fondo hedge di Soros fu alla base della<br />
svalutazione della lira italiana del 30% e della di-<br />
di eccessi». È un po’ come accadde con il venture capital<br />
degli anni ‘90, scrive il settimanale, «quando l’eccesso<br />
di denaro e la facilità di ottenerlo alla fine causò<br />
il crollo di tutto». Il Financial Times ha recentemente dato<br />
notizia che la Financial Services Authority, la Consob<br />
inglese, ha iniziato un’indagine «sulla sospetta creatività<br />
di finanziamento» utilizzata da alcuni fondi e sui «potenziali<br />
conflitti di interessi» di altri. E l’Economist ha scritto: «Se si facesse<br />
un remake cinematografico di Wall Street, Michael Douglas anziché<br />
Gordon Gekko dovrebbe stavolta interpretare Steve Schwarzman,<br />
il presidente del fondo Blackstone». Non piacciono a nessuno, insomma,<br />
ma continuano a dettare legge. .<br />
Hedge fund, speculazione assoluta<br />
Senza una definizione precisa, demonizzati anche dalle Banche centrali ora sono stati sdoganati su iniziativa del Governatore Mario Draghi ma continuano a fare paura.<br />
LA LEVA<br />
NUMERO DI HEDGE FUND<br />
1992<br />
N<br />
IL MECCANISMO<br />
DEL LEVERAGE,<br />
della leva finanziaria,<br />
è abbastanza<br />
semplice: una società<br />
si offre di comprare<br />
le azioni di una<br />
società, per acquisirne<br />
il controllo, ad un<br />
prezzo molto più alto<br />
di quello corrente.<br />
Il capitale viene preso<br />
a prestito da banche<br />
o raccolto sul mercato<br />
con obbligazioni<br />
ad alto rischio<br />
e rendimento.<br />
Per pagare i debiti,<br />
infine, si utilizzano<br />
i profitti della società<br />
acquisita. Esattamente<br />
come è successo<br />
con Telecom Italia.<br />
1995<br />
1996<br />
1997<br />
1998<br />
PATRIMONI GESTITI IN MILIARDI DI USD<br />
1999<br />
2000<br />
2001<br />
2002<br />
2003<br />
2004<br />
2005<br />
1.200.000<br />
1.000.000<br />
800.000<br />
600.000<br />
400.000<br />
200.000<br />
0<br />
FONTE: HFR DATI AGGIORNATI AL SECONDO TRIM. 2005<br />
QUANTO GESTISCONO GLI HEDGE FUND NEL MONDO [IN MLD DI DOLLARI]<br />
375<br />
1998<br />
456<br />
1999<br />
488<br />
2000<br />
536<br />
2001<br />
622<br />
2002<br />
817<br />
2003<br />
973<br />
2004<br />
1.025<br />
2005<br />
QUOTA INVESTIMENTI IN % DEGLI HEDGE FUNDS[31 GENNAIO 2005]<br />
MULTY STRATEGY<br />
11,5%<br />
FUTURES<br />
5,2%<br />
AZIONI<br />
A BREVE\LUNGO<br />
28,0%<br />
ARBITRAGGI<br />
2,2%<br />
MERCATI AZIONARI STABILI<br />
4,2%<br />
MERCATI EMERGENTI<br />
5,4%<br />
PRODOTTI A BREVE<br />
0,6%<br />
struzione di ricchezza da parte della Banca d’Italia nel<br />
vano tentativo di difendere la divisa nazionale.<br />
I clamorosi crolli<br />
La storia degli hedge fund è anche caratterizzata da rumorosi<br />
crolli. Il caso più noto è certamente il collasso<br />
del Long Term Capital Management Fund (LTCM) nel<br />
quadro della crisi russa del 1998. Questo fondo, costituito<br />
nel 1994 da John Meriwether, poteva valersi nello<br />
staff di gestione anche di due premi Nobel, Myron<br />
Scholes e Robert Merton. Le buone performance dei<br />
primi anni e i contatti con molte banche internazionali<br />
gli aprirono facilmente l’accesso ai crediti: all’inizio<br />
del 1998, LTCM controllava un portafoglio di circa<br />
100 miliardi di dollari americani a fronte di un valore<br />
reale di soli 4 miliardi, con una leva finanziaria pari a<br />
25 volte il capitale investito. Il fondo era focalizzato su<br />
tre ambiti: volatilità degli indici, prestiti su pegno e<br />
mercati emergenti. Quando nell’agosto dello stesso anno<br />
la Russia svalutò il rublo e richiese una moratoria<br />
per i suoi debiti, i mercati si diressero in massa verso investimenti<br />
di qualità scatenando una crisi di liquidità<br />
negli strumenti finanziari in cui era investito il fondo.<br />
EVENTI EMERGENTI<br />
23,6%<br />
ARBITRAGGI<br />
SUI TASSI<br />
7,7%<br />
GLOBAL MACRO<br />
11,6%<br />
Michael<br />
Moritz.<br />
UNA SEQUOIA<br />
MOLTO HI-TECH<br />
| dossier | private equity |<br />
NEL VARIOPINTO MONDO DEL PRIVATE EQUITY<br />
non ci sono solo i barbari. Alcune delle più grandi aziende<br />
dell’hi-tech devono la loro sopravvivenza proprio ai capitali<br />
messi a disposizione da fondi, prevalentemente della Silicon<br />
Valley. Somme spesso piccole rispetto a quelle astronomiche<br />
del grande giro della finanza.<br />
Uno dei nomi che hanno segnato la storia delle nuove<br />
tecnologie è quello di Sequoia. Fondata nel 1972 da Donald<br />
Valentine, detto Don, ex capo della National Semiconductor,<br />
Sequoia è stata il motore di Apple, Cisco, Oracle Yahoo!, PayPal,<br />
Google sino all’ultimo caso di YouTube. Artefice di queste<br />
operazioni Michael Moritz.<br />
Nato a Cardiff, nel Galles, 51 anni fa, studi di storia a Oxford,<br />
un master in business administration alla Wharton School<br />
dell’università di Pennsylvania, Moritz ha cominciato a lavorare<br />
come giornalista. Negli anni ‘80 era capo dell’ufficio di San<br />
Francisco del settimanale Time e in quel periodo scrisse un libro<br />
sulla Apple intitolato The Little Kingdom (Il piccolo regno). Poi<br />
si mise in proprio, creando la Technological Partners, una società<br />
per la pubblicazione di newsletters e l’organizzazione di convegni.<br />
Conobbe Valentine, che era stato uno dei primi finanziatori di Steve<br />
Jobs, e nel 1986 passò a Sequoia, diventandone da quel momento<br />
il vero protagonista. Secondo Forbes, Moritz, che vive a San<br />
Francisco con la moglie scrittrice, Harriet Heyman, e due figli<br />
maschi, e che ha un patrimonio personale di circa un miliardo<br />
di dollari, ha avuto un ruolo essenziale nel lanciare alcune società<br />
della Silicon Valley che ora rappresentano il 10% della<br />
capitalizzazione del Nasdaq. Moritz intuì la novità di Google,<br />
il motore di ricerca messo in piedi dai due giovani studenti, e versò<br />
nel 1999 12,5 milioni di dollari in cambio del 10% della società.<br />
Adesso quel 10% di Google vale almeno 14 miliardi di dollari.<br />
Moritz, che gode di un prestigio quasi senza pari nella Silicon<br />
Valley, siede nel consiglio di amministrazione della Google<br />
a Mountain view. E grazie anche a questa posizione ha appoggiato<br />
e favorito l’affare YouTube. I giornali di tutto il mondo hanno<br />
raccontato la storia di Chad Hurley e Steve Chen, i due giovanissimi<br />
fondatori di YouTube (29 anni il primo, 28 il secondo),<br />
paragonando la loro avventura imprenditoriale e la loro improvvisa<br />
ricchezza all’ascesa di Sergey Brin e Larry Page, i due fondatori<br />
di Google. Ma in realtà dietro al passaggio di mano di YouTube<br />
c’è stato soprattutto il ruolo della Sequoia e del suo uomo di punta:<br />
Michael Moritz. È stata infatti la società di venture capital di Sand<br />
Hill road a credere per prima in YouTube. Grazie a un minuscolo<br />
investimento di appena 11,5 milioni di dollari, nell’autunno 2005,<br />
Sequoia aveva circa il 30% del capitale di YouTube e quindi,<br />
con il passaggio a Google, incasserà quasi mezzo miliardo<br />
di dollari, cioè 43 volte l’investimento iniziale.<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 21 |
| dossier | private equity |<br />
FONTE: FINANCIAL TIMES<br />
250<br />
200<br />
150<br />
100<br />
50<br />
0<br />
| 22 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
In due settimane, il valore reale dell’LTCM scese a 2,3<br />
miliardi di USD (-42,5 per cento).<br />
Negli ultimi 10 anni il settore dei fondi speculativi<br />
ha registrato una crescita esponenziale, in numero<br />
e in mole di attività gestite, passata dai circa 150 miliardi<br />
di dollari del 1996 a quota 1.500 miliardi nel<br />
2006. L’analisi è dell’International Financial Services<br />
di Londra (Ifsl), think tank britannico specializzato sul<br />
settore. Rispetto al 2005 l’ammontare di asset in gestione<br />
è cresciuto di quasi un terzo.<br />
Per la prima volta il numero di hegde fund a livello<br />
globale nel 2006 ha superato quota 9.000, con un aumento<br />
del 5% rispetto all’anno precedente. Il settore<br />
«continua a registrare una crescita notevole in attività<br />
gestite e in numero e tipologia di istituzioni che investono<br />
sugli hedge fund».<br />
Proprio sulle controparti, la prima fonte di finanziamento<br />
e investimento sugli hedge funds restano i<br />
privati, in genere businessman con elevate disponibilità<br />
finanziarie, ma «gli ultimi anni - si legge nel rap-<br />
porto dell’Ifsl - sono stati caratterizzati da crescenti investimenti<br />
da parte degli investitori istituzionali», come<br />
banche, fondi pensione, università e perfino organizzazioni<br />
caritatevoli.<br />
Ad oggi l’esposizione diretta del sistema mondiale<br />
sugli hedge fund resta limitata al 2% circa dei portafogli<br />
di investimento globali. Ma questa quota è destinata<br />
a crescere, soprattutto sulla scia di un aumento<br />
della domanda da parte degli investitori<br />
istituzionali che «tipicamente richiedono più control-<br />
FONDI RACCOLTI IN MILIARDI DI DOLLARI I PRIMI 10 (GIÀ COMPLETATI)<br />
I 10 MAGGIORI (ANCORA APERTI)<br />
LE 10 OPERAZIONI PIÙ GRANDI NEGLI USA [2005-07]<br />
44<br />
2003<br />
95<br />
2004<br />
156<br />
2005<br />
Il volto buono del private equity<br />
che investe in iniziative filantropiche<br />
Il settore più aggressivo del capitalismo lancia in Europa cinque iniziative a favore dei bambini. Reinvestire nella comunità sta diventando un imperativo categorico ma non mancano gli accenti polemici e contrari<br />
SI SONO FATTI PURE LA FONDAZIONE FILANTROPICA a sostegno<br />
per l’infanzia. Si chiama Private equity foundation,<br />
voluta da 70 tra le maggiori società che gestiscono<br />
fondi di private equity, da Blackstodi<br />
Alessia Maccaferri* ne a Summit, da Kkr a Candover, da<br />
Permira a Texas Pacific, e può contare<br />
su un patrimonio iniziale di 7,8 milioni di euro.<br />
Ma la serata di gala organizzata in pompa magna a Londra è stata<br />
guastata dalla manifestazione dei sindacati contro i fondi che investiranno<br />
in cinque charities, impegnate sui problemi dell’infanzia.<br />
Quella sera ha rischiato di essere un boomerang per un settore già accusato<br />
di muoversi con spregiudicatezza. Davanti al locale londinese,<br />
a sorpresa il sindacato ha manifestato contro i tagli di posti di lavoro,<br />
e dal picchetto si è alzata la voce di Paul Maloney del British<br />
General Union (Gmb), che ha detto: «Ècome se Erode diventasse il<br />
Settanta tra i principali<br />
fondi hanno lanciato cinque<br />
charities. «Sono come<br />
Erode», risponde il<br />
sindacato che li contesta<br />
189<br />
2006<br />
205<br />
STIMA 2007<br />
ANNO DIMENSIONE<br />
1. Blackstone 2006 $ 15,6 mld<br />
2. Texas Pacific <strong>Group</strong> 2006 $ 15,0 mld<br />
3. Permira 2006 $ 14,7 mld<br />
4. Providence Equity 2006 $ 12,0 mld<br />
5. Apollo Investment 2006 $ 10,1 mld<br />
6. Cinven 2007 $ 8,6 mld<br />
7. GS Capital Partners 2006 $ 8,5 mld<br />
8. Baln Capital Fund 2006 $ 8,0 mld<br />
9. CVC Eurpean Equity Partners 2005 $ 7,9 mld<br />
10. <strong>Carlyle</strong> Partners 2005 $ 7,8 mld<br />
DIMENSIONE<br />
1. Gs Capital Partners $ 19,0 mld<br />
2. KKR $ 16,6 mld<br />
3. <strong>Carlyle</strong> Partners $ 15,0 mld<br />
4. Thomas H. Lee $ 9,0 mld<br />
5. Helman & Friedman $ 8,0 mld<br />
6. Silver Lake Partners $ 8,0 mld<br />
7. <strong>Carlyle</strong> Europe Partners $ 5,0 mld<br />
8. Terra Firma Capital Partners $ 4,0 mld<br />
9. Doughty Hanson $ 3,0 mld<br />
10. Fortress Investment Fund $ 4,0 mld<br />
patrono della Britain’s National society for the Prevention of cruelty<br />
to children». Accuse fatte proprie anche da un gruppo di laburisti che<br />
in Parlamento ora chiede una maggiore trasparenza, una migliore regolamentazione<br />
e minori agevolazioni fiscali per il settore. L’opinione<br />
pubblica insinua che i private equity cerchino di rifarsi un’immagine<br />
e una reputazione dopo i casi che hanno coinvolto Aa, Little<br />
Chef restaurant, Birds Eye, società acquisite e smantellate dai fondi,<br />
con centinaia di posti di lavoro persi.<br />
Uno dei personaggi più controversi è Damon Buffini, 44 anni,<br />
che ha portato Permira nel firmamento del private equity. Figlio<br />
abbandonato di un soldato americano nero e cresciuto dalla madre<br />
in una casa popolare di Leicester, laureato a Cambridge e Harvard,<br />
Buffini avrebbe una fortuna di 100 milioni di sterline ed è<br />
considerato uno degli uomini più influenti della City. Sotto la sua<br />
guida Permira è diventato uno dei maggiori operatori. Sono plausibili<br />
le accuse del sindacato e dei laburisti? È un dibattito antico.<br />
Si può andare in una direzione con la mano destra e in un’altra con<br />
la mano sinistra? Può l’etica entrare in un 5% di attività filantropiche<br />
e non trovare lo stesso rigore nel 95% di attività for profit?<br />
La domanda è tutt’altro che filosofica. Nei mesi scorsi l’America ha<br />
dovuto guardare in faccia la moralità del più celebrato benefattore<br />
al mondo: un’inchiesta del «Los Angeles Times» ha alzato il ve-<br />
FONTE: THOMSON FINANCIAL<br />
OBIETTIVO ACQUIRENTE DIM. IN MLD<br />
1. Txu KKR, TPG $ 44,37<br />
2. Equity Office Properties Blackstone $ 37,71<br />
3. Hca Bain Capital $ 32,15<br />
4. Rjr Nabisco Kkr $ 30,20<br />
5. Kinder Morgan Gs Capital $ 27,49<br />
6. Harrah’s Entertainment Apollo Mgmt $ 27,39<br />
7. First Data Kkr $ 27,03<br />
8. Clear Channel Commun Bain Capital $ 26,70<br />
9. Freescale Semiconductor Firestone $ 17,45<br />
10. Albertsons Super Valu $ 17,37<br />
lo su una serie di investimenti discutibili - aziende ad alto impatto<br />
ambientale - della Bill and Melinda Gates Foundation.<br />
Novant’anni fa un’altra America guardò al pioniere della filantropia<br />
Rockefeller, dopo il massacro di Ludlow. Il 20 aprile 1914 venti<br />
persone morirono, durante la repressione degli scioperi dei minatori<br />
da parte delle guardie private armate della Colorado Fuel and<br />
Iron Company, di proprietà Rockefeller. Dopo quei fatti, su consiglio<br />
del reverendo battista Fredrick Gates, i Rockefeller si concentrarono<br />
sulla loro attività filantropica. Spinti sicura-<br />
mente dalla fede religiosa e dalla volontà di<br />
restituire alla comunità parte delle loro ricchezze<br />
- già a 18 anni John Davidson Rockefeller<br />
aveva un libretto con i risparmi da devolvere<br />
ai poveri - gli industriali americani<br />
erano supportati anche dal desiderio di accrescere<br />
la loro incrinata reputazione.<br />
E oggi se il settore più spregiudicato del<br />
capitalismo si muove nell’ambito della filantropia,<br />
che cosa cerca? Il private equity<br />
vive un momento d’oro e le seconde generazioni<br />
- analogamente a quanto successo ai<br />
giovani della new economy americana co-<br />
FONTE: JOSH LERNER<br />
25% PERCENTUALE PER INVESTITORE DAL 1991 AL 2001<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
-5<br />
LE 10 OPERAZIONI PIÙ GRANDI IN EUROPA [2005-07]<br />
OBIETTIVO ACQUIRENTE DIM. IN MLD<br />
1. Alliance Boots KKR $ 16,62<br />
2. VNU Valcon Acqu. $ 11,29<br />
3. TDC Nordic Telephone $ 10,62<br />
4. AWG Osprey Acqu. $ 10,41<br />
5. Philips Semiconductors KKR $ 9,48<br />
6. TDF Texas Pacific $ 6,37<br />
7. Assoc. British Ports Admiral Acqu $ 6,13<br />
8. National - Scotland & South Scottish & S. Energy $ 5,98<br />
9. Amadeus Global Travel Wam Acq. $ 5,85<br />
10. ISS PurusCo $ 5,14<br />
RITORNO MEDIO DA INVESTIMENTI IN PRIVATE EQUITY<br />
FONDI<br />
li e procedure formali - avverte l’Ifsl - rispetto agli investitori<br />
individuali».<br />
La madre patria resta gli Stati uniti, con New York a<br />
cui fa capo il 36% di assets controllati da hedge fund. Ma<br />
la quota Usa è in calo: nel 2002 rappresentava il 45%, rileva<br />
lo studio, mentre cresce quella della Gran Bretagna,<br />
primo centro europeo. La quota di asset controllati da<br />
hedge funds con sede a Londra rispetto al totale del settore<br />
è salita dal 10% del 2002 al 21% nel 2006, raggiungendo<br />
l’ammontare di 360 miliardi di dollari. .<br />
FONDI PENSIONE<br />
PUBBLICI<br />
COMPAGNIE<br />
ASSICURATIVE<br />
FONDI PENSIONE PRIVATI<br />
| dossier | private equity |<br />
LE 10 OPERAZIONI PIÙ GRANDI IN ASIA [2005-07]<br />
OBIETTIVO ACQUIRENTE DIM. IN MLD<br />
1. Quantas Airways Airline Partners Aus. $ 10,95<br />
2. ICBC Goldman Sachs $ 3,78<br />
3. Publishing & Broadcasting CVC $ 3,13<br />
4. APN News & Media Ind’t News & Media $ 3,03<br />
5. Seven Network KKR $ 3,02<br />
6. DCA <strong>Group</strong> CAID Pty $ 1,99<br />
7. Telecom Directories CCMP Capital Asia $ 1,50<br />
8. China Network Systems MBK Partners $ 1,50<br />
9. Eastern Multimedia <strong>Carlyle</strong> <strong>Group</strong> $ 1,50<br />
10. Tommy Hilfiger Apax Europe $ 1,40<br />
me Larry Page e Sergey Brin di Google - sentono il dovere di «restituire»<br />
alla società parte delle loro fortune. In secondo luogo, nei<br />
Paesi anglosassoni il regime di sgravi fiscali incentiva la beneficenza.<br />
Infine, la filantropia è un campo interessante per quei manager<br />
che vogliono mettere in gioco competenze, progettualità e risorse.<br />
Nel progetto della Private equity foundation, per esempio, è coinvolto<br />
un “broker” d’esperienza: New Philantropic Capital - in cui<br />
lavorano professionisti come Gavyn Davies ex chief economist di<br />
Goldman Sachs ed ex consigliere economico<br />
del Governo - incrocia donatori e charities,<br />
pubblica report con i risultati delle organizzazioni<br />
più efficienti, sperimenta<br />
modi innovativi di donare. Per esempio, tra<br />
le cinque charities che beneficeranno delle<br />
risorse di Pef c’è uno dei più avanzati esempi<br />
di filantropia in Europa: Impetus Trust,<br />
fondato nel 2002 dal venture capitalist<br />
Stephen Dawson, che applica un approccio<br />
business alla filantropia.<br />
«Sicuramente il private equity punta ai<br />
valori intangibili, a migliorare la propria<br />
reputazione - spiega Giuliana Gemelli,<br />
FONDI DI FONDI<br />
BANCHE<br />
ALTRI<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 23 |
| dossier | private equity |<br />
coordinatrice del Master in International Philanthropy dell’università<br />
di Bologna -. Ma accanto a questo dobbiamo valutare che<br />
le best practice portate avanti nel no-profit possono avere una ricaduta<br />
positiva sulle attività finanziarie, raddrizzare cioè la logica<br />
del private equity». Oggi il salto di qualità è «allineare il profit sul<br />
no profit. L’azienda non si può limitare all’accumulazione dei dividendi<br />
ma deve puntare a reinvestire nella comunità, locale o internazionale<br />
che sia - aggiunge Gemelli. - L’etica non può essere<br />
relegata all’attività di donazione o alla corporate social responsability.<br />
Ipotizziamo per esempio un top ranking che tenga conto<br />
della trasparenza con gli stakeholder, dell’impatto sociale, delle risorse<br />
umane, dell’empowerment della comunità. Su questa strada<br />
in Italia ritroviamo spontaneamente l’esperienza di Olivetti o<br />
di diverse piccole e medie imprese».<br />
Proprio in Italia - come in tutto il Sud Europa - la filantropia si<br />
tiene ancora molto lontana dai valori intangibili e dal marchio. So-<br />
LA DEFINIZIONE PIÙ SUGGESTIVA CON LA QUALE definisce l’identità<br />
del “nuovo capitalismo” è “darwiniano”. Un<br />
sinonimo di “spietato” che lui preferisce tradurre con<br />
“irriverente”, per definire quella tipologia<br />
di Bruno Perini di capitalisti che hanno come unica legge<br />
quella di creare valore. L’affermazione più<br />
curiosa, invece, per uno che fa il suo mestiere, è che Lenin<br />
aveva ragione quando pensava alla grande influenza<br />
del sistema bancario. Anzi, a dirla tutta è convinto<br />
che un’istituzione come Mediobanca un po’<br />
leninista lo era fino a quando Enrico Cuccia era vivo.<br />
«L’analisi di Lenin sul ruolo delle banche, come principale<br />
detentore di capitale, era corretta in riferimento<br />
all’economia tedesca dell’epoca. D’altronde lui non<br />
poteva sapere che sarebbe nata una nuova forma di capitalismo<br />
ben rappresentata dagli hedge fund e da quei<br />
fondi di private equity che grazie alla loro disponibilità<br />
finanziaria sono così determinanti per l’esistenza e lo<br />
sviluppo del mondo industriale. Pensi che il 25% delle<br />
transazioni di merger and acquisition passano dai<br />
fondi di private equity, ovvero da fondi che ormai<br />
comprano il controllo delle imprese industriali».<br />
| 24 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
prattutto per ragioni culturali, molti protagonisti della finanza<br />
preferiscono l’understatement. I Giubergia - che guidano la finanziaria<br />
Ersel - hanno creato nel 1993 la Fondazione Paideia, impegnata<br />
nel disagio infantile. La famiglia torinese ha conferito un patrimonio<br />
iniziale di 300 milioni di vecchie lire e ogni anno si è<br />
impegnata a versare il 2% dell’imponibile. Sempre nell’ambito dei<br />
bambini si impegna la Fondazione Oliver Twist. Dietro il nome<br />
che richiama il personaggio di Charles Dickens, ci sono Leonardo<br />
Del Vecchio e Paolo Basilico, 48 anni, amministratore delegato di<br />
Kairos. Quest’ultimo gruppo finanziario - che gestisce una massa<br />
di 6,4 miliardi di euro - destina il 2% dei suoi utili all’attività della<br />
fondazione, coprendo interamente i costi di gestione. E ancora<br />
Vincenzo Manes, 47 anni, presidente di Intek, creatore della Fondazione<br />
Dynamo che sostiene in Italia il progetto Hole in the wall<br />
di Paul Newman, a favore dei bambini malati. .<br />
*Da Il Sole24ore del 21 aprile<br />
Il capitalismo“irriverente”<br />
non ammette selezione<br />
Paolo Zannoni, partner di Goldman Sachs e capo della divisione investment bank Italia, parla a ruota libera.<br />
“<br />
Senza nulla togliere<br />
a Marchionne senza l’apporto<br />
degli hedge fund al titolo,<br />
Fiat non sarebbe<br />
risalita così tanto<br />
”<br />
Paolo Zannoni, partner di Goldman Sachs International<br />
e capo della divisione investment bank Italia,<br />
il capitalismo lo conosce bene, in tutte le sue sfaccettature.<br />
E certamente in tutte le sue spietatezze e storture.<br />
Non solo perché lavora in una delle più potenti<br />
cattedrali del capitalismo mondiale, e neppure perché<br />
i grandi gruppi sono o suoi clienti o suoi partner. Queste<br />
due ragioni basterebbero a dargli una conoscenza<br />
dei meccanismi che muovono i fiumi di denaro che<br />
attraversano senza sosta la ragnatela della comunità<br />
internazionale degli affari. Ma ce n’è un'altra che forse<br />
conta di più: la sua biografia. Se infatti si dà uno<br />
sguardo al suo curriculum, si scopre che prima di entrare<br />
a far parte di quelle cattedrali del capitalismo più<br />
“irriverenti”, più aggressive, più sovranazionali, Paolo<br />
Zannoni ha mosso i primi passi della sua carriera,<br />
dopo un periodo con Sartori e a Yale, nel più simbolico<br />
dei grandi gruppi italiani: la Fiat. Dagli anni 70 fino<br />
al 1994, infatti, il banchiere d’affari è stato assistente<br />
dell’avvocato Agnelli, presidente dellla Fiat Usa<br />
a Washington, fino a diventare responsabile degli affari<br />
internazionali del gruppo di Torino. Nel 1994 ha<br />
fatto il suo primo ingresso in Goldman Sachs, e così è<br />
entrato a far parte di quel gruppo di banchieri che decidono<br />
attraverso le leve del denaro accumulato nelle<br />
banche d’affari, negli hedge fund e nel private equity<br />
il destino dell’industria in tutto il mondo. Soffermarsi<br />
troppo a lungo sulla “potenza “ della Goldman Sachs<br />
non è possibile in questa sede. Diciamo soltanto<br />
che l’attività di Goldman Sachs sia come advisor, sia<br />
come partner, sia come gestore di attività spazia dalle<br />
banche alle assicurazioni, ai governi nei processi di<br />
privatizzazione, dai settori industriali, come le telecomunicazioni,<br />
all’energia e all’editoria. L’elenco delle<br />
operazioni è sterminato: ha quotato l’Ansaldo Sts e la<br />
Banca Generali, ha gestito l’aumento di capitale di Paribas<br />
per l’acquisto della Bnl, ha seguito la cessione di<br />
Fidis a Credit Agricole e la fusione BPVN con Bpi, ha<br />
acquistato la divisione cavi della Pirelli, è diventata<br />
partner in M&C con Carlo De Benedetti, è infine advisor<br />
di Agnelli, De Benedetti e Del Vecchio. A maggio<br />
l’Economist gli ha dedicato la copertina dal titolo:<br />
“On the top of the world”. Goldman Sachs and the<br />
culture of risk”.<br />
Insomma, Zannoni guarda le cose del capitalismo<br />
da un osservatorio privilegiato che mostra quanto sia<br />
cambiato il sistema rispetto a quando, ad esempio in<br />
Italia dominava quel “leninista “di Cuccia. «Lui è stato<br />
un precursore della strategia di partecipazione azio-<br />
naria nei grandi gruppi. Mediobanca la si potrebbe definire<br />
un precursore nazionale dei private equity. La<br />
differenza tra i nuovi capitalisti e la Mediobanca di<br />
Cuccia è che i primi sono irriverenti verso il potere,<br />
“sono azionisti di professione”che guardano esclusivamente<br />
alla valorizzazione degli investimenti mentre<br />
Cuccia il potere lo cercava.<br />
Hedge fund e Fiat<br />
Nel ricostruire il ruolo dei “nuovi capitalisti” Zannoni<br />
ragiona ad alta voce sulle recenti vittorie della Fiat, sul<br />
risanamento finanziario e industriale del Lingotto e sul<br />
ruolo di Sergio Marchionne. Il banchiere non ha dubbi:<br />
«Credo che senza l’apporto degli hedge fund al titolo<br />
Fiat non avrebbe quadruplicato il suo valore e forse<br />
la ristrutturazione finanziaria, senza nulla togliere<br />
alla grandezza dei manager e al ruolo delle banche,<br />
non sarebbe andata come è andata». Qualcuno definisce<br />
addirittura Marchionne il beniamino dei nuovi capitalisti.<br />
«Non so se sia il loro beniamino. Diciamo che<br />
| dossier | private equity |<br />
La stanchezza<br />
di un pescatore<br />
dopo una faticosa<br />
giornata di mare.<br />
Favignana, 2001<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 25 |<br />
MASSIMO SIRAGUSA / CONTRASTO
| dossier | private equity |<br />
“<br />
| 26 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
lo hanno seguito, gli hanno dato fiducia ed alla fine i<br />
risultati si sono visti per tutti».<br />
Ma esistono davvero i cosiddetti nuovi capitalisti?<br />
Davvero hanno un peso così grande sui destini del sistema<br />
gli hedge fund e il private equity? Non si tratta<br />
semplicemente della fase terminale della finanziarizzazione<br />
dell’economia nell’epoca moderna? Non sono<br />
questi che alimentano la grande spuculazione finanziaria?<br />
Quando nella sede milanese della Goldman Sachs<br />
gli rivolgo questa domanda Zannoni arriccia il naso e<br />
ti dà una risposta lapidaria: «Guardi che gli investitori<br />
istituzionali a cui stiamo facendo riferimento non si limitano<br />
a investire ma, diciamo così, acquistano il controllo<br />
delle società e usano questo controllo per aumentare<br />
il valore. In quanto<br />
Senza i nuovi<br />
capitalisti, private<br />
equity e hedge<br />
fund, non si<br />
creerebbe valore<br />
per il sistema<br />
”<br />
alla dimensione del fenomeno<br />
le consiglio di leggere questo report<br />
che le ho preparato perché<br />
si capisca di che cosa stiamo<br />
parlando. Il rapporto si chiama<br />
Background Materials on Priva-<br />
IL CHIÈCHI DEI PRINCIPALI PRIVATE EQUITY<br />
<strong>Carlyle</strong> <strong>Group</strong><br />
FONDI: 55 miliardi di dollari<br />
SEDE: Washington<br />
FONDAZIONE: 1987<br />
AD: Louis V. Gerstner<br />
<strong>Carlyle</strong> è stato chiamato “il club degli<br />
ex presidenti”: fra i suoi soci enumera<br />
infatti, oltre a papà Bush, John Major,<br />
ex-primo ministro conservatore inglese,<br />
l’ex dittatore filippino Ramos, Otto Pohl<br />
(già presidente della Bundesbank),<br />
Arthur Levitt, già presidente della Sec.<br />
Vi figurano anche Frank Carlucci,<br />
già ministro della Difesa e direttore<br />
della Cia; James Baker, già segretario<br />
di Stato di Bush (e ministro del Tesoro<br />
di Reagan), George Soros, Colin Powell.<br />
Anche la famiglia Bin Laden sedeva<br />
nel consiglio d’amministrazione accanto<br />
a papà Bush, fino a un mese dopo<br />
l’11 settembre 2001, stringendo uno stretto<br />
quanto ambiguo legame, tanto che oggi<br />
la famiglia Bin Laden e il gruppo <strong>Carlyle</strong><br />
hanno lo stesso avvocato, a Londra.<br />
Un vero «club esclusivo», di cui ha fatto<br />
parte anche Letizia Moratt, Carlo e Marco<br />
De Benedetti, Chicco Testa e Franco Tatò.<br />
Blackstone <strong>Group</strong><br />
FONDI: 43 miliardi di dollari<br />
SEDE: New York<br />
FONDAZIONE: 1985<br />
AD: Stephen Schwarzman<br />
Blackstone <strong>Group</strong> è il primo gruppo<br />
di private equity degli Usa, protagonista<br />
di operazioni di leveraged buyout. Fondata<br />
nel 1985 da Peter G. Peterson e Stephen<br />
A. Schwarzman, ha il quartier generale<br />
a New York, gestisce 43 miliardi di dollari<br />
tra fondi di private equity, hedge funds<br />
e gestioni patrimoniali. Negli ultimi<br />
anni è stato il principale traghettatore<br />
delle società che da quotate hanno<br />
lasciato i listini azionari. Il portafoglio<br />
del gruppo comprende produttori di chip,<br />
aziende del pharma, gruppi editoriali, società<br />
finanziarie e parchi divertimenti. Il parco<br />
di divertimenti Gardaland, acquistato<br />
per 500 milioni, al quale si è recentemente<br />
aggiunto il museo delle cere di Londra,<br />
Madame Tussauts. È il principale azionista<br />
di Deutsche Telekom, con un pacchetto<br />
del 4,5%. Recentemente Blackstone<br />
ha annunciato di volersi quotare<br />
in Borsa. La Cina ha destinato<br />
3 miliardi di dollari di riserve valutarie<br />
per acquistare azioni Blackstone.<br />
te Equity and hedge fund. Le cifre sono impressionanti<br />
e danno l’idea di che cosa intenda il banchiere per<br />
“nuova frontiera del capitalismo”. Basti qualche cifra:<br />
«L’attività di private equity è cresciuta in maniera sostanziale<br />
in tutta Europa con ritmi particolarmente<br />
marcati nel 2005 quando ha raggiunto la cifra di 167<br />
miliardi di euro di volume». Secondo il rapporto i fondi<br />
attualmente hanno la capacità di spendere fino a 140<br />
miliardi in acquisizioni in Europa. Nelle operazioni di<br />
merger and acquisition, infatti – si legge ancora nel rapporto<br />
– la presenza dei fondi continua ad aumentare<br />
passando dal 13% del 2001 al 20% del 2005 al 23% del<br />
2006”. Insomma sono delle gigantesche fabbriche del<br />
denaro a disposizione della piccola, media e grande impresa<br />
al fine di creare valore. Altrettanto impressionanti<br />
le cifre degli hedge fund, i cosiddetti fondi speculativi.<br />
La crescita delle allocazioni – si legge ancora – hanno<br />
portato gli hedge fund a gestire circa 1,3 trilioni di dollari<br />
contro i 257 miliardi del 1996”. Si può dunque dire<br />
che i “nuovi capitalisti” hanno sostituito il ruolo determinante<br />
che avevano le banche? «Non parlerei di<br />
Bain Capital<br />
FONDI: 27 miliardi di dollari<br />
SEDE: Boston<br />
FONDAZIONE: 1984<br />
Cinque i fondatori, tra i quali si segnala<br />
l’ex governatore del Massachusetts,<br />
Mitt Romney, che è il presidente<br />
del consiglio d’amministrazione.<br />
Bain Capital gestisce un portafoglio<br />
diversificato, da Domino’s Pizza<br />
alla casa d’aste Staples. Il gruppo controlla<br />
anche Michaels Stores, che ha ricevuto<br />
6 miliardi di dollari da Bain e Blackstone.<br />
Due aziende controllate dalla Bain sono<br />
state recentemente quotate: Burger King<br />
e Warner Chilcott. Bain ha acquistato<br />
Burlington Coat Factory for 2,06 miliardi<br />
di dollari in 2006, e più recentemente<br />
ha speso 3 miliardi di dollari<br />
per la divisione che produce sensori<br />
per il controllo della Texas Instruments.<br />
In Italia tra le altre partecipazioni<br />
si segnalano le partecipazioni<br />
nella società di software Team System<br />
e di investigazioni Lince.<br />
KKR<br />
FONDI: 27 miliardi di dollari<br />
SEDE: New York<br />
FONDAZIONE: 1976<br />
AD: Henry R. Kravis<br />
Kohlberg Kravis Roberts è uno dei fondi<br />
di private più conociuti al mondo grazie<br />
alla clamorosa operazione di leverage<br />
byout da 25 miliardi di dollari<br />
per conquistare il controllo della Nabisco<br />
nel 1989. È tornata nuovamente agli onori<br />
della cronaca per la recente acquisizione<br />
della utility californiana TXU, insieme<br />
al Texas Pacific <strong>Group</strong>, per 32 miliardi<br />
di dollari. KKR è la prima firma<br />
del private equity ad essersi quotata,<br />
nel maggio dello scorso anno, portando<br />
a casa 5 miliardi di dollari.<br />
sostituzione ma di convivenza di due forme di capitalismo.<br />
Il fatto nuovo tuttavia è che i nuovi investitori sono<br />
di natura diversa dai banchieri: le logiche di influenza<br />
reciproca nel complesso rapporto tra debitori e<br />
creditori gli appartengono poco, loro investono, estraggono<br />
valore e escono». Tra questi nuovi “spiriti animali”<br />
non si possono non annoverare anche i cosiddetti<br />
fondi avvoltoi, quelli che intervengono soltanto nelle<br />
società in crisi. «Certo, ci sono anche fondi di quel tipo.<br />
Che tuttavia intervengono non per frammentare le<br />
società ma per creare valore e magari nuovo sviluppo».<br />
Una difesa a tutto campo<br />
Anche nel sistema bancario italiano, tuttavia, si stanno<br />
registrando grandi mutamenti. Che cosa sta accadendo<br />
in Italia, ad esempio? «È semplice. Il processo<br />
di concentrazione bancaria si era fermato dopo il fallimento<br />
di alcune Opa ostili che si verificarono negli<br />
anni passati. Non c’è dubbio che l’arrivo di Mario Draghi<br />
in Bankitalia ha cambiato le cose: ha fatto calare<br />
le difese verso i gruppi stranieri e ha portato ad acce-<br />
Thomas Lee Partners<br />
FONDI: 20 miliardi di dollari<br />
SEDE: Boston<br />
FONDAZIONE: 1974<br />
PRESIDENTI: Anthony DiNovi,<br />
Scott Schoen e Scott Sperling<br />
Thomas H. Lee ha chiuso una raccolta<br />
di capitali pari a 6 miliardi di dollari relativa<br />
al suo sesto fondo. Lo scorso anno l’azienda<br />
ha completato l’acquisizione del gruppo<br />
editoriale VNU, insieme a KKR, e la società<br />
Univision,in collaborazione con Texas Pacific<br />
<strong>Group</strong>. Thomas H. Lee ha acquisito<br />
l’80% di Hawkeye Holdings, un produttore<br />
di etanolo, valutato complessivamente<br />
oltre 1 miliardo di dollari. Subito dopo<br />
Hawkeye ha presentato la domanda<br />
per quotarsi in Borsa ma il piano<br />
è stato posticipato per le incertezze<br />
che circondano il mercato dei combustibili<br />
da rinnovabili. Altre operazioni nelle<br />
quali è coinvolto sono Dunkin’ Donuts<br />
e Warner Music. Thomas H. Lee<br />
è conosciuto soprattutto per il successo<br />
conseguito con l’investimento in Snapple<br />
più di una decina di anni fa.<br />
Ma il gruppo annovera anche alcuni<br />
clamorosi insucessi come l’investimento<br />
di 450 milioni di dollari nell’hedge funds<br />
Refco poco prima del suo crollo.<br />
Texas Pacific <strong>Group</strong><br />
FONDI: 30 miliardi di dollari<br />
SEDE: Fort Worth, Texas<br />
FONDAZIONE: 1993<br />
MANAGING PARTNER: David Bonderam,<br />
Jim Coulter, William Price<br />
Texas Pacific <strong>Group</strong> ha puntato molto<br />
sul leveraged buyouts, mettendo nel mirino<br />
società dalle basse performance<br />
per rilanciare e poi collocarle in Borsa.<br />
Negli anni ‘90, TPG ha rilanciato Continental<br />
Airlines e America West, oggi ribattezzata<br />
US Airways. TPG ha acquisito Burger King<br />
per 1.4 miliardi di dollari nel 2002,<br />
e l’ha poi collocata in Borsa nel 2006.<br />
TPG è stato uno dei partner coinvolto<br />
nell’acquisizione da 12.1 miliardi<br />
di Univision. Il fondo ha acquisito Freescale<br />
per 17.7 miliardi e Biomet per 11 miliardi.<br />
È in gara per acquisire Alitalia.<br />
lerazioni nei processi di concentrazione». Zannoni<br />
non vuole soffermarsi più di tanto sul ruolo di Draghi,<br />
essendo stato un partner di Goldman Sachs ma una<br />
cosa ci tiene a dirla: «Tenga conto che il governatore<br />
unisce in sé tre doti importanti: la formazione internazionale,<br />
l’esperienza che io definirei di “servitore<br />
dello Stato” quando era direttore del Tesoro e l’esperienza<br />
del banchiere d’affari, curriculum più completo<br />
rispetto a quello dei banchieri centrali di altri paesi.<br />
Lui quel sistema lo conosce da diversi punti di vista<br />
e questo è fondamentale per governare i processi in atto».<br />
Zannoni preferisce non parlare dei processi di aggregazione<br />
tra Banca Intesa e San Paolo né di altri istituti<br />
di credito con i quali Goldman Sachs ha un<br />
rapporto professionale tuttavia è convinto che le cosiddette<br />
single come ad esempio il gruppo Capitalia,<br />
forti di una presenza molto radicata sul territorio abbiano<br />
la possibilità di scegliere sia una strada autonoma<br />
sia alleanze con altri gruppi bancari. «Il potenziale<br />
di Bankitalia ad esempio, sia single che in<br />
combinazione è notevole». .<br />
Madison Dearborn<br />
FONDI: 14 miliardi di dollari<br />
SEDE: Chicago<br />
FONDAZIONE: 1992<br />
PRESIDENTE E AD: John A. Canning<br />
Madison Dearborn è specializzato<br />
in management buyouts, cioè la messa<br />
a disposizione di fondi per il management<br />
che intende acquisire le proprie società,<br />
e ha puntato la sua azione sui settori<br />
della comunicazione, servizi finanziari<br />
e la salute. Ha appena finito di raccogliere<br />
6.5 miliardi per il suo quinto e più grande<br />
fondo. Nel 2004, MDP ha pagato<br />
3.7miliardi per Boise Cascade.<br />
Il fondo ha deciso di cedere l’indebitata<br />
divisione che produce carta e ha puntato<br />
sulla quotazione di Boise. MDP ha fatto<br />
parte del consorzio che ha acquisito<br />
il controllo del gestore di satelliti Intelsat<br />
per 3 miliardi. Nell’ottobre 2005,<br />
Reliant Energy ha venduto a MDP<br />
tre suoi impianti per la produzione<br />
di energia della citttà di New York<br />
per 975 millioni. Recentemente,<br />
MDP ha ingaggiato l’ex amministratore<br />
delegato della Disney, Michael Eisner,<br />
per acquisire la società di gadget sportivi<br />
Topps per circa 400 milioni di dollari.<br />
| dossier | private equity |<br />
Apollo Management<br />
FONDI: 13 miliardi di dollari<br />
SEDE: Purchase, New York<br />
FONDAZIONE: 1990<br />
AD: Leon D. Black<br />
Come KKR, Apollo ha collocato sul mercato<br />
boristico una controllata, Apollo Investment<br />
Corp., e sta lanciandone un’altra,<br />
AP Alternative Assets LP fund.<br />
Tra le operazioni più recenti l’acquisizione<br />
di Jacuzzi per 1.25 miliardi, inclusi i debiti,<br />
e di Covalence Specialty Materials, divisione<br />
di Tyco International, per 975 milioni<br />
di dollari. Ha acquisito anche Berry Plastics<br />
in un operazione da 2.5 miliardi condotta<br />
con Graham Partners. Apollo ha acquisito<br />
il business nella produzione di silicone<br />
e quarzo di General Electric per 3.4 miliardi.<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 27 |
| dossier | private equity |<br />
Warburg Pincus<br />
FONDI: 15 miliardi di dollari<br />
SEDE: New York<br />
FONDAZIONE: 1966<br />
AD: Charles Kaye e Joseph Landy<br />
Warburg Pincus ha gestito oltre 100<br />
collocamenti in Borsa dalla sua<br />
costituzione, nel 1966, per effetto<br />
della fusione tra Warburg e Lionel Pincus.<br />
Due anni fa ha collaborato con Thomas<br />
H. Lee Partners e altri investitori,<br />
compreso l’amministratore delegato<br />
Joseph Neubauer, nell’acquisizione<br />
di Aramark per 8,3 miliardi. Nell’operazione<br />
Warburg Pincus ha rilevato per 75 milioni<br />
il 30% di NyFix, un’azienda in perdita,<br />
specializzata nelle piattaforme di trading<br />
azionario, coinvolta nello scandalo<br />
delle retrodatazioni delle stock options.<br />
Warburg insieme a Cinven hanno<br />
spuntato l’acquisizione per 2,66 miliardi<br />
della tv via cavo olandese, Casema NV,<br />
e subito dopo hanno sborsato altri<br />
3,3 miliardi di dollari per Essent Kabelcom,<br />
altro operatore via cavo olandese.<br />
In Corea del Sud la società è nel mirino<br />
di una campagna contro i private equity<br />
e i loro comportamenti nei confronti<br />
delle aziende del paese asiatico.<br />
Il Venture Capital per il sociale<br />
OLTRE VENTURE è una fondazione che si prefigge di<br />
sviluppare il Venture Capital sociale, cioè l’applicazione<br />
di alcune pratiche tipiche del settore forprofit<br />
alla gestione delle organizzazio-<br />
di Daniele Bettini ni non profit. In questo senso sia la<br />
fondazione sia i normali fondi di venture<br />
capital partono da presupposti simili: entrambi devono selezionare<br />
organizzazioni o imprese di valore che abbiano prospettive<br />
di successo e che siano condotte in modo efficiente, ed<br />
entrambi sono responsabili nei confronti di parti terze che forniscono<br />
le risorse finanziarie.<br />
La differenza sostanziale e significativa, rispetto ai comuni fondi<br />
di Venture Capital, è la remunerazione del rischio che risulta bassa<br />
o quasi nulla per gli investitori, da un punto di vista economico,<br />
ma elevato per la società che trova soddisfatte a prezzi accettabili<br />
delle esigenze primarie (dall’assistenza sanitaria di buon livello, alla<br />
creazione di abitazioni di edilizia popolare, all’offerta di servizi<br />
sociali di qualità a prezzi accettabili).<br />
| 28 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
Silver Lake Partners<br />
FONDI: 6 miliardi di dollari<br />
SEDE: Menlo Park, California, e New York<br />
FONDAZIONE: 1999<br />
PRESIDENTI: Jim Davidson,<br />
Glenn Hutchins e David Roux<br />
Silver Lake, una giovane compagnia,<br />
si è specializzata in nuove tecnologie,<br />
con investimenti in Gartner, Seagate<br />
Technology e Flextronics. Insieme a KKR<br />
e AlpInvest Partners ha acquisito<br />
il controllo della divisione chip di Philips<br />
per 4,35 miliardi di dollari. Nel novembre<br />
2005 ha deciso di rilevare per 1,2 miliardi<br />
il produttore di software, Serena. Ha avuto<br />
un ruolo di primo piano nel rilevare<br />
per 2,66 miliardi la divisione chip di Agilent,<br />
già spin-off di HP. La società insieme<br />
al management ha collaborato alla vendita<br />
di Istinet alla casa d’aste nipponica<br />
Nomura per 1,2 miliardi. Come altri<br />
private equity è sotto osservazione<br />
del Dipartimento della Giustizia Usa<br />
per pratiche anticompetitive.<br />
Tracinda<br />
FONDI: 10 miliardi di dollari<br />
SEDE: Beverly Hills, California<br />
FONDAZIONE: 1976<br />
PRESIDENTE E AD: Kirk Kerkorian<br />
Il fondatore e padre-padrone, noto<br />
alle cronache come uno dei raider<br />
più aggressivi di Wall Street, ha scelto<br />
Tracinda in onore delle due figlie,<br />
Tracy e Linda. Tracinda sta continuando<br />
ad incrementare la sua presenza in General<br />
Motors dove Kerkorian non fa mistero<br />
di voler mettere alla porta l’attuale<br />
ad, Wagoner. Prima di GM Kerkorian<br />
è stato uno dei più ferri oppositori<br />
della fusione tra Chrysler e Daimler.<br />
Tracinda è stata azionista di riferimento<br />
della major hollywodiana MGMe<br />
più recentemente Kerkorian si è lanciato<br />
nel business dei casinò.<br />
Providence Equity<br />
FONDI: 9 miliardi di dollari<br />
SEDE: Providence, Rhode Island<br />
FONDAZIONE: 1990<br />
AD: Jonathan Nelson<br />
Il business principale di Providence Equity<br />
Partners, con sede in Rhode Island<br />
ma uffici a New York e London, sono<br />
operazioni nel settore delle comunicazioni<br />
e dei media. L’ex direttore della Federal<br />
Communications Commission, Michael<br />
Powell è diventato senior advisor del fondo<br />
nel 2005. Providence ha investito<br />
in aziende come Hallmark International,<br />
Freedom Communications, Metro-Goldwyn-<br />
Mayer e Warner Music. Nel 2005,<br />
Providence insieme ad un altro private<br />
equity ha acquisito SunGard Data Systems<br />
per 11 miliardi e subito dopo la compagnia<br />
telefonica danese TDC per 12 miliardi.<br />
Providence è stata chiamata in causa,<br />
insieme a Madison Dearborn e Apollo,<br />
come acquirente del quotidiano economico<br />
francese Tribune. Il gruppo ha raccolto fondi<br />
per 12 miliardi per il suo ultimo prodotto,<br />
tre volte il precedente da 4.25 miliardi.<br />
Luciano Balbo, fondatore nel 2000 di Oltre, spiega come la definizione<br />
di Venture Capital sociale sia «emersa negli Stati Uniti, nata<br />
dall’idea che si possano sviluppare, con sistemi simili al Venture Capital,<br />
aziende che riescono ad essere economicamente sostenibili e a<br />
svolgere una missione sociale. In questo caso però l’obiettivo degli investitori<br />
non è - per l’appunto - quello di massimizzare i profitti, ma<br />
di ottenere almeno quanto versato, dopo essere riusciti a far nascere<br />
imprese che “tappano i buchi” del welfare.<br />
Si tratta di interventi innovativi nel sociale, e siamo convinti<br />
che tra un po’ di tempo i rischi, oggi molto elevati, si abbasseranno<br />
notevolmente».<br />
L’idea di Oltre parte da una duplice constatazione: da un lato la<br />
debolezza del welfare, dall’altro l’analisi della risposta da parte della<br />
società, ancora troppo legata alla visione dell’assistenza vista come<br />
donazione e carità, un modello ormai logoro e con poco successo.<br />
«Oltre – continua Balbo – è una Sapa (società in accomandita<br />
per azioni) promossa e gestita attraverso Oltre Gestioni Srl. La dotazione<br />
iniziale di Oltre Venture è di circa 7 milioni di euro con una<br />
CHRYSLER: ORA TOCCA A CERBERUS IL PREDATORE<br />
OGGI TOCCA A CHRYSLER, ACQUISTATA DA CERBERUS. Domani potrebbe<br />
essere General Motors. E poi, chissà, forse persino a General Electric: non<br />
è un caso, a questo proposito, che pochi giorni fa gli hedge fund abbiano<br />
chiesto lo smembramento del gigante americano, cui ha dovuto rispondere<br />
inorridito lo stesso amministratore delegato Jeffrey Immelt. E persino lo<br />
“squalo” Charles Prince, amministratore delegato di Citigroup, deve fare i<br />
conti con i fondi che vorrebbero assaltare il primo gruppo bancario al<br />
mondo per farne un bello spezzatino<br />
Un private equity che si rispetti - e che voglia diventare un attore globale -<br />
non potrà farlo senza una integrazione della finanza con la politica: sotto la<br />
guida discreta del suo fondatore, Stephen Feinberg, Cerberus ha assunto<br />
protagonisti d'eccezione. Il presidente del gruppo è John Snow, l'ex segretario<br />
al Tesoro americano e il presidente della divisione internazionale è Dan<br />
Quayle, l'ex vicepresidente nell'amministrazione di Bush padre. È solo<br />
poggiando su una struttura mista di finanza e politica che si possono gestire e<br />
risolvere i problemi di personale (83mila dipendenti), pensioni e<br />
assicurazione sanitaria (18 miliardi di dollari da coprire) di un produttore<br />
d'auto delle dimensioni di Chrysler. È solo con la diplomazia e i contatti<br />
dispiegati da un ex segretario al Tesoro che un'operazione di questo genere<br />
ha portato a un accordo condiviso dal sindacato.<br />
A Detroit, Ron Gettelfinger, il presidente della United auto workers<br />
(Uaw) ha dato la sua benedizione senza troppi indugi: «Abbiamo provato a<br />
convincere Daimler a restare - ha dichiarato il sindacalista - ma siamo<br />
arrivati alla conclusione che a un certo punto è meglio voltare pagina».<br />
La Fondazione Oltre importa in Italia una nuova modalità di finanziamento per il terzo settore; risorse economiche e competenze manageriali per progetti di rilevanza sociale.<br />
raccolta finale prevista attorno ai 10 milioni e un tetto non superiore<br />
a 12, soldi raccolti non da privati, ma da grandi istituzioni».<br />
(Tra gli investitori istituzionali ci sono fondazione Magnoni, Cleops<br />
srl, Fondazione Crt, De Agostini, Euroimmobiliare Fiduciaria<br />
spa, Tetrafin spa e molti altri)<br />
Tutto questo però è solo una faccia della medaglia: Oltre infatti<br />
supporta le imprese non solo con il sostegno finanziario, ma anche<br />
attraverso le proprie competenze manageriali e il proprio know how<br />
in ambito sociale. Infatti Oltre vuole entrare sia nella compagine societaria,<br />
sia nel consiglio di amministrazione delle imprese che so-<br />
L’obiettivo esplicito<br />
è quello di usare gli stessi<br />
strumenti della finanza<br />
più aggressiva per<br />
finanziarie il non profit<br />
18,3 miliardi<br />
GLI ASSET<br />
GESTITI<br />
Cerberus con quasi<br />
20 miliardi di dollari<br />
di asset gestiti è uno<br />
dei principali fondi<br />
di private equity<br />
al mondo. Cerberus<br />
è specializzato nelle<br />
gestione di risorse<br />
finanziarie, ma anche<br />
nell’operatività<br />
industriale. L’obiettivo<br />
del fondo è portare<br />
a compimento<br />
un completo rilancio<br />
di compagnie<br />
in difficoltà<br />
per trasformarle<br />
in aziende di successo.<br />
| dossier | private equity |<br />
QUANTO GUADAGNA<br />
60 miliardi<br />
IL FATTURATO<br />
DELLE SOCIETÀ<br />
Il gruppo controlla<br />
diverse società<br />
in tutto il mondo.<br />
Di alcune ha una<br />
quota di maggioranza,<br />
di altre detiene<br />
partecipazioni<br />
di minoranza definite<br />
«rilevanti».<br />
Nel complesso queste<br />
compagnie fatturano<br />
oltre 60 miliardi<br />
di dollari, più di Coca<br />
Cola e Mc Donald’s.<br />
CHI CONTROLLA<br />
38 società<br />
LE COMPAGNIE<br />
IN PORTAFOGLIO<br />
Nell’ultima clamorosa operazione condotta<br />
da un private, l’acquisizione della Chrysler,<br />
è entrato anche il sindacato nella convinzione di poter usare<br />
la leva finanziaria per difendere i posti di lavoro.<br />
Cerberus controlla<br />
38 società<br />
che indirettamente<br />
detengono<br />
partecipazioni in altre<br />
società. Attraverso<br />
Sports Brands<br />
International<br />
il fondo ha acquisito<br />
l’italiana Fila. Tra<br />
le partecipate, anche<br />
il braccio finanziario<br />
di Gm, cioè Gmac.<br />
Tra i settori<br />
d’investimento,<br />
la difesa, l’healthcare,<br />
il divertimento,<br />
i servizi finanziari<br />
e il Real Estate.<br />
stiene, garantendone in questo modo un adeguato controllo sulle decisioni<br />
imprenditoriali e sulle linee strategiche.<br />
Tra le associazioni e le imprese già sostenute ci sono Solidare, una<br />
cooperativa che realizza interventi di prevenzione e trattamento del<br />
disagio psicologico e sociale, che finora ha effettuato più di 500 interventi<br />
a Milano, e Yoni un ambulatorio medico che offre servizi di ginecologia<br />
e sostegno psicologico alle donne. Tra i progetti che stanno<br />
per partire, quello su cui si conta di più è legato allo sviluppo del microcredito<br />
per lo start up di iniziative imprenditoriali.<br />
Insomma Oltre finanzia tutta una serie di iniziative che forniscono<br />
servizi che il privato offre a prezzi maggiori e che il pubblico spesso<br />
ignora in un modo piuttosto preciso; finanzia lo sturt-up e fornisce<br />
know-how manageriali. Una volta raggiunta l’autosostenibilità procede<br />
ad un piano di rientro, prestabilito, tale da garantire agli investitori<br />
il rientro del capitale con, al limite, un minimo margine di guadagno.<br />
Colpiscono le parole di Balbo: «è una iniziativa nuova e i rischi<br />
sono molto elevati, quando si amplierà i rischi diminuiranno e tutto<br />
sarà molto più semplice». .<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 29 |
CONTRASTO<br />
Est Europa<br />
Global player<br />
Generali<br />
di Paolo Fusi<br />
| lavanderia |<br />
C’<br />
ERA UNA VOLTA UN GOVERNATORE DELLA BANCA NAZIONALE CECA, tale Josef Tosovsky (foto), che in una mattina<br />
di primavera del 1995, insieme al ministro delle finanze Ivan Kocarnik ed al direttore della società di Stato<br />
per le privatizzazioni, Romen Ceska, doveva decidere cosa fare di Ceska Pojistovna (CP), la più grande<br />
compagnia d’assicurazione della Cecoslovacchia. Il Governatore aveva ricevuto poche ore prima due<br />
rappresentanti del gruppo tedesco Allianz, che avevano avanzato un’offerta miliardaria. Tosovsky invece<br />
presentò agli increduli colleghi Petr Kellner, un ragazzotto lentigginoso di Praga con una piccola esperienza<br />
in computer e non ancora 25 anni finiti. Naturalmente senza una sola Corona in tasca. CP deve rimanere<br />
ceca, gridò il Governatore. Gli altri ristettero, allarmati ed intimoriti.<br />
Kellner fondò due società offshore in Olanda, la PPF e la CZI, finanziate da chi? Dalla ABN Amro,<br />
perbacco, e da timidi investori russi. Nel giro di pochi anni CP, nelle capaci mani di Kellner, diventa<br />
un gigante in tutta l’Europa Orientale, comprando tra l’altro in Russia, in Serbia, in Romania. Alla fine<br />
del 2005 CP dichiara un profitto netto di quasi 300 milioni di euro e paga un dividendo di circa 165 milioni<br />
di euro. Il valore del gruppo viene stimato oramai in almeno 5 miliardi. Ciò nonostante CP ha problemi<br />
di liquidità. Kellner ed i suoi soci si sono lanciati in pericolose speculazioni sul cemento, andate malissimo,<br />
si sono fatti notare alle aste di mezzo mondo perché comprano a botte di milioni bottiglie di vino, fanno<br />
gli intermediatori per aeroplani militari. La ABN Amro regge ma<br />
si lamenta. CP non riesce a pubblicare il Bilancio d’esercizio 2006.<br />
A partire dal febbraio 2007 dodici gruppi di portata<br />
internazionale, tra cui Allianz, AXA, la banca olandese ING,<br />
gli americani di AIG ed il gruppo multinazionale KBC si battono<br />
per rilevare CP. Offerte: tra i 6 e gli 8 miliardi di euro. Poi, il colpo.<br />
Il 26 aprile la CP viene tolta dal mercato, l’asta annullata. Il gruppo<br />
Generali, senza partecipare all’asta e pagando solo 1,1 miliardi di euro, si pappa la CP. Generali e PPF,<br />
una delle due holding dietro la CP, fondano una nuova società, la Generali PPF Holding, di cui Generali<br />
acquisisce il 51% delle azioni. Come è avvenuto il miracolo? ABN Amro è stata venduta al gruppo inglese<br />
Barclay’s e Generali ha usato l’occasione per far valere certi vecchi crediti nei confronti della banca<br />
olandese verso PPF, Kellner e i suoi soci noti ed occulti. Detto, fatto, specie grazie alla mediazione<br />
della ZAO Intesa Bank di Mosca e del mitico banchiere Fallico, suo Gran Capo. Come ciliegina Generali<br />
conferisce alla nuova holding le sue partecipazioni nell’Est europeo, facendo crescere CP fino ad essere,<br />
dopo Nasta, la seconda compagnia in Russia e dintorni. Un piccolo prezzuccio però bisogna pagarlo.<br />
Petr Kellner, che oramai con i suoi 34 anni è esperto navigato quanto un Abramovic o un Khodorkowski,<br />
diventa consigliere delle Generali – il che significa che i timidi investitori russi dietro la PPF entrano<br />
quasi non visti nelle stanze del potere triestino – quelle che già negli anni ’90, comprando la BSI Banca<br />
della Svizzera Italiana, si erano assicurati il controllo fiduciario sulla Bank Al-Taqwa e sulla DMI, i due<br />
colossi finanziari dell’estremismo della Fratellanza Musulmana accusati dall’amministrazione Bush di aver<br />
sostenuto gli ambienti legati ad Al Qaida. Certo, se il capitalismo all’italiana deve scegliere fra Tronchetti<br />
Provera, Geronzi, Colaninno, Palenzona, la massoneria islamica o i soci segreti russi, quasi quasi ci viene<br />
da rimpiangere Beneduce, Cuccia e gli Agnelli... .<br />
La misteriosa e inquietante<br />
acquisizione in terra Ceca<br />
del gruppo di Trieste che ora<br />
ha nuovi soci e un consigliere<br />
d’amministrazione giovane<br />
e protagonista di molte trame<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 31 |
| inbreve |<br />
Biologico versus convenzionale >34<br />
Agricoltori senza semi >36<br />
conomiaetica<br />
In Germania c’è del marcio >38<br />
TRASPARENZA<br />
E GARANZIA<br />
GRAZIE ALLE<br />
ASTE ON LINE<br />
Ormai anche gli esperti parlano<br />
di mercato quasi perfetto<br />
con l’avvento di internet, tanto<br />
che acquistare on line è vantaggioso<br />
per tutti, privati ed enti pubblici.<br />
Come per la Regione Toscana,<br />
dove l’e-procurement – cioè<br />
gli acquisti on line di beni<br />
e servizi da parte della pubblica<br />
amministrazione – rappresenta<br />
già una realtà significativa.<br />
Le operazioni concluse in rete<br />
ammontano a circa 15 milioni<br />
di euro, a cui si aggiunge<br />
una maxigara per i mutui di ben<br />
400 milioni di euro. L’impegno<br />
del governo regionale si estende<br />
anche ad una campagna<br />
di sensibilizzazione per diffondere<br />
al massimo l’e-procurement.<br />
Le aste on line aiutano<br />
a contenere i costi e quindi la spesa<br />
pubblica, assicurano maggiore<br />
trasparenza del mercato e più<br />
concorrenza. Per questo la Regione<br />
Toscana ha inserito alcuni articoli<br />
sull’e-procurement nella nuovissima<br />
legge sugli appalti.<br />
Si stima che le gare d’appalto<br />
telematiche possano produrre<br />
risparmi del 5 per cento in termini<br />
di spesa e tra il 50 e l’80 per cento<br />
sui costi delle transazioni sia<br />
per gli acquirenti che per i fornitori.<br />
| 32 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
FIDELITY INVESTMENTS<br />
SCEGLIE LA CAUSA<br />
DEL DARFUR E SCOPPIA<br />
LA POLEMICA NEGLI USA<br />
In uno spot televisivo una donna africana legge questo<br />
messaggio: «I gestori del portafoglio di Fidelity<br />
assumono le proprie decisioni d’investimento<br />
sulla base di considerazioni economiche e finanziarie,<br />
tenendo conto di altre tematiche solo se hanno<br />
un effetto materiale su queste considerazioni». Mentre<br />
la donna legge, l’obiettivo della telecamera si allarga,<br />
facendo vedere alle sue spalle un grande campo<br />
profughi. La donna finisce il messaggio, alza gli occhi<br />
verso l’obiettivo e una voce maschile fuori campo dice:<br />
«Quando a Fidelity è stato detto che i suoi investimenti<br />
aiutano il genocidio nel Darfur, questa è stata la risposta.<br />
Qual è la vostra?».<br />
La Fidelity Investments è una società<br />
statunitense che gestisce fondi pensione<br />
e d’investimento.<br />
L’America non ha fatto attendere<br />
la sua reazione. Lo spot, realizzato<br />
dalla coalizione “Save Darfur” e dalla<br />
campagna “Fidelity Out of Sudan”,<br />
è stato bloccato temporaneamente<br />
sulla Cnn, mentre inserzioni simili sulla<br />
stampa sono state rifiutate da Newsweek, New York<br />
Times e Boston Globe. Al contrario, l’inserzione è stata<br />
pubblicata dal Washington Post e da Usa Today.<br />
Fidelity Investments è intervenuta sostenendo<br />
che i suoi investitori possono scegliere di escludere<br />
singole società o aree geografiche dai loro investimenti.<br />
La società ha anche annunciato un forte<br />
disinvestimento da PetroChina, posseduta<br />
all’88 % dalla China National Petroleum Corp. (Cnpc),<br />
interamente posseduta dal governo di Pechino,<br />
legato al governo di Khartoum. Al 31 dicembre 2006,<br />
Fidelity possedeva azioni della compagnia cinese<br />
per 1,3 miliardi di dollari.<br />
RISCHIO CLIMA?<br />
I FONDI USA<br />
IGNORANO<br />
I CAMBIAMENTI<br />
Negli Usa i fondi d’investimento<br />
ignorano i rischi finanziari dei<br />
cambiamenti climatici. È il risultato<br />
di una ricerca dell’Institutional<br />
Shareholder Services (ISS) sui voti<br />
nelle assemblee degli azionisti,<br />
elaborata per conto della Coalition<br />
for Environmentally Responsible<br />
Economies (Ceres), la maggiore<br />
coalizione d’investitori<br />
e ambientalisti nordamericana.<br />
Secondo lo studio, nessuno<br />
dei 100 maggiori fondi d’investimento<br />
statunitensi ha votato a favore<br />
delle 30 mozioni di azionisti<br />
di compagnie Usa, che chiedevano<br />
più trasparenza sui rischi finanziari<br />
legati ai cambiamenti climatici<br />
su scala mondiale. Infatti, tutte<br />
le 28 compagnie che gestiscono<br />
gli investimenti dei primi 100 fondi<br />
statunitensi si sono astenute<br />
o hanno votato contro le mozioni<br />
presentate in tal senso<br />
nelle assemblee degli azionisti<br />
dello scorso anno. Tra le 28<br />
compagnie, ci sono Vanguard <strong>Group</strong><br />
e American Funds, che gestiscono<br />
i patrimoni di gran parte<br />
dei 100 maggiori fondi americani.<br />
Al contrario, molti investitori<br />
istituzionali, come Tiaa-Cref e i fondi<br />
pensione californiani Calpers<br />
e Calstrs, hanno sostenuto, in modo<br />
crescente, le mozioni su clima<br />
e trasparenza dei rischi finanziari.<br />
PRESIDENZA<br />
DELLA BM<br />
SI APRE<br />
LA SUCCESSIONE<br />
Paul Wolfowitz, presidente della<br />
Banca mondiale e fedelissimo<br />
di Bush, si è dimesso. Il prossimo<br />
30 giugno, con una buona uscita<br />
di circa 400.000 dollari, Wolfowitz<br />
lascerà l’ambita poltrona. L’affaire<br />
Riza gli è costato caro, anche se fino<br />
all’ultimo ha cercato di giustificare<br />
l’accaduto, ovvero la promozione<br />
e l’aumento di stipendio all’amante.<br />
Un ruolo decisivo nelle dimissioni<br />
l’ha giocato l’Europa, anche<br />
se l’atteggiamento “temperato”<br />
nei confronti di Wolfowitz è il frutto<br />
di una mediazione voluta dagli<br />
americani (per ricucire lo strappo<br />
con Il Vecchio Continente), a cui<br />
ora passa la palla per la nomina<br />
del successore. La consuetudine<br />
non scritta vuole infatti che<br />
a nominare il vertice della World<br />
Bank siano gli Usa. Mentre<br />
per il Fondo monetario il compito<br />
spetta all’Europa.<br />
Non è un caso che la mancanza<br />
di criteri di valutazione meritocratici<br />
sia nel mirino delle organizzazioni<br />
della società civile che vorrebbero<br />
una riforma democratica e in termini<br />
di tutela socio-ambientale delle<br />
istituzioni di Bretton Woods.<br />
I papabili per la successione<br />
sono: Robert Kimmit, vice segretario<br />
al Tesoro, Robert Zoellick,<br />
consulente della Goldman Sachs,<br />
Alan Hubbard, consigliere<br />
economico della Casa Bianca, Paul<br />
Volcker ex presidente della Federal<br />
reserve. Quest’ultimo riceverebbe<br />
l’incarico ad interim.<br />
IN OLANDA SCOPPIA<br />
LO SCANDALO: I FONDI<br />
PENSIONE INVESTIVANO<br />
IN BOMBE E MINE ANTIUOMO<br />
I fondi pensione olandesi sono nella bufera.<br />
A far scoppiare lo scandalo le rivelazioni<br />
di un documentario televisivo, trasmesso dalla tv<br />
pubblica, in cui li si accusava di investire in industrie<br />
che producono mine antipersona e bombe a grappolo<br />
(cluster bomb, nella foto), senza che i risparmiatori<br />
ne sapessero nulla, dato che l’elenco delle società<br />
oggetto d’investimento è riservato.<br />
Le polemiche seguite alla trasmissione “Zembla”<br />
hanno costretto Pggm, il fondo pensione del settore<br />
sanitario, che gestisce un patrimonio di 81 miliardi<br />
di euro, ad annunciare di aver disinvestito dalle società<br />
che producono mine<br />
antiuomo e cluster bomb,<br />
senza però rendere pubblici<br />
i nomi delle società<br />
in questione.<br />
A sua volta, Abp il fondo<br />
pensione degli insegnanti<br />
e dei dipendenti pubblici,<br />
che gestisce un patrimonio<br />
di 209 miliardi di euro e il più grande d’Olanda,<br />
ha annunciato di aver venduto le azioni di quattro<br />
società produttrici di mine antipersona: Textron,<br />
General Dynamics, Alliant Techsystems e Singapore<br />
Technologies Engineering. Il disinvestimento ammonta<br />
a diverse decine di milioni di euro. Abp ha dichiarato<br />
di non aver disinvestito, invece, dai produttori di cluster<br />
bomb, perché su questi ordigni, a differenza delle mine,<br />
non esiste alcun trattato internazionale per la loro<br />
messa al bando. Il fondo, comunque, sta rivedendo<br />
tutta la propria politica nel settore militare,<br />
che potrebbe comportare il disinvestimento anche<br />
dai produttori delle bombe a grappolo e da società<br />
come Boeing e Lockheed Martin.<br />
| inbreve |<br />
HEDGE FUND<br />
AL G8<br />
NON PASSA<br />
LA LINEA DURA<br />
Gli Hedge fund (fondi ad alto<br />
rischio) rendono efficiente il sistema<br />
finanziario, ma bisogna vigilare<br />
attentamente sulla loro gestione.<br />
Questo è il messaggio del rapporto<br />
predisposto sul settore dal Financial<br />
Stability Forum, approvato<br />
a Potsdam dai ministri del G8.<br />
In verità, le richieste dei tedeschi<br />
erano più rigide, perché chiedevano<br />
una regolamentazione diretta<br />
degli Hedge Fund e non cinque<br />
raccomandazioni attraverso<br />
le banche e gli intermediari.<br />
Una sorta di autodisciplina<br />
dei maggiori gestori, che sono<br />
disponibili a stabilire le direttive<br />
per un settore in grande espansione<br />
e che vale 1600 miliardi di dollari.<br />
La Germania, voce<br />
in controtendenza, che da molto<br />
tempo insiste sulla regolamentazione<br />
diretta e più restrittiva, si è trovata<br />
piuttosto isolata sulla sua posizione.<br />
Gli Hedge fund sono oggi circa<br />
diecimila e dal 1999 hanno<br />
quintuplicato i fondi in gestione.<br />
Alle autorità, secondo<br />
il documento, spetta il compito<br />
di incoraggiare gli sforzi degli<br />
operatori per migliorare la trasparenza<br />
e i benchmark di settore.<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 33 |
| economiaetica | cultura biologica |<br />
Biologico<br />
versus<br />
convenzionale<br />
C’è una differenza di prezzo ma vale la pena spendere qualcosa in più per la propria salute. Tra un campo coltivato convenzionalmente e uno biologico la differenza balza agli occhi e al palato.<br />
DUE PIANTE APPARENTEMENTE UGUALI. UNA COLTIVATA BIOLO-<br />
GICAMENTE, L’ALTRA CONVENZIONALMENTE. La prima è robusta,<br />
sana, cresce in armonia grazie al concime organico,<br />
non contiene residui chimici: gli<br />
di Ilaria Bartolozzi unici insetticidi usati su di lei sono veleni<br />
naturali come piretro, zolfo e una<br />
piccola quantità di rame. È accudita dalle braccia di uomini che<br />
strappano via le erbacce che le crescono attorno. L’altra pianta viene<br />
concimata con prodotti chimici. Per difenderla dai parassiti vengono<br />
utilizzati sali chimici che assorbe con grandi dosi d’acqua, che<br />
| 34 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
la gonfiano e la indeboliscono. Più diventa fragile più gli insetti e i<br />
funghi la assalgono. Per ammazzare le piante infestanti che la circondano<br />
vengono usati diserbanti industriali che colpiscono ulteriormente<br />
anche lei. I prodotti chimici inquinano il terreno e l’aria.<br />
Il campo coltivato convenzionalmente è circondato da terra secca,<br />
senza vita. Il campo coltivato biologicamente è circondato da verde.<br />
Questa descrizione potrebbe bastare per convincervi, se non l’avete<br />
ancora fatto, a passare ad acquistare ortaggi e frutta coltivati organicamente.<br />
Certo, i prezzi sono più cari ma visto quello che si<br />
guadagna in salute forse qualche euro in più possiamo considerarlo<br />
L’Italia è il maggior produttore di<br />
prodotti biologici in Europa.<br />
Ecor la più grande azienda di<br />
distribuzione compie vent’anni<br />
Sopra coltivazioni biologiche e, sotto, convenzionali;<br />
in basso a sinistra, scatole di diserbanti.<br />
ben speso. «I prezzi delle verdure e della frutta coltivati convenzionalmente<br />
– spiega Fabio Brescacin, presidente e amministratore delegato<br />
di Ecor spa - sono stati completamente stravolti Se si pensa a<br />
quanto lavoro manuale c’è dietro ogni singola pianta è davvero impossibile<br />
vendere ortaggi a un euro al chilo!» Ma Brescacin non si<br />
perde d’animo: «Se tutti avessero modo di vedere la differenza, anche<br />
solo estetica, tra un campo di carote biologiche e uno di carote<br />
convenzionali cambierebbero di colpo le loro abitudini alimentari».<br />
Ecor, che in maggio ha festeggiato i suoi vent’anni di attività, ha 70<br />
milioni di euro di fatturato e 140 tra dipendenti e collaboratori: è la<br />
L’AGRICOLTURA BIOLOGICA<br />
FA DIMINUIRE<br />
L’ANIDRIDE CARBONICA<br />
NEL CONFRONTO FRA AGRICOLTURA CONVENZIONALE<br />
e biologica quest’ultima vince anche per il minor consumo di energia<br />
e la minor emissione di gas serra. Questo dato potrebbe migliorare ulteriormente<br />
se nelle aziende agricole diventasse più diffuso l’uso dell’energia solare,<br />
eolica e da biomasse. Da considerare inoltre che la produzione di energia<br />
da biomassa non contribuisce all’aumento di CO2 nell’atmosfera poiché<br />
la quantità di anidride carbonica rilasciata durante il processo di decomposizione<br />
o trasformazione energetica è pari alla quantità assorbita dalla coltura durante<br />
il suo ciclo di crescita. Ogni kWh di energia prodotto mediante biomasse,<br />
in pratica, corrisponde ad una mancata emissione di circa 200 grammi<br />
di anidride carbonica, rispetto all’uso di idrocarburi. Dalla biomassa, inoltre,<br />
è possibile ricavare un combustibile noto come biodiesel, in grado di far<br />
funzionare macchine e macchinari dotati di motore diesel. In questo modo<br />
è evidente come l’agricoltura biologica diventa importante per rispettare<br />
il Protocollo di Kyoto: è un modello di sviluppo rurale che apporta un contributo<br />
positivo alla produzione di energia da fonte rinnovabile ed alla diminuzione<br />
dei gas di serra riducendo le proprie emissioni e immagazzinando l’anidride<br />
carbonica in “sinks”, cioè nel suolo e nelle piante. L’agricoltura biologica<br />
contribuisce alla riduzione di emissioni anche sotto altri aspetti: 1) la riduzione<br />
di emissioni di metano nell’allevamento del bestiame (fermentazione<br />
dei carboidrati nel processo di digestione degli animali e gestione del letame)<br />
sia per il tipo di dieta che per il numero di capi per ettaro; 2) l’eliminazione<br />
dell’uso di concimi chimici di sintesi, la produzione dei quali richiede<br />
grandi quantità di energia e che liberano nell’uso protossido di azoto (N2O);<br />
3) la riduzione della combustione di fonti fossili per mandare avanti il parco<br />
macchine per le tecniche legate alle lavorazioni leggere che riducono le relative<br />
emissioni di anidride carbonica. Inoltre ad un minor impatto l’agricoltura biologica<br />
aumenta la capacità del suolo di fungere da “sink”<br />
per l’anidride carbonica a causa del mantenimento<br />
e/o aumento del tasso sostanza organica.<br />
A sinistra, biomassa<br />
composta da sostanze<br />
di origine vegetale e utilizzata<br />
per produrre energia.<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 35 |
AZIENDA AGRICOLA BARGERO<br />
VENNE FONDATA NEL 1960 dal medico antroposofo Aldo Bargero, che volle<br />
condurre l’azienda secondo i metodi della agricoltura biodinamica, che<br />
fa riferimento agli insegnamenti di Rudolf Steiner. Suo figlio, Martino Bargero,<br />
laureato in agraria, nell’84, insieme alla moglie Costanza Poggio converte<br />
la coltivazione da biodinamica a biologica. Inizialmente si occupano solo<br />
di allevare galline ovaiole: dalle prime 300 unità ora l’Azienda Agricola<br />
ne ospita 6000, allevate in libertà. «Siamo molto fortunati – spiega Costanza –<br />
perché questo terreno non ha mai conosciuto la concimazione chimica,<br />
è un terreno puro. Inoltre siamo circondati da un bosco che ci protegge<br />
dall’inquinamento della pianura padana». L’azienda si trova a Carbonate,<br />
in provincia di Como, a 35 km da Milano. Ricopre un’area di circa 10 ettari,<br />
di cui cinque vengono coltivati e lasciati a disposizione alle galline, e altri<br />
cinque sono di bosco. La coltivazione degli ortaggi è iniziata nei primi anni<br />
Novanta, la frutta e le verdure di Bargero vengono vendute<br />
a una quarantina di negozi della Lombardia (tra cui la catena<br />
di supermercati NaturaSì) e a una sessantina di gruppi<br />
d’acquisto. Ogni fine settimana è aperto lo spaccio, che<br />
vende anche generi alimentari del mercato equosolidale.<br />
| 36 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
principale azienda italiana di distribuzione di prodotti biologici. Il<br />
70 per cento delle azioni è detenuto dalla Libera associazione antroposofica<br />
Rudolf Steiner di Conegliano e destina la maggior parte<br />
dei propri utili al sostegno di attività sociali, nell’ambito dell’agricoltura<br />
biodinamica e della pedagogia. Nel nostro paese Ecor è solo<br />
una delle aziende più importanti in un settore in notevole espansione.<br />
L’Italia è il maggior produttore biologico in Europa.<br />
In febbraio al BioFach 2007 di Norimberga, la più importante<br />
fiera del settore, l’Italia era la nazione dell’anno. Erano presenti<br />
2.100 espositori, provenienti da 73 nazioni, ci sono stati 37.000 visitatori<br />
di oltre 100 paesi. L’Italia, dopo la Germania, era la nazione<br />
maggiormente rappresentata: c’erano 273 espositori italiani, tra<br />
produttori e rivenditori. Già negli anni settanta arance, limoni, riso,<br />
pasta e pomodori venivano prodotti in Italia e importanti nei<br />
primi negozi biologici che nascevano in Germania. La nuova edizione<br />
di “Tutto Bio 2007 Annuario del Biologico”, curato da Achille<br />
Mingozzi e Rosa Maria Bertino, pubblicato da Bio Bank by Egaf<br />
Edizioni, (vedi box) rivela dati molto interessanti sul mondo del<br />
biologico italiano.<br />
Nel 2005 il settore ha ripreso a crescere: le superfici coltivate dedicate<br />
alla coltivazione bio sono cresciute dell’11% raggiungendo ol-<br />
Agricoltori senza semi<br />
FONTE: RAPPORTO BIO BANK 2007<br />
I NUMERI DEL BIOLOGICO IN ITALIA PER IL 2004-2006<br />
| economiaetica |<br />
La rivoluzione verde era stata la speranza di un’era dell’abbondanza senza fame. A distanza di mezzo secolo non ha risolto i problemi di sottonutrizione, ma ha imposto un’agricoltura che consuma energia e acqua. E gli Ogm sembrano una fotocopia di quel modello.<br />
ERA ANCORA IN CORSO LA SECONDA GUERRA MONDIALE quando la<br />
Rockefeller Foundation impiantò in Messico un istituto<br />
per la ricerca nel settore agricolo; alle sue dipendenze la-<br />
Il logo del Festival<br />
audiovisivo<br />
della biodiverstità<br />
che si tiene<br />
dal 12 al 14 ottobre.<br />
Per informazioni<br />
consulare il sito<br />
www.croceviaterra.it<br />
di Paola Baiocchi<br />
vorava un giovane genetista americano, Norman<br />
Borlaug, che dopo anni di esperimenti<br />
selezionò un ibrido di grano chiamato Norin<br />
10. La rivoluzione verde era cominciata: si prospettava per<br />
la terra una nuova era dell’abbondanza, si ipotizzava la fine<br />
della fame nel mondo con l’aumento a dismisura della<br />
produttività dei campi, senza che ci fosse bisogno di nuove<br />
superfici coltivate. “Per aver dato pane ad un mondo affamato”<br />
Borlaug nel 1970 ricevette il Nobel per la pace.<br />
Ma il prezzo nascosto di questa rivoluzione non troppo<br />
verde si è cominciato a vedere presto: i nuovi ibridi ottenuti<br />
avevano pronta risposta all’uso di maggiori quantità<br />
di fertilizzanti e all’irrigazione; assicuravano raccolti<br />
più abbondanti, ma con un costo esponenzialmente più<br />
alto rispetto alle varietà tradizionali, perché bisognosi di<br />
“bombardamenti” di fertilizzanti, di erbicidi e di grandi<br />
quantità di acqua. Inoltre era inutile che i contadini conservassero<br />
il seme per l’anno successivo, perché l’ibrido<br />
perdeva di vivacità dalla seconda generazione. I contadini<br />
dovevano, quindi, allargare i cordoni della borsa per acquistare<br />
gli ibridi, la cui produzione e vendita era controllata<br />
da poche company. Che non sono molto aumentate<br />
di numero, ma ora sono molto più potenti; tra le più conosciute<br />
ci sono la tedesca Bayer, le americane Monsanto<br />
e DuPont, l’olandese East-West Seeds, la svizzera Sygenta,<br />
a cui ora si sta aggiungendo la cinese Yuan Longping High-Tech<br />
Agricolture. L’agricoltura tradizionale era stata<br />
sconvolta, ma con quali risultati? Il Rapporto Fao dell’ottobre<br />
2006, a dieci anni dal Vertice Mondiale dell’alimentazione<br />
che aveva promesso di dimezzare il numero delle<br />
persone sottonutrite entro il 2015, ha dovuto ammettere<br />
che sono 820 milioni le persone affamate nei paesi in via<br />
di sviluppo, più di quante non ce ne fossero nel 1996.<br />
La rivoluzione verde<br />
e la rivoluzione genetica<br />
Marcello Buiatti, professore ordinario di genetica all’università<br />
di Firenze e presidente dell’Associazione nazionale<br />
Ambiente e lavoro, spiega i meccanismi della rivoluzione<br />
verde: «Ha funzionato in Asia e in America Latina per un<br />
certo periodo; fino agli anni Ottanta ha effettivamente migliorato<br />
la situazione, il numero di persone che morivano<br />
di fame è diminuito, poi è di nuovo aumentato. Perché insieme<br />
ai semi veniva esportato un modello di agricoltura,<br />
che allora sembrava l’unico, con grande consumo di chimica<br />
e di energia. Questo modello ha depauperato i terreni<br />
e soprattutto i contadini, tanto è vero che non esiste al<br />
mondo un’agricoltura che sia in pareggio». Oltre ai danni<br />
per la salute e per l’ambiente derivati dall’uso invasivo dei<br />
pesticidi, questo tipo di coltivazione ha provocato la scomparsa<br />
delle “razze di campo”, importanti per la preservazione<br />
del patrimonio biologico, con la conseguente distruzione<br />
della diversità e delle agricolture locali.<br />
tre un milione di ettari, ridando all’Italia il primato europeo. Gli operatori<br />
sono quasi 50.000, con un incremento del 22% sull’anno precedente.<br />
Sul piano politico, da segnalare la nascita di Federbio, la Federazione<br />
finalmente unitaria del settore, il ritorno alla guida del<br />
ministero dell’Agricoltura di Paolo De Castro, docente di Economia<br />
e Politica Agraria presso l’Università di Bologna, da sempre attento<br />
ai temi del biologico, e due novità sfornate con l’ultima finanziaria:<br />
la dotazione di 10 milioni di euro all’anno, per tre anni, del Piano<br />
d’azione nazionale per il settore, e la deducibilità dei costi di certificazione<br />
per le aziende agricole. Il prodotto biologico confezionato<br />
più venduto in Italia è il latte Prima Natura Bio del gruppo Granarolo.<br />
La regione (vedi tabella sotto) che vanta più primati è l’Emilia-<br />
Romagna: è la prima per numero di mense scolastiche biologiche e<br />
per ristoranti; la seconda per agriturismi, aziende con vendita diretta<br />
e siti di e-commerce; terza per mercatini; la quarta per negozi di<br />
alimenti naturali e la quinta per gruppi d’acquisto solidali. E’ l’unica<br />
regione sempre presente tra le prime cinque nelle graduatorie<br />
censite da Bio Bank. In seconda posizione c’è la Lombardia, con sette<br />
presenze in graduatoria e con il primato per negozi, mercatini e<br />
gruppi d’acquisto. Terza la Toscana, che guida la classifica per agriturismi<br />
e aziende con vendita diretta. .<br />
Con i brevetti sulle sementi, l’accerchiamento alle biodiversità<br />
si fa sempre più stretto; a cui non sfuggono nemmeno<br />
le banche dei semi coordinate dal Cgiar, l’organismo<br />
mondiale che custodisce, migliora ridistribuisce le piante<br />
alimentari, senza le quali metà del mondo morirebbe di<br />
fame. Ora gli Stati Uniti e Italia, con il suo ministro degli<br />
esteri Massimo D’Alema, hanno deciso di tagliargli i finanziamenti,<br />
forse sperando che i ricercatori non potendo più<br />
conservare le sementi le affidino a qualche multinazionale.<br />
Ma potrebbero essere gli Ogm, con quella che si chiama<br />
rivoluzione genetica, la soluzione ai problemi di alimentazione<br />
della Terra e anche una risposta ai cambiamenti climatici?<br />
«Bisogna dirlo che gli Ogm sono un insuccesso – risponde<br />
Buiatti – sono una deviazione infruttuosa e costosa<br />
della ricerca. In 20 anni, e con l’enormità di investimenti<br />
che hanno assorbito, hanno prodotto solo la soia, il mais,<br />
la colza e un po’ di cotone. La produttività non è aumentata<br />
da quando sono stati introdotti e ormai ci sono un centinaio<br />
di milioni di ettari coltivati a Ogm. Gli Ogm – conclude<br />
Buiatti – servono come penetrazione del mercato, per<br />
annullare il Protocollo di Cartagena sulla biodiversità, dove<br />
si dice che si possono non importare prodotti che possono<br />
essere pericolosi per l’ambiente e per il vivere sociale».<br />
Festival audiovisivo<br />
sulla Biodiversità<br />
Video da tutto il mondo e dibattiti su biodiversità e sovranità<br />
alimentare a Roma il 12, 13 e 14 ottobre. Sono aperti<br />
AGRITURISMI: 839 nel 2006, contro i 772 del 2004 (+9%)<br />
PRIMA REGIONE Toscana (191 realtà), seguono E. Romagna (102), Umbria (63), Marche (58)<br />
AZIENDE CON VENDITA DIRETTA: 1.324 nel 2006, contro le 1.184 del 2004 (+12%)<br />
PRIMA REGIONE Toscana (207), Emilia Romagna (203), Piemonte (91), Veneto (88)<br />
GRUPPI D’ACQUISTO: 288 nel 2006 con un bell’exploit rispetto ai 146 del 2004 (+97%)<br />
PRIMA REGIONE Lombardia (81 Gas), Piemonte (42), Toscana (32), Veneto (28)<br />
MERCATINI: 193 nel 2006, contro i 174 del 2004 (+11%)<br />
PRIMA REGIONE Lombardia (38), Veneto (29), Emilia Romagna (23), Toscana<br />
MENSE SCOLASTICHE: 658 le mense rilevate nel 2006, contro le 608 del 2004 (+8%)<br />
PRIMA REGIONE Emilia Romagna (127), Lombardia (111), Toscana (80), Veneto (72)<br />
RISTORANTI: 177 nel 2006 (esclusi gli agriturismi con ristorante), contro i 182 del 2004 (- 3%)<br />
PRIMA REGIONE Emilia Romagna (32), Lombardia (30), Marche (24), Toscana (17)<br />
NEGOZI: rilevati 1.094 negozi specializzati, contro i 1.030 del 2004 (+ 6%)<br />
PRIMA REGIONE Lombardia (174 negozi), Veneto (146), Piemonte (140), Emilia Romagna (110)<br />
E-COMMERCE: 79 i siti rilevati nel 2006, contro gli 81 del 2004 (-3%)<br />
PRIMA REGIONE Puglia (14), Emilia Romagna (11), Lazio (7), Lombardia e Umbria (6)<br />
i termini per la consegna delle opere audiovisive in concorso<br />
al IV Festival internazionale audiovisivo della Biodiversità,<br />
organizzato dal Centro Internazionale Crocevia,<br />
nell’ambito delle iniziative promosse dal Comitato Italiano<br />
per la Sovranità Alimentare. Il festival si svolgerà presso<br />
il Villaggio Globale in collaborazione con l’Associazione<br />
ONG Italiane, la FAO, Biblioteche di Roma, il comitato<br />
di quartiere CinEst e la comunità di migranti che vive nel<br />
Municipio X. In programma, la proiezione di decine di video<br />
che documentano il valore della biodiversità e le esperienze<br />
di coloro che si impegnano per tutelarla. Oltre alle<br />
proiezioni, si svolgeranno dibattiti e conferenze sulle stesse<br />
tematiche; l’iniziativa comprenderà anche una sezione<br />
speciale, dedicata alle scuole, incontri con alcuni autori dei<br />
documentari e concerti. www.croceviaterra.it<br />
L’importanza di essere<br />
biodiverso<br />
Biodiversità: termine con cui si indicano sia tutte le specie<br />
presenti nell’ecosistema del globo terrestre sia le differenze<br />
che caratterizzano un singolo individuo all’interno di<br />
una stessa specie, sia la presenza, all’interno delle comunità<br />
biologiche che occupano un determinato habitat, delle<br />
varie specie che si adattano l’una all’altra, formando nicchie<br />
e associazioni. La diversità biologica, o biodiversità, è<br />
il risultato del processo evolutivo che ha generato attraverso<br />
la selezione naturale, nel corso dei millenni, la grande<br />
varietà delle specie viventi animali e vegetali. .<br />
LIBRI<br />
Tutto bio<br />
Annuario del biologico<br />
2007 - Il trova Bio<br />
Biobank<br />
Oltre 5.500 indirizzi<br />
di aziende e negozi<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 37 |
| economiaetica | Corruzione in Europa/1 |<br />
C’è del marcio<br />
in Germania<br />
Tangenti a sindacalisti e politici, turismo sessuale, riciclaggio di denaro. Le grandi società tedesche sono nell’occhio<br />
del ciclone. E con lo scandalo Volkswagen la cogestione sindacato-impresa subisce un nuovo duro colpo.<br />
Secondo uno studio di Kpmg, i vertici delle aziende tendono a insabbiare fatti relativi ai casi di corruzione.<br />
TUTTO HA INIZIO NELL'ESTATE DEL 2005. MANCANO POCHI MESI ALLE ELEZIONI POLITICHE e la Volkswagen finisce nella bufera. Parcelle<br />
pagate a politici per fantomatici servizi di consulenza, tangenti ai vertici sindacali e poi viaggi di lavoro in mezzo<br />
mondo con visite speciali a bordelli di lusso. Il tutto a spese dell'azienda. I settimanali scandalistici ci sguazzano e<br />
Peter Hartz, superconsulente di Schröder per le riforme del lavoro e responsabile del personale di VW, comincia a sudare<br />
freddo. L'estate si fa più calda quando cade nella rete degli investigatori di Monaco Andreas von Zitzwewitz, uno<br />
dei manager più importanti di Infineon, produttore tedesco di microchip. È accusato di aver intascato oltre 250.000<br />
euro per sponsorizzare gare automobilistiche. Una settimana dopo finisce in manette un manager BMW per aver favorito<br />
un fornitore in cambio di 100.000 euro. Niente in confronto alle accuse di riciclaggio di denaro in Russia che,<br />
quasi contemporaneamente, fioccano sulla Commerzbank, uno dei colossi bancari di Francoforte. “Skandalen im Wochentakt”,<br />
apre con sorpresa “Die Zeit”, prestigioso settimanale tedesco. Scandali con cadenza settimanale. Che vengono<br />
alla luce dopo mesi di silenzi con i vertici che vedono, ma si ostinano a nascondere la polvere sotto al tappeto.<br />
E di polvere se n'è trovata a palate, poche settimane fa, nei conti di Siemens, il gigante dell'elettronica: oltre 450 milioni<br />
di euro di fondi neri per pagare tangenti in tutto il mondo. Un'al-<br />
di Mauro Meggiolaro<br />
tra pugnalata nel cuore del capitalismo tedesco. Ma cosa succede al<br />
motore dell'economia europea? Cosa sta minacciando il Vertrauen, la<br />
fiducia che da sempre regge il sistema? Per capirlo torniamo all'estate<br />
calda del 2005. Quando scoppia il caso Volkswagen.<br />
Oltre 450 milioni di euro<br />
di fondi neri per pagare tangenti<br />
in tutto il mondo. Il caso<br />
Volkswagen è solo uno<br />
dei tanti. Corruzione e frode<br />
sono in costante aumento.<br />
| 38 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
Da sinistra a destra,<br />
sopra, Hans<br />
Joachim Gebauer<br />
e Klaus Volkert;<br />
sotto, Peter Hartz<br />
e Helmuth Schuster.<br />
Nella pagina<br />
a fianco, Francoforte.<br />
L’area fumatori alla<br />
Eurotower (European<br />
Monetary Bank).<br />
Germania, 2006<br />
Una miscela esplosiva<br />
Tra le grandi case automobilistiche VW è a dir poco un'anomalia. Nel<br />
2005 il suo maggiore azionista è il Land della Bassa Sassonia. Nell'Aufsichtsrat<br />
(Consiglio di Sorveglianza) siedono, come in molte altre imprese<br />
tedesche, rappresentanti dei lavoratori che sono chiamati a votare a<br />
favore o contro le scelte strategiche dell'impresa. In tedesco si chiama<br />
“Mitbestimmung”, cogestione. Una forma di governo aziendale introdotta<br />
nel dopoguerra per promuovere la democrazia economica.<br />
Capitale, sindacato e governo. Tutte e tre le forze hanno i loro rappresentanti<br />
nell'organo di controllo del quarto produttore di automobili<br />
al mondo. Una miscela che, nel 2005, diventa esplosiva e dà origine<br />
ai tre capitoli che compongono la saga Volkswagen: il crimine<br />
aziendale, lo scandalo sindacale e la corruzione politica. Il primo capitolo<br />
ha come protagonista Helmuth Schuster, il boss di _koda, la controllata<br />
ceca di VW. A Praga lo chiamano “Lambo-Schuster” per la sua<br />
mania di girare la città di notte a bordo di una Lamborghini in compagnia<br />
di donne bellissime. Nel centro della capitale ceca “Lambo”<br />
apre l'ufficio di “F-Bel”. Un paio di stanze, niente di più. Una facciata<br />
dietro alla quale si nasconde una giungla di società per far girare meglio<br />
pagamenti particolari. Come un acconto di 2 milioni di euro in ar-<br />
rivo dalla provincia indiana dell'Andhra Pradesh che vuole assicurarsi<br />
la costruzione di uno stabilimento Volkswagen. I soldi scompaiono<br />
nel nulla assieme al progetto per la nuova fabbrica.<br />
Nella giungla di “F-Bel” si muovono con disinvoltura Klaus Volkert,<br />
sindacalista e direttore del Consiglio Aziendale (Betriebsrat) e Klaus Joachim<br />
Gebauer, manager VW, l'animatore delle notti e dei viaggi aziendali.<br />
Ma qui si apre il secondo capitolo. Quello sindacale. Gebauer è infatti<br />
incaricato di procurare prostitute e divertimento ai dirigenti<br />
sindacali nei viaggi di lavoro. “Il mondo in cui vivevamo non aveva<br />
più niente a che fare con la vita normale”, ha dichiarato. “I soldi non<br />
mancavano mai e nemmeno le donne”. In un viaggio in Cina viene<br />
distribuito agli uomini Volkswagen un tubetto con tre pillole: “aspirina<br />
per la mattina, un calmante per il pomeriggio e viagra per la sera”.<br />
Un cocktail perfetto. Ma ai sindacati viene girato anche denaro fresco,<br />
sempre dalle casse aziendali. Peter Hartz, ex direttore del personale che<br />
ha dato il nome alle riforme del lavoro del governo Schröder, ha recentemente<br />
ammesso di aver pagato 1,9 milioni di euro come bonus<br />
proprio a Volkert, in cambio del consenso sulle strategie aziendali.<br />
Nel pasticciaccio VW manca a questo punto solo il terzo capitolo.<br />
Quello politico. Anche se, come dimostra Hartz, la politica, il sindacato<br />
e il capitale si intrecciano inesorabilmente in tutte le storie. L'affaire<br />
politico riguarda una serie di consiglieri regionali della Bassa Sassonia<br />
in quota SPD (partito socialdemocratico). Ex dipendenti<br />
Volkswagen, da politici avrebbero continuato a percepire lo stipendio<br />
dall'impresa anche dopo aver terminato il loro contratto di lavoro. Ai<br />
consiglieri regionali SPD Hans-Hermann Wendhausen e Ingolf Viereck<br />
è stato chiesto di restituire al Land più di 750.000 euro. Pochi sono convinti<br />
che lo faranno.<br />
Ma come se la sono cavata i protagonisti dello scandalo Volkswagen?<br />
Volkert è stato arrestato lo scorso novembre per poi essere rilasciato<br />
in dicembre. Hartz, dopo aver confessato, se la caverà con una<br />
multa di 576.000 euro. Helmuth Schuster è indagato per frode e malversazione.<br />
Intanto la Bassa Sassonia non è più il maggior azionista della<br />
casa automobilistica. Il controllo, alla fine di marzo, è passato nelle<br />
mani di Porsche. Ora ha il 31% delle azioni che, dall'estate del 2005 ad<br />
oggi (9 maggio 2007, NdR), hanno raddoppiato il loro valore.<br />
Corruzione in crescita<br />
Il caso Volkswagen è emblematico della crisi del modello tedesco, ma<br />
anche gli altri casi piccoli e grandi sono il sintomo che forse qualcosa<br />
sta cambiando nella terra dei miracoli economici. Nell'ultimo rapporto<br />
annuale sulla criminalità finanziaria, pubblicato nell'agosto del<br />
2006, la polizia criminale federale (BKA) ha riscontrato un aumento del<br />
15% dei casi di frode. La corruzione aziendale è in crescita e, secondo<br />
uno studio della società di revisione KPMG, i vertici delle imprese tenderebbero<br />
a insabbiare i fatti di cui vengono a conoscenza: «meno del<br />
60% dei casi si traducono in azioni legali”, si legge nel rapporto. In effetti,<br />
secondo Wolfgang Schaupensteiner, procuratore capo a Francoforte,<br />
“il 95% dei crimini economici non viene scoperto e la corruzione,<br />
alla fine, paga». Anche in Germania. . 1- continua<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 39 |<br />
HARRY GRUYAERT / MAGNUM PHOTOS
DIARIO<br />
| bruttiecattivi |<br />
Pfizer<br />
Ancora cavie umane<br />
uccise in Nigeria<br />
di Andrea Di Stefano<br />
DUECENTO BAMBINI UTILIZZATI COME CAVIE UMANE per un nuovo medicinale, fino a quel momento<br />
sperimentato solo sui maiali. Il governo dello Stato di Kano, nord della Nigeria, ha depositato<br />
una causa contro la multinazionale farmaceutica americana Pfizer.<br />
Il ricorso presentato dal governo di Kano chiama in causa la Pfizer International Limited,<br />
la sua sussidiaria nigeriana e altri sette, non meglio precisati, soggetti che nel 1996 utilizzarono<br />
200 bambini per testare due farmaci: il Trovan, i cui effetti non erano mai stati sperimentati<br />
sugli esseri umani, e il Ceftriaxone.<br />
Nel ricorso presentato dal procuratore generale dello Stato, Barrister Aliyu Umar, sono<br />
ben 29 i capi d’accusa contestati alla Pfizer, tra questi figurano: «condotta non etica, circonvenzione,<br />
cospirazione, occultamento di prove, simulazione e omicidio di vittime innocenti». Secondo<br />
le indagini compiute dal governo dello Stato di Kano, infatti, i test dei medicinali effettuati avrebbero<br />
portato alla morte 18 dei 200 bambini usati e causato danni irreversibili - malformazioni, cecità,<br />
danni cerebrali, paralisi - agli altri 182.<br />
In base alla ricostruzione dell’accusa, nell’aprile del 1996 (quando centinaia di bambini stavano<br />
morendo nello stato di Kano in seguito a un’epidemia di meningite, di colera e di morbillo) la Pfizer<br />
intervenne su base volontaria all’interno di programma<br />
d’emergenza lanciato dall’Organizzazione mondiale della Sanità<br />
(Oms). Oltre alle normali operazioni sanitarie previste dal piano<br />
internazionale, la Pfizer, sempre stando ai documenti dell’accusa,<br />
selezionò 200 bambini trattenuti in apposita strutture alle quali<br />
potevano accedere solo i dipendenti della multinazionale.<br />
I bambini, successivamente, vennero divisi in due gruppi: a 99 venne somministrato un alto<br />
dosaggio di Trovan e ai restanti 101 un basso dosaggio di Ceftriaxone.<br />
I programmi e le attività della Pfizer, sempre secondo il documento dell’accusa di cui il quotidiano<br />
Daily Trust di Abuja ha riportato ampi stralci, sarebbero stati condotti con modalità «altamente<br />
segrete» e sarebbero state il vero motivo dell’intervento ‘’umanitario’’ del personale della causa<br />
farmaceutica in Nigeria.<br />
Nelle richieste di 2,7 miliardi di dollari di risarcimenti contenute nel ricorso depositato la scorsa<br />
settimana figurano 25 milioni di dollari come rimborso per le spese sostenute dallo stato di Kano<br />
per le cure erogate ai 200 bambini usati come cavie; 350 milioni di dollari per le spese di sostegno<br />
alle vittime; 200 milioni di dollari spesi per sradicare i pregiudizi che l’episodio ha causato<br />
tra la popolazione e che, negli anni, hanno portato al sabotaggio di altre campagne di immunizzazione.<br />
Il fallimento di queste campagne ha causato danni allo stato stimati intorno ai 500 milioni<br />
di dollari di cui si chiede il rimborso. Proprio la paura di essere utilizzati come cavie, aveva, infatti,<br />
portato gli abitanti di Kano a opporsi a campagne di vaccinazione come quella contro la poliomielite<br />
lanciata negli anni scorsi dall’Oms. La mancata vaccinazione portò alla ricomparsa di un ceppo<br />
di poliomielite, proveniente proprio dalla Nigeria, che si è diffuso anche in altri paesi africani<br />
in cui la malattia era ormai stata debellata. .<br />
Lo stato di Kano ha chiesto<br />
un mega risarcimento<br />
alla multinazionale che<br />
ha sperimentato su bambini<br />
farmaci non sicuri<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 41 |
| inbreve |<br />
L’economia felice è quella che non dissipa >45<br />
Wal Mart l’alto costo dei suoi prezzi bassi >48<br />
conomiasolidale<br />
La ’ndrangheta attacca il territorio resiste >51<br />
CORSO<br />
DI COSTRUZIONE<br />
DI PANNELLI<br />
SOLARI-TERMICI<br />
L’Isf (Ingegneria Senza Frontiere)<br />
di Pisa promuove le energie<br />
rinnovabili con un corso<br />
sull’autocostruzione di pannelli<br />
solari-termici. Il programma<br />
del corso, che si terrà nel mese<br />
di giugno, prevede due giornate<br />
di teoria e laboratorio. Si inizierà<br />
il primo giorno con una lezione<br />
di introduzione teorica ai pannelli<br />
solari termici tenuta dal professor<br />
Paolo Di Marco, a seguire<br />
una dimostrazione sulla costruzione<br />
del pannello a terra e il montaggio<br />
dei pannelli sul tetto della cucina.<br />
La prima giornata terminerà<br />
con la proiezione delle riprese<br />
video del montaggio. Il secondo<br />
giorno è previsto il montaggio<br />
a terra dell’impianto di pompaggio<br />
e il relativo collegamento idraulico.<br />
La partecipazione al laboratorio<br />
è gratuita. È gradita la preiscrizione<br />
tramite il modulo che può essere<br />
richiesto alla segreteria organizzativa.<br />
Per informazioni e per scaricare<br />
la modulistica necessaria consultare<br />
il sito internet al seguente url:<br />
http://isf-pisa.org<br />
| 42 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
TOYOTA<br />
AMMONITA<br />
PER PUBBLICITÀ<br />
INGANNEVOLE<br />
L’Advertising Standards Authority<br />
(ASA), l’autorità di controllo<br />
britannica della pubblicità,<br />
ha ordinato il ritiro di una pubblicità<br />
della Lexus RX 400h (marchio<br />
di lusso Toyota), che lasciava<br />
intendere che il fuoristrada ibrido<br />
non arrecava danni all’ambiente.<br />
Il testo della pubblicità recitava:<br />
«Alte performance. Basse emissioni.<br />
Nessun senso di colpa».<br />
Secondo l’autorità di controllo<br />
il messaggio pubblicitario indica<br />
che quell’auto ha un impatto piccolo,<br />
o quasi nullo, sull’ambiente.<br />
Circostanza, secondo l’Asa, non provata.<br />
L’autorità di controllo della<br />
pubblicità britannica è andata<br />
subito a verificarne la veridicità,<br />
attraverso anche una serie di prove<br />
comparative con mezzi simili.<br />
L’Asa ha quindi intimato alla Lexus<br />
di non fare più pubblictà simili<br />
perché ingannevoli. La casa<br />
automobilistica avrebbe risposto<br />
che non era sua intenzione<br />
ingannare il consumatore<br />
e che avrebbe fatto i cambiamenti<br />
necessari allo spot.<br />
CON I MERCATALI<br />
NASCE IN TOSCANA<br />
LA RETE REGIONALE<br />
DELLA FILIERA CORTA<br />
La ricerca di alimenti tipici di qualità, garantiti<br />
dai produttori, è una delle richieste più frequenti<br />
che arrivano dai consumatori finali. In lingua toscana<br />
questi mercati, dove il rapporto produttore<br />
consumatore è strettissimo, si chiamano “Mercatali”.<br />
Nei prossimi tre anni in Toscana ne nasceranno almeno<br />
10. Questo è uno degli effetti generati dalla “rete<br />
regionale della filiera corta”, varata dalla Giunta<br />
regionale, e con cui saranno coordinate e potenziate<br />
tutte quelle iniziative che permettano un rapporto<br />
più diretto, sul territorio, tra chi produce<br />
e chi consuma, ma anche per allargare le opportunità<br />
di immissione sul mercato delle produzioni locali<br />
creando nuove sinergie tra agricoltori, ristoratori,<br />
commercianti e consumatori organizzati. Si tratta<br />
di un progetto all’avanguardia, il primo che prende<br />
il via nel nostro Paese.<br />
Il mercatale, in cui si vendono prodotti di stagione,<br />
oltre a olio, vino, marmellate, formaggi e altre tipicità,<br />
vanta in Toscana almeno una decina di esperienze,<br />
guidate da quella pilota di Montevarchi.<br />
Con il pacchetto di azioni per la filiera corta approvate<br />
dalla giunta queste esperienze raddoppieranno<br />
coinvolgendo tutte le province e i comprensori<br />
della regione. Sarà inoltre stimolata anche la nascita<br />
di spacci locali, cioè di veri e propri negozi gestiti<br />
in forma associata da imprenditori agricoli e verranno<br />
promosse iniziative di trasparenza come l’etichetta<br />
“prezzo chiaro” che definirà le quote destinate<br />
al produttore e ai vari eventuali passaggi<br />
(trasformatore, distributore). Saranno inoltre previste<br />
iniziative per la valorizzazione dei prodotti locali:<br />
è il caso dell’estensione e del potenziamento<br />
della legge regionale che già prevede l’utilizzo<br />
di questi prodotti presso le mense pubbliche<br />
e dell’avvio di accordi tra produttori e operatori<br />
della ristorazione del commercio e del turismo<br />
per stimolare la vendita e l’utilizzo di prodotti agricoli<br />
locali e di qualità nei loro esercizi.<br />
SOFTWARE<br />
OPEN SOURCE<br />
ANCHE<br />
PER LA P.A.<br />
Utilizzare programmi open source,<br />
cioè modificabili dagli utenti<br />
a seconda delle esigenze,<br />
nella pubblica amministrazione<br />
per innovare, risparmiare soldi<br />
e migliorare i servizi erogati.<br />
Questi gli obiettivi contenuti<br />
in una proposta di legge lombarda,<br />
avanzata dal consigliere regionale<br />
dei Verdi Marcello Saponaro<br />
e firmata da altri 19 consiglieri<br />
regionali, appartenenti a più<br />
schieramenti. La proposta arriva<br />
sulla scorta delle esperienze<br />
di altre regioni italiane che hanno<br />
in cantiere provvedimenti simili.<br />
Il risparmio per l’amministrazione,<br />
secondo i calcoli fatti,<br />
ammonterebbe a decine di milioni<br />
di euro, che si potrebbero investire<br />
in programmi software elaborati<br />
da piccole, medie e grandi imprese<br />
lombarde. E la pubblica<br />
amministrazione potrebbe avere<br />
perenne accessibilità ai suoi dati,<br />
maggiore sicurezza dai virus<br />
e garantire la privacy e al riservatezza<br />
nella gestione di dati sensibili.<br />
L’Italia è il quarto Paese<br />
nel mondo per la produzione<br />
di software libero ma agli ultimi<br />
posti per l’utilizzo dello stesso<br />
nella pubblica amministrazione.<br />
PRODUZIONI DAL BASSO<br />
LA RISPOSTA DI INTERNET<br />
PER ASPIRANTI ARTISTI<br />
IN CERCA DI SPONSOR<br />
Se avete un’idea che ritenete vincente, un progetto<br />
artistico valido, ma non siete introdotti in nessun<br />
ambiente che possa sostenervi, allora<br />
www.produzionidalbasso.com fa al caso vostro.<br />
Si tratta di una piattaforma internet per le autoproduzioni,<br />
indipendente, orizzontale e gratuita. Pdb propone<br />
un sistema di produzione per progetti artistici basato<br />
sulla condivisione, sul sostegno e sul finanziamento<br />
diretto. I progetti vengono proposti, stampati e gestiti<br />
in maniera autonoma dagli artisti. Per sistema delle<br />
produzioni dal basso si intende il metodo di raccolta<br />
fondi e finanziamenti attraverso una sottoscrizione<br />
popolare per la realizzazione di un progetto. In questo<br />
modo chi lo propone può<br />
farsi una idea dell’interesse<br />
potenziale che può attirare<br />
la sua proposta e può coprire<br />
le spese per la produzione.<br />
Alla voce progetti<br />
da finanziare si trova di tutto:<br />
magliette, film, produzioni<br />
di gadget originali e fumetti.<br />
Per ogni progetto c’è una scadenza, con un timer<br />
che fa il conto alla rovescia.<br />
Produzioni dal basso non percepisce percentuali<br />
per i progetti proposti, non acquisisce diritti sulle opere<br />
proposte, non stampa e non distribuisce nulla.<br />
Lo scopo di questo sito è proporre un metodo nuovo,<br />
discutere e ridiscutere il ruolo dell’artista<br />
e dell’autoproduzione culturale. Per utlizzare<br />
la piattaforma è sufficiente iscriversi, è semplice<br />
e non è vincolante. Per iscriversi basta inserire<br />
il proprio nome e cognome, l’indirizzo e una mail valida.<br />
Solo quando è stata fatta l’iscrizione, è possibile<br />
proporre progetti e/o sottoscrivere e finanziare<br />
progetti già pubblicati.<br />
API MESSE<br />
A RISCHIO<br />
DAI TROPPI<br />
PESTICIDI<br />
| inbreve |<br />
Senza l’impollinazione delle api<br />
molte specie vegetali non potrebbero<br />
più riprodursi. Ma non solo, perché<br />
anche l’allevamento del bestiame<br />
potrebbe risentirne perché<br />
l’abbondanza del foraggio dipende<br />
dall’attività impollinatrice di questi<br />
insetti. Perché pensare alla scomparsa<br />
delle api? Perché in molti paesi<br />
europei è drasticamente diminuita<br />
la loro presenza negli alveari.<br />
Una situazione che ha fatto scattare<br />
l’allarme tra i produttori di miele<br />
e gli allevatori di api. In alcuni<br />
alveari è scomparso fino al 90<br />
per cento delle api. Sul fenomeno<br />
si fanno molte ipotesi, ma poche<br />
sono le certezze. Si va dall’opera<br />
negativa di un microrganismo,<br />
agli effetti dell’uso indiscriminato<br />
dei pesticidi, fino alla pervasività<br />
delle colture geneticamente<br />
modificate e l’interferenza delle<br />
onde elettromagnetiche dei telefoni<br />
cellulari. Secondo alcuni studiosi,<br />
la ragione potrebbe essere legata<br />
all’introduzione di microrganismi<br />
invasivi nativi dell’Africa, come<br />
lo scarabeo dell’alveare (Aethina<br />
tumida), negli Stati Uniti e in Europa.<br />
In Italia, invece, sotto accusa sono<br />
i pesticidi. Il rapporto di Legambiente<br />
parla di diffusione di alcuni fitofarmaci<br />
in cui sono contenute molecole<br />
neonicotinoidi, che sono simili<br />
alla nicotina e agiscono sul sistema<br />
nervoso centrale degli insetti.<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 43 |
| economiasolidale | decrescita felice |<br />
L’economia felice<br />
è quella<br />
che non dissipa<br />
ALLA SCOPERTA DEL FELICE MONDO della decrescita. Il movimento<br />
ispirato da Maurizio Pallante, durante l’edizione<br />
2007 di Terra Futura ha raccolto attorno a sé un<br />
grandissimo interesse. Stand di im-<br />
di Matteo Incerti<br />
prenditori presi d’assalto così come i<br />
dibattiti organizzati dal movimento,<br />
che hanno fatto registrare il ‘tutto esaurito’. Su tutti quello dedicato<br />
alle “tecnologie per la decrescita” dove imprenditori e pensatori di un<br />
mondo votato al risparmio e il buonsenso hanno dimostrato che senza<br />
fare voli pindarici è possibile realizzare un diverso modello economico<br />
basato sull’economia non dissipativa ma conservativa.<br />
Il panorama non poteva essere più variegato. Dalla Guinea Bissau,<br />
dove l’ingegner Leandro Pinto della cooperativa Coajog ha portato l’esperienza<br />
dei pescatori che per affumicare i loro prodotti hanno realizzato<br />
artigianali forni coibentati in argilla locale, evitando la distruzione<br />
di ettari di mangrovie. Fino all’esperienza diretta di Peter Hennicke<br />
del Wuppertal Institute, il maggior centro studi in Europa sul risparmio<br />
energetico e le fonti rinnovabili che ha spiegato come «attraverso<br />
l’efficienza ed il risparmio energetico e di materiali si possono<br />
creare migliaia di posti di lavoro e benessere».<br />
Un concetto dimostrato da Hennicke con grafici e tabelle e numeri<br />
alla mano. Per ogni Pico Joule (PJ) di energia risparmiata si creano in-<br />
| 44 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
Nei pressi del villaggio di Ecalles.<br />
Francia, 1998<br />
fatti 100 posti di lavoro. Il presidente del Wuppertal ha poi mostrato<br />
un grafico relativo alla crescita del Pil in Giappone comparato con il<br />
grado di benessere dei suoi abitanti dimostrando empiricamente come<br />
le due linee non coincidano. Nel Sol Levante cresce la linea del Pil,<br />
peraltro quasi nulla negli ultimi anni salvo la recentissima ripresa, ma<br />
la linea della felicità è sempre piatta.<br />
«Probabilmente chi era scettico e pensava a noi come un movimento<br />
di visionari fuori dal mondo ora si dovrà ricredere – spiega<br />
Maurizio Pallante- certo la sfida più grande è quella di vincere il lavaggio<br />
del cervello fatto alla gente da decenni di ‘parole d’ordine’ che<br />
legano il benessere con la crescita ed il consumo senza limiti». I volontari<br />
e imprenditori legati al Movimento per la Decrescita Felice<br />
hanno messo in piedi una vera e propria “macchina del fare” per dimostrare<br />
a tutti la concretezza delle loro teorie.<br />
Dagli ambientalisti di Fare Verde Onlus che davano lezioni di<br />
compostaggio domestico di rifiuti organici, a chi spiegava l’autoproduzione<br />
di prodotti ed i vantaggi di muoversi in bicicletta.<br />
Ma protagonisti assoluti a Firenze sono stati soprattutto gli imprenditori<br />
con le loro mille idee diventate realtà. «Sono loro la dimostrazione-<br />
spiega Pallante- che la tecnologia può e deve cambiare<br />
obiettivo non essendo più al servizio dell’aumento dei consumi bensì<br />
dell’uso parsimonioso delle risorse». .<br />
HARRY GRUAYAERT / MAGNUM PHOTOS<br />
Grande successo<br />
di pubblico<br />
per gli imprenditori<br />
che hanno scelto<br />
di parlare e mostrare<br />
LA FILIERA CORTA DEL PANE “BIO”<br />
LA FILIERA CORTA DEL PANE? È possibile ed è stata realizzata<br />
in Brianza dal locale GAS (Gruppo Acquisto Solidale).<br />
Il progetto ha visto coinvolti più “attori”, dal Gas Brianza ad una<br />
cooperativa agricola locale e mulitori della zona che producono<br />
farina. Il progetto in totale servirà oltre mille persone.<br />
«In questo modo - spiega l’ingegner Roberto Brambilla (foto)<br />
uno dei “padri” dell’iniziativa - riusciamo ad accorciare la filiera<br />
fornendo pane all’utente finale ad un costo minore di quello<br />
dei negozi». «Se si pensa che ad un agricoltore il grano<br />
biologico viene pagato 18-20 euro a quintale, noi riusciremo<br />
a pagarglielo 30 euro al quintale». Ma il costo del pane sarà<br />
più basso pur trattandosi di pane biologico. Inoltre 18 ettari<br />
di terreno in provincia di Milano verranno portati a coltivazione<br />
biologica. «Quindi avremo miglioramenti sia sull’effetto serra<br />
- spiega Brambilla - e le falde acquifere<br />
non verranno più inquinate da diserbanti chimici».<br />
Tutta la produzione sarà nel raggio di pochi<br />
chilometri riducendo così i trasporti su gomma<br />
e relativo inquinamento.<br />
La microcogenerazione<br />
non è più un sogno<br />
Costi popolari e sgravi fiscali. La tecnologia Tandem è una soluzione che puo’ essere impiegata su larga scala.<br />
C<br />
Gianni Pilati,<br />
è stato uno dei primi<br />
ad occuparsi<br />
di microgenerazione.<br />
ON TANDEM (THERMAL AND ELECTRICAL MACHINE) la microcogenerazione<br />
arriva nelle case di tutti. Quando 25 anni<br />
fa l’ingegner Mario Palazzotti diede vita al primo<br />
motore in microcogenerazione (Il famoso Totem Fiat)<br />
ad assistere alla nascita di questa “creatura” c’era anche<br />
l’ingegner Gianni Pilati. Oggi Pilati lavora presso Energia<br />
Nova una ditta con sede a Torino che ha creato<br />
Tandem, un impianto di micro-cogenerazione di piccola<br />
taglia utilizzabile per produrre al tempo stesso<br />
energia elettrica e calore in<br />
condomie, industrie di processo,<br />
piscine, alberghi, comunità<br />
alberghi, aziende d’agriturismo<br />
e biologiche. «Mi occupo di microcogenerazione<br />
da 25 annispiega<br />
Pilati - ho avuto l’onore<br />
PROGETTO AVANZARE,<br />
COME SCAMBIO GRATIS MATERIE PRIME<br />
EVITANDO CHE DIVENTINO RIFIUTI<br />
le loro idee IN PUGLIA 60 IMPRENDITORI GUIDATI DA ROBERTO LO RUSSO,<br />
hanno dato vita ad un progetto di per sé rivoluzionario. Grazie ad un software elettronico via<br />
internet hanno messo in “rete” tutte le loro “esternalità”, cioè ciò che avanza dai processi<br />
produttivi e se le scambiano gratuitamente tra di loro evitando che queste diventino rifiuti.<br />
«Il Progetto “Avanzare”- spiega Roberto Lo Russo - è nato circa due anni fa grazie<br />
ad un finanziamento dell’Unione Europea e un progetto della Regione Puglia che sosteneva<br />
la costruzione di reti tra imprese con maggior uso di tecnologia ed in questo caso tecnologia<br />
informatica ben impiegata perché ovviamente consente di mettere in rete tramite<br />
un software aziende che si scambiano gratuitamente esternalità». Cosa sono le esternalità?<br />
«In modo semplice una esternalità è ciò che mi avanza dal mio processo produttivo<br />
-spiega Lo Russo - ma per dirla in maniera più ampia dal mio progetto di business. Perché<br />
una sala riunioni un bigliettino da visita oppure un vero e proprio scarto di produzione sono<br />
tutte esternalità e tutte diventano rifiuto nel momento in cui io decido di liberarmene<br />
e tra l’altro con tutti i problemi che comporta il rifiuto». Che fare allora? «Queste<br />
esternalità sono e possono essere valore aggiunto per quelle imprese che hanno bisogno<br />
di quella materia prima all’interno dei loro processi produttivi - spiega -. Questo si traduce<br />
nella possibilità di ridurre la quantità di rifiuti intesi nel senso più ampio possibile,<br />
e mette le imprese nella condizione di fare economia e risparmiare energia».<br />
Il tutto udite udite, gratuitamente. «Lo scambio di estenarlità è necessario sia gratuito<br />
altrimenti avremmo messo in piedi un altro modello economico basato sui rifiuti e non sulle<br />
esternalità e lo scambio di materia prima». Senza lo scambio gratuito «l’intera operazione<br />
perderebbe il suo valore». Come funziona il Progetto Avanzare? «In rete abbiamo messo<br />
60 imprese che accedono ad un sistema informatico che ha censito i bisogni di queste<br />
aziende e la catagolazione delle esternalità che ciascuna impresa può condividere».<br />
Info: www.robertolorusso.it<br />
di assistere alla nascita di Totem. Oggi dopo un quarto<br />
di secolo finalmente è arrivato il momento di spiegare<br />
al popolo che questa tecnologia non è una parola strana,<br />
ma è alla portata di tutti». Del resto spiega Pilati<br />
“quando una signora va in auto ed accende il riscaldamento<br />
e poi genera energia elettrica per caricare la batteria<br />
fa micro-cogenerazione». Con la tecnologia Tandem<br />
presentata a Rimini «è disponibile un prodotto<br />
su larga scala a costi contenuti che può dare risultati<br />
Dopo un quarto di secolo<br />
è venuto il momento di spiegare<br />
alla gente che questa cosa<br />
è alla portata di tutti e contribuirà<br />
al raggiungimento degli obiettivi<br />
del protocollo di Kyoto<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 45 |
| economiasolidale |<br />
concreti per raggiungimento obiettivi protocollo di<br />
Kyoto». È ideale per tutte le utenze domestiche che<br />
usano abbastanza acqua calda ed hanno modesti consumi<br />
di elettricità a bassa tensione.<br />
Sgravi fiscali<br />
«Quello che molti non sanno-spiega Pilati- è che sono<br />
previsti sgravi fiscali per l’utilizzo del metano per la micro-cogenerazione.<br />
Pari a 0.25 metri cubi di gas metano<br />
esenti da imposta di consumo detta accisa per ogni kilowattora<br />
prodotto». Ogni impianto utilizzato bene<br />
«permette di recuperare anche in termini economici e<br />
non soltanto energetici da 1,9 euro per ogni ora di funzionamento<br />
fino anche a 3 euro».<br />
Parliamo naturalmente di «impianti di una taglia<br />
molto piccola perché il Tandem produce 20,3 kw di<br />
energia elettrica e 47.52 di energia termica inoltre abbatte<br />
le emissioni di ossido d’azoto con sistema di catalizzatore<br />
integrato di tecnologia innovativa creato da<br />
EnergiaNova». I rendimenti certificati presso i laboratori<br />
Italgas di Asti sono pari assicura Pilati «al 97,01% ed a<br />
Solare termico e geotermia<br />
alla portata di tutti<br />
Il costo lo si recupera in pochi anni. Un impianto produce acqua calda sia sanitaria che per il riscaldamento.<br />
Solare Termico e Geotermia a portata di tutti. La storia<br />
della Suntek Srl, azienda con sede a Brunico (Bolzano)<br />
ed ufficio commerciale a Madone (Bergamo) è<br />
la dimostrazione che le migliori tecnologie ambien-<br />
di A.V. tali iniziano a sfondare anche in Italia prendendo<br />
come esempio e collaborando attivamente con ‘colossi’<br />
delle energie pulite come la tedesca Solvis. «Il mercato si sta<br />
aprendo anche qui-spiega Emanuela Cavadini amministratrice<br />
della Suntek srl-siamo importatori esclusivi in Italia dei prodotti<br />
Solvis legati al solare termico».<br />
I partner tedeschi<br />
La Solvis con sede a Braunschweig, ricordiamolo, è la prima<br />
azienda in Europa ad Emissioni Zero.<br />
«La progettazione di tutto l’edificio è avvenuta seguendo i canoni<br />
del risparmio energetico - spiega la Cavadini - con un tetto<br />
di 200 metri quadri di solare termico, 600 metri quadri di fotovoltaico».<br />
Inoltre le tapparelle che si chiudono quando troppo c’è<br />
troppo sole, vi è un sistema di recupero dell’aria, vi sono pompe<br />
di calore con microcogenerazione e come combustibile viene utilizzato<br />
l’olio di colza.<br />
La Solvis è una cooperativa di lavoratori, una azienda etica che<br />
ha visto crescere il suo fatturato negli ultimi tre anni da 17 milioni<br />
di euro a 50. Nell’ultimo anno ha anche creato 100 nuovi<br />
posti di lavoro per la nuova linea produttiva di 100.000 metri quadri<br />
di collettori solari termici.<br />
| 46 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
questo punto diventa veramente un oggetto concreto<br />
con cui possiamo raggiungere da subito obiettivi protocollo<br />
Kyoto come certificato da Cogin Europe». Inoltre<br />
esistono contributi europei e le recenti norme approvate<br />
dal governo sugli impianti da 50 Kw/h recepiscono le<br />
linee guida comunitarie.<br />
Costi<br />
«Per la prima volta questi impianti -spiega Pilati-questi<br />
impianti sono disponibili a costi popolari e rappresentano<br />
l’unica vera soluzione per raggiungere obiettivi di<br />
Kyoto senza aspettare anni».<br />
Biogas d’agricoltura<br />
La microcogenerazione di Tandem può essere utilizzata<br />
anche in agricoltura e presto in provincia di Parma si partirà<br />
con il primo impianto spiega Pilati. «Gli allevamenti<br />
zootecnici con un impianto particolare a digestione anaerobica<br />
anche con 100-120 bovini adulti riescono a usare<br />
biogas dalle deiezioni per almeno 18 ore al giorno». .<br />
Info: www.energia-nova.it<br />
In Italia<br />
«Oggi anche il solare termico è alla portata<br />
di tutti - spiega la Cavadini - ed oltre a questa<br />
tecnologia pulita importiamo dalla austriaca<br />
IDM anche unità geotermiche per<br />
singole unità abitative».<br />
Con micro impianti di solare termico «si<br />
produce acqua calda sia sanitaria che ad integrazione<br />
del riscaldamento». Il tutto con<br />
impianti versatili che possono servire dalla<br />
singola abitazione a condomini o impianti<br />
sportivi. «Il nostro sviluppo anche in Italia<br />
è esponenziale - spiega la Cavadini - siamo<br />
Emanuela Cavadini,<br />
amministratrice<br />
della Suntek srl,<br />
società che importa<br />
prodotti legati<br />
al solare termico.<br />
partiti da una piccola unità in Sud Tirolo e poi abbiamo sviluppato<br />
una rete di vendita che copre l’intero territorio nazionale». «Come<br />
il solare termico anche la geotermia oramai è alla portata di tutti -<br />
spiega la Cavadini - perché anche qui possono essere applicate dalla<br />
singola unità abitative per la produzione d’acqua calda o l’integrazione<br />
al riscaldamento, per cui dalla classica villetta fino ad arrivare<br />
a progettare il condominio, l’ospedale». Inoltre la stessa tecnologia<br />
viene utilizzata per rinfrescare le abitazioni. I costi ? «L’ investimento<br />
iniziale è sicuramente più alto di una caldaia tradizionale<br />
che siamo abituati a vedere in Italia - spiega -, però si tratta veramente<br />
di investire quattro lire in più, perché sono impianti che<br />
hanno un livello d’ammortamento dai 7 ai 9 anni» . .<br />
Info: www.suntek.it - www.suntek-bergamo.it<br />
CON LA ESCO<br />
RISPARMI IN CONDOMINIO<br />
LA CAROLI GIOVANNI ESCO, NATA A FAENZA è una delle maggiori realtà<br />
italiane specializzate in interventi finalizzati al risparmio energetico,<br />
finanziamento degli investimenti, remunerazione in base al risparmio<br />
di energia consumata. Opera sul mercato privato ed il suo target sono<br />
le realtà condominiali con impianti termici centralizzati.<br />
Oggi gestisce circa 1200 impianti condominiali ed ha sedi a Faenza,<br />
Ostia (Roma), Milano, Collegno (Torino), Padova.<br />
«Come Esco offriamo soluzioni innovative per il mercato italiano e già<br />
mature per quello europeo - spiega il presidente Roberto Caroli - le famiglie<br />
che vivono in questo condomini pagano in base al consumo e non più<br />
in base ai millesimi».<br />
Caroli spiega come «L’utilizzo di questi impianti centralizzati<br />
che sfruttano anche la micro-cogenerazione offrono la migliore soluzione<br />
per efficienza e sicurezza senza occupari spazi e canne fumarie con le singole<br />
rendi un motore Stirling creato nel 1817 e trasformalo<br />
in un piccolo impianto di micro-cogenerazione a biomasse<br />
agricole. È il progetto ideato da Albazoo srl di Piacenza.<br />
«Nel 2005 ho vinto un bando di concorso della<br />
Regione Emilia Romagna che finanzia la sperimentazione<br />
e la produzione di energia con motore stirling su<br />
caldaia a legna» spiega Massimo Bussacchini della Albazoo<br />
srl piccola azienda a conduzione familiare.<br />
La caldaia realizzata su un motore creato nel 1817<br />
dal reverendo scozzese Stirling, utilizza scarti di lavorazioni<br />
agricoli. «Quindi parliamo di materiale organico<br />
quindi conforme alla direttiva europea sulle fonte<br />
rinnovabili e di produzione combinata in di energia<br />
termica ed elettrica».<br />
Gli impianti sarebbero<br />
di piccolissima taglia.<br />
Una caldaia da 55 kwh<br />
nominali per produzione<br />
elettrica di 5<br />
kwh. Come combustibile<br />
scarti produzione coltivazioni agricole.<br />
«Ciò che rimane sul campo dopo la raccolta<br />
della parte utile della pianta», spiega<br />
Bussacchini. Il motore Stirling ha la caratteristica<br />
di utilizzare le fonti di calore esterne<br />
e quindi con qualsiasi fonte di calore<br />
caldaiette, in questi impianti si contabilizza il consumo per ogni singolo<br />
appartamento». «In questo modo - contina Caroli - le famiglie possono<br />
regolare orari e temperature». Inoltre tra i servizi offerti c’è anche quello<br />
di ripartizione e lettura dei costi ed è attivo un call center a disposizione<br />
delle famiglie 24 ore su 24. Ottimi i risparmi energetici.<br />
«In termini di risparmio energetico questa soluzione permette<br />
mediamente risparmi che vanno dal 15% al 25% in meno dei consumi»<br />
spiega Caroli. Niente paura neanche per gli investimenti.<br />
«Essendo una ESCO ci facciamo carico noi della riqualificazione<br />
tecnologica degli impianti del condominio-spiega Caroli- se parliamo invece<br />
di singoli impianti per appartamenti per ogni corpo scaldante vi è una spesa<br />
di 100-200 euro ma anche qui a fronte di contratti pluriennali ci facciamo<br />
carico noi dei costi».<br />
Info: www.caroligiovanni.it<br />
Un vecchio motore Stirling<br />
ed ecco le Esco biomasse<br />
Una piccola azienda di Piacenza, alucne imprese agricole come socie. Un sistema che sfrutta scarti di lavorazione.<br />
P<br />
di A.V.<br />
Piccoli impianti<br />
che usano fonti<br />
di calore esterne<br />
per produrre<br />
energia<br />
Massimo<br />
Bussacchini<br />
fondatore<br />
della Albazoo<br />
srl di Piacenza<br />
produce energia meccanica che poi viene convertita in<br />
energia elettrica.<br />
Quello che Bussacchini ha in mente di far partire tra<br />
un anno è una vera e propria “ESCO delle Biomasse”.<br />
«Noi agiremo come una ESCO - spiega - oggi nella nostra<br />
azienda le imprese agricole agricole sono socie.<br />
Noi forniremo impianto ad utenze che accetteranno il<br />
nostro servizio, quindi l’impianto verrà dato in comodato<br />
d’uso. Non sarà quindi venduto ma pagato da noi<br />
ed installato presso l’utenza mentre gli agricoltori<br />
avranno il compito di rifornire il combustibile da biomassa<br />
agricola, quindi le necessità di ogni singolo utente<br />
verranno stabilite con l’agricoltore in un ottica di filiera<br />
corta ed autosufficienza».<br />
Ogni singolo impianto potrà riscaldare<br />
e fare energia per circa 400 metri quadrati.<br />
In pratica servire nuclei di 3-4 famiglie sia<br />
a livello termico che elettrico. «La quantità<br />
annua dipenderà anche dal funzionamento<br />
estivo, ad esempio se si dispone di un assorbitore<br />
si potrà anche convertire l’acqua<br />
calda in energia frigorifera».<br />
Con 7000 ore di lavoro anno di questi<br />
motori si arriverebbero ad utilizzare 400-<br />
500 quintali annui di biomassa agricola. .<br />
Info: albazoos@albazoosrl.191.it<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 47 |
| economiasolidale | grande distribuzione |<br />
Wal-Mart<br />
l’alto costo<br />
dei suoi<br />
prezzi bassi<br />
“Always Low Prices” è lo slogan della più grande azienda del mondo, ma la rincorsa al prezzo sempre più basso è uno<br />
straordinario volano di impoverimento per chi compra nei suoi supercenter per “risparmiare”, per i suoi<br />
fornitori e per i suoi dipendenti. Il più grande datore di lavoro non crea nuova occupazione.<br />
E<br />
ERA IL 1962 QUANDO SAM WALTON APRÌ il suo primo<br />
Wal-Mart, a Bentonville nell’Arkansas, con la<br />
“missione” di vendere prodotti di consumo, a un po’<br />
meno di tutti gli altri. Oggi Wal-Mart ha<br />
di Paola Baiocchi 3.811 centri negli Stati Uniti (compresi<br />
10 in Alaska e 9 nelle isole Hawaii) dove<br />
si comprano dai fucili alle spille, più altri in Canada, Messico, Irlanda,<br />
persino in Giappone. Ogni settimana più di cento milioni di<br />
americani (un terzo dell’intera popolazione) fa la spesa in uno dei<br />
suoi magazzini: più della metà della popolazione Usa vive a meno<br />
di 10 minuti di macchina da uno dei suoi punti vendita e il 90 %<br />
abita nel raggio di 24 km.<br />
È il più grande datore di lavoro privato del mondo, con<br />
1.300.000 dipendenti negli Usa, 300mila nel resto del globo, più 3<br />
milioni di persone che lavorano nelle ditte fornitrici; nel 2006 ha<br />
fatturato 285 miliardi di dollari, con un profitto di 10,3 miliardi. Lee<br />
Scott Jr, il Chief Executive Officer (Ceo) di WM ha guadagnato nel<br />
2006 più di 17,5 milioni di dollari, più del doppio della retribuzione<br />
media dei principali manager americani, ma soprattutto 871 volte<br />
più dei suoi dipendenti americani e 51mila volte di più di un operaio<br />
cinese suo fornitore,Dietro questi numeri ci sono lacrime e sangue:<br />
nel 1990 quando Wal-Mart decide di entrare nel settore alimentare<br />
ha solo 9 supercenter. Nel 2000 detiene il 16% del mercato<br />
americano dei generi alimentari, e i su-<br />
percenter sono 888 - aperti al ritmo di 7 al<br />
mese, per 120 mesi di fila - ma 31 catene di<br />
supermercati hanno chiesto la protezione<br />
prevista dalle leggi sulla bancarotta. Oggi<br />
WM vende più alimentari di qualunque altra<br />
impresa, negli Usa e nel mondo intero.<br />
| 48 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
Wal Mart deve<br />
difendersi da<br />
1.600.000 dipendenti<br />
che hanno fatto<br />
la più grande causa<br />
collettiva della storia<br />
Il costo nascosto della convenienza<br />
Nonostante le sue dimensioni, gli studi e le pubblicazioni su Wal-<br />
Mart non sono molti: uno è il libro di Charles Fishman “Effetto<br />
Wal-Mart, il costo nascosto della convenienza”, ricerca economica<br />
appassionante come un romanzo, sulle ragioni del successo di WM<br />
e sui suoi effetti meno evidenti.<br />
Per i suoi dipendenti negli Usa la vita è dura: i loro stipendi sono<br />
del 37% più bassi della media nazionale, la sindacalizzazione è<br />
proibita e l’assicurazione medica non è estendibile ai familiari, tanto<br />
che i lavoratori WM sono costretti a ricorrere ai programmi federali<br />
di assistenza ai poveri o al doppio lavoro. Le retribuzioni discriminano<br />
le donne, che sono soprattutto afroamericane e rappresentano<br />
il 60% della forza lavoro.<br />
Wal-Mart ora deve difendersi da 1.600.000 dipendenti ed ex lavoratrici,<br />
che si sono organizzate nella più grande causa collettiva<br />
della storia: per anni hanno ricevuto stipendi più bassi e fatto carriere<br />
più modeste, anche con titoli di studio più elevati dei colleghi<br />
uomini. Impieghi comunque così mal retribuiti da essere al limite<br />
della schiavitù, che fanno di Wal-Mart uno straordinario volano di<br />
impoverimento, non solo negli Usa, ma anche nei Paesi dove il gigante<br />
si serve e stabilisce prezzi e tempi delle forniture, così stringenti<br />
da obbligare gli operai a lavorare anche 130 ore a settimana<br />
(vedi tab). Dalla class action Wal-Mart si difende annunciando che<br />
aumenterà gli stipendi e intanto subisce<br />
anche il contraccolpo di immagine di un<br />
documentario, uscito nel 2005, dal titolo<br />
Wal-Mart. The high cost of low price, in<br />
cui si raccontano i suoi metodi, che ne<br />
fanno un monopolista che decide della<br />
sopravvivenza o della morte di interi Sta-<br />
MARTIN PARR / MAGNUM PHOTOS<br />
Florida. Jacksonville.<br />
Wal Mart il colosso<br />
della distribuzione<br />
che ha dichiarato<br />
guerra al prezzo.<br />
Usa, 1995<br />
ti o di aziende; Wal-Mart è il primo partner mondiale del Bangladesh,<br />
che ha spostato la sua missione diplomatica a Bentonville e<br />
come lo Stato asiatico hanno fatto anche 700 imprese, che hanno<br />
fissato la loro sede vicino al quartier generale della Wal-Mart, per<br />
essere a completa disposizione del dispotico cliente.<br />
Fornitori prigionieri<br />
Uno dei segreti di WM sta nell’aver trasferito sui fornitori la maggior<br />
parte dei costi: sono i produttori a dover adattare le confezioni e le<br />
loro quantità in modo da seguire le esigenze espositive e di distribuzione<br />
del gigante. Ma per adeguarsi i fornitori vanno incontro a<br />
ristrutturazioni onerose che si ripercuotono sulle condizioni dei lavoratori<br />
e riducono i margini operativi delle imprese, che in molti<br />
casi falliscono. È il caso di Huffy Bicycles: la leggendaria fabbrica di<br />
biciclette statunitense è crollata sotto i ritmi di produzione che Wal-<br />
Mart le ha imposto e ha smesso di produrre biciclette negli Usa nel<br />
1999, per diventare importatore dall’Asia. Attualmente il 95% delle<br />
biciclette vendute negli Usa arriva dalla Cina.<br />
Nel 2003 per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, il numero<br />
di cittadini impiegati nella vendita al dettaglio (14,09 milioni)<br />
| economiasolidale |<br />
ha superato quello degli addetti dell’industria, che è ora il più basso<br />
degli ultimi sessanta anni (14,5 milioni) ed è tornato ai livelli della<br />
seconda guerra mondiale. Mentre i lavoratori statunitensi nell’industria<br />
diminuivano di circa il 20%, Wal-Mart ha aumentato le importazioni<br />
di prodotti a basso costo del 200%, dalla sola Cina.<br />
Non si può certo imputare a Wal-Mart tutta la responsabilità di<br />
una trasformazione economica e sociale così importante, ma le sue<br />
dimensioni fanno sì che ne sia l’attore principale e che “l’effetto<br />
Wal-Mart” si ripercuota non solo su chi è suo fornitore, ma sull’intera<br />
produzione che delocalizza, taglia i costi, riduce i margini riservati<br />
alla ricerca e all’innovazione, spingendo la qualità finale dei<br />
prodotti e della vita sempre più in basso. Sopravvive ad un impatto<br />
del genere solo la produzione di qualità, che sceglie canali distributivi<br />
diversi da Wal-Mart.<br />
Poca comunicazione, molte informazioni<br />
Uno dei motivi per cui ci sono poche ricerche è che Wal-Mart non<br />
fornisce dati: Emek Basker, una economista con dottorato al Mit, ha<br />
impiegato un anno a determinare la successione delle aperture dei<br />
centri vendita negli Usa. Un dato determinante per confrontare la<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 49 |
| economiasolidale |<br />
situazione occupazionale nelle contee prima e dopo l’apertura, che<br />
ha dovuto ricostruire consultando le guide stradali che WM edita<br />
annualmente e che contengono l’elenco dei nuovi centri aperti; la<br />
sua ricerca ha determinato che Wal-Mart può impiegare in media<br />
300 persone, ma che si perdono 250 posti di lavoro presso i dettaglianti<br />
della zona e altri venti presso i grossisti; dopo cin-<br />
que anni un Wal-Mart ha creato in media solo trenta<br />
nuovi posti di lavoro. Si tratta quindi di una ristrutturazione<br />
del comparto della vendita, senza reale crescita,<br />
un effetto tipico della grande distribuzione.<br />
Eppure Wal-Mart avrebbe potuto fornire alla ricercatrice<br />
le aperture in pochi minuti, visto che possiede<br />
una banca dati sulla sua attività tra le più grandi del<br />
mondo: si stima che abbia accumulato 460 terabytes di<br />
dati (internet ne ha meno della metà). Dati estratti as-<br />
PAGA ORARIA DEI DIPENDENTI WAL-MART NEGLI USA [DATI 2004]<br />
Lee Scott, Jr. Chief Executive Officer $ 8.434,49<br />
(basata su $17.543.739 all’anno, 40 ore alla settimana)<br />
Paga oraria media di un dipendente Wal-Mart a tempo pieno $ 9,68<br />
...E IN ALCUNI PAESI FORNITORI<br />
Bangladesh $ 0,17<br />
China $ 0,17<br />
Indonesia $ 0,46<br />
Nicaragua $ 0,23<br />
Swaziland $ 0,53<br />
Fondata nel 1871<br />
LIBRI<br />
Charles Fishman<br />
Effetto Wal Mart<br />
il costo nascosto della<br />
convenienza<br />
Egea, 2006<br />
Wal Mart<br />
The high cost<br />
of low prices<br />
Video inchiesta, 2005<br />
sociando le merci con le carte di credito, usati per conoscere i gusti<br />
dei clienti: prima di ogni uragano sembra che in Florida vendano<br />
sette volte di più crostate alla fragola e casse di birra e quindi WM si<br />
affretti a rifornirne i punti vendita non appena i meteo annunciano<br />
un tifone. “Tecnologie predittive” le chiamano alla WM, richiamando<br />
l’inquietante Minority Report, ma con un vero<br />
pallino per il controllo se, come ha rivelato recentemente<br />
il New York Times, telefonate, mail e spostamenti<br />
di lavoratori e manager sono controllati da una struttura<br />
investigativa interna, dotata di tecnologie d’avanguardia<br />
e composta da ex agenti Cia e Fbi. Per rispondere<br />
agli attacchi alla sua immagine Wal-Mart ha fatto<br />
uscire negli Usa un film dal titolo “Perché Wal-Mart funziona<br />
e perché questo dà fastidio a qualcuno” in cui si<br />
dipinge come una formidabile macchina da utili per l’economia<br />
americana. Ma forse Wal-Mart ha raggiunto i<br />
limiti del suo sviluppo e del suo modello. Lo dice l’esperienza<br />
fallimentare della Germania, dove nel 2006<br />
ha dovuto lasciare i suoi 85 negozi al gruppo tedesco<br />
Metro, perdendo 1 miliardo di dollari; lo dice la Corea<br />
del Sud, da dove si è ritirata. Oppure l’ultimo insuccesso<br />
registrato a New York, in cui ha dovuto rinunciare ad<br />
aprire i suoi centri a causa della forte opposizione. Chissà<br />
se ora rinuncerà allo sbarco in Italia, su cui più volte<br />
si è detto avesse interesse e continuerà ad attaccare il<br />
mercato della distribuzione farmaceutica con il suo progetto<br />
di vendere a soli 4 dollari un quantitativo di farmaci<br />
a prescrizione medica sufficienti per un mese, che<br />
ha già provocato fusioni nelle centrali di distribuzione.<br />
Forse siamo solo all’inizio di un vero scontro fra titani. .<br />
C’è sempre più bisogno del tuo aiuto.<br />
Con il “Conto Corrente Solidarietà”<br />
contribuisci a migliorare la vita di chi soffre.<br />
A favore di<br />
Sede sociale e direzione generale: piazza Garibaldi n. 16 - 23100 SONDRIO<br />
Tel. 0342 528 111 - Fax 0342 528 204 - info@popso.it<br />
RICCARDO VENTURI / CONTRASTO<br />
| criminalità e territorio | economiasolidale |<br />
La ’ndrangheta attacca<br />
il territorio resiste<br />
Secondo Vincenzo Linarello, presidente del consorzio Goel che riunisce una serie di cooperative sociali della locride,<br />
la delegittimazione dei magistrati impegnati nella lotta alle cosche segna una nuova resa dello Stato.<br />
Le organizzazioni criminali sono tornate a colpire con arroganza chi non si adegua al loro volere.<br />
“A<br />
di Francesca Paola Rampinelli<br />
Sopra, veduta<br />
di un vicolo.<br />
Sono dieci le cosche<br />
che formano<br />
il gotha criminale,<br />
distribuite tra Reggio<br />
Calabria, Piana<br />
di Gioia Tauro e Ionica.<br />
San Luca, 2005<br />
LLA BASE DELL’INTENSIFICARSI DI ATTENTATI e di minacce a chi<br />
ancora cerca di resistere ci sono stati due fatti nuovi e<br />
gravissimi che hanno delegittimato la sia pur minima<br />
presenza dello stato sul nostro<br />
territorio. Da un lato, infatti, è<br />
stato negato a Nicola Gratteri, sostituto<br />
Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria,<br />
da sempre in prima linea contro mafie e fenomeni malavitosi,<br />
il rientro nel pool antimafia e, dall’altro, l’indagine<br />
su massoneria deviata e su un sistema mafioso<br />
di gestione delle risorse pubbliche avviata da Luigi de<br />
Magistris, Sostituto Procuratore della Repubblica di Catanzaro,<br />
è stata trasferita ad un altro magistrato».<br />
Lo afferma Vincenzo Linarello, presidente del consorzio<br />
Goel che riunisce una serie di cooperative sociali<br />
della locride, e stretto collaboratore del vescovo di Locri,<br />
Monsignor Giancarlo Bregantini, quello stesso vescovo<br />
che un anno fa ha scomunicato la ’ndrangheta<br />
ed i suoi membri in seguito ad una serie di attentati al-<br />
le imprese agricole avviate sui terreni confiscati per cercare<br />
di sottrarre all’organizzazione criminosa la mano<br />
d’opera locale.<br />
Dopo un periodo di calma relativa, ora, in poco più<br />
di un mese, si sono susseguiti atti di vandalismo e intimidazioni<br />
contro chi ancora cerca di dare segnali di<br />
cambiamento.<br />
Ad attirare l’attenzione dei media è stato l’ennesimo<br />
pesantissimo attentato intimidatorio alla cooperativa<br />
agricola Valle del Marro, un’impresa sociale creata dall’associazione<br />
Libera di don Luigi Ciotti e formata da<br />
giovani disoccupati del territorio. L’iniziativa, sorta sulla<br />
scia della cooperativa siciliana Placido Rizzotto, ha<br />
come oggetto la conduzione di terreni agricoli confiscati<br />
nei comuni di Oppido Mamertina, Gioia Tauro,<br />
Rizziconi e Rosarno. Il piano agronomico prevede la<br />
coltivazione di ortaggi e raccolta delle olive e produzione<br />
di olio e di miele. Scenografiche, come nella migliore<br />
tradizione della ‘ndrangheta, le tracce che il raid not-<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 51 |
NON INDAGATE IN CALABRIA<br />
GLI HANNO TOLTO L’INCHIESTA “POSEIDONE” DI MANO quando la posta in palio<br />
s’è alzata, nel momento in cui i nomi che venivano toccati erano quelli di politici<br />
di primo piano (Lorenzo Cesa, segretario Udc), ufficiali di alto rango delle forze<br />
dell’ordine (il generale della Finanza Walter Cretella Lombardo) ed amministratori<br />
con una lunga trafila di incarichi in società controllate dallo Stato (Giovanbattista<br />
Papello, ex consigliere Anas ed ex responsabile del Commissariato ambiente calabrese).<br />
Il sostituto procuratore di Catanzaro Luigi De Magistris aveva iniziato a indagare<br />
sullo scandalo della depurazione delle acque in Calabria nel 2005. Ma, nel momento<br />
in cui le ipotesi di reato sono passate dalla truffa ai danni dell’Ue (per i fondi erogati),<br />
al disastro ambientale, corruzione e riciclaggio, sino all’associazione a delinquere,<br />
s’è intuito che l’indagine aveva cominciato a dare fastidio. Interrogazioni parlamentari,<br />
ispezioni ministeriali, una serie impressionante di atti di citazione in sede civile<br />
con richieste di risarcimento milionarie per i cronisti e le testate nazionali e locali<br />
che riportavano notizie su “Poseidone”.<br />
Il colpo di grazia a De Magistris, destituito dall’incarico e ora impossibilitato<br />
a scavare su un ammanco di 200 milioni di euro nei fondi destinati all’emergenza<br />
ambientale nella regione meridionale, è giunto nella settimana di aprile in cui<br />
l’Espresso riportava l’ultimo, clamoroso sviluppo dell’inchiesta. Ovvero: la contestazione<br />
della legge Anselmi, la norma varata dopo lo scandalo P2 che punisce la costituzione<br />
di associazioni segrete, per un gruppo di industriali, generali e parlamentari, tutti legati<br />
secondo il sostituto procuratore in quella che il settimanale ha ipotizzato essere<br />
“La loggia degli affari”.<br />
Il procuratore capo di Catanzaro Mariano Lombardi poche ore dopo ha revocato<br />
la delega a De Magistris. L’inchiesta ha ballato per un po’ fra le procure del Sud:<br />
dapprima Salerno, poi di nuovo Catanzaro. Ma, da quel momento, non se n’è saputo<br />
più nulla. In molti erano rimasti colpiti dall’epilogo di quell’articolo: si concludeva infatti<br />
riferendo che «il figlio della compagna di Lombardi nel 2006 aveva creato<br />
un’immobiliare con Giancarlo Pittelli, avvocato, onorevole di Forza Italia, indagato<br />
dal sostituto procuratore». E chiosava: «Il capo di De Magistris convive serenamente<br />
col socio del nemico numero uno del suo pm. Cose che capitano, in Calabria».<br />
A quel punto si sono mossi un po’ tutti: Csm, ministero della Giustizia, soprattutto<br />
Pittelli è partito al contrattacco. Ha tenuto una conferenza stampa pronunciando<br />
parole di fuoco contro il giudice che indagava su di lui, denunciandolo alla procura<br />
di Salerno per fuga di notizie. Il Consiglio superiore della magistratura ha aperto<br />
un fascicolo su una presunta violazione del segreto d’indagine di cui si sarebbe<br />
reso responsabile De Magistris. La notizia dell’apertura del fascicolo è contenuta<br />
in una lettera che il Consigliere del Presidente della Repubblica per gli affari<br />
dell’amministrazione della giustizia ha inviato al senatore Pittelli. La comunicazione<br />
all’esponente di Forza Italia ha fatto seguito ad una missiva che il parlamentare aveva<br />
inviato il 28 febbraio scorso al Capo dello Stato, per segnalare che alcune sue<br />
conversazioni telefoniche sarebbero state illegalmente utilizzate (a detta del senatore)<br />
in procedimenti penali e che il loro contenuto era stato poi divulgato dai mezzi<br />
d’informazione. De Magistris è rimasto solo. In difesa dell’operato del sostituto<br />
procuratore una lettera di quattordici giudici, suoi colleghi, che lo difendono a spada<br />
tratta. Si è levata una sola voce, dai palazzi della politica, per esprimergli solidarietà:<br />
quella di Antonio Di Pietro. Giovanni Vignali<br />
Al pm De Magistris è stata<br />
revocata la delega. Indagava<br />
sugli illeciti relativi ai fondi Ue<br />
sulla depurazione. Nel suo<br />
fascicolo molti nomi eccellenti<br />
| 52 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
turno ha lasciato alla Valle del Marro: una scia di sangue<br />
sui muri, un cancello, donato dall’Associazione Anti<br />
Racket, utilizzato per farne delle croci, utensili rubati,<br />
uffici sfasciati.<br />
Un “chiaro messaggio”<br />
Il “chiaro messaggio” al gruppo di don Ciotti si aggiunge<br />
ad una serie di altri incidenti che dagli operatori<br />
delle varie cooperative di Locri vengono così riassunti:<br />
«due devastanti attentati contro il Centro Polifunzionale<br />
“Magna Grecia” del Comune di Ardore, gestito<br />
da una impresa di giovani che cercava di creare opportunità<br />
di lavoro e di aggregazione nel territorio; ripetuti<br />
attentati presso il Centro Giovanile Salesiano di Locri,<br />
cuore della Pastorale Giovanile della Diocesi, per<br />
impedire ad una ditta di condurre importanti lavori di<br />
ristrutturazione; la pesante lettera minatoria recapitata<br />
nei giorni scorsi alla senatrice Maria Grazia Laganà; le<br />
insistenti voci di sfratto della Comunità di Liberazione<br />
di Gioiosa Jonica (tra i fondatori del Consorzio Goel) da<br />
una struttura pubblica ottenuta con regolare contratto<br />
di affitto e ristrutturata ripetutamente a proprie spese,<br />
proprio mentre la ditta che sta eseguendo uno dei tanti<br />
lavori di miglioria viene derubata; un clamoroso furto<br />
in pieno centro ad un commerciante di materiale<br />
edile a Gioiosa Jonica, Francesco Attachi, impegnato<br />
nel sociale, e ancora altri furti ed intimidazioni in tutta<br />
la zona; ed infine le intimidazioni ricevute dell’associazione<br />
Don Milani di Gioiosa Jonica, il cui presidente,<br />
Francesco Rigitano, è responsabile del locale coordinamento<br />
di Libera della Locride».<br />
Il “Don Milani” è appena riuscito a costruire un<br />
campetto di calcio, non certo un centro sportivo polifunzionale,<br />
ma fin da subito il chiosco annesso al campetto<br />
è stato derubato. A distanza di pochi giorni sono<br />
state ritrovate dentro il chiosco ben 6 cartucce caricate<br />
a pallettoni poste in bell’evidenza. Il messaggio intimidatorio<br />
è chiaro, diretto, pesante e preoccupante. «Le<br />
iniziative della magistratura nei confronti di suoi membri<br />
così evidentemente schierati contro le cosche hanno<br />
costituito il segnale che ha indotto la mai tacitata arroganza<br />
della ’ndrangheta a rinvigorirsi più forte che<br />
mai», spiega ancora Linarello.<br />
Infatti, è di pochi giorni fa la notizia che il procuratore<br />
della Repubblica di Catanzaro, Mariano Lombardi,<br />
ha revocato la delega al sostituto procuratore Luigi De<br />
Magistris in relazione all’inchiesta "Poseidone" sui presunti<br />
illeciti nella gestione dei finanziamenti dell’Unione<br />
europea nel settore della depurazione in Calabria (vedi<br />
box). Nel corso delle indagini sono state indagate una<br />
cinquantina di persone, nomi di un certo rilievo che<br />
hanno evidentemente indotto qualcuno a ritenere troppo<br />
aggressivo De Magistris e dunque inadatto a portare<br />
avanti un’inchiesta che riguarda sempre di più i legami<br />
di potere occulto e non tra criminalità e politica.<br />
Ragioni procedurali (è uscito dal pool antimafia reggino<br />
per la normale rotazione prevista dalla legge e si è<br />
visto negare dai superiori il permesso di rientrarvi), attualmente<br />
al vaglio del Csm, rendono invece impossibile<br />
la prosecuzione del lavoro contro la ’ndrangheta per<br />
Gratteri contro il quale per altro è stato recentemente<br />
scoperto e sventato un attentato in preparazione di tale<br />
portata che i vertici della magistratura calabrese hanno<br />
dichiarato che «la decisione di preparare un attentato<br />
contro Gratteri non può essere frutto soltanto della decisione<br />
di una o due cosche della Locride, ma implica il<br />
consenso del ghota ndranghetistico dell’intera provincia.<br />
Al massimo dieci “famiglie”, tra Reggio città, Piana<br />
di Gioia Tauro e Ionica, il cui assenso è strategico per effettuare<br />
un atto criminale di tale portata».<br />
Colpito chi indaga<br />
«È stato colpito quel pezzo di magistratura locale brava,<br />
che lavora e che ottiene ottimi risultati», sottolinea Linarello,<br />
«la ’ndrangheta alla luce di questi segnali si è<br />
rinvigorita. Hanno capito che è il momento giusto per<br />
colpire al fianco il territorio che non si adegua. Tutti i<br />
fenomeni si sono verificati nell’arco di un mese ed è<br />
quindi lecito vedere una relazione di causa effetto tra i<br />
provvedimenti che colpiscono dei personaggi simbolo<br />
della lotta alla criminalità organizzata e la recrudescenza<br />
degli atti intimidatori. Ma il segnale in realtà», aggiunge<br />
ancora Linarello, «è che non c’è proprio la volontà<br />
di combattere il sistema ’ndrangheta e massoneria<br />
deviata da parte dello stato: lo Stato non ha mai comin-<br />
| economiasolidale |<br />
LIBERA NEL MIRINO DEI MAFIOSI<br />
UN DANNEGGIAMENTO IN UN TERRENO CONFISCATO ALLA MAFIA e assegnato<br />
ad una cooperativa che aderisce al consorzio “Liberaterra” è stato denunciato<br />
ai carabinieri di Corleone. Il fondo si trova in contrada Pietralunga, nel territorio<br />
del Comune di Monreale, dove i carabinieri hanno effettuato un sopralluogo per<br />
presentare una relazione alla Procura distrettuale antimafia di Palermo. Il terreno è stato<br />
confiscato al presuntio mafioso Giovanni Simonetti, ed era stato assegnato qualche<br />
tempo fa alla coop “Lavoro e Non”, che fa riferimento all’associazione Libera di don Luigi<br />
Ciotti. Sono stati danneggiati per circa il 70 per cento i germogli delle viti, in vista<br />
della fruttificazione delle piante il prossimo anno. «È in atto una controffensiva da parte<br />
delle organizzazioni mafiose - afferma in una nota don Luigi Ciotti, presidente di Libera -<br />
evidentemente preoccupate dai risultati che si stanno ottenendo nei campi della legalità.<br />
Non ci faremo intimidire e siamo convinti che i cittadini e le istituzioni sapranno ancora<br />
una volta rispondere con fermezza. Ai giovani impegnati quotidianamente nei campi<br />
di lavoro dei beni confiscati alle mafie vogliamo dire di continuare ad avere lo stesso<br />
coraggio dimostrato finora insieme alla consapevolezza di avere accanto tutta l’Italia<br />
che crede nei valori della democrazia, della libertà e della legalità».<br />
A don Ciotti e ai ragazzi della Coop è arrivata la solidarietà del premier Romano Prodi.<br />
“Esprimo - ha detto Prodi - solidarietà e indignazione per l’accaduto, auspico inoltre<br />
che continui con sempre più vigore la lotta per sradicare la criminalità organizzata.”<br />
ciato il contrasto». «A tutto ciò», conclude il presidente<br />
di Goel, «si aggiunge una sorta di impermeabilità mediatica:<br />
fa notizia un morto per un incidente stradale ma<br />
non uno ucciso dalle cosche! Solo don Ciotti riesce in<br />
qualche modo infrangere questo muro e far circolare il<br />
suo grido di protesta per il resto nessuno guarda più alle<br />
vicende legate alla ’ndrangheta e alle sue vittime». .
| economiasolidale | Terra Futura |<br />
L’avanguardia<br />
dei beni comuni<br />
in forte crescita<br />
La quarta edizione della mostra convegno di Firenze è stata visitata da migliaia di persone che hanno affolato<br />
gli oltre 400 appuntamenti culturali organizzati da movimenti, istituzioni, associazioni e imprese.<br />
BILANCIO PIÙ CHE POSITIVO per la quarta edizione di Terra<br />
Futura, la mostra-convegno internazionale delle<br />
buone pratiche di sostenibilità ospitata dal 18 al 20<br />
maggio alla Fortezza da Basso, a Fi-<br />
di Alessia Vinci<br />
renze. Un successo coronato da un<br />
incremento complessivo del 25%<br />
rispetto allo scorso anno, sia per quanto riguardo gli appuntamenti<br />
in calendario che le realtà presenti in rassegna.<br />
83.000 i visitatori complessivi nelle tre giornate fra operatori<br />
economici, responsabili d’azienda, imprenditori, cittadini impiegati<br />
nel mondo del volontariato e del non profit, educatori, insegnanti,<br />
studenti, amministratori pubblici...<br />
a Terra Futura per comprendere come sia<br />
possibile agire in pratica per garantire un futuro<br />
alla terra e costruire un modello di sviluppo<br />
diverso, più equo e sostenibile nel rispetto<br />
dell’uomo e della natura.<br />
190 appuntamenti culturali con oltre<br />
1000 relatori coinvolti, e delle 500 aree espositive<br />
con più di 4000 enti rappresentati e<br />
dei 100 spazi di animazione e laboratori di<br />
“buone pratiche” per sperimentare nel concreto<br />
la sostenibilità. Numeri che oltre che<br />
descrivere la crescita dell’evento, dicono<br />
quanto sia alta la potenzialità espressa da<br />
questi mondi e la speranza che un altro<br />
mondo possibile è già in costruzione.<br />
Una dimensione complessiva e una formula<br />
che hanno suscitato grande interesse<br />
anche al di fuori dei confini nazionali, con numerosi operatori qualificati<br />
in visita a Firenze interessati a capire come esportare questo<br />
modello di mostra-convegno sulle buone pratiche anche in altri<br />
paesi d’Europa.<br />
Un orizzonte internazionale che, dopo la presentazione dell’edizione<br />
2007 di Terra Futura al World Social Forum di Nairobi, è stato<br />
rimarcato dalla presentazione a Terra Futura della bozza della Carta<br />
Europea della Finanza Etica, un grande passo verso la costituzione<br />
di una Banca Etica Europea.<br />
| 54 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
V49_TerraFutura.qxd 26-04-2007 19:24 Pagina I<br />
valori è un mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità<br />
Lavoro, sostenibilità, diritti >IX<br />
Abitare sostenibile >X<br />
Decrescita, figli felici di un pil minore >XII<br />
Coltivare nella biodiversità >XIV<br />
Produrre senza lasciare impronte >XVIII<br />
Sud e Nord insieme: un futuro più equo >XXI<br />
terra<br />
futura valori<br />
Flessibilità<br />
Precarietà<br />
fragilità.<br />
La sostenibilità<br />
sociale<br />
e ambientale<br />
passa dal lavoro.<br />
Ripensare<br />
il welfare<br />
nel mondo<br />
globalizzato<br />
Non dissipare<br />
è la prima<br />
buona<br />
pratica<br />
Anno 7 numero 49<br />
Maggio 2007<br />
Inserto gratuito di<br />
E l’Italia è emersa all’avanguardia anche per quanto riguarda il<br />
commercio equo: se il testo di legge prodotto congiuntamente da<br />
Transfair Italia, Fairtrade, Associazione Botteghe del Mondo e Agices<br />
(che a Firenze hanno fatto il punto sul percorso comune intrapreso)<br />
verrà approvato, il Bel Paese sarà il primo stato al mondo ad avere<br />
una legge sul cees.<br />
Ma è stato il lavoro il tema dominante di alcuni importanti convegni<br />
di quest’edizione; dopo anni all’insegna del rispetto dell’ambiente<br />
e dello slogan “consumare meno per produrre meno”, da Terra<br />
Futura arriva unanime un nuovo consenso: è proprio sul versante<br />
della produzione che bisogna tornare ad agire. Non si può parlare di<br />
sostenibilità, finché a tutti i cittadini del<br />
mondo non è garantito un lavoro che permetta<br />
loro di condurre una vita dignitosa.<br />
Il lavoro come “bene comune” dunque,<br />
così come lo è l’acqua, altro tema caldo: risorsa<br />
insostituibile per la vita della terra essa<br />
è perciò patrimonio dell’intera umanità.<br />
Sempre nel nome dell’equità si è scelto di riservare<br />
all’Africa un posto centrale all’interno<br />
dell’evento. Rilanciata a Terra Futura la<br />
campagna “L’Africa non è in vendita”, pro-<br />
Sopra, l’affolato prio alla vigilia di un imminente EPA (Ac-<br />
ingresso della cordo di Partenariato Economico) che L’UE<br />
Fortezza da Basso.<br />
A fianco, la copertina sta per siglare col continente nero: una scel-<br />
dell’inserto che ta per rimarcare un secco no ai “falsi parte-<br />
<strong>Valori</strong> ha dedicato<br />
alla manifestazione. nariati” che, dietro al principio di recipro-<br />
Firenze, 2007<br />
cità, nascondono nuove forme di dominazione<br />
economica.<br />
All’indomani di Terra Futura Ugo Biggeri, presidente della Fondazione<br />
Culturale Responsabilità Etica Onlus, facendo un primo sintetico<br />
bilancio di questa edizione dice «È arrivato il momento di cercare<br />
di fare delle alleanze tra i tanti settori della società civile presenti<br />
a Terra Futura, per chiedere con forza un cambiamento delle politiche<br />
e delle regole del sistema, in modo da garantire un futuro etico.<br />
Credo che la politica debba dare una risposta alla gente che in questi<br />
tre giorni a Terra Futura ha dimostrato di credere veramente nella<br />
sostenibilità e nei diritti». .<br />
Acquisti verdi<br />
Tante parole, molti<br />
fatti all’incontrario<br />
“F<br />
di Walter Ganapini<br />
| macroscopio |<br />
AR LAVORARE IL MERCATO PER L’AMBIENTE” recitava il VI° “Programma d’azione ambientale” della Commissione<br />
Europea, già a fine millennio scorso. Normativa e prassi comunitarie hanno molto progredito in tal senso,<br />
sviluppando ricche “liste positive” di buone pratiche, Carte, come quella di Arlborg, di essenziali “Linee-guida”,<br />
progetti orientati a validare modalità avanzate di certificazione di prodotto (a partire dall’INTEND della<br />
“Dichiarazione Ambientale di Prodotto” EPD, dove quest’ultimo, come sempre nella accezione di Bruxelles ,<br />
sta per “bene” e “servizio”), riflessioni attente sul nodo degli “Stili di vita” (in ciò affiancando la cruciale attività<br />
del Gruppo per la “Salvaguardia del Creato , diretto in ambito CEI da S.E. Bregantini – foto – , Vescovo di Locri<br />
e Platì , così efficace nella propria azione pastorale da esser divenuto uno dei più temuti interlocutori<br />
della economia criminale, non solo calabrese). Manuali di filosofia imprenditoriale avanzata nel senso<br />
della sostenibilità, a partire dalla definizione di “Politica Integrata di Prodotto”.<br />
Parte integrante di tale strumentazione è la sollecitazione ad orientare in direzione “environmentally<br />
friendly” quote crescenti di spesa pubblica, al fine di incentivare nel più trasparente dei modi il decollo di beni<br />
e servizi sostenibili, a parità di prestazione e a tendenziale parità di costo: sono i cosiddetti “Acquisti Verdi nella<br />
Pubblica Amministrazione”, gergalmente noti come “Green Public Procurement” ( GPP ). Dopo un avvio<br />
interessante, che vide CONSIP impegnarsi in tale direzione, anche durante il Ministero Tremonti, e il legislatore<br />
porre obiettivi importanti alla diffusione di tale pratica<br />
(30% di acquisti, sul totale della spesa pubblica, ambientalmente<br />
favorevoli), dobbiamo registrare come il nostro Paese abbia<br />
rallentato, vedendo prevalere la resistenza conservativa di un gran<br />
numero di “uffici acquisti” non solo comunali e provinciali,<br />
ma anche di importanti regioni. Per tutte, citiamo il caso della<br />
Emilia-Romagna: in questi mesi , quella Regione ha rinnovato<br />
il proprio parco automezzi , per un totale di quasi mille veicoli: ebbene , in tutto il mondo , occasioni simili<br />
vengono immediatamente colte per utilizzare il rinnovo delle flotte pubbliche come opportunità innovativa<br />
(a San Francisco , nelle settimane scorse , tutti i mezzi per raccolta e trasporto di rifiuti sono stati sostituiti con<br />
equivalenti elettrici alimentati da fonti rinnovabili). Bene, nella Emilia-Romagna dove si respira l’aria peggiore<br />
al mondo, non uno su quasi mille di quei mezzi è stato sostituito secondo la logica californiana. Ciò, per<br />
rimanere alla logistica “rifiuti”, quando una recentissima indagine dell’ARPA-Piemonte ha dimostrato come<br />
a Torino una quota significativa di inquinamento dell’aria venga proprio dai mezzi AMIAT per collettamento<br />
e trasporto di rifiuti. Ancora, un incontro del GPP-Net tenutosi a Cremona il mese scorso ha dimostrato come<br />
in Italia solo il 2,2 % dei Comuni si sia attrezzato con strumenti (capitolati, ecc) orientati alla filosofia GPP.<br />
E così, come nel caso delle Agende XXI Locali, l’Italia corre il rischio che pratiche diffuse in tutta Europa<br />
come di successo divengano minoritarissime, quasi eventi rituali che alimentano riunioni “di autocoscienza“<br />
di piccoli circuito di Amministratori sempre più frustrati. Come ha recentemente ricordato, nel corso<br />
del 1° Colloquio Internazionale sulla Sostenibilità organizzato dalla sede reggiana della Università di Modena<br />
e Reggio Emilia , Allan Johansson , ispiratore della Università della Produzione Pulita di Lund ( Svezia ), il nuovo<br />
modello per uscire dal Cambiamento Climatico impone una rivoluzione industriale fondata su circuiti virtuosi<br />
di piccole e medie imprese innovative, cittadini-consumatori evoluti, istituzioni trasparenti ed avanzate. .<br />
Emblematico il caso dell’Emilia<br />
Romagna: acquista mille veicoli<br />
nuovi e non pone alcun criterio<br />
“verde” che possa contribuire<br />
a ridurre l’impatto ambientale<br />
della sua mobilità<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 55 |
| inbreve |<br />
Le troppe spine delle rose africane >58<br />
nternazionale<br />
Il ritorno dei Santullo alla conquista della Guinea >62<br />
PZIFER<br />
A PROCESSO<br />
PER LE CAVIE<br />
BAMBINO<br />
Inizierà a giugno, nello stato<br />
congolese di Kivu, il processo contro<br />
l’industria farmaceutica Pfizer.<br />
L’accusa è di aver usato bambini<br />
malati per sperimentare farmaci,<br />
e di aver nascosto il tutto dietro<br />
un’opera di beneficenza. Il risultato:<br />
bambini sordi, ciechi e paralizzati.<br />
E 11 morti.<br />
Correva l’anno 1996. Nella<br />
regione del Kivu numerose epidemie<br />
di rosolia, colera e meningite,<br />
mietevano vittime tra adulti<br />
e bambini. In poco tempo<br />
morirono oltre 3.000 persone.<br />
L’Organizzazione Mondiale della<br />
Sanità (Oms) e la ditta farmaceutica<br />
americana avevano offerto il loro<br />
aiuto. Ma, secondo le accuse,<br />
Pfizer avrebbe somministrato<br />
a 200 bambini, senza autorizzazione,<br />
un farmaco chiamato Trovan<br />
Floxacin. Questo medicinale<br />
non era stato sottoposto ai test<br />
preliminari. Il risultato fu una<br />
tragedia: 11 bambini morirono,<br />
181 risultarono afflitti da disturbi<br />
gravi e permanenti quali sordità,<br />
paralisi, lesioni cerebrali e cecità.<br />
Ora i parenti chiedono giustizia<br />
e reclamano come indennità una<br />
somma pari a 2,75 miliardi di dollari.<br />
| 56 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
LA CONVENZIONE<br />
CONTRO LE ARMI CHIMICHE<br />
FUNZIONA MA PUO’<br />
ESSERE MIGLIORATA<br />
Dieci anni fa, nel 1997, entrava in vigore la Chemical<br />
Weapons Convention (Cwc) a cui aderivano gli eserciti<br />
di 182 nazioni. La convenzione impone agli Stati<br />
aderenti di escludere dal loro arsenale agenti chimici<br />
come i gas nervini. La Cwc ha reso effettiva<br />
la condanna di un’intera categoria di armi di distruzione<br />
di massa. Dopo dieci anni dalla sua entrata in vigore,<br />
è ora dunque tempo di bilanci.<br />
In un convegno organizzato a Roma dal ministero<br />
degli Affari esteri e dall’Istituto degli Affari<br />
internazionali, con il contributo di Green Cross Italia,<br />
sono stati forniti alcuni dati: il 98 per cento dei paesi<br />
del mondo hanno aderito alla Cwc, 71.000 tonnellate<br />
di agenti chimici sono state dichiarate dai sei stati<br />
che le detenevano in munizioni e contenitori, più<br />
del 25 per cento dei quali è stato distrutto, 12 stati<br />
hanno dichiarato 65 ex<br />
stabilimenti di produzione<br />
di armi chimiche di cui<br />
58 sono stati distrutti<br />
o riconvertiti. E ancora,<br />
6.200 impianti<br />
di stoccaggio e produzione<br />
di materiale chimico sono<br />
stati dichiarati soggetti<br />
alle ispezioni dell’Opcw (l’organizzazione per la proibizione<br />
delle armi chimiche). Rimangono ancora due grandi<br />
obiettivi: mantenere alta la sicurezza sui depositi<br />
di armi chimiche esistenti e continuare la distruzione<br />
nel modo più sicuro e rapido possibile. Ben 50.000<br />
tonnellate in sei milioni di munizioni e di container<br />
devono essere ancora eliminate. Il secondo obiettivo<br />
è quello di puntare a raggiungere il 100 per cento<br />
delle adesioni tra i paesi del mondo.<br />
È STRAGE<br />
DI MINATORI<br />
IN RUSSIA<br />
E IN CINA<br />
Il raggiungimento di un livello<br />
accettabile di diritti per i lavoratori<br />
delle miniere in Russia e in Cina<br />
sembra ancora lontano.<br />
In Cina si parla di almeno 4700<br />
minatori morti in un solo anno,<br />
ed è una cifra arrotondata per difetto.<br />
L’ultimo grave episodio si è verificato<br />
in una miniera di carbone di Xinglong,<br />
nella provincia del Sichuan,<br />
nel sudest de Paese, dove<br />
11 lavoratori hanno perso la vita.<br />
Le miniere di carbone,<br />
che forniscono al Paese il 70%<br />
dell’energia consumata, sono spesso<br />
gestite da imprenditori improvvisati<br />
che trascurano le più elementari<br />
misure di sicurezza.<br />
In Russia le cose non vanno<br />
meglio. In soli due mesi, oltre 150<br />
minatori hanno perso la vita nelle<br />
miniere di carbone siberiane.<br />
La compagnia dove si sono verificati<br />
i due ultimi e più gravi incidenti<br />
è sempre la stessa.<br />
Lo scorso 19 marzo erano morte<br />
110 persone, si tratta del più grave<br />
episodio dalla caduta dell’Unione<br />
sovietica. L’agenzia per la sicurezza<br />
industriale ha scoperto alcune<br />
violazioni da parte della compagnia<br />
proprietaria della miniera.<br />
La magistratura ha aperto<br />
un’inchiesta. Gli ispettori che avevano<br />
visitato la miniera in passato,<br />
ne avevano chiesto la chiusura due<br />
volte, dopo aver riscontrato violazioni<br />
delle norme di sicurezza. Ma le loro<br />
domande, l’ultima delle quali era<br />
stata presentata il 30 aprile, erano<br />
state respinte dai tribunali.<br />
LA PENA DI MORTE<br />
È UN PROBLEMA<br />
PER MOLTI PAESI<br />
NON SOLO ORIENTALI<br />
Amnesty International ha presentato a Roma il suo<br />
rapporto annuale sull’applicazione della pena capitale.<br />
Durante il 2006, almeno 1.591 persone sono state<br />
messe a morte in 25 paesi e almeno 3.861 imputati<br />
sono stati condannati a morte in 55 paesi. I casi sono<br />
solo quelli di cui l’associazione per la difesa dei diritti<br />
umani è a conoscenza. In Cina, per esempio, le fonti<br />
pubbliche dichiarano 1.010 persone messe a morte<br />
ma fonti che l’associazione considera attendibili<br />
parlano di almeno 7.500 condannati.<br />
Secondo Amnesty, le persone in attesa<br />
di esecuzione sono tra le 19.185 e le 24.646.<br />
Lo scorso anno il 90 per cento di tutte le esecuzioni<br />
conosciute è avvenuto in soli sei nazioni: Cina, Iran,<br />
Pakistan, Iraq, Sudan e Usa. Il primato del più alto<br />
numero di condanne pro capite spetta al Kuwait,<br />
seguito dall’Iran.<br />
In totale nel mondo 128 paesi hanno abolito<br />
la pena di morte nella legge o nella pratica;<br />
69 mantengono in vigore la pena capitale,<br />
ma il numero di quelli dove le condanne a morte sono<br />
effettivamente eseguite è molto più basso. Nel 2006,<br />
le Filippine hanno abolito la pena di morte per tutti<br />
i reati; Georgia e Moldavia hanno eliminato le clausole<br />
sulla pena capitale.<br />
Dal 2000, i metodi maggiormente utilizzati<br />
per l’uccisione dei prigionieri sono: la decapitazione<br />
(in Arabia Saudita e Iraq), la fucilazione (in Bielorussia,<br />
Cina, Somalia, Taiwan, Uzbekistan, Vietnam e altri<br />
paesi), l’impiccagione (in Egitto, Giappone, Giordania,<br />
Iran, Pakistan, Singapore e altri paesi), l’iniezione<br />
letale (in Cina, Filippine, Guatemala, Thailandia e Usa),<br />
la lapidazione (in Afghanistan e Iran), la sedia elettrica<br />
(negli Usa) e il pugnale in Somalia.<br />
FORESTE<br />
IN GRAVE<br />
PERICOLO<br />
NEL CONGO<br />
Il Governo della Repubblica<br />
Democratica del Congo nel maggio<br />
del 2002 ha varato una moratoria<br />
sull’allocazione di nuovi titoli di<br />
taglio delle foreste. Eppure, secondo<br />
un rapporto di Greenpeace,<br />
ben 107 titoli di taglio, pari<br />
ad un’area di oltre 15 milioni<br />
di ettari di foresta, su un totale<br />
di 156 sono stati firmati dopo<br />
l’entrata in vigore della moratoria<br />
e perciò in violazione della legge.<br />
Greenpeace teme che molte<br />
concessioni rilasciate in violazione<br />
alla moratoria vengano legalizzate,<br />
lasciando preziose<br />
foreste senza<br />
protezione. Da qui<br />
la richiesta che<br />
tutti i titoli di taglio<br />
rilasciati dopo<br />
l’entrata in vigore<br />
della moratoria<br />
siano cancellati,<br />
e che la moratoria<br />
sia attuata ed estesa fino a quando<br />
non sarà completato un processo<br />
partecipatorio di destinazione d’uso<br />
delle diverse aree forestali.<br />
La distruzione delle foreste tropicali<br />
è responsabile del 25 per cento<br />
del mancato assorbimento delle<br />
emissione totali di anidride<br />
carbonica di origine umana.<br />
Il bacino del Congo custodisce<br />
da solo circa l’8 per cento delle riserve<br />
di carbonio: se la deforestazione<br />
continuasse, entro il 2050 saranno<br />
rilasciati 34,4 miliardi di tonnellate<br />
di CO2, pari a circa sessanta volte<br />
le emissioni attuali dell’Italia.<br />
| inbreve |<br />
L’ITALIA<br />
NON VUOLE<br />
PRIVATIZZARE<br />
L’ACQUA<br />
L’Italia esce dal Public-Private<br />
Infrastructure Advisory Facility<br />
(PPIAF) perché non vuole<br />
privatizzare l’acqua. Il governo<br />
ha deciso così di uscire dal fondo<br />
gestito dalla Banca Mondiale<br />
che ha tra i suoi obiettivi anche<br />
la privatizzazione delle risorse idriche.<br />
Il risultato è stato raggiunto<br />
anche grazie alla pressione sulle<br />
istituzioni fatta dalle associazioni<br />
della società civile. La proposta<br />
dell’Italia di non destinare risorse<br />
a questo fondo è contenuta nella<br />
dichiarazione finale dell’Assemblea<br />
sull’acqua tenutasi quest’anno<br />
a Bruxelles.<br />
Secondo le associazioni<br />
ambientaliste e i Verdi, ora si tratta<br />
di favorire la partecipazione<br />
diretta degli stati e dei cittadini<br />
per sviluppare un nuovo approccio<br />
di carattere finanziario. Ma soprattutto<br />
portare avanti la richiesta<br />
del riconoscimento del diritto<br />
all’acqua presso la commissione<br />
dei diritti umani nelle Nazioni Unite.<br />
Il Comitato italiano per il Contratto<br />
mondiale sull’acqua è presieduto<br />
da Rosario Lembo. Per ulteriori<br />
informazioni sulle camopagne<br />
in atto andare all’indirizzo internet:<br />
www.contrattoacqua.it/public/journal<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 57 |
PIETRO RAITANO / ALTRECONOMIA<br />
| internazionale | etiopia e kenia |<br />
Le troppe spine<br />
delle rose africane<br />
| 58 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
PIETRO RAITANO / ALTRECONOMIA<br />
UNA RICERCA DI “PARTE”<br />
| internazionale |<br />
L’ANALISI DELL’IMPATTO AMBIENTALE DI UN PRODOTTO può diventare un “arma” comunicazionale.<br />
“Perché le rose dal Kenya sono più verdi dei fiori olandesi”: questo il titolo molto ad effetto del Times<br />
del 10 febbraio scorso che spiega come una rapporto comparativo svolto dall’Università di Cranfield<br />
evidenzi che i costi ambientali della coltivazione delle rose nelle serre in Olanda sia molto più impattante<br />
dei corrispondenti prodotti importati dal Kenya. La firma del report è autorevole, anche se purtroppo<br />
l’articolo del Times non la riporta preferendo dare spazio a delle affrettate dichiarazioni del Segretario<br />
di Stato allo Sviluppo Internazionale, Hilary Benn, che invitava i consumatori a non boicottare i fiori<br />
africani in occasione di San Valentino. Più che di un vero e proprio studio, si tratta di un’analisi<br />
comparativa condotta dal Adrian Williams (foto), ricercatore del dipartimento risorse naturali<br />
dell’Universitò di Cranfield ed esperto di analisi di impatto ambientale. Cranfield ha analizzato solo<br />
ed esclusivamente l’impatto in termini di emissioni di gas ad effetto serra comparando la produzione<br />
di fiori in serra in Olanda, e il trasporto in Gran Bretagna, esclusivamente con i consumi di CO2<br />
nella produzione keniota con i relativi impatti per raggiungere via aereo l’Inghilterra. Non si tratta<br />
di un vero studio del ciclo di vita (Life cycle assessment) così come stabilito anche dalla regolamentazione<br />
ISO che prevede che vengano tenute in considerazione tutti gli input e output di una produzione: nessuna<br />
analisi, quindi, delle problematiche connesse al consumo di acqua piuttosto che all’impatto nella<br />
produzione, trasporto e utilizzo dei pesticidi. Se si considerano solo<br />
ed esclusivamente le emissioni di gas ad effetto serra, lo studio evidenzia<br />
che le rose che arrivano dal Kenya, considerando anche il trasporto aereo,<br />
producono il 17% della CO2 originata dalle coltivazioni olandesi: in termini<br />
assoluti per carico di fiori recisi quelle keniane determinano 6000 kg di anidride<br />
carbonica equivalente contro i 35000 kg della produzione in Olanda.<br />
Di questa CO2 il 99% delle rose olandesi è originato dalla coltivazione a fronte<br />
di un corrispettivo del 7,3% per far crescere i fiori in Kenya. ads<br />
La coltivazione dei fiori recisi destinati ai Paesi occidentali è la seconda industria del Kenya. Una forma di neocolonialismo alimentato dal saccheggio delle risorse e da incentivi statali. La floricultura è la seconda industria per fatturato in valuta estera.<br />
di Cristina Artoni<br />
Sopra, una serra per la coltivazione<br />
delle rose. In Kenya rimane ben poco,<br />
i fiori vengono esportati in Europa.<br />
COMINCIARE A RAGIONARE SUL LIVELLO GLOBALE: il sistema diventerà<br />
insostenibile. Chi ha bisogno dei fiori se li coltivi. Così com’è il siste-<br />
«DOBBIAMO<br />
ma è distruttivo anche del tessuto sociale e umano e mina la società del<br />
Sud del mondo. Un po’ tutto il commercio deve essere ripensato. Dopo<br />
i fiori si passerà al tè e al caffè, mercati controllati da multinazionali<br />
potentissime, con strettissimi rapporti con il governo». Le parole sono<br />
di Alex Zanotelli, che per anni ha condiviso la sua vita con gli abitanti<br />
di Korogocho, una delle più grandi bidonville alla periferia di Nairobi.<br />
Nella prefazione al libro Rose & lavoro - dal Kenya all’Italia l’incredibile<br />
viaggio dei fiori curato da Pietro Raitano e Cristiano Calvi per le edizioni<br />
di Altreconomia, il padre comboniano mette a fuoco le ingiustizie<br />
di un mercato che divora le società più indifese che sono nello stesso<br />
tempo tra le più bisognose di sviluppo. Avviene così un processo di<br />
neocolonizzazione da parte dei paesi Occidentali nei confronti di un<br />
Sud del mondo, dove il saccheggio delle materie prime viene fatto attraverso<br />
lo sfruttamento delle risorse, di forza lavoro con la complicità<br />
dei governi locali. Ma non solo. La neocolonizzazione avviene anche<br />
con gli incentivi a coltivazioni finalizzare solo all’esportazione.<br />
Piantagioni sterminate<br />
È il caso nel continente africano delle rose, coltivate in sterminate pian-<br />
tagioni in Kenya e in Etiopia, di proprietà di multinazionali, e poi destinate<br />
al mercato europeo. Un affare da milioni di euro, che prosegue<br />
da circa vent’anni. Come rivela il libro di inchiesta di Raitano e Calvi le<br />
rose del Kenya sono destinate al mercato europeo in enormi quantità: il<br />
60% della produzione arriva in Olanda, il 23% in Gran Bretagna e il restante<br />
è rivolto a Germania e Francia. Da marzo di quest’anno inoltre è<br />
stato avviato anche il commercio diretto con l’Italia, che fino a questo<br />
momento si affidava a grossisti olandesi.<br />
In Kenya nell’ultimo decennio, dai primi anni ‘90, la floricoltura<br />
è diventata la seconda industria per fatturato in valuta estera, superata<br />
solo dalla produzione di tè e più importante del<br />
turismo e del caffè. Un business da 500 milioni di<br />
SPESA FIORI RECISI<br />
euro l’anno che fino ad ora aveva dato lavoro direttamente<br />
a centomila persone e indirettamente a<br />
700 mila. Non poco, se si considera che il tasso di MARZO 06<br />
disoccupazione nel paese si attesta sul 40%, su una APRILE 06<br />
forza lavoro di dieci milioni di persone. Il costo so- MAGGIO 06<br />
ciale e ambientale di questa produzione è molto al- GIUGNO LUGLIO 06<br />
to: fino a poco tempo fa il 65% dei lavoratori, no- AGOSTO SETTEMBRE 06<br />
ve donne su dieci, non ha goduto del benchè mi- OTTOBRE NOVEMBRE 06<br />
nimo diritto sindacale e di tutela sanitaria. I salari DICEMBRE 06<br />
GENNAIO FEBBRAIO 06 130.290.275<br />
285.160.159<br />
421.308.053<br />
550.664.440<br />
691.828.764<br />
845.412.165<br />
1.093.428.593<br />
1.253.781.887<br />
per anni si sono attestati di media sui 15 euro al mese, per un impiego<br />
svolto in condizioni disumane: «ho personalmente visitato tante<br />
serre - racconta Alex Zanotelli - soprattutto nella zona del lago Naivasha<br />
che si sta lentamente prosciugando perché così tanta acqua è<br />
usata per la coltivazione dei fiori. Ho visto con i miei occhi come i lavoratori,<br />
le lavoratrici (sono soprautto donne che vengono impiegate<br />
per tali lavori) sono trattati, come sono usati e abusati. Una delle<br />
cose che mi avevano impressionato di più era vedere come le donne<br />
venivano sistemate, impacchettate quasi, in roulotte (anche in sei per<br />
ciascuna!) che dovevano essere le loro case».<br />
Mobilitazione internazionale<br />
A mobilitarsi in questi anni sono state tante Ong<br />
e in particolare l’organizzazione Kenya Human Rights<br />
che ha denunciato centinaia di casi di cecità,<br />
malattie della pelle, sterilità dovute all’esposizione<br />
ai pesticidi. Molte aziende per anni hanno scaricato<br />
nei laghi e nei campi ogni tipo di sostanza<br />
velenosa anche grazie agli accordi stipulati con il<br />
governo centrale. Gli stessi lavoratori sono stati<br />
costretti ad inalare pesticidi per dodici ore nelle<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 59 |
FONTE: ONU<br />
| internazionale |<br />
IMPORTAZIONI DI FIORI DELL’UNIONE EUROPEA DA PAESI TERZI [X 000]<br />
Anno - 0603 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005<br />
Kenya 140.073 142.632 160.264 187.230 237.011 294.008 330.584<br />
Colombia 102.363 99.332 95.301 98.380 113.211 105.415 126.027<br />
Ecuador 67.851 73.683 74.854 72.101 83.309 99.427 106.254<br />
Israele 120.758 131.093 113.542 103.947 105.217 107.626 101.423<br />
Zimbabwe 55.294 61.619 62.121 61.486 64.924 50.905 39.272<br />
Uganda 6.007 9.885 11.557 14.692 19.855 25.922 27.810<br />
Thailandia 18.640 18.224 17.550 18.566 20.274 21.328 22.517<br />
Sud Africa 9.402 8.793 9.873 11.230 16.756 21.823 21.953<br />
Zambia 18.029 17.086 16.491 20.698 19.483 17.373 16.625<br />
Turchia 11.710 6.638 7.587 10.373 12.459 15.601 14.180<br />
Etiopia 349 537 881 1.303 3.732 6.509 11.919<br />
Tanzania 8.257 7.835 8.956 7.850 6.999 6.270 6.692<br />
India 5.020 4.825 5.671 4.621 5.255 6.340 6.200<br />
Costa D’Avorio 2.233 2.571 3.543 3.861 4.214 4.536 3.686<br />
Perù 2.404 2.802 2.368 2.461 2.721 3.269 3.659<br />
Costa Rica 3.700 3.487 3.713 3.823 4.442 2.990 3.470<br />
Marocco 5.658 5.157 4.609 3.423 3.144 3.352 2.863<br />
Australia 2.959 2.206 2.115 2.161 1.946 2.761 2.746<br />
Brasile 353 335 726 1.500 2.090 3.203 2.592<br />
Cina 1.616 1.098 1.412 1.359 1.557 2.031 2.282<br />
Terr. Palestinesi occ. 457 3.472 2.599 3.325 2.460 2.849 2.071<br />
Camerun 703 793 856 1.193 1.601 2.221 1.960<br />
Nuova Zelanda 1.729 1.228 1.245 1.478 1.977 1.927 1.734<br />
Cile 15 9 96 106 466 796 1.701<br />
Mauritius 1.612 1.545 1.668 1.581 1.843 1.748 1.460<br />
Egitto 426 485 616 778 1.297 1.064 1.368<br />
Malesia 465 279 268 408 711 1.154 1.062<br />
U.S.A. 1.523 915 650 717 860 810 865<br />
Altri Paesi 5.400 6.161 7.630 6.023 7.506 5.352 6.119<br />
Totale (fiori recisi) 595.006 614.724 618.762 646.674 747.320 818.610 871.094<br />
serre dove lavoravano ammassati e a vivere in baracche vicino al posto<br />
di lavoro. Impossibile per i lavoratori pensare di avviare forme di<br />
protesta: il giorno dopo, in caso di rimostranze, centinaia di persone<br />
in attesa fuori dai cancelli delle industrie erano pronte ad essere<br />
reclutate alle stesse condizioni. Questa è la dura realtà della condi-<br />
L’acqua viene utilizzata per irrigare<br />
le serre. Una piantagione ne consuma<br />
fino a 1000 metri cubi al giorno,<br />
lasciando all’asciutto tutto il resto.<br />
zione del lavoro in Kenya, dove due terzi delle esportazioni sono state<br />
destinate all’Olanda, che da sempre domina il mercato mondiale<br />
dei fiori recisi attraverso le aste di Amsterdam, dove i grandi distributori,<br />
come la Zurel o la Weerman, acquistano per poi riesportare<br />
nel resto del mondo. Ora dei piccoli passi sono stati fatti, soprattutto<br />
dopo quattro anni di mobilitazione internazionale che ha portato<br />
alla luce le condizioni di lavoro nelle piantagioni del paese. Alcuni<br />
produttori hanno aderito ad un codice di condotta internazionale<br />
in cui vengono raccolti i principi dell’Organizzazione del lavoro e<br />
dell’Ethical Trade Initiative. Ma sono solo i primi segnali. La devastazione<br />
è chiaramente descritta nel libro Rose & lavoro nei passaggi<br />
sulla distesa di serre intorno al lago Naivasha, a 150 chilometri da<br />
| 60 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
TABELLA 1<br />
I due terzi<br />
dell’esportazione<br />
sono destinati<br />
all’Olanda, Paese<br />
che domina<br />
il mercato<br />
mondiale<br />
dei fiori recisi.<br />
Nairobi. La fonte vitale di acqua si sta sempre più prosciugando a<br />
causa dell’inquinamento e lo sfruttamento per la produzione. Nelle<br />
serre i fiori non sono piantati nel terreno, ma in una sorta di canali<br />
riempiti di terra e continuamente irrigati. Tra irrigazione e lavorazione<br />
le piantagioni di grandi dimensioni possono consumare fino<br />
a 1000 metri cubi di acqua al giorno. La coltura di<br />
fiori ha monopolizzato l’uso dell’acqua del lago, come<br />
racconta Odenda Lumumba, coordinatore del<br />
Kenya Land Alliance (KLA), una rete di organizzazioni<br />
impegnate sulle riforme della questione agraria:<br />
«Il lago dovrebbe essere un bene pubblico, specie<br />
in una zona arida come questa. L’accesso all’acqua è negato: solo<br />
6 strade su 16 sono rimaste aperte. Poi ci sono anche gli hotel. Senza<br />
contare l’inquinamento prodotto dai reflui delle serre, che raccolgono<br />
i pesticidi usati nella produzione di rose. Le autorità sono a<br />
conoscenza del problema, ma finora non hanno fatto nulla, anche<br />
perchè molti investitori fanno parte del governo».<br />
La risposta: delocalizzare<br />
Nel corso degli anni il panorama di violazioni da parte delle multinazionali<br />
in Kenya ha aperto la via ad una serie di denunce che hanno<br />
costretto i proprietari stranieri ad adottare un codice di comportamento.<br />
Un elenco di regole base che però non sono state ac-<br />
FONTE: AIPH ELABORAZIONE: UCIFLOR<br />
colte con reale volontà di equità e rispetto. Infatti sono subito iniziate<br />
le manovre per trovare nuovi lidi dove poter sfruttare la manodopera<br />
senza garantire i diritti basilari. Il nuovo paese emergente<br />
in Africa è ora l’Etiopia, dove le piantagioni di rose hanno preso<br />
piede negli ultimi cinque anni. Le ricadute in Kenya sono state immediate:<br />
nell’annata 2005-2006 il settore ha registrato un volume<br />
d’affari di 18 miliardi di scellini (pari a circa 200 milioni di euro),<br />
in pratica un dimezzamento rispetto all’annata precedente. In Etiopia,<br />
invece, in pochi anni le aziende produttrici di fiori recisi si sono<br />
moltiplicate e ora sono circa un centinaio. Il governo etiopico<br />
ha puntato sulla floricoltura, stabilendo un sistema di detassazione<br />
IMPORTAZIONI UE DA PAESI EXTRA UE [DATI PER 1000 KG]<br />
ETIOPIA<br />
| internazionale |<br />
Popolazione: 77,4 milioni<br />
Popolazione urbana: 13%<br />
Principali città: Addis Abeba (2,4 mln ab.) Diré Daoua (165 000) Harrar (131 000)<br />
Speranza di vita: 47,6<br />
Tasso di alfabetizzazione: 40,3%<br />
Lingua: amharico, inglese<br />
Crescita economica annuale: 4,6%<br />
Settori occupazionali: 80% in agricoltura; 8% industria; 12% in servizi<br />
Popolazione sotto la soglia di povertà: 38,7%<br />
Disoccupazione: cifra non rinvenuta<br />
Tasso di inflazione: 13%<br />
KENIA<br />
per le aziende che investono nel paese. Inoltre sono state introdotte<br />
agevolazioni per limitare le spese doganali nell’importazione di<br />
macchinari. Tutte misure che hanno attirato i grandi produttori desiderosi<br />
di profitti più facili, soprattutto dopo le restrizioni introdotte<br />
in Kenya.<br />
Tra le più grandi multinazionali compare la Sher Agencies, il<br />
maggior produttore di rose del mondo, di nazionalità olandese. La<br />
società ha scelto di aprire un enorme stabilimento a Zway, a due ore<br />
a sud di Addis Abeba. La nuova sede è stata nominata “Sher Ethiopia<br />
Meskel Flower PLC” fondata nel 2005 da tre industriali olandesi:<br />
Gerrit Barnhoorn, Peter Barnhoorn e Joost van Klink, con un ca-<br />
TABELLA 2<br />
Paese 2001 2002 2003 2004 2005 var. % 05/01 var. % 05/04<br />
Olanda 96.147 101.327 101.468 107.998 119.368 24,2% 10,53%<br />
Gran Bretagna 23.048 24.716 28.516 33.313 34.634 50,3% 3,97%<br />
Germania 10.726 10.286 10.814 11.849 11.171 4,1% -5,72%<br />
Italia 4.616 4.839 5.129 4.873 4.797 3,9% -1,56%<br />
Spagna 3.422 3.261 4.151 4.423 5.536 61,8% 25,16%<br />
Francia 2.817 3.629 2.934 2.728 2.061 -26,8% -24,45%<br />
Belgio 2.561 2.251 2.448 3.067 3.798 48,3% 23,83%<br />
Austria 271 1.350 1.270 1.030 1.521 461,3% 47,67%<br />
Svezia 528 507 1.145 1.516 1.632 209,1% 7,65%<br />
Danimarca 4 2 15 14 5 25,0% -64,29%<br />
Finlandia 25 148 10 7 8 -68,0% 14,29%<br />
Altri paesi 774 1.535 1.798 3.152 2.360 204,91% -25,13%<br />
Totale 144.939 153.851 159.698 173.970 186.891 28,9% 7,43%<br />
PIETRO RAITANO / ALTRECONOMIA<br />
Popolazione: 34,2 milioni<br />
Popolazione urbana: 33% .<br />
Principali città: Nairobi (2,1 mln ab.); Mombasa (600.000), Kisumu (201.000)<br />
Speranza di vita: 47<br />
Tasso di alfabetizzazione: 84%<br />
Lingua: swahili, inglese<br />
Crescita economica annuale: 5,5%<br />
Settori occupazionali: agricoltura 75%; industria e servizi 25%<br />
Popolazione soto la soglia di povertà: 50%<br />
Disoccupazione: 40%<br />
Tasso di inflazione: 10,5%<br />
LIBRI<br />
Pietro Raitano<br />
Cristiano Calvi<br />
Rose & Lavoro<br />
Terre di Mezzo, 2007<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 61 |
FONTE: ISTAT<br />
| internazionale |<br />
IMPORT/EXPORT ITALIANO DI FIORI E FOGLIAME [IN EURO]<br />
BILANCIA COMMERCIALE ITALIA - RESTO DEL MONDO 2003 - 2005<br />
Tutto il mondo Unione Europea (UE25)<br />
2003 2004 2005 2003 2004 2005<br />
Rose -52.610.403 -53.746.456 -60.757.061 -47.454.453 -48.927.050 -56.344.858<br />
Garofani 6.872.151 6.589.832 4.816.702 6.505.206 6.411.104 4.851.733<br />
Orchidee -22.615.746 -21.845.772 -23.053.587 -9.999.521 -9.900.963 -10.975.192<br />
Gladioli 245.614 104.184 50.151 244.114 104.184 50.151<br />
Crisantemi -14.612.293 -10.871.141 -9.633.013 -14.626.281 -10.898.088 -9.714.820<br />
Altri Fiori freschi -8.648.401 -8.370.748 -19.185.646 -21.597.134 -20.654.063 -28.520.454<br />
Fronde fresche 63.846.234 58.668.392 61.439.693 51.930.370 45.273.520 46.682.791<br />
Fronde secche -2.303.656 -2.608.736 -1.652.660 -436.504 -349.606 -140.258<br />
Fronde tinte 12.150.589 10.606.775 9.900.405 12.149.520 11.368.287 10.191.898<br />
Totale -17.675.911 -21.473.670 -38.075.016 -23.284.683 -27.572.675 -43.919.009<br />
pitale di circa 40 milioni di birr (la valuta locale, che corrisponde a<br />
circa 4,5 milioni di euro). Il business su cui si basa la Sher è quello<br />
di preparare terreni e strutture di alto livello tecnologico che vengono<br />
poi affittate ad aziende che coltivano fiori, rose soprattutto,<br />
destinati al mercato europeo (Olanda e Belgio in particolare).<br />
Sher possiede circa 450 ettari di terreno, di cui 300 ettari sono<br />
già operativi e attrezzati con serre. Il numero dei dipendenti è variabile<br />
e la rotazione è abbastanza alta, molto dipende dai periodi di<br />
L’uso di fertilizzanti chimici nelle serre,<br />
provoca ai lavoratori malattie della<br />
pelle. Le multinazionali costruiscono<br />
ospedali e scuole, opere di facciata<br />
semina e raccolta, anche se non si può parlare di un lavoro stagionale<br />
perchè le condizioni climatiche sono abbastanza costanti durante<br />
tutto l’anno. Secondo la stampa locale alla Sher di Zway sono<br />
impiegati circa 4.000 lavoratori con un obiettivo stimato di 16.000<br />
quando la fabbrica lavorerà a pieno regime. Secondo uno studio di<br />
di C.A.<br />
PRIMA SI TROVAVANO SOLO NEI SUPERMERCATI PAM, dal mese scorso<br />
sono approdate anche in quelli della prima catena della<br />
grande distribuzione, Coop. Sono le rose eque “solidal”<br />
certificate, raccolte in mazzi da 9, con uno stelo di 40 centimetri.<br />
Rappresentano il tentativo di lanciare sul mercato<br />
un nuovo prodotto nell’ambito della linea equosolidale.<br />
Ma restano delle ombre, soprattutto perchè le rose provengono<br />
da multinazionali in cui la catena produttiva è<br />
molto estesa. «I prodotti che vengono venduti con il marchio<br />
Transfair o Max Havelaar – spiega Pietro Raitano,<br />
uno degli autori del libro “Rose & Lavoro”- hanno la certificazione<br />
della Fairtrade Labelling Organisation (FLO).<br />
| 62 | valori | ANNO 7 N.48 | APRILE 2007 |<br />
fattibilità, le serre computerizzate hanno un valore di 10.000 euro<br />
per ettaro, grazie al trasferimento di macchinari sofisticati. Contemporaneamente<br />
per lavorare in serre di questo tipo occorrono<br />
mascherine, guanti e indumenti per non respirare o stare in contatto<br />
con fertilizzanti e anticrittogamici. Alcuni lavoratori che hanno<br />
però preferito restare anonimi hanno già raccontato che il lavoro<br />
all’interno delle serre è molto duro e che stare in contatto con le<br />
“medanit” (in ahmarico, le medicine, in questo caso con riferimento<br />
ai fertilizzanti) causa malattie alla pelle. Ma le<br />
denunce sono ancora troppo timide per creare un<br />
vero allarme. Anche perchè molti lavoratori pensano<br />
solo alla sopravvivenza, vengono infatti da una<br />
delle aree più depresse dell’Etiopia, dal Gheter, zona<br />
rurale dove molta gente non ha nemmeno da mangiare.<br />
Ma se non ci sono abbastanza conferme sulla possibilità di<br />
utilizzo all’interno della fabbrica dei dispositivi base, è comunque<br />
chiaro che il trasferimento del lavoro in Etiopia è legato alla possibilità<br />
di tagliare i costi per la manodopera e alla logistica. Donne e<br />
uomini che hanno lavorato alla Sher hanno raccontato che i salari<br />
Ma a differenza dell’altra idea di commercio equo, ossia<br />
quello tradizionale che guarda tutto il processo produttivo,<br />
con la certificazione FLO se ne controlla solo una piccola<br />
fetta. Nel primo caso si parte dai piccoli produttori, il<br />
prodotto viene messo sul mercato con un costo più alto e<br />
i guadagni vengono investiti in progetti sociali. Il marchio<br />
è più facile da gestire ma funziona in una maniera differente,<br />
guarda il prodotto. Su questo prodotto il consumatore<br />
paga un’aggiunta e i soldi di differenza vengono investiti<br />
sui lavoratori. Quindi il primo cerca di intervenire<br />
sul produttore e su tutto il processo, mentre il secondo si<br />
concentra sul prodotto finale».<br />
aumentano solo quando peggiorano le condizioni climatiche, causate<br />
soprattutto dal caldo. Sempre a Zway la Sher ha finanziato la<br />
costruzione di un “Referral hospital” dal costo di 10 milioni di birr:<br />
Si tratta di un ospedale in cui sono ricoverati i malati che non possono<br />
essere curati in altri ospedali per mancanza di strutture specialistiche.<br />
Il governo ha concesso 20.000 metri quadrati di terreno<br />
per le costruzioni. Un’altra operazione di facciata della multinazionale<br />
olandese per dimostrare di rispettare la popolazione locale è<br />
stata quella di costruire una scuola elementare per 400 bambini, per<br />
i figli delle lavoratrici impegnate nei turni nelle serre. Una specie di<br />
servizio nursery interno, targato Sher company.<br />
La scelta di introdurre nella catena della distribuzione cooperativa prodotti di multinazionali olandesi che si limitano ad investire in servizi per i lavoratori kenioti fa discutere.<br />
TABELLA 3<br />
FONTE: ONU<br />
FONTE: ISTAT<br />
IMPORT/EXPORT ITALIANO DI FIORI E FOGLIAME [IN EURO]<br />
EXPORT DI FIORI DALLA PROVINCIA DI IMPERIA E DALL’ITALIA [IN EURO]<br />
Le rose importate da Pam prima e da COOP ora sono<br />
fiori che arrivano dalle piantagioni in Kenya di Oserian,<br />
Liki Farm, Ravinee Longonot. Si tratta di grandi società,<br />
nella mani di stranieri, dove solo la manodopera è locale:<br />
«Oserian in particolare – precisa Raitano – è il secondo<br />
produttore keniano di fiori. È un colosso che ha al suo interno<br />
il settore marketing, il grossista e anche una compagnia<br />
aerea per il trasporto. Solo una piccola parte della<br />
produzione dei fiori della multinazionale è certificata dal<br />
commercio equo solidale. Non ci sono dubbi che vengano<br />
rispettati i canoni di garanzia, ma si tratta di solo una<br />
sola fetta della realtà di tutta l’intera società.<br />
TABELLA 5<br />
Anno 2005 Imperia Italia % Imperia su Italia<br />
Fiori recisi 55.920.864 60.018.920 93,17<br />
Fronde recise 72.072.427 87.523.663 82,35<br />
Totale 127.993.291 147.542.583 86,75<br />
| internazionale |<br />
Il regime nel segno della repressione<br />
L’Etiopia attraversa negli ultimi anni una nuova era di instabilità politico-militare.<br />
Ridiventato il primo partner degli Stati Uniti nella regione<br />
dopo l’11 settembre 2001, il regime composto dal 1991, dal Fronte del<br />
Tigrè (FPLT) scopre con sorpresa ai risultati delle prime elezioni libere del<br />
maggio 2005, che i partiti di opposizione hanno conquistato la maggioranza<br />
dei voti. Senza nessuna esitazione il governo compie delle frodi<br />
e si attribuisce i due terzi dei seggi. Gli scioperi e le manifestazioni pacifiche<br />
dell’opposizione vengono represse nel sangue, provocando decine<br />
di morti e un migliaia di arresti tra cui dirigenti della Coalizione per<br />
l’unità e la democrazia. Da allora il livello di tensione all’interno del paese<br />
rimane molto alto e il governo amministra con pugno di ferro. Non<br />
solo la repressione dentro i confini etiopi sono all’ordine del giorno. Per<br />
il regime di Addis Abeba è importante a livello regionale confermare sistematicamente<br />
la proprio supremazia. È in questa chiave che vanno letti<br />
i continui conflitti e scaramucce di frontiera con i vicini. Nel corso degli<br />
ultimi quant’anni, l’Etiopia ha scatenato più guerriglie di tutti gli altri<br />
paesi del Corno d’Africa. In tempi recenti gli obiettivi di Addis Abeba<br />
sono stati Eritrea e Somalia, con l’incursione dello scorso gennaio. .<br />
È la stessa cosa che era capitata con la questione della<br />
Nestlè in Gran Bretagna, che aveva messo sul mercato<br />
un caffè definito “equosolidale”. I criteri per una<br />
tranche della produzione del prodotto è stata realizzata<br />
seguendo i criteri di garanzia, ma certo non si può definire<br />
un’azienda come la Nestlè equosolidale. Nei fiori la<br />
questione è ancora più clamorosa perché non c’è nessun<br />
piccolo produttore di fiori in Kenya, mentre ce ne<br />
sono sicuramente molti in Italia. Tutti i fiori che arrivano<br />
sul nostro mercato provengono da una multinazionale<br />
che i tre quarti delle volte non appartiene nemmeno<br />
a un keniano». .<br />
TABELLA 4<br />
Paese esportatore Totale Partner1 Tot1 Partner2 Tot2 Partner3 Tot3 Partner4 Tot4 Partner5 Tot5<br />
Olanda 3.287,7 Germania 926,3 U.K. 639,9 Francia 442,1 Italia 181,7 Russia 107,0<br />
Colombia 907,5 USA 741,2 U.K. 36,0 Russia 29,7 Canada 18,5 Giappone 16,1<br />
Ecuador 370,8 USA 220,2 Olanda 43,7 Russia 39,8 Canada 10,6 Spagna 8,8<br />
Kenya 354,0 Olanda 206,1 U.K. 94,4 Svizzera 15,6 Germania 14,6 Francia 6,2<br />
Italia 191,0 Germania 64,0 Olanda 34,8 Svizzera 22,7 Francia 12,0 USA 10,4<br />
USA 141,2 Olanda 58,7 Canada 55,2 Messico 8,9 Germania 8,2 Giappone 3,2<br />
Belgio 112,9 Francia 47,9 Olanda 42,3 U.K. 10,5 Germania 6,5 Lussemburgo 1,9<br />
Danimarca 104,7 Germania 44,8 Olanda 13,8 U.K. 11,0 Svezia 6,1 Francia 5,3<br />
Costa Rica 103,7 USA 42,0 Olanda 35,4 Germania 14,0 Italia 2,6 U.K. 2,2<br />
Israele 98,3 Olanda 62,9 Germania 12,6 U.K. 7,5 USA 4,6 Francia 3,9<br />
Germania 85,5 Olanda 18,2 Svizzera 14,2 Austria 14,0 Italia 6,7 Francia 5,8<br />
Canada 73,2 USA 66,5 Olanda 3,0 Germania 1,1 Panama 0,8 Giappone 0,4<br />
Tailandia 69,8 Giappone 26,5 USA 13,9 Italia 7,1 Cina,Hong Kong 3,5 Altra Asia 2,4<br />
Spagna 69,7 Olanda 22,5 U.K. 22,4 Francia 10,2 Portogallo 5,4 Germania 2,2<br />
India 61,0 USA 16,3 Giappone 12,6 U.K. 6,8 Germania 5,3 Olanda 4,8<br />
I fiori Solidal in Coop scatenano polemiche<br />
LIBRI<br />
F. Fabris<br />
L. Scalettari<br />
Lavoro a Perdere<br />
NordSud, 200?<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 63 |
NOVAMONT<br />
Acqua<br />
La nuova grande<br />
sfida è informare<br />
di Massimiliano Pontillo<br />
| utopieconcrete |<br />
SURRISCALDAMENTO DEL PIANETA E ALLARME ACQUA sono due tra le grandi emergenze del nostro futuro.<br />
In Europa oltre il 20% delle falde acquifere è minacciato da inquinamento; mentre le tubature dei nostri<br />
acquedotti, che hanno in media 35 anni di età, registrano perdite causate dallo stato della rete idrica<br />
tra il 35% e il 40% dell’acqua distribuita, con punte assai superiori nelle regioni del Sud. Il nostro<br />
sistema di gestione, all’indomani della Legge Gallo (legge che ha riordinato il sistema), è affidato<br />
agli Ato (Ambito territoriale ottimale) e ai gestori del servizio idrico. Sul versante delle tariffe siamo<br />
in presenza di una vera e propria giungla e le bollette nella maggior parte dei casi sono incomprensibili.<br />
Differenze inimmaginabili non solo tra regioni diverse ma anche tra le diverse province di una stessa<br />
regione: basti pensare che ad Arezzo il servizio idrico costa 355 euro all’anno, mentre a Massa<br />
una famiglia di tre persone ne spende 99. A queste incredibili discrepanze tra una città e l’altra vanno<br />
aggiunte le preoccupazioni per gli aumenti delle bollette che hanno registrato un incremento medio<br />
del 5% nel 2006 rispetto all’anno precedente e di ben il 23% rispetto al 2000.<br />
I cambiamenti degli ultimi anni sembrano aver riguardato solo gli addetti ai lavori e si è fatto poco<br />
sul fronte dell’informazione ai cittadini, soprattutto nei riguardi delle nuove generazioni che, più<br />
delle altre, hanno bisogno di acquistare una coscienza civica dell’acqua. A dire il vero si sta sviluppando<br />
una maggiore attenzione intorno al problema, la società civile ne parla di più, ma allo stesso tempo,<br />
la maggior parte dei cittadini non è sufficientemente<br />
informata; non conosce l’Ato, non riesce a decifrare<br />
la bolletta. Paga servizi che non riceve e non si fida<br />
dell’acqua che beve.<br />
Per raggiungere il duplice obiettivo di evitare<br />
gli sprechi e contenere i costi, occorre modificare<br />
i comportamenti quotidiani dei singoli e ciò significa<br />
anche avviare percorsi di comunicazione e informazione tali da coinvolgere e sensibilizzare<br />
la cittadinanza. Esiste dunque un problema di educazione al risparmio. È un fatto culturale. Vorrei<br />
che la miglior critica al consumismo fosse la diffusione della cultura della sobrietà, che non significa<br />
rinunciare ma fare le cose in modo diverso, più responsabile.<br />
È necessario creare un nuovo senso comune, in cui si sa che l’acqua è un bene finito e non infinito.<br />
Bisogna coinvolgere tutti gli attori interessati, lavorando a livello locale e sensibilizzando alcune realtà<br />
più critiche, come quella degli agricoltori.<br />
Siamo il paese che consuma più acqua minerale al mondo! Il 90% dei cittadini non sa che è più<br />
controllata l’acqua degli acquedotti rispetto a quella che si acquista in bottiglia. C’è poca educazione<br />
e, spesso, si sottovalutano le conseguenze di tali comportamenti a livello ambientale: il trasporto<br />
di milioni di bottiglie incrementa il traffico su gomma, aumenta lo smaltimento delle bottiglie stesse.<br />
Pensate a quante migliaia di litri d’acqua all’anno si potrebbero risparmiare se ciascuno di noi facesse<br />
la doccia piuttosto che il bagno, o chiudesse il rubinetto mentre si lava i denti o insapona i piatti,<br />
se usassimo la lavatrice solo a pieno carico o innaffiassimo le piante con l’acqua usata per lavare frutta<br />
e verdura. L’acqua è una preziosa liquidità, un patrimonio inestimabile. Impariamo a rispettarla! .<br />
I cambiamenti degli ultimi anni<br />
sembrano aver riguardato solo<br />
gli addetti ai lavori e si è fatto<br />
poco sul fronte dell’informazione<br />
ai cittadini, soprattutto nei<br />
riguardi delle nuove generazioni<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 65 |
Warburg<br />
L’anima offuscante<br />
della globalizzazione<br />
di Andrea Montella<br />
“<br />
Avremo un governo mondiale, che vi piaccia o no.<br />
La sola questione che si pone è di sapere se questo governo<br />
mondiale sarà stabilito col consenso o con la forza<br />
La casa della famiglia<br />
nella città di Warburg,<br />
in Westfalia.<br />
Le dimensioni indicano<br />
la loro ricchezza<br />
già nel ’500.<br />
Sotto, Warburg Moritz<br />
e figli. Da sinistra:<br />
Paul, Aby, Max<br />
e, in piedi, Felix.<br />
| 66 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
APISA, IN EPOCA MEDIOEVALE, prestavano denaro su pegno e si chiamavano Del Banco. Dopo la scoperta<br />
dell’America e il declino economico e politico del Mediterraneo, si trasferirono nel centro-nord Europa<br />
dove si praticava il prestito ad alto interesse, particolare allettante per una famiglia di cambiavalute.<br />
Dal 1520 divennero von Cassel, prendendo il nome dalla città tedesca sul fiume Fulda in cui si erano stabiliti.<br />
Nella terra di Lutero nel 1559 Simon von Cassel si sposta a Warburg, città fondata da Carlomagno, dove muterà ancora<br />
il cognome in von Warburg e grazie al suo pronipote, Juspa-Joseph, semplicemente Warburg.<br />
Nel 1773 il discendente di Juspa-Joseph, Gumprich Marcus, rafforzò i legami con Amburgo e strinse legami con Londra<br />
e Amsterdam. Gumprich Marcus nel 1798 lasciò in eredità i suoi beni e la ditta ai due figli più grandi: Gerson e Moses<br />
Marcus, i quali la fecero crescere sino a diventare la banca M.M. Warburg & Co., specializzata nello sconto di effetti.<br />
Lo sconto di effetti cambiari è<br />
il contratto con cui la banca, previa<br />
deduzione dell’interesse, anticipa<br />
al cliente l’importo del credito<br />
incorporato nel titolo non<br />
ancora scaduto, dietro cessione<br />
pro-solvendo del credito mediante<br />
la girata del titolo stesso alla<br />
banca. La girata determina la cessione<br />
pro-solvendo del credito a<br />
favore della banca, con la conseguenza<br />
che, in caso di mancato<br />
pagamento della cambiale alla<br />
scadenza, la banca avrà facoltà di<br />
ripetere verso il cliente l’importo<br />
del titolo anticipato.<br />
Una caratteristica costante<br />
della famiglia Warburg fu di essere<br />
molto litigiosa: i due fratelli Gerson e Moses Marcus<br />
non si rivolgevano più la parola e in Borsa si voltavano<br />
sistematicamente le spalle. Quando nel 1812 i<br />
francesi di Napoleone tentarono di estorcere 500.000<br />
franchi alla comunità ebraica, arrestando Gerson Warburg,<br />
Moses Marcus accettò di pagare solo dopo l’intervento<br />
della comunità ebraica.<br />
Nel 1817 i Rothschild di Londra nominarono Moses<br />
Marcus loro corrispondente ad Amburgo. I banchieri ere-<br />
”<br />
James Warburg (Senato Usa, 17 febbraio 1950)<br />
Il ramo americano era a favore<br />
dell’intervento nella Prima Guerra<br />
Mondiale, il ramo tedesco sosteneva<br />
l’impegno bellico di Guglielmo II.<br />
E riuscivano a guadagnare entrambi<br />
ditarono dai nobili oltre al potere politico ed economico<br />
anche la consuetudine di sposarsi per interesse, lasciando<br />
le pene d’amore assieme alla miseria alle classi subalterne:<br />
a questa regola non si sottrasse la figlia di Moses Marcus<br />
Warburg, innamoratissima del cugino Elias Simon, ma data<br />
in sposa a Aby Samuel Warburg, altro cugino ma di secondo<br />
grado che divenne, ovviamente, socio della banca.<br />
Erano una strana coppia: energica, religiosa e autoritaria<br />
Sara, pigro, miscredente e timido Aby. Nonostante<br />
queste differenze di carattere, nel supremo interesse della<br />
banca, da loro nacquero sei figli: Marianne, Malchen,<br />
Rosa, Sigmund, Jenny e Moritz.<br />
Nel 1862 Sigmund Warburg sposa Teofila Rosemberg<br />
il cui padre era un proprietario di terre su cui crescevano<br />
grandi foreste, ma soprattutto era un banchiere. La sorella<br />
di Teofila, Anna, aveva sposato il barone Horace de<br />
Gunzburg, che possedeva banche a San Pietroburgo e a<br />
Parigi. Il matrimonio di Sigmund e Teofila diede vita ad<br />
una rete di collegamenti tali - anche l’imperatore di Francia,<br />
Napoleone III - da trasformare i Warburg e la loro<br />
banca in una vera multinazionale. Una delle sorelle di<br />
Teofila aveva sposato il banchiere Leon Askenasi di Odessa<br />
e un’altra un associato della banca Goldschmidt. La sorella<br />
di Sigmund, Rosa, aveva sposato Paul Schiff, direttore<br />
generale del Creditanstalt dei Rothschild di Vienna.<br />
Il fratello Moritz sposò Charlotte Oppenheim, figlia di<br />
un mercante d’oro e parente di banchieri.<br />
Nel 1867 i Warburg ottennero dal Senato di Amburgo<br />
di poter cambiare il nome da M.M.<br />
Warburg in Banca M.M. Warburg e da<br />
quel momento dominano la finanza e la<br />
politica tedesca, come consiglieri di Bismark<br />
e di Guglielmo II, e hanno uno sfera<br />
di influenza che condiziona gran parte<br />
del mondo industrializzato.<br />
Nel 1902, Paul e Felix, figli di Moritz,<br />
vengono inviati negli Stati Uniti. Paul<br />
Warburg sposa Nina Loeb, ereditiera della potentissima<br />
banca Kuhn-Loeb and Company, mentre Felix sposa la<br />
figlia di Jacob Schiff il banchiere che da Londra aveva<br />
messo profonde radici negli Usa. Grazie alle loro alleanze<br />
nel mondo della finanza i Warburg capeggiarono una<br />
manovra che porterà alla nascita della Federal Reserve, la<br />
Banca Centrale americana, analoga alle Banche Centrali<br />
di Francia, Germania e Inghilterra. La Fed, sotto la formale<br />
amministrazione dello Stato, emette moneta, con-<br />
Eddie Warburg<br />
e Golda Meir.<br />
Sopra, Max Warburg,<br />
figlio di Eric.<br />
A sinistra, Felix<br />
Warburg a Cortina<br />
d’Ampezzo nel ’22.<br />
Alla fotografia,<br />
scattata dal figlio,<br />
diedero il titolo<br />
“Saluto all’aurora”.<br />
Era l’anno della marcia<br />
su Roma di Mussolini.<br />
Sotto, sempre Felix,<br />
mentre presiede nel<br />
1918 la seduta del Joint<br />
Distribution Committee.<br />
Jacob Schiff (in primo<br />
piano a destra) gli cede<br />
a malincuore il posto<br />
d’onore. A quell’epoca<br />
avevano già raccolto<br />
12 milioni di dollari<br />
a favore degli ebrei<br />
nell’Europa in guerra.<br />
A destra Eric Warburg<br />
con la moglie e i figli<br />
negli anni ‘50.<br />
| gens |<br />
diziona e controlla l'intera economia del paese, ma è in<br />
realtà di privati banchieri.<br />
I Warburg non sono soli nell’impresa: il gruppo è appoggiato<br />
dai Morgan, dai Rothschild e dai Rockefeller,<br />
che con il matrimonio di John Rockefeller con la figlia di<br />
uno degli uomini di Morgan, e con l’acquisto della Chase<br />
Bank, ebbero l’opportunità di passare dal settore industriale<br />
a quello dell’alta finanza.<br />
Da queste alchimie si arrivò alla fusione fra la Chase<br />
Bank dei Rockefeller e la Manhattan Bank dei Warburg<br />
dando vita con la Chase-Manhattan Bank ad una tra le più<br />
potenti centrali finanziarie del nostro tempo. A tutt’oggi i<br />
Warburg siedono nel Consiglio della Federal Reserve.<br />
Allo scoppio del primo conflitto mondiale che vedrà<br />
l’esercito americano combattere sul fronte europeo l’esercito<br />
Tedesco, i Warburg, ramo americano, sostenevano<br />
l’intervento statunitense e trassero anche grandi benefici<br />
dall’economia di guerra.<br />
Contemporaneamente, a Berlino, i massimi responsabili<br />
dell’economia di guerra di Guglielmo II sono i<br />
Warburg, ramo tedesco. Più tardi Paul con il fratello Felix<br />
rappresenteranno ufficialmente gli Stati Uniti alla<br />
conferenza di pace di Parigi, mentre l’altro fratello Max,<br />
rappresenterà la Germania sconfitta, ovviamente sotto<br />
la supervisione del banchiere Lord Milner in rappresentanza<br />
dell’impero Britannico..<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 67 |
| economiaefinanza |<br />
ltrevoci<br />
BANCHE ITALIANE<br />
PRIVATIZZAZIONI<br />
E MERCATO<br />
FINANZIARIO<br />
Francesco Giordano è un uomo di banca.<br />
La sua analisi parte dagli anni Venti,<br />
al termine dei quali si assiste ai fallimenti<br />
del Credito italiano e della Banca<br />
commerciale italiana, per arrivare alla legge<br />
bancaria del 1936, che determina<br />
l’organizzazione del settore per molti anni<br />
a venire e lo sottopone a un forte controllo<br />
pubblico, scoraggiando lo sviluppo<br />
di un mercato mobiliare maturo ed efficiente.<br />
Un’organizzazione sottoposta a un lungo<br />
processo di riforma dagli anni Settanta<br />
in poi, con l’obiettivo di restituire autonomia<br />
gestionale alle banche, promuovere<br />
la concorrenza e introdurre il principio<br />
della banca come impresa.<br />
L’autore, nel quadro più ampio della<br />
storia finanziaria mondiale e delle sue svolte<br />
più significative, ricostruisce l’impatto<br />
che tali processi di riforma hanno avuto<br />
sull’ordinamento italiano, a cui si sommano<br />
le conseguenze di una serie di scandali<br />
bancari e quelle del processo di integrazione<br />
europea. L’introduzione della banca<br />
universale e l’avvio delle privatizzazioni<br />
determinano la nascita di un mercato<br />
finanziario basato su una pluralità<br />
di soggetti in concorrenza tra loro.<br />
FRANCESCO GIORDANO<br />
STORIA DEL SISTEMA BANCARIO ITALIANO<br />
Donzelli, 2007<br />
COMMERCIO<br />
EQUO<br />
PER RICCHI<br />
E POVERI<br />
Un premio Nobel per l’economia<br />
e un ricercatore della London<br />
School of Economic, Joseph<br />
E. Stiglitz e Andrew Charlton,<br />
cercano di rispondere<br />
a una domanda fondamentale:<br />
in che modo i Paesi in via<br />
di sviluppo possono sperare<br />
di vincere la sfida della loro<br />
scalata verso l’emancipazione<br />
economica? La semplicità<br />
della domanda non deve<br />
ingannare, perché presuppone<br />
una risposta complessa.<br />
Per rispondere bisogna<br />
mettere in discussione l’intero<br />
sistema economico mondiale,<br />
con una radicale riforma<br />
del modello economico che<br />
regola attualmente i rapporti<br />
tra paesi ricchi e paesi poveri.<br />
La ricetta firmata da Stiglitz<br />
e Charlton riparte da una<br />
prospettiva utilitaristica<br />
per il Nord del mondo:<br />
l’apertura globale dei mercati<br />
nell’interesse generale.<br />
Ripercorrono alcuni<br />
degli eventi internazionali<br />
nei quali si sono elaborati<br />
i negoziati e gli accordi<br />
internazionali che possono<br />
favorire un effettivo sviluppo<br />
dei paesi più poveri<br />
J. E. STIGLITZ E A. CHARLTON,<br />
COMMERCIO EQUO PER TUTTI<br />
Garzanti, 2007<br />
LA REGOLA<br />
DI BENEDETTO<br />
È IL NUOVO<br />
ORDINE<br />
I monasteri benedettini sono<br />
da 1500 anni un esempio<br />
illuminante di che cosa<br />
significhi vivere e lavorare<br />
in un contesto dove tutti<br />
abbiano chiari finalità<br />
e obiettivi, ruoli e mansioni<br />
e sappiano fare della comunità<br />
il proprio punto di forza.<br />
Un’organizzazione perfetta<br />
che ha attraversato i secoli<br />
e che molte cose può dire<br />
al mondo manageriale, grazie<br />
alla corretta gestione di valori<br />
condivisi, a una leadership<br />
diffusa e alla capacità<br />
di far lavorare insieme persone<br />
motivate e consapevoli<br />
delle proprie responsabilità.<br />
La Regola di San Benedetto<br />
è stata per secoli il faro<br />
di questi monasteri, luogo<br />
dove si è compiuta la rinascita<br />
della civiltà occidentale,<br />
culturale e economica,<br />
dopo le invasioni barbariche.<br />
I monasteri formarono<br />
in Europa una vera e propria<br />
rete, dove il metodo,<br />
lo scopo e l’innovazione<br />
rispetto al passato erano<br />
i pilastri su cui formulare<br />
un nuovo giudizio sul mondo.<br />
MASSIMO FOLADOR<br />
L’ORGANIZZAZIONE PERFETTA<br />
Guerini Associati, 2006<br />
L’EREDITÀ<br />
POLITICA<br />
DI ALEX<br />
LANGER<br />
Fabio Levi ripercorre le tappe<br />
della vita di Alex langer,<br />
consapevole che quella storia<br />
esistenziale segna un itinerario<br />
significativo per gli uomini<br />
di oggi. Langer infatti<br />
è stato un’avanguardia politica<br />
importante, che racchiude<br />
in sé l’esperienza della<br />
cultura cattolica e quella dei<br />
movimenti, dall’ambientalismo<br />
alla non violenza. Un sincretismo<br />
socioculturale che si sposa<br />
perfettamente con il suo<br />
essere italiano- sudtirolese.<br />
Langer ha introdotto temi<br />
importanti nel dibattito<br />
politico: il federalismo, i diritti<br />
delle minoranze, l’istituzione<br />
di un tribunale internazionale<br />
contro i crimini ambientali,<br />
la pace in Medio Oriente,<br />
la lotta contro la brevettabilità<br />
dell’uomo. È stato tra<br />
i fondatori del Forum<br />
per la pace e la riconciliazione<br />
nella ex Jugoslavia, una rete<br />
di collegamento costituitasi<br />
fra democratici di tutte<br />
le regioni e le etnie coinvolte<br />
nelle guerre balcaniche<br />
dei primi anni Novanta. Langer<br />
muore suicida nel 1995.<br />
FABIO LEVI<br />
IN VIAGGIO CON ALEX<br />
Feltrinelli, 2007<br />
LA FAMIGLIA<br />
SI SGRETOLA<br />
NONOSTANTE<br />
I DICO<br />
Una storia d’amore<br />
che si sgretola sotto i piccoli<br />
colpi della noia quotidiana,<br />
dell’incomunicabilità. I riti<br />
di una famiglia si consumano<br />
tra un centro commerciale,<br />
una pizzeria e l’immancabile<br />
televisione. La crisi inizia<br />
sempre con dei piccoli segnali,<br />
pause iniziali che con il tempo<br />
diventano silenzi carichi<br />
di tensione, per poi sfociare<br />
in una vera guerra, come<br />
quella dei Roses nel film<br />
di Danny De Vito. A testimoniare<br />
della crisi quotidiana<br />
e profonda della coppia ci sono<br />
spesso i figli, che rimangono<br />
stritolati e isolati in un<br />
meccanismo assurdo e a volte<br />
tristemente surreale. Luca<br />
non fa eccezione. È lui che<br />
si deve sobbarcare il peso<br />
di una famiglia che non c’è più<br />
e che quando c’è appesantisce<br />
la sua vita con quel tocco<br />
di grottesco che solo le coppie<br />
in crisi sanno avere. Luca<br />
ha un’ancora di salvezza,<br />
la nonna Vaniglia, che crede<br />
negli oroscopi, commenta<br />
le lettere d’amore sui<br />
settimanali e si commuove<br />
di fronte alle telenovelas.<br />
GUIDO CONTI<br />
LA PALLA CONTRO IL MURO<br />
Guanda, 2007<br />
DONNA<br />
SINGLE<br />
CON FIGLIO<br />
AL SEGUITO<br />
Trovare un uomo etero<br />
– ovvero eterosessuale,<br />
tranquillo, ediporisolto,<br />
romantico e operativo –<br />
è arduo quasi quanto trovare<br />
il Sacro Graal. L’impresa<br />
è ancora più difficile per una<br />
madre single. Lucia Corna,<br />
che la mamma single<br />
l’ha fatta per 14 anni,<br />
è riuscita a realizzarsi<br />
e a trovare la sua dimensione<br />
di donna e giornalista seppur<br />
districandosi tra un pannolino<br />
e una favola della buona<br />
notte. In questo manuale<br />
regala consigli preziosi<br />
e indispensabili per le donne<br />
con pargolo a carico<br />
che desiderano rifarsi una vita<br />
sociale e assaporare<br />
nuovamente le gioie<br />
dell’amore e del sesso.<br />
Una serie di “dritte”<br />
sull’abbigliamento e i luoghi<br />
di “cucco” più adatti, i sette<br />
tipi da evitare con cura,<br />
il mammone, il single di ritorno<br />
traumatizzato, il pigro<br />
indeciso… e ancora le tattiche<br />
migliori per superare le crisis<br />
situations come le serate<br />
tra coppie in cui ci si sente<br />
un animale atipico. Un libro<br />
indispensabile per capire<br />
che «c’è un orizzonte oltre<br />
a quel passeggino».<br />
LUCIA CORNA<br />
MAMMASINGLE IN LOVE<br />
Sperling & Kupfer, 2007<br />
SPORT<br />
E GIORNALISMO<br />
UN TEMPO<br />
ERANO PIÙ UMANI<br />
Roberto Perrone, cronista sportivo del Corriere<br />
della Sera, con “La Lunga” dà prova di essere<br />
un ottimo romanziere (il sospetto s’era già<br />
avuto con l’opera prima “Zamora”).<br />
La storia narra le vicende di Giacinto<br />
Mortola redattore sportivo di un grande<br />
quotidiano alle soglie della pensione. Simone<br />
Perasso è un calciatore con un breve passato<br />
in serie A e molta gavetta in quelle minori.<br />
Entrambi hanno iniziato quando il mondo<br />
del calcio e del giornalismo erano un’altra cosa.<br />
Mortola nell’ultima notte prima della<br />
pensione è di turno al giornale, la cosiddetta<br />
“Lunga”, chiamato a intercettare le notizie<br />
dell’ultimo minuto. In quella notte, il destino<br />
del giornalista e quello del centravanti, quasi<br />
dimenticato, si intrecciano per un’ultima volta.<br />
Una vicenda di giornalismo e di calcio, dagli<br />
anni Sessanta ai giorni nostri. E sullo sfondo<br />
la redazione con i colleghi, alcuni meschini<br />
e arrivisti, come il caporedattore Fernando<br />
Anglicani, altri più umani, come il buon Mortola.<br />
Un libro azzeccato in tutto: nei personaggi<br />
da grande schermo, nei nomi così fantasiosi<br />
eppure così italiani, nella scrittura precisa e allo<br />
stesso tempo poetica come una punizione di Zico.<br />
ROBERTO PERRONE<br />
LA LUNGA<br />
Garzanti, 2007<br />
| narrativa |<br />
SFIDARE<br />
LA MAFIA<br />
PER AMORE<br />
E VINCERLA<br />
Ci sono donne che si ribellano<br />
per amore del compagno,<br />
dei figli o della propria dignità.<br />
Quelle raccontate dalla<br />
scrittura bella e appassionata<br />
di Nando Dalla Chiesa sono<br />
donne che hanno sfidato<br />
la mafia per amore. Sei figure<br />
di donne che affrontano<br />
il loro tempo e il loro spazio,<br />
la Sicilia. Francesca Serio,<br />
madre del sindacalista<br />
contadino Salvatore Carnevale.<br />
Felicia Impastato madre<br />
di Peppino, protagonista<br />
del film di Marco Tullio Giordana<br />
“I cento passi”. Saveria Antiochia,<br />
madre del poliziotto Roberto,<br />
ucciso con il commissario<br />
Ninni Cassarà. Michela Buscemi,<br />
due fratelli uccisi da Cosa<br />
Nostra, parte civile coraggiosa<br />
al maxiprocesso di Palermo.<br />
Rita Atria collaboratrice<br />
di Borsellino, sorella di un uomo<br />
contiguo alla mafia, e morta<br />
suicida dopo la strage di via<br />
D’Amelio. Rita Borsellino,<br />
sorella del giudice, diventata<br />
a sua volta simbolo di una<br />
Sicilia che vuole cambiare.<br />
Un’avanguardia civile<br />
che ha trovato nei sentimenti<br />
la sua chiave vincente.<br />
NANDO DALLA CHIESA<br />
LE RIBELLI<br />
Melampo, 2006<br />
| 68 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 69 |
| fotografia | | multimedia |<br />
GAIR<br />
E LA MAGIA<br />
DEL BODY<br />
PAINTING<br />
Joanne Gair ha la fantasia<br />
che lavora sul corpo, lo dipinge<br />
e lo trasforma. E così le mani<br />
diventano alberi e rami, le dita<br />
foglie sottili e verdi. Gair “cuce”<br />
sulle sinuosità delle modelle<br />
e delle attrici belle e famose<br />
abiti e accessori. Piccoli<br />
capolavori manuali, che fanno<br />
del body painting una vera<br />
arte, di cui la Gair, da almeno<br />
23 anni, è l’indiscussa leader.<br />
Le creazioni dell’artista<br />
neozelandese compaiono sulle<br />
copertine dei magazine più<br />
famosi, sui dischi, irrompono<br />
nelle campagne pubblicitarie<br />
della moda, nei videoclip<br />
e nei film. Le star le affidano<br />
i loro corpi che lei trasforma<br />
con maestria, a volte<br />
con un semplice tocco,<br />
altre con una vera e propria<br />
composizione: celebre<br />
è Madonna travestita<br />
da bad girl, Heid Klum<br />
trasformata in prato d’estate,<br />
Demi Moore mascherata<br />
da uomo, agghindata di giacca,<br />
panciotto, cravatta e, sulla lunga<br />
schiena nuda, due ali d’angelo.<br />
Queste creazioni sono state<br />
fotografate da: Herb Ritts,<br />
Annie Liebovitz, Peggy Sirota,<br />
Howard Schatz e molti altri.<br />
JOANNE GAIR<br />
DONNE DIPINTE.<br />
Contrasto, 2006<br />
LE AVVENTURE<br />
FOTOGRAFICHE<br />
DI WERNER<br />
BISCHOF<br />
| 70 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
Werner Bischof è stato uno dei più grandi<br />
fotografi del Novecento. Nato a Zurigo<br />
nel 1916, da subito dimostra il suo senso<br />
di ribellione verso il mondo e al tempo stesso<br />
il suo amore per la natura. Bischof dopo il corso<br />
di fotografia nella scuola di arti, approda<br />
a Parigi. Nel 1939 si trova a parigi, dove<br />
fa in tempo a vivere le ultime avanguardie<br />
prima dello scoppio della Seconda guerra<br />
mondiale. Ritorna in Svizzera per fare il servizio<br />
militare, ma scopre la vera bruttura della<br />
guerra solo a conflitto finito, perché è costretto<br />
a testimoniare, come corrispondente<br />
da Bucarest della prestigiosa rivista svizzera<br />
“Du”. Attraverserà l’Europa raccontando<br />
con i suoi scatti la devastazione dei Paesi<br />
coinvolti nel conflitto. Nel 1949 entra a far<br />
parte del gruppo Magnum e inizia a viaggiare<br />
in tutto il mondo spostandosi dall’oriente fino<br />
in Perù, dove nel 1954 morirà prematuramente<br />
in un incidente d’auto.<br />
Werner Bischof non amava definirsi<br />
“fotoreporter”, ma considerò sé stesso<br />
sempre e solo come un artista, avvicinandosi<br />
alla fotografia con un approccio umanistico.<br />
Il volume pubblica un’ampia selezione<br />
dei lavori più significativi di Bischof, inclusi<br />
alcuni rari scatti a colori, prodotti in un’epoca<br />
in cui i materiali e la tecnica del colore<br />
si erano da poco affacciati sul mercato.<br />
WERNER BISCHOF<br />
IMMAGINI<br />
Federico Motta Editore, 2007<br />
IRAN FELIX<br />
L’ISLAM<br />
VISTO SENZA<br />
PREGIUDIZI<br />
Esiste un Iran felice? Esiste una<br />
Repubblica islamica normale?<br />
Secondo il fotoreporter Paolo<br />
Woods, sì. Basta tenersi<br />
a distanza dagli stereotipi<br />
sul mondo islamico. Il suo ultimo<br />
lavoro fotografico, infatti,<br />
ci restituisce l’immagine di un<br />
Iran felice. Questo non vuol dire<br />
che in quel paese non ci siano<br />
contraddizioni, anche abnormi,<br />
ma il tutto è retto da una strana<br />
armonia. “Iran felix”, lavoro<br />
realizzato insieme al giornalista<br />
Serge Michel, ci rimanda una<br />
realtà che non è dicotomica,<br />
come di solito viene rappresentata:<br />
da una parte i mullah neri,<br />
cattivi e barbuti, i bambini<br />
soldato e le bombe atomiche<br />
pronte a distruggere il mondo;<br />
dall’altra un popolo puro<br />
e oppresso, dove il prezzo più<br />
alto viene pagato dalle donne<br />
e dagli studenti perennemente<br />
in rivolta. Woods mostra<br />
provocatoriamente che si puo’<br />
essere felici sotto un foulard,<br />
innamorati in un matrimonio<br />
combinato e vivere liberi<br />
in un sistema pieno di divieti;<br />
domandandosi fino<br />
a che punto gli iraniani<br />
restino religiosi nonostante<br />
l’uso politico della religione.<br />
.<br />
PAOLO WOODS<br />
IRAN FELIX.<br />
Museo di Roma in Trastevere<br />
FOTOGRAFO<br />
DI GUERRA<br />
PER SCELTA<br />
E PASSIONE<br />
Perché un uomo sceglie di<br />
diventare un reporter di<br />
guerra? Per testimoniare? Per<br />
sentirsi al centro della storia?<br />
Per Don McCullin il senso del<br />
suo lavoro è osservare e<br />
vedere quello che altri non<br />
riuscirebbero a vedere e,<br />
quindi, a raccontare. E, per<br />
farlo, bisogna andare nei<br />
luoghi dove il buon senso<br />
suggerirebbe di non andare.<br />
Ma se vuoi trovare i<br />
dimenticati dalla storia, gli<br />
ultimi e i derelitti devi andare<br />
avanti anche quando gli altri si<br />
fermano. Lui è sempre andato<br />
avanti finendo su diversi fronti<br />
caldi: Cipro, Congo, Biafra,<br />
Vietnam, Cambogia, Beirut,<br />
Afghanistan, Medio Oriente, El<br />
Salvador, ed è per questo si è<br />
conquistato la reputazione di<br />
"irragionevole". Questa<br />
durezza forse l’ha ereditata<br />
all’infanzia vissuta nei<br />
sobborghi di Londra. Le sue<br />
immagini ritraggono quasi tutti<br />
i maggiori conflitti del nostro<br />
tempo e, proprio per la loro<br />
crudezza, sono entrate a far<br />
parte delle collezioni dei<br />
principali musei del mondo.<br />
DON MC CULLIN<br />
UN COMPORTAMENTO<br />
IRRAGIONEVOLE<br />
Contrasto Due, 2006<br />
SULLA RETE<br />
È SCOPPIATA<br />
LA WIKI<br />
MANIA<br />
Ormai il termine Wiki è legato<br />
indissolubilmente al sapere<br />
on line open source.<br />
“L’ho letto su Wikipedia”,<br />
“controlla su wikipedia”.<br />
Chi garantisce? Il navigatore<br />
naturalmente, chi scrive<br />
un’inesattezza viene corretto,<br />
vengono aggiunte notizie,<br />
a volte tolte nell’interesse<br />
dell’informazione del navigatore.<br />
Il meccanismo fino ad ora<br />
ha dimostrato di funzionare<br />
molto bene.<br />
Un wiki associato a qualcosa<br />
d’altro è un repertorio<br />
di informazioni su quel qualcosa<br />
d’altro. E così sulla Rete iniziano<br />
a nascere enciclopedie<br />
specifiche, repertori di tante<br />
stranezze. Wikepdia è infatti<br />
un’enciclopedia generica,<br />
in varie lingue, ma sempre<br />
generica. Girando per la rete<br />
si puo’ anche trovare<br />
un repertorio riguardante<br />
la saga di Star Wars come<br />
Wookieepedia: che si ispira<br />
al gorillone Chuwbecca della<br />
razza immaginaria dei Wookie.<br />
STARWARS.WIKIA.COM<br />
ROCKET BOOM<br />
IL TELEWEBGIORNALE<br />
CHE FA IMPAZZIRE<br />
MANHATTAN<br />
YouTube ha fatto da apripista portando<br />
il concetto di Web tv all’attenzione di tutti.<br />
La televisione via web è ormai una realtà<br />
utilizzata dai maggiori siti. Grazie alla banda<br />
larga e a una tecnologia molto migliorata,<br />
i canali televisivi sulla rete sono ormai<br />
una realtà, in alcuni casi con un successo<br />
di massa. “Rocket Boom”, un telegiornale<br />
che va in onda ogni giorno per non più di cinque<br />
minuti e trasmesso da Manhattan, è uno<br />
di questi casi. Una presentatrice bella, bionda<br />
e spigliata, corrispondenti da tutto il mondo<br />
che collaborano in vario modo e il telegiornale<br />
web è fatto. Rocket Boom viene scaricato<br />
ogni giorno da centinaia di migliaia di persone.<br />
Il suo elemento di successo è l’essere<br />
alternativo e in controtendenza. La Rete<br />
insegna come in un vero proprio master<br />
virtuale come confezionare la vostra web tv<br />
al sito MakeInternetTv.org. In questo sito<br />
vi diranno come equipaggiarvi, quali videocamere<br />
utilizzare per i vostri filmati e quali programmi<br />
scegliere per montarli. Poi vi indicheranno<br />
come pubblicarli in rete e come pubblicizzarli,<br />
in modo tale che un numero sempre più ampio<br />
di persone possa seguire le vostre trasmissioni<br />
e abbonarsi. Uno speciale Wiki, una libera<br />
enciclopedia on-line sviluppata col contributo<br />
di produttori video e blogger, vi chiarirà<br />
i concetti sconosciuti<br />
WWW.ROCKETBOOM.COM<br />
IMBROGLIONI<br />
LA SECONDA<br />
PUNTATA<br />
SUI BROGLI<br />
A sei mesi dal film<br />
“Uccidete la democrazia!”,<br />
che ha provocato polemiche,<br />
un’inchiesta giudiziaria,<br />
portato al riconteggio dei voti<br />
e alla sospensione dei progetti<br />
di voto elettronico, gli autori<br />
Beppe Cremagnani ed Enrico<br />
Deaglio ritornano all’attacco<br />
proponendo una nuova<br />
inchiesta. “Gli imbroglioni”<br />
(euro 14,90) è il titolo<br />
del nuovo dvd sui presunti<br />
brogli alle ultime politiche.<br />
Secondo gli autori, che ci fosse<br />
la possibilità di truccare i dati<br />
elettorali con un software<br />
al ministero degli Interni<br />
sarebbe ormai confermato.<br />
La nuova inchiesta proverebbe<br />
che ci furono almeno<br />
tre intrusioni informatiche<br />
durante la notte dello spoglio.<br />
A garantire la sicurezza<br />
informatica del Viminale<br />
in quella notte fu schierato<br />
il tiger team Telecom, ovvero<br />
il gruppo di esperti informatici<br />
oggi in carcere per hackeraggio<br />
assieme ad un alto esponente<br />
dei servizi segreti<br />
BEPPE CREMAGNANI<br />
ENRICO DEAGLIO<br />
GLI IMBROGLIONI<br />
Editoriale Diario, 2007<br />
LA TRAGEDIA<br />
DELLA<br />
CAMBOGIA<br />
DEI KHMER<br />
Non tutti hanno voglia<br />
di ricordare cosa è successo<br />
in Cambogia tra il ‘75 e il ‘79,<br />
durante il regime comunista<br />
di Pol Pot. L’inizio di “S-21<br />
La macchina di morte<br />
dei Khmer Rossi” (euro 14,90)<br />
ce lo fa capire in una manciata<br />
di secondi: due milioni di morti,<br />
su sei milioni di abitanti.<br />
Bastava portare gli occhiali<br />
o conoscere una lingua straniera<br />
per finire in carcere ed essere<br />
torturato e ammazzato. Rithy<br />
Panh, regista del documentario<br />
e sopravvissuto al genocidio<br />
e alla detenzione, torna tra<br />
le mura di quello che fu il più<br />
grande centro di prigionia<br />
durante il regime dei Khmer rossi.<br />
I sopravvissuti, tre su<br />
diciassettemila, e le loro guardie,<br />
all’epoca ragazzini tra<br />
i quattordici e i vent’anni<br />
che si trovarono a incarcerare,<br />
torturare e uccidere le loro<br />
famiglie, per la prima volta<br />
si ritrovano. Ricordano<br />
e ci mostrano com’era<br />
la non-vita nel centro.<br />
Una riflessione altissima<br />
sul tema dello sterminio.<br />
RITHY PANH<br />
S-21 LA MACCHINA DI MORTE<br />
DEI KHMER ROSSI<br />
Feltrinelli, 2007<br />
| ANNO 7 50| GIUGNO 2007 | valori | 71 |
| stilidivita |<br />
CUCINARE E<br />
REFRIGERARE<br />
GRAZIE<br />
ALLA LEGNA<br />
Si chiama Stove for Cooking,<br />
Refrigeration and Electricity<br />
ed è un marchingegno che<br />
fa da frigorifero, generatore<br />
di corrente e cucina da campo<br />
interamente alimentato<br />
a legna. Il dispositivo è stato<br />
messo a punto dai ricercatori<br />
di un consorzio di università<br />
britanniche ed è stato pensato<br />
per l’uso nei paesi in via<br />
di sviluppo, la tecnologia<br />
termoacustica viene sfruttata<br />
per produrre energia. Un gas<br />
riscaldato in modo non uniforme<br />
produce delle onde acustiche<br />
che possono essere convertite<br />
in energia cinetica; invertendo<br />
il processo, le onde sonore<br />
possono sottrarre energia<br />
da un sistema e raffreddarlo.<br />
Bruciando della comune legna<br />
o altra biomassa, il cui calore<br />
puo’ essere anche per cucinare,<br />
si riscalda un’estremità<br />
di un tubo riempito di gas. Il gas<br />
si muove quindi dalla parte<br />
calda, dove si espande, verso<br />
quella fredda, dove si contrae,<br />
facendo vibrare il tubo come<br />
una canna d’organo. Le onde<br />
sonore così generate vengono<br />
raccolte per produrre<br />
elettricità, e in più mettono<br />
in moto una pompa di calore<br />
che aziona una cella frigorifera<br />
collegata al dispositivo.<br />
GLI HOT SPOT<br />
CHE L’ITALIA<br />
VORREBBE<br />
E NON PUO’AVERE<br />
Un router connesso ad una webcam<br />
che riprende il soggetto collegato a internet<br />
e raffronta l’immagine a quella del documento<br />
d’identità preventivamente mostrato.<br />
Non siamo nell’ultima roccaforte dell’impero<br />
sovietico ma in un aeroporto italiano,<br />
precisamente quello di Malpensa per il quale<br />
un provider ha presentato domanda di gestione<br />
del servizio con la complessa apparecchiatura,<br />
a metà strada tra Minority Report e il possibile<br />
interessamento di un’organizzazione per i diritti<br />
civili. Il problema è quello del sempre più<br />
imbarazzante decreto antiterrorismo Pisanu<br />
che limita l’accesso a internet a chi abbia<br />
fornito le proprie generalità e mostrato un<br />
documento d’identità a riprova. Se gli hot-spot<br />
gratuiti restano dominio della capitali europee<br />
e delle spiagge degli States è grazie a queste<br />
norme, in scadenza il prossimo dicembre. Tra<br />
le vittime anche Fon, il sistema di duplicazione<br />
del segnale adsl in modalità wireless che<br />
non permette la verifica sull’identità di chi<br />
è connesso. A rischio legalità anche il sistema<br />
Free Wi-Fi che offre connettività a chi fornisce<br />
un numero di cellulare ma non un documento.<br />
SPIAGGE<br />
PULITE<br />
IN TOSCANA<br />
NON AL SUD<br />
La Fee (Federazione europea<br />
per l’educazione ambientale)<br />
ha assegnato le bandiere blu<br />
alle località marine italiane.<br />
Sono 96 le spiagge, contro<br />
le 90 dello scorso anno, che<br />
si potranno fregiare di questo<br />
vessillo. Tra le regioni più<br />
virtuose c’è la Toscana<br />
con 15 bandiere, segue<br />
la Liguria con 13 bandiere<br />
rispetto. Male il sud, dove<br />
la gestione dei rifiuti penalizza<br />
notevolmente anche le coste.<br />
Altre regioni in classifica sono<br />
le Marche con 12 bandiere<br />
blu, l’Abruzzo con 12 (+ 2).<br />
L’Emilia Romagna conquista<br />
una bandiera con Riccione<br />
e va a quota 9 e positiva<br />
la performance della Campania,<br />
tutta merito della provincia<br />
di Salerno, che aumenta di 2<br />
bandiere raggiungendo quota.<br />
Veneto e Lazio mantengono<br />
4 bandiere ciascuna, con loro<br />
si aggiunge la Puglia che perde<br />
due vessilli e cambia la geografia<br />
per le bandiere assegnate.<br />
Escluse le isole Tremiti.<br />
Stabili la Sicilia con 3<br />
e il Friuli Venezia Giulia<br />
con 2 bandiere. La Basilicata<br />
con una. Scende invece<br />
la Calabria che da 4 passa a 2.<br />
CRESCONO<br />
I CELLULARI<br />
NELL’UNIONE<br />
EUROPEA<br />
L’Europa non cresce<br />
demograficamente ma cresce<br />
il numero dei telefoni cellulari.<br />
Il 12° rapporto annuale sul<br />
mercato delle telecomunicazioni<br />
nell’Unione Europea dice<br />
che la penetrazione dei telefoni<br />
cellulari ha raggiunto una media<br />
del 103 per cento. Il primato<br />
spetta al Lussemburgo<br />
con 1,71 cellulari per persona,<br />
a seguire l’Italia (1,34),<br />
Lituania (1,33). I paesi<br />
con meno telefonini sono<br />
la Francia (0,82), Malta (0,83)<br />
e la Slovacchia (0,86).<br />
Il bel Paese sta un po’meglio<br />
per quanto riguarda<br />
la diffusione di internet<br />
e la banda larga, infatti<br />
è in media (15%) con il resto<br />
d’Europa. Punte di diamante<br />
Olanda e Danimarca (30%)<br />
mentre solo otto Paesi<br />
sono sotto il 10 per cento.<br />
La Ce ha comunque<br />
sollecitato una maggiore<br />
competitività attraverso una<br />
maggiore libertà nel mercato<br />
delle telecomunicazioni,<br />
caratterizzato troppo spesso<br />
da posizioni di privilegio.<br />
LA BBC<br />
SCOMMETTE<br />
SULLA CITTÀ<br />
SCHERMO<br />
Mike Gibbon è il responsabile<br />
degli eventi esterni di Bbc.<br />
Suo è il progetto “Big Screens”<br />
che sta portando nelle principali<br />
città britanniche l’installazione<br />
di facciate mediatiche interattive<br />
con finalità culturali e di<br />
comunicazione. L’esperimento,<br />
che si avvale dell’ampio archivio<br />
di Bbc ma è aperto anche<br />
a contaminazioni con il mondo<br />
dell’arte contemporanea e con<br />
proposte di intrattenimento, sta<br />
riscuotendo un notevole successo<br />
e Gibbon sarà tra i principali<br />
protagonisti del prossimo<br />
“Urban Screens 2007”<br />
che si terrà a Manchester<br />
in cui architetti, media designer<br />
e creatori di nuovi format<br />
per la comunicazione faranno<br />
il punto sullo sviluppo<br />
e la diffusione delle media<br />
facciate interattive con finalità<br />
non prettamente pubblicitarie.<br />
I principali architetti, perlopiù<br />
del nord europa e degli Stati<br />
Uniti, che hanno introdotto<br />
l’estetica delle “media<br />
facade” nell’architettura<br />
contemporanea reclamano<br />
auto-regolamentazione<br />
del media che permetta di<br />
ottemperare al duplice scopo<br />
architettonico e culturaleartistico<br />
che il mezzo permette,<br />
con una definizione urbanistica<br />
di questa sorta di nuova<br />
superficie in movimento<br />
dell’architettura.<br />
IN UNA MAPPA<br />
I RAPIMENTI SEGRETI<br />
(O “EXTRAORDINARY<br />
RENDITION”) DELLA CIA<br />
Partendo dal sito www.appliedautonomy.com<br />
potrete compiere un viaggio che già molti,<br />
senza volerlo, hanno dovuto percorrere negli<br />
ultimi sei anni. Le chiamano “extraordinary<br />
rendition” ma il Diritto Internazionale le qualifica<br />
semplicemente come rapimenti. Sono<br />
i sequestri operati dall’agenzia statunitense<br />
Cia per “prelevare” e sottoporre a carcerazione<br />
e interrogatorio presunti fiancheggiatori<br />
di organizzazioni terroristiche islamiche. Terminal<br />
Air è un progetto di IAA, Institut for Applied<br />
Autonomy che vuole visualizzare, sulla base<br />
dei dati raccolti dall’inchiesta del Parlamento<br />
Europeo, la frequenza le destinazioni e i luoghi<br />
di transito dei voli illegali della Cia. In Italia<br />
il tema è stato dibattuto sulla stampa<br />
quotidiana per la presenza di una inchiesta<br />
della magistratura milanese che ha indagato<br />
per il rapimento di Abu Omar numerosi agenti<br />
della Cia in trasferta a Milano. Rapito<br />
in una strada del centro cittadino milanese<br />
e costretto a salire su un furgone senza<br />
insegne e con i vetri oscurati, Abu Omar<br />
è stato trasferito nella base statunitense<br />
in Italia di Aviano dove ha subito delle torture<br />
e, a seguito del suo rifiuto di collaborare<br />
con l’intelligence statunitense, trasferito<br />
in Egitto il paese da cui era fuggito nel 1993<br />
ottenendo rifugio politico in Italia. Per il suo<br />
sequestro andranno Oltre che in Italia sono<br />
in corso inchieste giudiziarie legate a casi<br />
di extraordinary renditions anche in Svizzera,<br />
Spagna e Portogallo. A inizio 2007i magistrati<br />
di Monaco hanno richiesto l’arresto<br />
di 13 agenti della CIA per il caso analogo<br />
del cittadino tedesco-libanese Khaled el Masri.<br />
NOTIZIE<br />
POSIZIONATE<br />
CON<br />
IL SATELLITE<br />
La sperimentazione si deve<br />
al quotidiano La Stampa<br />
di Torino ed al suo attivo sito<br />
internet. Le notizie vengono<br />
“geo-mappate” e collegate<br />
alle Google Maps per una rapida<br />
individuazione dei luoghi in cui<br />
si sono verificati i fatti raccontati.<br />
La volontà di geomappare i dati<br />
è una costante di più ricerche<br />
anche in ambito software.<br />
Microsoft Research ha allo studio<br />
da tempo un software che offre<br />
la possibilità di collegare<br />
le immagini di viaggio<br />
ad una mappa satellitare. Nikon<br />
ha presentato la sperimentazione<br />
di una reflex digitale<br />
che interagisce con un gps<br />
per posizionare le immagini<br />
al momento dello scatto.<br />
La diffusione nel mercato della<br />
grande distribuzione consumer<br />
dei navigatori satellitari<br />
ha aperto un settore di mercato<br />
che apre a sua volta nuovi<br />
scenari. Mentre il marketing<br />
avanzato presenta come<br />
frontiera della comunicazione<br />
il perdersi e l’estetica<br />
del labirinto, la comunicazione<br />
sul mercato consumer punta<br />
sulla necessità del rinfrancante<br />
posizionamento dei ricordi.<br />
Le avanguardie artistiche come<br />
spesso accade preannunciano<br />
le novità del settore<br />
con installazioni di biomapping<br />
come quelle proposte dall’artista<br />
Christian Nold.<br />
| future |<br />
ESPERIMENTI<br />
PER NUOVE<br />
FORME<br />
DI EDITORIA<br />
Sul futuro dell’editoria i giochi<br />
sono aperti. I costi di carta,<br />
stampa e distribuzione sono<br />
penalizzanti e in molti casi<br />
proibitivi. Il futuro sembra<br />
essere delle nuove forme<br />
di comunicazione, mediate<br />
dalla Rete e con un forte<br />
approccio Web 2.0, la rete<br />
partecipata dagli utenti.<br />
I contenuti condivisi, commentati<br />
dagli utenti, le esperienze<br />
partecipate che vanno oltre<br />
il singolo blog in una direzione<br />
di condivisione comunitaria<br />
del progetto e degli eventi sono<br />
ormai tra le parole d’ordine<br />
e le sperimentazioni sono ormai<br />
quotidiane. Lulu.com è un sito<br />
web che si offre come editore.<br />
Il testo dell’utente viene<br />
impaginato ed è disponibile<br />
per la vendita in formato<br />
elettronico o cartaceo.<br />
Exibart.com offre la possibilità<br />
si selezionare alcune notizie<br />
che vengono assemblate<br />
automaticamente in un pdf<br />
che ogni utente può stampare<br />
da casa. Stessa logica<br />
nelle notizie “ultimo minuto”<br />
del quotidiano Repubblica.<br />
A metà strada fra l’editoria<br />
online e la freepress sono state<br />
sperimentate all’estero offerte<br />
di box negli aeroporti in cui<br />
stampare l’ultima edizione delle<br />
news gratuitamente, coniugando<br />
forme di autopromozione<br />
con nuove opportunità<br />
di raccolta pubblicitaria.<br />
| 72 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 73 |
Eurozona<br />
Crescita e conti<br />
crescono col lavoro<br />
L<br />
di Alessia Vinci<br />
| 74 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
| globalvision |<br />
EGGERE LE PREVISIONI della commissione Ue con una certa attenzione può risultare interessante per capire<br />
che il reddito da lavoro, e le tasse conseguenti, sono il vero motore della ripresa futura. Non i capitali<br />
finanziari che, anzi, possono causare altre crisi a cominciare da quella immobiliare.<br />
Le migliori prospettive dell’economia sono parzialmente spiegate dalla Commissione Europea<br />
nel documento sulle previsioni di primavera con un 2006 migliore delle aspettative che ha caratterizzato<br />
il più forte ritmo di espansione negli ultimi 6 anni. La domanda interna si è dimostrata in Europa<br />
più dinamica con investimenti sostenuti da elevati profitti, condizioni finanziarie tuttora favorevoli<br />
e un alto tasso di utilizzazione degli impianti oltre che a una valutazione ottimistica da parte<br />
del business. Il rallentamento “moderato” nelle aree dell’attività economica durante l’anno è tale<br />
da far restare il profilo della crescita superiore al potenziale. La degenerazione “riflette una domanda<br />
esterna leggermente più bassa e l’impatto ritardato del ritiro graduale degli stimoli monetari sulla<br />
domanda interna” (cioè l’aumento dei tassi di interesse). Nel 2006 la crescita dell’occupazione è quasi<br />
raddoppiata all’1,5% nella Ue e all’1,4% nell’Eurozona con il più forte aumento dal 2000. Ciò<br />
corrisponde a quasi 3 milioni e mezzo di nuovi posti di lavoro, due milioni dei quali nell’Eurozona.<br />
L’aspettativa è che l’economia generi una crescita dell’occupazione robusta di circa 1,25% in media<br />
nel 2007 e nel 2008 sia nella Ue che nell’Eurozona. Complessivamente fra il 2006 e il 2008 saranno<br />
creati circa 9 milioni di posti di lavoro di cui 6 milioni nell’Eurozona.<br />
Ciò porterà a una riduzione del tasso di disoccupazione al 6,9%<br />
nell’Eurozona e al 6,7% nella Ue entro il 2008. Si tratta di livelli mai<br />
toccati dall’inizio degli anni 90. Miglioramenti anche sul fronte delle<br />
finanze pubbliche: il deficit/Pil nell’Eurozona è passato dal 2,4% del<br />
2005 all’1,6% nel 2006 (nella Ue da 1,7% a 2,3%). Ciò è conseguenza<br />
principalmente dell’aumento delle entrate fiscali. Questa situazione<br />
avrà un effetto positivo negli anni successivi: nel 2007 il deficit/Pil<br />
nell’Eurozona sarà all’1%, nella Ue all’1,2%. Nel 2008 sarà allo 0,8% e all’1% rispettivamente sulla<br />
base di politiche di bilancio invariate. Si tratterebbe del livello di deficit più basso dal 2000. Sul fronte<br />
esterno ci sono secondo la commissione europea sia rischi positivi che rischi negativi. Per quanto<br />
riguarda i primi l’economia globale può crescere più forte in particolare in Asia. Quanto ai rischi<br />
negativi una caduta più marcata del mercato imlmobiliare americano potrebbe avere un impatto<br />
negativo sulla crescita globale perchè potrebbe provocare una correzione disordinata degli squilibri<br />
globale di parte corrente. Confermati anche gli altri due rischi alla crescita economica: confermato<br />
anche il rischio che può derivare da ulteriori tensioni geopolitiche attraverso una nuova crescita<br />
dei prezzi petroliferi. D’altra parte i risultati potrebbero anche volgersi al meglio tenendo conto<br />
dell’andamento del mercato del lavoro più favorevole di quanto previsto che potrebbe dare una spinta<br />
ulteriore ai consumi privati. Le stime sono state elaborate sulla base di un prezzo del barile di greggio<br />
a 66,2 dollari nel 2007 e a 70,3 dollari nel 2008. Per quanto riguarda i tassi di cambio sono state prese<br />
in considerazione le medie fra il 3 e il 18 aprile che portano a una media implicita di 1,33 dollari per euro<br />
nel 2007 e 1,34 dollari nel 2008 e a una media di di 158,9 yen per euro nel 2007 e 160 yen nel 2008. .<br />
Le previsioni della<br />
commissione europea<br />
sono positive sia sul lato<br />
dell’occupazione sia sul<br />
fronte delle entrate fiscali<br />
che possono cambiare<br />
i bilanci pubblici<br />
UTILIZZO DI CAPACITÀ [Indice Pil - Professional Innovation, Inc.]<br />
86%<br />
82%<br />
78%<br />
74%<br />
70%<br />
numeri<br />
66%<br />
2000 2001 2002 2003 2004<br />
FONTE: HAVER ANALYTICS<br />
LA PRODUTTIVITÀ AMERICANA È AUMENTATA a ritmi rapidissimi,<br />
e incalzanti, negli ultimi venti anni. Ma tutto<br />
dipende, ovviamente, da come viene misurata, operazione<br />
non facile e controversa. Dipende anche dall’affidabilità<br />
dei dati: «Le statistiche americane sono tutte bugie», dicono alcuni<br />
seri economisti, riferendosi soprattutto al fatto che esse<br />
tendono a sottovalutare l’inflazione e quindi a sopravvalutare il<br />
prodotto reale. Gli europei inoltre lavorano meno tempo. Non<br />
sono più pigri: preferiscono ave-<br />
re più tempo libero anche a costo<br />
di un reddito più basso. Secondo<br />
alcuni economisti questa<br />
scelta è legata alle alte aliquote<br />
marginali delle imposte, e ha un<br />
costo sociale elevato: il 9% di disoccupazione<br />
in Germania, contro<br />
il 5,5% negli Stati Uniti.<br />
Il confronto più corretto si<br />
basa allora su un calcolo complesso.<br />
I tecnici parlano di “Prodotto<br />
interno lordo a parità di<br />
potere d’acquisto per ora lavorata”:<br />
in base ai dati Ocse, nel 2002<br />
la Germania era indietro gli Stati<br />
Uniti del solo 7%. L’Italia era più<br />
123<br />
La tecnologia spinge<br />
molto la produttività<br />
PRODUTTIVITÀ DEL MANIFATTURIERO<br />
5,0%<br />
4,5%<br />
4,0%<br />
3,5%<br />
3,0%<br />
2,5%<br />
2,0%<br />
1,5%<br />
1,0%<br />
Business non agricolo<br />
Settore manifatturiero<br />
0,5% 1970 1980 1990 2000/2003<br />
o meno allo stesso livello, appena meglio del partner europeo.<br />
Belgio, Francia, Irlanda e – fuori dell’area euro – la Norvegia erano<br />
più avanti degli Usa.<br />
L’anno successivo la produttività Usa è aumentata del 3,5%<br />
mentre quella italiana, per esempio, è calata dello 0,2% (dopo<br />
il pessimo –0,8% del 2002). In un’ora un lavoratore tedesco o<br />
italiano “produceva” nel 2003, secondo i dati Ocse, il 90% di<br />
un collega americano. Altri Paesi europei restavano però più<br />
avanti degli Stati Uniti: la Francia<br />
(110%), il Belgio (107%) e<br />
l’Irlanda (106%). L’Olanda era<br />
al 97%. Eurolandia nel suo<br />
complesso si fermava tuttavia<br />
all’89% della produttività Usa:<br />
pesano Portogallo, Spagna, Grecia,<br />
Finlandia, tutte indietro o<br />
anche molto indietro. La crescita<br />
di lungo periodo della produttività<br />
americana è stimata<br />
del 2%, contro l’1,5% tedesco e<br />
l’1,25% di Eurolandia nel suo<br />
complesso. Questo significa tassi<br />
di interesse più alti negli Stati<br />
Uniti che nella Uem e un valore<br />
teorico dell’euro a 1,28..<br />
FONTE: LABOR DEPARTMENT<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 75 |
| numeridell’economia |<br />
La bolla azionaria cinese<br />
è il rischio maggiore<br />
LA BOLLA DEL MERCATO AZIONARIO<br />
cinese è il più grosso rischio<br />
per i mercati mondiali. A dirlo<br />
Ed Yardeni, l’ex capo economista della<br />
Deutsche Bank divenuto celebre per aver<br />
anticipato il grande rialzo di Borsa degli<br />
anni ‘90 e lo scoppio della bolla del Nasdaq<br />
LE NAZIONI EMERGENTI<br />
| 76 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
di inizio millennio. «La bolla del mercato<br />
cinese si sta espandendo rapidamente, e<br />
inevitabilmente scoppierà», scrive Yardeny.<br />
«L’economia cinese si sta surriscaldando<br />
e costringerà le autorità monetarie<br />
del Paese a continuare a restringere le condizioni<br />
di accesso al credito – prosegue – a<br />
un certo punto l’espansione cinese potrebbe<br />
diminuire significativamente e avere un<br />
impatto negativo sulla crescita economica<br />
globale». In seconda posizione della classifica<br />
stilata da Yardeni la spesa dei consumatori<br />
americani e al terzo posto il rischio<br />
speculazione finanziaria..<br />
PAESE PIL PRODUZIONE INDUSTRIALE PREZZI AL CONSUMO BILANCIA COMMERCIALE TASSI INTERESSE<br />
Cina +10,4 III Trimestre +14,7 Ott. +1,4 Ott. +177,5 Dicembre 3,10<br />
India +8,9 II Trimestre +11,4 Sett. +2,1 Sett. -48,8 Novemb. 7,98<br />
Indonesia +5,2 II Trimestre +6,2 Ago. +6,3 Sett. +38,5 Novemb. 6,20<br />
Malesia +5,9 II Trimestre +3,6 Sett. +3,3 Sett. +28,6 Novemb. 5,37<br />
Filippine +5,5 II Trimestre -7,0 Ago. +5,4 Ott. -4,1 Agosto 6,13<br />
Singapore +7,1 III Trimestre +7,6 Sett. +0,4 Sett. +33,7 Settem. 3,06<br />
Corea del Sud +5,3 II Trimestre +16,3 Sett. +2,1 Ott. +16,7 Dicembre 4,97<br />
Taiwan +4,6 II Trimestre +2,1 Sett. -1,2 Ott. +21,3 Dicembre 2,08<br />
Tailandia +4,9 II Trimestre +5,0 Sett. +2,8 Ott. +1,3 Novemb. 4,97<br />
Argentina +7,9 II Trimestre +6,6 Sett. +10,4 Sett. +12,0 Novemb. 10,19<br />
Brasile +1,2 II Trimestre +1,3 Sett. +3,3 Ott. +46,1 Dicembre 13,19<br />
Cile +4,5 II Trimestre -2,6 Sett. +2,1 Ott. +22,1 Dicembre 5,16<br />
Colombia +6,0 II Trimestre +12,5 Ago. +4,2 Ott. +0,3 Ottobre 6,71<br />
Messico +4,7 II Trimestre +5,0 Sett. +4,3 Ott. -5,9 Novemb. 7,05<br />
Perù +9,2 Agosto +9,9 Ago. +1,9 Ott. +8,0 Settem. 4,45<br />
Venezuela +9,2 II Trimestre +12,7 Ago. +8,7 Ott. +36,8 III Trimestre 10,00<br />
Egitto +5,9 I Trimestre +4,0 2005 +9,6 Sett. -11,1 II Trimestre 9,67<br />
Israele +6,2 II Trimestre +8,1 Ago. +1,3 Sett. -7,9 Dicembre 4,60<br />
Sud Africa +3,6 II Trimestre +1,9 Sett. +5,3 Sett. -9,6 Novemb. 9,35<br />
Turchia +7,5 II Trimestre +4,0 Sett. +10,0 Ott. -53,2 Novemb. 19,60<br />
Repubblica Ceca +6,2 II Trimestre +5,8 Sett. +2,7 Sett. +2,0 Novemb. 2,57<br />
Ungheria +3,8 II Trimestre +11,8 Sett. +6,3 Ott. - 2,8 Novemb. 8,05<br />
Polonia +5,5 II Trimestre +11,7 Sett. +1,2 Ott. -4,1 Novemb. 5,18<br />
Russia +7,4 II Trimestre +4,1 Sett. +9,2 Ott. +140,8 Novemb. 11,00<br />
BENI DUREVOLI E STRUMENTALI NEGLI STATI UNITI<br />
-10,5%<br />
Ordini per beni durevoli<br />
Ordini per beni strumentali non legati alla difesa<br />
-7,2%<br />
-1,7%<br />
2,3%<br />
5,6%<br />
10,8%<br />
-15,5%<br />
2001 2002 2003 2004<br />
13,7%<br />
FONTE: HAVER ANALYTICS<br />
VARIAZIONE % DELLA PRODUZIONE 2003-2004<br />
Produzione manifatturiera<br />
Finanza assicurazioni<br />
Commercio dettaglio<br />
Servizi professionali e di business<br />
Istruzione, salute, prevenzione sociale<br />
Informazione<br />
Immobili, affitti, leasing<br />
Servizi di pubblica utlità<br />
Trasporto magazzinaggio<br />
Agricoltura, pesca, caccia<br />
0% 2% 4% 6% 8% 10% 12% 14% 16%<br />
FONTE: DIPARTIMENTO DEL COMMERCIO USA<br />
FONTE: ORGANIZZAZIONE PER LA COOPERAZIONE E LO SVILUPPO ECONOMICO<br />
CRESCITA REALE DEI PIL NEI MERCATI EMERGENTI<br />
10%<br />
8%<br />
6%<br />
4%<br />
2%<br />
0%<br />
0,8%<br />
Cina<br />
India<br />
Russia<br />
| numeridell’economia |<br />
2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
LE PREVISIONI SUI PAESI RICCHI<br />
PAESE PIL INFLAZIONE BILANCIO STATALE (IN % DEL PIL)<br />
MIN/MAX 2006 MIN/MAX 2007 MEDIA 2006 MEDIA 2007 2006 2007 2006 2007<br />
Australia 2,3/3,7 2,7/3,9 3,2 3,3 2,9 2,7 -5,4 -4,0<br />
Austria 1,8/2,4 1,2/2,2 2,3 2,0 2,0 1,8 +0,2 +0,2<br />
Belgio 1,7/2,5 1,6/2,2 2,4 2,0 2,2 1,9 +2,2 2,3<br />
Gran Bretagna 1,7/2,6 1,9/2,8 2,4 2,5 1,9 1,9 -2,3 -2,3<br />
Canada 2,7/3,4 2,6/3,1 3,2 2,9 2,1 2,2 2,0 1,4<br />
Danimarca 2,5/3,3 2,0/3,1 2,7 2,3 1,9 1,9 2,9 2,7<br />
Francia 1,5/2,2 1,6/2,4 2,0 2,0 1,7 1,6 -1,3 -1,1<br />
Germania 1,5/2,2 0,2/2,1 1,7 1,3 1,6 2,3 3,9 3,9<br />
Italia 1,0/1,5 0,6/1,7 1,3 1,1 2,1 1,9 -1,5 -1,4<br />
Giappone 1,9/3,5 1,4/3,8 3,0 2,4 0,3 0,6 3,7 3,5<br />
Olanda 1,6/3,1 1,4/2,4 2,2 2,1 1,5 1,5 5,2 5,1<br />
Spagna 2,8/3,5 2,4/3,1 3,3 2,8 3,3 2,8 -6,9 -7,0<br />
Svezia 3,0/4,1 2,5/3,1 3,6 2,9 1,4 1,9 6,7 6,3<br />
Svizzera 1,7/2,8 0,9/2,5 2,8 2,0 1,1 1,2 13,1 12,4<br />
Stati Uniti 2,8/3,9 2,4/3,5 3,4 2,7 2,9 2,3 -6,8 -6,8<br />
Area Euro 1,8/2,4 1,3/2,4 2,2 1,8 2,1 2,1 -0,1 --------<br />
INDICATORI DI CRESCITA ECONOMICA<br />
Previsione di crescita del Pil secondo:<br />
Fmi<br />
Ocse<br />
Andamento reale<br />
0,4%<br />
1,7%<br />
1,9%<br />
1,1%<br />
2001<br />
-0,4%<br />
2002 2003 2004<br />
3,1%<br />
2,7%<br />
0,9%<br />
4,4%<br />
4,0%<br />
2,2%<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 77 |<br />
FONTE: ECONOMIST INTELLIGENTUNIT-VIEWSWIRE
| indiceetico | numeridivalori |<br />
VALORI NEW ENERGY INDEX<br />
NOME TITOLO ATTIVITÀ BORSA CORSO DELL’AZIONE RENDIMENTO<br />
30.04.2007 DAL 30.09.06 AL 30.04.2007<br />
Abengoa Biocarburanti/solare Siviglia, Spagna<br />
Ballard Power Tecnologie dell’idrogeno Vancouver, Canada<br />
Biopetrol Biocarburanti Zug, Svizzera<br />
Canadian Hydro Energia idroelettrica/eolica Calgary, Canada<br />
Conergy Pannelli solari Amburgo, Germania<br />
EOP Biodiesel Biocarburanti Pritzwalk, Germania<br />
Fuel Cell Energy Tecnologie dell’idrogeno Danbury, CT-USA<br />
Gamesa Pale eoliche Madrid, Spagna<br />
Novozymes Enzimi/biocarburanti Bagsværd, Danimarca<br />
Ocean Power Tech Energia del moto ondoso Warwick, Gran Bretagna<br />
Pacific Ethanol Biocarburanti Fresno, CA-USA<br />
Phönix SonnenStrom Pannelli solari Sulzemoos, Germania<br />
Q-Cells Pannelli solari Thalheim, Germania<br />
RePower Pale eoliche Amburgo, Germania<br />
Solarworld Pannelli solari Bonn, Germania<br />
Solon Pannelli solari Berlino, Germania<br />
Südzucker Zucchero/biocarburanti Mannheim, Germania<br />
Sunways Pannelli solari Konstanz, Germania<br />
Suntech Power Pannelli solari Wuxi, Cina<br />
Vestas Wind Systems Pale eoliche Randers, Danimarca<br />
Un oceano di energia<br />
di Mauro Meggiolaro<br />
LE ONDE DEGLI OCEANI SPRIGIONANO UNA FORZA IMMENSA. Se si riuscisse a<br />
trasformarne anche solo una parte in energia elettrica, la dipendenza<br />
dal petrolio sarebbe presto superata. Tra il dire e il fare, purtroppo,<br />
ci sono di mezzo ostacoli politici, normativi e tecnologici. I tempi però<br />
potrebbero essere presto maturi anche per l’energia del moto ondoso. Carbon<br />
Trust, società di consulenza inglese, sostiene che, in un futuro prossimo, il 20%<br />
del fabbisogno energetico britannico potrebbe essere soddisfatto grazie alle onde<br />
del mare. Per ora i progetti in corso nel mondo<br />
sono pochi e ancora in fase sperimentale.<br />
Ocean Power Technologies, società che abbiamo<br />
inserito nel nostro indice <strong>Valori</strong> New Energy, ne<br />
sta realizzando tre: alle Hawaii, nel New Jersey<br />
e nel nord della Spagna. L’energia, prodotta dal<br />
movimento di una serie di boe, viene trasmessa<br />
alla terraferma attraverso cavi sottomarini.<br />
Progetti simili al largo del Portogallo e della<br />
Cornovaglia renderanno presto autosufficienti<br />
oltre 20.000 abitazioni. È ancora poco, ma<br />
molti sono pronti a scommettere che l’emergenza<br />
climatica aprirà presto i rubinetti degli<br />
incentivi pubblici anche per l’energia pulita<br />
che viene dal mare. E a quel punto i sogni potrebbero<br />
diventare realtà. .<br />
| 78 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
UN’IMPRESA AL MESE<br />
29,53 €<br />
5,54 CAD<br />
6,69 €<br />
6,45 CAD<br />
51,80 €<br />
8,73 €<br />
7,04 $<br />
25,54 €<br />
576,00 DKK<br />
834,50 £<br />
14,80 $<br />
20,09 €<br />
53,30 €<br />
158,00 €<br />
62,16 €<br />
41,40 €<br />
15,06 €<br />
9,00 €<br />
36,28 $<br />
359,00 DKK<br />
30,15%<br />
-18,69%<br />
-19,40%<br />
13,45%<br />
35,99%<br />
-17,33%<br />
-13,78%<br />
47,80%<br />
28,49%<br />
18,57%<br />
-1,75%<br />
36,67%<br />
65,02%<br />
184,17%<br />
43,46%<br />
40,01%<br />
-22,69%<br />
19,68%<br />
30,91%<br />
128,84%<br />
+31,48%<br />
€ = euro, $ = dollari USA, £= sterline inglesi, CAN $ = dollari canadesi, DKK = corone danesi<br />
Attività Fondata nel 1976, Gamesa è il secondo produttore mondiale di aerogeneratori<br />
per lo sfruttamento dell’energia eolica. Dopo la vendita di Gamesa Aeronautica<br />
(aprile 2006) il numero di dipendenti del gruppo è sceso a 5.420. Nel marzo di<br />
quest’anno ha siglato due contratti con l’italiana Veronagest per la fornitura di<br />
136 nuovi generatori nel nostro Paese.<br />
Ricavi [Milioni di €]<br />
Utile [Milioni di €] Numero dipendenti 2005<br />
2.401<br />
8.186<br />
2006<br />
1.745<br />
11,48%<br />
Amex Oil Index [in Euro]<br />
<strong>Valori</strong> New Energy Index [in Euro]<br />
Rendimenti dal 30.09.2006 al 30.04.2007<br />
133,17<br />
313<br />
5.420<br />
31,48%<br />
Gamesa www.qcells.de<br />
Sede Zamudio (Paesi Baschi – Spagna)<br />
Borsa BME - Madrid<br />
Rendimento 30.09.06 – 30.04.07 + 47,80%<br />
in collaborazione con www.eticasgr.it<br />
ETIMOS
FONTE: ELABORAZIONE ISMEA SU DATI ISTAT<br />
| paniere | numeridivalori |<br />
PREZZO TRASPARENTE: DAL PRODUTTORE AL CONSUMATORE<br />
RISO THAY INTEGRALE BIO CTM ALTROMERCATO 1KG<br />
Prezzo Fob al produttore 1,10€ 33,2% prezzo “free on board”<br />
Costi accessori 0,23€ 7,1% – nolo mare 2,7%<br />
– sdoganamento, dazio, trasporto<br />
terra, soste, altre spese 3,8%<br />
– oneri finanziari (prefinanziamento,<br />
assicurazione) 0,5%<br />
Margine Ctm altromercato 1,03€ 31,0% copertura costi struttura e lavoro<br />
Margine medio dettagliante 0,96€ 29,0% copertura costi struttura e lavoro<br />
Prezzo al pubblico (IVA esclusa) 3,32€ 100%<br />
IVA 0,13€ 4%<br />
Prezzo di vendita al pubblico 3,45€<br />
Pianta dalle origini millenarie, alimento base per molte popolazioni, il riso è argomento di ricerca per la comunità scientifica<br />
e fonte di enormi profitti per le multinazionali.<br />
I<br />
di Anna Capaccioli<br />
UN NUOVO BASMATI<br />
DA DUE MESI nei punti<br />
vendita NaturaSì e<br />
Leclerc è possibile<br />
trovare una nuova<br />
referenza della gamma<br />
di prodotti equosolidali<br />
e biologici Alce Nero:<br />
il riso basmati<br />
certificato Fairtrade<br />
in confezione da 1kg,<br />
prezzo 3,80 €,<br />
proveniente dalla<br />
Federation of Small<br />
Farmers of the Khaddar<br />
Region, che riunisce<br />
900 risicoltori<br />
di questa regione alle<br />
pendici dell’Himalaya.<br />
L RISO È UNA PIANTA ERBACEA ANNUALE appartenente alla famiglia<br />
delle Graminacee e al genere Oryza, che comprende<br />
numerose specie spontanee e coltivate; da un<br />
progenitore comune si sarebbero differenziati<br />
due gruppi che hanno seguito un’evoluzione<br />
parallela in Asia e in Africa, portando<br />
alle due specie oggi importanti a scopo alimentare:<br />
Oryza sativa e Oryza glaberrima rispettivamente.<br />
Dalla prima sono derivate migliaia di varietà, riconducibili<br />
a tre sottospecie a diversa distribuzione geografica:<br />
Japonica (Giappone, Corea, Cina settentrionale, Australia,<br />
Mediterraneo, America settentrionale), adatta a<br />
zone temperate, a chicco corto che assorbe molto<br />
liquido nella cottura; Indica, coltivata prevalentemente<br />
nelle zone tropicali (India,<br />
sud-est asiatico, Cina meridionale, stati<br />
meridionali degli USA), a chicco lungo,<br />
sottile, cristallino e consistente<br />
che assorbe poca acqua nella cottura;<br />
da essa deriva il Basmati; Javanica<br />
(Indonesia) con caratteristiche intermedie<br />
alle altre due.<br />
Separate per migliaia di anni e<br />
VALORI NUTRIZIONALI MEDI<br />
PER 100G DI PARTE EDIBILE DI RISO<br />
BRILLATO (AL NETTO DEGLI SCARTI)<br />
parte edibile 100%<br />
acqua 12g<br />
NUTRIENTI ENERGETICI<br />
PER 100G DI PARTE EDIBILE DI RISO<br />
BRILLATO (AL NETTO DEGLI SCARTI)<br />
Carboidrati (di cui amido 72,9g) 80,4g<br />
proteine 6,7g<br />
lipidi 0,4g<br />
valore energetico 332kcal<br />
NUTRIENTI NON ENERGETICI<br />
PER 100G DI PARTE EDIBILE DI RISO<br />
BRILLATO (AL NETTO DEGLI SCARTI)<br />
fosforo 94mg<br />
potassio 92mg<br />
calcio 24mg<br />
sodio 5mg<br />
ferro 0,8mg<br />
PER 100G DI PARTE EDIBILE DI RISO<br />
BRILLATO (AL NETTO DEGLI SCARTI)<br />
fibra 1g<br />
Il seme della discordia<br />
CONSUMO PRO CAPITE* [KG]<br />
| 80 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
2001/02 2002/03 2003/04 2004/05 2005/06<br />
Lunghi 4,3 5,7 6,9 6,8 5,0<br />
Medi 1,4 1,8 1,8 1,9 1,8<br />
Tondi 0,5 1,1 2,1 2,0 1,3<br />
Totale 6,2 8,5 10,7 10,7 8,1<br />
* calcolato dal rapporto tra consumo apparente/popolazione<br />
FONTE: CTM ALTROMERCATO, 2005<br />
FONTE: TABELLE DI COMPOSIZIONE DEGLI ALIMENTI, AGGIORN. 2000<br />
ISTITUTO NAZIONALE DI RICERCA PER GLI ALIMENTI E LA NUTRIZIONE<br />
ALTRI COMPONENTI<br />
non incrociabili in condizioni naturali, la specie asiatica<br />
e quella africana sono state riunite nel Nerica (New Rice<br />
for Africa), che coniuga l’elevata produttività della<br />
prima e la resistenza alla siccità della seconda e si distingue<br />
per la rapida maturazione ed il maggiore contenuto<br />
proteico. Nato nel 1996 dall’idea dello scienziato sierraleonese<br />
Monty Jones e messo a punto dall'Associazione<br />
per lo sviluppo della risicoltura in Africa occidentale<br />
(ADRAO), il Nerica è stato sperimentato in Guinea e si è<br />
poi esteso ad altri Paesi africani, migliorandone la situazione<br />
economica e sociale.<br />
Di questo cereale, fonte di carboidrati facilmente digeribili<br />
e di aminoacidi ed acidi grassi essenziali<br />
per l’organismo umano, sono state create<br />
varietà ogm più ricche di ferro e di vitamina<br />
A per eliminare tali carenze nutrizionali<br />
nelle popolazioni che basano<br />
su di esso la loro alimentazione.<br />
Ben diversa la situazione in Italia<br />
che, pur essendo il primo produttore<br />
di riso in Europa, ha un basso<br />
consumo pro-capite, molto inferiore<br />
a quello della pasta, ad esempio.<br />
Dopo il brevetto USA sul basmati,<br />
coltivato in India e Pakistan, che ha<br />
causato reazioni nel governo indiano,<br />
il riso continua ad essere protagonista<br />
della cronaca con la coltivazione<br />
in Kansas di riso ogm<br />
contenente geni umani per la produzione<br />
di proteine da utilizzare in<br />
alimenti addizionati o farmaci. Il rischio<br />
di contaminazione è documentato<br />
nel rapporto Greenpeace<br />
dedicato all’argomento. .<br />
FONTE: ISMEA-ACNIELSEN HOMESCAN<br />
QUANTO COSTA LA SPESA [IN GRASSETTO IL PREZZO AL KG]<br />
BOTTEGA DEL MONDO ESSELUNGA 3 COOP<br />
PRODOTTO SOLIDALE MARCHIO BIO E CTM ALTROMERCATO SOLIDALE MARCHIO 1 SOLIDALE 2<br />
CACAO AMARO<br />
IN POLVERE<br />
TÈ IN FILTRI<br />
RISO<br />
SUCCO<br />
D’ARANCIA<br />
100%<br />
ZUCCHERO<br />
DI CANNA<br />
CREMA<br />
SPALMABILE<br />
AL CACAO<br />
BANANE<br />
CIOCCOLATO<br />
FONDENTE<br />
TAVOLETTA 100G<br />
CIOCCOLATO<br />
AL LATTE<br />
TAVOLETTA 100G<br />
CIOCCOLATINI<br />
ASSORTITI<br />
CAFFÈ MACINATO<br />
PER MOKA<br />
250G<br />
El Ceibo bio<br />
Altromercato<br />
12,00 €/kg<br />
Altromercato<br />
tè nero Earl Grey<br />
61,00 €/kg<br />
Altromercato<br />
basmati<br />
5,50 €/kg<br />
Altromercato<br />
thai integrale<br />
3,45 €<br />
Altromercato<br />
2,00 €/l<br />
Altromercato<br />
Dulcita bio<br />
3,70 €/kg<br />
Altromercato<br />
Cajta con anacardi<br />
e nocciole<br />
6,25 €/kg<br />
Altromercato<br />
2,85 €/kg<br />
Commercioalternativo<br />
Antilla cacao 70%<br />
15,50 €/kg<br />
Altromercato<br />
Companera cacao 32%<br />
11,00 €/kg<br />
Altromercato<br />
al latte ripieni<br />
16,50 €/kg<br />
Altromercato<br />
bio caffè<br />
13,00 €/kg<br />
Perugina<br />
8,00 €/kg<br />
Twinings<br />
Earl Grey<br />
38,50 €/kg<br />
Scotti<br />
basmati<br />
3,24 €/kg<br />
Suzi Wan<br />
basmati<br />
4,36 €/kg<br />
Santal<br />
non zuccherato<br />
1,50 €<br />
Demerara Sugarville<br />
Toschi Mauritius<br />
2,84 €/kg<br />
Ferrero Nutella<br />
bicchiere 200g<br />
7,45 €/kg<br />
vaso 750g<br />
4,52 €/kg<br />
Esselunga<br />
1,69 €/kg<br />
Perugina<br />
Nero cacao 70%<br />
12,00 €/kg<br />
Lindt<br />
Lindor al latte<br />
13,20 €/kg<br />
Perugina<br />
Fantasia Grifo<br />
13,12 €/kg<br />
Lindt<br />
cioccolatini assortiti<br />
24,32 €/kg<br />
Compagnia Arabica<br />
Colombia Medellin<br />
arabica 100%<br />
12,72 €/kg<br />
RISO: ACQUISTI DOMESTICI NAZIONALI IN QUANTITÀ [TONNELLATE]<br />
Esselunga bio<br />
e Ctm Altromercato<br />
14,70 €/kg<br />
Tè nero Esselunga bio<br />
e Ctm Altromercato<br />
44,70 €/kg<br />
Esselunga bio<br />
e Ctm Altromercato<br />
3,38 €/kg<br />
Esselunga bio<br />
e Ctm Altromercato<br />
2,85 €/kg<br />
Esselunga bio<br />
e Ctm Altromercato<br />
arabica 100%<br />
12,60 €/kg<br />
El Ceibo bio<br />
Altromercato<br />
13,00 €/kg<br />
Altromercato<br />
tè nero Earl Grey<br />
61,60 €/kg<br />
Altromercato<br />
basmati<br />
5,50 €/kg<br />
Altromercato<br />
thai aromatico bio<br />
3,85 €<br />
Altromercato<br />
2,00 €/l<br />
Altromercato<br />
Dulcita bio<br />
3,70 €/kg<br />
Altromercato<br />
Cajta con anacardi<br />
e nocciole<br />
6,25 €/kg<br />
Altromercato bio<br />
Mascao cacao 73%<br />
15,50 €/kg<br />
Altromercato bio<br />
Mascao cacao 32%<br />
15,50 €/kg<br />
Altromercato<br />
al latte ripieni<br />
16,50 €/kg<br />
Altromercato<br />
miscela pregiata<br />
arabica 100%<br />
11,00 €/kg<br />
Altromercato<br />
bio caffè<br />
13,00 €/kg<br />
Perugina<br />
10,00 €/kg<br />
Twinings<br />
English breakfast<br />
37,60 €/kg<br />
Twinings<br />
Lemon scented<br />
38,00 €/kg<br />
Skipper Zuegg<br />
senza zucchero<br />
1,33 €<br />
Demerara<br />
2,88 €/kg<br />
Ferrero<br />
Nutella<br />
4,92 €/kg<br />
QUANTITÀ (TONNELLATE) PREZZI €/KG<br />
2006 2005 2004 2003 2006 2005 2004<br />
Riso bianco 75.701 75.121 72.212 74.981 1,69 1,65 1,71<br />
Riso parboiled 40.622 41.639 41.366 43.382 1,93 1,86 1,96<br />
Riso integrale 2.507 1.625 1.621 1.908 2,66 2,72 2,64<br />
Totale riso 118.830 118.385 115.199 120.271 1,79 1,74 1,82<br />
Chiquita<br />
2,00 €/kg<br />
Fondentenero Novi<br />
extra amaro cacao 72%<br />
9,20 €/kg<br />
Novi<br />
cacao 30%<br />
8,50 €/kg<br />
Perugina<br />
al latte e fondenti<br />
11,60 €/kg<br />
Lavazza<br />
qualità oro<br />
arabica 100%<br />
11,16 €/kg<br />
Solidal<br />
8,66 €/kg<br />
Tè Solidal<br />
36,57 €/kg<br />
Tè nero al limone<br />
Solidal<br />
32,00 €/kg<br />
Solidal<br />
thai profumato<br />
2,80 €/kg<br />
Solidal senza<br />
zuccheri aggiunti<br />
1,15 €<br />
Solidal<br />
biologico<br />
2,80 €/kg<br />
Solidal<br />
con nocciole<br />
5,00 €/kg<br />
Solidal<br />
biologico<br />
2,70 €/kg<br />
Solidal extra amaro<br />
bio cacao 70%<br />
9,80 €/kg<br />
Solidal<br />
bio cacao 39%<br />
9,80 €/kg<br />
Solidal<br />
ripieni assortiti<br />
11,00 €/kg<br />
Solidal<br />
arabica 100%<br />
bio<br />
9,60 €/kg<br />
[1] MEDIA DI PREZZI DI VENDITA APPLICATI IN PUNTI DI VENDITA IPERCOOP E COOP DIVERSI, IN PERIODI COMPRESI TRA FINE 2006 E APRILE 2007 [2] PREZZI MEDI NAZIONALI<br />
[3] PREZZI RILEVATI NEL PUNTO DI VENDITA, NON SONO STATE FORNITE MEDIE NAZIONALI<br />
| numeridivalori |<br />
CRONOLOGIA<br />
ESSENZIALE<br />
XVI secolo<br />
Estensione di risaie in Lombardia<br />
e diffusione in Piemonte<br />
1647<br />
Primo tentativo di coltivazione<br />
del riso in Virgini, Usa<br />
1866<br />
Scavo del canale Cavour<br />
e aumento della superficie<br />
coltivata; il riso italiano diventa<br />
un prodotto d’esportazione<br />
1908<br />
Creata la Stazione sperimentale<br />
di risicoltura e delle colture<br />
irrigue di Vercelli<br />
1931<br />
Costituito l’Ente Nazionale Risi<br />
(ENR), ente pubblico economico<br />
con sede a Milano, sottoposto<br />
alla vigilanza del MiPAF<br />
1948<br />
Istituita alla conferenza FAO<br />
la Commissione Internazionale<br />
del Riso (allora da 12 Paesi<br />
e oggi oltre 60), che si riunisce<br />
ogni 4 anni per analizzare<br />
dati scientifici, tecnici<br />
e socio-economici<br />
1960<br />
Fondato nelle Filippine l’Istituto<br />
Internazionale di Ricerca sul Riso<br />
(IRRI) 14 Paesi asiatici e africani<br />
1968<br />
Istituito a Mortara (PV) il Centro<br />
Ricerche sul Riso (CRR)<br />
1974<br />
Vercelli è sede della Borsa del riso<br />
1996<br />
Il riso Vialone Nano Veronese,<br />
nato nel 1937 ottiene, per primo<br />
in Europa ed unico in Italia,<br />
il riconoscimento I.G.P.<br />
2003<br />
Campagna “Abbiamo riso per<br />
una cosa seria…” che vendendo<br />
riso Thai certificato Transfair<br />
raccoglie fondi per progetti<br />
di diritto al cibo in Paesi del Sud<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 81 |
John Charles Harsanyi<br />
La teoria dei giochi<br />
spiega il potere<br />
di Francesca Paola Rampinelli<br />
HARSANYI OLTRE A RIPROPORRE ALCUNI PRINCIPI DELL’UTILITARISMO come parte di una generale teoria<br />
del comportamento etico e sociale, ha scritto, usando la teoria dei giochi, bellissimi saggi<br />
sul funzionamento dei meccanismi di potere, ha denunciato i limiti dell’idea di lotta di classe e delle teorie<br />
sociali olistiche e funzionaliste, inadatte a cogliere la varietà degli interessi di un individuo, le differenze<br />
e i conflitti tra i suoi obbiettivi economici e non economici, di breve e lungo periodo, individuali e di gruppo,<br />
a livello nazionale e internazionale, e proponendo una analisi alternativa delle istituzioni sociali<br />
e dei meccanismi di scelta collettiva». Lo ha spiegato Simona Morini, docente di storia e filosofia della<br />
conoscenza all’università di Siena ma, soprattutto, allieva e traduttrice del grande matematico ungherese,<br />
in occasione delle commemorazioni per la sua morte. «Harsanyi ha sostenuto che gran parte dei valori<br />
sociali sono il frutto di semplice ignoranza, denunciando la tendenza a considerare i propri valori<br />
e il proprio modo di vita superiore agli altri per mancanza di informazione su come si potrebbe vivere<br />
in condizioni diverse, o per incapacità e riluttanza a inventare delle possibili alternative», ha precisato<br />
ancora Morini aggiungendo che il suo maestro abbia «sottolineato il ritardo e la lentezza con cui i valori<br />
si adattano ai cambiamenti sociali, e proposto un’analisi dei meccanismi di cambiamento di tali valori».<br />
John Charles Harsanyi (nella sua lingua natale Harsányi János) nasce il 29 maggio 1920 a Budapest<br />
| 82 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
| padridell’economia |<br />
dove si laurea in farmacia e più tardi prende il PhD in filosofia<br />
specializzandosi in sociologia. Dopo la seconda guerra mondiale<br />
si trasferisce, in Australia, a Sydney, dove consegue il Master<br />
in Economia. In seguito si stabilirà negli Stati Uniti e prenderà<br />
un secondo PhD in economia presso la Stanford University.<br />
Nel 1994 il professore ungherese ha vinto il premio Nobel<br />
in Economia insieme a John Nash e Reinhard Selten per i loro studi<br />
nel campo della teoria dei giochi. Il contributo principale di Harsanyi<br />
a quest’ultima è consistito nello sviluppo delle analisi dei “giochi dell’informazione incompleta”,<br />
chiamati giochi Bayesiani. Ha anche lavorato all’uso della teoria dei giochi e dei ragionamenti economici<br />
nel campo della filosofia politica e morale. La moderna teoria utilitarista messa a punto da Harsanyi<br />
nel 1988 infatti, propone di distinguere le preferenze individuali (o personali) degli agenti dalle loro<br />
preferenze sociali (o morali).<br />
Con la teoria generale del comportamento razionale Harsanyi afferma: «l’approccio che sostengo ripartisce<br />
la teoria generale del comportamento razionale in tre branche: la teoria dell’utilità, quella dei giochi,<br />
che è la teoria del comportamento razionale di due o più individui che interagiscono, ciascuno dei quali<br />
intende perseguire i propri interessi, siano essi di tipo egoistico o altruistico, quali essi sono rappresentati<br />
dalla loro funzione di utilità (o funzione di vincita), e l’etica, che è la teoria dei giudizi di valore morale<br />
razionali, e cioè dei giudizi razionali di preferenza basati su criteri impersonali e imparziali. Mentre la teoria<br />
dei giochi riguarda gli interessi individuali eventualmente in conflitto (ma non necessariamente egoistici),<br />
l’etica può essere considerata la teoria degli interessi comuni (o del benessere generale) della società».<br />
Harsanyi è morto nel 2000 dopo aver insegnato per oltre 30 anni alla Business and Economics<br />
at the University of California, Berkeley. .<br />
Il professore ungherese,<br />
premio Nobel dell’economia<br />
con John Nash e Reinhard<br />
Selten, ha sottolineato<br />
il ritardo e la lentezza<br />
con cui i valori si adattano<br />
ai cambiamenti sociali<br />
valori<br />
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